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SABATO08 LUGLIO 3www.larivieraonline.com CONTROCOPERTINA

LIDIA ZITARA

Capita a Siderno e in moltissimipaesi d’Italia. In città il fenomenoè molto più amplificato e incon-trollabile: l’adescamento di gio-vani ragazze, magari in attesa allafermata del bus o a passeggio instrada. È successo ad alcune gio-vanissime che sono state ferma-te, a Siderno, in pieno giorno, dauna donna sulla sessantina e unuomo sui quarant’anni. Ladonna chiedeva con insistenza“una sposa” per il figlio, ma nonè certo che si tratti della madredell’uomo. I due si sono spinti achiedere un rapporto sessuale,utilizzando sempre il dialetto. In caso si trattasse di una coppiadi psicotici (non necessariamentemadre e figlio), riteniamo che lacosa debba essere vagliata daiServizi Sociali, e laddove si potes-se configurare un reato, dalleForze dell’Ordine. Francamente la possibilità che idue siano solo un po’ squilibratinon è affatto remota, ma nel casoin cui i due siano una coppia di“papponi” in cerca di giovaniragazze da introdurre alla prosti-tuzione, non certo di una giovanesposa per un quarantenne, laquestione sarebbe più preoccu-pante.Non è raro che ad adescare legiovani sia proprio una figurafemminile, poiché la societàtende (erroneamente) a conside-rare le donne come soggetti nonpericolosi e non violenti. La giovane età delle ragazzeimportunate potrebbe indurre apensare a una esplorazione in

cerca di volti giovani da far corre-re sul mercato della pornografiaadolescenziale e sui numerosigruppi WhatsApp e Facebookdai contenuti pornografici e vio-lenti. È di qualche mese fa larivelazione (che a pensarci su eradel tutto prevedibile) che suFacebook girano foto di ragazzea cui seguono commenti di inau-dita violenza. Si tratta di scatti“rubati” sui profili, non necessa-riamente osé, magari sempliciselfie o foto di qualunque genere.E se pensate “a me non può suc-cedere” vi sbagliate, perché puòsuccedere a chiunque posti unasua foto. Zuckerberg dal canto suo hadichiarato pochi giorni fa che igruppi chiusi avranno più prote-zione e saranno blindati, ciògarantirà una più ampia libertànon solo ai vari imbecilli, hater ewebeti diffusi sul globo, masoprattutto ai pedofili e agli sfrut-tatori della prostituzione.Immaginiamo che le lobby deipedofili e dei pedopornografiabbiano sborsato un bel po’ dimilioni per ottenere questa superprotezione. Questo è un evidente segnale diquanto la sicurezza delle donnesia in forte calo dagli anniNovanta a oggi. Approcci esplici-ti in strada sarebbero stati untempo fermati dai passanti, oggidivenuti sempre più indifferentialle ingiustizie, specie se compiu-te a danni di animali e donne. Untempo qualcuno avrebbe chia-mato i Carabinieri, oggi la difesapubblica da parte di testimoni eastanti è pari a zero.

squilibrati o papponi?

bisogna intervenireAlcune giovanissime

sono state fermate, aSiderno, in pieno giorno,

da una donna sulla sessantina e un uomo sui

quarant’anni. La donnachiedeva con insistenza“una sposa” per il figlio

fino a spingersi ad avanzare richieste diprestazioni sessuali.

