CONTROCOPERTINA DOMENICA 23 … · Il problema del comunicato stampa, tutt’al più, è formale....

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DOMENICA 23 LUGLIO 3www.larivieraonline.com CONTROCOPERTINA

Aun anno dalla scomparsa di Sisinio Zito, giovedì 6 luglio, aRoccella Jonica, si è tenuto un Consiglio Comunale aper-to durante il quale l’Amministrazione guidata daGiuseppe Certomà ha discusso della possibilità di intitola-re al senatore il lungomare cittadino.

Durante la partecipata assemblea, la giunta ha ricevuto il favoredella maggioranza dei presenti che, approvata la Delibera in cui siesprimeva la volontà di effettuare il suddetto cambio toponomasti-co, garantiva di procedere con la richiesta del nullaosta inPrefettura per procedere all’intitolazione. Tale nullaosta si rendevanecessario a causa dell’articolo 2 della legge 23 giugno 1927, n.1188, che stabilisce l’impossibilità di intitolare una via o una piazzapubblica a persona che sia deceduta da meno di dieci anni, a menoche (viene riportato invece all’articolo 6) non si chieda una derogaper coloro che abbiano fatto il bene della comunità o della nazio-ne.Proprio tirando in ballo la legge 1188, lunedì mattina, il movimen-to politico “Roccella Bene Comune” ha portato a termine unattacco frontale all’Amministrazione Comunale, definendo la scel-ta votata a maggioranza in Consiglio Comunale familistica e arro-gante.Al di là dei toni esageratamente aspri, la base su cui poggiano leconsiderazioni del coordinamento potrebbero anche essere condi-visibili. Per quale ragione, si domandano infatti gli esponenti di“Roccella Bene Comune”, l’Amministrazione non è in grado dirisolvere gli atavici problemi della comunità con la solerzia dimo-strata nel prendere questa decisione?Il problema del comunicato stampa, tutt’al più, è formale. Il coor-dinamento, infatti, lamenta che la proposta dell’AmministrazioneComunale sia stata avanzata senza alcun coinvolgimento dellaminoranza, eppure, nel comunicato inviato dall’Ufficio Stampa delComune di Roccella Jonica per annunciare il confronto del 6luglio, si sottolineava che l’incontro avrebbe assunto la forma di unConsiglio Comunale aperto, del quale ci viene difficile immagina-re che il Presidente Francesco Ursino abbia dimenticato di avver-tire i membri di “Roccella Bene Comune”.A riprova del fatto che il movimento fosse in realtà a conoscenzadell’incontro, anzi, ci sarebbe la presenza del membro di opposi-zione Patrizia Suraci che, stando a quanto ci ha raccontato il vice-sindaco Vittorio Zito, avrebbe persino approvato la proposta avan-zata dall’Amministrazione.Dopo aver (giustamente, lo ribadiamo) sollecitatol’Amministrazione a preoccuparsi dei problemi più urgenti cheaffliggono il centro abitato prima di preoccuparsi delle questionitoponomastiche, il vero scivolone, politico e morale, di “RoccellaBene Comune”, a nostro parere, risiede nel paragrafo successivo.Il coordinamento, infatti, dopo aver sottolineato sommariamentel’inutilità di dedicare il lungomare a Zito, afferma che, qualora pro-prio non ci si potesse sottrarre alla dedica di un’opera o di una stra-da al senatore, certo questa non dovrebbe essere il lungomare, sulquale l’ex sindaco non ha mai avuto voce in capitolo.Non sappiamo bene come vadano le cose a Roccella, ma non cisembra che nel resto del mondo strade ed edifici pubblici sianodedicati esclusivamente a chi li ha realizzati. Non ci risulta, infatti,che corso Garibaldi, a Siderno, sia stato realizzato dal buonGiuseppe tra una breccia e l’altra, o che Pasquino Crupi abbiaposato la prima pietra al palazzo della cultura di Reggio Calabria.Ma, al di là di questa questione tecnica, è veramente terribile vede-re come il coordinamento faccia riferimento al senatore senzachiamarlo mai per nome ma, anzi, definendolo (spregiativamen-te?) “il nostro”. Quel “nostro”, ribadito in due distinte occasioni,può essere interpretato come il sintomo di un astio che va oltre lacontrapposizione politica, lasciando intendere che sotto ci sia unsostrato di non detto che ci spinge a pensare (quasi certamentesbagliando) che l’opposizione a questa proposta non sia frutto solodel mancato rispetto delle norme che regolamentano la denomi-nazione delle strade.Paurosamente simile, poi, è il caso deflagrato a Siderno esattamen-te 24 ore dopo. Ancora una volta protagonista è la minoranza,ancora una volta punta il dito sull’Amministrazione concentrandola propria attenzione su una realtà che è giusto evidenziare ma,ancora una volta, lo fa nella maniera più sbagliata.Ci riferiamo alla richiesta avanzata da Carlo Fudaall’Amministrazione affinché venga eseguito un giro di vite sullatettoia installata dinanzi a una nota attività commerciale del corsodi Siderno. Non lesinando sullo sdegno, il consigliere PD dichiaraimperativo far rispettare alla lettera al proprietario del locale ilregolamento che disciplina l’occupazione degli spazi pubblici, sor-volando, tuttavia, sul fatto che il suddetto regolamento viene, pur-troppo, rispettato da ben poche attività commerciali cittadine e chel’Amministrazione sta riscontrando non poche difficoltà a riporta-re progressivamente alla normalità la situazione.Perché, ci domandiamo, Fuda ha puntato il dito esclusivamentesulla tettoia di quel locale (che peraltro, è stato comunicato attra-verso un commento Facebook dal proprietario, nel giorno in cui èstata diffusa la comunicazione del consigliere si doveva ancora fini-re di installare) e non ha piuttosto spronato l’Amministrazione aeffettuare un giro di vite su tutte le attività che installano dehordurante il periodo estivo?Se fossimo maliziosi ci verrebbe da commentare la vicenda affer-mando che certe frange politiche hanno la brutta tendenza di farepropria la massima orwelliana secondo la quale “tutti gli animalisono uguali, ma alcuni animali sono più uguali di altri”.Fortuna che maliziosi non siamo…

Jacopo Giuca

Roccella e Siderno

le opposizionisoffrono il caldo

A inizio settimana sono scoppiate due differenti polemiche innescatedalle opposizioni di Roccella e Siderno. Ci riferiamo all’opposizione di“Roccella Bene Comune” alla scelta dell’Amministrazione di titolare illungomare a Sisinio Zito e alla richiesta di controlli avanzata dal PDrelativamente alla tettoia di uno specifico locale di corso dellaRepubblica. Due polemiche che poggiano su basi corrette, ma risultatedue grossi scivoloni politici e morali.

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Risale al maxiprocesso “Nord Sud”, sullapresenza della ‘’ndrangheta in Lombardia,il riferimento alla “cultura criminale, anti-sociale”, delle ’ndrine “oppositiva delleregole di vita della società civile”, oggettodel procedimento penale.Quella che veniva definita "cultura crimina-le” avrebbe dettato, allora, “spesso” le con-dotte delittuose oggetto di quel dibattimen-to. «Quando uno ha prestato quel giura-mento è fatta, non può più ragionare con lasua testa, ragiona e agisce come gli altricomandano, è diventato una macchina cui"hanno inserito la spina". Il giuramento èuna cosa importante, è ammantato da unacerta sacralità anche di forme che esercita-no la loro suggestione, soprattutto sui gio-vani, più facili da manipolare e volgere alcrimine».«Quei costumi, quei moduli criminali, quel-la legge del terrore, dell'omertà, del con-senso coatto si sono trasferiti coi loro adep-ti, hanno camminato coi loro personaggi,aggregati come in terra di origine». E così,nell’hinterland di Milano : «si vedrà come ilegittimi titolari di una stazione di serviziodi distribuzione di carburante, dopo un"convincente" stillicidio di attentati, cedanoagli … la gestione di quelle pompe di ben-zina. E si vedrà pure come ancora sianoimpregnati di paure i gestori di bar ed eser-cizi pubblici i quali quotidianamente stazio-navano, come fossero i loro "uffici", imputa-ti di spicco di questo procedimento permandare avanti il loro lucroso traffico distupefacenti».In un passaggio della sentenza della Cortedi Assise di Milano del 1997 a carico di 133imputati si legge: «Una cultura antisociale -quel che è ancora più grave - che non èradicata, si badi bene, nella ignoranza, nellaimpossibilità di conoscere e praticare leregole del consesso civile, ma è frutto diuna precisa scelta. Una scelta che è di con-venienza economica, anzitutto. Si vedran-no più avanti gli enormi profitti provenien-ti dalla droga, si vedrà come il passaggiodalle rapine, ai sequestri estorsivi e quindial narcotraffico abbia obbedito esclusiva-mente a una logica di profitto e di minorrischio. Il diniego delle attenuanti generi-che a tutti gli imputati (con le rare eccezio-ni che si diranno), oltre che dalla gravità deidelitti commessi e dal curriculum criminaledi ciascuno di essi, non potrà non risentiredi questo aspetto. Si è, sovente, a cospettodi imputati furbi, intelligenti, che sapevanobene quello che facevano. Così è statoanche M. S. che ci fa sapere come lui - nondiversamente da molti dei suoi coimputati -sia stato un professionista del crimine, chesi rendeva perfettamente conto dell'illiceitàdel disvalore sociale di quel che faceva. Ma,era cresciuto dentro quella logica, e avevadeciso e scelto di agire così. Di qui la gran-de importanza, il grosso rilievo che ancheda un punto di vista umano e sociale vengo-no ad assumere le "collaborazioni proces-suali" di taluni personaggi di questo dibatti-mento, …, che erano impregnati di quella"cultura". Sono costoro che hanno consen-tito ciò che altrimenti si presentava, quantomeno, poco probabile o difficilmente fatti-bile: penetrare all'interno di quelle"cosche", scovare i componenti, di svelarnei crimini, spezzarne le omertose solidarietà.E ciò è avvenuto, è potuto avvenire perchési è fatta una scelta di campo, perché si èfatto il grande salto, quello che segna perogni singolo collaboratore il passaggio dal-l'area della illegalità a quella della legalità, enon rileva per quali motivi ciò sia avvenuto,né tanto meno - lo si ripete a grandi lettere- se alla base vi sia un sincero "pentimento"morale».

GIUDIZIARIA

La cultura antisociale delle

’ndrine

appunti di Franco Crinò

L’ECONOMIA NON SI SMUOVESe riparte la spesa, le imprese faranno giocare i loro interessi sulla scena pubbli-ca. È normale. Non rinunciano mai a farlo neppure i “dipendenti pubblici, le cor-porazioni organizzate, i politici di professione”. Oggi, le imprese sono ferme, tramancanza assoluta di finanziamenti e regole europee . Molte imprese dellanostra provincia sono state stoppate dalle interdittive antimafia (e avevano ilgrosso degli affidamenti). Oggi, il dipendente pubblico va anche a debito, per viadella recessione che è venuta avanti dal 2009. Se le imprese ricominciano a lavo-rare debbono reinvestire i profitti, creare lavoro nuovo. Il dipendente pubblicopuò aumentare i consumi con aumenti contrattuali puntuali e con incentivi meri-tati. I servizi nei comuni debbono essere efficienti ed avere costi congrui, il discor-so non deve fermarsi alla erogazione, “ tu comune me li devi, punto e basta ... “,ma bisogna parlare di lotta agli sprechi, della riscossione dei tributi e quindi dellapossibilità della manutenzione delle reti. I servizi sono prevalentemente a caricodell’Ente, ma alcuni “pezzi” di rete possono essere garantiti anche da privati, dainvestitori ai quali discendono pratiche autorizzative all’attività da parte deicomuni, da società miste. Se non si fa tutto questo l’economia non si smuove. Ilpresupposto sta tutto in una grande assunzione di responsabilità individuale e col-

lettiva. E torniamo al punto: è in conflitto di interessi un’azienda che punta soloal profitto, che fa i lavori male (pensiamo alle strade che cedono,Germaneto perultima), lucra sul lavoro (la deviazione del lavoro nero), non adegua i macchina-ri, crea contenziosi artificiosi, non un’azienda che fa il proprio lavoro a regolad’arte, ma va in conflitto d’interesse (Carlo Lotteri ha pubblicato un “curioso”libricino su questo tema) anche un’amministrazione pubblica che da gli stipendisenza attività, pensiamo, ad esempio,alla paralisi della formazione professionale.Oppure pensiamo ai professoroni con mille incarichi che si pagano solo la firmao ai pensionati d’oro .

IL PD NON GOVERNANella Locride gli enti locali sono vestiti quasi tutti con i colori del PartitoDemocratico. Sindaci, il consigliere metropolitano, i dirigenti e i nominati neglienti ( diversi anche i cambi di casacca) stanno lì. Se le cose sono migliorate, benfatto aver accordato la fiducia (al netto dei valori dell’appartenenza e della coe-renza, già abbondantemente calpestati)al partito che governa, se, invece, conve-niamo che la crisi perdura, significa che siamo difronte spesso a modeste storiepersonali. Sul peso specifico delle rappresentanze, Ferruccio de’ Bortoli ha sotto-lineato un aspetto “universale” : “Perche’ con la vicenda degli immigrati in Italiasiamo al palo? Perche’ non riusciamo a trasformare l’accoglienza in integrazione,perché i bilanci europei non sono realmente condivisi, perché le rappresentanzeitaliane contano poco”. Perche’ la Mogherini in Europa e non D’Alema o Letta?Le fila del Pd si sono ingrossate e il partito cade nel vizio : a Bovalino, ad esem-pio, nella competizione amministrativa, se il segretario del circolo, candidato, fariferimemento ad un parlamentare, l’altro parlamentare va a “buscarsi” un amicoin un’altra lista, al diavolo se ti metti accanto ad uno di destra. Quando finisci difare guerre fuori, la cominci con i tuoi, questa non è una novità . Il PD, dalle partinostre, non ci pensa proprio a fare la guerra fuori dai propri confini, nel sensoche il centrodestra almeno “non da pensiero”. I 5Stelle, si sa, sono un discorso aparte. Prima di scoppiare (e non di salute), il PD riuscira’ comunque in mezz’oraa comporre le liste per gli appuntamenti elettorali del 2018 per le politiche e del

2019 per le regionali.

