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L a nostra società impone agli alunni ritmi incalzanti di studio e assimi- lazione di informazioni che spesso i ragazzi considerano inutili o insignifi- canti. Talvolta, quando il carico di mate- riale da memorizzare supera in larga mi- sura le capacità del bambino, il soggetto è in preda all’ansia, allo stress o alla de- pressione. Per ovviare a questo proble- ma, già all’inizio del XX secolo, il filo- sofo e antropologo austriaco Rudolf Stei- ner, pensò di creare una scuola a misu- ra di bambino, un’istituzione indirizzata all’educazione e istruzione dell’”uomo moderno”, parte integrante della socie- tà contemporanea. La corrente pedago- gica che sta alla base di questo tipo di istruzione si chiama antroposofia, per- ché verte attorno all’uomo e non a fattori estrinseci alla personalità dello studente. Quindi, nella scuola steineriana, spesso chiamata scuola Waldorf (dall’edificio dov’era ubicata la prima sede, ovvero il magazzino della fabbrica di sigarette “Waldorf-Astoria”), viene sottolineato lo sviluppo dell’individuo in tutti i sensi, non solo nella sfera cognitiva, e ciò av- viene tramite attività quali interpretazio- ni teatrali, lavoro manuale, rispetto per il prossimo, ricerca della spiritualità, eser- cizio fisico. Le scuole steineriane vengo- no talvolta chiamate “scuole genitoriali”, in quanto si incoraggia la collaborazione tra insegnanti e genitori per conseguire un giusto sviluppo di tutti e tre gli aspet- ti della persona: quello fisico, spirituale e cognitivo. Il ruolo dell’insegnante è mol- to importante per una crescita armoniosa del bambino, perché col proprio compor- tamento influenza il modo in cui si for- merà la personalità dell’alunno. Nelle scuole Waldorf, il docente non deve as- solutamente esigere obbedienza e impor- re ai ragazzi la propria personalità, op- pure limitarsi all’assegnazione di com- piti per casa. Al contrario, i compiti per casa sono soppressi e gli alunni scelgo- no autonomamente quali mansioni svol- gere. Il piano operativo delle varie ma- terie, a differenza delle scuole pubbliche statali, punta molto sullo sviluppo del lavoro manuale e contiene elementi di commercio, industria e imprenditoria, in quanto si considera che i ragazzi avran- no bisogno di sapere pratico e non astrat- to. L’orario giornaliero e la distribuzione delle materie durante l’anno scolastico sono adeguati alle capacità intellettive e di concentrazione dei bambini: le lezioni più impegnative si svolgono al mattino, quando il livello di concentrazione è più alto. I ragazzi studiano “per epoche”, ov- vero una materia alla volta, dedicandosi all’inglese, per fare un esempio, un mese, alla geografia un mese e mezzo e alla ma- tematica tre settimane. Questo metodo di suddivisione del materiale didattico fa- vorisce la concentrazione soltanto su una materia e l’elaborazione dei dettagli che altrimenti verrebbero sorvolati. Le caratteristiche della scuola steineriana Un’altra differenza tra la scuola steine- riana e le scuole pubbliche è l’utilizzo del materiale didattico. Nella scuola Waldorf, infatti, i manuali scolastici non esistono e l’insegnante è la fonte di sapere più com- petente e stimolante. Questo metodo di ap- prendimento delle nozioni esclusivamente da altre persone si chiama metodo della “parola viva”. Tra le caratteristiche tipiche della scuo- la steineriana c’è il lavoro manuale. Stei- ner si rendeva conto che la società moder- na tende a trascurare le abilità manuali e perciò ha introdotto nella sua scuola lavo- ri di taglio e cucito, modellazione dell’ar- gilla, intaglio del legno e lavorazione del metallo, per entrambi i sessi. Per i bambi- ni è molto difficile trascorrere la mattina- ta seduti, senza possibilità di sgranchirsi. Steiner ha pensato anche all’aspetto fisico dell’educazione, progettando una serie di esercizi di “stretching” al ritmo di musica, chiamati euritmica. Dopo ogni mese di lavoro e studio i ra- gazzi organizzano uno spettacolino per in- segnanti e genitori, durante il quale al pub- blico vengono presentati i traguardi rag- giunti nello studio. Pedagogia Waldorf: imparare senza costrizioni w ww . e d it . h r /l a v o c e A n n o V I I n . 5 6 M a rt e dì, 1 4 g i u g n o 2 0 1 1 L’ANALISI educa DEL POPOLO DEL POPOLO Una scuola a misura di bambino creata dal filosofo e antropologo austriaco Rudolf Steiner di Stella Defranza Segue a pag. 2

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La nostra società impone agli alunni ritmi incalzanti di studio e assimi-lazione di informazioni che spesso

i ragazzi considerano inutili o insignifi -canti. Talvolta, quando il carico di mate-riale da memorizzare supera in larga mi-sura le capacità del bambino, il soggetto è in preda all’ansia, allo stress o alla de-pressione. Per ovviare a questo proble-ma, già all’inizio del XX secolo, il fi lo-sofo e antropologo austriaco Rudolf Stei-ner, pensò di creare una scuola a misu-ra di bambino, un’istituzione indirizzata all’educazione e istruzione dell’”uomo moderno”, parte integrante della socie-tà contemporanea. La corrente pedago-gica che sta alla base di questo tipo di istruzione si chiama antroposofi a, per-ché verte attorno all’uomo e non a fattori estrinseci alla personalità dello studente. Quindi, nella scuola steineriana, spesso chiamata scuola Waldorf (dall’edifi cio dov’era ubicata la prima sede, ovvero il magazzino della fabbrica di sigarette

“Waldorf-Astoria”), viene sottolineato lo sviluppo dell’individuo in tutti i sensi, non solo nella sfera cognitiva, e ciò av-viene tramite attività quali interpretazio-ni teatrali, lavoro manuale, rispetto per il prossimo, ricerca della spiritualità, eser-cizio fi sico. Le scuole steineriane vengo-no talvolta chiamate “scuole genitoriali”, in quanto si incoraggia la collaborazione tra insegnanti e genitori per conseguire un giusto sviluppo di tutti e tre gli aspet-ti della persona: quello fi sico, spirituale e cognitivo. Il ruolo dell’insegnante è mol-to importante per una crescita armoniosa del bambino, perché col proprio compor-tamento infl uenza il modo in cui si for-merà la personalità dell’alunno. Nelle scuole Waldorf, il docente non deve as-solutamente esigere obbedienza e impor-re ai ragazzi la propria personalità, op-pure limitarsi all’assegnazione di com-piti per casa. Al contrario, i compiti per casa sono soppressi e gli alunni scelgo-no autonomamente quali mansioni svol-gere. Il piano operativo delle varie ma-terie, a differenza delle scuole pubbliche statali, punta molto sullo sviluppo del

lavoro manuale e contiene elementi di commercio, industria e imprenditoria, in quanto si considera che i ragazzi avran-no bisogno di sapere pratico e non astrat-to. L’orario giornaliero e la distribuzione delle materie durante l’anno scolastico sono adeguati alle capacità intellettive e di concentrazione dei bambini: le lezioni più impegnative si svolgono al mattino, quando il livello di concentrazione è più alto. I ragazzi studiano “per epoche”, ov-vero una materia alla volta, dedicandosi all’inglese, per fare un esempio, un mese, alla geografi a un mese e mezzo e alla ma-tematica tre settimane. Questo metodo di suddivisione del materiale didattico fa-vorisce la concentrazione soltanto su una materia e l’elaborazione dei dettagli che altrimenti verrebbero sorvolati.

Le caratteristiche della scuola steineriana

Un’altra differenza tra la scuola steine-riana e le scuole pubbliche è l’utilizzo del materiale didattico. Nella scuola Waldorf, infatti, i manuali scolastici non esistono e

l’insegnante è la fonte di sapere più com-petente e stimolante. Questo metodo di ap-prendimento delle nozioni esclusivamente da altre persone si chiama metodo della “parola viva”.

