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DOMENICA09 OTTOBRE 3www.rivieraweb.it CONTROCOPERTINA

LA STORIA

“Parafrasando Levi,oserei dire “voi che

vivete tranquillinelle vostre case,

ditemi se quanto èsuccesso è giusto!Giudicate voi se è

normale cheun’innocente diappena 39 anni,con tre bambini

piccoli, possa essersbattuto in

carcere, la suaabitazione

perquisita, la suavita sconvolta”.

ILARIO AMMENDOLIAILARIO AMMENDOLIA

“Al cuore Ramon, mira al cuore.”Per tre volte Ramon ha alzato il fucile e ha fattofuoco mirando al cuore, e per tre volte il ber-saglio colpito è finito a terra. Ma quella che vi racconteremo non è lascena di un film di Sergio Leone ma unostrano “duello” che non si combatte ad armipari.

Il bersaglio, se pur si rialzasse, camminerà barcollando per ilresto della vita.Per cui iniziamo con le parole che “Joe” rivolge a Ramon nelfilm: “vediamo se è vero”.Vediamo se è vero che Vito Micelotta, tecnico del comune diMonasterace è stato arrestato tre volte sostanzialmente con lastessa accusa, su iniziativa dello stesso PM e per tre volte èstato assolto.L’ultima assoluzione pochi giorni fa: “perché il fatto non sus-siste!”Tre arresti! Tre errori!I mandati di cattura, richiesti da uno dei PM tra i più cono-sciuti d’Italia, certamente il più famoso della Calabria checome Ramon del film “per un pugno di dollari” è noto per-ché non sbaglia mai un colpo: Nicola Gratteri.E nel 1994 i colpi partirono a raffica di mitraglia. Centodiecipersone coinvolte nell’operazione “Stilaro”. Quasi tutti assol-ti ma cento innocenti rappresentano solo un danno collatera-le. Tra questi il geometra Vito Micelotta accusato, così comeLui stesso ci fa leggere dalle carte, “… perché nella sua qua-lità di tecnico comunale, allo scopo di procurare un ingiustovantaggio patrimoniale, affidava fittiziamente a una dittaesponente della cosca mafiosa operante sul territorio diMonasterace, un lavoro di lire 600 mila.” Così “per un pugno di euro” il geometra trascorre in carcere123 giorni. La notte sente vaneggiare un uomo accusato diaver assassinato tre persone con l’accetta. Il tempo scorre,finisce la detenzione e poi… viene completamente scagiona-to. L’accusa non regge già nella fase dell’indagini preliminari.Assolto!Parafrasando Levi, oserei dire “voi che vivete tranquilli nellevostre case, ditemi se quanto è successo è giusto! Giudicatevoi se è normale che un’innocente di appena 39 anni, con trebambini piccoli, possa esser sbattuto in carcere, la sua abita-zione perquisita, la sua vita sconvolta”.Il marchio di galeotto impresso a fuoco sulla pelle!E tuttavia siamo ancora nella “normalità” calabrese. VitoMicelotta dovrà acquisire a sue spese la consapevolezza diessere uni “presunto-innocente”. Lasua vita non può essere più la stessa.Infatti, dopo appena quattro anni, èdi nuovo sulle prime pagine dei gior-nali. Di nuovo in carcere sostanzial-mente con la stessa accusa che inCalabria non si nega a nessuno:“concorso esterno in associazionemafiosa”.Quaranta giorni in carcere.Anche questa volta Micelotta verràscagionato nella fase dell’indaginepreliminare dopo una pronuncia deltribunale della libertà che sancisce che non ci sarebbe stataragione alcuna per arrestarlo.Se la Legge in Calabria avesse ancora un senso, qualcunoavrebbe dovuto interrogarsi come ciò sia potuto succedere.Invece, tutto è silenzio perché tutto è viltà! Ovunque è prepo-tenza!I calabresi devono portare sulle spalle il peso terribile dellandrangheta, la paura dei magistrati e vi assicuro che in molticasi c’è da aver paura. La viltà della politica e la codardia ditanta parte della “classe dirigente ”. Infine la fuga e in tanticasi la complicità della stampa di regime.Nel 2010 Vito Micelotta è di nuovo in carcere sostanzialmen-te con la stessa accusa!Centodue giorni di carcere.

Pochi giorni fa l’assoluzione certa, categorica, senza ombra didubbio: assolto perché il fatto non sussiste!I suoi figli non sono più i bambini che nel 1994 videro il loropadre strappato alla famiglia e portato via.Sono ormai grandi e hanno scelto di andar via dalla Calabria.Via da tutto ciò che la Calabria è diventata.È normale che ciò avvenga?Qualcuno dirà: “se l’hanno arrestato qualcosa ha fatto”!Non c’è affermazione più vile, più infame e più oltraggiosa diquesta.Più offensiva per la Costituzione e per la Giustizia.Noi non siamo chiamati a dare alcun giudizio sul geometraVito Micelotta che ci ha raccontato la sua storia mostrandocitutti i documenti e con gli occhi velati di lacrime. Uno sguar-do da cui traspare l’eterna solitudine di tanti calabresi che liporta a una motivata sfiducia e successivamente a una mutacontrapposizione allo “Stato” in cui la ndrangheta ci sguazza.

Il geometra di Monasterace può essere un galantuomo mapotrebbe essere il mostro diLoch Ness! Può essere antipaticoo simpatico, corrotto o persona perbene. Una cosa però è certa “al di là di ogni ragionevole dubbio”:per tre volte è finito in galera da innocente.Potrebbe aver commesso mille crimini ma i “reati” per cui èstato portato tre volte in carcere non li ha mai commessi.Innocente Micelotta! Sostanzialmente “bufale” le tre opera-zioni riportate da tutti i giornali come fulgide pagine di storiacontro la ndrangheta.In questo momento in tutta Italia ci sono tante persone mobi-litate per il “sì” o per il “no” al referendum.Dice bene il professor Zagrebrelski quando afferma che

anche Bokassa aveva fatto approvare una buonaCostituzione.La Carta Costituzionale non è nulla se non vive ogni giornonella vita dei cittadini. Invece, un po’ ovunque, ma certamen-te in Calabria, la Costituzione agonizza e muore ogni giorno!E io non credo a coloro che si affliggono per le modifiche allaCarta scritte con l’inchiostro e restano insensibili alle feriteinferte col sangue degli innocenti. Non credo una sola virgolaalle parole dei Travaglio e dei tanti PM, e che, in questomomento, si agitano “in difesa della Costituzione.” Il caso cheabbiamo appena riportato, al di là della persona, è un oltrag-gio alle carni vive della Costituzione destinato però a restarenell’ombra.Nessuna pietà per questi figli di un Dio minore che sono vit-time di cui nessuno ricorderà mai il nome. Raccontare la lorostoria non significa mettersi contro i magistrati, così come par-lare della “malasanità” non significa mettersi contro i medici

ma piuttosto “resistere” sulla trincea più esposta alle rappre-saglie dei forti.È dura e ne faremmo volentieri a meno!Ma abbiamo il dovere di continuare, pur con le forze residue,la nostra Resistenza. Continueremo a esprimere la nostravicinanza a tutti i magistrati che fanno il loro dovere, nessunoescluso, e la massima solidarietà a quanti di loro combattonoin prima linea contro il crimine, ma mettendo subito in chia-ro che nessuno incarna la legge, nessuno è la legge. Quandociò accade non siamo più nella Repubblica Italiana tutelatadalla Costituzione ma nel regno del “giudice” Roy Bean cheamministrava la giustizia dei sette capestri ed era la leggeall’Ovest del Pecos.

La legge dei sette capestri!

Vito Micelotta, tecnico del comune di Monasterace è statoarrestato tre volte con la stessa accusa e per tre volte è stato assolto.L’ultima assoluzione pochi giorni fa: “perchéil fatto non sussiste!”

La Carta Costituzionale non è nulla se non vive ogni giorno nella vitadei cittadini. Invece, un po’ ovunque, ma certamente in Calabria, laCostituzione agonizza e muore ogni giorno! E io non credo a coloroche si affliggono per le modifiche alla Carta scritte con l’inchiostroe restano insensibili alle ferite inferte col sangue degli innocenti.

BOKASSA, PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CENTRO AFRICANA TRA IL 1966 E IL 1976, IL GIUDICE ROY BEAN E VITO MICELOTTA

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DOMENICA09 OTTOBRE 4ATTUALITÀ www.rivieraweb.it

Mercoledì viene arrestato dagli agenti dellaSquadra Mobile di Reggio Calabria e dallo Sco diRoma il latitante Antonio Pelle, 54 anni, bossdella “famiglia Pelle-Vottari”. Latitante dal 2011,viene soprannominato “Vanchelli” e “lamamma”. Di San Luca ritorna a parlare, nonsempre in maniera esatta, la stampa nazionale. Ilpassato del “paese” è nella storia tragica dellacronaca nera e giudiziaria. La ripresa della faidatra i “Pelle-Vottari” e i “Nirta-Strangio”, con lastrage di Natale del 2006 si ferma il 15 agosto2007 davanti a sei morti, tutti giovani, uccisi aDuisburg.Seguirà l’operazione Fehida, che rac-conta l’evoluzione dei sodalizi criminosi operantia San Luca sin dagli anni Settanta. Ecco come gliinvestigatori descrivono il centro aspromontanodi San Luca, da loro punto di vista: “Nel corso deidecenni, è stato attraversato da mutazioni chehanno interessato gli assetti del potere ‘ndran-ghetistico locale e che, storicamente, possonoessere riconducibili a tre consecutivi periodi tem-porali. Il primo periodo è riferito agli anni ’70, il

secondo decorre dal 1979 e giunge sino allaprima metà degli anni ’90, il terzo si avvia alla finedel 1994 giungendo sino ai giorni nostri”. “Nelcorso degli anni ’70 sulla base delle risultanzeinvestigative emerse dalle varie indagini svoltesulle cosche di San Luca e secondo quanto narra-to da alcuni collaboratori di giustizia i gruppimafiosi operanti in San Luca erano essenzial-mente tre : N., R. e M.”. “Ciascuno dei gruppi,costituiti da un gran numero di componenti,molti dei quali impiegati come “operai foresta-li”…, era legato agli altri due sia da vincoli diparentela che derivati da riti quali battesimi, cre-sime e matrimoni, e pertanto da collegamenti di“comparaggio”. Essi si “spartivano” la superficiedel comune montano di San Luca e di alcunelocalità comprese nelle immediate vicinanze,dividendo tutto in tre aree ove, tradizionalmente,si cercava soprattutto di impossessarsi della pro-prietà di appezzamenti di terra sempre più vasti,in vista dello sfruttamento ai fini di pascolo, equindi per l’allevamento di bestiame. Si trattava

in ogni caso di anni in cui, accanto alle attività cri-minali connesse all’esercizio di attività agricole,erano intraprese iniziative sempre più importantinei settori delle guardianie, delle estorsioni, deisequestri di persona e del traffico degli stupefa-centi. Le tre organizzazioni ‘ndranghetistiche agi-vano autonomamente e difficilmente si ostacola-vano tra loro nelle attività criminali, e quando vierano contatti con elementi di altri paesi, la rap-presentanza era assunta dagli esponenti dellafamiglia N. alias…, quali capi riconosciuti da tuttigli esponenti della ‘ndrangheta della provinciareggina”. “Il secondo periodo, quello compresotra il 1979 ed il 1990, vedeva la fusione dei primidue gruppi in un’unica grande organizzazionecriminale, facente capo ai P.-R.-N. Le ragioni disiffatta “metamorfosi” andrebbero ricercate siain un rinnovato e più razionale sforzo investigati-vo operato positivamente in quegli anni dalleForze di Polizia, che portò all’arresto di numero-si capi famiglia e di altrettanti esponenti di spiccodelle consorterie in esame, sia nel prepotente

ingresso della ‘ndrangheta sanluchese in quellucroso “business” costituito dai grossi traffici disostanze stupefacenti e di armi, che necessitò diun modellamento nuovo dell’organizzazione peraffrontare con efficienza il più vasto impegno edi nuovi rapporti nazionali ed internazionaliinstaurati il 18.07.1989 la Procura dellaRepubblica di Locri emetteva ordine di arrestoprovvisorio nei confronti di 23 persone”. “Ildecennio degli anni ottanta, il secondo periodonell’evoluzione degli equilibri criminali di SanLuca si può definire come una sorta di “ cuscinet-to” tra quello che lo aveva preceduto e quellosuccessivo, nel corso del quale si consolidano gliassetti appena descritti, i gruppi criminali ormaiben delineati nelle loro rispettive branche diinfluenza crescono e prosperano e si pongono iprimi problemi di “convivenza”, che sfocerannoin una contrapposizione sempre più manifestache esploderà nella sua massima violenza neiprimi anni del decennio successivo, per trascinar-si fino ai giorni nostri”.

San Luca “la mamma”GIUDIZIARIA

SOCIETÀ Domenica scorsa è terminata un’epoca. Il Ricaroka, quel locale storico di Marina di GioiosaJonica nato venti anni fa da un’idea di Marcello Fazzolari,è rimasto a luci spente per unadecisione che sembra irreversibile sulla base delle parole lette sul profilo Facebook diRiccardo Fazzolari, che lascia tuttavia intendere anche che questa chiusura potrebbeessere propedeutica alla creazione di qualcosa di nuovo.

