DDEL POPOLOEL POPOLO a Matetić Ronjgov, e a Josip Ka-plan, dando voce a cori, a musiche...

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w w w . e d it .h r/ l a v o c e A n n o I I n. 4 M e r c o le d ì, 2 6 a p r ile 2 0 0 6 musica DEL POPOLO DEL POPOLO De Parnassia Militia et de televisiva avarizia Carissimi, con l’arrivo della primavera, nel Par- naso e alle “fonti d’Elicona” sta succe- dendo di tutto e di più! Le Muse risve- gliatesi stanno folleggiando come pre- se da ebbrezza di nuova vita, ed è tutto un turbinar di veli, di canti, di danze, in quell’eletto monticello mentre Giove si tira la barba e Mnemosine è diventata di sale. Per non dire di quel che non hanno combinato all’ “Ivan de Zajc”, ‘ste bir- be, con Talia che primadonneggiava nei panni sporchi di Napoleone, con Tersi- core che ha dapprima danzato scalza (credeva di essere Tosca), poi ha volteg- giato sulle punte e in tutù favolosi (face- va finta di essere la bella addormentata), ed ora, è in procinto, è questione di gior- ni, di fare il pagliaccio in un “Circo pri- mitif “ (che naturalmente sarà allo Zajc. Speriamo non faccia troppe pagliacciate, o perlomeno le faccia con un certo gar- bo); Euterpe per omaggiare quel pove- ro disgraziato di Wolfgang ha civettato sfacciatamente, tanto che i suoi compa- gni di ventura, assolutamente indignati hanno concluso che “così fan tutte”, o per dirla alla domacia “sve su one iste”. Pentitasi della propria leggerezza, ha vo- luto fare ammenda - anche perché si era di Quaresima - e allora in forma molto compita e raccolta è andata a rendere onore a Matetić Ronjgov, e a Josip Ka- plan, dando voce a cori, a musiche stru- mentali, nientemeno che in compagnia di Minerva la quale saggiamente ha presie- duto una dotta accolita in convegno as- semblata, “et” molto impegnata nello di- squisire sulle poetiche delli citati musici. Clio, con il broncio dell’intellettuale sde- gnosetta, se ne stava in disparte a prende- re nota di tutto, con lavagnetta, gessetto e spugnetta. Ora, non che Fiume, se paragonata “a quella di una volta”, ed alla “metropoli” (pregasi leggere a pag.8) spicchi per vi- vacità musicale, (anche se aprile è stato piuttosto “movimentato”), ma a dar retta alla TV locale sembrerebbe che sia addi- rittura un mortorio. Un cimitero. Mai la trasmissione, neanche in differita di un concerto sinfonico (uno all’anno sarebbe pretendere troppo?), di una prima d’ope- ra, balletto, di un concerto della Scuola di musica, di un recital di un qualche ri- nomato concertista. Quante volte (non) abbiamo sentito alla TV L’”Orchestra da camera di Fiume “ o il “Collegium musicum fluminense? Neanche come spot? La TV “ci passa” cronaca, politica, pubblicità,violenza, Carnevale in abbon- danza - ma non il tradizionale concerto carnascialesco in costume della Scuola di musica “I.M. Ronjgov”, la prima SM che ha iniziato in Croazia tale simpati- ca tradizione; poi, canzonette cretinette, nonché qualche talk show o rara trasmis- sione scientifica. La Musica colta (l’arte in genere) non esiste. Non ha diritto di cittadinanza, sta nelle catacombe, è sta- ta emarginata nella misura massima, in questa TV da “panem et circensem”. Io mi chiedo, ma come si permettono i re- sponsabili della TV di “non offrire” un certo servizio, di “non considerare” tut- ta una notevole fascia di pubblico TV di sicura sensibilità, gusto artistico e an- che cultura, ma che non può permetter- si – pensionati in primo luogo – di anda- re a teatro o ai concerti? La TV è di tutti o solo della “massa”? Il canone televisi- vo lo pagano tutti i cittadini, o solo quelli più… “aggregati”? E’ una TV che vuole venire incontro anche a gusti più variati e di qualità o si fa esclusivamente la TV della mediocrità? E’ una questione di civiltà. E noi non siamo a questi livelli. I capoccioni, da noi spesso, sono “solo” (se lo sono) istrui- ti, hanno delle informazioni. La cultu- ra, l’essere civile è un’altro paio di ma- niche. Qualcuno tempo fa, su un certo supplemento si interrogava su cosa fosse “la cultura”. Scrivere? Leggere? Creare? Comporre? (L’attivismo spasmodico del nostro tempo!) E se la cosiddetta “cultu- ra” - intesa non come un’attività neces- sariamente produttiva, ma come persona- le desiderio, esigenza, “fame” interiore di bello, di elevazione – fosse in primo luogo “Essere”? Un modo di essere, un modo di rapportarsi con gli altri? Se non “Sei”, cos’hai da dire, da dipingere, da scrivere? Ma per “Essere”, bisogna essere “inte- riormente costruiti” bene, continuamen- te, con amore. E oggi chi ti costruisce? Soprattutto la TV, ti “costruisce”, e il cinema (e i media in generale). Ti costrui- scono così come pare e piace e conviene a loro. Di modo che pensi, agisci e sei come piace a loro. E loro ti vogliono obbedien- te, omologato, intellettualmente agoniz- zante e spiritualmente cretino. Insomma, una perfetta ameba. Un essere unicellu- lare che insieme a tanti altri unicellulari, compongone l’organismo sociale teleco- mandato. Ritornando al rapporto TV - musi- ca, non è che si pretenda un canale TV dedicato interamente alla musica colta - come ce ne sono in Francia, Germania, Spagna e altrove - ma codesta evidente ghettizzazione della musica classica nel mezzo televisivo (in questo caso locale) è discriminante per l’uditorio quanto per i musicisti, e perciò inaccettabile; oltre ad essere palese segno di limitatezza cultu- rale dei responsabili televisivi. La musi- ca classica non è solo per i “colti”, ma per tutti quanti la “sentono”. La musica “succede” quando viene dal cuore ed ar- riva al cuore di chi l’ascolta. La musica parla all’animo dell’uomo superando le barriere di lingua, intelletto, e persino di tradizioni culturali diverse. Fine del pa- negirico. Intanto la telecronaca ci informa che la tempesta artistica primaverile a Eli- cona è in pieno svolgimento e che quel pover’uomo di Giove, tra tante femmine impazzite, non fa che tuonare “Per Gio- ve! Per Giove! Per tutte le Jupiter Sym- phonien!”, e non sa più a quale santo votarsi; quando in un lampo di genio ha esclamato: “S.Fonzie, aiutami tu!”. Ed ecco scendere dalle nubi S.Fonzie in carne e giubbotto nero, atterrare, alzare i pollici ed esclamare gongolando: “Wow! Pupe!”. E tutte le “pupe”, dall’emozione, caddero “come corpo morto cade! Artisticamente Vostra di Patrizia Venucci Merdžo & il pentagramma

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voce Anno II • n. 4 • Mercoledì, 26 aprile 2006

musica

DEL POPOLODEL POPOLO

De Parnassia Militia et de televisiva avarizia

Carissimi,

con l’arrivo della primavera, nel Par-naso e alle “fonti d’Elicona” sta succe-dendo di tutto e di più! Le Muse risve-gliatesi stanno folleggiando come pre-se da ebbrezza di nuova vita, ed è tutto un turbinar di veli, di canti, di danze, in quell’eletto monticello mentre Giove si tira la barba e Mnemosine è diventata di sale. Per non dire di quel che non hanno combinato all’ “Ivan de Zajc”, ‘ste bir-be, con Talia che primadonneggiava nei panni sporchi di Napoleone, con Tersi-core che ha dapprima danzato scalza (credeva di essere Tosca), poi ha volteg-giato sulle punte e in tutù favolosi (face-va fi nta di essere la bella addormentata), ed ora, è in procinto, è questione di gior-ni, di fare il pagliaccio in un “Circo pri-mitif “ (che naturalmente sarà allo Zajc. Speriamo non faccia troppe pagliacciate, o perlomeno le faccia con un certo gar-bo); Euterpe per omaggiare quel pove-ro disgraziato di Wolfgang ha civettato sfacciatamente, tanto che i suoi compa-gni di ventura, assolutamente indignati hanno concluso che “così fan tutte”, o per dirla alla domacia “sve su one iste”. Pentitasi della propria leggerezza, ha vo-luto fare ammenda - anche perché si era di Quaresima - e allora in forma molto compita e raccolta è andata a rendere onore a Matetić Ronjgov, e a Josip Ka-plan, dando voce a cori, a musiche stru-mentali, nientemeno che in compagnia di Minerva la quale saggiamente ha presie-duto una dotta accolita in convegno as-

semblata, “et” molto impegnata nello di-squisire sulle poetiche delli citati musici. Clio, con il broncio dell’intellettuale sde-gnosetta, se ne stava in disparte a prende-re nota di tutto, con lavagnetta, gessetto e spugnetta.