Tra le caratteristiche tipiche della scuo-la steineriana c’è il lavoro manuale. Stei-ner si rendeva conto che la società moder-na tende a trascurare le abilità manuali e perciò ha introdotto nella sua scuola lavo-ri di taglio e cucito, modellazione dell’ar-gilla, intaglio del legno e lavorazione del metallo, per entrambi i sessi. Per i bambi-ni è molto diffi cile trascorrere la mattina-ta seduti, senza possibilità di sgranchirsi. Steiner ha pensato anche all’aspetto fi sico dell’educazione, progettando una serie di esercizi di “stretching” al ritmo di musica, chiamati euritmica.

Dopo ogni mese di lavoro e studio i ra-gazzi organizzano uno spettacolino per in-segnanti e genitori, durante il quale al pub-blico vengono presentati i traguardi rag-giunti nello studio.

Pedagogia Waldorf: imparare senza costrizioni

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voce Anno VII • n. 56 • Martedì, 14 giugno 2011

L’ANALISIeduca

DEL POPOLODEL POPOLO

Una scuola a misura di bambino creata dal fi losofo e antropologo austriaco Rudolf Steiner

di Stella Defranza

Segue a pag. 2

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Rivivere i vecchi usi e costumi è sta-to il compito che la scuola elemen-tare fi umana “San Nicolò” ha svolto

in questo anno scolastico. Il progetto “C’era una volta” è nato spontaneamente già all’ini-zio del primo semestre, con i preparativi per la giornata della scuola, che si festeggia il 6 dicembre e ha coinvolto tutta la scuola, dai più piccini, agli alunni dell’ottava. Le mae-stre hanno riconosciuto un interesse autenti-co dei ragazzi per lo stile di vita di una volta e hanno deciso di dedicare una giornata alla quotidianità di cinquanta o cento anni fa. I temi trattati hanno riguardato il passato e le tradizioni della nostra Regione, sia in cam-po culinario che linguistico e delle usanze. Dopo il successo ottenuto per la festa di San Nicolò, le insegnanti e gli alunni hanno al-largato i confi ni tematici, facendo una ricer-ca sulle vecchie canzoni, conte, giochi, sport, modo di vivere, rapporti in famiglia, culina-ria, balli e altro. Avendo scoperto molte usan-ze dimenticate, i bambini hanno analizzato la quotidianità com’era nel passato, mettendola a confronto con la vita di ogni giorno come la vediamo oggi, con i suoi ritmi frenetici e gli stretti rapporti con la tecnologia.

Concluso il lavoro di ricerca, tutta la scuola ha preso parte allo scambio di idee e usanze dimenticate.

Il programma è stato informale e senza schemi, ogni classe ha presentato al resto della scuola i risultati ottenuti durante l’an-no scolastico. Le presentazioni si sono svolte

nelle rispettive aule, in palestra o in cortile e il tutto è riuscito alla perfezione.

I più piccoli, guidati dalle insegnanti Li-viana Calderara e Tašana Bobanović, si sono soffermati sul mondo dei giocattoli improv-visati e dei giochi antichi. I bambini, proprio come si faceva una volta, hanno creato i pro-pri giocattoli con materiali semplici e d’uso comune. Le bambine hanno costruito bam-bole, con corredo, i bambini hanno preferito creare barchette o pupazzetti. Divertendosi i piccini hanno appreso quali erano i giochi di una volta e hanno imparato a sviluppare l’abilità manuale.

I bambini delle sezioni croate hanno dise-gnato gli oggetti di una volta, che sono cadu-ti in disuso: il ferro da stiro, il macinino per il pepe, le biglie e hanno ballato sulle note della canzone “Ča je more”.

La quarta classe, con l’aiuto della mae-stra Deborah Voncina Ivančić, ha scoperto come si mangiava una volta, quali cibi si consumavano regolarmente e quali soltanto nelle occasioni speciali. La ricerca non ri-

guardava soltanto le ricette, ma anche que-stioni pratiche della preparazione del cibo, come ad esempio: dove trovare gli ingre-dienti? Come prepararli? Come conservare il cibo? Come creare una pietanza gustosa con degli ingredienti poveri? La conclusione alla quale sono giunti i bambini è che anche con un po’ di pane raffermo o qualche frutto si possono realizzare pietanze saporite come le “landize” o la marmellata di cachi. Altre ricette che sono state portate alla luce gra-zie a mamme e nonne sono le varie minestre

(jota, pasta e fagioli, minestra “de bobici”), la polenta in millemodi (classica, alle patate), i piatti a base di asparagi, pollo, manzo e pe-sce e, per concludere gli immancabili dolci come la pinza, le fritole, i crostoli, la gubana, l’”orehnjača”. Tutti questi gustosissimi cibi sono rientrati nel ricettario creato dagli alun-ni e presentato al resto della scuola.

La terza e la settima classe, con gli inse-gnanti Zlatka Zulić, Tamara Abram e la prof. Tea Paškov Vukojević, hanno presentato i vecchi mestieri, ormai in estinzione, come

gli ombrellai, i calzolai, gli orologiai e al-tri. Gli alunni hanno parlato anche con un’ex alunna della scuola, che la frequentò quando ancora si chiamava “Mario Gennari” e tutti gli alunni vestivano i grembiuli.

La sesta classe, con l’insegnante di cul-tura fi sica Maja Mišković, ha presentato alla prima e alla seconda classe vecchi giochi al-l’aperto (corsa a tre gambe, tiro della fune), e ha fatto una ricerca sul Club di canottaggio a Fiume, allestendo anche uno spettacolino per la giornata della scuola, nel quale gli alunni avevano il ruolo di rematori. Ad aiutarli in questa impresa, la capoclasse Nina Tomšić Dubrović. La settima, con le insegnanti Ta-mara Abram di geografi a, Tajana Nikolić di informatica e Denise Defranza di croato, è riuscita a portare alla luce informazioni in-teressanti riguardo alla città di Fiume, come ad esempio che a Fiume si è svolta la prima partita di pallone, è stato stampato il primo giornale in italiano, è stata la prima città illu-minata artifi cialmente (illuminazione a gas), prima ancora della capitale croata. Dopo questa prima parte della ricerca gli alun-ni hanno creato due presentazioni in power

point con vecchie cartoline della città: la tor-re, il Corso, la frontiera tra Jugoslavia e Ita-lia, il Mololongo, i bagni Riviera, cittadino e Savoia. L’ottava, con la capoclasse Sandra Srdoč Marmilić, insegnante di matematica e fi sica, ha fatto una ricerca sui fi lobus fi u-mani, i veicoli del secolo scorso (fi ćo, buba, škoda, topolino) e la moda dagli anni Venti agli anni Ottanta.

II ragazzi non si sono soffermati soltanto sul lavoro di ricerca, ma hanno voluto dare una propria visione della città, raffi gurandola come la vedono loro. Gli allievi della sezione artistica hanno creato dei cartelloni raffi gu-ranti la chiesa di San Vito, affi ssi all’entrata nella scuola.

Il progetto “C’era una volta” ha avu-to anche un risvolto gastronomico prati-co. L’insegnante di chimica, Nataša Jelčić Kovačević, con gli alunni dell’ottava ha preparato una gustosa pasta e fagioli, che tutti i presenti hanno gradito. Quegli alun-ni, invece, che hanno fatto ricerche sul-la polenta, aiutati dalle insegnanti Sara Vrbaški e Vera Babić, hanno offerto ai presenti pietanze a base di polenta. La gior-nata all’insegna degli usi dimenticati si è conclusa con una lezione della biblioteca-ria Annamaria Zoia, che ha mostrato ai ra-gazzi quali erano i libri e i manuali di una volta e quali sono i classici della letteratura mondiale.