The show must go on” ha sottolineato Riccardo nel suo intervento sul social network, al quale hanno fattoseguito i commenti pregni di amarezza e nostalgia di chi il Ricaroka lo porterà sempre nel cuore.«La chiusura del Ricaroka è certamente stata una decisione sofferta - ci ha raccontato Riccardo, che abbia-mo raggiunto per approfondire la vicenda - ma posso assicurare a tutti che si è trattato di un passaggio obbli-

gato per offrire qualcosa di completamente nuovo, ma che al contempo non tradisca l’anima del nostro vecchio locale.Abbiamo già un progetto preciso in mente, del quale non voglio raccontare molto al pubblico per non cancellare l’effetto sor-presa, ma che posso assicurarvi sarà volto ad attirare i nuovi clienti facendo sentire al contempo a casa chi già ci conosce.State tranquilli, ricominceremo molto prima di quanto possiate immaginare!» Parole piene di speranza, che sembrano lascia-re aperta la possibilità di rinnovare e innovare l’anima di un locale che è rimasto nel cuore di tutti, come testimonia la discus-sione aperta sui social, che riassume meglio di qualunque altra cronaca quanto accaduto negli ultimi giorni.

Marina di Gioiosa: Chiude il Ricaroka,ma la speranza resta l’ultima a morire

Lo status con il qualeRiccardo ha annunciato lachiusura del Ricaroka ealcuni dei numerosicommenti che sono apparsisotto lo shockante postFacebook nelle oresuccessive.

RICCARDO FAZZOLARI Io tu e il rhum !I ricordi mi passano davanti velocissimi , nemmeno il tempo di abbrac-ciarli . Sono tanti, pieni e intensi .. I vostri occhi, i vostri sorrisi, la gioia divivere e l'amore per la vita .. È sempre difficile esternare sentimenti e sen-sazioni in questi momenti .. GRAZIE per ogni emozione che mi aveteregalato, per le splendide notti trascorse insieme con allegria, gioia equella meravigliosa Magia che siete sempre riusciti a creare .. Ricarokaè questo, Ricaroka siete voi .. Custodirò con cura e porterò sempre conme ogni momento vissuto ... Indelebili nel mio cuore .. Bevo l'ultimo sorsodi rhum e abbasso le luci promettendo di accenderne altre , ancora piùintense, sempre con Voi, INSIEME ...A presto Amici !The Show Must Go On...

MICHELE ... Caro Riccardo.Dalle tue parole si capiscetutta la tua tristezza. Io nonconosco i motivi. Ma sobenissimo di che pasta seifatto e chi ti ha insegnatoqueste tue passioni. Inbocca al lupo. Sempre alVOSTRO fianco

GESSICA ... Ricaroka non è unlocale, non sono le mura e itavoli che ci hanno regalatoemozioni, il Ricaroka siete voi: ilduro lavoro prima di Marcello eora di Riccardo, tutto il suo staffsempre pronto e professionale,la qualità del cibo e la buonamusica che, combinati insieme,ci hanno allietati e accompagna-ti in tanti momenti di gioia. Tuttoquesto non finirà mai ma si con-centrerà in un unico posto checontinuerà a regalarci grandiemozioni: IL GOLOSIA!!!

BETTY ... Ricordo l'estate divent'anni fa ,io con le ami-che al Ricaroka...quantodivertimento quandoMarcello con in mano la macchinafotografica mi invita adandare nel privee dove RaulBova agli inizi della sua car-riera festeggiava il suo com-pleanno .Conservo la fotonel cassetto .In bocca a lupoper tutto Riccardo un bacioBetty

LUCIANO ... E’stato il sogno diMarcello e di Salvatore e anche ilnostro sogno chi come me la vistosorgere dal nulla come altri ex col-leghi del golosia...

GIUSEPPE ... Caro Riccardo tu sai che conosco la storia del Mitico Rikaroka essendotra l'altro uno degli assidui frequentatori grazie al mio FRATERNO Amico MARCELLOin quel locale abbiamo fatto tendenza.. oggi ti dico che provo rabbia nel sapere che l'i-stituzione del divertimento non nella provincia di reggio ma della Calabria chiude..Mahspero che un giorno ritorni in auge come allora.. Ti Abbraccio Riccardo..

PAOLO ... Ricordo nitidamente tutti i calcoli economici prepedutici al progetto, la trattativa sulfitto, la progettazione ed i bozzetti di Tironi sino agli esecutivi, i sopralluoghi a Bergamo in pro-duzione, la scelta del nome dedicata ai rispettivi figli, fino all'inaugurazione alla presenza delvescovo e di centinaia di persone. È stata una lunga e bella esperienza per la tua famiglia maora bisogna voltare pagina e costruire un futuro diverso colmo di bei ricordi e tanta esperien-za. Fra i tanti ricordi due in particolare, uno rivolto a tuo nonno paterno e l'altro all'instancabileCarmine che tanto ha contribuito in tutti questi anni. In bocca a lupo!!

GIORGIO ... Un locale che,per come è strutturato econcepito, in città comeRoma, Londra, New York,sarebbe diventato un cult (enon esagero affatto)

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LA COPERTINA

SANITÀ

RIVIERA

A distanza di qualche giorno dalla visitadel Commissario Scura all’Ospedale diLocri è necessaria e ritengo anche dove-rosa qualche ulteriore considerazione.Il Commissario Scura è ritornato aLocri a distanza di 500 giorni dalla suaprima visita.Quell’incontro, avvenuto nel maggio2015 su esplicito invito del sottoscritto,era servito per evidenziare allo stesso,all’epoca solo da qualche settimana altimone della sanità calabrese, le gravicriticità che stavano attanagliandol’Ospedale della Locride con il seriorischio di portarlo alla chiusura.In quell’occasione Scura, dopo ore avervisto, udito e toccato con mano, sosten-ne “di aver ben compreso la gravità dellasituazione” e, dicendo “di aver trovatosituazioni vergognose e peggiori dei presi-di sanitari del terzo mondo” – parole sue- prese il solenne impegno che in pocotempo avrebbe adottato tutti queinecessari provvedimenti per correggereil tiro ed invertire la rotta, con il giustoobiettivo di garantire anche ai cittadinidella Locride il diritto alla salute percome sancito dalla CostituzioneItaliana.Di tempo ne è passato e malgrado leproteste e segnalazioni e con diecimilacittadini che lo scorso anno hanno

Il Commissario Scura dopo 500 giorni dimostra di non conoscerele problematiche e, pertanto, non è in grado di proporre alcunasoluzione. Con tale comportamento, quindi, si rende partecipe del“disegno criminoso” finalizzato alla chiusura dell’Ospedale.

Mercoledìscorso è stato

catturatoAntonio Pelle,

l'ennesimo bossche latitava incasa sua. A chisono utili questisuperlatitantiche di tanto intanto vengonostanati cometopi di fogna?

Locri: Il 22 ottobre si torna a manifestare per il nostro ospedale

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

No, non ditemi che siete rimasti stu-piti. Suvvia... Una scena già vista,centinaia di volte.Latitava a quattro passi da casa NinoLo Giudice, meglio conosciuto comeil Nano, il pentito autoaccusatosi diaver messo nel 2010 le bombe all'in-gresso della Procura Generale diReggio Calabria e davanti all'abita-zione del magistrato Salvatore di

Landro. Latitava a casa sua Paolo Alvaro, posto ai verticidella cosca "Carni i cani": si nascondeva in un bunker sot-terraneo, con comoda anta scorrevole sui binari.Latitava a casa sua Ernesto Fazzalari, ricercato da oltre 20anni e ritenuto il latitante più pericoloso, dopo MessinaDenaro, oltre che il più feroce capo della 'ndrangheta.Sorpreso nel sonno, si è ritrovato i carabinieri addosso e lemanette ai polsi. "Uno dei gol più belli" ha esultatoAngelino Alfano lo scorso 26 giugno quando lo Stato lo hastanato. "Grazie a giudici e forze dell'ordine. Viva l'Italia!"- gli ha fatto eco il premier Matteo Renzi.A un tiro di schioppo da casa sua, tra cicorie e ricotte, nel2006 veniva catturato, dopo 43 anni di latitanza, il boss dei

boss Bernardo Provenzano, tradito da un pacco di bian-cheria pulita e profumata, inviato dalla moglie. Una cattu-ra così banale per quella "primula rossa inafferrabile", con-siderata allora al centro di ogni trama criminale.Mercoledì scorso è stata la volta di Antonio Pelle, l'enne-simo latitante in casa. È stato ritrovato nascosto in unasorta di loculo sopra l'armadio della camera da letto. Èsbucato dal suo nascondiglio come una talpa. Lo cercava-no da cinque anni, da quando, beffando tutti, era riuscitoa evadere dall'ospedale di Locri. Era finito lì per una graveforma di anorresia, che poi si scoprì autoindotta in carce-re con pillole dimagranti. Riuscì a fuggire, perchè essen-dogli stati concessi i domiciliari, non veniva piantonato macontrollato a ore. Era ritenuto dagli investigatori "il capodi quello schieramento che ha portato all'omicidio diMaria Strangio nel Natale del 2007 e che ha suscitato lareazione delle cosche opposte, culminata con la strage diDuisburg" e lo controllavano a ore. Torniamo un attimo a Provenzano, il supercapomafiaonnipotente. Venne catturato l'11 aprile 2006, il giornodopo quelle elezioni politiche che consegnarono la vitto-ria all'Unione. C'è chi dice che l'avevano già preso ma die-dero la notizia dopo per non pesare sulla campagna elet-torale. C'è anche chi sostiene che dovesse essere preso nel2004. Un messaggero di Provenzano, come si definì lui

stesso, nel novembre del 2003 si recò presso laSuperprocura di via Giulia, a Roma, e chiese di parlarecon l'allora capo della Direzione nazionale antimafia, PierLuigi Vigna. Riferì che Bernardo Provenzano, stanco epieno di acciacchi, voleva trattare la resa. Ma non si trat-tava di una rese incodizionata: il messaggero chiese duemilioni di euro perchè bisognava far credere che lo Statoavesse pagato per la sua consegna e che il re dei boss fossestato venduto. Vigna si fidò o si volle fidare dell'inviato:per lui, prossimo alla pensione, la cattura di Provenzanosarebbe stata una succosa medaglia da appuntarsi al petto.Ma Vigna non potè contare su un'uscita col botto. Il mes-saggero smise di portare messaggi perchè nel frattempo ilboss si era ammalato. Intanto alla guida della Dna arriva-va Piero Grasso che non diede subito credito all'inviatospeciale. Chiese di fargli avere una prova biologica diProvenzano da poter confrontare con il dna in loro posses-so. Una prova che non arriverà mai tanto che Grasso bol-lerà la proposta di quel millantatore una "bufala colossa-le". Nell'aprile del 2006 - o forse a marzo, come si legge inalcune dichiarazioni di Grasso sentito nel dicembre 2012sul caso Cisterna - la primula rossa verrà raccolta daGiuseppe Pignatone e Renato Cortese. Non so se anchein questo caso si possa esordire con un “l’hanno presoquando l’hanno voluto prendere”, così come fece il giudi-

Mentre l’Ospedalecade a pezzi ed ireparti vengonosmantellati, viene

potenziato unreparto inutile

(reparto truffa!) ascapito degli altri

repartifondamentali dal

punto di vistasanitario.

Autunno caldo: nei prossimi giorni verranno presentatenuove iniziative di protesta auspicando anchel’intervento del nuovo Prefetto di Reggio Calabria.

STANATA A BOVALINO L'ENNESIMA PEDINA DI RISERVA DEI POTERI FORTI

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SETTIMANALE

manifestato il proprio disagio, parteci-pando alla più grande e imponentemanifestazione della Locride -, nullasembra essere cambiato in positivo, maal contrario vi è stato un vistoso peg-gioramento della situazione dellasanità pubblica nel comprensorio.Nei giorni scorsi Il Commissario Scuraha ritenuto utile “ripassare” da Locri.Dall’incontro, rigorosamente a portechiuse – per imposizione di qualchenotabile “primario” - con il personaleospedaliero, è emerso chiaramente chea distanza di un anno e mezzo ilCommissario Scura non aveva nulla diinteressante da comunicare e, soprat-tutto, confermava di non aver portatonessun risultato utile per l’Ospedale eper i cittadini del territorio, che conti-nuano a vedersi costretti a ricorrere acure mediche presso gli Ospedali diReggio e Catanzaro anche per bana-lità, con grave ed evidente disagio.Delle promesse di Scura fatte nel mag-gio 2015 non è rimasta traccia: non sihanno notizie dei fondi per la ristruttu-razione dell’Ospedale che vengonotirati in ballo in ogni occasione prean-nunciando l’imminente inizio dei lavo-ri, non vi è traccia della nuova “moder-na” e non “contemporanea” apparec-chiatura di risonanza magnetica –sembrerebbe che l’apparecchiaturapromessa altro non sia se non uno stru-mento ormai superato e rimasto inven-duto nello scantinato di qualche forni-tore amico. Altresì non vi è traccia deiconcorsi “trasparenti” per l’individua-zione dei primari che rappresentano laparte fondamentale per il rilancio deireparti del nosocomio Locrideo e sicontinua a non individuare valida solu-zione per far funzionare l’elisoccorsoanche nelle ore notturne malgrado l’i-naugurazione di questo servizio siastata fatta nel lontano maggio 2014 enon si può non ricordare che gli ascen-sori continuano a non funzionare. Ilpersonale, medico e non, è stato lascia-to in totale stato di abbandono. Peggiodel terzo mondo eravamo e tali siamorimasti. Con l’aggravante, però, che intale periodo ci sono stati una decina dicasi di malasanità dei quali ilCommissario Scura è da consideraretra i responsabili morali.