LE ANALISI DI PRODIDavanti a noi IL PIANO INCLINATO(è il titolo dell’ultimo libro di RomanoProdi). La società è frammentata, non si vedono prospettive, se ci sono cenni diripresa economica riguardano spicchi di società (crescita diseguale), sostanzial-mente la scure che fa giustizia delle analisi sbagliate sono i 5 milioni di poveri cer-tificati dall’Istat. Nella Locride, le linee della diseguaglianza, della disoccupazio-ne e della sfiducia non possono surriscaldarsi di piu’, sono al massimo. Ma glianimi si accendono dopo un’alluvione, un terribile evento naturale, una grandeopera che si mette in cantiere(caso molto più raro). Si spera che “rifacendo” lecose ex novo ci possa essere più uguaglianza e più giustizia. Inquietante parados-so, Prodi scrive “In epoca moderna l’anno di maggiore ingiustizia sociale e’ statoil 1914, anno in cui in Europa e negli Stati Uniti l’1% della popolazione possede-va il 50% della ricchezza. La violenza, la miseria e le distruzioni scatenate dalledue guerre mondiali e dalle rivoluzioni sociali ad esse connesse avrebbero reso lasocietà meno diseguale”. Mentre Renzi fa i conti con la propria megalomania (per aumentarla), Prodi è in giro a fare conferenze e tavole rotonde, a parlare

franco su un futu-ro che non si vede.La presenza diProdi, si leggenella prefazionedel libro, c’e’ per-ché serve a farcapire che con gli

slogan e non approfondendo non si va da nessuna parte, “ ci stanno cadendo sullatesta tanti sassi, che fanno proprio male”. Nella Locride, non cambia il destino senon si immagina neppure un progetto. Nostalgia di quando si parlava di politica,quelle “paginate” di De Michelis con Sacconi, di Zito con Bergantini, di Loierocon ... Loiero? O anche della “Luna Rossa” di Pasquino, un “francobollo piu’utile di un editoriale?”. Per esempio? La frase pescata da Melania Mazzucco in“Vita” : “I sugheri sono leggeri e non affondano mai; hanno il solo difetto di nonapprodare in alcun luogo”.

L’attesa DI BERLUSCONIA lui adesso basta stare fermo(e schivare i danni che vengono dai suoi) : il lavo-ro glielo fanno i 5 Stelle che sono sempre piu’ spaesati, anche se forti elettoral-mente, e Renzi “prigioniero del proprio Io” (il che e’ tutto dire, parlando delCavaliere). Ricordate Franco Califano da Fiorello ? “Sulla mia lapide scriveteche non si esclude un ritorno”. E la battuta allora sulle note della carta d’identitàdi Andreotti? “Non si prevedono partenze”. Ma può essere più “L’Immortale”,il film con Jean Reno, il protagonista raggiunto da mille colpi e che non muore,a dare l’idea : Berlusconi inseguito da mille vicende giudiziarie resiste. Finge dilanciare delfini che poi si fanno male da soli. Eppure lo sanno tutti, Belpietro loha scritto “Berlusconi non prevede eredi”. Di recente, Berlusconi ha fatto unadichiarazione a beneficio della Calabria e del suo partito, ha contestato la politi-ca del governo sull’immigrazione. Questa regione peggiora. Repaci raccontavache quando venne il giorno della Calabria, Dio la fece perfetta. Poi si addormentòe il diavolo la sconvolse. Le “sentinelle” (popolo e politica)non sono state all’al-tezza. I partiti vanno verso nuove verifiche nei prossimi due anni, elezioni nazio-nali e regionali. Le cose nei partiti, si diceva un tempo, le regolano i congressi ele elezioni, ma Forza Italia non fa il congresso e si prepara alle elezioni senzademocrazia interna. Nella provincia di Reggio Calabria il PD capitalizza la pre-senza debordante nelle istituzioni, anche se non vi corrisponde un’adeguatacapacità di governo. Forza Italia ha scelto l’ “operoso silenzio”? Anche qui ciaiuta Crupi “ Vero e’ che chi tace, non dice niente”.

DOMENICA 23 LUGLIO 4ATTUALITÀ www.larivieraonline.com

Settimana decisiva per i lavoratori del Call Center di Locri: Federica Roccisano,con la collaborazione delle sigle sindacali, ha portato la questione a Catanzaro,mentre Demetrio Battaglia si è rivolto direttamente al Ministero del Lavoro.

Vero e’ che chi tace, non dice niente

Call&Call: Roccisano e Battaglia in primalinea per garantire un futuro agli impiegati

La delicata situazione dei 129 esuberi della “Call&CallLokroi” continua tenere banco e, anche questa setti-mana, sono state diverse le parti politiche che hannocercato di prendere le difese di quella che viene unani-memente riconosciuta come una delle migliori realtàlavorative della Locride.La pretesa di “Engie Italia” di svolgere in provincia diLecce una campagna di telemarketing convincendo“Call&Call” ad avviare le pratiche di mobilità per ilavoratori della sede locrese ha aperto la strada a con-siderazioni politiche, sociali e sindacali che hanno pro-babilmente raggiunto il loro apice proprio questa setti-mana. In quelli che si sono rivelati essere i giorni mag-giormente decisivi per il proprio futuro, i lavoratori“Call&Call” hanno trovato il sostegno dei sindacati,dell’assessore regionale al Welfare Federica Roccisanoe di Demetrio Battaglia, parlamentare calabrese difrangia PD che non ha esitato a rivolgersi direttamen-te al Ministro del Lavoro Giuliano Poletti.All’interno della sua “Interrogazione Parlamentare arisposta scritta”, Battaglia descrive brevemente la situa-zione sofferta dagli impiegati di un Call Center distin-tosi negli anni per capacità professionali, e declassificaa maldestro tentativo di abbattimento dei costi quantosta avvenendo sul territorio. Viene domandato, infine,a Poletti se è a conoscenza di quanto sta accadendonella Locride e di assumere iniziative che garantiscano

ai lavoratori di non perdere impunemente il proprioimpiego in tempi rapidissimi, onde evitare un ulterioreimpoverimento del substrato economico-sociale delnostro comprensorio.Impegnatissimo con lo studio relativo al taglio delcuneo contributivo, Poletti, nel momento in cui scrivia-mo, non ha ancora dato risposta a Battaglia né, proba-bilmente, si premurerà di risolvere la questione inprima persona. La speranza è che l’appello del nostroparlamentare arrivi comunque alle orecchie di tecniciche possano fare qualcosa per la “Call&Call” e che

l’argomento continui a essere discusso a Catanzarograzie all’impegno della Roccisano e delle sigle sinda-cali, che già martedì si sono riunite per discutere dellaquestione e avanzare proposte in merito alla sua solu-zione.Quali che siano i provvedimenti discussi, in ogni caso,è bene metterli in atto rapidamente, perché tra impe-gni collaterali e vacanze estive la data del 18 settembre(quando la procedura di licenziamento dei 129 centra-linisti sarà conclusa) è davvero dietro l’angolo.

Jacopo Giuca

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LA COPERTINA

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

“È la rabbia che mi tiene in piedi” - mi confida subito LilianaEsposito. Tredici anni senza verità e colpevoli sono tanti eindignano. Ma sull’omicidio irrisolto di suo figlio,Massimiliano Carbone, ferito a morte all’età di 30 anni, il 19settembre 2004, a Locri, sembra essersi aperto uno spiraglio.Il collaboratore di giustizia Domenico Agresta, alias “MicuMcDonald”, sentito dalla DDA di Reggio Calabria nell’am-bito del procedimento “Mandamento Jonico”, avrebbe rive-lato che il movente dell’omicidio sarebbe stata la relazioneche Massimiliano aveva con una donna che “interessava aiCordì”. La rivelazione collimerebbe con quanto LilianaEsposito, ha sostenuto per tredici anni: “Ad uccidere miofiglio è stato l’amore”. Liliana indicò subito agli inquirenti lapista da seguire: “Qualche anno prima della morte diMassimiliano è nato un bambino da una relazione imperti-nente con una donna sposata”. E, ironia della sorte,Massimiliano muore lo stesso giorno in cui 6 anni primaquel bambino era stato concepito: il 24 settembre. A segui-to dell’agguato, infatti, Massimiliano viene ricoverato pressol’ospedale di Locri dove sarà sottoposto a un lungo interven-to per fermare l’emorragia interna. Sei ore in sala operato-ria, sei giorni di coma. La notte del 24 settembre alle 2:15Massimiliano si addormenterà per sempre. Prima di entrarein sala operatoria aveva detto a Liliana: “Ma’, vidimi u fig-ghiolu!”. Per adempiere a quella raccomandazione, Lilianain 13 anni non è riuscita a trovare neppure il tempo per pian-gerlo. Improvvisandosi detective, con un cotton fioc raccolse nelcortile di casa, lì dove Massimiliano era stato colpito con unfucile a canne mozze, il sangue del figlio per poi comparar-ne il dna con quello del nipote, ricavato da un fazzoletto get-tato dal piccolo in un cestino. E mentre faceva sfilare quelcotton fioc lungo l’intercapedine delle mattonelle c’era chil’additava perchè Liliana avrebbe dovuto, invece, sfilarelungo l’intercapedine di silenzio, quel cuscinetto di miseriache negli anni ha permesso al crimine di darsi penosamentein spettacolo. Liliana scelse di non far finta di non vedere e sentire e dasubito, quindi, si mise all’opera per fornire le prove, ancheperche da subito si rese conto della superficialità con cuivenivano affrontate le indagini. “Nell’eseguire l’autopsia

hanno fatto a pezzi mio figlio - 76 foto a colori mi sono stateconsegnate - e nessuno ha pensato di prelevare il dna!Un’inadempienza, una sottovalutazione che non perdoneròmai. Il primo test di paternità che certificava che quel bam-bino concepito il 24 settembre 1998 e nato il 4 giugno 1999fosse figlio di Massimiliano l’ho fornito io. Ho chiesto chevenisse messo agli atti venerdì 29 aprile 2005 durante unconfronto stabilito dal pm Rosanna Sgueglia tra me e unadonna di Locri, madre del figlio di Massimiliano Carbone;la stessa donna il 7 novembre del 2006, convocata per esse-re sentita dal Procuratore presso il Tribunale per iMinorenni, Carlo Macrì, dichiarava che con MassimilianoCarbone aveva avuto solo qualche telefonata e che si erapentita di non averlo denunciato per molestie telefoniche”. Per aver dichiarato nelle sedi pertinenti che nella vita diMassimiliano c’era un bambino, con un esposto a sua firma,assumendosi la responsabilità morale, civile e penale dellesue dichiarazioni, portando a corredo un test che pro-vava una paternità al 99,999% e firmato daldirettore Francesco Fiorentino del labora-torio Genoma, il più grande laboratorio digenetica d’Italia, Liliana è stata processataper dieci anni per diffamazione. Come se non bastasse, ha dovuto sentirsiaddosso come spine aguzze anche gliocchi di un intero paese: “Aver denuncia-to, non aver abbassato la testa e tenuto labocca chiusa, ha permesso che venissiadditata come pazza. E poi c’è il ‘valoreaggiunto’: non sono un uomo, non sonoun politico, non sono una commerciante,non sono una professionista affermata,sono una maestra elementare povera!Che diritto avevo di chiedere giustizia? Mene dovevo stare zitta. Se veramente mi bru-ciava il cuore, io avrei dovuto piangere inun angolo e basta. Invece ho avuto il corag-gio di mettere la testa fuori dal recinto. Sonostata quella che ha osato svelare il velo diMaya, che ha osato inchiodare alle proprieresponsabilità chi avrebbe dovuto farsi unpunto d’onore nella risoluzione di un caso sem-plicissimo ma che è diventato il più intricato del

Massimiliano

Sull'omicidio irrisolto di Massimiliano Carbone, ferito a morte all'età di 30 anni, il 19 settembre 2004, a Locri, sembra essersi aperto uno spiraglio. Il collaboratoredi giustizia Domenico Agresta, alias "Micu McDonald", sentito dalla DDA di Reggio

Calabria nell'ambito del procedimento "Mandamento Jonico", avrebbe rivelato che ilmovente dell'omicidio sarebbe stata la relazione che Massimiliano aveva con una

donna che "interessava ai Cordì".

Nella foto Massimiliano Carbone insieme alla madreLiliana Esposito durante una cerimonia. Liliana: “Massi ha un’espressione triste. Quel giornosuo figlio compiva un anno”

ucciso per

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Carbone, La rivelazione del pentito collimerebbe conquanto Liliana Esposito, madre di MassimilianoCarbone, ha sostenuto per tredici anni: "Aduccidere mio figlio è stato l'amore". La donnaindicò subito agli inquirenti la pista da seguire:"Qualche anno prima della morte diMassimiliano è nato un bambino da unarelazione impertinente con una donnasposata".