Ora, non che Fiume, se paragonata “a quella di una volta”, ed alla “metropoli” (pregasi leggere a pag.8) spicchi per vi-vacità musicale, (anche se aprile è stato piuttosto “movimentato”), ma a dar retta alla TV locale sembrerebbe che sia addi-rittura un mortorio. Un cimitero. Mai la trasmissione, neanche in differita di un concerto sinfonico (uno all’anno sarebbe pretendere troppo?), di una prima d’ope-ra, balletto, di un concerto della Scuola di musica, di un recital di un qualche ri-nomato concertista. Quante volte (non) abbiamo sentito alla TV L’”Orchestra da camera di Fiume “ o il “Collegium musicum fl uminense? Neanche come spot? La TV “ci passa” cronaca, politica, pubblicità,violenza, Carnevale in abbon-danza - ma non il tradizionale concerto carnascialesco in costume della Scuola di musica “I.M. Ronjgov”, la prima SM che ha iniziato in Croazia tale simpati-ca tradizione; poi, canzonette cretinette, nonché qualche talk show o rara trasmis-sione scientifi ca. La Musica colta (l’arte in genere) non esiste. Non ha diritto di cittadinanza, sta nelle catacombe, è sta-ta emarginata nella misura massima, in questa TV da “panem et circensem”. Io mi chiedo, ma come si permettono i re-sponsabili della TV di “non offrire” un certo servizio, di “non considerare” tut-

ta una notevole fascia di pubblico TV di sicura sensibilità, gusto artistico e an-che cultura, ma che non può permetter-si – pensionati in primo luogo – di anda-re a teatro o ai concerti? La TV è di tutti o solo della “massa”? Il canone televisi-vo lo pagano tutti i cittadini, o solo quelli più… “aggregati”? E’ una TV che vuole venire incontro anche a gusti più variati e di qualità o si fa esclusivamente la TV della mediocrità?

E’ una questione di civiltà. E noi non siamo a questi livelli. I capoccioni, da noi spesso, sono “solo” (se lo sono) istrui-ti, hanno delle informazioni. La cultu-ra, l’essere civile è un’altro paio di ma-niche. Qualcuno tempo fa, su un certo supplemento si interrogava su cosa fosse “la cultura”. Scrivere? Leggere? Creare? Comporre? (L’attivismo spasmodico del nostro tempo!) E se la cosiddetta “cultu-ra” - intesa non come un’attività neces-sariamente produttiva, ma come persona-le desiderio, esigenza, “fame” interiore di bello, di elevazione – fosse in primo luogo “Essere”? Un modo di essere, un modo di rapportarsi con gli altri? Se non “Sei”, cos’hai da dire, da dipingere, da scrivere? Ma per “Essere”, bisogna essere “inte-riormente costruiti” bene, continuamen-te, con amore. E oggi chi ti costruisce?

Soprattutto la TV, ti “costruisce”, e il cinema (e i media in generale). Ti costrui-scono così come pare e piace e conviene a loro. Di modo che pensi, agisci e sei come piace a loro. E loro ti vogliono obbedien-te, omologato, intellettualmente agoniz-zante e spiritualmente cretino. Insomma,

una perfetta ameba. Un essere unicellu-lare che insieme a tanti altri unicellulari, compongone l’organismo sociale teleco-mandato.

Ritornando al rapporto TV - musi-ca, non è che si pretenda un canale TV dedicato interamente alla musica colta - come ce ne sono in Francia, Germania, Spagna e altrove - ma codesta evidente ghettizzazione della musica classica nel mezzo televisivo (in questo caso locale) è discriminante per l’uditorio quanto per i musicisti, e perciò inaccettabile; oltre ad essere palese segno di limitatezza cultu-rale dei responsabili televisivi. La musi-ca classica non è solo per i “colti”, ma per tutti quanti la “sentono”. La musica “succede” quando viene dal cuore ed ar-riva al cuore di chi l’ascolta. La musica parla all’animo dell’uomo superando le barriere di lingua, intelletto, e persino di tradizioni culturali diverse. Fine del pa-negirico.

Intanto la telecronaca ci informa che la tempesta artistica primaverile a Eli-cona è in pieno svolgimento e che quel pover’uomo di Giove, tra tante femmine impazzite, non fa che tuonare “Per Gio-ve! Per Giove! Per tutte le Jupiter Sym-phonien!”, e non sa più a quale santo votarsi; quando in un lampo di genio ha esclamato: “S.Fonzie, aiutami tu!”. Ed ecco scendere dalle nubi S.Fonzie in carne e giubbotto nero, atterrare, alzare i pollici ed esclamare gongolando: “Wow! Pupe!”. E tutte le “pupe”, dall’emozione, caddero “come corpo morto cade!

Artisticamente Vostra

di Patrizia Venucci Merdžo

� il pentagramma

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L’ANNIVERSARIO

Mercoledì, 26 aprile 2006

Vent’anni fa nasceva a Verteneglio il Centro Studi Musica Classica

di Fabio VidaliVERTENEGLIO – Fu nel set-

tembre del 1985 che la Comunità degli Italiani di Verteneglio, nella persona del suo Presidente, Ezio Barnabà, richiese all’Università Popolare di Trieste un insegnan-te di chitarra, poiché i soci gio-vani del sodalizio desideravano imparare a destreggiarsi su tale strumento per accompagnarsi nel canticchiare le canzonette allora in voga.

Da questa richiesta modestis-sima doveva nascere un Centro musicale, che nel corso di pochi anni, è divenuto un importante ed originale fi ore all’occhiello del-la comunità italiana residente in Croazia e Slovenia, noto ed ap-prezzato anche sul piano interna-zionale: il Centro Studi di Musi-ca Classica dell’U.I., intitolato al grande musicista istriano Luigi Dallapiccola.

L’Università Popolare di Trie-ste rispose alla richiesta. La pro-spettò subito al M° Mauro Maso-ni, suo valido collaboratore musi-

cale, che ne parlò all’amico prof. Fulvio Colombin, ed alla pianista prof. Maria Masiero. Seguì un immediato sopralluogo dei sun-nominati a Verteneglio. L’Istria affascinò subito i nostri che si mi-sero tosto al lavoro di buzzo buo-no. Conobbero il Presidente Bar-nabà, i primi cinque aspiranti al-lievi (fra i quali la maestra della locale scuola italiana) e visitaro-no i locali della Comunità: un bar, una piccola segreteria, una saletta con stufa a legna. Nemmeno il te-lefono. Strumenti a disposizione, donati dall’U.P.T.: due chitarre, una fi sarmonica, un pianino ver-ticale.

Mauro Masoni ebbe l’idea di puntare sulla chitarra “classica”, idea che ebbe un inaspettato gran-dissimo successo. Si poteva anche contare su un corso di pianoforte, tenuto dal M° Dario Bassanese, maestro del Coro della Comunità ma, che gravato d’impegno, passò il testimone alla prof. Marina Ma-siero. Il prof. Fulvio Colombin fu chiamato alla docenza di Teoria e Solfeggio. Fu aperto un corso di Fisarmonica, affi dato al M° Fran-co Vallisneri.

La “fondazione” uffi ciale del Centro Dallapiccola avvenne nel

1986 e alla sua direzione venne chiamato il M° Mauro Masoni.

Il Centro cresceL’entusiasmo dei docenti e de-

gli studenti del “Dallapiccola”, sempre in crescita, compie un primo “miracolo”: in sua funzio-ne viene ristrutturata la sede della Comunità di Verteneglio, l’U.P.T. la fornisce d’un nuovo pianoforte a coda e di altre chitarre “classi-che” (1989). Nel 1990 viene aper-ta la nuova sezione del Centro di Pola (Chitarra classica, Teoria e Solfeggio, Storia della Musica e nel 1993, Pianoforte). In piena guerra patriottica, alcuni allie-vi del “Dallapiccola”, la vigilia di Natale, squarciata dalle sire-ne degli allarmi aerei, suonano ai riti della Messa di mezzanotte nella chiesa parrocchiale di Ver-teneglio, portando un’aura di se-renità e di speranza per il futuro. È di questo periodo la richiesta di Fiume di aprire anche in quella Comunità una sezione del Cen-tro, apertura che si concreta nel 1991, dopo l’attuazione, in pre-

cedenza, degli esami d’ammissio-ne di ben cento aspiranti. Quindi, aprono, per primi, i corsi di Pia-noforte e di Chitarra classica, con insegnanti del luogo (professori Piškulić, Malner, Haller e Oriet-ta Šverko).

A Verteneglio, intanto (1994), sempre in funzione dello svilup-po del Centro “Dallapiccola”, la sede della C.I. viene ulteriormen-te ingrandita e ristrutturata (uffi ci, aule, sale di ritrovo e nuovo teatri-no). All’inaugurazione presenzia-

no il Primo Ministro e il Ministro della Pubblica Istruzione croati e il Ministro degli Esteri italiano on. Andreatta, il Presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia, i maggiori rappresentanti dell’U.I. e dell’U.P.T.

In tale data, i Maestri Masoni e Colombin vengono insigniti del-la Cittadinanza Onoraria di Verte-

neglio, da parte del neocostituito Comune. Va ricordato che il Cen-tro si giovò (1992-1993) anche di un corso di Flauto Barocco, tenu-to dal prof. Colombin. Alla prof. Masiero (cattedra di Pianoforte)

subentrò (1994) la prof. Tatiana Šverko Fioranti, sia nella sede di Verteneglio che a Pola.

Nel 1997, un tragico inciden-te causò la prematura scomparsa dell’indimenticabile M° Mauro Masoni e la direzione del Cen-

tro passò al prof. Fulvio Colom-bin che coinvolge nell’”avventura Dallapiccola” i professori Giorgio Blasco (illustre fautista) ed Ennio Guerrato (celebre chitarrista), ed insieme a loro mise in cantiere un prestigioso progetto: i Corsi Estivi di Perfezionamento di Verteneglio, noti come “Hortus Niger”, che per cinque anni videro operare nella cittadina docenti di prestigio in-ternazionale come il grande tenore Carlo Cossutta, il M° Delbianco, il M° Lovato, il M° Pegoraro, con al-lievi provenienti da Messico, Co-rea, Giappone, Slovenia, Italia e, naturalmente, dalla Croazia.