Lo stesso Scura, con la visita dei giorniscorsi, non avendo risolto alcun proble-ma, conferma di essere partecipe, inassociazione con altri, al disegno cri-minoso che vuole smantellare a tutti icosti l’Ospedale della Locride.Ciò trova ampia dimostrazione nellapartecipazione alla reiterata inaugura-zione - con tanto di spumante e pastic-cini – del Commissario Scura del“Reparto di Pneumologia” – il cui pri-mario è anche Direttore delDipartimento Aziendale Ospedaliero –che rappresenta una sgradevole inven-zione per fini e obiettivi esclusivamen-te politici e che non si può non definireun “reparto truffa”, anche perché l’uni-co medico che aveva i titoli professio-nali per dirigere tale reparto è statocon arroganza e prepotenza “parcheg-giato” altrove!A questo punto è obbligatorio porsidelle domande. Come ha fatto ilCommissario Scura a non rendersiconto che, mentre l’Ospedale cade apezzi e tutti i reparti sono carenti diattrezzature basilari, in controtenden-za con tale situazione è stato allestitoun nuovissimo Reparto diPneumologia che gode invece di ottimasalute e usufruisce di attrezzature e

strumenti all’avanguardia monitoratida un sistema di sorveglianza h24?Si è chiesto l’esperto Commissario per-ché tanta generosità ed evidente dispa-rità rispetto agli altri reparti?Con tutto il necessario e dovuto rispet-to per tale branca della medicina si èdomandato il preparato e capaceCommissario governativo se per i citta-dini di Locri hanno priorità altri repar-ti? Come fa a non rendersi conto ilbuon Scura che il Pronto Soccorso e ireparti di Ortopedia, Chirurgia,Medicina, Radiologia, Pediatria,Nefrologia e altri settori fondamentaliper la sopravvivenza dei cittadini sonoinvece in totale stato di abbandono esolo un reparto è stato “creato” epotenziato?Per tale motivo è evidente che ancheScura è partecipe a quel, già denuncia-to, disegno criminoso che ha l’obiettivodi chiudere l’ospedale con evidentemortificazione dell’intero popolo dellaLocride che, ormai stanco e avvilito, ècostretto a subire quest’ennesima umi-liazione.Scura è oggi corresponsabile del decli-no della struttura ospedaliera anche seil percorso di “smantellamento” haorigini lontane con enormi, se non

esclusive, responsabilità della politicaregionale. La “tragedia ospedaliera” èiniziata durante il GovernoChiaravalloti con Assessore allaSanità il blasonato “Professore”Giovanni Filocamo – all’epoca contem-poraneamente anche Deputato dellaRepubblica - è stato sostenuto dalGovernatore Loiero con l’avallo deiconsiglieri regionali LocrideiCherubino, Racco e Frascà, proseguitocon il Governo Scopelliti e non inter-rotto dall’attuale governo regionale,impotente davanti all’arroganza e alleassurde decisioni del commissarioScura, imposto da Renzi al PD cala-brese; ovviamente cotanto scempiodavanti all’imbarazzante e incredibilesilenzio dei consiglieri regionali dientrambi gli schieramenti schieramen-ti, sempre pronti a fare incetta di votisul territorio, ma mai disponibili apromuovere azioni concrete per laLocride e, soprattutto, diventati “sor-domuti” sulle problematiche dellasanità. Sembra una triviale coinciden-za, ma l’unico esponente politico cheha denunciato le storture e le malefat-te dell’ex azienda sanitaria locale e,soprattutto, che aveva ben compresol’obiettivo dello smantellamento della

sanità pubblica nella Locride era statol’On, Franco Fortugno che, forse ancheper questo, è stato brutalmente elimi-nato considerato che a distanza didieci anni si continuano a non cono-scere i reali motivi di tale efferato ebrutale omicidio. Personalmente riten-go che se Franco Fortugno fosse rima-sto in vita non avrebbe politicamenteconsentito quello che altri hanno inve-ce avallato a danno di un intero terri-torio.Certamente così non si può continuare.L’“ospedale/poliambulatorio” in questecondizioni non ha motivo di esistere.Dopo quest’ennesima visita beffa delCommissario Scura e davanti al silen-zio del personale sanitario che conti-nua ad avere paura e a non ribellarsi atale vergognoso sistema, verrannoattuate nei prossimi giorni le iniziativeda intraprendere insieme a quei sinda-ci che continuano a credere in questabattaglia, alle poche forze sindacali chegiustamente continuano a denunciarealle competenti autorità disfunzioni,truffe e ruberie varie e al Vescovo chenon ha mai fatto mancare il propriosostegno.Di tutto ciò sarà necessario e doverosoinformare il nuovo Prefetto di ReggioCalabria, che proprio nella lettera dipresentazione ha dichiarato che nonfarà mancare il proprio appoggio allosviluppo del territorio. Le cose graviaccadute e che, purtroppo, continuanoad accadere nell’Ospedale dellaLocride non possono e non devonoportare alla chiusura del nosocomioper come qualcuno vorrebbe.Noi continueremo a NON stare zitti,anzi porteremo avanti tutte quelleazioni necessarie, pacifiche e democra-tiche per impedire che tale insanoobiettivo venga raggiunto e continue-remo invece a rivendicare per i cittadi-ni della Locride una sanità giusta eadeguata sul proprio territorio.Noi continueremo senza tregua e senzapaura a rivendicare il diritto per i citta-dini della Locride ad avere una sanitàadeguata, continueremo a difendere laLocride preparandoci a tante impor-tanti iniziative finalizzate a ridaredignità e prestigio all’intero territorio.

Giovanni Calabrese

ce Peppino Di Lello dopo la cattura di Totò Riina. Quelche è certo è che mi viene difficile credere che BernardoProvenzano sia stato catturato perchè aveva bisogno diindumenti puliti. Andiamo! Non penso che Provenzanosi cambiasse le mutande ogni 43 anni! Quando una latitanza si protrae negli anni, come succes-so anche nel caso di Antonio Pelle, fa leva necessaria-mente, non solo e non tanto su un ambiente sociale col-luso e tollerante con gli assassini, ma soprattutto su isti-tuzioni complici guidate da un'attenta disattenzione.Politici, imprenditori, disonesti incensurati, insospettabi-li... un ingranaggio di elementi che ruotano sugli stessicardini. Quando un latitante pericoloso viene catturatoè perchè le maglie della rete di protezione si sono via viaallentate fino a creare un buco enorme. Bisognerebbechiedersi perchè la rete a un certo punto si sfilaccia, qualivantaggi - che per un periodo l'hanno resa forte - sonovenuti meno. Le indagini giudiziarie, infatti, da decennidimostrano che stanato un topo, ce n'è già pronto unaltro che rosicchia affari e che può già contare su unanuova rete. E la lista dei 100 latitanti più pericolosi almondo si rinnova di cattura in cattura. Buttare giù qualche birillo ogni tanto può tornare utile aqualcuno, ma perchè sia utile a tutti serve fare strike. Eper fare strike deve scendere in pista la politica che fa

Politica e la scuola che Cultura. Non viviamo più nellecampagne di Assisi dove c'è pronto un San Francesco amediare con il lupo che terrorizza gli abitanti e nonsiamo più nelle condizioni di sperare che qualsiasi altrosanto semini la santità. E soprattutto non siamo più difronte alla vecchia Cosa Nostra ma immersi in un siste-ma oligarchico che si muove su scala internazionale eche gestisce ingenti capitali di cui questi bruscolini di'ndrangheta, catturati tra il clamore e lo stupore genera-le, non sentiranno mai l'odore. Questi superlatitanti, chenel migliore dei casi hanno la terza media in tasca, noncontano nulla. Sono pedine di riserva, tirate fuori quan-do serve tirarle fuori. Chi conta veramente rimarrà inso-spettabile. E gli insospettabili sono persone piacevoli concui si passerebbe volentieri una serata. La scuola che faCultura (della politica che fa Politica inizio a perdere lesperanze) deve insegnare alle future generazioni comedistinguere le persone con cui uscire fuori a cena.La scelta del governatore Oliverio e dell'Assessore allaPubblica Istruzione Federica Roccisano di inaugurarel'anno scolastico a San Luca, paese che ha dato i natali aCorrado Alvaro e purtroppo anche a tante pedine diriserva, può essere un segnale importante, purchè la suaspia non sia a intermittenza.

STANATA A BOVALINO L'ENNESIMA PEDINA DI RISERVA DEI POTERI FORTI

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DOMENICA09 OTTOBRE 08www.larivieraonline.com ATTUALITÀ

RIVIERA

Ergastolo e isolamento diurno per un anno. Questa la pena chiesta dal Pubblico Ministero della Corte di Assise di Locri,Rosanna Sgueglia, per l'omicidio di Mary Cirillo, assassinata il 18 agosto 2014 in casa a Monasterace, dal marito, GiuseppePilato, con un colpo di pistola alla testa all’altezza della tempia.Dopo avere ucciso la moglie, Pilato si diede alla fuga e si costituì ai carabinieri il 23 agosto successivo. Movente dell'omi-cidio, secondo quanto è emerso dalle indagini, la gelosia di Pilato nei confronti della moglie.Dopo un anno di processo si è giunti alla discussione ed entro metà novembre è prevista la sentenza definitiva.

Monasterace, omicidio MaryCirillo: chiesto l’ergastolo peril marito Giuseppe Pilato

È Riccardo Mauro il vice sindaco della Città Metropolitana. Lo ha decisoall'unanimità il Consiglio metropolitano di Reggio Calabria, durante laseconda seduta a Palazzo Alvaro, dello scorso 30 settembre.«È necessario fare presto e bene – ha dichiarato Mauro – e bisogna partiredallo Statuto aprendo ai territori».Nel corso della seduta la discussione sullo Statuto ha registrato la convergen-za dei consiglieri metropolitani sulla consapevolezza che esso dovrà essere ilpiù compartecipato possibile. Inoltre, è stato deciso di pubblicare quella chesarà la bozza dello Statuto, che il consiglio metropolitano licenzierà il prossi-mo 19 ottobre. Sono state istituite tre commissioni che valuteranno la bozzadi Statuto del nuovo ente e delibereranno separatamente gli otto titoli che locompongono.

Riccardo Mauro è il vice sindaco della Città Metropolitana

È stato sottoscritto ieri, in Portogallo, il gemellaggio tra i comuni di Barcelos e Siderno, voluto dai sinda-ci Miguel Jorge da Costa Gomes e Pietro Fuda al fine di valorizzare le attività culturali dei rispettivi paesie incrementare la propria esperienza e conoscenza nell’ottica di migliorare complessivamente il tessutosociale.La sottoscrizione del gemellaggio è stata effettuata da Pietro Fuda e dalla vicesindaco di BarcelosArmandina Saleiro, facente funzione di sindaco per sopraggiunti impegni istituzionali del primo cittadi-no portoghese da Costa Gomes.

L’Amministrazione Comunale di Siderno

Siderno e Barcelos,Portogallo, sottoscrivonoun gemellaggio per il miglioramento deltessuto sociale

Quote societarie, fabbrica-ti, terreni, rapporti finan-ziari e anche un villaggioturistico per un valore com-plessivo di 217 milioni sonostati confiscati dallaGuardia di finanza all'im-prenditore AntonioCuppari, attualmente aidomiciliari e condannato a10 anni di reclusione perassociazione mafiosa inquanto ritenuto legato allacosca Morabito di Africo.Alla confisca dei beni, tra laCalabria e il Lazio, hannoproceduto i finanzieri delcomando di ReggioCalabria e dello Scico,coordinati dalla procura diReggio. Tra i beni confisca-ti anche il villaggio turistico'Gioiello del Mare' diBrancaleone. Gli accerta-menti della Gdf hanno con-sentito di portare alla luceuna discordanza tra il patri-monio direttamente o indi-rettamente a sua disposi-zione ed il reddito dichiara-to. Secondo l'accusa,Cuppari conduceva i suoiaffari "in totale dipendenzadelle scelte, alleanze edinteressi del clan Morabitoa cui faceva riferimento"che "deteneva di fatto unaquota occulta di poteredecisionale".

‘ndrangheta:sequestratoGioiello delmare diBrancaleone e 217mln dibeni

Lo scorso giovedì 29 settembre, presso la Sala delConsiglio Comunale di Soverato, alla presenza deimembri dell’assemblea di presentazione del Pianodi Azione di Locale (PAL) da parte del costituendoGruppo di Azione Costiera “FLAG IONIO 2”, ilpresidente del Comitato promotore del DistrettoRurale del Medio Ionio e della Valle del CrocchioDomenico Gallelli ha approvato il piano di azionelocale.Il PAL rientra nei finanziamenti del P.O. FEAMPed è sviluppato sulla base di tre ambiti: rafforzare ilsistema della filiera della pesca, creare azioni didiversificazione del settore ittico attraverso l’incre-mento turistico e ittituristico, valorizzare la costa.Grazie al lavoro al gruppo tecnico individuato dalpartenariato, costituito dai professionisti LuisaCaronte, Rosario Condarcuri, PantaleoneMercurio, Guido Mignolli, Monica Mollo,Gregorio Muzzi, Stefano Zirilli, Alessandro Zito, siè potuto elaborare un programma di azione localefondato sull’analisi delle debolezze significative delsettore (ma anche dei valori chiaramente espressi,delle potenzialità, dei risultati che emergono daazioni svolte più di recente), e lo si è potuto presen-tare nei tempi previsti dal Bando, PO FEAMP2014-2020.Il Partenariato costituito da oltre 60 partner rappre-senta il Gruppo di Azione Costiera per la pesca piùgrande della Calabria.Esso comprende i comuni che partono da Belcastroe passano da Botricello, Cropani, Sellia Marina,Simeri Crichi, Catanzaro, Borgia fino ad arrivare aBova Marina.La collaborazione e la sinergia fra enti territorialinati per lo sviluppo locale hanno individuato ilComune di Roccella Ionica amministrato daCertomà Giuseppe, che si è assunto in questa faseil ruolo di Capofila del Progetto.