Stella Defranza

Martedì, 14 giugno 20112 educa

Un tuffo nel passato con il progetto «C’era una volta»

NONSOLOSCUOLA Singolare iniziativa della «San Nicolò»

Dalla prima pagina

Alcune delle bambole ralizzate dagli

alunni

Lo studio delle lingue per la pedagogia steineriana, è fondamentale sin dalla più te-nera età. Il contatto con due lingue stranie-re avviene già in prima classe, perché l’im-mersione precoce in strutture linguistiche fi no ad allora sconosciute, porta all’assi-milazione della lingua con poco sforzo. Il metodo impiegato nell’insegnamento delle lingue è il “metodo diretto”, ovvero il con-tatto con la lingua parlata, senza lo studio delle regole linguistiche e grammaticali.

La religione spirituale è un punto deli-cato dell’educazione steineriana. Secondo Steiner un’educazione religiosa universale è fondamentale per lo sviluppo del bam-bino, perché tutti gli uomini possiedono un’innegabile natura spirituale. Anche se erroneamente viene spesso defi nita “cat-tolica”, la scuola di Waldorf, in realtà, si adegua alla religione professata dai genito-ri dei bambini. Per la pedagogia steineriana non è importante il tipo di educazione reli-giosa da impartire (anche se il fondamen-to è quello cattolico), bensì l’educazione spirituale che le religioni offrono. I geni-tori atei possono escludere il bambino da questo tipo di insegnamento, ma ciò è for-temente sconsigliato. Per i fi gli di genitori non dichiarati è prevista la materia “lezione libera di religione cristiana”.

La libertà individuale è l’elemento più importante della pedagogia steineriana. Nell’insegnamento non deve esistere nes-suna forma di costrizione o imposizione, l’alunno deve essere libero di fare le pro-prie scelte. Il compito dell’insegnante è di non intaccare la personalità dell’alunno. Steiner formulò la teoria secondo la qua-le ogni tipo di educazione dei bambini è in realtà un’autoeducazione e i genitori e pro-fessori sono soltanto l’ambito in cui questo processo avviene. Il loro compito è quello di creare un ambiente positivo e motivan-te e di aiutare il bambino a svilupparsi se-condo le sue predisposizioni interiori. Per questo motivo nelle scuole steineriane non si possono ripetere le classi, in quanto ciò avrebbe conseguenze negative sulla perso-nalità dell’alunno bocciato e sulla sua vita sociale con i compagni.

I bambini giocano a bilie

educa 3

Per Lussinpiccolo, e non solo, è un momento doppiamente storico. In-fatti, fra qualche giorno verrà inau-

gurata sia la tanto attesa sede della Comu-nità degli Italiani, la splendida Villa Perla (già Tarabocchia), sia il nuovo asilo in lin-gua italiana. L’istituzione funzionerà qua-le sezione italiana della scuola materna “Crvčak” (“Cicala”). A frequentarla do-vrebbero essere quindici bambini. L’asilo italiano, che diventerà il 14.esimo di quelli esistenti fra Croazia e Slovenia, è una novi-tà assoluta per Lussino. Risiederà in un edi-fi cio prestigioso, con una superfi cie com-plessiva di 460 metri quadrati disposta nei due piani che lo compongono. Il primo pia-no ospiterà la sezione del giardino d’infan-zia; il pianoterra e il secondo piano saranno invece a uso della CI, con tanto di salone e sala conferenze, biblioteca, segreteria e aule per i corsi d’italiano.

Ambienti, dunque, più adeguati alle esi-genze di una Comunità e alle sue aspettati-ve di crescita. Infatti, per anni l’attività del-la CI si è vista per certi aspetti “mortifi ca-ta”, tanto nella mole quanto nella varietà, dall’esiguità degli spazi a disposizione.

Avendo ben presenti i trascorsi stori-ci della comunità italiana isolana, si può ben affermare oggi che Villa Perla è uno dei progetti più signifi cativi e fondamentali per il suo futuro. La Comunità degli Italiani di Lussinpiccolo, infatti, rinasce su iniziati-va del suo primo presidente, Stelio Cappel-li, nel 1990, “erede” di Circolo Italiano di Cultura, costituitosi 1948 nel contesto del secondo dopoguerra, con l’intento di pre-servare la lingua e la cultura italiane dal-le tendenze assimilatrici cui i connazionali furono sottoposti dopo il devastante esodo. Il CIC non resisterà a lungo alle pressioni, e dopo la chiusura delle scuole elementari italiane presenti sul territorio dell’isola (la “G. Martnolich” di Lussinpiccolo e le peri-feriche di Ossero e Neresine) fi no all’anno scolastico 1951/1952. Per vent’anni, dalla sua ricostituzione, il sodalizio svolgerà la sua attività in una sala polivalente data in usufrutto dalla Casa di cultura locale. Si occuperà principalmente di promuovere il recupero dei giovani, tramite i corsi di lin-gua e cultura italiana, organizzando anche il gruppo corale dei minicantanti, formato nel 1996. Ed è proprio la presenza dei gio-vani a far sperare bene per il futuro della comunità italiana. In questa ottica, Villa Perla, acquistata con fondi messi a dispo-sizione dal governo italiano, ristrutturata e arredata con i medesimi, su intervento so-stenuto dall’Unione Italiana e dall’Univer-sità Popolare di Trieste.

Asilo di Abbazia, fi rmata la lettera d’intenti

Quella a favore dei connazionali di Lus-sinpiccolo è indubbiamente una delle ini-ziative più importanti promosse e realiz-zate dall’UI nel campo dell’istruzione pre-scolare. Ma non è la sola. Potremmo quasi dire che, in questo ambito, assistiamo negli ultimi mesi a una vera e propria “offensi-va asili”. Storici il giardino d’infanzia e la sede di Lussinpiccolo, il medesimo aggetti-vo va applicato a proposito di Abbazia, che con i connazionali isolani condivide sven-ture storiche come l’esodo e la soppressio-ne di tutte le istituzioni scolastiche italiane – nel bel mezzo del “contenzioso” di Trie-ste –, come pure del CIC, fi no alla riaper-tura della CI nel 1971. Anche qui, in man-canza di scuole, sono stati fondamentali i corsi di italiano rivolti a giovani e adulti, fi n dal 1983.

Altra villa, che in questo caso porta il nome di Angiolina – ed è stata costruita in memoria della defunta moglie dal patrizio fi umano Iginio Scarpa nel 1844 –, altro asi-

lo italiano che sta per nascere. Veramente non nella citata sede, dove poche settimane fa è stata siglata una lettera d’intenti per la costruzione di un giardino per l’infanzia e nido in lingua italiana. Alla cerimonia sono intervenuti i massimi esponenti della CNI, il presidente dell’Unione Italiana e depu-tato al Sabor, onorevole Furio Radin e il presidente della Giunta esecutiva dell’UI, Maurizio Tremul, il direttore generale del-

l’Università Popolare di Trieste, Alessan-dro Rossit, il presidente della Comunità degli italiani di Abbazia, Pietro Varljen e il sindaco abbaziano, Ivo Dujmić, fi rmatari dell’importante documento. A testimonia-re l’importanza dell’evento, la presenza del vicepresidente del governo per le attività sociali e i diritti dell’uomo, Slobodan Uze-lac, e il Console generale d’Italia a Fiume, Renato Cianfarani.

L’edifi cio che ospiterà l’istituzione – con due sezioni per insegnamento presco-lare e un asilo nido – sorgerà nell’area di Punta Kolova, su un terreno di proprietà della Città, compresa l’infrastruttura. I la-vori di costruzione dovrebbero partire en-tro un anno o un anno e mezzo al massimo. Il progetto di massima e quello esecutivo, come pure il futuro attrezzamento, ver-ranno fi nanziati per metà dall’amministra-zione cittadina abbaziana e per metà dal governo italiano tramite l’UI. La Città di

Abbazia ha assicurato quest’anno comples-sive 300mila kune per il progetto di massi-ma e altre 700mila, che verranno stanziate nel 2012 e che serviranno a coprire le spese della completa documentazione esecutiva, per un totale di un milione di kune. Il pro-getto di massima dovrebbe venir completa-to entro la fi ne di quest’anno, dopo di che partirebbe l’iter per l’ottenimento del Piano di lottizzazione. Il valore dell’edifi cio è sta-to stimato sui 20 milioni di kune.

