DDEL POPOLOEL POPOLO · di non essere in grado di onorarlo sarebbe opportuno non assumerselo....

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w w w . e d it .h r/ l a v o c e A n n o I n . 5 M erc o l e dì, 1 8 lu gli o 2 0 0 7 D i recente la Televisione pubblica croa- ta ha trasmesso un documentario sul- le abitudini di vita dei giapponesi. Seguendo il programma si è potuto appren- dere che il Paese del Sol levante è pervaso da un nuovo fenomeno sociale: l'adorazione dei cani. Solo nel corso del 2004 i nipponi- ci hanno acquistato oltre un milione e mez- zo di cani. Stando agli autori del documenta- rio questa nuova moda ha stimolato la nascita di nuove e singolari professioni. Ad esempio sono state inaugurate pasticcerie riservate ai soli cani. Nelle metropoli giapponesi sono ad- dirittura state inaugurate delle SPA di lusso per cani. I padroni che si recano al lavoro o a seguire le lezioni lasciano i propri animali in custodia ai gestori di queste particolari struttu- re. Durante l'assenza dei loro proprietari i cani sono sottoposti a massaggi di rilassamento, a trattamenti estetici, bagni a base di essen- ze floreali, ecc. Addirittura ai cani viene fat- ta fare ginnastica su particolari attrezzi ginnici studiati e realizzati appositamente pensando a loro. I ritmi frenetici che scandiscono la vita dei giapponesi, tuttavia sono tali che in molti non possono permettersi di accudire un cane a tempo pieno. Anche in questo caso l’inge- gnosità degli imprenditori arriva in soccorso di chi non vuole sentirsi escluso. In Giappo- ne i cani, ma anche gatti e altre specie, pos- sono essere presi in prestito. Per farlo basta rivolgersi a negozi specializzati nell'affittare animali domestici. La cifra che si spende per questo genere di servizio varia tra i cento e i trecento euro per un weekend. Sinceramente a noi sembra che qui si esageri. Avere un cane ha senso se lo si può godere, se si ha il tem- po di giocare con lui. Se non si ha il tempo di portarlo a passeggio, né di spazzolarlo è inuti- le adottarlo. Si rischia unicamente di farlo pa- tire per via dei continui abbandoni. Inoltre, le mode passano e i cani non sono dei vestiti che possono essere riposti in armadio nella spe- ranza che tornino a essere trendy. Qui si esagera TEMA BASE IL RUGGITO di Krsto Babić Eccoci alla seconda metà di luglio. Migliaia di famiglie stanno per partire per le va- canze. Trascorrere momenti lieti in un ambiente diverso da quello abitudinario è utile per ritemprare lo spirito e il corpo. Le ferie sono un diritto conquistato dopo decenni di lotte sindacali. Come tutti gli anni in questo periodo, anche nel 2007 i mezzi d’informazione testimo- niano il problema dell'abbandono di migliaia di animali domestici. Esseri indifesi rin- negati dai propri padroni senza scrupoli. Animali lasciati morire per soddisfare un bieco capriccio di persone immature. Adottare un animale equivale ad accettare un impegno per tutta la vita. Se si pensa di non essere in grado di onorarlo sarebbe opportuno non assumerselo. Certo, “esisto- no” mille scuse per giustificare un comportamento criminale. “Non sapevo in che modo dire di no a mio figlio, ma ora a lui non interessa più”, è una delle giustificazioni più frequenti. Ebbene cari genitori coscienziosi: dire di no a un bambino che pretende di possedere un cane, anche se obiettivamente in casa vostra non ne esistono i presupposti, è indubbiamente più educativo di quanto non lo sia il fatto di cedere alle sue pretese in- fantili. Inoltre, vi siete mai chiesti che razza di valori impartite ai vostri eredi insegnando loro a rinnegare un amico semplicemente perché è diventato scomodo o d'intralcio? Chi è in grado di abbandonare un animale solo perché in caso contrario non potreb- be recarsi in vacanza per alcune settimane non è degno di essere considerato una perso- na civile. Se proprio non si riesce a convincere nessun parente o amico a prendersi cura del proprio animale mentre ci si deve assentare per periodi prolungati, una soluzione esiste. I piccoli annunci sono pieni zeppi di gente che si offre di fare da dog-sitter e nelle grandi città esistono pure degli appositi alberghi per cani (di norma accettano di ospita- re anche altri tipi di animali). Persino gli hotel convenzionali accettano sempre più fre- quentemente di accogliere anche gli animali dei propri clienti. Per concludere, prima di congedarci per l'estate, che trascorreremo in compagnia del nostro cane, vi invitiamo a ragionare sulla seguente eventualità. Quando un giorno sarete diventati anziani vi farà piacere essere abbandonati dai vostri familiari impazienti di andare in villeggiatura? È tempo di vacanze animali DEL POPOLO DEL POPOLO

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voce Anno I • n. 5 • Mercoledì, 18 luglio 2007

Di recente la Televisione pubblica croa-ta ha trasmesso un documentario sul-le abitudini di vita dei giapponesi.

Seguendo il programma si è potuto appren-dere che il Paese del Sol levante è pervaso da un nuovo fenomeno sociale: l'adorazione dei cani. Solo nel corso del 2004 i nipponi-ci hanno acquistato oltre un milione e mez-zo di cani. Stando agli autori del documenta-rio questa nuova moda ha stimolato la nascita di nuove e singolari professioni. Ad esempio sono state inaugurate pasticcerie riservate ai soli cani. Nelle metropoli giapponesi sono ad-dirittura state inaugurate delle SPA di lusso per cani. I padroni che si recano al lavoro o a seguire le lezioni lasciano i propri animali in custodia ai gestori di queste particolari struttu-re. Durante l'assenza dei loro proprietari i cani sono sottoposti a massaggi di rilassamento, a trattamenti estetici, bagni a base di essen-ze fl oreali, ecc. Addirittura ai cani viene fat-ta fare ginnastica su particolari attrezzi ginnici

studiati e realizzati appositamente pensando a loro. I ritmi frenetici che scandiscono la vita dei giapponesi, tuttavia sono tali che in molti non possono permettersi di accudire un cane a tempo pieno. Anche in questo caso l’inge-gnosità degli imprenditori arriva in soccorso di chi non vuole sentirsi escluso. In Giappo-ne i cani, ma anche gatti e altre specie, pos-sono essere presi in prestito. Per farlo basta rivolgersi a negozi specializzati nell'affi ttare animali domestici. La cifra che si spende per questo genere di servizio varia tra i cento e i trecento euro per un weekend. Sinceramente a noi sembra che qui si esageri. Avere un cane ha senso se lo si può godere, se si ha il tem-po di giocare con lui. Se non si ha il tempo di portarlo a passeggio, né di spazzolarlo è inuti-le adottarlo. Si rischia unicamente di farlo pa-tire per via dei continui abbandoni. Inoltre, le mode passano e i cani non sono dei vestiti che possono essere riposti in armadio nella spe-ranza che tornino a essere trendy.

Qui si esageraTEMA BASE

IL RUGGITOdi Krsto Babić

Eccoci alla seconda metà di luglio. Migliaia di famiglie stanno per partire per le va-canze. Trascorrere momenti lieti in un ambiente diverso da quello abitudinario è utile per ritemprare lo spirito e il corpo. Le ferie sono un diritto conquistato dopo decenni di lotte sindacali.

Come tutti gli anni in questo periodo, anche nel 2007 i mezzi d’informazione testimo-niano il problema dell'abbandono di migliaia di animali domestici. Esseri indifesi rin-negati dai propri padroni senza scrupoli. Animali lasciati morire per soddisfare un bieco capriccio di persone immature.

Adottare un animale equivale ad accettare un impegno per tutta la vita. Se si pensa di non essere in grado di onorarlo sarebbe opportuno non assumerselo. Certo, “esisto-no” mille scuse per giustifi care un comportamento criminale. “Non sapevo in che modo dire di no a mio fi glio, ma ora a lui non interessa più”, è una delle giustifi cazioni più frequenti. Ebbene cari genitori coscienziosi: dire di no a un bambino che pretende di possedere un cane, anche se obiettivamente in casa vostra non ne esistono i presupposti, è indubbiamente più educativo di quanto non lo sia il fatto di cedere alle sue pretese in-fantili. Inoltre, vi siete mai chiesti che razza di valori impartite ai vostri eredi insegnando loro a rinnegare un amico semplicemente perché è diventato scomodo o d'intralcio?