FLAG “IONIO 2”:Presentato il Piano diAzione Locale (PAL)

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DOMENICA09 OTTOBRE 10www.larivieraonline.com SOCIETÀ

RIVIERA

Locride Insieme al Governatore Oliverio, Carlo Tansi ha avviato un cambiamento radicaledel Dipartimento di Protezione Civile regionale, un tempo al centro di interessi digrossi gruppi che hanno avuto un ruolo importante nella gestione di appalti. Undipartimento oggi bonificato e che Tansi vorrebbe veder crescere se nonfosse per un ostacolo insormontabile: l’elefante Burocrazia.

RIVIERA

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

Qualcuno ha propo-sto di clonarlo comela pecora Dolly, mai più lo considera-no una pecoranera. Sì, perchéCarlo Tansi,

responsabile dellaProtezione Civileregionale, potrebbeostacolare quella politicache teme di perdere privi-

legi acquisiti e cementificati negli anni. E,colmo dei colmi, potrebbe essere proprioil responsabile della protezione civile lacausa di un violento terremoto. Quellodello stesso Dipartimento cui è a capo. Loscorso mercoledì l’abbiamo raggiuntotelefonicamente per avere chiarimenti inmerito allo sfogo palesato su facebook, incui minaccia di abbandonare la nave. In un’intervista del marzo scorso hadichiarato: “Io mollare? Mai! Non è nellamia natura!”. Aggiungendo che più è con-trastato, più è pervaso da un’immensaenergia che la porta a reagire alle provo-cazioni di certi miserabili avvoltoi. Chefine ha fatto quell’energia?Non ho mai pensato minimamente didimettermi. Ho solo minacciato di farloper smuovere questo baraccone, questoelefante che è la burocrazia e che oggiaffligge l’intera Regione Calabria. I politi-ci passano, i funzionari e i dirigenti pur-troppo restano. Il mio è un grido d’allar-me. Perché sento sulla testa tutto il pesodella responsabi-lità. Io miritrovoc o nuna

sala operativa che ogni qualvolta ci siamaltempo va via la luce, se va via la lucenon possono partire i messaggi di allertaper i comuni e se i comuni non vengonoallertati e qualcuno ci rimette la pelle sottoun’alluvione io sono responsabile penal-mente. Qual è il progetto rimasto bloccato suquella scrivania e per cui ha minacciato didimettersi? È un progetto di informatizzazione dellasala operativa che prevede la doppia fibraottica - così nel caso in cui si perdesse unalinea in caso di emergenza, ne abbiamo adisposizione un’altra - e il collegamentosatellitare (sicuro in caso di terremoto per-ché prescinde dai ponti), con dieci celle disicurezza, una sorta di bunker distribuiti intutti i principali centri della Calabria che,in caso di terremoto, anche se tutto doves-se crollare, rimangono in piedi; all’internodi queste celle in metallo sono posizionatiun telefono, un computer e una lineainternet di emergenza. È necessario, inol-tre, un moderno sistema di App. Abbiamoprogettato, ad esempio, Easy Allert, unprogetto inizialmente rallentato dallaburocrazia ma finalmente sbloccato. Sitratta di un’app che permette di segnalarein tempo reale il verificarsi di una calamitàe che grazie alla geolocalizzazione è ingrado di guidare con precisione la macchi-na dei soccorsi. Inoltre, offre la possibilitàdi scattare una foto e inviarla immediata-mente così da far comprendere l’entità deidanni. L’app è gratuita e funziona ancheoff line, quindi senza l’aggancio alle celledella telefonia mobile, che in caso di terre-moto possono andare in tilt. Un altro pro-getto sperimentale su cui stiamo lavoran-do permette, invece, di individuare qualisono le aree sicure in cui recarsi in caso diemergenza. Anche in questo caso si sfrut-terebbe il sistema di geolocalizzazionesatellitare che oggi qualunque smartphoneconsente. E anche in questo caso l’appsarebbe gratuita e funzionerebbe off line.In passato ha presentato esposti su distra-zioni di fondi e ha subito minacce. Ad ago-sto, invece, sono stati dati alle fiamme icontainer della protezione civile…Ho presentato quattro esposti; tra questi,

uno riguardava la gestione degli inter-venti di messa in sicurezza

del territorio diVibo a segui-to dell’al-l u v i o n edel 3l u g l i o2006 ,u n a

gestione che personalmente ritengoalquanto discutibile. Erano stati stanziati48 milioni. Eppure Vibo continua adandare sott’acqua quando si verificanoeventi alluvionali. Abbiamo passato alsetaccio gli ultimi tre anni di gestione deldipartimento e sono stati individuati, amio avviso, dei profili di responsabilitàpenale che saranno vagliati dalla Procuradi competenza. Non so se ci sia un collega-mento tra le minacce subite e gli espostiche ho presentato, questo lo stabilirà l’au-torità giudiziaria. Quel che è certo che ionel marzo scorso ho subito telefonicamen-te una minaccia di morte e l’autorità haaperto un fascicolo per individuare dadov’è partita la chiamata. Nel mese di ago-sto, invece, dopo il terremoto di Amatricel’incendio al CAPI (Centro Assistenzialedi Pronto Intervento), un incendio che ivigili, nella loro relazione, definiscono dinatura probabilmente dolosa. Anche inquesto caso sono in corso delle indagini.Se l’incendio non fosse stato sedato pertempo avrebbe fatto danni di milioni dieuro perché lì si trovano tutti i mezzi cheservono per intervenire in caso di emer-genza: tende, cucine da campo, torri faro,letti, padiglioni igienici, gruppi elettroge-ni... Il Centro è un polo di riferimento pertutta l’Italia meridionale in caso di emer-genza.Dalla sua parte, nei piani alti, ha potutocontare solo sul Presidente Oliverio anchelui determinato verso la strada del cam-biamento… A chi fa paura il binomioOliverio-Tansi?Probabilmente a chi si oppone al cambia-mento. Ci sono tanti interessi consolidatinegli anni alla Regione Calabria e a chiviene sottratto questo potere si allarma. Iovorrei semplicemente avere una squadratecnica altamente specializzata e nonpoter contare soltanto su autisti o, in salaoperativa, su telefonisti. Vorrei elevare illivello dell’informatizzazione e adeguarela protezione civile regionale agli standardtecnologici; non dimentichiamo che vivia-mo nella regione d’Italia più esposta airischi naturali. Esponenti della vecchiapolitica mi attaccano ogni giorno ma bastadigitare su Google per vedere chi sono.Comunque, dalla mia parte non ho avutosoltanto il presidente Oliverio, che cono-sco da diversi anni e con cui ho condivisoaltri percorsi virtuosi quando era presiden-te della Provincia di Cosenza e io facevo ilricercatore del CNR. Grande disponibilitàc’è stata, infatti, anche dal professoreAntonio Viscomi e una particolare atten-zione da parte del Direttore delDipartimento Programmazione Nazionalee Comunitaria Paolo Praticò, entrambi -per aspetti diversi - determinanti nel neu-tralizzare la burocrazia imperante nellaRegione. Hanno favorito la rotazione del60% dei dirigenti, un fatto che non si è maiverificato nella storia della RegioneCalabria.Dopo il suo post su Fb ripreso da moltetestate, Flora Sculco, in una nota, dichia-ra “Tansi, evidentemente, non è in sè”definendo il suo sfogo uno sproloquio; lainvita, poi, a evitare sregolatezze com-portamentali ricordandole che già inpassato per le sue espressioni avven-

tate è stato convocato dalla CommissioneVigilanza e Controllo, che non prese prov-vedimenti solo perché lei chiese pubblica-mente venia. Come hai interpretato que-sto suo invito?Io non commento, lascio ai calabresi unalibera interpretazione. Ponte sullo Stretto. Oliverio è favorevole apatto che se ne parli all’interno di unpiano infrastrutturale più ambizioso ecompleto. Lei cosa pensa?Il Ponte sullo Stretto può anche essererealizzato con criteri antisismici, perché latecnologia lo consente, però, se si dovesseverificare un forte terremoto, crollerebbe-ro molti edifici abusivi o non adeguati acriteri antisismici, sia a Reggio che aMessina; per cui il ponte rimarrebbe inpiedi e, come ha già detto il mio collegaMario Tozzi, collegherebbe due cimiteri.Pensiamo, quindi, prima a spendere i soldiper mettere in sicurezza le scuole dovevanno i nostri figli e gli edifici dove vivia-mo; dopo aver risolto questo e altri proble-mi penseremo anche al ponte. Tra i contrari al Ponte sullo Stretto c’è chisostiene che sfregerebbe il panorama. Malo Stretto è stato già deturpato dall’abusi-vismo edilizio. A che punto siamo con lalotta all’abusivismo?Nel 2016 esistono dei mezzi favolosi perindividuare le zone abusive, ovvero leimmagini dal satellite. È chiaro che le casenon nascono nell’arco di una notte.Ci sono delle grandiresponsabilità daparte dei sinda-ci, delle poliziemunicipali.Spessoinvitol apoliziamunici-p a l e ,anzichéf a r emulte a chiviene beccatodall’autovelox aoltrepassare di unchilometro all’ora illimite consentito, divigilare sulle caseabusive. La lotta all’a-busivismo devono farla icomuni, i sindaci e la poli-zia municipale. Oggi a quasi un anno dallasua nomina, dopo avercercato di tirare laCalabria fuori datutt’altro fango, riac-cetterebbe di diventa-re responsabile dellaprotezione civile?Quando il presiden-te Oliverio mi pro-spettò questa pos-sibilità, mi delineòil quadro dellaprotezione civile:un ambientemalsano a causadi interessi digrossi gruppi

che hanno avuto un ruolo importantenella gestione di appalti. A distanza di unanno posso dire che c’è stata un’operazio-ne di bonifica. Molte cariche sono staterinnovate - quasi tutte - sono state espostedenunce, sono stati dati segnali di cambia-mento. Bisogna avere il coraggio di mette-re le mani nel fango sennò questa regionenon cambia mai. Io ho accettato questasfida e la riaccetterei più che mai. Appenaarrivato la prima cosa che ho notato è statala presenza di tre camion di grandi dimen-sioni con all’interno attrezzature moltosofisticate che consentono di individuaretra le macerie persone ancora in vita, apri-re dei varchi e buttare giù anche pareti incemento armato. Sono stati acquistati nel2011, costano 600 mila euro ciascuno, edal 2011 al 2015, data del mio insediamen-to, non sono mai stati immatricolati equindi assicurati. Giacevano nel deposito,nella naftalina. La prima azione che hofatto è stata, quindi, di immatricolarli eassicurarli e per il terremoto di Amatricesono stati messi a disposizione della colon-na mobile nazionale, perché sono vitali.Sul suo profilo fb scrive “È degno di stimachi circondato dal fango non si sporca”.Quanto è difficile rimanere intatti?È difficile ma non impossibile. Quando siindividuano delle situazioni di illegalitàbisogna avere il coraggio di informare l’au-torità giudiziaria. Purtroppo spesso sirimane a lavorare nel proprio alveo ma, se

io guardo solo al mio operato e chiu-do gli occhi su quello degli altri,ho un atteggiamento mafioso.C’è molta gente in Calabriache vuole il cambiamento,però purtroppo non halavoro e deve adeguarsia questo clientelismoimperante chevuole il sottosvilup-po e precarizzare lepersone. Se tuttiavessero un postofisso avrebbero piùlibertà di denuncia-re e prendere posi-zione.

A chi fa paura il binomio Oliverio-Tansi?

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DOMENICA09 OTTOBRE 12www.larivieraonline.com

LA STORIA Antonella Panetta, ragazza di Caulonia, è rientrata dal suo periodo di volantariato in Messico. È andata per portare aiuto agli ultimi delmondo e, quando altro non è riuscita a fare, ha strappato loro unsorriso. Ha regalato ai bambini del Messico una parte della sua vita.