Inoltre, nel 1999, con il con-tributo del Consolato Generale d’Italia, dell’U.I. e dell’U.P.T., il Centro organizzò a Pirano una Master Class di canto, con il M° Daniel Ferro, docente alla Jullard School di New York.

Memorie e futuroIn soli venti anni, il “Centro

Dallapiccola” esibisce una cresci-ta vertiginosa. Ma tale proiezione nel futuro è sostanziata anche dal-la memoria del suo preveggente ideatore, M° Mauro Masoni, cui, dal 2001 è dedicato un “Premio” annuale in suo ricordo che conta nella giuria illustri docenti pro-venienti dall’Italia, dalla Russia e dalla Croazia, e che si progetta di allargare ad altre Istituzioni mu-sicali, sempre grazie ad una bor-sa di studio messa a disposizione dall’U.I. e dall’U.P.T. Signifi cati-va, al proposito, la donazione al Centro da parte dei famigliari del compianto pianista Stefano Ma-rizza, della monumentale Enci-

clopedia della Musica UTET del-lo scomparso.

Circa la proiezione nel pre-sente e nel futuro, il Centro con-tinua a donare una sua linfa mu-sicale in tantissime occasioni: i “Saggi Riuniti” dei suoi allievi in prestigiose sedi come il Ca-stello di Grisignana, la loro bril-lante partecipazione ad importan-ti concorsi internazionali come “Ovest Musica Giovani”, “Istria Nobilissima”, a Zagabria ed in Italia. Ad una docente del Centro (Fioranti Šverko) si deve la crea-zione, a Pola, dei corsi interna-zionali “Arena International” ed altre iniziative stanno delinean-dosi. Per esempio la ripresa dei seminari estivi “Hortus Niger”, già insigniti del patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Mi-nistri della Repubblica Italiana, un’iniziativa preziosa anche per la “borsa turistica” di Verteneglio e della sua ridente zona collinare e balneare.

Caratteristica identifi cativa del Centro “Dallapiccola” è d’aver adottato programmi di studio dei Conservatori di Stato italiani, presso i quali i suoi studenti pos-sono sostenere gli esami di Stato che danno attestati di validità eu-ropea. Ciò è già avvenuto per nu-merosi studenti che, pur seguendo gli studi in loco, possono anche proseguirli nei Conservatori ita-liani stessi.

È recente l’inclusione del Cen-tro e delle sue attività nel cor-po giuridico dell’Unione Italia-na che gli permetterà di giovarsi dei mezzi fi nanziari previsti nel “Fondo di promozione per le at-tività istituzionali delle C.I.”. In conclusione che risolve il vec-chio nodo strutturale del suo sta-tus giuridico.

Il ventennale del Centro è stato nei giorni scorsi festeggiato con una trasferta di studio di allievi e docenti a Salisburgo, in occasione del 250° anniversario della nasci-ta di Mozart.

Dalla sua fondazione ad oggi, ben 550 allievi hanno seguito i corsi del Centro, il corpo docen-te del quale è attualmente formato dai professori Renato Schiavon, Šverko Fioranti, Sabrina Stem-berga Vidak, Fulvio Colombin, Ivan Štekar, Orietta Šverko, Lucia Malner, Piškulić Ingrid, Robert Haller, operanti nelle tre sedi di Verteneglio, Pola e Fiume.

Ad multos annos!

Il «Luigi Dallapiccola» fi ore all’occhiello Il «Luigi Dallapiccola» fi ore all’occhiello della nostra realtà musicale della nostra realtà musicale

Il direttore del Centro Studi Musica Classica prof. Fulvio Colombin

Il prof. Mauro Masoni preveggente ideatore del CSMC “Luigi Dallapiccola”

Gita a Salisburgo di allievi e docenti del CSMC

Il duo pianistico Šverko Fioranti - Čuić, frutto del CSMC di Verteneglio

Lezione di chitarra al Centro Studi di Musica Classica

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L’OSPITE DI TURNO

Costruire una chitarra, un violino in maniera artigia-nale (e prima ancora i liuti

dalle panciute forme, le bionde e aristocratiche viole...), o comun-que uno strumento a corde o a pizzico, signifi ca creare un’entità strumentale unica ed irripetibile con una propria personalità, ca-ratteristiche sonore e timbriche: le proporzioni dello strumento e il rapporto tra di esse, la bom-batura, la qualità e stagionatu-ra del legno, la vernice, l’aspet-to estetico...tutto infl uisce sulla

qualità del suono e pregio. Ope-ra ad Abbazia, nel suo laboratorio sopra la Slatina Marinko Baljak, uno dei rarissimi liutai profes-sionisti in Croazia, tra l’altro co-struttore degli strumenti “seicen-teschi” del “Collegium musicum Fluminense”.

Dal suo laboratorio - che un po’ richiama alla memoria con i suoi ‘stampi’, barattoli, utensili vari, l’atmosfera di certe imma-gini antiche dei leggendari e ‘mi-steriosi’ laboratori cremonesi, si gode di una vista mozzafi ato su tutto il Quarnero. L’atmosfera per creare è quella giusta.

Marinko Baljak ha alle spalle un passato di esecutore e pedago-go “senonché un bel giorno deci-si che era venuto il momento di intraprendere un’attività quanto mai personale e creativa. Decisi

di diventare liutaio ed in partico-lare, costruttore di chitarre. Que-sto accadeva vent’anni fa e non mi sono mai pentito.

Io costruisco in maniera rigo-rosamente artigianale con legni stagionati, adopero colle anima-li e tutte le rifi niture, compresi le chiavi, anche di tipo ornamenta-le, sono realizzate a mano. In me-dia costruisco due-tre chitarre in tre mesi. Non ricordo esattamente quante ne abbia prodotte però so che di solito vengono apprezzate e che Hubert Keppel , uno dei mi-gliori chitarristi del mondo usa un mio strumento.

Come posso riassumere le ca-ratteristiche delle mie chitarre? Sono strumenti che ‘rispondono bene’ e che hanno una gamma sonora uniforme in tutti i registri. Per le fasce laterali amo adopera-re il palissandro indiano, che con-ferisce allo strumento un suono brunito. Per il resto adopero le-gno vari.

Ogni strumento ha una pro-pria personalità.. ad ogni nuovo processo costruttivo apporto delle

piccole modifi che, faccio dei pic-coli esperimenti. Non si fi nisce mai di sperimentare”.

Nel bel mezzo di un’antica credenza troneggia un’autentica “bellezza”.Si tratta nientemeno che dell’elaborata copia di un’an-tica vihuela “de mano”; strumen-to cordofono spagnolo che ebbe larga diffusione presso l’elegan-te società spagnola del ‘400 e che si affermò come strumento dotto

attraverso varie raccolte di “inta-volature”.

La tavola superiore è ricca-mente e fi nemente decorata a mano con tre preziosi ricami evocanti la cultura maura.

Mercoledì, 26 aprile 2006

Baljak con la “vihuela”

Il liutaio Marinko Baljak con una chitarra di sua costruzione

Baljak o l’antica e affascinante arte della liuteria

Quando dalle mani di un artista nasce la magia dello strumento

Decorazioni artigianali sulla vihuela

di Patrizia Venucci Merdžo

L’”artistico disordine” del laboratorioDavid Stefanutti con la viola da

gamba costruita da Baljak

“I rudimenti della liuteria li ho appresi da mio padre, che in Dal-mazia costruiva, da dilettante, mandolini. Negli ultimi dieci anni mi occupo di liuteria da professionista. Allo scopo di affi narmi in questa antica arte ho frequentato dei corsi presso la ‘Scuola inter-nazionale di liuteria’ a Cremona, l’unica nel suo genere al mondo, come pure ho partecipato a dei convegni e laboratori a Vicenza e nel Brescian”.

-Quanti sono i liutai in Croazia ? Sono organizzati?“In tutta la Croazia ci saranno una ventina di costruttori di stru-

menti ad arco ed a pizzico dei quali cinque, circa, sono professioni-sti. Esiste l’Associazione dei costruttori di chitarra classica”.

- Fa anche lei come Antonio Stradivari che in primavera, per scegliersi la materia di migliore qualità, se ne andava a passeg-gio nei boschi del Tirolo, dando colpi e ‘saggiando’ gli alberi, per controllare il grado di umidità, la vecchiezza dell’albero, la sua struttura interna ecc.?

“Nel frattempo ci siamo un po’ organizzati. Esistono in Croazia delle rivendite di legno stagionato destinato anche alla costruzione degli strumenti a corda. Il legno migliore del mondo per la costru-zione dei violini e archi in genere – alberi al di sopra dei 1700 me-tri che crescono su un certo tipo di terreno sassoso il quale permette una particolare irrorazione e quindi nutrimento dell’albero, di modo che le nervature all’interno del tronco sono disposte a spazi uguali una dall’altra – viene ricavato dagli abeti della Bjelolasica e dagli aceri del Gorski Kotar i quali abbisognano di una stagionatura che va dai due ai cinque anni. Costruire gli strumenti oggi non è ecces-sivamente diffi cile se si usano dei modelli di strumenti di autore. Così è stato pure per gli strumenti – due violini, una viola, una vio-la da gamba ed un violoncello- che ho costruito nel 1999-2000 per il ‘Collegium musicum Fluminense’ su modelli del 1654 del liutaio veneziano Carlo Mondi. Il modello, (‘lo stampo’) mi è stato fornito da un istituto scozzese specializzato, il migliore al mondo per que-sto tipo di servizio ossia, l’Old College South Bridge dell’Univer-sità di Edimburgo. Comunque la cosa che mi appassiona di più è la costruzione degli archi antichi, che ricavo da un unico pezzo di legno”.