Chi è in grado di abbandonare un animale solo perché in caso contrario non potreb-be recarsi in vacanza per alcune settimane non è degno di essere considerato una perso-na civile. Se proprio non si riesce a convincere nessun parente o amico a prendersi cura del proprio animale mentre ci si deve assentare per periodi prolungati, una soluzione esiste. I piccoli annunci sono pieni zeppi di gente che si offre di fare da dog-sitter e nelle grandi città esistono pure degli appositi alberghi per cani (di norma accettano di ospita-re anche altri tipi di animali). Persino gli hotel convenzionali accettano sempre più fre-quentemente di accogliere anche gli animali dei propri clienti.

Per concludere, prima di congedarci per l'estate, che trascorreremo in compagnia del nostro cane, vi invitiamo a ragionare sulla seguente eventualità. Quando un giorno sarete diventati anziani vi farà piacere essere abbandonati dai vostri familiari impazienti di andare in villeggiatura?

È tempo di vacanze

animali

DEL POPOLODEL POPOLO

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Non siete il tipo di persona alla quale piace svegliar-si all'alba assieme ai fornai

per portare a spasso il cane? Vi fa ribrezzo dover pulire la cassetta del gatto? Siete allergici alle piume di pappagallo? Se le risposte alle pre-cedenti domande sono tutte affer-mative, ma non volete fare a meno

di un animale che vi faccia compa-gnia, una soluzione adatta a voi esi-ste. Stiamo parlando dell’acquario.

I “pesci rossi” non richiedono particolari attenzioni, basta dare loro da mangiare una volta al gior-no. E addirittura, se decidete di do-tarvi di un particolare dosatore mu-nito di timer non sarete vincolati neppure da questo obbligo. In più, numerosi studi hanno dimostra-to che trascorrere il tempo osser-vando i pesci mentre nuotano nel-l'acquario aiuta a distendere i ner-vi contribuendo a far diminuire la pressione.

L’enorme varietà di pesci nor-malmente esistenti in commer-cio (sono oltre cinquecento) offre un’infi nità di possibilità di scelta sul modo nel quale “decorare” il proprio acquario. Il prezzo degli animali varia da poche kune per le specie più comuni fi no a raggiun-gere svariate migliaia di euro per

quelle più rare e spettacolari. Ana-logo è il discorso che si deve fare per quanto concerne l’esborso lega-to all’acquisto di un acquario inteso come contenitore. Il prezzo dipende anche dalla qualità dell’attrezzatura elementare (purifi catori, termome-tri, ossigenatori...). Nei negozi spe-cializzati o tramite Internet si può

acquistare una miriade di optional: città sommerse, modellini di vascel-li, aerei della Seconda guerra mon-diale e chi più ne ha più ne metta.

Dobbiamo ammettere di non es-sere stati del tutto onesti nei vostri confronti quando in precedenza ab-

biamo affermato che per tenere dei pesci in casa sia suffi ciente dare loro da mangiare una volta al giorno. Per chiarirci, ciò è vero se vi acconten-tate di un acquario spoglio o quasi. Se, invece, desiderate ricreare all’in-terno della vasca un’ambientazione che simuli alla perfezione l’habitat naturale di fi umi, laghi, mari o ocea-

ni nei quali prolifi cano le specie che avete deciso di adottare, la cura del-l’acquario si trasforma in un lavoro certosino che richiede moltissimo tempo e grande dedizione.

Se vi siete decisi ad allestire in casa un acquario è essenziale prima di tutto decidere di quale tipo dovrà essere. Gli acquari si differenziano tra quelli ad acqua salata o marina e quelli ad acqua dolce. Anche i pesci non sono tutti uguali, si distinguono tra quelli tropicali e quelli che ne-cessitano di vivere in acque fredde. Ovviamente l’acquario non deve necessariamente essere colonizza-to con i pesci, si possono utilizzare anche granchi, tartarughe o altri ani-mali ancora.

Gli acquari possono essere adornati sia con vegetazione arti-fi ciale (piantine in plastica molto simili agli originali), oppure col-tivata. Se si opta per questa se-conda possibilità bisogna essere consci che ci si assume un com-pito assai arduo. Far crescere una

pianta è già diffi cile in condizioni normali, quando si tratta di vege-tali acquatici le diffi coltà crescono esponenzialmente. Bisogna anche essere dotati di un equipaggiamen-to adatto. Le giovani piante, infatti, devono essere coltivate in un vaso apposito, una precauzione necessa-ria ad evitare il rischio che gli ani-mali presenti nel vero acquario non le rovinino prima che abbiano avu-to il tempo e il modo di raggiunge-re la maturità. Solo una volta che la pianta ha raggiunto il giusto grado di maturazione può essere trapian-tata, un’operazione che richiede una delicatezza straordinaria. Soli-tamente ai principianti si consiglia di scegliere prima la fl ora dei pro-pri acquari, di farla maturare e solo in seguito di procedere all’acquisto e all’introduzione della fauna. Fi-guratevi che esistono delle perso-ne che una volta ottenuto il risul-tato voluto con le piante ornamen-tali decidono di non inserire i pesci nell'acquario.

ACQUARIOLOGIA

Gli acquari, un hobby che rilassa

Mercoledì, 18 luglio 2007

Veri e propri quadri viventi

di Krsto Babić

RETTILI Vissero a fi anco dei dinosauri

I coccodrilli sono fossili viventiA cura di Igor Kramarsich

Esistono tra noi esseri che hanno vissuto assieme ai dinosauri. Non sono in gra-

do di raccontarci come fosse la preistoria. Tuttavia, esaminandoli gli studiosi sono stati comunque in grado di risalire a una quantità eccezionale di informazioni fon-damentali utili per permetterci di carpire i segreti che hanno reso possibile la vita sul nostro pianeta. Stiamo parlando dei cocco-drilli che sono un ordine di rettili soprav-vissuti per millenni quasi immutati.

Questi potenti animali comparvero tra il Triassico superiore e l'inizio del Giuras-sico e da allora continuano a popolare la terra grazie alle loro imbattibili caratteri-stiche, fi siche e comportamentali, che sono rimaste pressoché inalterate nel tempo. A causa di ciò, il coccodrillo può essere con-siderato un vero e proprio fossile vivente.

Caratteristiche fi sicheIl loro corpo è allungato e ricoperto

di scaglie, solitamente di colore scuro sul dorso e chiaro sul ventre. La testa è trian-golare, dotata di narici all'estremità del-la mandibola e occhi sporgenti. La lunga coda dall'estremità piatta e le zampe pal-mate rendono i coccodrilli nuotatori for-midabili. Raggiungono dimensioni im-pressionanti. La lunghezza varia dal me-

tro e mezzo ai sette metri. A seconda delle specie il peso può variare dai venti chilo-grammi a circa una tonnellata.

ComportamentoI coccodrilli sono predatori che tendo-

no a vivere raggruppati assieme ai propri simili, anche se non si può parlare di strut-ture sociali tipo branco. Questo modello sociale a volte è sovvertito radicalmente, e gli esemplari adulti tendono a difendere in modo estremamente aggressivo le pro-prie zone di caccia. Le prede dei cocco-drilli sono principalmente i pesci e i pic-coli vertebrati. Quando raggiungono il pieno sviluppo attaccano con successo an-che animali molto grandi, quali i bovini. La caccia avviene per agguato, avvicinan-dosi alla preda inconsapevole dall'acqua, restando semisommersi. La pesca può av-venire in immersione, catturando i pesci grazie alle notevoli doti natatorie di cui sono dotati o posizionandosi a fauci spa-lancate in attesa che la preda si infi li loro in bocca, una curiosa tecnica che è stata osservata nel coccodrillo del Nilo. Posso-no digiunare per lunghi periodi di tempo (si ritiene fi no a sei mesi). Sono in grado di muoversi per tratti prolungati anche a terra con andatura sostenuta, sollevando-

si sulle zampe. Tuttavia, soprattutto gli esemplari più piccoli, tendono ad avere un comportamento circospetto quando sono lontani dall'acqua e vi si rituffano appe-na possibile. La femmina adotta cure pa-rentali nei confronti dei piccoli, vigilando sulla loro incolumità per diverse settima-ne. Essendo eterotermi, si devono riscal-dare trascorrendo una parte della giornata al sole. Durante queste pause sulle rive dei fi umi o dei laghi, alcune specie di cocco-drilli interagiscono con il piviere un uccel-lo che ripulisce loro la bocca da parassiti e residui alimentari.