Ampliamento della sede a CittanovaDue mesi fa, invece, un’altra lettera

d’intenti è andata in porto, questa volta mi-rata all’intervento di ristrutturazione e am-pliamento della sede dell’asilo italiano di Cittanova, con coinvolgimento della Muni-cipalità, dell’Unione Italiana e dell’Univer-sità Popolare di Trieste, e grazie ai fi nanzia-menti che lo Stato italiano annualmente de-stina alla Comunità Nazionale Italiana. UI e UPT forniranno ciascuna 100.000 euro, stanziati dal governo di Roma, mentre la

Città garantirà la cifra restante, si assumerà le spese di manutenzione e pagherà gli sti-pendi al personale. I lavori potrebbero aver termine già in settembre, subito prima che inizi il nuovo anno scolastico. I bambini da 1 a 3 anni avranno una sezione di nido con aula, guardaroba, fasciatoio, spazio per l’assistenza e attrezzature sanitarie, mentre i bambini da 3 a 6 anni avranno due sezioni con due aule in più, una terrazza e uno spa-zio giochi esterno. Sarà ricavata anche una stanza per le educatrici. Gli spazi compren-deranno 295 metri quadri di interni e 126 di esterni.

Prospettive di ampliamento anche per Pola (gli spazi futuri per l’asilo italiano molto probabilmente sorgeranno in Siana), ma nulla ancora di defi nitivo. Più concre-to il progetto parentino: il 9 maggio scorso il sindaco di Parenzo, Edi Štifanić, il pre-sidente della Giunta esecutiva dell’Unione Italiana, Maurizio Tremul, il presidente dell’Università Popolare di Trieste, Sil-vio Delbello, e la direttrice della locale istituzione prescolare italiana “Paperino”, Nataša Musizza, hanno fi rmato una lettera d’intenti per l’attivazione di una sede di-staccata a Varvari. In una ex scuola da ri-strutturare sorgeranno una sezione di nido e una di asilo. Verranno ricavati 220 me-tri quadrati di superfi cie utile con aule per i bambini, un guardaroba, uno spazio di assistenza e un vano per le educatrici. In-torno all’edifi cio troverà spazio un parco giochi. UI e UPT investiranno allo scopo 224.000 euro provenienti dal governo Ita-liano; altri 224.000 li metterà la Città. I la-vori potrebbero partire in dicembre e dura-re un anno.

Un’offensiva promettente sul fronte delle future generazioni, che certamente non si esaurisce qui. Altre località sono “in fermento”, e non resta che sperare nel (giusto) maturamento delle iniziative. Au-spicando che si smuova fi nalmente anche la tanto attesa Zara.

Martedì, 14 giugno 2011 educa 3

Lussinpiccolo, Abbazia e Cittanova: «offensiva asili» in corso

ATTUALITÀ Progetti e investimenti nell’istruzione prescolare in lingua italiana

di Ilaria Rocchi

Anche i bambini di Abbazia hanno voluto partecipare alla cerimonia

Il progetto dell’asilo di Cittanova

Villa Perla, futura sede dell’asilo italia-

no di Lussinpiccolo

Un brindisi dopo la fi rma della lettera d’intenti per la costruzione dell’asilo di Abbazia

È dall’anno scolastico 1996/97 che gli alunni con paralisi cerebrale sono inclusi in-tegralmente nel sistema scolastico regolare e la cosa, da allora, funziona molto bene. “Una volta terminate le ottennali, i nostri bimbi ge-neralmente si iscrivono alla scuola media su-periore di economia oppure al Ginnasio croato ’Andrija Mohorovičić’. Il loro cammino sco-lastico continua lì”, ha rivelato infi ne Tatjana Vulin-Marčina.

«Fran Franković»: sostegno per alunni con defi cit comportamentaliUn altro reparto che va assolutamente trat-

tato è quello per bambini con defi cit comporta-mentali organicamente condizionati e disturbi psicopatologici progressivi operante presso la scuola elementare “Fran Franković” a Dreno-va, l’unico di questo tipo a Fiume e che attual-mente offre sostegno a una decina di bambini con diagnosi come ADHD (Sindrome da defi -

cit di attenzione e iperattività), epilessia e in al-cuni casi più rari anche con disturbi della per-sonalità, i quali però non vengono integrati nel-le classi d’insegnamento regolari. Ce ne parla Petra Štimac, insegnante di sostegno nelle clas-si inferiori dalla prima alla quarta.

“Il nostro reparto è stato aperto nel 2001 su decreto dell’Uffi cio dell’amministrazione statale della Regione litoraneo-montana e per legge non può accogliere più di 8 alunni, si-

stemati in due sezioni: quelli dalla prima alla quarta e quelli dalla quinta all’ottava, con vari tipi di diagnosi. Inizialmente, quando comin-cia il loro percorso scolastico, si cerca sempre di integrarli in classi regolari ma quando è ov-vio che ciò non è possibile, si passa alla dia-gnostica con visita dal logopedista, dallo psi-cologo, dal pediatra, dal neuropediatra, ecc. Si

forma un team di medici specialisti che propo-ne l’iscrizione del bambino in reparti speciali. L’ultima parola spetta al Dipartimento regiona-le per l’educazione e l’istruzione che emette il necessario decreto. È importante, però, sottoli-neare che all’inizio si cerca sempre di integrar-li in classi regolari e che si rinuncia soltanto se la situazione è veramente estrema”, ha spiegato Petra Štimac, aggiungendo che si tratta di quei tipi di alunni che una volta venivano etichetta-ti dalle maestre come maleducati, disordinati, pessimi. “In realtà non è mai stato così, erano bimbi con diffi coltà ma allora non se ne parla-va in questi termini. L’informazione era quasi nulla – ha detto ancora l’insegnante spiegando poi il funzionamento delle classi –. Ogni grup-po ha un’insegnante regolare e un’insegnante di sostegno che si alternano, non più di quattro ore al giorno. Il programma didattico è esclu-sivamente individuale: si lavora quanto l’alun-

no in quel momento è in grado di seguire. Se non va, si passa ad altro. L’insegnante di so-stegno, invece, esegue esercizi di riabilitazione motoria come ad esempio tagliare la carta, in-collarla, ecc. In altri casi si gioca con la palla, si saltella. È d’obbligo il programma di socia-lizzazione e si lavora pertanto sull’aumento del livello di tolleranza, perché sono bimbi che si annoiano presto proprio per questo defi cit della concentrazione”, ha precisato.

Un altro fattore su cui si lavora molto sono le emozioni, perché spesso bimbi con questi di-fetti non sono in grado di riconoscerle. “Sono bambini che nascono così: è una disfunzione del sistema nervoso che causa una serie di defi -cit. Se si trattasse di un solo difetto, sarebbe tut-to un’altra cosa, e si potrebbe anche integrarli in classi regolari”, ha concluso Petra Štimac, rivelandoci infi ne che dopo le elementari, i bimbi del loro reparto possono continuare gli studi presso la Scuola professionale di edilizia, dove si specializzano in fl oricoltura e giardi-naggio.

Reparto scolastico per bimbi ciechi: due decenni

di attività Una menzione a parte la merita il Reparto

per bambini ciechi e ipovedenti, attivo presso la scuola elementare “Pećine” e i cui fruitori frequentano anche altre scuole di Fiume. Ne abbiamo parlato con l’insegnante di sostegno Javorka Milković, per la quale al primo po-sto va messa la sensibilizzazione e la prepara-zione degli insegnanti per affrontare problemi di questo tipo, ma è importante pure provve-

dere all’integrazione di bimbi non vedenti o ipovedenti in classi regolari. Il reparto viene frequentato una o due volte alla settimana, dipendentemente dall’orario scolastico e dal-le necessità dei bambini. “Facciamo di tutto, dall’alfabeto Braille per i bimbi non vedenti, agli esercizi per la vista per quelli ipovedenti, attività di vita quotidiana, lavoriamo sugli altri sensi, offriamo aiuto nei compiti e nello studio perché spesso hanno bisogno di lavoro indivi-duale – spiega Javorka Milković –. Ma non è tutto. Collaboriamo anche con gli insegnan-ti incitandoli a realizzare ogni inizio dell’an-no scolastico, in forma scritta, un programma educativo individuale per ogni singolo bam-bino. E rimaniamo in contatto durante l’anno per risolvere assieme questo o quel problema. I problemi nascono principalmente e compren-sibilmente durante le ore di disegno. Non man-ca, inoltre, il lavoro con i genitori, per i quali organizziamo laboratori creativi durante i qua-li imparano ad adeguarsi ai loro fi gli e al loro problema. Infi ne, la sensibilizzazione dei bim-bi la cui integrazione in classi regolari dipende, e forse sembrerà strano, dal carattere e non dal grado di difetto alla vista”, ha detto ancora.