-Si è parlato tanto dei segreti della famosa vernice dalla qua-le dipenderebbe la preziosità del suono.

“La tanto discussa vernnice, in realtà, questo almeno è quello che si ritiene al giorno d’oggi, è un mito tutto da sfatare. Ha essen-zialmente funzione protettiva dello strumento dagli agenti esterni come pure estetica. I maestri antichi spesso usavano una lacca scu-ra, oppure maculata, a volte gialla; oggi invece per attirare l’occhio del compratore si punta sui pigmenti rossicci.

Infatti le statistiche hanno dimostrato che sono appunto le to-nalità fulve quelle che richiamano maggiormente l’attenzione del compratore. Quanto ci metterei a costruire un violino, magari su modello di qualche antico cremonese? Un mese circa di lavoro con-tinuo, più un mese per stendere e far essicare la vernice”.

Marinko Baljak: l’albero diventa liuto

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musica

Il Prof. Tomatis, otorinolarin-goiatra francese ed esperto di psi-coacustica, fu uno dei primi ad affermare che le opere di Mozart possiedono virtù terapeutiche. Nel 1974 al I° Congresso di Mu-sicoterapia tenutosi presso l’ospe-dale Pitié-Salpetricre, egli dimo-strò quali erano stati i benefi ci che l’ascolto sistematico dei concerti per violino di Mozart aveva pro-dotto sui suoi pazienti che soffri-vano d’insonnia, di ansia e di de-pressione.

Tomatis spiega che Mozart più di tutti gli altri compositori, ha uti-lizzato tra le sue note e i suoi tim-bri, delle frequenze particolarmen-te acute che hanno effetti positivi sul cervello umano.

Lo studioso francese ha fatto inoltre osservare che i ritmi del mu-sicista si rapportano in maniera sba-lorditiva a quelli del battito cardiaco di un feto nel ventre della madre.

Dopo gli anni 90, alcuni neu-rologi americani sono ricorsi alla

musica di Mozart per il trattamento di pazienti in coma e diversi ospe-dali in Francia ne hanno consiglia-to l’ascolto a donne in gravidanza.

Ma è soprattutto con il best-seller “L’effetto Mozart” dello scrittore e musicista americano Don Camp-bell, vecchio allievo di Nadia Bou-langer, che si è diffusa una vera e propria moda soprannominata “Mozart su prescrizione”.

In effetti Campbell ebbe anche l’idea di far produrre una serie di CD, con una compilation di opere del compositore, fatto aspramen-te criticato da Frances Rauscher professore di psicologia all’Uni-verità di Irvine, California, che riteneva ciò un trasformare la ri-cerca in una campagna di marke-ting. La Rauscher afferma che il metodo Tomatis è riconosciuto in tutto il mondo e che la musica di Mozart ha senza dubbi effetti te-rapeutici e stimolanti ma aggiun-ge che è una menzogna racconta-re alla gente che una compilation di Mozart possa trasformarsi in una cura che rende più intelligen-ti o che guarisca miracolosamente una malattia.

5Mercoledì, 26 aprile 2006 Mercoledì, 26 aprile 2006

A LA RECHERCHE DE LA MEMOIRE PERDUE - «...formare un’orchestra ed un corpo di coristi, e ciò tanto per riguardi educativi, di divertimento e di lustro cittadino»

L’eccezionale vitalità e ricchezza musicale dell’Istria anticaA Pisino la prima Società Fi-

larmonica venne fondata nel 1859. Fino al 1880 ven-

ne diretta dal professore di musica Giuseppe Giannetti. Nel giornale “L’Istria” del 1º aprile 1882 si fa il nome del maestro Ugolini dal quale dipesero le sorti della banda. Il nuo-vo maestro radunò 30 elementi, li istruì e li fece suonare in teatro. Nel 1885 il maestro Ugolini venne so-stituito dal maestro Giorgeri.

Il cambio della guardia ai ver-tici del Comune, però, mandò al-l’aria la banda e l’orchestra. Perciò i Pisinesi ne fondarono una priva-ta affi dandola al maestro Augusto Niederkorn, mentre dell’orchestra si prese cura il pianista Massimi-liano Gherbetz. I due complessi iniziarono la loro attività con con-certi vocali e strumentali in teatro e in piazza.

Nel 1893 l’avvocato Francesco Costantini propose la formazione della Società Filarmonica. Assieme ad Adamo Mrach, Fedele e Rugge-ro Camus, Luigi Comisso, Giovan-ni Marghetti ed altri emanò lo sta-tuto e l’8 agosto 1894 iniziò la sua attività.

Nel 1906 la direzione venne affi data a Fedele Camus e la ban-da al maestro Ancarani, che diede grande impulso alla Società. Dal 1909 al 1914 subentrò il maestro Pischiutta.

Dopo la Prima guerra mondiale la presidenza venne affi data al prof. Craglietto che ricoprì tale carica fi no al 1920. Poco tempo dopo fece ritorno il maestro Pietro Pischiut-ta. Presidente della Filarmonica nel 1925 fu Gioberto Covaz. A mano a mano che i tempi cambiavano la Fi-larmonica venne assorbita dal Do-polavoro. Nel novembre 1933 la Società festeggiò con u mese di ri-tardo il quarantesimo di vita.

A Pisino l’operetta“Il ragno azzurro” “Il 2 febbraio 1934 fu una gior-

nata di eccezionale impegno per la Filarmonica. Venne rappresenta-ta l’operetta “Il ragno azzurro” del maestro Roudegger. Gli attori era-no così numerosi che a stento si ag-giravano sul palcoscenico. Il corpo orchestrale contava 30 elementi ed

era diretto dal maestro Pischiutta, il coro da Ignazio Gherbetz e il recita-tivo da Peppino Nicosia. Comples-sivamente i Filarmonici raggiun-sero quell’anno il numero di 34, i concerti eseguiti erano stati 13, le uscite per feste nazionali e cerimo-nie 20, i funerali 1, le rappresenta-zioni di operette 3, le scampagnate 1, le gite fuori sede 1, ad Abbazia”. La Filarmonica continuò la sua atti-vità fi no allo scoppio della Seconda Guerra mondiale.

Una banda ed un’orchestra per CastelvenereDel 1º luglio 1913 è, invece,

lo statuto della Società Filarmoni-ca di Castelvenere che prevedeva pure una Sezione Banda, un’orche-stra e un coro. Lo scopo di questa istituzione era “d’istruire e di tene-re raccolti gli elementi necessari a qualunque spettacolo musicale pub-blico e privato, procurando ai suoi membri ogni possibile vantaggio dall’esercizio dell’arte musicale”.

I fondi necessari per far fron-te alle spese venivano attinti dal contributo dei soci, dai redditi del-le produzioni musicali e da elar-gizioni spontanee ed altri introiti straordinari. I soci erano effettivi e onorari. Socio effettivo poteva es-sere chiunque ne facesse domanda a voce o per iscritto alla Direzione. Le persone che avevano dei meriti speciali verso la Società potevano diventare soci onorari e venivano nominati dal Congresso generale su proposta della Direzione. Tut-

ti i soci erano tenuti ad attenersi strettamente allo Statuto e al Re-golamento interno redatto dalla Direzione della Società. Avevano diritto di “usufruire dell’istruzio-ne musicale, di far parte dei corpi corali musicali della società, di far proposte, muovere interpellanze, prendere parte a qualsiasi votazio-ne e venir anche eletti alle cariche sociali se maggiorenni di età, sol-tanto i soci maschi”.

I soci onorari non potevano eleggere o essere eletti alle cariche

sociali. Inoltre, i soci avevano l’ob-bligo di appartenere alla Società per la durata di tre anni. Per uscite dal-la Società bisognava fare domanda scritta alla Direzione almeno due mesi prima dello spirare del trien-nio sociale, altrimenti vi si rimane-va obbligati per tutto il triennio suc-cessivo. Potevano venir esclusi quei soci che violavano in modo grave le

disposizioni dello Statuto e degli eventuali Regolamenti interni e che compromettevano il decoro o l’interesse materiale o morale del-la Società. Quando il socio entra-va a far parte della Banda doveva avere un proprio strumento.

La Direzione della Socie-tà forniva lo strumento a chi ne era sprovvisto, cosicché oltre il canone mensile doveva versare un contributo a saldo valore del-lo strumento del debito contratto per l’acquisto dello stesso. La di-rezione era composta da un pre-sidente, un segretario, un cassiere e tre direttori, tutti scelti dal ruo-lo dei soci. Nello statuto vennero stabilite le mansioni e i doveri dei singoli componenti della Direzio-ne specifi cando che “la Direzione resta in carica per un anno. I mem-bri della stessa sono rieleggibili. In caso di dimissione essa è obbligata a restare in carica fi no alla nomina della nuova Direzione.”

Per quel che riguarda i con-gressi generali c’è da rilevare che la Società veniva convocata in adu-nanza generale ordinaria una volta all’anno, entro il mese di marzo. Lo Statuto si conclude con i capitoli riguardanti i proventi delle produ-zioni della banda e delle sezioni; la lingua d’uso della società; lo scio-glimento della società; la decisione nelle controversie e le disposizioni

transitorie che specifi cano che il regolamento, fi rmato da Giuseppe Spizzamiglio (preside) e Michelich Carlo, sarebbe entrato in vigore ap-pena raggiunto il numero di 50 soci e dopo l’approvazione da parte del-l’Autorità.