People willforget whatyou said. They will

forget whatyou did. But

they will neverforget howyou madethem feel

(Maya Angelou)*

“Mi sono sempre chiesta chesenso avesse l’espressionemediatica “crisi rifugiati”,ossia la parola “crisi” unita aquella di “rifugiati”. Di certose fossi nelle condizioni tali

da rientrare nello status di rifugiata, sarebbeun edulcorato eufemismo definirmi “incrisi”. Ciò che si sta verificando a Tijuanaalla frontiera nord del Messico a partire damaggio, più che una crisi è solo la punta del-l’iceberg di un movimento migratorio inizia-to dopo il 2010, esattamente dopo il disa-stroso e tragico terremoto che ha colpitoHaiti. Ma non erano le folle di uomini e di donnea essere in crisi (a quella sono già tristemen-te abituati da tempo), ma era Tijuana aessere in crisi. Abituata al flusso oramai“normale” di deportados e di migranti dalCentroamerica, non si è resa conto dei cam-biamenti degli equilibri sociali in atto.Quello che si stava verificando è sembrato atutti noi della Casa del migrante qualcosa dianomalo, qualcosa a cui inizialmente nonriuscivamo a dare una spiegazione, ma chedi certo ci ha trovati impreparati.Decine di persone attendevano di entrare inuno dei pochissimi posti in grado di proteg-gerli realmente e di garantire loro un po’ diriposo e una boccata di speranza dopo setti-mane di viaggio.Così, pur essendo un posto per soli uomini,abbiamo iniziato ad aprire la porta anchealle numerose donne partite coi loro bambi-ni e rimasti per strada; abbiamo cominciatoa raccogliere informazioni cercando di capi-re perché decine di persone provenienti dal-l’isola caraibica e intere famiglie messicaneavessero deciso di spingersi fino alla frontie-ra, diretti verso gli Stati Uniti a chiedere asilopolitico in questo esatto periodo storico. Eciò che è emerso dalle nostre interviste èstato un drammatico e complesso contestodi violenza generalizzata, di giovani uomini egiovanissime madri sole, senza una retesociale, istituzionale e familiare solida che liproteggesse dai soprusi di un ambientedominato dagli abusi e dal giogo delle orga-nizzazioni criminali legate al narcotraffico.Specie negli stati di Guerrero e Michoacanche, con il loro altissimo tasso di criminalitàe il loro primato nel numero di omicidi, rien-trano nella lista delle aree (non in guerra)più pericolose al mondo. Storie di sequestri,uccisioni, minacce senza fine o semplice-mente di paura, paura che tutto questopossa prima o poi coinvolgere i propri fami-gliari e risucchiare nel vortice della manova-lanza nera fratelli, mariti e figli ancora ado-lescenti. Alcuni di loro purtroppo sono statirispediti al mittente dopo essere stati tratte-nuti per giorni in dei centri di detenzione sta-tunitensi. Perché per i messicani è difficilissi-mo ottenere una protezione, il Messico è

grande e ci si potrebbe trasferire in uno deitrentuno stati che sia più “sicuro”. La storiae la cronaca dell’intero Paese, però, ci rac-contano tutt’altro.E poi storie di giovani costretti ad abbando-nare la propria terra dopo un catastroficoterremoto che ha obbligato quasi un’interagenerazione a emigrare in cerca di condizio-ni di vita migliori, scegliendo come primatappa il Brasile, che sull’onda di un’econo-mia in crescita ha dato loro opportunità dilavoro, fino alla sua attuale profonda crisipolitica e sociale che li ha spinti a intrapren-dere una nuova rotta che, dal Perù, attraver-sa l’Ecuador, la Colombia, Panama, CostaRica, Nicaragua, Honduras, Guatemala finoin Messico, dove con un permesso di 21 gior-ni giungono a Tijuana verso il sogno ameri-cano. Un percorso migratorio identico pertutti, che non li ha risparmiati da pericoli,estorsioni e mazzette quasi a ogni frontiera;difficile per noi non sospettare che ci sia die-tro un vero e proprio traffico di esseri umani.Alla frontiera sud, poi, sono in molti a men-tire sulla loro nazionalità. La maggior parte,per la lingua che li accomuna, dichiarano diessere congolesi, dando seguito a voci chedicono che si possa avere più chance se si èconsiderati africani, specie per poter chiede-re asilo, perché povertà e mancanza di lavo-ro non sono motivazioni valide per poterottenere questo tipo di protezione; il terre-moto ad Haiti c’è stato nel 2010 perciò nep-

pure la catastrofe naturale può essere perloro più motivo di protezione umanitaria,nonostante le gravissime conseguenze chequesto evento comporta ancora oggi per unpaese già poverissimo.Anche alla Casa si presentano come africa-ni, ma dopo un’iniziale ritrosia e comprensi-bile timore riusciamo con un po’ di pazien-za, di ironia e con l’aiuto dei compagni hai-tiani giunti prima di loro a conquistare laloro fiducia. Quasi duecento ospiti presenti eper alcuni di loro, finiti i posti letto a disposi-zione, come un gioco a incastri siamo riusci-ti a ricavare piccoli spazi nel suolo su mate-rassi e sacchi a pelo. Gruppi di giovani haitiani hanno iniziatocosì a chiedere rifugio, a spingere dietro laporta in attesa che un posto per loro si libe-rasse. È stato molto difficile per noi doverdire a molti: “ci dispiace ma non c’è piùposto”. Sono stati giorni di duro lavoro ecostante mediazione nonostante i divari lin-guistici. Richieste di ospitalità e spesso divero e proprio aiuto a qualsiasi ora del gior-no e della notte. Da subito ci è stato chiaroquanto le autorità, sia messicane che statuni-tensi, stessero sottostimando ciò che si stavaverificando, dimostrando inadeguatezza nelmodo di intervenire o di non intervenireconsiderandolo un evento occasionale.Con il passare dei giorni, però, insieme aglialtri centri di accoglienza della città, che damesi si stanno facendo carico di questa ina-

spettata situazione, abbiamo iniziato a pren-dere atto del fatto che questo movimentomigratorio stava assumendo tutte le caratte-ristiche di un fenomeno strutturale e cheanche ciò che stava accadendo al di là dell’o-ceano non era così lontano come potevasembrare, non riguardava solo ilMediterraneo o l’Europa, ma stava coinvol-gendo tutti a livello mondiale.I movimenti migratori hanno sempre fattoparte della storia dell’uomo, si emigra pertantissime ragioni ed emigrare è un dirittoquando non si è costretti a farlo. Ma negliultimi vent’anni le emigrazioni forzate sonoaumentate esponenzialmente a causa diguerre, violenza, persecuzioni ad opera digoverni dispotici, per catastrofi naturali euna conseguente estrema povertà. Ma perqualsiasi ragione un essere umano decida diemigrare, perché costretto da una sola diqueste cause, verso un paese più sicuro persé e per la propria famiglia, in un luogo in cuiuna vita dignitosa è possibile, abbiamo ildovere di aiutarlo e accoglierlo. Perché tuttiabbiamo diritto ad un’altra possibilità. E nonsaranno certo nuovi muri a fermare questodesiderio di vita.

Antonella Panetta*(Le persone dimenticheranno ciò che hai

detto. Dimenticheranno ciò che hai fatto. Manon dimenticheranno mai come le hai fatte

sentire)

Emigrare è un diritto quando non si è costretti a farlo SONO UN CITTADINO,

NON DI ATENE O DELLAGRECIA, MA DEL MONDO.(SOCRATE)

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DOMENICA09 OTTOBRE 14www.larivieraonline.com RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

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Caro Direttore,dopo lo sconcerto che le lettere di AlbaOppedisano e di Mimmo Pellegrino pub-blicate dalla Riviera hanno creato negliautori del libro “Quei ragazzi della V A”,ma soprattutto nei lettori e negli stessiprotagonisti di quel fantastico gruppo, chetale resta aldilà di qualunque interpreta-zione distorta o fuorviante, si imponequalche precisazione. Non importano leinterpretazioni più o meno non veritiere,importa invece sottolineare che le codeavvelenate postume nulla hanno a chevedere con il periodo gioioso e straripan-te di armonia di quel gruppo. Ne conse-gue che, se nel libro è stata raccontata lafrattura tra due di quei ragazzi, Mimmo ePietro, la ragione va cercata in una feritamai rimarginata, ma si tratta di una feritainferta da nessuno dei due protagonisti,semmai dai silenzi assordanti – tra l’altroampiamente ricordati nel libro - chehanno caratterizzato i rapporti tra i due. E

allora per-ché parlar-ne, dopom e z z os e c o l odegli annidella V A?Una rispo-sta potreb-be essere, eper noi loè, laseguente: èsolo rim-pianto enostalgiatravest i t ida rabbia,p e r c h équel lega-

me fraterno è stato spezzato non tantodalla realtà lavorativa di Mimmo e Pietroquanto, vale la pena di ribadirlo, dai silen-zi non solo assordanti ma anche incom-prensibili del primo, durante la malattiadel secondo. Raccontare questa fratturain un libro che celebra l’amicizia tra ungruppo di ragazzi che ha fatto epoca puòsembrare un controsenso, ma la si è volu-ta riportare proprio per evitare che pas-sasse l’idea che “Quei ragazzi della V A”vivessero nel “Paese delle meraviglie” efossero immuni dal contagio dei velenidella realtà esterna. Si è chiesto, Mimmo,come mai Pietro conservasse e conserviancora le sue lettere e le sue foto che risal-gono al 1962? Quanto ad Alba e al suocommento a proposito della famosa cotta-rella di cui si parla nel libro, che dire?Nulla, assolutamente nulla perché nullac’è da dire se non che è impossibile nonconcordare con lei sul fatto che, a diciottoanni, la “cottarella” è un classico di quel-l’età. Nel caso specifico, però, la citazionevoleva (e vuole) essere un tributo allavivissima intelligenza di una bellissimaragazza e questo, per colui che la cottarel-la per lei se l’è presa, appare un omaggioed un doveroso riconoscimento. Parola diRomano, Edda! Ed ora un’informazione ai lettori dellaRiviera, che saranno rimasti stupiti e forsespiazzati dal tono delle lettere di Alba eMimmo. Quei ragazzi della V A sono statiuna realtà vera ed autentica nella storiadell’Istituto tecnico “G. Manzoni” diSiderno e code urticanti del tipo di quellequi riportate nulla tolgono al valore dellatestimonianza di quelle pagine. Lo sannobene gli amici di allora e di oggi, accorsi ingran numero (e con le lacrime agli occhi)alla presentazione del libro in quellamagica serata del 23 luglio scorso nellasuggestiva cornice della Villa comunale diSiderno. Ma lo sanno bene anche i lettoridel libro che hanno apprezzato quella“passeggiata” a ritroso nel tempo se, gra-zie a loro, il libro è alla sua terza ristampa.E’ noto che i proventi del libro sono statie saranno devoluti in beneficenza. Grazieper l’ospitalità.

Enzo Movilia e Pietro Parisi

Quei ragazzidella V A nonvissero nelPaese delleMeraviglie

Importante nomina nazionale per Filippo Luca FimognariIl dottore Filippo Luca Fimognari apprez-zato medico originario di Locri, in serviziocome Primario del reparto di Geriatriadell’Ospedale Annunziata di Cosenza,dopo una sua prima permanenza all’ospe-dale “Vittoria” di Torino, è stato elettopresidente nazionale della Società diGeriatria Ospedale e Territorio (Sigot).La sua elezione ha avuto luogo a Roma aseguito di apposita riunione del Consigliodirettivo della Società. La sua elezioneall’importante carica suggella il suo impe-gno in un settore particolarmente impor-tante della sanità Italiana. Filippo LucaFimognari, anche se da molti anni operalontano dalla Locride, è particolarmenteconosciuto nel territorio anche perché ,oltre ad essere professionista particolar-mente apprezzato per le sue capacità eper il suo impegno, è figlio del SenatoreGiuseppe Beniamino Fimognari, già sin-daco di Gerace e politico di primo pianodel territorio ai tempi della cosiddettaprima Repubblica.

L’angolo di Parrello

L 'altro giorno, un postino ora in pen-sione mi raccontava di quando ai suoitempi suonava per consegnare laposta e le ragazze accorrevano a chie-dere se ci fosse qualcosa inviata dalloro amore. Lasciava tante lettere alleragazze e queste ne erano felici.

"E adesso, Giuseppe, che tu sappianon se consegnano più? " - " MaFranco, non lo sai che i giovani ora-mai con il telefonino si scambianomessaggi in continuazione? Ora arri-vano solo bollette di luce, gas, acqua econtinui solleciti di pagamento. Una

volta ci si muoveva in bicicletta, ades-so si utilizza il motorino e appena lagente ne avverte il rumore si chiude incasa, sperando che non senta suonareil proprio campanello". "CiaoGiuseppe e buona giornata ".

Franco Parrello

C'è posta del mio Amore?

Madonna del Rosario e Catoja:un binomio vin-cente di grande richiamo popolare.Perché nonorganizzare i due eventi insieme? Altro cheGerace! Faremmo venire gente da tutta laCalabria!!! E il nome di Benestare sarebbesotto i riflettori dei media per oltre una settima-na. Quanto lardo potrebbe colare! Ne trarreb-be vantaggio la nostra storia contadina, l'am-biente, il gesso, l'estate, le tradizioni popolari,le farse carnascialesche,il teatro popolare, lacucina casereccia, il maiale, e, perché no:qualcuno potrebbe anche pensare di aprireuna pizzeria, un ristorante, o riaprire l'ex BarGalletta/Caminiti, la cui chiusura pesa sullacoscienza di molti, perché un paese senza ilsuo bar storico sempre spento, dove ognunodi noi ha lasciato una fetta di giovinezza, nonpuò restare al buio anche nei giorni di festa.Insomma sarebbe un input per far risorgere ilnostro paese. Udite, gente, uditeeeee....

Franco Blefari

UDITE, GENTE, UDITE!