HabitatReperibile pressoché in tutte le aree

equatoriali e tropicali del pianeta. I coc-codrilli vivono lungo il corso di fi umi, nei

laghi, nelle zone paludose e alcune specie si spingono persino in mare per lunghi trat-ti. Per nidifi care preferiscono terreni umi-di e ombreggiati, dove possono scavare facilmente il nido e ricoprirlo di materia vegetale (per assicurare una temperatura costante grazie al calore generato dalla de-composizione di quest'ultima).

I coccodrilli si trovano all’apice della catena alimentare e in quanto tali hanno un ruolo assai importante in natura. L’uni-ca vera minaccia che grava su di loro è la caccia praticata dall’uomo. In molti Paesi la caccia a questi rettili è stata proibita, ma continua a essere praticata abusivamente. Il bracconaggio è alimentato principal-mente dal mondo della moda. La pelle di questi animali, infatti, raggiunge quotazio-ni astronomiche.

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“Se è vero che il gatto persiano è il gatto dei re, è altrettanto vero

che il gatto certosino è il re dei gatti!!!!!”

Come avrete di certo potuto in-tuire il terzo capitolo della storia sulle razze feline lo dedichiamo al gatto certosino. Uno splendido animale che per la sua specifi cità viene, non senza modestia, defi ni-to il sovrano dei felini domestici.

Il certosino è una delle razze feline più antiche. È stato importa-to in Europa dall'oriente dai cava-lieri templari nel 1100 d.C. circa. Resta imprecisata la provenienza: non si sa se sia originario dell'Iran o della Turchia. Una leggenda narra che i Crociati che tornavano dalle spedizioni in Terra Santa ve-nivano ospitati nelle certose. Per sdebitarsi con i monaci dell'ospi-talità offerta, alcuni Templari re-galarono ai religiosi una coppia di gatti dall'esotico mantello grigio-blu. Essi avevano la fama di esse-re dei grandi cacciatori di topi. At-tratti da tale dote i frati iniziarono ad allevarli allo scopo di proteg-gere sia i granai sia le scorte ali-mentari, come pure per evitare la distruzione di preziosi manoscrit-ti. D’altra parte, contrariamente alle leggende non esistono prove scritte che questi gatti siano stati effettivamente allevati nelle certo-

se dai monaci cistercensi, né che la tonalità del loro manto peloso ispirò il colore del saio dei mona-ci certosini.

Il certosino è stato allevato, in epoca moderna, a partire dagli anni '30 del secolo scorso in Fran-cia dalle sorelle Léger. In princi-pio iniziarono ad allevare dei gatti blu che comparivano numerosi in un'isola dell'Atlantico. Pochi anni dopo la loro gatta Mignonne fu dichiarata all'esposizione di Pa-rigi il più bel gatto certosino del mondo. Nello stesso periodo si è sviluppato un allevamento di gatti blu nella zona del massiccio cen-trale francese. Si trattava di gatti decisamente più robusti di quelli di origine atlantica. Dopo la Se-conda guerra mondiale il certosi-no rischiò l'estinzione. Allo scopo di salvaguardarli furono operati degli incroci con altre tipologie di gatti, soprattutto con il British blue, la razza considerata la più si-mile al certosino.

Nel 1977, però, la Federazione internazionale felina stabilì la de-fi nitiva distinzione tra i certosini e i British blue.

La corporaturaIl certosino è molto robusto

e ha una corporatura massiccia. Non si può non notare una mar-cata differenza tra la femmina e

il maschio. La prima, di indole più indomita e attiva, raggiunge pesi e dimensioni tipiche del gatto domestico (altrimenti noto come "gatto europeo"). Il maschio può invece raggiungere pesi e dimen-sioni considerevoli, arrivando per-sino a superare i dieci chilogram-mi. Il maschio, inoltre, sviluppa al di sotto del mento due ali di pelle che gli donano un aspetto regale. Il petto è largo e imponente, le spalle ampie, larghe e muscolose, le zampe corte con ossatura sotti-le. I piedi sono piccoli e rotondi con i cuscinetti grigi con tonalità rosa o marrone. La testa è molto grossa e le guance sono ben mar-cate. La parte inferiore delle guan-ce, tonde, basse e piene, conferi-sce alla testa una forma di trapezio tondeggiante rovesciato. Il muso non ha punta: sembra stretto ri-spetto alla testa. I cuscinetti dei baffi sono molto sviluppati e insie-me al pinch pronunciato donano al certosino un'espressione dolce con l'aspetto tipico del sorriso. Il naso è grigio-ardesia, dritto e largo. Le orecchie, strette alla base, di grandezza media e arrotondate in punta, sono poste in alto sulla te-sta. Gli occhi sono di color rama-to arancio o cuoio. Sono grandi, ben aperti e molto espressivi. La coda è larga alla base e tende ad assottigliarsi leggermente in pun-ta. Non è troppo lunga ed è di co-lore identico al mantello. Il pelo è

lucido fi tto, non cascante perché sostenuto da un folto sottopelo leggermente rialzato. La pelliccia del certosino è lanuginosa, parti-colarmente idrorepellente e per-mette a questo gatto di adattarsi a tutti i climi e a sopportare bene sia il freddo sia l'umidità.

Il mantelloIl pelo grigio con rifl essi di

blu può avere sfumature che va-riano dal color cenere fi no al co-lor ardesia. Tutte le tonalità sono ammesse nello standard di razza, ma la più apprezzata è il grigio blu chiaro. Ai raggi del sole, il mantel-lo, per un fenomeno di rifrazione, assume sfumature di colore azzur-ro-viola. Secondo lo standard non deve esistere differenza di totalità tra mantello e sottopelo, il mantel-lo deve apparire uniforme senza ombreggiature, mentre la presen-za di rifl essi bruno-rossi e la pre-senza di peli bianchi costituisce un difetto. Alla nascita il pelo del cucciolo di certosino è striato, nei primi mesi di vita le striature tab-by sbiadiscono lasciando il carat-teristico e uniforme colore blu sul mantello.

Le caratteristiche principali

Come ogni vero felino che si rispetti, anche il certosino è un animale schivo, riservato, timido, docile e affettuoso. Non patisce di solitudine, anche se non bisogna abusare di questa sua caratteristi-ca per lasciarlo ripetutamente solo per lunghi periodi. È un animale poco invadente, calmo e molto equilibrato. È dignitoso, desidera essere rispettato, sarà lui a stabi-lire il momento del gioco o delle coccole. Il certosino, grazie alla sua simpatia e dolcezza, tende a conquistare e ad affezionarsi a tut-ti i membri della famiglia. Le sue manifestazioni d'affetto sono ri-servate alle occasioni speciali, ed è per questo che ogni suo gesto è considerato estremamente prezio-so. In genere è il maschio a essere più tollerante rispetto alla femmi-na, che a sua volta è molto timi-da e schiva, ad eccezione del mo-mento del parto, quando richiede la presenza del padrone almeno fi no alla nascita del primo gattino. Il certosino non è un gatto chias-soso, il suo miagolio è gentile e sommesso.

FELINI

POESIE

Non a tutti, ma concede i suoi affettia chi ne è degno.Tranquillo, affezionato alle sue abitudini,tiene all’ordine, alla pulizia…nella sua tenerezza manterrà semprela sua libertà.Non farà mai cose irragionevoli,se affezionato sentirete l’intimità degli affetti.Simboleggia la donna, la fem-minilità.Dalle dimensioni delle sue pu-pille,si può calcolare l’ora del giorno.Carattere indipendente,obbedisce quando vuoleda sembrare un ingrato, non lo è,a volte ama star solo, ha paurae diffi da della società.Gli antichi Egizi ne compresero l’utilitàe l’importanza dei benefi ci ot-tenuti,per salvare le derrate alimentaridall’invasione dei topi, tantoda farne un’animale sacro.Perseguitato negli anni bui del Medio Evo,non capito ai giorni nostri,molestato, tormentato dalla tep-paglia,vessato e condannato a morte,poiché ignoranti, dalle stesse au-toritàincivili, che non calcolano me-schini,le spaventose invasioni murine nelle città.