Il Reparto per ciechi e ipovedenti è uno dei più vecchi a Fiume (risale agli inizi degli anni Novanta) e attualmente lo frequentano 23 bambini. Dal 2008 la scuola “Pećine” dispone anche di una biblioteca per alunni con proble-mi di vista, che conta oggi più di 400 titoli, tra i quali anche un bellissimo atlante in Braille, ma anche letture d’obbligo per scuola. Il repar-to e la biblioteca collaborano infi ne spesso con il Museo di arte moderna e contemporanea, il Teatro dei burattini e da quest’anno anche con la Scuola di arti applicate.

“Facciamo il possibile affi nché questi nostri bimbi meno fortunati non si sentano soli, ma soprattutto diversi”, è il pensiero portante che accomuna tutti i nostri interlocutori.

Una delle sfi de della scuola contempora-nea è senza ombra di dubbio l’integra-zione nelle classi d’insegnamento re-

golari dei bambini con diffi coltà, la loro inclu-sione nel gruppo, il lavoro personalizzato, la sensibilizzazione degli alunni senza problemi, nonché di insegnanti e genitori i quali, agen-do nella maniera giusta, possono contribuire notevolmente al miglioramento della situa-zione e rendere la vita più facile a questi bim-bi meno fortunati. Fiume, in questo senso, è sempre stata all’avanguardia, sempre un pas-so avanti e sempre coraggiosa nell’affrontare innovazioni, spesso di non facile attuazione, ma necessarie e utili. Al giorno d’oggi sono complessivamente sette le scuole elementa-ri del capoluogo quarnerino che accolgono alunni aventi diffi coltà di vario tipo. Tra que-ste primeggia la SE “Gornja Vežica”, il cui re-parto speciale per bambini affetti da paralisi cerebrale infantile, l’unico di questo tipo in Croazia, ha festeggiato quest’anno vent’anni di attività.

Istituito nel 1991 su proposta dei genito-ri, seguendo il modello dell’omonima asso-ciazione fi umana, in due decenni il reparto ha fatto passi da gigante, trasformandosi in un re-parto di tutto rispetto che non ha nulla da in-vidiare a quelli con tradizione più lunga, che operano all’estero. Oggi può contare sull’aiu-to professionale di due insegnanti di sostegno, un insegnante riabilitatore, tre fi sioterapisti, un’infermiera, un logopedista e quattro inse-gnanti assistenti, oltre agli insegnanti regolari. La scuola dispone, inoltre, di tutto il materiale didattico e degli attrezzi necessari per disturbi di questo tipo, una classe, una piccola palestra, un bagno per disabili e un ascensore. Attual-mente vi sono iscritti 22 allievi affetti da para-lisi cerebrale, dalla prima all’ottava classe.

Oltre alla scuola di Vežica superiore, al-

tre due scuole fi umane accolgono alunni con disturbi motori, ovvero la SE “Kantrida” e la SEI “Dolac”. La SE “Pećine” – che trattere-mo a parte – dispone invece di un reparto per bimbi ciechi e ipovedenti e si occupa di inte-grazione parziale di alunni con lieve ritardo mentale (come la SE “Turnić”), mentre pres-so la SE “Brajda” è stato aperto da poco un reparto per alunni audiolesi. Infi ne, presso la SE “Fran Franković” a Drenova operano da diversi anni reparti-classi riservate per bambi-ni con defi cit comportamentali organicamente condizionati, tra questi l’ADHD (Sindrome da defi cit di attenzione e iperattività), la dislessia, l’epilessia.

Alunni con diffi coltà di vario grado sono oggi perfettamente integrati nel sistema sco-lastico regolare delle scuole elementari “Ko-zala”, “Vladimir Gortan”, “Srdoči”, “Eugen

Kumičić”, “Pehlin”, “Podmurvice”, “Vežica“, “Centar”, “Fran Franković” e “Zamet”.

L’integrazione e l’inclusione di queste ca-tegorie di bambini rientra nella Strategia na-zionale 2007-2015 per la tutela delle persone disabili, il cui scopo è quello di sensibilizzare la società, renderla più partecipe, combattere qualsiasi tipo di discriminazione, rispettare la dignità e gli interessi di ciascun individuo e rafforzare lo spirito di solidarietà. La suddetta Strategia, a sua volta, nasce dal fatto che nel-l’ultimo decennio in Croazia, come anche nel resto del mondo, l’inclusione degli alunni con diffi coltà nel sistema scolastico regolare è di-ventata giustamente una tendenza. Determina-te ricerche, nonché la prassi quotidiana, hanno dimostrato che alunni di questo tipo raggiun-gono risultati migliori frequentando classi re-golari, migliorano e sviluppano abilità che li rendono più autonomi una volta adulti. In que-sto modo, si evita di stigmatizzarli.

Sulla scia di quest’idea, nella Città di Fiu-me è stato realizzato il progetto denominato “insegnanti di sostegno” che dovrebbe garan-tire un’inclusione ottimale. Per il momento, però, questo processo presenta una serie di diffi coltà per motivi legislativi. Nonostante ciò, la percentuale dei bambini con diffi col-tà integrati in classi regolari, a Fiume sta cre-scendo di anno in anno e in questo 2010/2011 conta in tutto 499 alunni.

Ventennale del reparto per affetti da paralisi cerebrale

La scuola elementare “Gornja Vežica”, col suo reparto per bambini con paralisi cerebra-le, è stata la prima ad occuparsene, in tempi non sospetti, quando la riforma scolastica era ancora lontana. Correva l’anno 1991 quando un gruppo di genitori propose alla scuola di fondare un reparto di questo tipo. Tutto ini-ziò con un progetto pilota al quale aderirono 5 alunni. Oggi il numero dei bimbi affetti da paralisi cerebrale che lo frequentano è cre-sciuto a 22. Ne abbiamo parlato con la logo-pedista Mirjana Stojnović e il professore ria-bilitatore, Tatjana Brumen Marčina, le quali si sono dette estremamente soddisfatte e orgo-gliose del suo funzionamento. “Prima o dopo le lezioni, dipendentemente dai turni, i nostri alunni raggiungono il reparto – una specie di doposcuola – che offre loro numerosi conte-nuti: gli insegnanti di sostegno aiutano loro a scrivere i compiti, seguono programmi educa-tivo-riabilitativi con esercizi di riabilitazione motoria, programmi di socializzazione, coro, laboratori artistici – ha spiegato Tatjana Bru-men Marčina –. A loro disposizione c’è anche il campo da gioco dietro la scuola. Il sistema oggi funziona alla perfezione: la mattina ci sono tre furgoni che portano i bimbi a scuola e li riportano a casa al termine delle lezioni. A

settembre organizzeremo un’azione di raccol-ta di vuoti a rendere in collaborazione con uno dei grandi centri commerciali dove verrà po-sto un grande contenitore. Con i soldi raccol-ti e con il sostegno fi nanziario che certamen-te non ci mancherà della Città di Fiume, della Regione litoraneo-montana e dei vari comuni circostanti, acquisteremo un altro furgone per il trasporto dei nostri bimbi”, ha detto ancora