La variegata vita musicaledi Capodistria

A Capodistria l’arte musicale veniva coltivata in diverse espres-sioni artistiche: coro, banda e or-chestra. Da ricordare senz’altro la Società Filarmonica, che ebbe l’ap-provazione governativa e che si co-stituì nel 1865. Giovanni De Man-zini, Cristoforo Belli e Giovanni Genzo erano i promotori della So-cietà che si prefi ggeva “... di forma-re un’orchestra ed un corpo di cori-sti, e ciò tanto per riguardi educativi e di divertimento, quanto per offri-re di tratto in tratto delle accademie al pubblico a scopo di benefi cenza e di lustro cittadino, nonche’ per con-correre nelle maggiori solennità re-ligiose ad accrescerne il decoro”.

Dopo aver versato 12 fi orini per l’iscrizione annua, i soci avevano il diritto “di entrare tra gli alunni del-la scuola di musica” ed il dovere “di obbedire al regolamento della scuo-la di musica, qualora vi siano iscrit-ti come alunni o suonatori ed in tal modo provedersi di proprio stru-mento”. Al regolamento della scuo-la doveva provvedere la direzione, come pure “stabilire i trattenimenti ed in genere tutte le prestazioni del-l’orchestra e del corpo dei coristi”. Per la nomina del maestro, tre voti spettavano alla direzione della So-cietà e due alla deputazione comu-nale. Quasi tutti i maestri della So-cietà Filarmonica furono contem-poraneamente organisti ed istrutto-ri del coro del Duomo, stipendiati a parte dall’amministrazione par-rocchiale. L’orchestra interveniva in Duomo soltanto nelle maggiori solennità.

Oltre a questa, Capodistria ebbe pure il Corpo Musicale Capodi-

striano (1894), la Società Corpo corale cittadino e la Società di Can-to (1874). Il primo stilò un proprio statuto il 6 agosto 1894, per modi-fi carlo al congresso generale straor-dinario del 18 ottobre dello stesso anno, approvato poi dall’I.R. Luo-gotenente Rinaldini il 16 dicembre 1894. Nei 28 articoli, suddivisi in

VI capitoli si fa cenno al nome, sede e scopo della Società, i soci, la direzione ed amministrazione della stessa, i revisori, i congressi generali e lo scioglimento della So-cietà.(19) Il corpo musicale capo-distriano venne affi dato al maestro Buresch e poi al maestro Bucavez. Si sciolse nel 1906.

Il “Corpo corale cittadino” vide la luce nel 1899.(21) Lo statuto venne stilato l’8 aprile dello stes-so anno dal Comitato promotore. Composto da otto capitoli suddivi-

si in 46 articoli, lo statuto rileva che lo scopo della Società era “l’istru-zione nel canto musicato corale di un numero indeterminato di soci e l’organizzazione progressiva di trattenimenti sociali, concerti ed eventuali gite fuori città”. I soci era-no suddivisi in cantori, contribuenti e onorari. A questo proposito nello

statuto vennero annoverati e speci-fi cati in 16 articoli i diritti e i doveri dei soci. La direzione era composta da un presidente, un vicepresiden-te, dodici consiglieri e un segretario cassiere, tutti eletti in seduta gene-rale della Società.

A Capodistria sorsero an-che altri corpi bandistici quali: la Banda Sociale di Capodistria, la Banda “Beato Elio”, la Fanfara “Li-bertas”, la Banda dei “socialisti”, ecc.

(2 - continua)

di Mirella Malusà

La banda di Pisino nel Carnevale del 1923

Portale d’ingresso del Duomo di Capodistria

Scorcio del Duomo di Capodistria

Sinfonia n. 40 (Mozart)La sinfonia in Sol minore n. 40

K 550 di Wolfgang Amadeus Mo-zart vide la luce insieme alle sinfo-nie n. 39 in Mi bemolle (K 543) e n. 41 in Do maggiore (K 551 nota come Jupiter) nell’estate del 1788. Mozart visse in quel periodo tre mesi di grazia che gli consentiro-no di creare tre fra i suoi capolavori anche se questa singonia chiude di fatto l’esperienza del salisburghese in ambito sinfonico.

Si tratta della sinfonia più nota di Mozart e nell’immaginario col-lettivo è insieme alla quinta di Lud-wig van Beethoven la sinfonia per antonomasia. Robert Schumann ar-riverà ad accostarla ai criteri ideali della bellezza greca.

Questa sinfonia, che originaria-mente veniva considerata esempio di grazia e leggerezza, forse con-fondendo la semplicità con cui si sviluppano e si susseguono le varie melodie, ci appare oggi come forte-mente introspettiva e di contenuto drammatico.

Il minuetto è un esempio di que-sta drammaticità ed anticipa quelle atmosfere romantiche che ritrove-remo in Beethoven e che qui ap-paiono trattenute quasi nascoste.

Le parole del musicologo tede-sco Albert Einstein parlando degli svolgimenti armonici della sinfonia usa queste parole “sono come dei tuffi negli abissi dell’anima, sim-bolizzati in modulazioni tanto au-daci che i contemporanei di Mozart non devono essere stati in grado di seguirli e tanto sublimi che soltanto Mozart stesso poté riportarli su di un livello terreno”

Sinfonia n. 41 La sinfonia n. 41 K 551 di Wolf-

gang Amadeus Mozart è universal-mente nota con il nome di Jupiter.

Il titolo, col suo rimando mito-logico a Giove, non fu assegnato dal compositore ma probabilmente dall’impresario inglese Salomon, allo scopo di evidenziare il carat-tere grandioso e divino che carat-

terizza quest’ultima composizione strumentale di Mozart.

Con la n. 39 e la n. 40, essa fa parte di un ciclo noto come canto del cigno. Fu composta nell’esta-te del 1788, una delle stagioni più

prolifi che per il compositore sali-sburghese.

Come nella sinfonia n. 40, an-che qui non è presente un’introdu-zione. Un attacco iniziale deciso defi nisce l’atmosfera dell’allegro

vivace irruente, ma con più interpo-sizioni di temi lasciati quasi intera-mente ai violini.

L’andante inizia sommessamen-te e solo successivamente si svilup-pa temi drammatici che nel fi nale si trasformano in toni di rassegna-zione.

Il minuetto è costituito da una serie di temi semplici che ci ripor-tano ad una certa tranquillità.

Il fi nale attacca con un tema di fuga che sarà ripreso più volte con modifi che contrappuntistiche e si arricchisce di espressione nel suo ripetersi.

Ave Verum Corpus (Mozart)L’opera Ave Verum Corpus K

618 di Wolfgang Amadeus Mo-zart è basata sul testo eucaristico omonimo del XIV secolo. Quella di Mozart è di gran lunga la com-posizione più celebre basata su questo testo. Si tratta di un mot-tetto per coro misto, orchestra e organo, composto dall’autore sa-lisburghese a Baden, nei pressi di

Vienna, fra il 17 e il 18 luglio del 1791.

L’opera è dedicata all’amico Anton Stoll, Kapellmeister della chiesa parrocchiale di Baden. Nata per l’occasione della solennità del Corpus Domini, viene considerata uno dei momenti più alti del genio mozartiano.

Piotr Ilič Čaikovskij rielaborò questo celebre mottetto nella pre-ghiera che costituisce il terzo movi-mento della Suite n. 4, op. 61, nota - non a caso - come Mozartiana.

Il cantante rock Jon Anderson interpreta l’Ave verum Corpus nel proprio album solista Toltec del 1996 (il brano ha titolo Ave Ve-rum).

Le opere di Mozart sono elen-cate nel famoso Catalogo Köchel creato a metà Ottocento da Lud-wig von Köchel. Ogni opera del compositore salisburghese è stata catalogata con numeri progressivi preceduti dalla sigla K (o KV) indi-cante Köchelverzeichnis, cioè Ca-talogo Köchel in tedesco.

MOZARTANDO - «Prenderemo quel brunettino... Secondate aurette amiche... La mano a me date... Donne mie le fate a tanti... È amore un ladroncello...»

Mozart

Monumento funebre in onore di Mozart a ViennaManoscritto di Mozart

Le due ultime sinfonie di Mozart

Veduta di Castelvenere

4

Gli effetti musicoterapeutici di Mozart

«Il 2 febbraio 1934 fu una giornata di eccezionale impegno per la Filarmonica di Pisino. Venne rappresentata l’operetta ‘Il ragno azzurro’ del maestro Roudegger. Gli attori erano così numerosi che a stento si aggiravano sul palcoscenico. Il corpo orchestrale contava 30 elementi ed era diretto dal maestro Pischiutta, il coro da Ignazio Gherbetz»

Page 5: DDEL POPOLOEL POPOLO a Matetić Ronjgov, e a Josip Ka-plan, dando voce a cori, a musiche stru-mentali, nientemeno che in compagnia di Minerva la quale saggiamente ha presie- duto una

6 musica

FIUME - Sono iniziate l’8 c.m. e si sono protratte dino al 10 aprile “Le giornate di Matetić”, la tradizionale manifestazione giun-ta alla sua XIV esima edizione.