Il gatto

Bianca la luna a febbraiola terrazza è smisurataIl gatto è la duna del desertoche assedia la cittàIndistinta – più in là abita un’altra razza

Il gatto è la duna del deserto

Mercoledì, 18 luglio 2007

Il cacciatore di topi al soldo dei Templari

A cura di Sabrina Ružić

Il gatto certosino Il gatto certosino amico dei monaciamico dei monaci

di Leopold Persidi

di Benito Sablone

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Questo cane da pastore per la difesa delle greggi, dalla sto-ria millenaria, è considerato

razza unica dal 1.mo gennaio del 1958. In quella data l’Ente nazio-nale per la cinofi lia d'Italia (ENCI) ha approvato lo standard attualmen-te in vigore ponendo così fi ne alle polemiche tra cinofi li maremmani e abruzzesi.

Di grande somiglianza con il ku-vasz ungherese, il pastore dei Tatra polacco e il cane da montagna dei Pirenei, si ritiene che il maremma-no-abruzzese discenda dai cani da pastore del Medio Oriente. Più dif-fi cile è stabilire il modo in cui il ma-remmano-abruzzese si è diffuso nel centro-sud Italia (Maremma tosco-laziale, Abruzzo, Molise, Tavoliere delle Puglie). Le ipotesi sono molte, quasi infi nite. Secondo alcuni giun-se dall'Ungheria, terra nella quale arrivò assieme ai cumani, una po-polazione tartara che si era spostata in Occidente spinta dalla pressione dell’avanzata mongola.

La sua conoscenza è accertata già in epoca romana come dimo-stra lo scritto “Rerum Rusticarum” di Marco Terenzio Varrone: “Deve avere un bello sguardo, essere di grande taglia con occhi scuri o gri-gio giallastro… la testa è grande; le orecchie sono pendenti; spalle e collo larghi, arti lunghi e diritti…la coda spessa, il latrato profondo, il manto preferibilmente bianco affi n-ché si possa distinguere e l’aspetto generale leonino”.

Al primo secolo dopo Cristo ri-sale il “De re rustica” di Columella. Si tratta di un testo sugli animali do-mestici che si occupa anche dei cani da pastore: “Il pastore desidera di-sporre di cani bianchi, affi nché essi non vengano confusi con gli animali selvaggi… il suo compito principale è quello di rincorrere il lupo… deve essere potente e vivace. Il cane da pastore con corpo slanciato eccelle su quello a corpo corto”.

Un animale molto simile all’at-tuale maremmano-abruzzese è raf-fi gurato anche in affreschi medioe-

vali e dipinti del ‘600 e del ‘700. Lo standard uffi ciale prevede che il ma-remmano-abruzzese sia un cane di grande mole, d’aspetto rustico ma al contempo distinto e coraggioso, d’espressione intelligente e caratte-re docile, ma feroce quando difen-de il gregge e la proprietà. La testa, grossa e conica, ricorda quella del-l’orso bianco, le orecchie sono pic-cole e triangolari, gli occhi scuri, il tartufo con margine grosso, la den-tatura a forbice stretta e il collo for-te, dal pelo lungo e folto che forma collare.

Il maremmano-abruzzese d’og-gi rappresenta il frutto di una mille-naria selezione legata alla pastorizia transumante, oggi ancora diffusa in Abruzzo dove d’inverno il bestia-me scende nel Tavoliere pugliese. Da sempre i pastori hanno avuto un ruolo fondamentale nella selezione di esemplari omogenei che fosse-ro idonei all’impiego richiesto. Per quanto riguarda il carattere si tratta di cani fi eri e indipendenti che non necessitano d’addestramento. Anzi odiano le costrizioni e hanno un for-te senso d’autodisciplina. Notevo-le è la loro perspicacia così come il

senso di responsabilità per il loro do-vere, ossia la guardia della proprietà e la difesa del gregge. Sono cani ru-

stici, non necessitano di particolari cure e amano vivere all’aperto. Le femmine sono madri meravigliose capaci di allevare cucciolate mol-to numerose. I cuccioli sono molto precoci e coraggiosi. Il cane destina-to a lavorare con il gregge deve es-sere energico e rifl essivo. Il suo sco-po è di imparare a conoscere le pe-core che deve custodire una a una e farsi accettare come loro tutore. Non deve essere isterico, ululare e creare panico. Oggi questo vigile custode del gregge e coraggioso guardiano sta riscuotendo un discreto succes-so anche nel campo della protezio-ne civile. Il maremmano-abruzzese è sempre più spesso impiegato pure come cane da compagnia. Tutti gli anni il Circolo del pastore marem-mano-abruzzese organizza una de-cina di raduni e mostre, oltre a favo-rire l’iscrizione al Libro italiano dei soggetti tipici utilizzati nel governa-re i greggi.

Nonostante il suo tardivo ap-prezzamento da parte della cino-

fi lia uffi ciale (bisognerà attendere gli anni ’50 del secolo scorso per assistere alla nascita di una socie-tà specializzata per la tutela e l’in-cremento della razza), oggi il ma-remmano-abruzzese è piuttosto diffuso anche all’estero. La razza conta numerosi estimatori in Olan-da, Svezia, Svizzera e soprattutto Gran Bretagna, dove gli allevatori investono notevoli sforzi allo sco-po di reperire grandi riproduttori. I britannici sono soliti acquistare cucciolate nate da femmine italia-ne, lasciate partorire nei canili di quarantena.

Ancora attuali sono le parole pronunciate dal principe Tommaso Corsini nel 1913: “…Se cercate ub-bidienza e sottomissione state lonta-ni dalla nostra razza, ma se apprez-zate l’amicizia liberamente offerta e ricevuta, un pizzico di umorismo e molti insegnamenti sulle regole che governano la vita selvatica, un Ma-remmano tipico è quanto di meglio potrete trovare”.

CINOFILIA

5Martedì, 18 luglio 2007

A cura di Tosco Cicala

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Un animale energico e rifl essivo

Il pastore maremmano-abruzzeseIl pastore maremmano-abruzzese

Lo standard essenzialeAspetto Generale: è una cane

di grande mole, con una forte co-stituzione e di aspetto maestoso. La sua conformazione è quella di un grande mesomorfo (quando la lunghezza del tronco supera l’al-tezza al garrese).

Testa: è la parte del cane di maggiore importanza, si presenta grande e forte, di spiccata conici-tà, tale da poter essere paragonata a quella dell’Orso polare.

Occhi : sono obliqui e ben di-stanziati l’uno dall’altro, di colore che va dall’ocra al marrone scu-ro. La forma a mandorla dona al cane uno sguardo ardente e deter-minato.

Collo: è poderoso e muscolo-so, corto e sempre privo di gio-gaia, circondato da una folta cri-niera, ma solo nei maschi adulti.

Arti: giustamente propor-zionati al resto del corpo, forti e robusti, devono essere perfetta-mente paralleli e perfettamente a piombo. I piedi sono larghi e ro-tondeggianti con ditta ben serrate.

Coda: è tenuta bassa a ripo-so, viene sollevata soltanto in ec-citazione. È ben guarnita di folto pelo.

Muscolatura: è assai poten-te e ben sviluppata in ogni parte del corpo.

Tartufo: è molto grande è so-litamente nero, ma in alcuni sog-getti, può avvenire un lieve calo della pigmentazione, soltanto in inverno (tartufo invernale), per poi ritornare del colore indicato nella stagione calda.

Denti: sono completi nello sviluppo e nel numero. Devono avere la chiusura a forbice.

Mantello: è di colore bianco latte, il pelo è lungo e folto, li-scio o lievemente ondulato, mai cadente ma sparato, forma nei maschi, un ricco collare attorno al collo, che ricorda la criniera dei leoni.

Altezza e Peso: gli esempla-ri maschi raggiungono un’altez-za al garrese che varia dai 67 ai 73 centimetri. Il loro peso oscilla tra i 50 e i 60 chilogrammi (non sono rari gli esemplari che arri-vano a superare abbondantemen-te tale peso). L’altezza delle fem-mine è compresa solitamente tra i 60 e i 68 centimetri al garrese. Il loro peso varia tra i 35 e i 45 chi-logrammi.