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E’ ormai pacifico che a seguito di unarichiesta da parte del Pubblico Minister diapplicazione di una misura cautelare sidebba ricordare che l'art. 292 co. 2 lett. c)e c bis c.p.p., come modificato dall'art. 8della L. 47/2015, impone, a pena di nullità,al giudice di compiere e darne atto nellamotivazione del provvedimento cautelarepersonale un' autonoma valutazione delmateriale indiziario e delle esigenze cau-telari.Sebbene il senso della norma sia ovvia-mente quello di evitare che il GIP - ceden-do alla tentazione di utilizzare la motiva-zione preconfezionata dal PM e ripropo-nibile senza difficoltà grazie ai sistemi divideoscrittura - ometta di esercitare il pro-prio vaglio di fondatezza della richiestacautelare creando motivazioni apparentiperche consistenti di una mera riproposi-zione dell' apparato argomentativo postodal P.m. a fondamento della propriarichiesta , ciò non può ovviamente risol-versi nel divieto "tout court" di utilizzarequelle parti di motivazione, della suddettarichiesta, che il Giudice ritenga esprimerevalutazioni giuridicamente ed in fatto cor-rette ed assolutamente condivisibili per-ché corrispondenti a quanto emergentedagli atti. Invero, ciò significherebbe fru-strare le ragioni di tutela delle esigenzecautelari - che spesso si connotano percaratteristiche di urgenza incompatibilicon un lavoro redazionale complesso edaccurato ex novo senza alcuna oggettivanecessita, atteso che ciò che la normaintende garantire e che il Giudice esercitiun effettivo vaglio del materiale indiziario,e non che manifesti dati di reinvenzioneletteraria.Non a caso, e bene sottolineare, l'art. 8 L.47/2015, nel novellare l'art. 291 c.p.p., harichiesto che il requisito dell’autonomiacaratterizzasse la valutazione, e non giàl’esposizione del materiale indiziario, seb-bene anche 1’esposizione di tale materia-le appartenga ai requisiti necessari dell'or-dinanza cautelare. Non può che trarsenel'interpretazione - altra non apparendopossibile di fronte al diverso trattamentodal Legislatore riservato all'attività diesposizione rispetto a quella di valutazio-ne che il GIP ben possa riutilizzare l'espo-sizione argomentativa del P.M. nella partein cui essa si limiti ad indicare ed esporreil materiale probatorio acquisito, essendoinvece necessaria che il GIP assicuri diaver operata una propria autonoma valu-tazione del suddetto materiale, e cioè delvalore e del significato probatorio, in ter-mini di gravita indiziaria, del materialeraccolto durante le indagini.Anche per quel che attiene la "autonomavalutazione" del materiale indiziario, ciòche la norma peraltro intende, e che equindi necessaria assicurare, e che,conformemente alla previgente giurispru-denza - di cui la norma appare voler esse-re una codificazione resa necessaria daesigenze di chiarezza e completezza disistema per la previsione della contempo-ranea previsione della impossibilita, per ilTribunale del riesame, di sanare la relativanullità e che il Giudice dimostri, attraver-so la propria motivazione, di non essersilimitato ad uno sterile "copia e incolla", madi aver valutato le risultanze degli atti ed illoro significato indiziario.

GIUDIZIARIA

L’autonomavalutazionedel giudice

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Tutti pazzi perIl Musaba

Quando a essere ultimi diventa una (triste) abitudine.

CALABRESE PER CASO * di Giuseppe Romeo

Le giornate estive molto frenetiche nella nostra vita di ogni gior-no. Lo sono perché i ritmi biologici aumentano nella loro fre-quenza grazie al clima che ci offre più luce e maggiore libertàdi movimento. Ma richiedono, viste le alte temperature, anchedelle pause che dovrebbero indurci a riflettere superando quel-le tipiche del torpore invernale, nel quale ci lasciamo sedurredal soporifero abbraccio del calore che contrasta con il gelo della

realtà. In questo gioco delle stagioni, credo si possa ricondurre ancheil nostro modo di affrontare il quotidiano nelle sue diverse sfaccettature. Ovvero,se d’inverno ci adagiamo per inerzia, quantomeno d’estate dovremmo sentircimaggiormente dinamici e porre le premesse per affrontare le stagioni fredderiflettendo sul da farsi. Purtroppo sembra che non sia così. Cioè, pare che il nostroadagiarci su luoghi comuni, ogni tanto sfatati da qualche eccellenza estempora-nea fatta uscire dal cilindro della politica o dal politico di turno, sia in fondo unavirtù dal momento che la perdurante rassegnazione verso i nostri limiti alla finesembra apparire quasi come un valore. Stranezze calabre, si potrebbe dire, mache in fondo ci contraddistinguono e ci collocano ancora oggi come gli ultimisopravvissuti di una novella verghiana dove il cambiamento di fatto è solo il vesti-to di circostanza che nasconde un corpo privo di fisica (e politica ed economica)sostanza. Ecco perché parlare, come accadrà, anche questa estate nelle piazze traun premio ed un altro, celebrando eccellenze o rendendo dichiarazioni su cresci-ta, occupazione o legalità sarà come celebrare dei non luoghi verso i quali sembrariaprirsi, visto che si parlerà del nulla, una corsa ad appropriarsene per le piùdisparate ragioni. Vi saranno coloro che disegneranno scenari iperbolici di rilan-cio; quelli che faranno, come fatto, della legalità un modo per disegnare mappedi nomi e luoghi noti da decenni per affermare le proprie convinzioni per poiricordarci che non esiste uno Stato dimenticandosi che è anche loro sono lo Stato;coloro che ci diranno cosa si potrebbe fare pur vivendo, loro, nella comoda con-sapevolezza che governare dove c’è bisogno sia sempre la cosa più facile: una filo-