l’insegnante, introducendoci nella minuscola ma molto ben attrezzata palestra, dove i pic-coli si esercitano con i fi sioterapisti. Miljenko Matijin-Ombla, fi sioterapista della scuola di Vežica dal 1993, sostiene senza alcun dub-bio che quello fi umano è un modello unico in Croazia, che andrebbe imitato assolutamente. “È sano anche per gli altri bambini i quali, es-sendo in contatto diretto con i loro amici meno fortunati, imparano a essere più responsabili, ad aiutare il prossimo, a reagire in determina-te situazioni, apprendono come avvicinarsi a un bambino con paralisi cerebrale, quale tipo di approccio avere”, ha detto il fi sioterapista, aggiungendo che annualmente a Fiume, il 10-15 per cento dei neonati è affetto da paralisi cerebrale. “La natalità è calata e col passare degli anni è aumentata anche l’età media nel-la quale le donne si decidono alla gravidanza. Ciò spesso, comporta problemi”. Alla doman-da se sia possibile scoprirlo quando il bimbo è ancora in grembo, Matijin-Ombla risponde affermativamente. “Molto spesso, però, i pro-blemi possono insorgere durante il parto, op-pure nell’incubatrice. Nella maggior parte dei casi è genetico. È necessario allora iniziare

quanto prima una giusta e corretta riabilitazio-ne. Già al primo o al secondo anno di vita. In casi meno invasivi le possibilità di migliora-mento sono di gran lunga migliori e raggiun-gono anche il 30 per cento, mentre in casi più gravi il miglioramento è possibile al 5-10 per cento. È necessario tanto lavoro per ottenere piccolissimi risultati, ma ne vale veramente la pena e tutto ha un senso”, ha concluso il fi sio-terapista.

Fiume all’avanguardia nel processo di inclusione nel sistema scolastico regolare dei bambini con diffi coltà

INTERVISTE Visita a tre reparti scolastici del capoluogo quarnerino per alunni con defi cit. Per i nostri interlocutori la parola d’ordine è integrare

54 educaMartedì, 14 giugno 2011 Martedì, 14 giugno 2011

di Ivana Precetti

L’insegnante di sostegno Petra Štimac

L’insegnante di sostegno Tatjana Brumen

Marčina

La logopedista Mirjana Stojnović con Dora di 10 anni, durante un esercizio

Una delle classi usate dagli alunni con defi cit comportamentali organicamente condizionati

La nostra interlocutrice di Pećine, Javorka

Milković

La bibliotecaria Jola Pahljina durante un laboratorio creativo per bambini ipovedenti

Il fi sioterapista Miljenko Matijin-Ombla

6 educa

Nell’annuale bilancio del-l’andamento demografi co del-l’Italia per la situazione relativa all’anno precedente, si confer-mano due tendenze che hanno rifl essi anche sulla scuola: nel 2010 aumenta ulteriormente la popolazione complessiva, supe-rando i 60 milioni e 600 mila unità (60.626.442), grazie an-che alla consistente presenza di stranieri, ma contestualmente si abbassa l’indice di natalità, scendendo a 9,27 nati ogni mil-le abitanti presenti, grazie, anche qui, al minor apporto delle fami-glie straniere (che in questi anni ha fornito un sensibile contribu-to all’incremento di alunni, so-prattutto nelle aree settentrionali e centrali).

Oltre all’abbassamento del-l’indice (era stato del 9,43 nel 2009 e del 9,60 nel 2008), in parte dovuto anche all’aumento complessivo della popolazione, sono calate anche in valori asso-luti le nascite (circa 562 mila, cioè 7mila meno dell’anno precedente che già aveva fatto registrare un decremento di altre 8mila unità ri-spetto al 2008).

Se si abbassa l’indice di natali-tà, mentre cresce il numero com-plessivo delle persone presenti nel Paese, è segno che l’Italia sta in-vecchiando e avrà meno giovani da seguire e formare e più anzia-ni da assistere. L’Italia del futuro dovrà occuparsi più di anziani che di giovani. Nelle recenti previsio-ni che il Mef ha fatto sull’evolu-zione della spesa pubblica, sulla base di studi e proiezioni della Ragioneria Generale dello Stato, è emerso che tra alcuni decen-ni l’investimento della ricchez-za prodotta dal Paese (PIL) per la scuola tenderà a diminuire. Si tratta di proiezioni che, a inva-rianza di scelte politiche e legi-slative, considera soltanto la pre-visione di sviluppo demografi -co dell’Italia: meno nati, quindi meno classi, meno docenti, meno spesa per la scuola.

Anziché subire questa depres-sione demografi ca con effetti di contrazione delle risorse umane per l’istruzione e la formazione, è necessario trasformare questa diffi coltà in opportunità di cresci-ta per il Paese, reinvestendo sulla scuola i risparmi di sistema.

NEWS

L’Italia invecchia e i banchi di scuola si svuotano

In futuro bisognerà occuparsi più di anziani che di giovani

Martedì, 14 giugno 2011

Il 23,6% dei diplomati del 2009 ha scel-to di lasciare gli studi e cercare lavoro. Tra quelli che sono riusciti a trovare un’occupa-zione, circa il 33% ha ottenuto un contratto di apprendistato, mentre il 40% ha sottoscritto un contratto atipico e solo il 23% possiede un contratto a tempo indeterminato.

In media guadagnano 970 euro al mese. Tra coloro che si sono messi alla ricerca di un lavoro, però, c’è anche chi non è riuscito a trovare nulla e ha smesso di cercare un’oc-cupazione: si tratta del 15% dei diplomati del 2009. Questi ragazzi, delusi dal mondo del lavoro, hanno scelto di non fare più nulla.

I diplomati negli istituti professionali sono quelli che risentono maggiormente della con-dizione di disoccupazione: il 25,6% infatti si dichiara scoraggiato dal fatto di non riuscire a trovare un lavoro. Anche se, tuttavia, questi diplomati sono quelli che hanno maggiori op-portunità di trovare un impiego. Tra i diplo-mati degli istituti tecnici, invece, il 19,7% an-cora non riesce a trovare un lavoro o ha smes-so di cercarlo.

Le scelte effettuate dopo la maturità di-pendono comunque dal tipo di scuola fre-quentata. Tra quelli che hanno frequentato un liceo, l’82% ha scelto l’università (il 60%

studia soltanto ed il 22% studia e lavora); tra i diplomati negli istituti tecnici la percentua-le di chi ha scelto l’università è del 51,6% e tra i diplomati degli istituti professionali del 21,4%. Riuscire a trovare lavoro dipende in parte anche dalla scuola frequentata. Infatti, a un anno dal diploma hanno trovato un impie-go il 53% dei diplomati negli istituti profes-sionali, il 28% degli istituti tecnici ed appena il 4% dei diplomati al liceo. Tra gli studenti che invece si sono diplomati nel 2007, il 54% ancora studia all’università, il 36% lavora, il 6% sta ancora cercando un impiego e il 3% ha smesso di cercarlo.

Divisi tra studio, lavoro e disoccupazione

Sono aperte le iscrizioni per partecipare gratuitamen-te a “Neutral Minds: Sum-mer Lab for Advertising that Changes”, prima scuola-la-boratorio estiva, che l’agen-zia di comunicazione “Now Available” promuove dall’11 al 17 luglio in una location d’eccezione: un agriturismo immerso nel cuore delle Lan-ghe.

Dieci talentuosi aspiranti pubblicitari dai 18 ai 26 anni, selezionati nelle Università e nelle Scuole di Comunica-zione di tutta Italia in base a talento e ambizione, saranno protagonisti di una settimana di full immersion nella comu-nicazione.

Giorno e notte a contatto con insegnamenti, stimoli e visioni per scoprire e inventa-re l’advertising del domani, al fi anco di professionisti della comunicazione e grandi arti-sti provenienti da altri “mondi creativi”, come il cinema, la tv, il teatro e la musica.

Suddivisi in due team contrapposti, i partecipanti del “Summer Lab” di Now Available saranno impegnati a realizzare un vero progetto di comunicazione, partendo da un brief di un cliente rea-le: Nescafè. Un brand inter-nazionale e con grandi poten-zialità di comunicazione, che sarà poi chiamato a decretare la campagna vincitrice.