Maremma vs AbruzzoNessuno può affermare con

assoluta certezza quale sia la vera terra d’origine del pastore maremmano-abruzzese. C’è chi afferma che si tratti della Marem-ma e chi è convinto che sia inve-ce l’Abruzzo. In un certo senso hanno ragione entrambe le scuo-le di pensiero. Il termine pastore maremmano-abruzese fu conia-to nella seconda metà degli anni Cinquanta del secolo scorso. In quel periodo le vaste pianure del-la Maremma, erano appena state bonifi cate ed era da poco inizia-ta, anche in quella zona d'Italia, la transumanza dei pastori. Men-tre, in altre regioni dell’Italia centro-meridionale, quali il bas-so Lazio, la Puglia, la Campania e soprattutto l'Abruzzo, la transu-manza avveniva già da molti se-coli. Erano pertanto rarissimi gli esemplari di pastore abruzzese che, scortando il gregge, si tro-vavano in Maremma. Ma ciò no-nostante, si volle lo stesso dare al nome del cane, una certa appar-tenenza a quella terra. La ragione di tale scelta è sconosciuta. Una delle giustifi cazioni più plausibili consiste nel merito che spetta ai toscani nell’opera di salvataggio della razza. L’abruzzese, infat-ti, alla fi ne della Seconda guerra mondiale sembrava destinato ad una fi ne ineluttabile. In secondo luogo, a un comprensibile ma de-leterio disinteresse da parte di chi in quel periodo aveva la possibi-lità di preservare intatte le carat-teristiche fondamentali della raz-za abruzzese e non lo fece. La se-lezione portata avanti dagli alle-vatori toscani, si concentrò quasi esclusivamente sull'aspetto mor-

fologico e meno su quello carat-teriale. Secondo i dogmi del tem-po il cane ideale doveva essere gestibile, tranquillo, meno reat-tivo e maggiormente orientato al contatto con le persone. Gli stes-si fautori dello standard, si ispi-rarono, nella preparazione del medesimo, alla linea di sangue selezionata dai toscani, unifi can-do poi, in un'unica razza le due tipologie, fi no a quel momen-to nettamente differenti tra loro. La fusione delle razze, avvenne a discapito dell'abruzzese, che fu di fatto mortifi cato alle caratte-ristiche morfologiche e caratte-riali di un cane più da "cortile" e da esposizione, che da lavoro. Quando i selezionatori del pasto-re maremmano, si resero conto delle più o meno gravi carenze caratteriali e fi siche ottenute, per potervi porre rimedio, ridando struttura, tempra, ma soprattutto carattere, ai cani dei loro alleva-menti iniziarono ad attingere dal patrimonio genetico puramen-te abruzzese. Oggi continuano a esistere grosse differenze tra le due linee di sangue. All'inter-no di ciascuna delle due manca ancora una certa omogeneità di tipo. È questa il motivo dell’esi-stenza di soggetti che presentano evidenti differenze morfologiche tra loro, pur discendendo dallo stesso ceppo genetico. A tale pro-blema, non si è ancora posto ri-medio a causa dei grossi contrasti tra i sostenitori del cane di tipo Maremmano e quelli a favore del tipo Abruzzese, dissapori troppo spesso alimentati dalla fame di denaro e non dalla passione per uno splendido animale.

Martedì, 18 luglio 2007

Page 5: DDEL POPOLOEL POPOLO · di non essere in grado di onorarlo sarebbe opportuno non assumerselo. Certo, “esisto-no” mille scuse per giustifi care un comportamento criminale. “Non

6 animali

La fenice, il favoloso uccello sacro nominato la prima volta in Egitto, originò molte credenze nei tempi antichi. Nella fervida immaginazio-

ne delle prime civiltà era presentata simile all’aquila reale, con lunghe zampe, il becco affusolato, il collo dorato, le piume del corpo rosse e azzurre e le ali co-lorate d’oro e di porpora. Due lunghe piume, una rosa e l'altra azzurra, rimanevano erette sulla testa o la in-corniciavano con leggiadria.

Nelle leggende dei popoli antichi molti animali, conosciuti per fi sionomia e abitudini, venivano trasfi -gurati in chiave mitica ed esoterica, oppure arricchi-ti di nuove qualità cariche di signifi cati simbolici. La maggior parte degli storici considera la fenice un frut-to della fantasia dei seguaci del Dio-Sole, anche se per i suoi tratti salienti può essere accostata al fagiano dorato, all’ibis o al pavone come nel caso della Bib-bia, o più probabilmente all’Ardea purpurea (l’airo-ne rosso, in egiziano detto bòjinev). Gli Antichi egizi usavano festeggiare il ritorno del primo airone cine-

reo sopra il salice sacro di Eliopoli, evento beneaugu-rante di gioia e speranza.

In uno dei suoi aspetti quest’animale sacro rappre-senta il continuo ripetersi dei cicli della storia univer-sale. Se consideriamo l’infl uenza della disposizione dei pianeti nella vita terrestre, nelle impenetrabili leg-gi universali accade che i corpi celesti tendano ad as-sumere le stesse posizioni reciproche a distanza di un certo periodo. L’anno platonico, ossia il lasso di tem-po che intercorre tra l’identica disposizione dei piane-ti pari a 12.994 anni, si ripeterebbe dunque all’infi nito perpetuando lo stesso ciclo di eventi. Ecco quindi la fenice, simbolo vivente di questo ciclo cosmico, de-stinata come l’universo a morire nel fuoco e risorgere da esso, in quest’inesorabile circolarità della storia.

Secondo l’antica testimonianza di Erodoto, la fe-nice, un uccello sacro dalle forme simili a quelle del-l’aquila, distinto per il piumaggio color oro brillan-te e rosso regale, ogni cinquecento anni compiva il volo dall’Arabia alla città sacra di Eliopoli in Egitto, portando con sé le spoglie imbalsamate del padre al-l’interno di un uovo di mirra, che veniva deposto nel tempio del Dio Sole e poi bruciato. Eliopoli assunse particolare importanza nell’Antico Regno, quando di-venne sede del culto del Dio Sole Ra, ritenuto il capo-stipite dei faraoni. Nello stesso centro si conservava

il “benben”, la pietra solare degli egizi la cui forma ispirò le piramidi.

Un altro interessante resoconto sulla fenice è pre-sente nelle “Metamorfosi” di Ovidio: “C’è un solo uccello che da sé si riproduce e risemina; gli Assiri lo chiamano fenice. Si ciba non di frutta o fi ori, ma d’incenso e resine odorose… Dopo aver vissuto cin-quecento anni, con le fronde di una quercia si costrui-sce un nido sulla sommità di una palma, ci ammon-ticchia cannella, spigonardo e mirra, e ci s’abbando-na sopra, morendo (…). Dal corpo del genitore esce una giovane fenice, destinata a vivere tanto a lungo quanto il suo predecessore. Una volta cresciuta e di-venuta abbastanza forte, solleva dall’albero il nido e lo porta alla città di Heliopolis in Egitto, dove lo de-posita nel tempio del Sole”. Moltissimi scrittori anti-chi scrissero sulla fenice in molteplici varianti; diret-tamente a Ovidio s’ispirò Dante, che nel suo Inferno trasformò la magia in dramma morale: “Così per li gran savi si confessa che la fenice more e poi rinasce, quando al cinquecentesimo anno appressa; erba né biado in sua vita non pasce, ma sol d’incenso lagrime e d’amomo, e nardo e mirra son l’ultime fasce”.

Nelle leggende ebraiche la fenice fu l’unico ani-male che rimase insensibile alle lusinghe di Eva e per questo ricompensata da Dio che la pose in una città fortifi cata dove potesse vivere in pace per mille anni. Al termine di quest’arco temporale, bruciava e risor-geva da un uovo sorto dalle sue stesse ceneri.

Anche il Cristianesimo risentì di queste infl uenze, tanto che la fenice fu accostata a Gesù Cristo e diven-ne il simbolo paleocristiano della resurrezione e del-l’immortalità. La sua immagine è frequente nelle ca-tacombe ed è citata anche dal primo bestiario cristia-no, “Il Fisiologo”: “C’è un altro volatile che è detto fenice, Nostro Signore Gesù Cristo ha la sua fi gura”.

Perfi no l’Oriente celebra le virtù di quest’uccel-lo sacro, veggente e onnisciente. In Cina è una del-le quattro creature magiche che presiedono al desti-no del Paese, personifi cazione delle forze primordiali dei cieli.