sofia di governance locale che dura da cinquant’anni nelle sue caratteristiche diun neofeudalesimo partitico e personale. Vi sarà chi, nell’associazionismo, troveràun buon motivo per inseguire una idea di riscatto, ma che piuttosto che essereun’idea condivisa lo sarà tale e solo sino al raggiungimento di un proprio scopo.Di fronte ad un simile scenario di estremo valore sociologico - che sarebbe suffi-ciente per far si che la Calabria e la locride possano rappresentare un case – studymolto raro per una analisi che vede interfacciarsi diverse sfaccettature del poteree della vita civile – la domanda estiva alla fine, e che vorrei fosse proposta a chiparteciperà ad un qualche convegno estivo, ad una serata di discussione piuttostoche ad uno degli immancabili premie dove tutti parleranno di tutto, potrebbeessere la seguente: è questo ciò che vogliamo o che dobbiamo essere? Una terracriminale, da copertina e mappe anagrafiche? Considerarci ancora una terrasenza futuro e senza riferimenti? Costretti ad ascoltare sempre lo stesso nastroche si riavvolge sui luoghi comuni di crescita, sviluppo e legalità narrati nel sensoche fa più comodo a chi lo racconta o che piace di più ai media? Vogliamo evita-re un esame critico su noi stessi e sulla nostra incapacità di riuscire ad andare oltreil quotidiano, oltre la paura della criminalità o di una legalità che reprime e chenon da risposte alle domande dei giovani di avere tutele sociali e opportunità veree concrete di crescita? Estate a parte, non credo che ci rimangano molte possibi-lità per rispondere a tutti questi interrogativi oltre ad un ultimo e solo argomen-to: riconoscere i nostri difetti, mettere da parte quel nostro orgoglio gratuito cheha trasformato per anni in eccellenze quel poco di normale che avevamo perdimenticare, in fondo, che inverno ed estate sono stagioni della vita. Una vita cheabbiamo vissuto e che viviamo senza essere protagonisti se non per copertine cri-minali che criminalizzano tutti e tutto e dove la dignità di una regione viene pri-vata ancora una volta della sua storia, del suo diritto ad un futuro diverso, strettatra il giogo del crimine che si sostituisce allo Stato, una legalità che se giustamen-te reprime meno giustamente non propone, uno Stato che dimentica gli altri suoidoveri e una politica sempre più autoreferenziale e inconcludente.

Nei giorni scorsi Nik e Hiske hanno ricevuto la visita dell'attoreBeppe Fiorello e del suo produttore, entrambi rimasti affascinatidalla bellezza del Musaba e dalla storia dei due artisti. BeppeFiorello è impegnato in questi giorni a Riace sul set di "Tutto ilmondo è paese", ispirato alla vera storia del sindaco DomenicoLucano. Si sarà trattato solo di una visita a un meraviglioso parcoche profuma d'arte o l'attore e la sua produzione hanno in mentedi girare una fiction anche su Nik e Hiske? Per adesso la coppiamantiene il massimo riserbo, così come sull'esito dell'incontro conil sindaco metropolitano Giuseppe Falcomatà di qualche settimanafa. Chi continua a declinare l'invito è, invece, il governatoreOliverio. Ma Nik e Hiske non perdono le speranze. C'è da salvare"Il Sogno di Giacobbe", la Cappella Sistina della Calabria. I primiinterventi effettuati per salvaguardarla non si sono rivelati suffi-cienti ad arginare il deterioramento dell’opera tridimensionale, chesi estende su tutta la volta e l'abside dell’ex Chiesetta dell’annomille. Il famoso capolavoro, realizzato dall’artista Nik Spatari neglianni ’90, andrà distrutto se non si agisce in fretta! È necessarioeffettuare dei lavori di riqualificazione del tetto, per evitare le infil-trazioni d'acqua, che causano la caduta di frammenti colorati dallavolta.

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LA LETTERA

La notizia in prima pagina, a carattericubitali, sul settimanale della Rivieran° 26 di domenica 25.06.2017, dal tito-lo “LOCRIDE SALVATI”, descriveuna situazione a dir poco disastrosa,non solo per Siderno ma per l’intera