Un colosso come Amazon distribuirà nel mondo l'artigianato calabrese. I manufattiMade in Calabria realizzati dai nostri artigiani imboccheranno la strada dell'interna-zionalizzazione grazie a un accordo tra la Regione e una delle più grandi aziende dicommercio elettronico mondiale."La qualità delle produzioni e il rapporto con il mercato attraverso la rete innovati-va - ha affermato il governatore Oliverio - possono fare della nostra regione unpunto di riferimento importante e possono consentire alla Calabria di fare emerge-re potenzialità che fino ad oggi non sono state pienamente espresse. Ora spetta anoi, ai produttori, alla rete utilizzare al meglio questo canale, non esclusivo mamolto importante, per agevolare il confronto con il mercato".

Amazon distribuirànel mondo i prodottiMade in Calabria

Page 15: CONTROCOPERTINA un’innocente di appena 39 anni, con tre bambini piccoli, possa esser sbattuto in carcere, la sua abitazione perquisita, la sua vita sconvolta”. ILARIO AMMENDOLIA
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DOMENICA09 OTTOBRE 16www.larivieraonline.com SOCIETÀ

«Io non credo che il problema della Locride siala sua caratura criminale, quanto piuttostoun’epidemia di cui la sua popolazione è vittima:quella della “rassegnazione al peggio”. Voilocridei dovete valorizzarvi di più, perché, vede-te, io penso che la Calabria sia come una con-chiglia che sembra vuota, ma all’interno dellaquale puoi sentire il mare. E ve lo dice unpugliese che trascorre ogni suo momento liberoin una terra bellissima come il Salento.«Voi avete delle risorse umane e naturaliincommensurabili. Recentemente ho fatto unagita a Pietra Cappa e, camminando lungo il per-corso della fiumara Laverde, sono naufragatoin quella vertigine di rocce e ginestre, in quegliabissi di verde e blu, di una bellezza che è un po’come voi: non decisa, vittoriosa e consapevole,ma struggente, sofferta e rassegnata. Forse sitratta di una rassegnazione che deriva dallanatura sismica del territorio, che spinge a noncostruire nella consapevolezza che entro uncentinaio di anni tutto sarà scomparso. Eppuresono convinto che questa rassegnazione, questamalattia del “chi tu faci fari”, vada combattuta,perché può essere più criminogena della‘ndrangheta.«Anche umanamente, la vostra è una bellissimarealtà, della quale non siete pienamente consa-pevoli. La gente, infatti, non vi conosce o, peg-gio, vi disconosce, esattamente come accade aiBronzi di Riace. Ma sapete che, in Puglia, c’èancora oggi gente che pensa che Riace sia unborgo del Peloponneso o un centro dellaTessaglia piuttosto che una cittadina dellaLocride? Nel marzo 2010, da Roma, si presen-tarono alla procura di Locri degli ispettori mini-steriali che indossavano dei montoni di pelle,perché erano convinti che il paese fosse sulcucuzzolo di una montagna, nel nulla sconfina-to. In altri termini, voi da un lato non siete bravia farvi conoscere, mentre fuori dalla Calabria viignorano con l’aggravante del pregiudizio che,si sa, è anticamera dell’ignoranza.«Contrariamente a quanto si legge sullaCostituzione, l’Italia non è una “Repubblicademocratica fondata sul lavoro” ma una societàtelecratica fondata su tre cose: la proroga, ilcondono e l’immagine. Ciò sul quale oggiabbiamo meno controllo è proprio quest’ulti-mo aspetto: siamo impotenti sulla selezionedelle immagini, abbiamo perso qualunquecapacità selettiva, viviamo una resa incondizio-nata di fronte alla volontà di imporre al mondole nostre gesta, la nostra insulsaggine. Per fareun esempio, pratico: oggi la foto di un eventoconta più dell’evento stesso. Guardiamo tuttoattraverso lo schermo del nostro smartphone,non conta più essere, ma apparire e questatirannia dell’immagine danneggia la Locride,che soccombe alle mode nate sulla base dellascemenza o dell’efferatezza altrui. Ci stiamoabituando a scegliere sulla base di click anoni-mi, che milioni di persone per pigrizia o incapa-cità di giudizio ficcano nel mucchio. Non contapiù la qualità dell’impegno, delle idee, la cultu-ra della partecipazione attiva, contano soltantola falange e il polpastrello. Siamo dinanzi a unarinuncia al giudizio, che rischiamo di pagaremolto cara, perché la violenza degli uominisogna proprio di trovarsi dinanzi a un pubblicopassivo, quiescente, rassegnato.«Questa passività della società contemporaneacome si riverbera nella Locride? Sottolineandosolo il cliché che la dipinge come un inferno,un’immagine alla quale non sono immuni nem-meno le persone più culturalmente elevate.Qualche anno fa, a un mio intelligente colleganapoletano che aveva lavorato in zona vennechiesto da Einaudi di scrivere un libro sullaLocride con il quale anche lui è caduto nellabotola dei pregiudizi. E parliamo di un profes-sionista capace, non di un cronista sensazionali-stico o di un bastardo ubriaco. Nonostante lasua natura di magistrato, che dovrebbe spinger-lo, per definizione, a maneggiare esclusivamen-

te la verità, anche lui si è fatto contaminare dallaciviltà dell’immagine, cosa evidente fin dallacopertina del libro, che rappresentava laLocride come se fosse la peggiore Beirut oSarajevo prima della ricostruzione dalla guerra.Come la foto, anche lui diceva cose inesatte:parlava di un palazzo di giustizia di quattropiani e che dormiva con un forcone vicino alletto per paura degli ‘ndranghetisti ma, soprat-tutto, non è reale la descrizione che faceva deicontesti sociali della Locride: scriveva, infatti,che in inverno la gente resterebbe in strada solofino alle cinque del pomeriggio, orario in cui siabbassano le serrande perché si vive in un climadi paura che fa chiudere le finestre, non consen-te di parlare nemmeno sottovoce e impedisceaddirittura di pensare. Si badi bene che questecose venivano scritte su un libro edito daEinaudi, non dall’ultimo editore scalcagnato edepresso, e alla fine degli anni novanta, non nelmedioevo. È vero che quindici anni fa c’eranopiù omicidi di quanto la pax di oggi ne facciaregistrare, ma affermare che la gente fosse perstrada solo fino alle cinque del pomeriggio èantistorico o, più semplicemente, falso.«A questa civiltà dell’immagine negativa chedanneggia la vostra terra, dunque, non sonoimmuni nemmeno persone culturalmente pre-parate o case editrici di livello raffinatissimo. Equesta non è colpa vostra. La vostra colpa, piut-tosto, è l’assuefazione al peggio, la rassegnazio-ne. Il problema della Locride non sono i fucili,le lupare, il narcotraffico, che sono più che altroi problemi di Milano. Il problema della Locrideè culturale.«La criminalità non si sconfigge soltanto concodici, manette e operazioni antimafia, ma conla conoscenza, l’educazione al gusto, al bello,all’arte. Non a caso Platone sosteneva che edu-cando i bambini non ci sarebbe stato bisogno dipunire i grandi. Ecco perché il vostro problemaè la deleteria filosofia del “chi tu faci fari”, unmodo di pensare che è l’acqua in cui sguazza eprospera il “pesce” ‘ndrangheta.«Smettetela con questa epopea della rassegna-zione: avete delle doti umane incommensurabi-li perché laddove il mondo costruisce muri, voisiete in grado di gettare ponti: mi riferisco allavostra proverbiale ospitalità. Dopo quindicianni di assenza, quando rientrai alla procura diLocri, mi recai subito dal dirigente per saperequali erano i compiti più urgenti che dovevosvolgere, rispettando una mentalità pugliesemolto pragmatica. La prima domanda che mirivolse quando mi vide fu se avevo pranzato enon lo fece per disimpegno, ma per accoglier-mi. Questa vostra ospitalità ha radici biostori-che, si tratta di un sentimento maturato e radi-cato nei millenni, perché nell’antichità sietestati abituati a vedere nel forestiero un possibi-le dio che veniva dal mare.«Sono arrivato nella Locride piangendo per lapaura, ma sono certo che un giorno, grazie allavostra umanità, al tratto gentile della vostraindole, andrò via sempre piangendo, ma stavol-ta per il dispiacere. Per parafrasare un famosofilm francese, in Calabria si piange due volte,quando si arriva e quando si parte. Certo, inqualità di magistrato non posso non dimentica-re le brutture o non recriminare la recrudescen-za del crimine, in grado di dare le vertigini. Macome uomo sono convinto che la vertigine nondebba per forza essere paura di cadere, mapossa nascondere la voglia di spiccare il volo.«Non posso che concludere con una frase diLeonardo Sciascia, che ricordo spesso nellescuole, dove tengo diverse conferenze nellaconvinzione che l’educazione possa prevenire ilcrimine più delle manette: “La mafia non saràsconfitta soltanto da un esercito della DIGOS,ma da un esercito di maestre elementari”. Ioaggiungo: anche da una certosina ricerca inbiblioteca».

Jacopo Giuca

Nell’ambito degli Approfondimenti politicipromossi daFattore Comunee svoltisi presso il Comune di Siderno loscorso fine settimana, siamo rimasti piacevolmente colpitidalle parole del Magistrato Salvatore Cosentino, autore di

un intervento, che riportiamo integralmente, che ha sottolineato i nostri pregi e ha cercato di convincercia lasciarci alle spalle i nostri difetti, dai quali ci siamo

fatti troppo condizionare, negli anni.

Cosentino: “Locride, non aver paura di spiccare il volo”

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CULTURA

È ormai giunto l’esordio di una nuova stagione teatrale perl’Officina dell’Arte. secondo quale criterio avete stilato il calenda-rio e cosa sperate di lasciare al pubblico?Stilare il cartellone è un’attività che ormai portiamo avanti da treanni. Come Officina dell’Arte abbiamo un nostro modo di inter-pretare il teatro, grazie al quale prediligiamo da sempre l’inseri-mento in calendario di commedie brillanti e spettacoli di cabaret.Pur riconoscendo l’importanza della prosa e della lirica, amiamofar ridere la gente e per questo inseriamo in cartellone compa-gnie teatrali o singoli attori che abbiano una predisposizione alsorriso. Da qui si evince la presenza di grandi nomi comeGennaro Calabrese, Pino Insegno e Ale & Franz, dei quali siamoriusciti a portare lo spettacolo a Reggio Calabria per la loro unicatappa al sud Italia e che, certamente, costituiscono la punta didiamante della stagione, per la quale già ci stiamo preparandononostante manchi ancora molto al 18 e 19 febbraio, date in cuisi esibiranno. Far ridere la gente, in questi nostri anni di attività,è diventata quasi una missione: chi assiste a uno spettacolo da noiorganizzato, deve tornare a casa consapevole di aver fatto unariflessione senza perdere il sorriso.Com’è evoluta, in questi anni, l’attività della vostra compagnia equali sono i suoi obiettivi a lungo termine?Siamo una compagnia tutta reggina, composta da persone chehanno avuto le proprie esperienze personali altrove per poi riu-nirsi in un unico gruppo, nato quattro anni fa. Come succede pertutte le belle cose, anche l’Officina dell’Arte è emersa per caso,sulla base dell’amicizia trentennale dei suoi componenti.L’esperienza maturata da ognuno di noi prima di imbarcarsi inquesta avventura collettiva ci ha permesso di collaborare fin dasubito con il Politeama Siracusa di Reggio Calabria e, già allora,alla base del nostro progetto, c’era il divertimento scaturito dallostare assieme. Non so cosa accadrà a lungo termine, ma di unacosa sono certo: continueremo a lavorare al fine di lasciare lacompagnia in eredità a qualcuno anche se, negli anni, i singolimembri si allontaneranno dalla scene per ragioni professionali odi età. Per questo abbiamo costituito un gruppo di giovani dai 16a i 25 anni che vivono il palco e le commedie con noi, dando lorole basi utili a produrre lavori che possano andare in scena neglianni a venire e consentano loro, un domani, persino prendere leredini della compagnia. È un progetto al quale crediamo moltis-simo e dal quale vorremmo far nascere una vera e propria acca-demia di teatro, in modo che questi giovani possano essere for-mati da veri docenti e istruttori che permettano loro di allargareil proprio panorama artistico e professionale.Secondo il sindaco Falcomatà siete la dimostrazione vivente cheReggio può produrre cultura. Adesso che Reggio Calabria èdiventata una Città Metropolitana sono cambiate le vostre pro-

spettive o il vostro modo di approcciarvi al lavoro?Partiamo da un dato di fatto: siamo un associazione teatrale eculturale che è sta creata grazie ai fondi dei propri componenti.Certo, il Comune di Reggio Calabria e la Provincia ci sono stativicini e sono venuti incontro alle nostre esigenze, mettendocinelle condizioni di entrare in luoghi di cultura come possonoessere il Teatro Siracusa e, oggi, il Cilea. Ciò che è nato da quan-do siamo partiti, tuttavia, è il solo frutto della nostra passione e diqualche sacrificio economico, perché abbiamo sempre prodotto

in prima persona i nostri spettacoli. Certo, oggi possiamo conta-re su una fruttuosa campagna abbonamenti, ma le spese daaffrontare restano importanti. Fatta questa premessa, la CittàMetropolitana non ci obbligherà a cambiare il nostro approccio,piuttosto mi auguro che sia l’approccio dei cittadini metropolita-ni a cambiare nei nostri confronti. Nonostante la crisi, resto con-vinto che Reggio possa creare cultura, ma dobbiamo renderciconto che, nonostante siamo sulla buona strada, il cammino daaffrontare è ancora lungo e complesso per arrivare a livelli rag-giunti, per fare un esempio non troppo lontano da noi, dallaSicilia. Ci vogliono persone disposte a sacrificarsi pur di raggiun-gere i propri obiettivi, che abbiano visione del futuro e sianodisposte a investire tempo e denaro nei propri sogni. La CittàMetropolitana, adesso, dovrebbe riconoscere quanto, questenuove realtà, possano contribuire a elevare la sua immagine,oltre che quella dell’intera Calabria, perché noi dell’Officinasiamo riusciti ad arrivare fino a Roma con la nostra programma-zione e, oggi, per questa ragione, possiamo contare sul contribu-

to finanziario di Confindustria e su spettacoli unici come, lo dice-vo prima, quello di Ale & Franz. Se noi, senza il supporto attivodelle istituzioni, siamo riusciti a realizzare tutto questo, una col-laborazione stretta con compagnie emergenti farà aumentareesponenzialmente le possibilità di avere successo. Quando laCittà Metropolitana comincerà a ragionare in questi termini,faremo tutti un grande salto in avanti.