L’evento fi nalizzato alla valo-rizzazione e diffusione dell’ope-rato di Ivan Matetić ed alla mu-sica nostrana che attinge al patri-monio musicale popolare istro-quarnerino, ha avuto il suo incipit , nella casa natale di Matetić a Ronjgi, con il Seminario per gli alunni delle Scuole di Musica di Fiume e Pola. I temi trattati ri-guardano l’Espressione musicale autoctona dell’Alto Adriatico, la vita e la produzione del compo-sitore e pedagogo Josip Kaplan e di Ronjgov, completati da un fi l-

mato intitolato “Mantinjada po Ronjgovemu”.

Il 9 aprile, nella mattinata, sono state deposte delle corone di fi ori sui sepolcri di Ronjgov e Kaplan, rispettivamente ad Abba-zia e Laurana. La sera (ore 18) nel Duomo di Fiume ha avuto luogo una S.Messa di suffragio dedica-ta a Ivan Matetić Ronjgov duran-te la quale

è stata eseguita la “Dobrinjska misa” di Ronjgov.

In serata al Palazzo del Go-verno (ore 20) si è tenuto un con-certo intitolato ai compositori del litorale con brani di Kaplan (le li-riche da camera “Lan”, “More”, Rondeau per orchestra d’archi, brani per coro, la “Canzone del

galeotto” per baritono e coro), di Roberto Haller (tre liriche da camera per soprano e pianofor-te), di David Stefanutti (Adagio e fuga per archi), di Ljubo Kuntarić (brani per coro) e di Dušan Prašelj (“Credo” dalla Messa rit-mica latina). Esecutori, il soprano Ingrid Haller, il mezzosoprano Anđelka Rušin, Roberto Haller e Nina Kovačić al pianoforte, l’Or-chestra da camera di Fiume diret-ta da Stefanutti, il Coro Oratoria-le di Fiume sotto la direzione del maestro Prašelj, le Klape femmi-nili e maschili “Kastav” dirette da Saša Matovina.

Ha fatto seguito la presenta-zione del libro dedicato a Ivan Matetić Ronjgov “Zapisi pučkog

nabožnog pjevanja/Note sul can-to popolare religioso” redatto dal-la dott. Marija Riman.

Lunedì 10 c,m, al Palazzo del Governo (ore 20) si è tenuto il concerto degli alunni delle Scuo-le di Musica “Ivan Matetić Ronj-gov” di Fiume e Pola con ospi-ti gli allievi delle SC “Blagoje Bersa” e “Vatroslav Lisinski” di Zagabria e “Franjo Kuhač” di Osijek. In programma composi-zioni di Josip Kaplan, Ronjgov, Nello Milotti e B.Okmaca.

In chiusura di serata è stat presentazione la seconda edi-zione del libro di Lovorka Ruck “Cori dell’Istria e del litorale per voci bianche e voci femminili”.

(pvm)

Saranno senz’altro poche le persone che non abbiano sentito almeno una volta nella vita quel tripudio, quel grido al-

lelujatico che sembra uscire dal viscere del cosmo, per inondare e aprire i Cieli in tutta la loro gloria e maestà, e che risponde al nome di “Alleluja” di Händel.

Brevissimo e perentorio come una spara-ta, l’annuncio iniziale dell’Alleluja, cui fan-no seguito quel garrire, quegli echi di giubi-lo in un inesorabile crescendo che, al tempo della prima esecuzione, fecero alzare in pie-di re Giorgio I d’Inghilterra e tutto l’udito-rio, presi dall’irresistibile slancio del geniale brano. Da quel giorno data l’uso, conservato ancora in Inghilterra, di alzarsi per ascolta-re questo canto ispirato che celebra la gloria del Risorto ed è parte culminante dell’orato-rio “Il Messia”.

Ritenuta la più grande epopea che sia stata musicalmente composta in onore del cristianesimo, “Il Messia” fu scritto in ven-tiquattro giorni nel periodo più tormentato della vita dell’autore. Händel riempì le oltre 250 pagine dell’autografo originale in sole tre settimane, dal 22 agosto 1741 al 14 set-tembre, in uno di quei prodigi dell’ispirazio-ne passati alla storia della musica. All’epo-ca il “grande Sassone” aveva 56 anni ed era all’apice della carriera. Diresse il Messia 36 volte, rinunciandovi solo negli ultimi tempi a causa della cecità.

Rochlitz, critico musicale dell’epoca beethoveniana, lo chiamava la cantata di tut-to il genere umano riscattato e riunito per ce-lebrare la sua riconoscenza. “Il Messia” narra della vita di Gesù Cristo dalla nascita alla Ri-

surrezione. Compiuto il sacrifi cio sul Calva-rio, Händel medita sulla morte, sul Giudizio fi nale e sulla Risurrezione. L’aria “Ho fede, Signore Quelli che dormono si sveglieran-no!”, è una delle più belle ed il testo è tratto dall’epistola di S.Paolo ai Corinzi. (“E come

tutti in Adamo, siamo sottomessi alla morte, tutti in Cristo saremo risuscitati”). Assieme a quella del buon pastore che ama teneramente il suo gregge.

Il libretto fu composto dallo stesso Haendel e in maniera tanto accorta da meri-tare le lodi di Goethe, Herder e Klopstock. “Io conosco la mia Bibbia e saprei meglio di un altro scegliervi le parole adatte”.

Il Combarieu nella sua Storia della mu-

sica scrive a proposito de «Il Messia»: «Da un punto di vista puramente artistico, una tale composizione ha un ampiezza grandio-sa. Esso è la risultanza di sette secoli di con-trappunto e armonia, come pure del pen-siero e sentimento cristiano…essa è il punto

d’incontro dell’arte e della fede della Germa-nia nordica, dell’arte italiana e della potenza formidabile e misteriosa del genio di un mu-sicista sassone, una specie di colosso che sor-regge le asperità dell’arte, come un antico Si-leno, coronato di pampini, e sorridente porta tra le braccia un dio bambino».

“Il Messia” e la bachiana “Passione secon-do Matteo” sono probabilmente le due massi-me pietre miliari dell’arte musicale religiosa.

Handel era profondamente religioso ma niente affatto bigotto; la religione era per lui poesia, dramma, elevazione ed è per questo che nel taglio delle composizioni sacre egli è personalissimo. Gli oratori costituiscono la parte più cospicua della sua produzione e sono quelli che lo consegnano alla posterità.

I suoi sedici gli oratori biblici (e altret-tanti profani) sono Joseph, Isreael, Josué, Debora, Jefhte, Sansone, Saul, Salomo-ne Athalia, Susanna, Bosayar, Esther, Ju-das, Alexandro Balo, Il Messia, Theodora. L’ossatura caratteristica dell’oratorio sotto il soffi o di Händel si trasfi gurò in un im-menso poema descrittivo epico-drammati-co “ove le grandi verità religiose e umane sono cantate, rappresentate e commentate con tutto quello che può dare di emozione e di espressione il linguaggio musicale…ani-mati da un gran soffi o religioso, liberi dalle esigenze della liturgia e dalle convenzioni del teatro, ma tuttavia drammatici e profon-damente umani, i sedici oratori biblici “si innalzano in un dominio dell’arte assoluta-

mente indipendente come templi grandiosi la cui iconografi a comprende tutta la Sacra Scrittura, dai libri di Mosè fi no agli Atti”. A distanza di non pochi anni, la sottoscritta ricorda ancora con emozione e gioia la sua partecipazione alle parecchie esecuzioni della Messiade handeliana con l’orchestra, il coro ed i solisti del Teatro di Fiume di-retti dallo scomparso maestro Kajdi: quelle ondate di dolcezza melodica (aria del buon pastore), di esaltanti apotesi contrappunti-stiche (Nascita e Risurrezione del Cristo) alle quali il pubblico corrispondeva sempre con applausi interminabili. Come ricorda pure le brillanti esecuzioni del “Magnifi cat” di Bach, o del “Requiem” di Verdi. Tempi andati. Attualmente le grandi forme vocali strumentali di carattere sacro non rientrano nelle sfere d’interessi della dirigenza teatra-le di Fiume.

Georg Fridriech Haendel nacque nel-lo stesso anno e regione di Bach e vi morì, come il Kantor di San Tommaso, cieco e nel-lo stesso anno. Strane coincidenze. La cecità lo colse mentre scriveva il secondo atto dello “Jefte”. Visse gli ultimi sette anni della sua vita nel ritiro, nella meditazione e nelle pra-tiche di carità.

Nei giorni di Passione voleva morire per raggiungere il Salvatore nel giorno della Ri-surrezione, e fu esaudito perché morì il Saba-to Santo del 14 aprile 1759. Fu tumulato con solenni funerali il 20 aprile nella cattedrale di Westminster, dove l’Inghilterra accoglie i suoi fi gli gloriosi, e dove tante volte aveva ri-suonato l’”Alleluja” più celebre della storia.

Mercoledì, 26 aprile 2006

Manoscritto del “The Messiah”

«Il Messia» di Händel, la massima epopea musicale della cristianità

Giorgio I d’Inghilterra in piedi per l’Alleluja più famoso della storia

Ivan Matetić Ronjgov

Le giornate di Matetić, omaggio tradizionale

di Patrizia Venucci Merdžo

Westminster Abbey

MUSICA SACRA

Page 6: DDEL POPOLOEL POPOLO a Matetić Ronjgov, e a Josip Ka-plan, dando voce a cori, a musiche stru-mentali, nientemeno che in compagnia di Minerva la quale saggiamente ha presie- duto una

musica 7

stati: una band un po’ diversa dalle altre, nell’inesausta ricerca di una musica che riuscisse a rompere col passato pur affondandovi al con-tempo con le proprie radici: rock elettrico, jazz, musica contempo-ranea, rock‘n’roll, romanticismo, elettronica, in un’inedita fusione che non ha avuto eguali nella sto-ria del rock. Una volta spenti i ri-fl ettori, Bryan Ferry si è concesso ai media per un’intervista durante la quale ha voluto parlare del nuo-vo progetto con i “Roxy Music” in cui è incluso anche l’amico di sempre Brian Eno.