Affascina ancora oggi il mito di un essere unico e ineguagliabile (non a caso il modo di dire “essere una fenice”), “semper edeam” (sempre la medesima) come il sole che tramonta e risorge, nascosta e intro-vabile come nei celebri versi del Metastasio: “Come l’araba fenice, che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa”.

RACCONTI

La storia della feniceMITOLOGIA

Donne e cani La pietraia brulla, abbacinan-

te, che s’estende dal mare su ver-so i picchi, mostri incatenati, tutto un groviglio di corpi possenti resi di gesso da chissà quale incanto, mi schiaccia sulla poltrona del-l’autobus che sfreccia lungo la li-toranea. E sono assurdi i nuovi al-berghi, le osterie, i campeggi, gli enormi cartelloni della pubblicità. Non come i fazzoletti di terra stra-namente verdi, i pochi alberi difesi da muricce innalzate con centena-ria tenacia, fortezze contro la bora che cala giù come una furia per sciogliersi chissà dove, sul mare, e si porta via tutto al suo passag-gio, persino la poca terra. Al ripa-ro, nei dossi più ascosi, casettine coi tetti rossi, bianche di calce, tanto piccole che non si capisce come abbiano fatto ad ospitare nei secoli, uomini tanto massicci come quelli che vivono da queste parti.(...)

(...)Poi vengono avanti il primo cane e la prima donna. L’animale nel vedermi drizza il pelo, le fauci aperte, gli occhi di fuoco. Ma un richiamo della don-na basta a farlo ammansire. Lei cammina facendo girare un fuso con annoiata sicurezza. Accanto le trotterella un somaro, sfi anca-to sotto un gran fascio di legna. Mi sorride la donna e ricompo-ne pudicamente con una mano la treccia sotto il fazzoletto bian-co. Si lamenta per quell’asino bolso che proprio non ce la fa a

scendere più rapido per il sentie-ro scosceso e lei ogni tanto deve rimettergli a posto il carico e per farlo, deve riporre il fuso e la roc-ca, così il lavoro rimane indietro. Se ne va borbottando col suo sor-riso, col suo cane ringhioso, con il suo asinello sfi ancato. Il fuso nella sua mano riprende subito a prilla-re, ballerino.

Più avanti incontro una casetta con un grande tiglio da-vanti. Sotto, all’ombra, se ne sta seduta una vecchia, con un più vecchio cane al fi anco. Che nean-che si alza, la bestia spelacchiata, per abbaiare. Forse non ce la fa neppure e mi guarda soltanto, con due occhi grigi, quasi spenti. La padrona sta sfogliando dei rami:

- Per il maiale, - mi dice. - Per il maiale? - Finché è giovane, vanno

bene pure le foglie. Così diventa più lungo. Sa, noi siamo tre donne, tre donne sole. I miei fi gli? Lavo-rano in Germania. La nuore sono rimaste con me. A tirare avanti. La terra è su per il Tuhobić, tut-ta da zappare, ma le nostre pata-te le richiedono gli alberghi più lussuosi di Abbazia. Certo, se l’orso non se le va a scavare pri-ma. Quando torneranno, i fi gli si costruiranno una casa vicino al mare, hanno già acquistato il ter-reno, ed io rimarrò qui sola. - Il cane mi guarda sornione ancora

una volta e poi con uno sbadiglio s’addormenta. Sorride la vecchia, d’un sorriso rassegnato e buono e aggiunge: - Speriamo che tornino presto, i fi gli, perché io sono così vecchia che potrei anche morire. E allora chi mi porterà in cimi-tero? Sono quasi due ore fi no al paese, due ore fi no a Zlobin…

- Ci vorranno più uomini per portare una bara…

- No, no! senza bara. Chi ci passa con una bara per questi nostri sentieri? Il vestito pulito, quello sì. Mi porteranno giù come hanno portato via tutti gli altri che son partiti da qui senza far ritor-no: sulle spalle.

Proseguo verso il mon-te. Ormai la vetta è a portata di mano ma io non ho più voglia di camminare. Mi siedo su una mu-riccia e guardo una serpe che se ne va tranquilla tra i sassi. In alto vola un falco e non so bene se s’è accorto del rettile perché se ne va planando pian piano in un giro sempre più ampio. Poi, come un bolide, arriva un cagnaccio nero abbaiando come un forsennato. Io mi alzo impaurito. Ma non è con me che ce l’ha: ha visto la serpe ed impegna un corpo a corpo che in breve lo vede vincitore.

Viene avanti una donna reggendo un bimbo in braccio. Avrà una cinquantina d’anni. Chiama il cane, che uggiola ora, e salta attorno alla serpe che si sro-tola pian piano negli ultimi sussul-

ti dell’agonia. Si ferma la donna e, di tasca, tira fuori un poppatoio che porge al bambino.

- Suo nipote? – chiedo ac-cennando al bimbetto, tutto tirato a lustro.

- No, no… - Suo fi glio? Possibile? - È il fi glio di una cono-

scente. Sua madre è a lavorare in un albergo della riviera. Me l’ha affi dato. Glielo tiro su come ho ti-rato su altri, fi nché lei non ritorna, fi nita la stagione… Sono stata giù, dal dottore...

Pulisce la donna la boccuc-cia del bimbo con una pezzuola bianca e poi se ne va col suo cane, su per il sentiero tra la pietraia.

Proseguo, arrivo a fatica in vetta, resto per un po’ a dormi-re tra l’erba secca con attorno una pace colma di riverberi. Quando mi sveglio - il sole ormai sta tin-gendo di rosso la barriera di gesso messa a ventaglio sotto il Tuhobić, - viene avanti un altro cane. È un cane brutto, grigio, con le orec-chie a brandelli sicuramente per i combattimenmti per qualche fem-mina dietro i pagliai delle casupo-le galleggianti sulla pietraia. È un cane buono. Mi guarda, mansueto si accuccia senza fi atare e, quan-do mi decido ad andarmene giù, mi segue fi nché arriva il buio di quella giornata corta d’autunno.

Mario Schiavato

Mercoledì, 18 luglio 2007

«Semper edem» (sempre la medesima)

A cura del dott. Marco Grilli

Il Teatro Fenice di FiumeIl Teatro Fenice di Fiume

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animali 7

VETERINARIA

La Leishmaniosi è una ma-lattia conosciuta da centi-naia d’anni. Colpisce l’uo-

mo e numerosi animali. È molto diffusa nei Paesi del Mediterra-neo, tanto da suscitare la preoc-cupazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Si tratta di una parassitosi provocata da un protozoo del genere Leishmania a localizzazione intracellulare che viene trasmessa da piccoli insetti ematofagi (Phlebotomus).

Ciclo biologicoIl ciclo biologico della Leish-

mania è complesso per la neces-sità del microrganismo (dixeno) di sfruttare un ospite intermedio, l'insetto vettore, e di uno defi niti-vo, l’ospite vertebrato. Nell'ospite defi nitivo: uomo, cane, gatto, altri animali domestici o selvatici, le Leishmanie possono presentarsi sotto forma di amastigote. I pa-rassiti, precedentemente iniettati in forme infettanti attive dal vet-tore attraverso la puntura al pasto di sangue, scatenano la reazione immunitaria dell'ospite e vengo-no inglobati nella linea cellulare monocita-macrofagica. All’inter-no del citoplasma cellulare, gli amastigoti si moltiplicano per scissione binaria e con la rottura della cellula parassitata, vengono liberati per andare a invadere altri macrofagi. Gli amastigoti, ingeri-ti dal fl ebotomo femmina quando esercita l'ematofagia sul mammi-fero infetto, arrivano all’intestino

dell’insetto dove avvengono alcu-ne fasi di sviluppo e di moltiplica-zione del microrganismo. Le for-me fl agellate che hanno origine da tale processo sono paramasti-goti (reperibili nella faringe, nel piloro e nell’ileo dell'insetto in-festato) e promastigoti (localizza-ti nello stomodeo del fl ebotomo vettore), dalle dimensioni dell’or-dine di micron (µ). Il ciclo biolo-gico della Leishmania nell’ospite invertebrato dura dai quattro ai venti giorni e dipende molto dalle condizioni climatiche ambientali. Il fl ebotomo è sensibile a tempe-rature al di sotto della media esti-va. Il contagio di un nuovo ospite defi nitivo avviene durante il pasto di sangue, attraverso l'inoculazio-ne dei promastigoti metaciclici infettanti dall’apparato buccale (stomodeo) dell’insetto femmina al sottocute del mammifero.