DomenicoAgresta, alias

"Micu Mc Donald",28 anni, nipote di

PasqualinoMarando ucciso aPlatì il 27 gennaio2002, dallo scorsoottobre ha decisodi collaborare con

la giustizia.Affiliato alla

‘ndrangheta fin daquando erabambino, è in

carcere dal 2008con l’accusa diaver ucciso il

piastrellista 23enneGiuseppe Trapasso

ed è statocondannato a 30

anni in viadefinitiva. Per laDda di mezza Italia,Domenico Agrestapotrebbe essereutilizzato comeariete contro lamafia calabrese.

Se le rivelazioni diDomenico Agresta ele supposizioni diLiliana Espositofossero provate,significherebbe che

MassimilianoCarbone è stato

ucciso perdignitudine, per far

passare ilmessaggio

nell'ambientemafioso, e non solo,che si ha potere eche si dominano levite delle persone.

“A riaprire per la quinta volta quei fascicoli potrebbe esserela parola di un collaboratore di giustizia - su cui pesa unacondanna di 30 anni per omicidio - che oggi potrebbe diven-tare più attendibile di quella di una madre che con tenaciae ricacciando le lacrime si è battuta per la ricerca dellaverità. “È mortificante che la macchina della giustizia debbaandare avanti con la benzina della collaborazione. Peròdevo essere pragmatica: se serve, ben venga. A volte le coseaccadono per caso. In 13 anni non si è riusciti a trovare unaverità e in tutti i decreti di archiviazione si legge che nullac’era nella vita di Massimiliano se non la sua creatura.‘Vedrai che prima o poi si metterà ordine in qualche casset-to e verrà fuori qualche altra notizia a noi utile’ - ha cercatodi consolarmi qualcuno. Ci contavo, ci speravo, anche seforse solo a livello inconscio, come strategia di sopravviven-za, e questo prima o poi è arrivato dopo 12 anni e 10 mesi”.Forse la parola di un pentito basterà a risollevareMassimiliano dall’irrilevanza a cui sembrava essere condan-nato e si potrà fare finalmente luce su un ragazzo ditrent’anni ammazzato perchè in grado di amare e amareun’eredità morale che sentiva sua.“Se prendiamo per buona la tesi secondo cui mio figlio èstato ucciso perché tacesse, per punizione, per gelosia, pervendetta, perché col suo essere amabile, bellissimo, virile haumiliato dei miserabili, allora la morte di mio figlio è servi-ta a preservare quella dignitudine, assai cara alle famiglie di‘ndrangheta, che in qualche modo Massimiliano avrebbescalfito”. La dignitudine (termine comparso per la primavolta in “Onore e Dignitudine. Storie di donne e uomini di‘ndrangheta, di Sabrina Garofalo e Ludovica Ioppolo, editoda Falco Editore) per uno ‘ndranghetista è la considerazio-ne di cui deve essere circondato e quando viene messa indiscussione, la vergogna va lavata con il sangue per riconqui-starsi il rispetto della comunità e ricomporre la lesa maestà.Se le rivelazioni di Domenico Agresta e le supposizioni diLiliana Esposito fossero provate, significherebbe cheMassimiliano è stato ucciso per dignitudine, per far passareil messaggio nell’ambiente mafioso e non solo che si hapotere e che si dominano le vite delle persone. Perché laFamiglia va preservata da intromissioni e indebolimentiesterni: deve rimanere coesa, inespugnabile. La vendettacontro gli “invasori” nasce dall’esigenza di conservare que-sta chiusura della Famiglia. Una miseria di ricatti e supre-mazie nel bel mezzo della culla della civiltà.

territorio”. Tutto questo Liliana Esposito lo ha fatto perchéMassimiliano possa avere giustizia e perché suo nipote,“orfano bianco”, abbia il diritto di sapere chi era suo padree conoscerne la storia. Nel novembre del 2008, nel Tribunaledi Reggio si è anche offerta di pagare le spese di quella chein gergo viene chiamata discovery, disvelamento, ovvero unapproccio graduale, sostenuto, protetto del nipote allaverità.“Quello che mi auguravo - e che continuo ad augurarmitanto da averlo inserito in un testamento olografo - è chemio nipote si potesse sentir dire: ‘Tesoro mio, la mamma unavolta ha litigato con papà e ha incontrato un giovane bello eamabile con cui ha dato alla luce te. Poi persone cattive, chenon si sa chi siano, hanno ucciso il tuo papà. Però sappi chesei nato d’amore e sei stato amato’. Questo avrebbe contri-buito a una crescita corretta della personalità. Questo sareb-be stato morale, etico, evangelico, caritatevole. Giuridico!”. Ma Liliana ha dovuto sentirsi dire che non era condivisibileil modo con cui chiedeva giustizia come se ci fosse uno stile,una procedura particolare da rispettare. Ricorda perfetta-mente quando il Prefetto De Sena, scomparso nel 2015,il 13 ottobre del 2006 in Prefettura a Reggio Calabriale disse: “ ‘Sappiamo che molti sanno ma non parla-no perché lei non è sembrata sufficientementedolente’. Che avrei dovuto fare? Stare in grama-glie? Mi sono scontrata pure con le cosiddette edu-catrici alla legalità, anche loro non condividevanoi miei modi. La legalità non si insegna come unadeclinazione, una coniugazione, è una testimo-nianza quotidiana, viva, particolareggiata anchenel minimo gesto. Purtroppo denunciare pertanta gente è infamità. Non era il popolino o ilpopolame ma figure istituzionali, qualcuna purelungovestita, che disapprovavano quanto stessifacendo”.La notizia delle rivelazioni di DomenicoAgresta, appresa sui giornali lo scorso mar-tedì, Liliana l’ha somatizzata con un mal di sto-maco. “Mi sono sentita tra il contenta e l’arrab-biata. C’è uno spiraglio sì, ma potrebbe svanirein un nonnulla. Sarò diffidente, pessimista maso che molte collaborazioni sono ondivaghe.Sono stati aperti quattro procedimenti su miofiglio, tutti e quattro archiviati”.

r dignitudine?

Adriana Bartolo - legale della famiglia Carbone:"Rimaniamo in attesa che gli eventi maturino. I

magistrati sapranno certamente cosa fare dopo lerecenti dichiarazioni del collaboratore di giustizia

Domenico Agresta. Noi siamo fiduciosi"

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DOMENICA 23 LUGLIO 08www.larivieraonline.com ATTUALITÀ

Il richiamo della foresta (II)

CALABRESE PER CASO * di Giuseppe Romeo

Nel 2004 per un quoti-diano regionale avevoscritto un piccolocommento che avevalo stesso titolo. Allorami riferivo alla polemi-ca sorta sulla gestione

della forestazione regiona-le divenuta oggetto di un sagace arti-colo e di una altrettanto singolarevignetta di Giannelli sul Corriere dellaSera del 14 dicembre. Al di là dei con-tenuti della vicenda, e guardandocome sempre con gli occhi di chi vive ilpresente, non vi è dubbio che seppuroggi sia stagione da mare, le nostremontagne alzano il dito facendociricordare che esistono. Che esiste unarealtà verde importante, ma non valo-rizzata come si conviene per un patri-monio agro-forestale direi quasi senzaeguali in Europa. Unico per la suaposizione geografica, perché a ridossodel Mediterraneo. Unico perché offreuna biodiversità così diffusa tra lespiagge e le cime appenniniche crean-do una continuità e una varietà di sce-nari che si svolgono dalla coste allefiumare e da queste si succedono sinoalle pendici coperte da una vegetazio-ne che sbalordirebbe qualunqueamante del wilderness. Eppure, suquesti sentieri, sul nostro verde, ci pas-siamo sopra senza pensare cosa calpe-stiamo. Ci rendiamo conto che esisteun patrimonio boschivo solo quando ilcrepitio degli ulivi quanto dei larici,dei faggi o dei pini che ardono sotto lefiamme impietose si trasforma in unadisperata richiesta di aiuto. E dopo ildramma, quando l’orizzonte si è giàtinto di rosso, in molti sono pronti acondannare l’incuria, o a ricercare iresponsabili di tale disastro o i colpe-voli delle negligenze o dell’abbando-no. Con un solo risultato: che qualun-que caccia al responsabile non appro-derà ad alcuna soluzione, non ripa-gherà della violenza subita. Perché,

alla fine, anche se si cercherà di argi-nare un dramma, di ricercare il migliorcapro espiatorio o anche il vero colpe-vole, non si risolverebbe nulla con unaazione estemporanea rivolta a metteresolo un riparo ad una ferita. Ciò chemanca, e credo che tutti, se fossimoonesti con noi stessi, lo dovremmoammettere è quella consapevolezzaintima e cosciente di quanto valga ilverde. Di quanto valga quel terreno,quella collina, quell’albero o quelcespuglio che non osserviamo o che,magari, colpisce la nostra attenzionesolo quando le ceneri lasciano il postoalla vita o lo si scambia per un deposi-to di rifiuti dove abbandonare sacchet-ti di plastica o ci ispira altre poco fer-tili accortezze. La verità, che a moltinon piace, è che in fondo la responsa-bilità di un verde che boccheggia tuttol’anno è da attribuire ad una scarsasensibilità verso il mondo che ci cir-conda. Un mondo silenzioso che chie-de rispetto e cura, che si lascia anchesfruttare ma che, nell’essere sfruttato,pretende almeno il ripristino dei luo-ghi e la tutela dall’imperizia.Probabilmente sarebbe un’utopia pre-tendere l’esistenza di un pollice verdein ognuno di noi. Tuttavia, unacoscienza verde è necessaria perchétutelare una macchia di colore delnostro quotidiano significa gettare lebasi per un nuovo patto tra l’uomo e ilterritorio. Perché l’abbandono, l’incu-ria, l’indifferenza, l’apatia rappresen-tano le prime cause di un disastro.Sono cause non materiali, è vero, maalla fine sono la premessa che consen-te a chi distrugge di poterlo fare indi-scriminatamente. E, nell’indifferenza,il verde muore e con esso le speranzedi una regione che vede andare infumo una parte importante del suopatrimonio, della sua essenza, dellasua cultura rurale con le sue montagnee solo perché, da tempo, ha rinunciatoa viverle.

Nella tarda mattinata di mercoledì, attraverso le colonnevirtuali di “Corriere della Calabria”, l’ex AssessoreProvinciale all’Agricoltura Gaetano Rao ha lanciato unavera e propria bomba relativa alla gestione dei fondi desti-nati al recupero delle dighe reggine da parte del governa-tore Mario Oliverio.Con un articolo di appena 293 parole, infatti, Rao ha affer-mato di essere a conoscenza di una deliberazione, la 255del 20 giugno scorso, che avrebbe sottratto ben 2 milioni difondi destinati alla riqualificazione della diga sul Lordo, aSiderno, per destinarli allo sviluppo della “sua” provinciadi Cosenza.Questa decisione, secondo Rao presa nella totale “indiffe-renza e non conoscenza” dei consiglieri regionali, sui qualil’imprenditore getta il carico da novanta affermando chesarebbero troppo impegnati ad aggiornare le proprie pagi-ne social per rendersi conto delle scelleratezze compiutedal presidente della regione, metterebbe definitivamentefine alle speranze di recuperare l’invaso, del quale pureOliverio aveva promesso che si sarebbe occupato. A ripro-va della bontà delle sue affermazioni, Rao sottolinea ilparallelismo del comportamento tenuto dal governatorenei confronti non solo della diga sul Lordo, ma anche diquella sul Metramo, recentemente luogo di visita presso ilquale il presidente si è limitato a fare promesse che nonpaiono poter essere realizzate.Questo atteggiamento, conclude Rao, dimostrerebbe l’im-

portanza che Oliverio dà non solo al nostro comprensorio,ma all’intera provincia reggina, con la quale, durante que-sti anni di amministrazione, i rapporti si sono via via dira-dati (forse, supponiamo noi, anche per il progressivo allon-tanamento tra il sindaco Metropolitano GiuseppeFalcomatà e il segretario PD Matteo Renzi, del quale inve-ce Oliverio rimane fedelissimo).Scattato il campanello di allarme, nella giornata successival’opposizione sidernese, composta da Michele Cataldo,Vincenzo De Leo e Pietro Sgarlato, si è immediatamenteattivata con un’interrogazione inviata all’indirizzo del sin-

daco, nella quale chiedeva se l’articolo di Rao avesse unfondamento e quali fossero le contromisure che PietroFuda aveva intenzione di adottare per evitare che la digasul Lordo continui a versare nelle condizioni in cui si trovaoggi. Non abbiamo ancora una precisa idea di come si siasviluppato il discorso né avuto prove che quanto sostenu-to da Rao non sia solo il frutto di una sua errata interpre-tazione degli eventi. Resta il fatto che il reiterato silenzioda parte della giunta regionale sull’argomento non lasciapresagire davvero nulla di buono…

Jacopo Giuca

Diga sul Lordo senza futuro?L’ex AssessoreProvinciale

all’Agricolturascrive un articolosecondo il qualeOliverio avrebbesottratto fondi

alla diga di Sidernoper riservarli a

Cosenza. Il tuttonell’indifferenzadella politica

locale.