Locride e raccomanda la partecipazionemassiva alla manifestazione ”ecologica” per igravi pericoli che, all’improvviso, si correreb-bero in tutto il comprensorio, per rischiotumori da inquinamento.Detta notizia fa seguito ad un video conintervista al Sindaco di Siderno, ambientatopresso il sito della ex Industria di ChimicaFarmaceutica “LABORATORIO BP”,posto sotto sequestro dall’AutoritàGiudiziaria sin dal 1994, nel quale il PrimoCittadino Sidernese, accompagnato dalVescovo e con fare convinto e deciso, ha anti-cipato l’ecIatante “novità” della presenza dioltre 900 tonnellate di rifiuti chimici altamen-te pericolosi che determinerebbero oltre agrandi disagi, l’innalzamento dell’incidenzadi gravi patologie tumorali a carico dellazona Locridea.La cosa, se supportata da elementi scientifi-ci, sarebbe veramente preoccupante e pertale motivo sarebbe opportuno che tramitechi di dovere, cioè le lstituzioni preposte, siinformasse Ia gente, nel modo corretto, sul-l’incidenza delle patologie tumorali sul terri-torio sidernese .Risulta invece che per questa ex realtà indu-striale, affidata dal 1994 ad un custode giudi-ziario ed ad un amministratore, sia stata svol-ta, per ordine della Procura della Repubblicadi Locri, sin dal 1994, ogni verifica e nelmodo più puntuale possibile, a cura di tuttele massime istituzioni tecniche e scientificheindividuate dalla stessa Procura dellaRepubblica.Pare veramente singolare che alla Procuradella Repubblica di Locri sia potuta sfuggirequalcosa di tanto importante che, invece,non solo è apparsa chiara ma ha fortementepreoccupato I’attuale Sindaco di Siderno.Dalla verifica effettuata dal Tribunale diLocri e dalla documentazione relativa allaennesima verifica avvenuta diversi anni fa suiniziativa del Tribunale, è risultato che, pres-so l’area industriale in questione, erano esi-stenti 200 fusti di materie prime e prodottiintermedi di natura organica.Si trattava di materie prime dell’Industriasequestrata che, se maneggiate nel modocorretto, non costituivano alcun pericolo nélo hanno costituito durante i trent’anni tra-scorsi in stato di abbandono.Le 900 tonnellate di rifiuti riferite dalSindaco Fuda forse sono verosimilmentefrutto di una svista: il Sindaco, non essendopratico di tali impianti, ha probabilmenteconfuso gli apparecchi di acciaio inox e l’ac-ciaio delle strutture con i rifiuti chimici.Amareggia il dover constatare che personein buona fede soffrano, suggestionate danotizie allarmanti anche se prive di ogni fon-damento. C’é da dire che il vero pericolo, equesto sì che è scientificamente provato,potrebbe derivare dall’effetto nocebo per ilprocurato allarme prodotto dalle notizie dif-fuse dalla Riviera e dal Sindaco.Non ci rendiamo conto di come tanta parte-cipazione di politici, associazioni, giornalisti equant’altro, tutte persone ligie alle Leggi,desiderose di Iegalità, pronte ad intervenireper risolvere i problemi del mondo e cheattribuiscono agli altri Ia responsabilità dellacarenza di Iavoro nel nostro territorio, si per-metta, senza sapere, di disprezzare e condan-nare il Lavoro Onesto e Pulito degli altri, che

con tanta Dignità hanno portato occupazio-ne e sviluppo in questo paese e come, inve-ce, non abbiano mai individuato nelle civiliabitazioni, abusive in zona industriale, il veromotivo del disagio oggi lamentato. Un vivo affettuoso pensiero va ai Lavoratoridella fabbrica e a quanti hanno collaboraro-no sin dal 1979 alla realizzazione ed alla con-duzione a Siderno di una delle attività piùimportanti, difficili e di alto profilo tecnicoscientifico come la chimica fine. Per Loro,che erano ben 35 unità, comprensive di lau-reati in Chimica, in Ingegneria, periti indu-striali, nessuno si é preoccupato: neanche peresprimere un cenno di solidarietà. Ma Loro,che conoscono come sono andate le cose econoscono la storia della “Laboratorio BP”,sono orgogliosi di aver prodotto a Sidernotante tonnellate di una sostanza , la secondaproduzione al mondo, del principio attivoche per primo ha permesso la guarigione del-l’ulcera gastrica senza ricorrere all’interventochirurgico: la “CIMETlDINA”.Per quanto riguarda la trovata ”folcloristica”,che si sarebbe trattato di fabbrica non volutaaltrove e venuta a Siderno perché rifiutataaltrove, è semplice e si dimostra da solocome tale assunto sia falso, e che è piuttostoil nostro contesto paesano ad ”intossicare”tutto: la zona industriale di Siderno, infatti, èsorta prima del 1979, anno di nascita delLaboratorio BP, precisamente nel 1974quando fu approvato il Programma diFabbricazione del comune di Siderno, e l’u-bicazione dell’industria in tale zona, é statacondizione per l’approvazione del progettodella stessa. Sarebbe bastata una correttagestione del territorio a non determinaredisagi ad alcuno: il Programma diFabbricazione prevedeva una zona filtro, danon edificarsi, compresa tra il torrente Lordoed il torrente Arena e chi conosce il territo-rio di Siderno sa che un filtro largo 500 metriera più che sufficiente per evitare qualunquecommistione tra insediamenti abitativi edinsediamenti industriali.Se colpa della “politica” ci fu, non fu certodel Sindaco dell’epoca, il Preside PeppinoBrugnano, specchiato Galantuomo che altronon fece che rispettare la normativa urbani-stica vigente all’epoca senza cedere alla faci-le retorica od alla facile ricerca di consensoelettorale. La colpa, invece, fu di chi nonarginò la speculazione fondiaria e l’abusivi-smo edilizio nella Zona Industriale, che inquegli anni furono tollerati dalla “politica”ed anche, purtroppo, sostenuti da lobby tec-niche che prima si prestarono alle progetta-zioni e poi gestirono le sanatorie ed i condo-ni edilizi.Si potrebbe, ancora, scrivere, forse si dovreb-be scrivere ancora tanto ma si rischierebbe ditediare, e poi, come insegnato dal ProfessoreOnorevole Antonio Martino, un discorso écome la minigonna: deve essere abbastanzacorto per non annoiare ma anche abbastan-za lungo per coprire I‘argomento.Sia, però concessa una riflessione: la vicendadella “LABORARORIO BP” ed il dibattitoche si è andato sviluppando su di essa, conl’invito alla mobilitazione dei cittadini sider-nesi per il prossimo 8 luglio, non diventi unalibi per negare a Siderno un suo futuro svi-luppo produttivo del quale Siderno fu, in altritempi, un invidiato modello e dal quale, vadetto con orgoglio, per lunghi anni il Paesetrasse lavoro ed occupazione per i suoi citta-dini.