“Attualmente siamo alle prese con la registrazione in uno studio a Londra. Finora abbiamo fatto

molto. La prima formazione dei ‘Roxy’ è al completo. C’è Phil Manzanera, Andy McCay, Paul Thompson, e per un certo perio-do c’è stato anche Brian Eno. E, ovviamente, alcuni collaboratori nuovi, che ci stanno offrendo un contributo splendido, molto inno-vativo, proprio come piace a noi. Io, personalmente, sono anco-ra alle prese con la scrittura degli ultimi brani, che è il compito più diffi cile”. E sul concerto in Croa-zia, Bryan ha avuto soltanto paro-le di lode: “È stata la prima volta che visitiamo la Croazia. Un vero piacere, perché è sempre una gran-de emozione suonare in posti nuo-vi, mai visti. Soprattutto quando si è in là con l’età. Succede che vedi un luogo sulla cartina geografi -ca e pensi che sarebbe magnifi co suonare là. Poi, passano gli anni e non ne hai più l’occasione per-ché gli obblighi sono sempre tanti. Mi piacerebbe tornare in Croazia e tenervi, coi “Roxy Music”, un grande concerto. Quello al Tea-tro nazionale croato è stato il mio show personale, ma voglio tornare a Zagabria e offrire ai fan un vero e proprio spettacolo. Come ai vec-chi tempi!”.

Mercoledì, 26 aprile 2006

MUSICA ROCK Bryan Ferry alle prese con un nuovo album

ZAGABRIA – Una voce sen-suale, intensa e dolcissima, ca-pace di scivolare sulla pelle del-l’ascoltatore come un velo di vel-luto o un foulard di seta. Bryan Ferry è proprio così, un eroe ro-mantico e futuristico, elegante e

seducente. Oggi, dopo un lungo silenzio, interrotto soltanto dal-l’uscita di un “The Best of...”, il carismatico cantautore ingle-se torna sui palchi mondiali con un nuovo album assieme ai suoi “Roxy Music”, una delle band più

innovative degli anni Settanta, di cui è stato leader indiscusso, che ha lasciato un’eredità indiscutibile ad almeno due generazioni di mu-sicisti, diventando l’emblema del cosiddetto “glam rock” (o “rock decadente”, come veniva chiama-to in Italia). Bryan Ferry e i suoi “Roxy Music” sono stati recente-mente anche a Zagabria – è stata la loro prima visita in assoluto in Croazia – dove, il 5 aprile scorso, hanno tenuto un concerto al Tea-tro Nazionale Croato, nell’ambito della settima edizione del “Diners Exclusive Party”. Un vero succes-sone, a detta dei fortunati che han-no avuto modo di assistere allo show, durato circa un’ora in cui la band ha rispolverato i vecchi suc-cessi. Ed è stato come tornare ai “vecchi tempi”, come se la paren-tesi in cui il gruppo aveva cessato di suonare, non fosse mai esistita. Per sessanta minuti tutto è tornato come prima.

I “Roxy” assieme all’inegua-gliabile Ferry, si sono dimostrati ancora una volta per quello che nei loro anni d’oro sono sempre

Il carismatico leader dei «Roxy Music» torna sui palchi mondiali e si esibisce per la prima volta in Croazia

Una carriera intensa e fortunata Bryan Ferry nasce il 26 settembre 1945 a Washington, cittadina nel nord dell’Inghilterra. Figlio di contadini, Bryan inizia la sua carriera musicale in gruppi locali come i Banshees, come cantante e pianista, fi no a che alla Newcastleupon-Tyne University non fonda la band di R&B Gas Board con gli amici Graham Simpson e John Porter. Il suo stile è quello della popstar elegante, del “dandy”, lontano dalle atmosfere hippy e dalla scena hard-rock che caratterizza l’Inghilterra nei primi anni Settanta. Nel 1970 fonda i Roxy Music e crea un suono tra il glam-rock e la sperimentazione pop. Nel 1973 incide il suo primo album solista, “These foolish things”, rivisitando in parte l’opera di Bob Dylan e dei Rolling Stones. Nel 1976 esce “Let’s stick together”: i Roxy Music sono un’estensione della personalità del cantante e l’album mescola indifferentemente nuove “cover” con materiale già inciso dal gruppo. La crisi sentimentale che attraversa alla fi ne degli anni Settanta ispira una produzione più

melodica e una svolta verso il pop: sono gli anni di “The Bride Stripped Bare” (1978), “Flash and blood” e “Avalon” (1982). Dopo questo album il gruppo si scioglie. Nel 1985 esce “Boys and girls”; due anni più tardi esce “Bete Noire”, meno riuscito del precedente ma che conferma lo stile di Ferry. Dopo una lunga pausa di sei anni esce “Taxi” (1993), album di “cover” accolto tiepidamente, e nel 1995 “Mamouna”. Seguono 4 anni di pausa e di lontananza dalle scene e il “dandy” torna con “As time goes by” (1999). Nel 2002 esce “Frantic”, l’ultimo lavoro di Ferry, che segna il ritorno al suono rock e che arriva dopo un tour che ha visto di nuovo insieme i Roxy Music, vent’anni dopo. Il disco è per la maggior parte registrato “live” e contiene nuove canzoni assieme ad alcune cover. Con Ferry collaborano grandi artisti: Dave Stewart, Jonny Greenwood (Radiohead) e Brian Eno. Il cantante prosegue l’attività live e di compositore in tutto il mondo. Il 2006 è l’anno di un nuovo ritorno.

«In the jungle, the mighty jungle The lion sleeps tonight...»

Il “Leone addormentato” una storia fi nalmente a lieto fi neVe la ricordate la canzo-

ne “The Lion sleeps tonight”, che nel 1961 ottenne un succes-so mondiale grazie alla versio-ne in lingua inglese del gruppo dei “The Tokens”, una forma-zione per teenager? Nel 1994 la canzone fu inclusa nella colonna sonora del colossal della Disney “Il Re Leone”. Sono tutte dei pla-gi! La versione originale è del 1939, eseguita dal sud africano di colore Solomon Linda e della sua band, gli “Evening Birds”. Il gruppo registrò il brano nello stu-dio di Eric Gallo, che ricompen-sò Solomon Linda con poco più di un equivalente di un euro e con un impiego nel suo magazzino. Linda non sapeva né leggere né scrivere, ma per lui parlava la sua

musica. Tre accordi, qualche voce baritonale in sottofondo e due pa-role da alternare. Così nacque il brano “Uyimbube”, divertente e orecchiabile, diventò il più gran-de hit sudafricano, prima di pren-dere il volo verso l’estero.

La canzone, infatti, approdò negli USA nel 1951 grazie al can-tante folk Pete Seeger che però, non capendo lo zulu, travisò il ri-tornello da Uyimbube, uyimbube (che signifi ca “tu sei il leone”) ad Awimoweh, awimoweh (che non signifi ca nulla).

Poi “The Lion sleeps tonight” passò nelle mani dei “The To-kens”, che ne sancirono l’attua-le testo in inglese. Grazie al loro impegno la canzone si conquistò il favore del pubblico.

Il pezzo, in seguito, entrò nel-la classifi ca delle 500 canzoni più belle della storia della musica.

Nel frattempo Solomon Linda, morì in povertà a Johannesburg, lasciando in miseria la famiglia.

Nel 1989 una disputa legale sui diritti del brano tra la Rich-mond Organization di Pete See-ger e George Weiss (il paroliere dei Tokens) fi nì con la sentenza di plagio a danno di entrambe le parti e con il risarcimento agli eredi di Linda. Il risarcimento però venne fi ssato in poche migliaia di dollari, mentre i profi tti attribuibili a “The Lion Sleeps Tonight” sono calco-lati in più di 50 milioni di dolla-ri. Pochi anni fa la Gallo Records, nella persona dell’ormai novan-tenne Eric Gallo, forse desidero-

so di riparare al danno commesso, assoldò un legale per verifi care la possibilità di risarcire gli eredi di Solomon Linda. Il legale scoprì che in base alla legge sul copyri-ght dell’impero britannico del 1911 i diritti, trascorsi venticin-que anni dalla morte dell’autore, spettano agli eredi. Ad oltre qua-rant’anni dalla morte in disgrazia dell’autore del brano, la Disney è intervenuta per assicurare una conclusione felice alla vicenda

Dopo aver liquidato gli attac-chi dei Linda, sostenendo di aver pagato i diritti della canzone, ha corretto poi il tiro, forse per il ti-more del danno d’immagine che, uno scontro con una famiglia in-digente di Johannesburg avrebbe provocato alla grande fabbrica dei

sogni per bambini. La mediazione della major ha convinto Abilene Music, la detentrice dei diritti, a trovare una forma di risarcimen-to. Un accordo economico, arriva-to solo il mese scorso, che ha sod-disfatto i pochi eredi di Solomon Linda rimasti in vita. (gm)

Il «dandy» dalla voce sensuale Il «dandy» dalla voce sensuale intensa, dolcissimaintensa, dolcissimaa cura di Ivana Precetti