Canolo isolata da CittanovaLo scorso fine settimana chi aveva deciso di viaggiare da Canolo aCittanova attraverso la provinciale Gioia Tauro - Locri ha ricevu-to una brutta sorpresa. La strada, infatti, era stata chiusa in viaprecauzionale attraverso un’ordinanza emanata dal primo cittadi-no di Cittanova, all’interno della quale venivano denunciati movi-menti franosi che avrebbero costituito pericolo per gli automobi-listi. Peccato, però, che la chiusura della Provinciale era stataeffettuata solo dal lato di Cittanova e che non fossero statiavvertiti del provvedimento né le forze dell’ordine né tantomeno isindaci dei centri abitati che affacciano sulla strada. Oltretutto,i cartelli affissi alle transenne giustificavano la chiusura inmaniera contraddittoria, affermando talvolta la presenza di peri-colo smottamento, talvolta quella di incendi lungo il percorso.Che tali pericoli non meglio identificati minacciassero solo coloroche viaggiavano in direzione della montagna?

La Rai (ri)scopre la bellezza del fondale diMarina di Gioiosa JonicaQuesta settimana una troupe Raiha soggiornato sulla nostrameravigliosa Riviera dei Gelsominiper registrare una delle prossimepuntate del programma di Rai1“Linea Blu”. Grazie alla guida delDiving Megale Hellas, gli operato-ri hanno potuto registraremagnifiche immagini dei fondaliantistanti Marina di GioiosaJonica, che verranno trasmessedurante la puntata di sabato 12agosto, alle ore 14. Save thedate!

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DOMENICA 23 LUGLIO 10www.larivieraonline.com SOCIETÀ

ILARIO AMMENDOLIA

Basta leggere le cronache del tempo percomprendere che il “femminicidio” è statauna piaga diffusa nei secoli passati. Dopo il“68” c'è stata una decisa flessione di tale“fenomeno” criminale mentre oggi assistia-mo a una nuova recrudescenza.Perché?Non è facile rispondere ma mi sembra chia-ro che una politica della vista lunga vorreb-be capirne le cause, i demagoghi si limitanoa invocare l’inasprimento delle pene cosìcome avveniva al tempo delle grida manzo-niane.Io non ho la pretesa di svelare l’arcano, milimito a ricordare sinteticamente un episo-dio successo tanti anni fa quando un giova-ne contadino uccise la moglie, una bellissi-ma ragazza bruna peraltro incinta al sestomese.Lui era emigrato in America da meno di unanno, col patto che, dopo qualche tempo,Lei lo avrebbe raggiunto. Ma il “diavolo”, cioè un giovane cugino diLui, ci ha messo la coda. In questo caso le“corna”!Angelo - questo era il suo nome - fu avver-tito della “tresca”, ma non voleva crederci.Roso dal dubbio s’imbarcò sul primo“bastimento” e fece ritorno in Paese.Era troppo tardi!Il ventre della ragazza era ormai segnatodalla “colpa”. Angelo non era un assassino.Non voleva uccidere, non poteva spararealla donna che aveva tanto amato.Così andò a vivere in una vecchia casa dicampagna lontano da tutti. Ma Angeloaveva una missione da compiere a cui nonsi poteva sottrarre. Iniziarono le battute, ilsarcasmo, poi ci pensò un gruppo di giovi-nastri con chitarre e mandolini a ricordagliquale era il suo dovere. La scellerata briga-ta, in una notte di primavera, portandosinelle vicinanze della casa di Angelo, intonòuna terribile canzone “…Cosa ti manca peressere voi, l’unghia spaccata ca li cornal’hai...” (cosa ti manca per essere un bue, lozoccolo spaccato perché hai già lecorna…).Che senso aveva continuare a vivere in quelmodo?Senza la “sua “donna, senza una famiglia,senza un “paese”, senza più “amici”.Una mattina di domenica Angelo mise intasca una pistola a tamburo e si avviò versoil Paese. Il cugino fu il primo a cadere, quin-di entrò in una cantina e bevve un bicchie-re di vino. Aveva bisogno di darsi forza per-ché doveva portare sino in fondo la partepiù difficile della sua barbarica missione.La trovò al braciere. Immobile!La uccise con un solo colpo di pistola sottogli occhi del vecchio padre. Prima che dallapistola era armato da una rabbia e da unrancore lungamente repressi e dal fiele chela “comunità” lo aveva costretto a bere.Non era passato un mese e Angelo, lascia-va il carcere e faceva ritorno in Paese accol-to da una fanfara e da un “popolo” in festa.I giudici gli avevano accordato la libertàprovvisoria, trattandolo da eroe.“Giustizia era fatta”!Qualche tempo dopo, “l’eroe” - in realtà laterza (o quarta) vittima - passava in secon-de nozze benedette dalla Chiesa e festeg-giate dal popolo. L’ordine e la gerarchia sociale erano statiristabiliti.

Lui aveva riaffermato il proprio diritto diproprietà sulla “sua” donna. Non “custodi-re” questo suo diritto significava mettere indiscussione un ordine sociale fondato sullaproprietà privata anche delle personeumane, sulla gerarchia sociale, sulla subor-dinazione dei deboli verso i forti.Poi venne il “famigerato” “68” che, nelbene e nel male, sconvolse in poco tempoequilibri secolari.Le minigonne rappresentarono per ledonne la riappropriazione del propriocorpo.Il divorzio, votato dalla stragrande maggio-ranza degli italiani, spezzava il legame dipossesso.Fu abolito il famigerato “delitto di onore”.Ovunque si parlò del “libero amore”, e igiovani gridavano forte “fate l’amore e nonla guerra”.I giovani leggevano in massa “Eros eciviltà”.Il cupo contesto che aveva imprigionatoAngelo in un modello rigido di società tra-sformandolo da contadino in assassinoveniva messo in crisi.Si contestava la superiorità dell’uomo sulladonna e, con la stessa logica, il “padrone”nelle fabbriche, il banchiere nel suo dirittodi usura, il potere economico, militare egiudiziario. Oggi si parla tanto di “femminicidio”, nescrivono i giornali, vengono presentate pro-poste di legge a raffica, prendono posizionegli intellettuali e i partiti politici. Secondo me è il valore della vita umana cheè venuto meno. Ovunque! Sul lavoro, negliospedali, nelle carceri, nella società.È chiaro che non sarà l’inasprimento dellepene a fermare il “femminicidio”.Nonostante i nostri cellulari, i televisori aschermo piatto, noi stiamo regredendo avelocità supersonica verso una societàautoritaria, gerarchica, alienante, pocorispettosa dei diritti dei singoli.Il “femminicidio” è una delle punte di que-sto immenso iceberg.L’uomo che uccide una donna molto spessonon si realizza nel lavoro, non è protagoni-sta nella società, respinge la cultura, èimbevuto di luoghi comuni, prigionierodella società dei consumi.L’eros è la sola valvola di sfogo di un uomoterrorizzato dal proprio annullamento.Sconvolto dall’idea di perdere la “sua”donna, diventando un “nulla”; un sempliceframmento di polvere che vaga senza sensonell’aria. Un semplice numero in unasocietà che percepisce come anonima eostile.Rispetto a tutto ciò, mi sembra incredibilecome “destra” e “sinistra” e “altri” abbianolo stesso linguaggio, gli stessi atteggiamen-ti, dimostrandosi prigionieri dell’eternopresente.L’unica cosa che sanno balbettare è l’ina-sprimento delle pene. Se anche un tale provvedimento fosse diuna qualche utilità, ciò potrebbe punire ilsingolo responsabile una volta scoperto manon risolverebbe il problema. Uomini frustrati e alienati, tenderannosempre a sfogare le proprie frustrazioni, ilproprio vuoto interiore, le proprie pulsionidi morte, il proprio disagio sulle personeche considerano “loro”.È ciò sta all’origine del dramma, mentrenoi tendiamo a mirare il dito per non vede-re la luna.

Punire l'uomo che uccide una donna nonfermerà uomini frustrati e alienati i

quali tenderanno sempre a sfogare ilproprio vuoto interiore, le propriepulsioni di morte sulle persone che

considerano di loro proprietà.

L’inasprimento delle penenon fermerà il femminicidio

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EVENTI A CURA DI : CONSORZIO PRO LOCO – CENTRO SERVIZI TUSRISTICI – ASSOCIAZIONE SINDACI DELLA LOCRID

25Luglio

23Luglio

Ardore – Ex Lido Ardor, ore 20:30, Cinema sotto le stelleBovalino – Tenuta del conte ruggero, ore 19, la storia dek sud le

imprese del sudBrancaleone – Vetus, ore 17:30, Archeotrekking

Caulonia – Lungomare, ore 19, Stretfood Festival; centro,Le giornate per la vita

Marina di Gioiosa - Lungomare, ore 20, Festival della BirraRoccella Jonica - Ex convento dei MInimi, ore 18, Scuola di Filosofia;Largo colonne, ore 18, 5° Roccella fitwalking; Sede gruppo micologi-

co, ore 20, sagra del fungo

Caulonia – Lungomare,ore 19, StretfoodFestival; centro, Legiornate per la vitaRoccella Jonica - Ex

convento dei MInimi, ore18, Scuola di FilosofiaTorano Castello (CS) -

Yotam SilbersteinQuartetPeperoncinoJazz Festival 2017 -

Caulonia –Lungomare,

ore 19,StretfoodFestival;centro, Le

giornate perla vita

Roccella Jonica - Exconvento dei MInimi, ore 18,

Scuola di Filosofia; Largo colon-ne, ore 18, 5° Roccella fitwalking

Siderno - Piazza Portosalvo,Grest

24Agosto

Roccella Ionica giunge alla 5ª edi-zione. Quella di quest’anno sarà antic-ipata da un’ intera settimana di incon-tri, eventi, spettacoli, che FaustoCertomà, presidente della ASDCalabria Fitwalking e il suo gruppohanno voluto organizzare per sottolin-eare ancora una volta i benefici e l’im-portanza del cammino e del movimen-to nel quotidiano della nostra vita.

Lafilosofiasi fa rivo-luzione aRoccella

Jonica, sededell’Associazione

Culturale Scholé cheda anni sperimenta

nuove forme di socialità e dicultura. Al tema della

“Rivoluzione”, indagato secondo linguaggi e pro-grammi di ricerca diversi, è dedicata l’ottava edi-zione della Scuola estiva di “altra” formazione infilosofia “Giorgio Colli”, che, il 25 luglio, si con-

cluderà con un incontro con Roberto Finelli.

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DOMENICA 23 LUGLIO 13www.larivieraonline.com EVENTI A CURA DI : CONSORZIO PRO LOCO – CENTRO SERVIZI TUSRISTICI – ASSOCIAZIONE SINDACI DELLA LOCRIDE - RIVIERA INFO:[email protected][email protected]

Ardore – castello feudale, ore 20:30, saggio di fine anno della scuola di musica cittàdi ardoreCaulonia – centro, Le giornate per la vitagerace - Borgo, ore 20, borgo incantatoRoccella Jonica - Largo colonne, ore 18, 5° Roccella fitwalking

Caulonia – centro, Le giornateper la vita; piazza seggio, ore 21,le giornate del librogerace - Borgo, ore 20, borgoincantatoRoccella Jonica - Largo colonne,ore 18, 5° Roccella fitwalkingSiderno - Biblioteca comunale,ore 21:30, Sette libri x sette sere

Caulonia – centro, Le giornate per la vitagerace - Borgo, ore 20, borgo incantatoRoccella Jonica - Largo colonne, ore 18, 5° Roccella fitwalkingSant’ilario dello ionio - borgo antico di condojanni, ore 20, concerto del professo-re giovanni sollima; piazza vecchia, ore 21:30, mediterranean musical encountersSiderno - Biblioteca comunale, ore 21:30, Sette libri x sette serePortigliola - Teatro greco romano, ore 21:45, Teatro festival 2017, concerto liricosinfonico

Ardore – ExLido Ardor,ore 20:30,Cinema sotto

le stelleBrancaleone - casacesare pavese, ore 18, workshop

territorialeCaulonia – centro, Le giornate per

la vita; piazza bottari, ore 21,serata danzante

Siderno - Biblioteca comunale, ore21:30, Sette libri x sette sere

27Luglio

28Luglio

26Luglio

Per dare maggiore slancio alla propria economia, la Locridedovrebbe puntare non solo sul turismo, ma anche sulla cultura.Ne è convinto lo staff del Polo Museale della Calabria, che haprogrammato l’apertura straordinaria del Museo e ParcoArcheologico Nazionale di Locri Epizephiri fino alle 23 per seiserate: il 27 luglio e il 2, 8, 17 e 25 agosto.

Nell’ambito dell’edizione 2017 del “Premio Pericle D’oro”,venerdì 28 luglio, presso il Castello Feudale di Ardore, il giornali-sta vaticanista sidernese Enzo Romeo presenterà il libro diMonsignor Luigi Renzo, vescovo di Milito - Nicotera - Tropea,“Piccole Storie di Periferia”, che verrà premiato nella sezione“Premio Gino Gullace al libro dell’anno”.