PatogenesiLa presenza dei fl ebotomi è

stagionale, da maggio a ottobre, ma questa periodicità non si ri-fl ette sull’andamento della malat-tia nell’ospite defi nitivo. La diffu-sione della malattia è infl uenzata da molti fattori ambientali tra cui la densità dei fl ebotomi nelle aree

endemiche, l’altitudine, la tempe-ratura ed il tasso di umidità ma anche dalle condizioni sanitarie del cane e dalla sua capacità im-munoreattiva.

SintomatologiaIl periodo d'incubazione nel

cane può variare da decine di giorni a qualche anno. L'età dei cani colpiti va da uno a undi-ci anni anche se vi sono più fre-quentemente soggetti quelli di età compresa tra i tre e i sette anni. La sintomatologia è molto diver-sa, ha decorso normalmente su-bacuto-cronico anche se ci sono segnalazioni di malattia silente e asintomatica. Nel cane infetto si riscontra una grave alterazio-ne del quadro siero-proteico con aumento della protidemia totale, con riduzione delle albumine e

aumento delle gammaglobuline. Si osservano gravi danni ai tessu-ti e scompensi funzionali a carico di rene, occhio, membrane sino-viali e cute. Le reazioni innesca-te dal parassita portano inoltre a granulomatosi diffusa, amiloido-si, e una grave immunodepres-sione. A parte le lesioni cutanee, la linfoadenopatia periferica, le numerose fl ogosi (congiuntivite, uveite, rinite, vasculite, glome-rulonefrite, miosite e poliartrite) e l’epistassi; il cane presenta oni-grifosi, anoressia o aumento del-l’appetito, dimagramento, febbre (nella fase acuta) e disturbi della deambulazione. I segni più im-portanti sono quelli cutanei che si presentano come una dermatite secca esfoliativa (squame furfura-cee), simmetrica e non prurigino-sa di natura cronica. La localizza-zione è soprattutto a livello perio-culare, nasale e auricolare con la frequentemente formazione di ul-cere sui cuscinetti plantari e sulle prominenze ossee.

DiagnosiUn’accurata anamnesi può ri-

portare riferimenti relativi al sog-giorno dell’animale in aree en-demiche, un lento e progressivo dimagrimento accompagnato da disoressia (appetito capriccioso), lesioni cutanee di tipo furfuraceo ed in alcuni casi epistassi, poliu-ria e polidipsia. La diagnosi cli-nica è spesso molto diffi coltosa. Inoltre non sempre a un quadro clinico grave e conclamato corri-sponde una parassitosi altrettanto imponente, e viceversa. Il medico veterinario che visita il cane, oltre

Mercoledì, 18 luglio 2007

Un pericolo per uomini e animali

A cura della dott.ssa Marta Braščić

Il trucco c’è ma non si vedeBIOLOGIAIl mimetismo nel regno animale

A cura della prof.ssa Mila Mariani Šubat

Il mimetismo è la ragione per la quale molti animali presen-

tano forme e colorazioni tali da farli assomigliare o al substrato sul quale vivono o ad altre specie sistematicamente diverse. Anche nel caso di questo fenomeno la natura si esibisce in una moltitu-dine di ingegnose soluzioni.

La colorazione adattativa che consente all'animale di armoniz-zare con l'ambiente rimanendovi nascosto alla vista dei nemici o delle proprie prede viene defi ni-ta colorazione mimetica. Esempi di colorazione mimetica sono il bianco mantello invernale della lepre alpina, il disegno a mac-chie di molti animali dei boschi, il dorso blu dei pesci, ecc. Esi-stono animali mimetici che imi-tano sia il colore che la forma degli oggetti del loro ambiente di vita. Il caso più noto è quello dell'insetto stecco che assomiglia talmente tanto, sia per forma sia per colore, al ramoscello su cui è posto da non poter essere assolu-tamente distinto da questo.

Alcuni animali hanno la ca-pacità di cambiare il colore e il disegno della pelle adeguandolo a quello dell'ambiente. Il colore della pelle cambia grazie ai ri-fl essi nervosi e alle azioni ormo-nali che agiscono sui cromatofo-

ri situati nella cute. Questo feno-meno è presente in molti pesci che vivono in prossimità del fon-do come ad esempio la sogliola, nei molluschi – polpo o nei rettili – il camaleonte.

Molti animali velenosi o do-tati di odore o sapore sgradevo-li presentano colorazioni cutanee vivacissime e disegni vistosi de-nominati colori d'avvertimento. Queste hanno l'obiettivo di te-nere lontani eventuali predato-ri. Possedere un sapore sgrade-vole non è una difesa ideale per

un individuo dal momento che l'acquisizione della conoscenza di tale fatto richiede molti sacri-fi ci. La farfalla monarca che ha un sapore sgradevole general-mente viene lasciata andare da-gli uccelli dopo il primo assag-gio, ma spesso viene anche ferita

mortalmente. Per tale motivo gli animali dotati di questi disposi-tivi di protezione lo mettono in risalto con colori vistosi. Più ap-pariscenti sono tali animali, mi-nore sarà il numero di individui che dovranno sacrifi carsi. I colo-ri d'avvertimento sono stati tro-vati negli insetti, nei rettili e ne-gli anfi bi velenosi.

In molti animali, particolar-mente insetti, specie non impa-rentate che hanno lo stesso sa-pore sgradevole, pungiglioni o altro tendono spesso ad asso-migliarsi per quanto riguarda le loro caratteristiche d'avver-timento. Questo tipo di adatta-mento è noto come mimetismo mülleriano.

Api, vespe e calabroni sono gli esempi più noti. Anche se non sempre siamo in grado di distinguerli facilmente, li identi-fi chiamo subito come insetti che pungono e ci teniamo a debita distanza. Certamente una delle esibizioni più spettacolari della natura è il mimetismo batesiano, che permette alle specie di difen-dersi con l'inganno.

Molti animali completamen-te innocui tendono ad assumere le sembianze di specie veleno-se. Così ci basta vedere mosce-rini, coleotteri o altri insetti di colore nero e giallo per associar-li immediatamente a vespe e ca-labroni. Anche il fenomeno del mimetismo ci insegna che ogni specie che è riuscita a elaborare nel corso dell'evoluzione un pro-prio meccanismo di protezione, talvolta anche molto ingegnoso si è guadagnata un proprio posto in natura.Farfalla monarca

Lepre alpina

Un calabrone

Un cane malato di Leishmania

La Leishmania vista al microscopio

Leishmaniosi, un disturbo Leishmaniosi, un disturbo che può costare caroche può costare caro

ai segni esterni evidenti, percepisce una linfoadenomegalia alla palpa-zione dei linfonodi esplorabili, so-prattutto dei prescapolari e dei po-plitei ma arriva alla conferma della presenza di Leishmania soltanto at-traverso test ambulatoriali (emato-logici, sierologici e bioptici).

Terapia e profi lassiLa Leishmaniosi è di sovente

diffi cilmente curabile, spesso si ha solo una regressione di tutti i sin-tomi ma non si arriva alla comple-ta guarigione con negativizzazione dei test sierologici. Esistono vari protocolli di somministrazione di farmaci con costi più o meno ele-vati. È stata dimostrata pure l'effi -cacia di alcune sostanze immuno-stimolanti a fi ni terapeutici. La pro-fi lassi consiste soltanto nella lotta al vettore o nell’uso di repellenti da applicare all’animale.

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8 animali

Una recente ricerca condot-ta dalla prestigiosa rivi-sta inglese British Medical

Journal ha riesaminato il proble-ma dell’aggressività dei cani nei confronti delle persone. Per la pri-ma volta, però, il problema è stato affrontato dal punto di vista degli animali. Se noi uomini ci compor-tiamo in modo sbagliato possiamo innervosirli e renderli pericolosi. In particolare, lo studio inglese pun-ta sull’importanza dell’educazione dei bambini che sono più a rischio

di morsicature, non tanto ad opera di un cane sconosciuto ma di quel-lo di casa, che può sentirsi minac-ciato mentre mangia o riposa. Per-ché “il migliore amico dell’uomo” sia tale, soprattutto quando in casa c’è un bambino, è necessario adot-tare delle regole di convivenza che permettano di vivere tutti insieme, serenamente, senza pericoli.