Pino Scarfò

l’ex proprietario della Bp, pino scarfò, scrive a Riviera

“LOcride svegliati”RISPOSTA ALL'ALLARME ”LOCRIDE SALVATI". Stannogiocando a chi La spara più grossa e/o nonsanno di cosa stanno parlando?

MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

La questione "Bp" non è per il nostro gior-nale un'eclatante novità. E, a quanto ne sap-pia, non lo è neppure per il sindaco diSiderno, Pietro Fuda, che lo scorso 13 set-tembre, considerando la situazione non piùrimandabile, ha sollecitato il DipartimentoAmbiente e Territorio della RegioneCalabria a procedere ultimando i lavori dibonifica e messa in sicurezza dell'area, ini-ziati nel 2003. A quel punto scopre, però,che il suo non è affatto un sollecito: negliultimi tredici anni negli archivi delDipartimento Ambiente della RegioneCalabria non esiste alcuna domanda forma-le di inserimento nei piani di bonifica dell’a-rea della ex Bp. Perciò, la invito a chiedere a chi ha ammini-strato prima dell'attuale sindaco le ragioniper cui non si è fatto abbastanza per ottene-re la bonifica, tanto che ancora oggi la stam-pa è costretta a riproporre notizie non piùeclatanti ma comunque drammatiche.Vede, qui l'eclatanza è nel non riconoscernela drammaticità. O forse no, non è eclatantenemmeno quello ormai.Non in nome dell'eclatanza, pertanto, cisiamo mossi. E neppure dell'esasperazionederivata dall'assistere a quel modo di nonfare le cose come andrebbero fatte. Il nostrogiornale ha scelto di concentrarsi sul fattoche, se il passato è stata un'impresa malriu-scita, fallita, persa, il futuro è progetto e ilpresente cantiere. Non ci interessava cono-scere il colpevole ma l'entità del danno daquesti provocato. Con la sua lettera si è puntato addosso lalampada di un interrogatorio che nessunoaveva intenzione di farle. Anche perchè laverità era già venuta fuori a suo tempo. Mi riferisco all'inchiesta della Procura della

a chi fa paura?"scientificamente pr

ovato”RIVIERA

Non ci È mai interessatoconoscere il colpevole

ma l'entità del danno daquesti provocato. Con la sua lettera

Pino scarfò si è puntatoaddosso la lampada di un interrogatorio che nessuno avevaintenzione di fargli.

Anche perchè la veritàera già venuta fuori a

suo tempo.

Il pericolo Emergenza ambientale Botta e risposta

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a chi fa paura?"scientificamente pr

ovato”RIVIERA

Repubblica di Locri avviata all'indomanidello scoppio, avvenuto nel novembre del1994, di un reattore per la produzione dimetanitrotioanisolo che provocò l'incendiodella fabbrica, crollo parziale della stessa,danni alle abitazioni circostanti nel raggiodi un centinaio di metri e lesioni a duedipendenti.È la medesima inchiesta che lei ha ricorda-to sottolineandone la puntualità certosina,un'inchiesta che all'epoca non le riconobbe,però, la stessa accuratezza e diligenza. Dalla relazione di consulenza tecnicaredatta dal professor Giovanni Sindona edepositata alla Procura della Repubblica diLocri il 15 luglio del 1995 emerge, infatti,che una volta reperite le schede di lavora-zione inerenti ai cicli produttivi della Bp -impresa non facile per "inadempienza deiresponsabili dell'azienda i quali non sonostati in grado sin dal primo sopralluogo dimettere a disposizione dei CTU tutta ladocumentazione richiesta" - non si potè checonstatare "una descrizione sommaria delciclo di produzione" e un'indicazione gene-rica dei rischi per l'operatore. Anche ladescrizione dei metodi di smaltimento deireflui e delle emissioni gassose risultò lacu-nosa e furono "quasi mai disponibili i certi-ficati d'analisi dei prodotti finiti".È alquanto singolare che chi si limitò a indi-care genericamente i rischi per l'operatoree che amministrava un'azienda in cui - silegge nella relazione di Sindona - "non esi-stevano sistemi di sicurezza interna edesterna per quanto attiene all'attivazionedei cicli produttivi" adesso, tutt'a un tratto,punti il dito sulla mancata sensibilità di poli-tici, associazioni e giornalisti che non hannospeso una parola per i 35 lavoratori della exBp.Saranno anche orgogliosi gli ex lavoratori