29Luglio

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DOMENICA 23 LUGLIO 14www.larivieraonline.com SOCIETÀ

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VITO PIRRUCCIO

I giornali di questa settimana hanno titolato atutta pagina “Il prof fantasma assente per 5anni: faceva l’avvocato in Calabria”. La notiziaha fatto il giro del web ed è stata su tutti i gior-nali e le televisioni. Un gran can-can che indi-gnerà al momento, salvo passare nel dimentica-toio dopo qualche sortita da azzeccagarbuglidei “puntuali tutori del diritto” annidati nei tri-bunali di questa Italia garantista sempre in ver-sione imbroglioni. L’esperienza ce lo suggerisce,non la nostra voglia di buttarla sul qualunqui-smo.Mentre i media sono impegnati a gridare alloscandalo per l’ennesimo caso di dipendentipubblici assenteisti, vi suggerisco un sempliceesercizio di ricerca su google. Ne troverete dellebelle dell’armamentario giuridico italiano sem-pre propenso a tutelare quanti si fanno beffadei diritti fregando lo Stato e a danno di chiveramente ne avrebbe bisogno! Esemplare lastoria che sempre nella calura estiva di due annifa tenne col fiato sospeso l’opinione pubblicaitaliana: “Prof.ssa in permesso 104 per il padremalato. Ma va alla gara di tango”. Sapete comeè andata a finire? Il giudice di Palermo haaccolto la richiesta del PM di non punibilitàdella docente di matematica la quale, invece diaccudire il papà bisognoso di cure e di assisten-za, se n’era andata ad Amsterdam col compa-gno argentino.La storia è la solita. La prof.ssa ClaudiaSortino, a seguito di un esposto presentato alCommissariato di San Lorenzo, è stata indaga-ta per truffa ai danni dello Stato. Al ritorno inItalia, dalla trasferta vacanziera olandese, hapersino dichiarato il falso affermando di averviaggiato con suo padre quando, da un facilecontrollo dei tabulati viaggiatori, era venutofuori, invece, di essere stata ad Amsterdam conil suo compagno argentino. Ma gli inquirenticon la prof.ssa Sortino andranno incontro, oltreal danno (per lo Stato), anche, alla beffa: il giu-dice accoglierà la richiesta del PM di non puni-bilità (avete capito bene: NON PUNIBILITA’!)in quanto l’iniziale accusa di truffa era stataderubricata in “indebita percezione di eroga-zione a danno dello Stato” (guarda tu che sotti-gliezza linguistico-giuridica!); pertanto, per labizzarra legge italica, l’imputata non potevaessere processata “trattandosi di importi infe-riori a 3.999,96 euro” (altra fantasiosa trovataitalica!) . Infatti, secondo un facile calcolo arit-metico, la prof.ssa per i sette giorni di assenzaha indebitamente incassato “solo” 400,00 euro.Ergo, niente processo e buona pace degli indi-gnati.Viva gli azzeccagarbugli! Il personaggio manzo-niano è un “principe del foro”, ma si fa prestoad annettere alla categoria, anche, i giudici. E lafrittata è fatta!Invito i commentatori della notizia delprof./avv. calabrese insegnante fantasma a Lodiad attendere pazientemente il responso dei giu-dici, perché gli azzeccagarbugli sono dietro l’an-golo e fanno il loro mestiere: non avranno diffi-coltà a districarsi nel ginepraio del diritto italia-no; nella giungla della giurisprudenza e, se nonbastasse, nella dotta disquisizione di solerti giu-risti al soldo delle “patrie fatiche”. Forse esenza forse scopriremo che hanno torto i fessiche vanno a lavorare e sono ligi al dovere.Nel frattempo che i giudici diranno la loro evisti i tempi biblici della “giustizia” italiana, seavremo, ancora, tempo da perdere, diamo unabreve lettura a quanto, finora, scritto daGiavazzi, da Rizzo, da Stella e troveremo unavalanga di denunce rimaste, ahimè!, letteramorta. In fondo, chi ha quotidianamente a chefare con la P.A., ha un suo armamentario dianeddoti in materia. Io, ad esempio, potrei esi-birne alcuni:-Il collaboratore scolastico che con il palo dellascopa si procura un “trauma contusivo al tora-ce” con prima prognosi di 7 giorni e con relati-va continuazione di altri 7;-Il collaboratore scolastico che alzando uncestino dal peso presuntivo di 950 grammi siprocura uno “strappo alla schiena” con prescri-zione di riposo e cure;-Il dipendente che per non spostarsi da un ples-so ad un altro nello stesso paese vanta l’applica-zione dei benefici della Legge 104 appellandosialla distanza dall’abitazione dell’assistita in ter-mini di metri.Solo un piccolo campionario, ma potrei conti-nuare.Ma c’è un altro andazzo molto diffuso nel pub-blico impiego e poco discusso: interrompere le

ferie per malattia. Bisogna, infatti, sapere che isoliti noti si ammalano con una certa facilità,guarda caso, durante il periodo estivo. Se siandasse in questo periodo nelle scuole e neglialtri uffici pubblici si scoprirebbe che esiste unsolerte gruppo di collaboratori ed assistentiamministrativi collocato in ferie che puntual-mente le interrompe inviando il solito certifica-to medico, per cui il periodo del meritato ripo-so si allunga a discapito dei “soliti fessi” chedebbono rimanere o rientrare in servizio percoprire il collega assente. Una prassi diffusissi-ma che la dice lunga su un altro grande assenteda questo dibattito: il medico compiacente.Infatti, si parla tanto dei furbetti, ma poco di chili copre e li asseconda. Sono questi solerti pro-fessionisti della “ricetta facile” i veri arteficidella deriva lassista. Ma nessuno li tocca.Nessun ordine professionale alza le barricatecom’è successo l’anno scorso con l’entrata invigore della ricetta elettronica che ha visto ilpotente sindacato nazionale dei medici di fami-glia denunciare “un aggravio di lavoro chesignifica tempo tolto alle visite e attese lungheper gli assistiti”. Meno male che i tutori dellasalute pubblica hanno il tempo per prescrivereriposo e cure a bizzeffe!

Ciao zio, ti voglio chiamare così,come ti chiamavano le bellesignore che preparavi tu. Comesono passati tutti questi anni…Ti voglio dire grazie per tuttoquello che ho appreso da te. Nonpassava un giorno che non tiavessi in mente. Tu dicevi che lepersone vanno trattate bene,come una piccola piantina chediviene pianta e poi albero finchéha vita. Mi hai insegnato a daresempre amore, affetto e a dimo-strare educazione. Ci mancherai,siamo stati fortunati ad averti. Grazie di tutto zio, ti vogliamobene. I tuoi nipoti e io, Adele Coluccio,che sono stata sempre nel tuocuore. Ciao Signore Antonio…perché signori si nasce non sidiventa.

La scomparsa

Tu, SignoreAntonio

Ellada,dei nostri padri antichi,madre!Nei luoghi famosi, t’ammiro ancora,con le tue agalme di pentelico marmo,i teatri con le classiche rappresentazioni,che il mondo intero applaude!E quando lavorando il terreno con la zappa,nei nostri campi baciati dall’onda del ionico mar, il contadino urta qualcosa di solido, ecco allora venir fuori, dai millenni,l’opera dell’artista, che conferma le nostreorigini, di un passato ricco di gloriosa arte e civiltà.

Brown Jo

ellada

AVVOCATO IN CALABRIAFINIRA’ COME LE ALTRE VOLTE,

CON UN NULLA DI FATTO?

INSEGNANTE FANTASMA A LODI,

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Rustico e accogliente, il locale conserva ancoral'atmosfera di un tempo, mentre la cucina assapora lefragranze dei titolari, i profumi del mare, le ricette delterritorio: tagliolini con polipo, pomodorini secchi epesto di mandorle... giusto per citarne una!

Gli ispettori della guida MICHELIN

“”

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Dopo la certificazione Welcome ChineseDestination che ha consacrato la Calabriaa nuova meta per il turismo cinese, grazieal suo immenso patrimonio culturale epaesaggistico, fatto di mare, di montagne,borghi, castelli e siti archeologici, la Cinaha siglato nuovi accordi con la nostraRegione per favorire lo sbarco di start up.Una delegazione dell’UniversitàMediterranea di Reggio Calabria, guidatadal pro rettore Alberto De Capua, ha fir-mato protocolli d’intesa a Shanghai e aNanchino, una delle quattro capitali anti-che della Cina, per favorire l’ingresso diimprese innovative, start up e ricercatoricalabresi nel mercato asiatico. In partico-lare, c'è un accordo con la Nanjing TechUniversity, rinomata università specializ-zata nelle discipline dell’ingegneria. Neabbiamo discusso con il pro rettore dell'a-teneo calabrese.La Calabria punta alla Cina o forse sareb-be meglio dire il contrario?È uno scambio reciproco. Non si puònegare che la Cina stia facendo dei passida gigante in tutti i settori strategici dellaricerca; non possiamo fare a meno di con-frontarci con un mondo che non temeconcorrenza e ha molto coraggio nel pro-durre innovazione, ma allo stesso tempo èmolto attratto dall’Italia: dalla nostra cul-tura, dal nostro stile riconoscendo ai nostristudiosi e ricercatori grandi capacità crea-tive.I dipartimenti di Ingegneria, Architetturae Agraria dell’Università Mediterranea diReggio Calabria sono partiti da Shanghaie hanno fatto tappa al Bits e Bites. Di cosasi tratta? Cos’ha significato per gli stu-denti calabresi?Il Bits e Bites è una delle start up visitate aShanghai. In particolare, si occupa di pro-durre innovazione nel campodell’Agrifood in un settore davvero moltospecifico, ovvero quello degli insetti com-mestibili. Dalla pasta con farina di grilli

alle patatine al baco di seta; gli insettidiventeranno in futuro un’importantefonte di cibo, sia per la loro ricchezzanutrizionale, sia perché il loro allevamen-to ha un impatto molto più basso rispettoagli allevamenti tradizionali.Il mercato al quale si rivolgono è ancoralimitato al Nord America e all’Asia poichél’Europa non ha ancora classificato gliinsetti quale cibo commestibile.Riconoscono che l’Italia è uno dei paesicon la tradizione gastronomica più impor-tante e ciò incoraggia gli scambi. Nel futu-ro ci potranno essere collaborazioni speciecon il dipartimento di Agraria, con scam-bio di ricercatori e docenti, ma è chiaroche le azioni, per quanto di ricerca, nonpotranno discostarsi dalla regolamenta-zione vigente.Proprio con la Nanjing Tech University èstato sottoscritto un fondamentale proto-collo d’intesa che ha già portato due stu-denti dell’Università Mediterranea a par-tecipare alla “Bamboo Summer School” aNanchino, una scuola universitaria estivafrequentata da studenti internazionali cheha come scopo principale quello di inse-gnare come il bambù possa essere utilizza-to in ambito strutturale. L’accordo siglato ha l’ambizione di incenti-vare nei prossimi anni gli scambi interna-zionali di studenti e docenti tra le due uni-versità e favorire progetti di ricerca con-giunti in tematiche connesse all’ingegne-ria, all’architettura e alle nuove tecnolo-gie.Altra tappa il Jiangsu Software Park.Oltre al food and fashion, le è sembratoche l’Italia e, in questo caso la Calabria.possa dire la sua anche sul versante hi-tech?Il Jiangsu Software Park è uno straordina-rio parco scientifico sia per l’importanzache per la dimensione in cui fanno speri-mentazione molte aziende internazionali.Anche in questo caso i temi affrontati -cyber security, realizzazione di software,

smart cities, strategie sostenibili delcostruire - sono quelli su cui ci siamo riser-vati di attivare relazioni di ricerca. Ilnostro Ateneo, anche in questi settori,esprime una straordinaria capacità di farericerca e ciò ha permesso l’incontro masoprattutto la volontà di avviare strategiecomuni.Un’esperienza straordinaria e ricca di sod-disfazioni che conferma i passi da giganteche la Cina sta facendo nel campo dellaricerca e dell’innovazione. La loro capa-cità di guardare avanti, fa sì che, nei pros-simi anni, sarà quello il luogo più apertoalla sperimentazione in molti campi stra-tegici: dall’agrifood, all’edilizia, all’IT aimetadati. Il fatto che ci inorgoglisce è chesono ancora molto attratti dall’Italia allaquale riconoscono tradizione, stile, culturae ottimi studiosi e ricercatori; ciò ha facili-tato, oltre ai nostri rapporti personaliintercorsi, la stipula dell’accordo conNanjing Tech University e la futura colla-borazione con i Centri di ricerca visitati.Cosa riguardano esattamente questiaccordi?Con la Nanjing Tech University è stato fir-mato un accordo internazionale che ha giàportato due studenti dell’UniversitàMediterranea a partecipare alla “BambooSummer School”, la scuola estiva cheaffronta il bamboo in ambito strutturalema che prevede in futuro scambi di docen-ti e studenti tra i due Atenei in molte aree:ingegneria strutturale, architettura soste-nibile, mangement delle costruzioni,materiali innovativi. Ciò consentirà scam-bi e visite continueCosa i cinesi apprezzano della Calabria edei calabresi? Ritengo che apprezzino il nostro clima e ilnostro territorio che abbiamo descrittocon grande passione. Ho portato loro unlibro di fotografie della provincia diReggio Calabria (donatomi dal Sindaco diReggio per l’occasione) che è stato moltoapprezzato. Sono rimasti incantati dal