L’obiettivo di Now Avai-lable, l’agenzia di comunica-zione che si propone come mecenate dell’iniziativa, è semplice: individuare le men-ti più neutrali, quelle natural-mente pronte per le nuove sfi -de dell’advertising, e fornire loro un concentrato di cono-scenze e ispirazioni per par-tecipare in prima persona alla scrittura delle nuove pagine della pubblicità.

Alternando teoria e prati-ca, durante tutta la settimana i partecipanti saranno coordi-nati dalla “prima linea” del-l’agenzia composta dai diret-tori creativi, planner, account, pr & event specialist, e da uno staff tecnico (video maker, programmatori e grafi ci), che consentiranno ai ragazzi di presentare l’ultimo giorno un progetto completo.

Per maggiori informa-zioni e per inviare la pro-pria candidatura è online il sito www.neutralminds.it. Le iscrizioni al primo “Summer-Lab” di Now Available sono aperte fi no al 17 giugno.

«Neutral Minds» laboratorio creativo per i pubblicitari del futuro

Negli ultimi 12 mesi sono aumentate le tasse di iscrizione negli ate-nei di tutta Italia, mentre continua a diminuire il tasso di immatricola-zione ai corsi di laurea.

Nonostante l’aumento delle tasse, tuttavia, è aumentata anche la quota degli studenti che ottengono l’esonero dal pagamento: nel 2008/2009 la percentuale era del 10,4%, mentre nel 2009/2010 è salita all’11,2%. Secondo alcuni, però, l’aumento delle tasse riguarda preva-lentemente i ceti più abbienti e non ha toccato gli studenti che apparten-gono alle fasce di reddito più basse.

Luigi Frati, rettore dell’Università “La Sapienza” di Roma, intervi-stato dal Free Press Leggo, ha infatti spiegato che nell’ateneo romano sono state modulate “solamente le fasce più alte, lasciando ferme quel-le più basse”. Quindi, in media, la spesa per gli studenti nell’ateneo di Roma è rimasta la stessa.

Frati ha anche dichiarato che i nuovi introiti vengono chiesti “ai fur-betti”, grazie ad una serie di controlli più approfonditi sulle dichiara-zioni dei redditi presentate dagli studenti. “È stato necessario, infatti, sottoscrivere una convenzione con la Guardia di Finanza per verifi care i cosiddetti “redditi zero”. Troppi studenti hanno frequentato per anni i corsi dichiarando di non avere un centesimo: oggi riscuotiamo le tasse anche da questi lazzaroni e così aumentiamo le entrate”.

Secondo Frati, infi ne, gli aumenti sono dovuti soprattutto alla ne-cessità di offrire maggiori servizi agli studenti: “In Italia ci sono casi di altissima qualità. Basti pensare ai docenti o ai servizi. Un esempio per tutti: l’informatica, gli studenti possono accedere ai loro profi li, i docenti possono inserire in internet i voti, i giudizi o il materiale didat-tico. Servizi importanti che garantiscono l’effi cienza dell’Ateneo, ma che comunque hanno un costo”.

Per migliorare la qualità dei servizi agli studentiUniversità: più tasse e meno iscritti in Italia

A un anno dalla maturità i giovani italiani sono insoddisfatti

educa 7Martedì, 14 giugno 2011

È fi n troppo facile cadere nei luoghi comuni quando si parla dell’im-portanza dello sport, del suo ruolo

che ne fa spesso una metafora della vita. Ci sono, comunque, sport e sport, ma il nuoto sincronizzato è particolare, soprat-tutto per il fatto che unisce danza, ginnasti-ca e ovviamente, il nuoto. Ci si dedica per amore, per passione, in quanto le prospet-tive di trarne dei vantaggi materiali sono scarsissime. Rimangono le soddisfazioni sportive, le vittorie. Vi troviamo un diva-rio enorme nel rapporto tra la quantità di sacrifi ci e di risultati. Lo ha provato per tanti anni Monica Marinelli come atleta e oggi come una delle allenatrici del Pri-morje Aqua maris. Oggi si occupa di due ragazze della SEI San Nicolò, Tesa Pavić dell’ottava e Mia Šestan della settima clas-se. Le due sincronette hanno regalato a sé stesse, al club e alla loro allenatrice del-le soddisfazioni, da sole o con la squadra. Con Monica Marinelli abbiamo ricordato i tempi in cui lei, come ragazzina, veniva ad allenarsi quando fuori c’era ancora buio, quando a Costabella c’era una sola pisci-na che doveva accontentare tutte le esigen-ze degli sport acquatici. Fortunatamente, oggi il polo natatorio fi umano di vasche

ne ha cinque e tutti hanno la possibilità di praticare sport in orari umani. Tesa e Mia, tornando a parlare di risultati, hanno vinto questa primavera a Bratislava l’oro a squa-dre e rispettivamente l’argento e il bronzo individuale allo Juventa Cup, la principa-le competizione europea per le categorie giovanili.

Se paragonato a diversi sport, il nuoto sincronizzato richiede moltissimo tempo, allenamenti quotidiani che durano due ore e mezza o tre. Tesa ha iniziato seguendo le orme della sorella quando frequentava la seconda classe e dopo tre anni circa sono arrivati i primi risultati che l’hanno inco-raggiata a proseguire. “Vedevo gareggia-re mia sorella e da qui è nata la passione per questo sport”, ci ha detto Tesa, mentre Mia è rimasta affascinata quando, assieme a un amica, ha seguito una rassegna di fi ne anno. Il nuoto sincronizzato è uno sport che cerca ancora la sua piena affermazio-ne, ma la Croazia sta facendo dei progres-si. Tra l’altro, la stessa Monica Marinelli oggi fa parte dello staff tecnico della na-zionale.

Che piani hanno le due giovani atlete: “Non si può credere di fare questo sport a livello professionistico, ma non impor-ta – aggiunge Tesa – ma continuerò a pra-ticarlo fi no a quando continuerà a piacer-mi”. Come far conciliare le lezioni a scuo-la, lo studio e un’attività così intensa? “Gli

allenamenti sono lunghi e le lezioni pure – risponde Mia – ma abbiamo molta com-prensione da parte degli insegnanti. L’in-segnante di educazione fi sica, in vista delle gare, ci permette di saltare la sua lezione. Penso che lei apprezzi molto quando un suo alunno pratica seriamente uno sport. Quando si viaggia, poi, non abbiamo al-cun problema. Siamo sempre giustifi cate”. Il profi tto a scuola, come abbiamo saputo, non risente minimamente dei loro impegni extrascolastici.

Ce lo conferma Maja Mišković, la loro insegnante di educazione fi sica, che ne sot-tolinea la maturità e le idee piuttosto chia-re. Tesa Pavić si iscriverà al Primo ginna-sio fi umano mentre l’anno prossimo Mia Šestan sa di voler frequentare il ginnasio generale alla SMSI. “Noto in Tesa e Mia che riescono ad affrontare molto bene una vita così ricca di impegni. Nonostante le assenze da scuola non hanno alcun proble-ma con lo studio. Sul piano del fi sico, han-no nella fl essibilità e coordinazione i punti più forti, ma in generale si nota in loro una grande predisposizione per fare sport. Sul piano psichico, mentale, sono a un livel-lo più alto rispetto a molti dei loro coeta-nei. Gli sportivi in genere maturano prima degli altri”, è il profi lo tracciato da Maja Mišković per le due alunne.

Qual è il ruolo della scuola e dell’in-

segnante nel sostenere i ragazzi portati

all’attività agonistica, nell’incoraggiarli

e nel riconoscere in loro quel tipo di pre-

disposizione verso cui indirizzarli?

L’insegnante di educazione fi sica, per la natura della materia che insegna, ha la possibilità di essere molto vicino agli alun-ni, più degli altri professori. In un’aula scolastica c’è un’atmosfera molto formale, mentre in palestra tutti si sentono a proprio agio. Personalmente, cerco di essere più un allenatore che un professore e questo rende i ragazzi più aperti nei miei confronti.