di aver prodotto il principio attivo per laguarigione dell'ulcera gastrica, la cimetidi-na, l'unica produzione - si badi bene - adaver ricevuto le previste autorizzazioni, maoperarono in condizioni di insicurezza.Nella fabbrica si procedeva, ad esempio,anche alla sintesi dell'intermedio NIF/2 unprocesso in cui si sviluppava anidride solfo-rosa, altamente inquinante e per cui nonera nota la metodologia del suo abbatti-mento. L'anidride solforosa è fortementeirritante per gli occhi e il tratto respiratorio,può causare edema polmonare e una pro-lungata esposizione può portare alla morte.Non mi soffermo su tutti i processi nonautorizzati ma questo è quanto riportò inconclusione Sindona: "I cicli produttivianche se avessero ricevuto le necessarieautorizzazioni e fossero stati condottisecondo le norme di sicurezza vigenti, nonsono compatibili con insediamenti abitativinelle vicinanze".Nel 1982, anno in cui la fabbrica venne tra-sferita nella zona di Pantanizzi, nelle imme-diate vicinanze esistevano numerose abita-zioni private, alcune delle quali risalenti aiprimi del '900. Anche se fu la politica adadibire quell'area alle industrie, non l'auto-rizzava di certo a inquinare. Senza contareche le emissioni inquinanti non si sarebbe-ro contenute all'interno di un perimetrostabilito convenzionalmente sulla carta. Ma torniamo all'inchiesta della Procura.Da una seconda relazione a firma dell'ar-chitetto Francesco Suraci si legge:"Dall'esame della complessa pratica pro-gettuale, appunto perchè sviluppata in unarco temporale di circa 15 anni, è emersal'incompletezza degli atti e dell'iter autoriz-zato". In esito al giudizio di primo grado, nel 2003,il Tribunale di Locri la ritenne colpevole del

reato di violazione aggravata dell'art. 437c.p. per avere dolosamente omesso di pre-disporre le misure di sicurezza idonee aimpedire lo scoppio, e la condannò a 3 annidi reclusione. Lo stesso tribunale dichiarò,invece, non doversi procedere in ordine alreato di cui all'art. 449 c.p. (disastro colpo-so) perchè estinto per prescrizione.La decisione di condanna fu confermatadalla Corte di appello di Reggio Calabria.Il suo avvocato presentò ricorso inCassazione, ma venne respinto.Queste le motivazioni che riporto per chinon le conoscesse e per chi avesse volutosorvolarle: "L'esistenza degli estremi delreato di cui all'art. 437 c.p. è stata inverodalla Corte territoriale ineccepibilmentedimostrata attraverso un'ampia analisi ditutto il materiale raccolto, senza trascuraregli elementi addotti dalla difesa, in esito alquale è stato evidenziato, con adeguatoapparato argomentativo del tutto immuneda vizi sindacabili in questa sede, che gliampliamenti dello stabilimento erano statirealizzati senza provvedere alle relativedenunce agli uffici competenti (per cui ilreattore esploso non era ancora stato sotto-posto a collaudo), che la struttura metallicadel capannone ove si è verificato l'incidentenon è risultata idonea a contenere le appa-recchiature e l'impianto elettrico non èrisultato conforme alla normativa antinfor-tunistica, che mancava un piano per lamanutenzione dell'intera azienda e in parti-colare dei reattori e che al momento delsinistro non era ancora stato rinnovato ilcertificato di prevenzione incendi, comeera invece necessario trattandosi di lavora-zione con l'impiego di solventi e altri pro-dotti infiammabili, possibile formazione digas e alto rischio di esplosione (per cui sisarebbe dovuto allocare il reattore a tale