colore dei nostri mari e dalla nostra vege-tazione, dal clima e dalle nostre tradizioni.Credo che abbiamo anche apprezzato lanostra capacità di dialogo con culturemolto diverse dalle nostre.Secondo lei quali idee d’impresa made inCalabria potrebbero sedurre la Cina? Sicuramente quelle legate al food, il ciboitaliano è tra i loro più grandi interessi.Nonostante la Cina abbia una grandissimacultura gastronomica, riconoscono chedall’Italia avrebbero molto da imparare.Nel comparto agroalimentare l’exportnazionale verso la Cina, pur avendo regi-strato aumenti percentuali degni di notanell’ultimo triennio, continua ad attestarsisu valori notevolmente al di sotto dellepotenzialità offerte da tale mercato, cherappresenta un bacino virtuale di consu-matori al di fuori del comune. Il mercato cinese è alla ricerca di prodottidi qualità e, nonostante sia un mercatonon ancora pienamente conosciuto edesplorato dalle imprese italiane, ritengoche il Made in Calabria possa avere dellegrandi opportunità per far conoscere lepeculiarità di un territorio, sia gastronomi-che che artigianali, dalle caratteristicheuniche al mondo.Come la Cina si rapporta con le start uprispetto all’Italia?Diversi sono gli elementi che contribuisco-no ad accelerare l’innovazione in Cina:un’apertura verso l’economia di mercato,le iniziative governative e l’abbondanza dicapitali.Nonostante la nostra visita sia stata limita-ta ad una startup, ci siamo accorti come gliimprenditori cinesi tendano a importare imodelli di business delle startup occiden-tali; creano luoghi di lavoro e di ricercamolto simili ai nostri, alimentati da unaforte volontà e una voglia di innovazioneche si tramuta in strategia per lo sviluppoe il sostegno del rinnovamento del tessutoeconomico.La nostra Italia sembra rinunciare sempre

più a investire nella ricerca, nello sviluppoe sui giovani, a differenza della Cina, dovela ricerca è in continua evoluzione e leopportunità si moltiplicano a dismisuraproponendo una domanda sempre cre-scente e ponendola in una centralità pla-netaria.Crede che oggi il nostro Paese supporti inmaniera adeguata l’imprenditoria inno-vativa?Purtroppo ritengo che siamo ancoramolto indietro rispetto ai ritmi di crescitaal di fuori dei nostri confini italiani.Il declino dell’economia italiana non haincentivato una strategia d’investimentonell’innovazione e impresso quell’accele-razione che, a differenza della Cina ormaida anni protagonista dei diversi scenarigeopolitici, si contende con Russia e StatiUniti, una grande potenza economicamondiale ancora in grande espansione.La Cina è una nazione dai grandi capitaliil cui imponente mercato interno sta evol-vendo, con una domanda maggiore di tec-nologia, servizi, qualità e sostenibilità eche guarda all’Italia con costante interes-se. Creatività, talento e produzione italianarappresentano le caratteristiche di pregiosulle quali puntare al di fuori dei nostriconfini.Secondo lei l’internazionalizzazione del-l’innovazione può minare l’identità di unpaese?Il luogo della ricerca è laddove c’è vogliadi investire, di crescere, di sperimentare equesto è un luogo di contaminazione,dove non ci deve essere differenza di cul-tura, razza o nazione. La vera innovazioneè sviluppo e benessere per tutti in manie-ra diffusa. L’innovazione è un processo chenon si può fermare, bisogna solo regola-mentarlo per non farlo diventare pericolo-so ma se riesce a mettere in crisi l’identitàdel Paese vuole dire che il Paese ha dellebasi davvero poco profonde.

ATTUALITÀ a cura Maria Giovanna Cogliandro

Cina chiama Calabria, ed è subito innovazione

Una delegazione di studenti dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria havisitato il Bits e Bites, start up di Shanghai che si occupa di produrre innovazionenel campo dell’Agrifood in un settore davvero molto specifico, quello degli insetticommestibili. Altra tappa la Nanjing Tech University con cui è stato firmato unaccordo che ha portato due studenti della Mediterranea a partecipare alla“Bamboo Summer School”, la scuola estiva in cui si studia come il bambù possa

essere utilizzato nelle costruzioni.

Intervista ad Alberto De Capua

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www.larivieraonline.com DOMENICA 23 LUGLIO 17

consumano molto cibo piccante.Credo che anche l’opposto sia ugualeossia che i calabresi non abbiano ideadi cosa sia la Cina… Spero di riuscirenel mio piccolo, anche grazie ai recen-ti accordi firmati con l’UniversitàMediterranea, a farci conosceremeglio. Intanto siamo riusciti a porta-re due studenti della facoltà diArchitettura di Reggio Calabria allanostra scuola estiva, incentrata sull’uti-lizzo del bambù, insieme a studenticinesi e americani. Uno di loro è diStilo. Credo che l’esperienza sia statainteressante sia dal punto di vistaumano che educativo.In Cina, inquinamento a parte, chearia si respira? Come dicevo prima aria di riscatto e divolontà di crescita. Le istituzioni por-tano avanti progetti ambiziosi e lagente sfida senza timore. In molti casisono fiaschi ma la non paura portaavanti anche grandi idee innovative.Proprio quella paura che, invece, inEuropa e in Italia non fa andare nullaavanti. Loro non sono ingessati. Potreinominare le innovazioni che ho vistonegli ultimi due anni crescere, adesempio, i pagamenti con glismartphone con Alipay e Wechat(nessuno quasi usa più il contante,anche nell’ultima baracchetta si puòpagare così) e l’arrivo del free bikesharing come Mobike e Ofo. Milionidi biciclette sparse in tutta la Cina chepossono essere prese in prestito sem-plicemente scansionando un QR codecon il proprio smartphone. Per nonparlare delle grandi opere pubblicherealizzate nell’ultimo decennio:metropolitane, ferrovie, autostrade,etc.Due sono gli stereotipi sui cinesi:uomini d’affari stakanovisti senza vitasociale e schiavi moderni che lavoranoin fabbrica 16 ore al giorno. Ti risulta? Troppo semplice come classificazione.Sicuramente ossessionati dal lavoro edella famiglia forse come eravamo noitanti anni fa nel meridione… Sugliorari di lavoro il controllo è molto piùserrato e nelle fabbriche che ho visita-to ho sempre visto condizioni diverseda quelle europee ma complessiva-mente accettabili.Dopo la domanda del parente ficcana-so, ti faccio quella dell’amico donnaio-lo: come sono i rapporti con l’altrosesso? In generale, devo dire che le donnecinesi sono molto orientate al matri-monio e cercano un uomo con cuiandare a vivere e mettere su famiglia.Nelle grandi città, tipo Shanghai, lecose stanno cambiando e i rapporti sistanno occidentalizzando. L’aspettoimportante da sottolineare è che inCina la figura della donna è principalee tutti ne hanno un grande rispetto. C’è chi saluta l’Italia pensando cheormai sia un nobile decaduto che vivein un castello diroccato. È quello chepensi anche tu? L’Italia è un paese molto complesso.La nostra classe politica ci ha portato aun sistema che presenta troppe criti-cità. Abbiamo troppo spesso pensato acome farci accontentare nel breve ter-mine. Dovremmo iniziare a cambiarestrategia e azzardare le sfide, tenendopresente che il marchio “Italia” anco-ra vale in termini di qualità e che biso-gna sempre considerare le dinamicheeconomiche in termini planetari. Pensi che un giorno la Calabria possadiventare per te un vecchio ricordo? No! Io sono temporaneamente quiperché ci sto bene e mi offrono lerisorse di cui ho bisogno. Il mio credosia solo un arrivederci, non un addio.Spero di tornare con un bagaglio cul-turale e di relazioni arricchito che miconsenta di fare la differenza nel miopaese. La Calabria è sempre con me.Poi con Internet è anche facile rimane-re in contatto e portare avanti proget-ti. Tra le altre cose sono organizzatoredi Gustando il Borgo FestivalInternazionale di artisti Strada che sisvolgerà a Gioiosa Jonica il 17 e 18Agosto. Alcune novità di quest’annosono idee che arrivano proprio dallaCina. Con gli altri organizzatori ci sen-tiamo praticamente tutti i giorni. La Cina in tre aggettivi? Veloce, forte, contradditoria.Tre aggettivi per la Calabria, invece? Lenta, debole, contraddittoria. Devodire che però le scale sono diverse. Cosa ti manca di più della tuaGioiosa? Sedermi a un bar con gli amici perprendere un caffè, seguito da un otti-mo pezzo duro e non capire perché ilpomeriggio è passato ed è già ora dicena. Mi manca, poi, la mia famigliache non mi ha mai fatto pesare le miescelte e la distanza.Un proverbio calabrese che hai espor-tato in Cina? Non saprei proprio cosa dire su que-sto. Preferisco mostrare le foto delnostro mare ai cinesi…

Alla Nanjing Tech University, rinoma-ta università di Nanchino specializzatanelle discipline dell’ingegneria, unanno fa è stato assunto, a soli 29 anni,il gioiosano Cristoforo Demartino.Qui insegna Ingegneria Strutturale enei giorni scorsi ha fatto gli onori dicasa all'arrivo dei suoi corregionali,una delegazione di studentidell'Università Mediterranea diReggio Calabria, giunti presso l'ateneocinese per frequentare la “BambooSummer School” e studiare il bambùcome materiale da utilizzare nellecostruzioni.Come sei finito a Nanchino? Ho incontrato un professore cinese auna conferenza a Maiori che mi haproposto di venire qui e lavorare nelsuo gruppo di ricerca. All’inizio devoammettere che andare in Cina misembrava una follia (ma la follia miintriga…). Vedevo la Cina come qual-cosa di lontano, qualcosa che nonfaceva parte della mia vita e che maine avrebbe fatto parte. Ammetto diessere partito da casa completamenteimpaurito non avendo idea di che cosaavrei trovato. Non sapevo cosa fosseNanchino, conoscevo a malapenaShanghai e Pechino. Arrivato lì, hocapito che mi sbagliavo, che mi trova-vo in un posto dove c’era voglia di faree in cui la gente non aveva paura dicambiare. Un popolo che vuole emer-gere e con una classe dirigente che sadove vuole andare. Noi, e lo si perce-pisce ancor di più da lontano, siamoun popolo che ha paura perché noncambia più da troppo tempo. La cosapiù divertente è che ormai Shanghai ePechino mi sono familiari come Romao Napoli…La tua giornata tipo, pasti compresi?La mia giornata tipo è molto pienaqui. Vivo dentro il campus universita-rio e, quando non sono in missionefuori, passo le mie giornate con gli stu-denti tra laboratorio e computer. Disolito i pasti li consumo nelle mensedell’università, rigorosamente con lebacchette. Stiamo portando avantidiversi progetti di ricerca principal-mente incentrati sull’utilizzo delbambù come materiale da costruzionee la risposta di strutture sotto impattied esplosioni con lo scopo di miglio-rarne le prestazioni. Di solito la serami prometto sempre di guardare unfilm ma alla fine mi ritrovo a doverultimare quanto iniziato al mattino…meglio così che annoiarsi. Faccio le veci del tipico parente cala-brese ficcanaso: ti pagano bene? Non sono qui per i soldi ma per leopportunità. Mi pagano in linea conquanto mi pagherebbero altrove maquello che mi interessa di più è l’op-portunità di portare avanti le mie idee.Dopo aver viaggiato tanto ho capitoche il tuo paese non è quello dove seinato ma quello che ti offre le opportu-nità di essere e fare quello che haisempre sognato. Comunque quantoguadagni è una domanda tipicamentecinese, più che calabrese… Corri il rischio di vederti soffiata un’i-dea - considerando che vivi in unPaese non esattamente famoso per ilrispetto della proprietà intellettuale? Su questo ci sarebbe un lungo dibatti-to da portare avanti. Da quando sonoqui mi sto appassionando alle loro dif-ferenze e forse questa è la parte piùemozionante del viaggio. Il concetto diproprietà intellettuale è qui diverso,così come il concetto dell’uomo. Ilcinese non ritiene che dietro la crea-zione intellettuale ci sia qualcuno chepossa rivendicarne la proprietà.Secondo la tradizione cinese, infatti, laconoscenza ha natura di bene pubbli-co e quindi comune. A dimostrazionedi ciò, lo stesso Confucio era solitosostenere di non aver creato cono-scenza ma di essersi limitato a trasmet-terla. Oggi chiaramente anche qui esi-stono regole di protezione della pro-prietà ma non credo bisogna averepaura delle differenze culturali; ènecessario, invece, capirle e indivi-duarne i vantaggi e i punti di forza. La Cina è la nuova America? Sono convinto che ora e almeno per laprossima decade la Cina è e sarà lanuova America, nel senso di luogo chedà la possibilità di realizzare e portareavanti innovazione. Chi è l’italiano in Cina? La presenza di italiani in Cina mi sem-bra molto esigua. Se parliamo di stra-nieri in generale troviamo di tuttodagli studenti, agli accademici, agliuomini d’affari. A differenzadell’Italia, credo che molti paesi sisiano mossi meglio verso l’oriente e suquesto, anche in virtù di molte simili-tudini culturali, dovremmo fare unariflessione come sistema paese.Che idea hanno i cinesi dei calabresi? Non credo che conoscano la Calabria.Ai miei amici cinesi ne parlo e scher-ziamo sempre sul fatto che la Calabriaè lo Hunan della Cina perché anche lì

Da Gioiosaapproda in

Cina: "Qui nonhanno paura"

Intervista a Cristoforo De Martino

Un anno fa, a soli 29 anni, il gioiosanoCristoforo Demartino è stato assuntoalla Nanjing Tech University, rinomatauniversità di Nanchino specializzata nelle discipline dell’ingegneria. Qui hascoperto che è possibile seguire i sogni di sviluppo umano che la vecchia Europa

non riesce più offrire.