Jacopo Giuca

Spettacolo L’Officina dell’Artesi ripresenta al grande pubblico con un calendarioprestigioso e ricco di eventi. Abbiamo contattato Giuseppe Piromalli,direttore artistico della compagnia, per sapere che cosa si aspetta daquesta nuova stagione, se agli esordi credeva che il gruppo potesseriscuotere tanto successo in appena quattro anno e se, oggi che Reggio èdiventata Città Metropolitana, cambierà l’approccio al proprio lavoro.

“Il nostroobiettivo

principale èfare ridere: per

questopresenteremogli spettacoli di

grandicabarettisti

comeGennaroCalabrese,

Pino Insegno eAle & Franz,che hanno

scelto Reggioper l’unica

tappa del lorospettacolo nel

sud Italia”.

“Officina dell’Arte: l’essenza stessa della cultura reggina

L’IDENTITÀ DEL SITO ARCHEOLOGICO DI CASIGNANA COME OCCASIONE PER RAFFORZARE L’OFFERTA CULTURALE DELL’INTERA AREA METROPOLITANA DI REGGIO CALABRIA

ANTONIO CRINÒ

La storia ci ha lasciato un ricco patrimonio architetto-nico e culturale, fatto di aree archeologiche, cintemurarie, templi, teatri che ancora oggi, nella nostraregione continuiamo a disperdere e trascurare, sicura-mente a non valorizzare per come meriterebbero.Questo vale in generale; alcune trasmissioni televisivea scala nazionale come Presa Diretta e Tg2 Dossierhanno invece “ benedetto” la Villa Romana diContrada Palazzi di Casignana, che è a pieno titolo econ importanza primaria nel circuito degli studiosi, nelquadro dei finanziamenti per la valorizzazione deiBeni Culturali, in un progetto che attrae visitatori inmaniera consistente ed è ora protesa ad entrare nelcontesto dell' Area Metropolitana.Nella valorizzazione dei Beni Culturali non possono enon devono esistere “localismi politici” e “localismieconomici”: a non fare un discorso d'insieme si riduco-no le possibilità di creare sviluppo, ogni realtà (ogniente, nel nostro caso), deve disegnare un ruolo rilevan-te per sé, ma deve stare dentro l'idea di “rete”, per rea-lizzare più facilmente sviluppo. La realtà del ParcoArcheologico di Casignana (perché di Parco, a buonaragione, si deve parlare) vuole, infatti, legarsi al meglio

al disegno dell'Area Metropolitana: è finita la fase deidiscorsi sulla magnificenza delle tradizioni culturali edelle bellezze dei luoghi fine a se stessa, bisogna farecome il Nord, che la valorizzazione delle sue risorse edelle sue vocazioni le ha “accompagnate” attraverso lepiccole e medie imprese che sono nate, che sono statefatte nascere.L’area archeologica della Villa Romana di ContradaPalazzi di Casignana si estende per circa 10 ettari amonte e a mare della SS.106, e il suo nucleo centrale emonumentale, cui si riferiscono i ruderi oggi visibili, èrappresentato da una grande villa extraurbana, conambienti termali e residenziali, che costituisce uno deicomplessi più importanti di epoca romana dell’ItaliaMeridionale, e conserva il più vasto nucleo di mosaicifinora noto in Calabria.La villa, sorta probabilmente nel corso del I secolod.C., in una zona già frequentata in età greca , raggiun-se il massimo splendore nel IV secolo d. C., per essereabbandonata nel V secolo, anche se l’area continuò adessere frequentata fino al VII secolo d.C.Dal 1998 a oggi il Comune di Casignana, in collabora-zione e con la supervisione scientifica dellaSoprintendenza per i Beni Archeologici dellaCalabria, ha intrapreso e realizzato una serie di inter-

La Villa Romana di Casignana e la Città Metropolitana

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DOMENICA09 OTTOBRE 19www.larivieraonline.com CULTURA

L’IDENTITÀ DEL SITO ARCHEOLOGICO DI CASIGNANA COME OCCASIONE PER RAFFORZARE L’OFFERTA CULTURALE DELL’INTERA AREA METROPOLITANA DI REGGIO CALABRIA

Oggi il Polo Museale della Calabria partecipa alla Giornata nazionale delle Famiglie al museo promos-sa dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.Per l’occasione, il MArRC dedicherà l’intera giornata ai più piccoli, con giochi ed eventi che li possa-no avvicinare al mondo dell’archeologia e dell’arte. Anche a Locri, il museo resterà aperto dalle ore 9alle 20 con l’obiettivo di dedicare l’intera giornata alle famiglie.

Polo Musealedella Calabria:oggi laGiornatanazionale delleFamiglie alMuseo

L’interessante esperienza che nel 2010 ha portato tutto il mondo adosservare la Luna nella stessa serata, è stata riproposta quest'annonelle serate del 7 e 8 ottobre.L’evento, denominato “In.O.M.N.”, International Observe the MoonNight, è promosso a livello mondiale dalla NASA, l’agenzia spazialeamericana.In Italia la “Notte della Luna” è supportata dall’Istituto Nazionale diAstrofisica, dalla Società Astronomica Italiana, in collaborazione conl’Unione Astrofili Italiani.Sono 500 le iniziative programmate in Italia, tra queste quelle delPlanetario Provinciale Pythagoras - Sezione Calabria SocietàAstronomica Italiana, che aderisce all’iniziativa fin dalla sua primaedizione.L’obiettivo è quello di proporre osservazioni al telescopio dedicate allaLuna, di approfondire temi quali la genesi e le caratteristiche fisiche,la mitologia, la poesia, la musica e le diverse espressioni artistiche ispi-rate al nostro satellite naturale.Il programma messo in atto dal Planetario ha visto venerdì 7 ottobrealle ore 21:00 l’incontro con il prof. Nicola Petrolino, critico letterarioe cinematografico, che ha parlato, attraverso video di sua produzione,della Luna nel cinema e nella poesia. Ieri sera, invece il programma iniziato alle ore 20:00 con l’osservazio-ne del nostro Satellite con gli strumenti è stato frutto di un preciso cal-colo astronomico: la Luna, infatti, essendo al primo quarto, ha regala-to splendidi contrasti di ombre sui crateri e sui mari.È stata una vera sorpresa per chi ha avuto l’occasione di scrutarla davicino al telescopio per la prima volta.La serata è poi proseguita con lo spettacolo sotto la cupola.Un’esperienza unica considerato il recente arricchimento delPlanetario di un sistema di proiezione ad alta definizione a tutta cupo-la in grado di proporre animazioni, immagini e suoni,da affiancare alclassico strumento di osservazione meccanica.I presenti, grazie a questa tecnologia, hanno potuto sorvolare da vici-no la Luna, ammirandone mari e crateri e discutendo sulla sua gene-si e caratteristiche fisiche.La serata è stata allietata dalla “Magia delle macchine parlanti” deldott. Giuseppe Nicolò, esperto di musica e collezionista di grammofo-ni.Il Planetario, nella convinzione che una corretta diffusione della cul-tura scientifica costituisce uno dei presupposti per il pieno eserciziodei diritti democratici dei cittadini, non ha potuto che essere soddisfat-to della grande partecipazione registrata e non vede l’ora di poterorganizzare lo stesso tipo di evento anche il prossimo anno.Tutti insieme, allo stesso modo del poeta Petrarca: “io aspetto tutto ildì la sera che l' sol si parta e dia luogo a la Luna", abbiamo atteso eogni giorno attenderemo di osservare il nostro satellite a cui il piane-ta Terra deve moltissimo.

Grande successoper la Notte della Luna

venti, acquisizione dei terreni, indagini geo-archeologi-che, scavo, restauro e opere di vario genere, finalizzatialla scoperta, alla valorizzazione e alla fruizione dellaVilla di Palazzi, già nota per gli scavi dellaSoprintendenza Archeologica a partire dagli anni 70.Con l’utilizzo di diversi finanziamenti nazionali edeuropei, il Comune ha promosso una serie di campa-gne di scavo archeologico in estensione che hanno por-tato alla luce cospicue ed interessanti parti del com-plesso monumentale ancora sepolte e hanno consenti-to la scoperta di numerosi ambienti pavimentali amosaico e a intarsi marmorei. Oltre ai lavori di scavosono stati eseguiti i restauri dei pavimenti e dei rivesti-menti degli ambienti termali della villa. Sono state inoltre realizzate opere infrastrutturali divario genere, quali un edificio per le attività didattiche,uffici nell’edificio moderno che sorge in prossimitàdella villa, impianti per lo smaltimento delle acque eimpianti di videosorveglianza, potenziati nei mesi scor-si. Con l’ultimo finanziamento concesso si è procedu-to all’intervento più imponente, indispensabile per laconservazione e la fruizione della villa che costituisce ilfulcro dell’area archeologica: la copertura definitivadell’intero nucleo di ambienti a monte della S.S. 106.Grazie alla copertura è stato possibile realizzare una

serie di percorsi sopraelevati che si snodano all’internodegli ambienti termali, consentendo l’apprezzamento,finora parziale, dei mosaici e dei pavimenti a intarsimarmorei per cui la villa di Casignana è nota. E’ stato inoltre completato lo scavo archeologico delnucleo centrale del complesso, che ha portato alla luce,tra l’altro, nuove stanze con pavimenti a mosaico, anco-ra non visibili perché in attesa di restauro, e una gran-de vasca a ornamento del giardino. Si sono poi estese le indagini geo-archeologiche nellearee acquisite al patrimonio pubblico, che hanno datointeressanti risultati, confermando l’estensione dell’a-rea archeologica ben oltre il nucleo centrale già cono-sciuto. Per consentire una migliore fruizione delmonumento si è costruito un sottopassaggio che mettein relazione il nucleo a monte della S.S. 106 con il com-plesso a mare, dove sono tutt’ora in corso i lavori per larealizzazione della copertura degli edifici lì presenti,progettata e finanziata dall’Istituto Centrale per ilRestauro di Roma. Si ha così una visione unitaria lavilla, separata arbitrariamente in due parti dal passag-gio della strada statale jonica, che ne ha spezzato l’u-nità. A breve inizieranno i lavori di completamento delParco Archeologico della Villa Romana, con i quali sicontinuerà la campagna di scavo in aree nelle quali le

indagini effettuate hanno evidenziato la presenza dimurature antiche, si completerà il restauro degli splen-didi mosaici pavimentali, si realizzerà un teatro all’a-perto ed , infine, un’area attrezzata e un edificio di ser-vizio con annesso parcheggio .Noi dobbiamo porci l'obiettivo della valorizzazione deibeni culturali in un discorso che comprenda l’interaprovincia, e con la Città Metropolitana è “nato” unappuntamento ineludibile, in grado di creare dal bassouna nuova economia, fatta di turismo, cultura, prodot-ti tipici che entrano in un mercato ampio. E, come si èdetto, si va avanti non con le “isole”, per quanto fanta-stiche, come questa della Villa Romana, ma con undiscorso organico che “raccoglie” quello che c'è sul ter-ritorio, certo in una virtuale, naturale graduatoria dellerealtà sulle quali possiamo contare.La Città Metropolitana incontra ognuno di noi, che sisente figlio del luogo in cui si è formato, ma l'obiettivodel nuovo “abito territoriale” del reggino è di essere unluogo più grande, dove si cresce e si realizza la “conta-minazione” delle comunità e la “messa in comune” deipatrimoni, che significa il progresso di tutti.Proviamo a rovesciare il dato della incompiutezza deinostri progetti, al Sud,” del “riparare” in continuazionegli errori, che, poi, ci costano più fatica. Lo splendido

reperto archeologico del quale stiamo parlando si pre-senta all'appello fantastico e produttivo, anticipandoche i prossimi scavi porteranno certamente alla lucealtre magnificenze: sarà la Città Metropolitana a chie-dere ulteriore spazio e nuovi investimenti per questarealtà, più di quanti fin qui sono stati trovati. Ora ci simette a disposizione di un progetto collettivo che avràpiù attori e più fattori di sviluppo. Buone amministra-zioni (localismo politico) hanno valorizzato la VillaRomana di Casignana, collegato il progetto con l'espe-rimento di Albergo Diffuso nello stesso Comune (44posti letto ), adesso la “composizione” nella CittàMetropolitana pretende di produrre azioni che si“allargano” (che vanno oltre il localismo economico).L'aumento dei posti letto sul territorio, il lavoro con itour operator per dare seguito alla grande pubblicità,tutta meritata, garantita alla Villa Romana dalla televi-sione nazionale, il raccordo con i progetti nelle scuoleper formare guide turistiche, un mercato ampio per ivini passiti, soprattutto, che a ridosso del reperto delquale stiamo parlando, nascono, ma dei nostri prodot-ti in genere, tutto l'indotto che si immagina sono i fat-tori di sviluppo che vogliamo indicare. La CittàMetropolitana è il nuovo principale attore istituzionaleche dovrà gestire il prestigioso percorso.