Solomon Linda

Page 7: DDEL POPOLOEL POPOLO a Matetić Ronjgov, e a Josip Ka-plan, dando voce a cori, a musiche stru-mentali, nientemeno che in compagnia di Minerva la quale saggiamente ha presie- duto una

8 musica

Zagabria

Sala "Vatroslav Lisinski"24 marzo 2006Orchestra Nazionale di TolosaDirettore Tugan Sokhiev Musiche di P. Dukas: "L'apprendi-sta stregone", ouvertureI. Stravinski: "L'uccello di Fuoco" musica da balletto N. Rimski-Kor-sakov: "Sheherezade" poema sin-fonico

11 aprile 2006Filarmonica Janaček di OstravaDirettore Gaetano Delogu Musiche di S. Bradić: Homo erec-tus (Salutes to Europe)B. Smetana: "La mia patria" poemi sinfoniciC. Franck: Simfonia in re min

29 aprile 2006 Orchestra sinfonica nazionale della radio di KatowiceDirettore Christian Arming Solista al pianoforte Dimitris Sgouros

Musiche di A. Webern: Passaca-glia op. 1S. Rahmanjinov: 2. Concerto per pianofortze e orchestra in do min. op. 18I. Stravinski: Petruschka

Ciclo dedicato alla musica da ca-mera

30 marzo 2006Quartetto d'archi HAGEN (Sali-sburgo)

Lukas Hagen, violinoRainer Schmidt, violinoVeronika Hagen, viola

Clemens Hagen, violoncelloMusiche di L. van Beethoven: Quartetto n.11 in fa min. op. 95 "Serioso" D. Šostakovič: Quartetto u c-molu, n.8 op. 110F. Schubert: Quartetto"La morte e la fanciulla" in re min.Ritenuto uno dei migliori quar-tetti d'archi d'Europa il Quartet-to Hagen ha fi rmato un contratto esclusivo con la Deutsche Gram-mophon.

9 maggio 2006.Bruno Leonardo GelberMusiche di D. Scarlatti, L.van Beethoven, J. Brahms

Casa del Popolo - Sala del Risor-gimento

Trio di GerusalemmeBella Kresin, glasovirRoman Kekhman, klarinet/saksofonYakov Entin, violina/kontrabas Musiche di J. de Boismortier,A. Vi-valdi G. B. Vitali, Sacchini, B. Marcello

21 aprile 2006

Lucija Madziar (violino)Caspar Frantz (glasovir)Musiche di W. A. Mozart, J. Štolcer Slavenski: Sonata slavaC. Debussy: Sonata in sol min.D. Pejačević: Cinque miniature per violinu e pianoforteK. Szymanowski: Miti, op. 30G. Fauré: Sonata n.1 per violino e pianoforte in la magg. op. 13

23 maggio 2006Ensemble di fi ati Serenade di StoccolmaF. Söderberg: Pierrotova smrtA. Dvoøák: Serenada u d-molu, op. 44W. A. Mozart: 10. serena-da "Gran Partita" u B-duru, KV 361

Ciclo "Cantabile"Istituto musicale di Zaga-bria

5 aprile 2006Giorgio Surian in concerto

In programma brani diG. Verdi: Sperate o fi gli, aria i caba-letta dal NabuccoG. Verdi: Infelice, e tuo credeli, aria dall' ErnaniG. Verdi: Mentre gonfi arsi l'anima, arij dall' Attila. Verdi: Vieni, o Levi-ta! aria dal NabuccoW. A. Mozart: Non più andrai, aria di Figaro da "Le nozze di Figaro"W. A. Mozart: Aprite un po' quegl' occhi, aria da Le nozze di Figaro"W. A. Mozart: Donne mie, la fate

a tanti, aria da "Così fan tutte"I.Zajc: Ro-manza di ZrinskiG. Bizet: C a r m e n , aria di Esca-milloG. Rossini: La Calun-nia, da "Il barbiere di Siviglia"A. Kabiljo: 3 canzoni

1. Quale cantautore america-no conosciuto per il grande suc-cesso “Born in USA, porta il so-prannome “The Boss”?

a) Bruce Springsteenb) Bob Dylanc) Willie Nelson

2. Il fl auto traverso appartie-ne alla famiglia…

a) Degli ottonib) Degli strumenti a tastierac) Dei legni

3. La città di New Orleans in Louisiana è conosciuta come la Mecca della musica…

a) Bluesb) Jazzc) Rock

4. Come si chiama la band svedese composta da due coppie sposate, che vinse a un’edizione dell’Eurosong con la canzone “Waterloo?”

a) Mama’s and papa’sb) The Plattersc) Abba

5. La famosa colonna sonora del fi lm “Il Padrino” con Marlon Brando nel ruolo principale, fu composta da…

a) Nino Rotab) Ennio Morriconec) Lucio Dalla

6. F. J. Haydn (1732-1809) e W. A. Mozart (1756-1791) con-tribuirono al perfezionamento di quale forma strumentale?

a) La suiteb) La sinfoniac) Il lied

7. L’opera “La serva padro-na” fu modello per l’intera opera buffa del ‘700. Fu composta da:

a) F. J. Haydnb) Domenico Cimarosac) C. B. Pergolesi

8. Il famoso poema sinfoni-co “La mia Patria”, che contiene uno dei movimenti più popolari della musica dell’800, la “Vlta-va”, fu composto da:

a) Bedøich Smetanab) Antonin Dvoøakc) Jan Sibelius

9. La deliziosa musica della fi aba “Pierino e il lupo” fu com-posta da…

a) Igor Stravinskib) Sergej Prokofjevc) Maurice Ravel

10. Il clavicembalo fu uno degli strumenti più popolari del-l’epoca del:

a) Romanticismob) Rinascimentoc) Barocco

E’ morta in Svezia all’età di 87 anni Birgit Nilsson, considerata la più grande interprete del composi-tore tedesco Richard Wagner del secondo dopoguerra. La notizia è stata resa nota solo dopo i funerali del soprano, avvenuti a Vastra Ka-rup, la sua cittadina natale.

La Nilsson, fra i numerosi ruo-li interpretati, fu una sensaziona-le principessa irlandese Isotta nel Tristano e la valchiria Brunilde per eccellenza (nel celeberrimo ci-

clo wagneriano del Ring). In parti-colare si ricorda la sua interpreta-zione di Isotta alla Scala nel 1956, esibizione che le era valso l’ono-re di essere defi nita tra le migliori cantanti wagneriane del ventesi-mo secolo.

Nata nel 1918 e fi glia di una soprano, Birgit Nilsson cominciò a innamorarsi della musica a tre anni, grazie a un pianoforte gio-cattolo regalatole dalla madre. Il debutto in teatro avvenne nel 1946, al Royal Opera di Stoccol-ma. Cantò il primo personaggio tratto dalle opere di Wagner nel 1948: fu Senta, la fi glia del capita-no norvegese Dalan, nel Vascello fantasma (L’Olandese Volante). Il grande successo la portò a esibir-si nei più grandi palcoscenici del mondo: il Metropolitan di New York, la Scala di Milano, la Feni-ce di Venezia, il Teatro dell’Opera di Vienna, Roma, Parigi, Barcel-lona. Era un monumento e aveva un monumento di voce Birgit Ni-lsson. Il soprano svedese era in-terprete per eccellenza delle ope-re di Richard Wagner e Richard Strauss, un’eccellenza che fra gli Anni ‘50 e i tardi ‘60 s’impose. Al festival wagneriano di Bayreuth sbaragliò le rivali, al Metropolitan di New York ebbe successi memo-rabili, ovunque non si poteva dare Wagner al massimo livello senza che lei mancasse. I motivi stavano nelle doti naturali, nella tecnica e nella scuola svedese.

Aveva una voce d’acciaio che l’aveva resa erede di un’altra wa-gneriana divenuta mito canoro, la

norvegese Kirsten Flagstad. La fa-mosa tecnica di appoggio del fi ato sul diaframma, che pochi cantan-ti possiedono, era il segreto del-le saette lanciate dalla Nilsson in mezzo all’orchestra dell’olocausto di Brunilde, il fi nale del “Crepu-scolo degli dèi” e dell’intera “Te-tralogia” di Wagner: nessuno sfor-zo, e l’ascoltatore inchiodato alla poltrona. Anche nel “Tristano e Isotta” non aveva rivali. Altri tem-pi davvero, quando i cantanti sape-vano risparmiarsi e non saltavano da un aereo all’altro.

Terminata la sua carriera nel 1984, nel ‘98 il Metropolitan di New York omaggiò i suoi ot-tant’anni e lei riuscì a salutare il pubblico con il grido di guerra del-le Valchirie.

“LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol SuperinaIN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat edizione: MUSICA

Redattore esecutivo: Patrizia Venucci Merdžo / Impaginazione: Denis Host-Silvani Collaboratori: Helena Labus, Mirella Malusà, Gianfranco Miksa, Ivana Precetti e Fabio Vidali

Anno II / n. 4 26 aprile 2006

Mercoledì, 26 aprile 2006

Come Turandot

“Brunilde” non c’è più

Birgit Nilsson, una voce fenomenale

MUSICA LIRICA - “chissà chi lo sa?”QUIZ

giro girotondo quando canta e suona il mondo

Joseph Haydn

Soluzioni: 1. a), 2. c), 3. b), 4. c), 5. a), 6. b), 7. c), 8. a), 9. b), 10. c).

Giorgio Surian

Orchestre National du Capitole du Toulouse

Christian Armin

Il quartetto Hagen