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CULTURA

Il Leone umano e l’uomo bestiaBRIGANTESSA SERENA IANNOPOLLO

C’era una volta un Leoncino. Era nato inAfrica. La sua mamma lo coccolava e lo accu-diva attentamente, poiché un giorno sarebbediventato il re della giungla. Non faceva però iconti con un branco di animali feroci che ognitanto passava di lì. Erano astuti, un po’ goffi, sinascondevano, poi sbucavano all’improvviso espariva un Leone. Questi animali si facevanochiamare uomini, appellativo che non tanto glicalzava, ma a loro piaceva tanto perché si sen-tivano esseri superiori. Un brutto giorno il pic-colo Leoncino venne rapito e la sua mammalo cercò per giorni ma mai più lo abbracciò.Era destinato a un circo italiano. Arrivato adestinazione cominciò l’addestramento“dolce” a suon di scosse, frustate e privazionedi cibo. Finchè finalmente diventò grande e fuora di esibirsi. Gli uomini si divertivano tantoa portare i loro figli a vedere i Leoni vestiti coltutù, però non si domandavano mai cosa cifosse dietro quella frusta che il domatore por-tava sempre con sè. I bimbi ridevano e i geni-tori erano felici perché avevano passato unaserata diversa. Invece il Leone si chiedevaquando sarebbe finita quella tortura perchévoleva tornare dalla sua mamma, nella sua

terra, a correre e a fare il predatore come tuttii Leoni. Un giorno il Leone decise che volevascappare via, così approfittò di una disatten-zione del domatore e prese la strada per lalibertà. Quello che vide fuori dal tendone,però, non erano alberi, non era la giungla, nonera casa sua. Vide strade e palazzi, e gente checorreva impazzita dalla paura. Arrivò l’uomoche, poiché si sentiva superiore, sentenziò lasua morte, e fu freddato con dei colpi di fuci-le. Il Leone morirà sognando la sua mamma ela sua bella Africa, mentre l’uomo crederà diaver salvato il mondo, com’è suo solito fare. Enon c’è altro da aggiungere.

Sabato 29 luglio, alle ore 21:00, l’Hotel Zefiro Residenceospiterà la manifestazione “Calabria in Rosso - Due passio-ni unite da un colore”, un evento che, per la prima volta nelnostro comprensorio, unirà l’amore per il tango a quello peril buon vino. Queste due passioni, legate dal colore chemeglio le rappresenta, il rosso, saranno a disposizione di tuttii partecipanti grazie all’esibizione dei due ballerini professio-nisti Francesco Panei ed Eva Petruzzi, che intervallerannocon il proprio talento la degustazione dei numerosi vinimessi a disposizione dalle cantine di tutta la regione.“Calabria in Rosso”, infatti, non si limita a coinvolgere i pro-duttori reggini, ma ha trovato la collaborazione di cantinedisseminate in tutta la nostra meravigliosa regione, garan-tendo così agli ospiti la degustazione di una ampia varietà di

prodotti. Saranno infatti presenti vini e passiti prodotti dallecantine Baccellieri, Barone Macrì, Carrubba, Casale LiMonaci, Criserà, Dioscuri, Giraldi & Giraldi, Russo &Longo, Senatori Vini, Viglianti e Vozzo, che potranno cosìpubblicizzare la cultura del vino calabrese in quel piccolo faz-zoletto di costa ionica rappresentato dalla Riviera deiGelsomini. L’evento, aperto a tutti gli amanti, anche neofiti,del ballo e del buon vino, si rivolge in modo particolare aigiovani, ai quali è necessario instillare la cultura della degu-stazione per sottrarli alla cattiva abitudine di recarsi nei loca-li notturni solo per esagerare senza apprezzare davvero ciòche assaggiano.Si ringrazia IDF Design e York Auto Vumbaca

Un filo rosso unisce vinoe tango all’Hotel Zefiro

Una bistecca Rib Eye con chili, un vino Malbec rosso del 2013 e un’aromatica erba Gorilla Glue;per dessert, una creme brulée al cioccolato bianco con un Petite Syrah del 2012, e per finire dellaprofumata Blue Dream. Intendiamoci, dietro a questo menù non c’è alcunché di illegale, dalmomento che lo sfogliamo in Colorado. Sono portate tipiche proposte dalla “CultivatingSpirits”, la società di catering, fondata da Philip Wolf, dove sommelier e cuochi aggiungono unterzo livello nella degustazione orchestrando la miglior sinfonia tra cibo, vino e cannabis duran-

te cene itineranti e consumate in case private. Un naso non addestrato potrebbepensare che tutta la marijuana sia identica ma il weed, come il vino, ha unavarietà di sentori. Wolf, infatti, non è solo un industrioso giovanotto con il fiutoper gli affari ma anche uno dei primi “sommellier di cannabis” accreditati negliUSA, titolo conseguito dopo un corso di due anni al Thricome Institute diDenver, una delle poche scuole che offre corsi di formazione che hanno peroggetto la corretta educazione della cannabis, assieme ai suoi aspetti industria-li e scientifici. L’istituto ha anche coniato il metodo “Interpening” (il termine èfrutto della fusione di “interpreting” e “terpenes”) e porta a indentificare e com-prendere le varietà di cannabis interpretando i terpeni della pianta, le biomolecole

che conservano le proprietà organolettiche degli oli essenziali, e la struttura del fiore.Il concetto è analogo a quello di altre colture e principalmente al nettare divino: ognivarietà di pianta ha il suo fiore, i terpeni raccolti hanno i loro aromi specifici e la qua-

lità è molto legata al terroir. Ecco quindi che entra in scena il cannabis sommelier,no sballati ma veri intenditori.

ConVersando... Rubrica di enologia a cura di Sonia Cogliandro

NOSSIDE: BIRRA TA Una birra per Locri. Tre ragazzi.Un marchio. Un unico intento: esportare ovunque un nome storico dietro un prodotto di qualità. Nasce, dalla ricetta di BeerLocri, “Nosside”, la prima birra con l'etichetta della città diLocri. La passione per la birra artigianale ci ha spinti oltre ogni aspettativa, portando sem-pre con noi l’identità locridea. Sicuri di incontrare molti ostacoli sul cammino, siamo stati motivati da questa sfida pro-prio perché il “chi te lo fa fare” è stato sempre una prerogativa assoluta di questa terra.Abbiamo preferito metterci in gioco senza speranza alcuna, senza pretese, con goliardia,per darci ancora una volta la spinta necessaria per non chinare mai la testa davanti a nes-suna difficoltà. BeerLocri, prima di un’etichetta, prima di un evento, è un gruppo organico di persone chehanno voglia di fare. La birra, che da secoli ha unito sempre tutti, ha unito anche noi che, da ormai due anni,lavoriamo a questo progetto. Questa prima ricetta è dedicata a una birra Lager, in stiletedesco: birra chiara, a bassa fermentazione, di colore giallo-oro, con schiuma intensa epastosa, un retrogusto equilibrato, adatta per accompagnare qualsiasi pasto. Si è deciso,così, di partire con una birra dal gusto delicato, ma allo stesso tempo intenso di profumi,in modo che tutti possano degustare questo prodotto artigianale. Certi che questa sfida possa portarci la soddisfazione di vedere sui vostri tavoli l’etichettaBeerLocri, vi aspettiamo numerosi, dal 4 al 6 agosto, presso il lungomare lato nord diLocri.Il "piacere" della NOSSIDE...in anteprima a BeerLocriGabriele Polito, Mariangela Verteramo, Daniele Verteramo

sabato29 luglioore 21,30

Sul tavolo posate, calice e canna

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DOMENICA 23 LUGLIO 19www.larivieraonline.com CULTURA

Pericle D’oro: EnzoRomeo presenteràil libro dell’annoad Ardore

Dopo solo 75 giorni di attività - è stato inaugura-to il 2 maggio scorso - il circolo di Legambientedi Roccella è riuscito a organizzare un evento digrande portata e di respiro per il comprensorio.Parafrasando il vecchio adagio “Se il bosco èverde il mare è blu”, abbiamo voluto dare atto alcircolo di Roccella, sapientemente coordinatoda Martina Raschillà, di essere riuscito a tenerequattro giorni in rada Goletta Verde al porto diRoccella, dove ha fatto bella mostra di sé. Unoscafo, un po’ più piccolo dell’originale ormai inpensione, che ha compiuto 73 anni ma che sipresenta in ottima forma strutturale e generauna forte empatia ai visitatori che gli si accosta-no. Sono accoglienti e simpatici gli operatori e lagiovanissima Gaia con entusiasmo risponde allenostre domande e dichiara che sta facendo un’e-sperienza straordinaria. Quanto sia di qualità illoro lavoro lo immaginiamo ogni anno mentreleggiamo i risultati del monitoraggio del nostromare. Una fotografia nitida su basi scientifichedelle peculiarità dell’acqua accanto a un’operainstancabile di pulizia e di denuncia degli inqui-nanti. Il blu della bandiera assegnata a Roccellae il verde della Goletta ci fanno ben sperare eper questo che abbiamo regalato al circolo diRoccella un sasso di calcare sedimentario carbo-natico di età giurassica, raccolto sul letto dellafiumara Novito e levigato al precipitare damonte Mutolo e nel trascinamento a valle dalleacque della fiumara, su cui abbiamo impressouna dedica augurale. Monte Mutolo e la fiuma-ra Novito sono inseriti tra i siti della rete Natura2000 col codice SIC IT9350135 - Vallata delNovito e Monte Mutolo. Il Sito di InteresseComunitario al momento è a elevatissimoimpatto dovuto ad attività estrattive, abbandonodi rifiuti e inerti, inquinamento del suolo e del-l’acqua, presenza e incremento delle coltivazio-ni, presenza di arsenico nella falda superficiale.Abbiamo chiesto all’assessore regionale all’am-biente e ai presidenti del Comitato edell’Assemblea dei sindaci un cambio di passonella gestione delle fiumare, peculiarità dellaLocride, dove ne esistono 15 (in media una ogni6 chilometri) e svolgono un compito essenzialeper la biodiversità. Abbiamo, dunque, racco-mandato un’attenta vigilanza e selezione delletante vie d’accesso ai letti delle fiumare per evi-tare che continuino a essere utilizzate comediscariche da privati ma anche da aziende, peral-tro facilmente individuabili dal genere di mate-riali depositati; il controllo sugli scarichi deidepuratori che devono funzionare tutto l’anno enon solo per 45 giorni, come spesso succede. I paesi collinari si dotino, poi, di impianti di fito-depurazione che costano poco e funzionano e,soprattutto, necessitano di ridotta manutenzio-ne. Un impegno maggiormente significativo sepreso nel 2017, dichiarato Anno Internazionaledello Sviluppo Sostenibile, per dare un futuro aquesta terra in linea con le sue specificità.

Arturo Rocca- Presidente Osservatorio

Una birra per Locri. Tre ragazzi.Un marchio. Un unicointento: esportare ovunque unnome storicodietro unprodotto di qualità

Roccella Jonica Se la Goletta è Verde il mare è blu!

NOSSIDE: LA PRIMABIRRA TARGATA LOCRI

Nell’ambito dell’edizione 2017 del “Premio PericleD’oro”, venerdì 28 luglio, presso il Castello Feudale diArdore, il giornalista vaticanista sidernese EnzoRomeo presenterà il libro di Monsignor Luigi Renzo,vescovo di Milito - Nicotera - Tropea, “Piccole Storiedi Periferia”, che verrà premiato nella sezione“Premio Gino Gullace al libro dell’anno”. La presen-za del giornalista Rai riempie di orgoglio gli organiz-zatori del Pericle D’oro, che anche durante l’edizionedi quest’anno sono riusciti a garantire la presenza digrandi professionisti in grado di dare maggiore lustroa un evento di grande prestigio per tutto il comprenso-rio. Enzo Romeo, inoltre, rappresenta un graditoritorno per la manifestazione, considerata la premi-azione del suo libro “I solitari di Dio” durante l’edi-zione 2006 del “Pericle D’oro”.

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I FRUTTI DIMENTICATIA CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI

Tre anni addietro è stato pubblicato, “Aspromonte-IlGiardino dei frutti dimenticati” dall’editore Rubbettino,che aveva invitato lo scrivente a preparare un centinaio dischede su varietà vegetali a rischio d’estinzione, con laraccomandazione di essere abbastanza stringato in quan-to non si potevano superare le 136 pagine di un’eventua-le pubblicazione.Le schede poi dovevano riferirsi a piante da frutto tipichedei paesi del parco dell’Aspromonte e di conseguenzabisognava andare alla ricerca di varietà che fossero parti-colari di ogni contesto rappresentato.Naturalmente si era notato che ogni territorio evidenziadelle varietà non presenti in un altro, però territori con-tigui possono avere parte del germoplasma comune eparte differenziato.La cosa più interessante, nel passato, era constatare chela differenzazione si riferiva a tutti i comparti del settoreagricolo che andava dalla viticoltura all’olivicoltura, dallacerealicoltura, ora inesistente, agli ortaggi.Questo dipendeva dal fatto che le popolazioni delle diffe-renti comunità sono originari da regioni o stati diversi ea un certo punto della storia, esse hanno dovuto lasciarela propria terra, portando con sé le essenze vegetali piùrappresentative che potessero funzionare da legameaffettivo indissolubile.Si ricorda a tal proposito che i calabresi alla fine dell’ 800quando emigravano portavano in un contenitore una pic-cola quantità della terra del proprio villaggio che venivacustodita in casa come una reliquia; quando i genitorimorivano, essa veniva posta in un sacchetto sul petto deldefunto, in direzione del cuore. Questa era una pratica

seguita da tutti i meridionali e osservando quest’usanza isettentrionali che erano meno sentimentali dei nostriemigrati, cominciarono a chiamarli terroni o mangiater-ra.Ancora, fino agli inizi degli anni 50 del 900, gli emigratiportarono in Australia, America del Nord, Argentina eCile in ricordo del proprio paese i semi dei propri pomo-dori, melenzane oppure tralci dalle proprie vigne ecc .Proprio in questi giorni, in un incontro casuale, il dott.Gurnari di San Pantaleone del comune di San Lorenzoraccontava che nel suo paese, prima degli incendi deva-stanti di questi anni, erano state censite 30 varietà di pere,e che addirittura era uscita una pubblicazione a riguardo,ma oggigiorno pochissime di esse, sono riscontrate sullostesso territorio. Nel territorio di Bova, fino al 1996, in un’area marginalee isolata, in contrada Cavalli, veniva coltivata una piantache produceva melenzane candide come la neve, dallapolpa dolce, di forma quasi sferica, che potevano rag-giungere il peso di due chili; ora non esiste più, mentre isiciliani hanno valorizzato una loro varietà dello stessocolore, ma di molto, più piccola.In altri termini la differenza varietale indicava in origi-ne una differenza etnica che con il tempo si è attenuataed è scomparsa , ma invece un genotipo di vite portato inun determinato territorio da gente in fuga, in un passatomolto lontano, è sopravvissuto fino ai nostri giorni.Nel campo delle piante ortive la complessità varietale eramolto notevole ed ogni villaggio curava la proprie piantecon molta riverenza.I semi venivano recuperati attraverso il primo frutto di

una determinata specie, che di solito nasceva alla base diogni pianta; con tale sistema si preservava nel tempo unavarietà di peperoni, di melenzane, di pomidori ecc.Nel caso del grano, prima della mietitura i contadiniattraversavano il campo e sceglievano le spighe più bellee più alte che sarebbero state trebbiate separatamenteper produrre i semi per l’anno successivo.Per la melenzana verde, essa ormai la deteneva solo lafamiglia Mezzatesta e il defunto Francesco, nel timoreche si estinguesse, preparava ogni anno centinaia di pian-tine che regalava ai clienti più affezionati a cui le racco-mandava come fossero bambini, ricordando loro che lemelenzane che avrebbero prodotto sarebbero state otti-me, perché molto dolci e delicate nello stesso tempo.Indicava persino le ricette più adatte. Nonostante ciò lagente le guardava con molto sospetto per il colore strano,anche se molto bello.Da alcuni anni lo scrivente ha assunto il ruolo attivo didiffondere il messaggio di Francesco e addirittura que-st’anno ha commissionato a Giovanni figlio di Francesco,alcune centinaia di piantine che sono state messe a dimo-ra in un campo di Siderno. Saranno prodotte una decinadi quintali di melenzane che saranno diffuso a un pubbli-co numeroso e sicuramente la melenzana verde diBianco, totem del defunto Francesco Mezzatesta , avràla rilevanza che si merita perché è molto buona e bellanello stesso tempo. La foto professionale, è stata scattatadal documentarista Nino Cannatà di Cittanova, che èritornato nella sua Calabria, per difenderla e amarla,come una tenera sposa.

Solanum Melangena L.

La melanzana verde

DOMENICA 23 LUGLIO 21www.larivieraonline.com CULTURA E SOCIETÀ

GIUSEPPE GIARMOLEO

Forse non siamo lontani dalla fine del pregiu-dizio che ha caratterizzato per decenni l'imma-gine dei calabresi. Lo diciamo senza vittimi-smo e senza alcuna volontà di trovare faciligiustificazioni: il pregiudizio ancora c'è e fasentire i suoi effetti. Nonostante i tanti passicompiuti, c'è chi insiste ancora con luoghicomuni, narrando la Calabria come una regio-ne "altra" non solo rispetto alle "civilissime"regioni dell'Europa, ma anche in confrontoall'Italia, Sud compreso. Un elemento crucialedel pregiudizio è l'omertà, il calabrese se devescegliere tra lo Stato e la complicità con i mal-viventi, sceglie quest'ultima. È una storia anti-ca che affonda le radici anche nell'antropolo-gia di Lombroso che, con "metodo scientifico",avrebbe dimostrato la naturale tendenza cri-minale del calabrese medio. Lombroso non ènella galleria degli orrori della pseudo scienza,come avvenuto per altri suoi colleghi che purseguivano lo stesso metodo e sono giunti aconclusioni simili per altro popolo, anzi è sem-pre lo stimato fondatore della criminologiamoderna e un museo ancora oggi ricorda lesue gesta: noi, purtroppo, non abbiamo unmuseo della memoria per custodire il ricordodella sofferenza causata da Lombroso e daitanti che, senza condividere le sue tesi biologi-ste, hanno, comunque, attraverso "analisi" cul-turali, storiche, sociologiche e antropologichecontribuito a raccontare a colpi di pregiudiziuna Calabria irredimibile, da contenere ereprimere come fosse un vivaio di letali epide-mie. Duole ricordare che molti calabresi sonotra questi narratori. Un buon numero di cala-bresi in questi ultimi decenni, in modo partico-lare, ha avuto un ruolo importante nel mondodella cultura e dell'informazione del nostroPaese: duole ricordare che quasi tutti si sonoguardati bene dal raccontare la vera Calabria,

ma si sono piegati ai pregiudizi anche alimen-tandoli. Pertanto, troppo spesso questi figli diCalabria hanno ricordato la loro terra di origi-ne solo per descriverla come peggio non sipoteva. Ma qualcosa sta cambiando finalmen-te: lo registriamo con gioia perché la fine deipregiudizi prepara la primavera dellaCalabria. E in questa prospettiva, e da calabre-si, vogliamo ricordare che è necessario riflette-re sul valore dello Stato. Vogliamo ricordareun'espressione spesso usata a sproposito e che,invece, ha un grande senso: l'onore delloStato! L'onore degli uomini e delle donne cherappresentano e danno corpo alle Istituzioni:persone impegnate in politica, amministratori,dipendenti degli enti locali e statali, uominidelle forze dell'ordine, docenti, ma in qualchemodo tutti i cittadini rappresentano e dannoconcretezza allo Stato che è un punto di arrivodi un percorso di Civiltà durato secoli e che haproprio nella nostra terra, la terra di Zaleuco,la scaturigine fondazionale. Anche per questaCiviltà antica e proiettata nel futuro che,nonostante tutto, scorre ancora nelle nostrevene non ci rassegniamo davanti alla devasta-zione del senso delle Istituzioni avvenuto negliultimi decenni e che ha generato una sfiducianei cittadini, da Nord a Sud, che deve esseresuperata se non si vuole aprire una fase di bar-barie nella nostra storia. Altro che omertà deiCalabresi! Non è necessario leggere impegna-tivi saggi di Politica o di Sociologia per render-si conto che c'è molto da ricostruire: basta labanale informazione televisiva per far cresce-re la sfiducia a tutte le latitudini e in tutte leclassi sociali. Quando il presidente Mattarellaafferma, come ha fatto pochi giorni addietro,che la strage di Ustica, è nella coscienza delpaese una "ferita sempre aperta" e resta il"costante impegno" perché "siano compiuta-mente accertate le responsabilità e venganoricostruite in modo univoco le circostanze e il

contesto che provocarono così tante mortiinnocenti", ci sarebbe da rimanere perplessi senon fossimo davanti a uno dei fatti più dram-matici della nostra storia repubblicana, consi-derato che è avvenuto nel 1980: sono strascor-si 37 anni e pensare che ancora sia possibileraggiungere la verità su quel drammaticoevento e punire i colpevoli, più che speranzami sembra pura fuga dalla realtà! Ma il pro-blema, in questo come in altri casi, non è datosolo dal tempo trascorso inutilmente e cherende, per forza di cose, pressoché impossibi-le ricostruire la verità e assicurare alla giustiziai responsabili, ma è dato da un altro elementoassurdo che colpisce al cuore la fiducia nelloStato: i depistaggi. Non c'è strage, non c'è omi-cidio eccellente, non c'è scandalo importanteche non abbia dovuto fare i conti con i depi-staggi. Quante volte anche il più distratto deicittadini ha sentito magistrati, investigatori,familiari delle vittime, condannati, giornalistifare riferimento a oscure azioni di depistaggio:false prove, falsi pentiti, prove nascoste, straniincidenti e via denunciando. Nonostante tantisforzi e tanti sacrifici di coloro che credono nelvalore e nell'onore personale e delle Istituzioniche rappresentano, spesso un velo pesantecopre la parte più significativa della verità: loStato si dimostra debole, incapace di difende-re i cittadini, di affermare i principi di Giustiziae tutto questo non solo per la forza criminaledei colpevoli, ma perché al suo interno c'è chinon ha fatto il suo dovere o forse anche di peg-gio: uomini delle Stato contro lo Stato, controi cittadini. Forse nessuno si è reso conto diquanto è devastante usare espressioni del tipo"strage di Stato", o "rapine di Stato": non so seè giustificato fare affermazioni del genere, dicerto mina la fiducia dei cittadini in modograve. E le parole che, anche di recente, hannopronunciato i familiari di Falcone e Borsellinopossiedono un livello di gravità enorme, infat-

ti dalle Tv nazionali è filtrato poco e in mododistorto. Altro che omertà! Non va meglio sepensiamo al funzionamento della Giustizia,della burocrazia, della scuola e dalla sanità:anche se guardiamo a queste realtà non misembra che la fiducia dei cittadini nelleIstituzioni ne esca corroborata. Ma la fiducianon è stata sottoposta a feroci bastonaturesolo dai grandi drammi, ma anche dalle tantestorie di ordinaria ingiustizia che il cittadinosubisce da quelle Istituzioni che invecedovrebbero sostenerlo: multe ingiustificate,cartelle pazze, mancate risposte della pubblicaamministrazione, mancati pagamenti, nega-zione dei diritti che la legge pur afferma.Vogliamo ricordare, assume un valore simbo-lico, il caso del cittadino bengalese che aRoma cerca di prendere possesso della casaassegnata dal Comune, istituzione dello Stato:qualche altro condomino glielo impedisce apugni e calci, nonostante le sue denunce, nes-suno viene arrestato e si cerca per il malcapi-tato altra soluzione. In questo contenzioso chiha vinto: lo Stato o i violenti? e se il cittadinoassegnatario fosse andato a prendere possessodell'appartamento con il sostegno di un mem-bro della banda della Magliana o di altro grup-po malavitoso, sarebbe stato comunque presoa calci? A questa domanda non so risponderee manca l'esperienza concreta considerato chelo sfortunato cittadino ha seguito la legge, haevitato, giustamente, di percorrere strade ille-gali e ha pure denunciato tutto alle forze del-l'ordine e nelle interviste televisive con uncoraggio che gli fa onore: con quale risultato?Sono cose che fanno pensare, che fanno capi-re come non sia più rinviabile dare senso,forza, sostegno e onore alle Istituzioni, l'alter-nativa è il potere dei violenti: il far west nellasua versione peggiore.

Omertà e onore dello StatoLo Stato si

dimostra debole,incapace di

difendere i cittadini, di

affermare i principi di

Giustizia e tuttoquesto non solo

per la forza criminale dei

colpevoli, maperché al suo

interno c'è chinon ha fatto

il suo dovere oforse anche di

peggio

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DOMENICA 23 LUGLIO 22www.larivieraonline.com

BzzzzzzIl vero “vespista”della Locride èsolo lui: AntonioDe Leo. Tutto ilresto è noia!

Dieta padronaleEnzo Barbieri si lascia foto-grafare con Francesco Macrìa margine di un convegnoin cui, a Roccella, si è parla-to di dieta mediterranea.

Splendenti di luce propriaDanny Mendez, miss Italia 1996, posa

con Lino Polimeni e lo staff di “Raggio diSole”. Una miss in grado di fare estate!

Sport d’estateIl nostro Carlo “Lenny” Tropiano si fafotografare con i VIP: in questa foto,

con il conduttore di “Tiki-Taka”Pierluigi Pardo e il giornalista del

Corriere Tommaso Labate.

Un occhio di riguardoCompie oggi 28 anni la nostra

lettrice Carmen che, come cantaLigabue, “trova sempre una ragio-ne per brindare o per ricordare”.

Auguri!

From SKY to the beach Samanta Panetta, Giornalista SKY,stilista e Presentatrice, posa conGeny Blefari in un lido di Siderno,venendo apprezzata per la suaumiltà e semplicità, vere forme digrandezza di una persona.

Amicizia vigilataIl sindaco di Mammola,Stefano Raschellà, si rappacifi-ca con Hiske Maas e dà l’assistper una nuova collaborazionetra centro urbano e Musaba.Sintomatico che l’incontro sisia svolto alla presenza dellaPolizia Municipale.

Giovane Cultura Durante gli Esami di Stato,l’assessore alla cultura diLocri, Anna Sofia, ha rag-giunto i ragazzi per inco-raggiarli e fare loro i com-plimenti per lo spessore

culturale dimostratodurante l’anno scolastico.Ad accompagnare le gio-

vani promesse, il professore Giarmoleo.

Sindaci a tavolaRosario Rocca e

Vincenzo Maesanoposano con le rispettive

consorti durante unacena. Speriamo non

abbiano tediato troppo ipropri commensali conle beghe burocraticheche sono quotidiana-

mente costretti adaffrontare!

Anteprima d’elezioni locresiLa nostra redazione continua aessere tempestata di foto di proba-bili candidati alle prossime ammi-nistrative di Locri. In questa foto lacoppia più accreditata: AlbertoBrugnano e Dario Marando.

Gli amici della pinetaCosimo D’Agostino, Bruno Agostino,

Peppe Futia, il poeta Massara, l’avvocatoRomeo, il nostro Bruno Gasparro e l’ami-co socialista Raschellà approfittano delle

belle giornate per incontrarsi all’ariaaperta.

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