La storia insegna Uomini e cani, sin dal Paleoliti-

co, hanno vissuto insieme. Secondo Konrad Lorenz, il padre fondatore dell’etologia (la scienza che studia il comportamento animale) fu una bambina a salvare da morte sicu-ra un cucciolo di lupo e a portarlo con sé nella caverna, accudendolo e prendendosi cura di lui. È molto probabile addirittura che qualche donna abbia allattato i cuccioli di lupo insieme ai neonati umani (se-condo il fenomeno del “maternag-gio”) legando per sempre l’evolu-zione del cane a quella dell’uomo. Quello che è certo è che ciò che uni-sce da sempre l’uomo al cane sono delle caratteristiche intrinseche co-muni a entrambe le specie: la so-cialità, la curiosità, la voglia di mo-vimento e di gioco, l’adattabilità, oltre che la maniera così simile di esprimere emozioni e sentimenti.

Il rapporto tra bambini e animaliQuasi tutti i cani, proprio come

impostazione genetica dovuta al processo stesso di addomestica-mento, sono docili e anche nei con-fronti dei bambini non mostrano nessun tipo di aggressività. Quando lo fanno, molto spesso, ciò dipende da un errore di comunicazione al-l’interno della famiglia o dal fatto che si è scelto il cane sbagliato. Il rapporto tra bambini e animali, per quanto istintivo e innato, dev’esse-

re perciò mediato. Se è ormai asso-dato che la convivenza tra bambini e animali apporta notevoli benefi ci allo sviluppo psicofi sico dei piccoli che, rispetto ai loro coetanei, sono più propensi a essere socievoli, sen-sibili, responsabili e più sicuri di sé, non sempre li si prepara ad acco-gliere un animale in casa. Gli adul-ti hanno il compito fondamentale di insegnare ai propri fi gli la sensibi-lità e le regole per trattare con gli animali nel modo più corretto e, nel caso in cui ci sia già un animale in

casa quando arriva un bambino, di gettare tempestivamente le basi af-fi nché il cucciolo di uomo sia accol-to non come un estraneo ma come

un altro membro della famiglia da amare e proteggere.

L’arrivo di un bambino

L’ideale sarebbe abituare il proprio cane alla presenza dei bambini entro le prime unidici/dodici settimane di vita. In questo periodo il cucciolo impara a so-cializzare e a conoscere l’ambien-te in cui vivrà e, poiché tutto ciò che si conosce bene non fa paura, non avrà problemi ad accogliere benevolmente il nuovo arrivato. Se ciò non è avvenuto, durante i nove mesi di attesa è importante che l'animale sia messo a contatto con i bambini che, fi no all’età del-la pubertà, per movimenti e odo-

ri differenti da quelli degli adulti possono non essere riconosciu-ti come “piccoli uomini”. Con la giusta cautela, quindi, è bene fa-vorire questi incontri tenendo pre-sente che è fondamentale ricorre-re a un veterinario comportamen-talista nel caso in cui il proprio animale mostri nei loro confronti diffi denza, paura o, peggio, ten-denza all’aggressività. Sotto una guida esperta si potrà correggere un errore di mancata conoscenza.

L’entrata in scena del caneSe si deve ancora sceglierlo e,

soprattutto se si è inesperti, è me-glio preferire una razza natural-mente docile e magari una fem-mina, più dolce, tollerante e meno incline a comportamenti aggressi-vi. I rappresentanti di certe razze, tendono ad avere un temperamento più forte e reattivo, specie se ma-schi e le loro reazioni possono es-sere più brusche e improvvise, per esempio se tirati, trattenuti o travol-ti dai bimbi durante i giochi. Oc-corre però ricordare che i bimbi non sanno riconoscere i segnali di avvertimento che un cane può dare quando “ne ha avuto abbastanza” e quelli più piccoli non comprendo-no che un essere vivente ha le pro-

prie esigenze di tranquillità, rispet-to e privacy. Regole che i genitori devono spiegare molto attentamen-te ai propri fi gli. Tutto cambia se si va a prendere un cane in canile. In questo caso è impossibile conosce-re la storia dell’animale e avere in-dicazioni precise sulle sue caratte-ristiche innate. È importante allora, valutare l’animale non solo in base all’aspetto fi sico ma scegliendolo tra i cani più docili e tranquilli, an-siosi di piacere, cercando si saper-ne di più sulle sue origini e la sua vita in canile. Una volta a casa, il bambino deve imparare da subito a rispettare l’animale, facendo parti-colare attenzione al momento del riposo e dei pasti, frangenti di tem-po nei quali anche il cane più docile dev’essere lasciato tranquillo.

LA FOTO DEL MESE

“LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol SuperinaIN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat edizione: ANIMALI [email protected] esecutivo: Krsto Babić / Impaginazione: Andrea MalnigCollaboratori: Marta Braščić, Mila Mariani Šubat, Mario Schiavato, Alessandro Superina, Marco Grilli, Igor Kramarsich, Sabrina Ružić e Tosco CicalaFoto: Graziella Tatalović e d’archivio

Anno I / n. 5 18 luglio 2007

Mercoledì, 18 luglio 2007

AGENDAAssociazioni

"Snoopy" - Pola:Gsm: 0989230461e-mail: [email protected] Canile di PolaTelelefono: 052541100Gsm: 098855066Società per la potezione degli animali di FiumeGSM: 098649939"Lunjo i Maza" - LauranaGsm: 0917638892

AppuntamentiCACIB UMAGOSvolgimento: dall'8 al 10 settembre 2007Iscrizioni aperte fi no al 10 agosto 2007Per informazioni rivolgersi ai seguenti recapiti:Telefono: +385 (0)1 48 46 124,e-mail: [email protected] PARENZOSvolgimento: dall'8 al 9 settembre 2007Per informazioni rivolgersi ai seguenti recapiti:Telefono: +385 (0)1 48 46 124,e-mail: [email protected] UMAGOSvolgimento: dal 13 al 14 settembre 2007Per informazioni rivolgersi ai seguenti recapiti:Telefono: +385 (0)1 48 46 124,e-mail: [email protected]

Programmi televisiviSabato ore 9.05 TVC2: "Beniamini domestici"Da lunedì a venerdì ore 18.00 Raitre: "Geo magazine"

In Più Animali ti premiaScatta una fotografi a, scrivi una poesia, fai un disegno (su foglio A4) o

dedica un racconto ad un animale, vero o immaginario, al quale sei partico-larmente legato e invialo in busta chiusa a “La Voce del Popolo” – “In più Animali” (Via Re Zvonimir 20a – Fiume (Rijeka) 51000 – Croazia). Nella busta inserisci un biglietto con su scritti il tuo nome, recapito telefonico, in-dirizzo ed età. Ogni mese saranno pubblicati i lavori più belli. Tra le opere pubblicate ne sarà scelta una, al cui autore andrà in premio un libro della casa editrice EDIT di Fiume. I testi, che non devono superare le 3.600 bat-tute (spazi compresi), le foto e i disegni, se in formato digitale, possono es-sere inviati anche all’indirizzo di posta elettronica [email protected] (le foto scattate con il cellulare non sono idonee alla pubblicazione).

Come diventare amiciENTOLOGIA

Cuccioli a due e a quattro zampe: le regole per una buona convivenza

Animali e bambini, un binomio che dà grandi risultati sul piano dello sviluppo psicofi sico dei piccoli. Ma solo a patto che si rispettino alcune condizioni. Come il rispetto della privacy degli animali

L’ingegno

Non abbiate paura l'immagi-ne qui sopra non ritrae un cane abbandonato dai propri padroni diretti in villeggiatura e travol-to da un'automobile di passag-gio. La foto ritrae un simpati-

co e intraprendente cane men-tre si riposa sfruttando l'unico riparo dal sole che sia riuscito a rintracciare in una di queste tipiche giornate afose di mezza estate. (kb)

CURIOSANDO

Il groviglioQuesta scena è stata immor-

talata a Fiume. Ritrae una donna circondata da cinque cani. Stupi-sce la tranquillità con la quale gli animali attendono che la padrona apra la porta di casa. Chiunque possieda un cane è perfettamente in grado di capire a cosa ci stia-mo riferendo. Infi lare la chiave nella toppa tenendo al guinzaglio un cane può trasformarsi in un'im-presa. Complimenti alla signora per la sua abilità. Magari potrebbe aprire un corso e insegnare la pro-pria tecnica ad altri padroni.