lavorazione adibito in zona sicura, lontanodagli altri reattori e da insediamenti abitati-vi e industriali). È stato inoltre evidenziatocome a fronte di tutte queste inadempien-ze non solo manutentive e della situazionedi pericolo che ne era derivata, chiaramen-te percepibile da chiunque in qualsiasi posi-zione in quell'ambiente operasse, fosse deltutto improponibile la tesi difensiva delcaso fortuito, ancora avanzata nei motivi diricorso peraltro senza alcun concreto sup-porto".Il ricordo che lei oggi conserva della Bpcome fabbrica in grado di offrire "LavoroOnesto e Pulito" viene, pertanto, smentitoda questa sentenza. Mentre risulta misero ilsuo tentativo di consegnarci un affettuosopensiero nei confronti dei suoi lavoratori,sui quali non esitò a scaricare le sue colpe:"Il tentativo dell'imputato - prosegue la sen-tenza della Cassazione - di trasferire l'inte-ra responsabilità dell'accaduto sul persona-le cui a suo dire aveva affidato la gestionedei reattori (il dr. G. e l'ing. A.K., le dichia-razioni del quale ultimo, peraltro risultatoprivo di competenza in materia di processichimici, sulla attività di manutenzione per-sonalmente svolta sono state ritenute pocoattendibili dai giudici del merito) apparivavano".Queste, quindi, le conclusioni: "Il datore dilavoro può essere esonerato da responsabi-lità in merito all'osservanza delle normeantinfortunistiche solo se dia la prova rigo-rosa, il che nel caso di specie non è affattoavvenuto, di avere delegato ad altre perso-ne tecnicamente qualificate l'incarico diseguire lo svolgimento delle varie attività,riservando per sè solo funzioni amministra-tive." Sfuma così anche il suo ricordo diun'attività di alto profilo tecnico-scientifico.Mi sembra di capire che il suo timore, ades-

so, sia che la manifestazione di oggi possanegare a Siderno un suo futuro sviluppoproduttivo. Ho rispolverato l'estratto delprocesso verbale della giunta regionale riu-nitasi il 23 novembre 1992. L'oggetto inquestione era la costruzione di un nuovoimpianto di smaltimento di rifiuti specialitossici e nocivi che andasse a sostituirequello allora esistente all'interno del labo-ratorio Bp. Tra le emissioni inquinanti dicui si stabiliva il valore limite compare unasostanza sulla quale credo sia superfluo sof-fermarsi: il cianuro. Mi auguro che oggi Siderno scelga tutt'altravia di sviluppo. E che le istituzioni, che peranni si sono avvicinati alla questione "Bp"per poi allontanarsene quando non tornavaloro più utile, stringendosi nelle spalle,ascoltino una buona volta i cittadini.L'aver interpetrato la nostra adesione allamanifestazione di oggi come un attacco allasua persona è stato un errore. Siderno nondeve salvarsi da Pino Scarfò ma da unabomba ecologica nascosta per troppi annigrazie a una viscosa e prolungata manipola-zione di echi e a coscienze coperte di pati-na.

P.S. Un ringraziamento ai gen-tili colleghi giornalisti che si sonoarrogati il diritto di pubblicare unareplica (che poi replica non è vistoche è a firma di chi non è mai statochiamato in causa) indirizzata alnostro giornale sulle loro testate,contravvenendo in tal modo aqualsiasi etica deontologica. Nonvolendo avete fatto pubblicità alnostro settimanale.

Il pericolo Emergenza ambientale Botta e risposta oggi ore 11

siderno salvatimanifestazione cittadina

Piazza municipio

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SABATO08 LUGLIO 08www.larivieraonline.com ATTUALITÀ

L.A.Do.S. rinnoval’appello a

donare il sanguenella piazze del

reggino

avviso Continua l’emergenza sangue, nelnostro territorio. Per questo moti-vo, dopo la raccolta ematicastraordinaria della scorsa setti-mana, la L.A.Do.S (LocrideAssociazione Donatori DonatoriSangue) rinnova l’appello alla cit-tadinanza e agli organi di stampaaffinché non ci si dimentichi che imalati non vanno in vacanza, chela solidarietà sociale è indispensa-bile per sostenere le fasce di popo-lazione in difficoltà e che ogni con-tributo, nel rispetto delle normati-ve garanti della salute del dona-

tore e del ricevente, è indispensabi-le al fine di soddisfare il fabbisognodi sangue necessario a sostenere ilnostro stesso territorio.•I prossimi appuntamenti per la rac-colta ematica dell’associazionesono•Oggi, domenica 9 luglio, a Galatro,piazzale Torre Gemelli•Giovedì 13 luglio a Marina di Gioiosajonica c/o sede associazione•Sabato 15 luglio a Bova Marina, viaFiume ex Mercato Coperto•Domenica 16 luglio a Bivongi c/ostruttura ASP

La delegazione della Coldiretti Calabria si è riunita a Roma per manifestarecontro il trattato di libero scambio con il Canada, che per la prima voltanella storia dell’Unione Europea accorda a livello internazionale il vialibera alle imitazioni dei nostri prodotti tipici spalancando le porteall’invasione di grano duro e a ingenti quantitativi di carne a dazio zero.Nell’occasione Molinaro ha chiesto ai parlamentari calabresi di nonratificare l’accordo.