La Villa Romana di Casignana e la Città Metropolitana

Nello splendido scenario di “Villa Afrodite” si è svolta la cerimonia del “Passaggio delle Consegne” dellaLuogotenenza della divisione 13 Calabria e del “Passaggio della Campana” del Kiwanis Club MagnaGrecia “Luigi Giugno”, tra il presidente uscente Mimma Lippolis e il successore Giuseppe Belcastrocommercialista di Siderno. Alla cerimonia ha partecipato il vescovo della Diocesi di Locri Gerace mons.Francesco Oliva e la massima espressione nazionale del Kiwanis International e la Fidapa.

A Villa Afrodite il Passaggio di Consegnedella luogotenenza del Kiwanis Club

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DOMENICA09 OTTOBRE 21CULTURA E SOCIETÀ www.rivieraweb.it

Alcuni sono i paesi dell’area caucasica che rivendicanodi essere la patria del melograno tra cui l’Azerbaigian el’Armenia.Nella prima nazione ogni anno in ottobre, il mese dellamaturazione dei frutti, vengono organizzate delle feste,mentre in Armenia addirittura viene ricavato un vinodalle premitura dei semi del frutto del melograno stesso.Si diffuse in tutta l’area dal Caucaso fino all’India eoltre, fino a raggiungere la Cina e il Giappone; esso rie-sce a sopravvivere persino in aree semidesertiche ed ècoltivato, in tanti paesi del mondo ( tranne quelli fred-di) compresi quelli dell’Africa e dell’America dovel’introdussero gli spagnoli.Il nome scientifico contiene il termine punica (fenicia ), che indica la funzione di diffusione ditale pianta in tutto il Mediterraneo da partedei fenici, mentre granatum indica che il fruttocontiene tanti grani o semi detti arilli, contenu-ti in partizioni interne divise da membrane.I romani chiamavano il frutto malum grana-tum ossia mela che contiene tanti grani o semi;del resto in italiano il frutto in questione sichiama mela granata o melagrana.Nell’antichità tale frutto era il simbolo del-l’abbondanza e della fertilità ed era consi-derato sacro presso gli ebrei ed anchepresso altri popoli; oggigiorno è conside-rato un frutto preziosissimo in quantocontiene antiossidanti che aiutano lecellule a non invecchiare.Addirittura nell’Azerbaigian vieneestratto un olio dai semi, che aiuta lecellule della pelle a restare giova-ni; esso costa tantissimo ed èusato nella cosmetica. È considerato addirittura unfrutto regale che possiede il simbolo della

regalità rappresentato dal calice fiorale che è opposto alpicciolo.In tutta la Locride i melograni sono molto diffusi e nonmancano negli orti e nei “giardini mediterranei “ (agru-meti) e ogni paese si fregia di averne di qualità miglioririspetto ad altri.

In ogni modo fondamentalmente la varietà piùdiffusa è la cosiddetta “Denti di cavallo” dai

grani più allungati e più grandi,presente anche in altre regio-ni d’Italia, mentre l’espe-rienza dei vecchi agri-coltori di Gerace ciindica altrevarietà

non denominate altrove.E ricordiamo “La Denti i sumeri”, ( la “Denti di asino”),ricordata anni addietro dal defunto segretario FrancescoFemia dai grani dalla grandezza media, mentre di recen-te, sempre a Gerace, abbiamo conosciuto tramite lamoglie del defunto Santo Mittica, Rosetta Filippone, ilnome della varietà dai semi piccolissimi, ossia, la “Dentii surici” ( la Denti di topo ), che ad Antonimina vienedenominata Carmosina, secondo quanto è indicato daCosimo Pelle; le suddette varietà evidenziano i granimolto dolci.Nella Locride meridionale sono presenti, in fase d’estin-zione, due varietà, il Melograno bianco, dai grani candi-di e dolci, presente ormai con un solo esemplare aFerruzzano Marina, nell’orto di Francesco Pulitanò eil melograno nero, presente ormai solo nel campo

del prof. Francesco Campo di Sgruda di Palizzi.L’ultima varietà è molto interessante inquanto essa matura i suoi frutti solo

a dicembre-gennaio e a quelpunto i suoi grani sono rosso-scuro, tendenti al nero, cherisultano leggermente aciduli.Si ricorda a questo punto cheil melograno attualmente piùapprezzato al mondo è ilWonderful, che produce mela-grane dagli arilli aciduli.In conclusione ricordiamo che lavarietà che insidia al mondo la

Wonderful è la spagnola Mollar coni grani dai noccioli morbidi.

Su questo versante, proprio nel comunedi Bivongi è stata individuata una varietàdai grani con i noccioli morbidi, ma dalcolore più rosso della spagnola Mollar.

I melograni della Locride

I FRUTTI DIMENTICATI

“Nell’antichità ilfrutto era simbolodi abbondanza e

fertilità ed eraconsiderato sacropresso gli ebrei ealtri popoli. Dalle

nostre parti levarietà più diffuse,figlie del retaggiogreco, erano la

“Denti di cavallo”,“Denti i sumeri” e

“Denti i surici”.

Inziamo questa settimana un viaggio alla scoperta dei fruttiappartenuti a una Calabria che non c’è più e che vogliamodisperatamente recuperare. Questa settimana presentiamo trevarietà di melograno uniche e oggi in via di estinzione.

Il Melograno Punica Granatum L. (Fam.Punicacee)

Si è tenuto a Gioiosa Jonica, presso lostorico Palazzo Amaduri, la primacalabrese tappa dell’iniziativa in attodallo scorso maggio in alcune regioniitaliane promossa dal MovimentoEuropeo - Italia e denominata

"Processo all'Europa" . La proposta presentatadal Direttore della Europe Direct“Calabria&Europa” Alessandra Tuzza ha regi-strato la partecipazione degli esperti dell’Edicche hanno affiancato il Prof. Virgilio Dastoli,Presidente del Movimento Europeo per l’Italia,già Direttore della Rappresentanza in Italiadella Commissione Europea, nella difesadell’Europa contro i molteplici capi d’accusapromossi dagli studenti degli istituti “P.Mazzone” di Roccella e Gioiosa Jonica edell’IIS “Zanotti Bianco” di Marina di GioiosaJonica. Presenti per le istituzioni locali il Presidente delConsiglio Comunale di Gioiosa Jonica MaurizioZavaglia e l’assessore Zenone, che hanno porta-to i saluti del territorio alla corte. L’ottimo lavo-ro degli studenti ha condotto i difensori e gliesperti attraverso un botta e risposta che si è svi-luppato lungo otto capi di accusa ben articolatie presentati dai pubblici ministeri davanti allagiuria popolare. A conclusione della mattinata èstata emessa la sentenza con punti di condannae diverse assoluzioni. L’udienza unica delProcesso all’Europa, ha coinvolto gli studentidelle classi II e III A del Liceo Scientifico

Mazzone di Gioiosa Ionica e le classi IV A, IVB, IV C, IV D, V A, V B, V C E V D dell’IstitutoTecnico per il Turismo U. Zanotti Bianco diMarina di Gioiosa Ionica, presieduta dalGiudice incaricato Oppedisano Giada della clas-se V A dell’Istituto Tecnico per il Turismo U.Zanotti Bianco di Marina di Gioiosa Ionica, e siè espressa come segue:Condanna l’Europa sui seguenti capi d’accusa:-POLITICA DELL’EURO: per non aver regola-mentato la politica monetaria nei singoli stati,lasciando la libertà a ciascun stato di singola odoppia circolazione monetaria;-PROBLEMA DELLA BREXIT: perché l’usci-ta della Gran Bretagna non è stata scelta dall’e-lettorato giovanile, futuro dell’Europa, ma dallaclasse di anziani che ha avuto paura di affronta-re temi quali la solidarietà, la competitività e perla poca incisività degli Stati Europei che nonhanno valutato la pericolosità di aver creato unprecedente per gli altri stati che vorrebbero divi-dersi dall’UE;-PROBLEMA DEL DIFFERENTE PESOCHE I SINGOLI STATI HANNO ALL’IN-TERNO DELL’UE: perché non tutti gli statihanno la stessa incisività politica ed economica;-TTIP: l’accordo tra U.S.A ed UE è sbilanciato afavore della superpotenza U.S.A e l’Europa nonsi pone come possibile alternativa sullo stessopiano;-IMMIGRAZIONE: per aver lasciato staticome l’Italia e la Grecia con il carico maggiore

per l’assenza di una vera politica unitaria sulproblema, chiede l’esclusione dei fondi spesi perl’immigrazione dal Patto di Stabilità.Assolve l’Europa dai seguenti capi d’accusa:-LIBERA CIRCOLAZIONE DI MERCI ECAPITALI: per gli sforzi fatti;-COSTITUZIONE DEGLI STATI UNITID’EUROPA: perché uno stato federale funzio-nerebbe meglio dell’attuale assetto istituzionaleeuropeo;-POLITICA DELLA DIFESA: perché ha isti-tuito l’organizzazione della difesa dei confinicome Frontex;-ISTRUZIONE: in quanto la politica europearisponde alle esigenze culturali ed educative deicittadini europei grazie alla ricezione dei fondiper l’innovazione.Soddisfatti, a chiusura del dibattimento il pro-fessore Dastoli e gli esperti della locale EuropeDirect, Panetta, Rinaldis e Palermo, che hannoringraziato per l’encomiabile lavoro portatoavanti le professoresse delle scuole coinvolteguidati dalle docenti Marilisa Morrone e Ieracidel Liceo “P Mazzone” e dalla professoressaAntonietta Nicita dello “Zanotti Bianco”. “Ilformat di discussione – ha affermato il Direttoredell’Edic Tuzza- ha premiato gli sforzi diapprofondimento condotti dalle scuole e saràsicuramente riproposto presso altre istituzionieducative del territorio regionale per la vivacitàdella discussione che è riuscito a scatenare”.

Si è tenuto a Gioiosa Jonica il processo all’EuropaALLA DIFESAL’EDIC CALABRIA&EUROPA E VIRGILIO DASTOLI DEL MOVIMENTO EUROPEO IN ITALIAPER L’ACCUSAGLI STUDENTI DEL LICEO MAZZONE E DELL’ISTITUTO TURISTICO ZANOTTI BIANCO

A CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI

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RIVIERA

Soddisfazione evidenteGiorgio Frascà, fratello dell’ex sin

daco e nostro amico Vincenzo, osservacon soddisfazione la propria uva trasformarsi invino, sulla base di un processo chimico che ha,come ogni anno, del miracoloso! Sappiamodella bontà del suo vino perchè abbiamo incon-trato un più che allegro Giorgio Calvi ...

Bella compagniaArturo Rocca posa con le sue amiche venute dal-

l’est. Arturo è un promotore della nostra cultura, per questomolte sono le ragazze che vengono a trovarlo in quel diBenestare. Che pensavate?!

Cinto d’alloro il capo…Ecco il meraviglioso scatto di una sera-ta con gli amici per festeggiare il neodottore Saverio: Da destra: Giuseppe,Pietro, Bruno, Saverio, Mimmo e Enzo.

In primissimo pianoAntonio “Plis” posa con

l’ex giocatore delSiderno Mario Fuda.

Non fatevi ingannaredalla foto: l’imbarazzan-te differenza di altezza èdovuta solo a un crude-le gioco di prospettive!

Mera casualitàPierpaolo Zavettieri e NinoMaesano si concedono una

breve pausa prima di riprendere lerispettive attività alla cittadellaRegionale di Catanzaro. Sapevate chesoffermarsi sotto la scritta P2 è stato uncaso del tutto fortuito? Sapevatelo!

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SETTIMANALE

SABATO09 OTTOBRE 23www.larivieraonline.com

Rappresentanze sidernesiPasseggiando per Siderno, su una semplicepanchina, si possono fare incontri davverostraordinari. È ciò che è accaduto al nostro foto-grafo, che ha deciso di immortalare, da destra:Enzo rappresenta l’Arma, Sandro la medicina,Pippo l’arte dei motori, Peppe l’ingegneria eGiacomo il commercio: tutta la professionalitàdi Siderno in un unico scatto!

Offerte irrinunciabiliNessuno resiste al richiamo delle bancarelle, e per dimostrarvelo, abbiamo rispolverato questa foto-grafia che ritrae Pino Albanese, Antonio Pettè e il consi-gliere comunale Agostino Baggetta durante una pas-seggiata lungo la fiera di Portosalvo.

Amicizie folcloristicheGenni Blefari posa sere-no con Frank ilVagabondo, mattatoredelle serate diPortosalvo in viaFirenze!

Eredità mancateGiulia Palmisano, conosciuta attri-ce della Locride, ha recentemente

partecipato al programma RAI L’Eredità.Non avrà vinto l’ambito premio, ma hacertamente rappresentato la bellezzadella nostra terra con il generoso contri-buto del suo sorriso.

Apprezzamento generazionale Vincenzo Crupi, figlio del com-pianto Pasquino, posa con FrancoBlefari, poeta da sempre ammiratodal padre, durante la festa dei“Catoj”.

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