Occorre, ovviamente, anche il sostegno dei genitori, che però non hanno sempre la percezione di quello che potrebbe essere lo sport più adatto alle caratteristiche dei loro fi gli. “I ragazzi che hanno delle af-fi nità spiccate si notano subito – spiega Maja Mišković – dalle capacità motorie e dalla coordinazione superiori a quelle che sono le caratteristiche per la loro età. Mol-to spesso sono superiori soprattutto in un campo, che sia la fl essibilità, la ritmicità, coordinazione dei movimenti, resistenza, esplosività e così via. Ti trovi con un alun-no della quinta, ma capisci che ha dei mo-vimenti come se fosse in settima. Ci sono quelli che hanno di tutto un po’ e che si sanno esprimere quando dai loro una pal-la, e allora si capisce che sono portati per gli sport di squadra, avendo reazioni ve-loci e la capacità di adattarsi velocemen-te alle nuove situazioni. Sono cose che un insegnante deve saper riconoscere a valo-rizzare.

Oggi i ragazzi sono troppo impe-

gnati? Stiamo parlando di adolescenti che si

sviluppano fi sicamente e psichicamente e che devono poter assorbire tutti gli sforzi, anche quelli mentali. Talvolta hanno biso-gno di rigenerarsi. Quello che posso fare io è di esonerarli dalla lezione prima o dopo una gara importante, tenendo conto se sia-mo a inizio stagione o alla fi ne. Se non c’è sensibilità in questo senso aumentano le probabilità di infortuni e si riducano le pro-spettive di una carriera sportiva. Un’ultima cosa che ritengo importante è che si debba dare delle indicazioni a quei giovani che non vengono indirizzati dai genitori. Oc-corre individuare lo sport giusto anche per loro. Naturalmente, è necessario parlarne anche con i genitori che da parte loro devo-no incoraggiare i fi gli in questa direzione. Qualche volta ci riesci, altre no.

SFIDE

Tesa Pavić e Mia Šestan: Tesa Pavić e Mia Šestan: scuola e sport a braccettoscuola e sport a braccetto

Successi, sogni e desideri delle due giovani sincronette

Maja Mišković Tesa Pavić, Monica Marinelli e Mia Šestan

Tesa Pavić e Mia Šestan

di Lucio Vidotto

8 educa

Ingresso simbolico negli in-granaggi della società; pren-dere il proprio posto in aula

è, per ogni ragazzino, un passo signifi cativo, carico di emozio-ni altalenanti tra orgoglio, gioia, timori. Ma il primo giorno di scuola è un momento altrettanto importante per mamma e papà. Ogni genitore, infatti, lo ricor-da: è l’attimo in cui si rende con-to del fatto che i suoi fi gli stanno crescendo e piano piano divente-ranno sempre più autonomi. Se l’esordio scolastico è unico e per certi versi irripetibile, non è mol-to meno coinvolgente ogni nuo-vo inizio, classe dopo classe.

Ora, perché tutti i genito-ri possano vivere questi attimi, condividendoli con i propri fi -gli, nel modo più sereno possi-bile, concentrandosi proprio su queste esperienze, ed evitan-do parte dei fattori di stress che s’accompagnano ai preparativi per l’ingresso/ritorno a scuola, c’è una grande novità. E come dice il detto “Se Maometto non va alla montagna, è la montagna che va da Maometto”, a settem-bre saranno i manuali scolasti-ci ad arrivare direttamente agli alunni delle scuole italiane del capoluogo quarnerino, su ini-ziativa della casa editrice italia-na EDIT di Fiume. Si tratta di un progetto innovativo, pensato per agevolare genitori e bambini nei preparativi per l’anno 2011/2012. Al fi ne di spiegare i con-tenuti e le modalità di funziona-mento della “novità”, l’EDIT ha scritto ai diretti interessati, indi-cando l’iter da seguire per avere i libri in questione e altro mate-riale scolastico.

Di che cosa si tratta nello spe-cifi co? Innanzitutto, l’iniziativa promozionale consente di or-dinare tutti i manuali scolastici in uso nelle istituzioni elemen-

tari italiane di Fiume, sia dun-que quelli pubblicati dall’EDIT sia quelli di editori croati, in lingua croata, nonché i testi per lo studio delle lingue straniere, le mappe, i quaderni attivi… Il tutto al prezzo di copertina dei volumi. La nostra casa editrice si premurerà di farli avere ai ra-gazzi direttamente sui banchi di scuola alla ripresa delle lezioni. Comodo, no?

Una seconda novità riguar-da invece gli allievi delle clas-si elementari con lingua d’inse-gnamento croata operanti in seno alle elementari “Belvedere”, “Dolac”, “Gelsi” e “San Nicolò” i quali potranno pure farsi reca-pitare direttamente dall’EDIT i libri necessari per affrontare gli impegni di una nuova stagione di studi. E non è tutto: ai libri si aggiunge un’offerta speciale di articoli scolastici e da cancel-leria, con prezzi di favore prati-cati dall’EDIT e valida fi no ad esaurimento delle scorte. Se tali iniziative riguardano per il mo-mento Fiume, la casa editrice sta lavorando affi nché in un secon-do momento tali opportunità e agevolazioni vengano estese agli alunni di tutto il territorio d’inse-diamento storico della Comunità Nazionale Italiana in cui operano scuole italiane.

Come funziona il meccani-smo e come fare per ordinare li-bri e altri articoli scolastici? Si propongono diversi metodi. Chi ha un po’ di pratica e sa orien-tarsi nella rete Internet, potrà compilare il modulo/ordine sca-ricandolo dal sito www.edit.hr/scuola, e inviandolo seguendo le indicazioni riportate. Un’altra possibilità è quella di riempire il modulo – barrando le caselle dei libri che si desiderano richiede-re – che sarà offerto agli alunni delle scuole. Il foglio con l’ordi-

“LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol SuperinaIN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat edizione: EDUCA e-mail: [email protected]

Redattore esecutivo: Viviana Ban / Impaginazione: Tiziana Raspor

Collaboratori: Monica Benussi Kajin, Stella Defranza, Ivana Precetti, Ilaria Rocchi, Barbara Rosi, Lucio VidottoFoto: Goran Žiković, Zlatko Majnarić, Ivor Hreljanović, Lucio Vidotto

Il supplemento esce con il sostegno fi nanziario della Regione Istriana, Assessorato alla Comunità nazionale italiana e altri gruppi etnici.

Anno VII / n. 56 del 14 giugno 2011

INIZIATIVE

Martedì, 14 giugno 2011

Arrivederci a settembre, senza (troppi) stress

Libri di testo e materiale scolastico: dall’EDIT agevolazioni e novità

nazione, debitamente fi rmato, può essere lasciato a scuola, nella car-tolibreria EDIT in Corso, oppure inviarlo tramite fax (051/671-117) o email ([email protected]) entro e non oltre il 14 giugno 2011. Af-fi nché l’ordinazione sia valida oc-corre versare un anticipo di 100 kune tramite banca/posta/Internet bancario sul giro conto dell’EDIT (2340009-1510181344) dell’isti-tuto bancario “PBZ Zagreb” con numero di riferimento 145115-OIB, oppure pagare in contanti/carta di credito presso la cartoli-breria EDIT in Corso. In caso di versamento tramite banca/posta/Internet bancario sul giro conto dell’EDIT entro e non oltre il 26 agosto 2011, i libri di testo saran-no recapitati a scuola in data 5 set-tembre 2011. In caso di pagamen-to in contanti o mediante carta di credito una tantum o a rate (Ame-rican e Maestro della PBZ in 3 – 6 rate), è possibile ritirare di persona la merce presso la libreria EDIT in Corso, dopo il 22 agosto.

Fatto? Ora (da domani) la lun-ga estate di ferie può cominciare. Il conto alla rovescia è partito... Ci (ri)vediamo a settembre. Sen-za l’ansia e la preoccupazione della corsa ai libri e al rimanente “armamentario” scolastico. Buone vacanze a tutti.

Barbara Rosi