Qualche settimana fà è stata riconsegnata lastatua di Santa Barbara ai Vigili del Fuoco di

Siderno dopo una certosina opera di restauro. Ilripristino pittorico dell’effigie è stato realizzatoda Paolo Tedesco e Mattia Melia della classe 1ªBdel Liceo Artistico, coordinati nel proprio lavorodalla professoressa Daniele. La ricostruzione

delle parti mancanti, invece, è stata ad opera delprofessore Papandrea, che ha coordinato il

lavoro condotto dalla classe 1ªA del medesimoistituto artistico.

È una bellissima giunta rosa quella insediatasi a Caulonia la scorsa settimana. Dopo l’elezione al fulmicotone diCaterina Belcastro in qualità di nuova prima cittadina della città della Locride, sono ben cinque le donne elette

nel consiglio comunale. Un grosso segnale di discontinuità rispetto al passato!

Coldiretti a Roma contro un accordo a danno degli agricoltori calabresi

Siderno: I ragazzidell’Artisticoridanno vita allaS.Barbara deiVigili del Fuoco

Caulonia: unagiunta tuttarosa vorrà purdire qualcosa!

Incarico istituzionale in vista perFrancescoRispoli? “Il consigliere provinciale dicentrodestra Francesco

Rispoli si è lasciato ritrarre,durante un recente

incontro istituzionale, con imassimi vertici del

centrodestra nazionale.Nella foto in allegato

riconosciamo il senatoreTonino Gentile, il consigliere

regionale GiovanniArruzzolo, Angelino Alfano

e due altri consiglieriprovinciali del NCD. È tempo

di “promozione”, per ilnostro?

L’ex sindaco di Gerace, Pino Varacalli, continua lapromozione della propria città anche oggi chenon ricopre più un ruolo istituzionale comunale.Recentemente, infatti, ha voluto partecipare atti-vamente alla Prima alla conferenza programma-tica delle Città del Mezzogiorno svoltosi aMessina, durante il quale ha avuto modo di con-frontarsi anche con il Ministro Marianna Madia.Ma non finisce qui: Varacalli sta facendo promo-zione anche sui social, come testimonia un suorecente intervento sotto un post in cui veniva-no tessute le lodi di Taormina, al quale ha rispo-sto di visitare la sua Gerace prima di confermarequella prima bellissima impressione.

Varacalli nondimentical’amore per lasua Gerace

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ATTUALITÀ

La voce si abbassa e le tue forze ancor di più. Il cuore batte forte e ogni pen-siero si confonde con la paura, il terrore di non poter garantirti una vita tran-quilla e dignitosa, di non poter garantire ai tuoi figli e ai tuoi cari il necessa-rio per vivere e non sopravvivere. Manca il fiato alla notizia di un possibilelicenziamento collettivo di 130 persone.130 è un numero che dietro nasconde 130 vite moltiplicate per un numeroindefinito. Perché quando spezzi la vita lavorativa di un padre di famiglia staispezzando la serenità dei suoi figli, della propria moglie, dei parenti e degliamici, nonché dei colleghi. Quando dici a una mamma che il suo lavoro staper terminare, si spegne la luce di quegli occhi che guardano il proprio figliosorridere; se blocchi l’entusiasmo di un giovane venticinquenne che vive nellaLocride, dove, oltre l’emigrazione per il lavoro e per gli studi, ha solo l’alter-nativa della disoccupazione, e se ti imbatti purtroppo in vie pericolose, anchedella malavita, perché per fare l’imprenditore di se stesso non ne ha avuto lepossibilità, blocchi l’opportunità di ringiovanire un luogo; immagina la vita diuna dializzata che trova riparo nel suo lavoro, aiutandola anche a curarsi(ahimè deve elemosinare non solo il diritto alla salute ma anche al lavoro, inquesta nostra terra di precarietà e disservizi); se dici ad una donna divorzia-ta con alle spalle un drastico matrimonio che non potrà rientrare nei pianiaziendali, la stai separando nuovamente dalla possibilità di rifarsi una vita; sevedi una giovane coppia mano per la mano scendere le scale di quell’immo-bile e chiudere la porta, hai chiuso ogni accesso per costruirsi un futuro, comeil destino di marito e moglie che perderebbero entrambi il lavoro. Perché perogni numero che una azienda conserva nel libro dei lavoratori, per ognimatricola, c’è dietro una vita, fatta di sentimenti, speranze, progetti, sacrifici.Lavori nella tua città e hai costruito la tua vita familiare, i tuoi sogni, coltivi letue passioni dove sei nato, fai della tua attività lavorativa una ragione di vitadi cui andare orgoglioso, vedi la tua città viva grazie al tuo contributo dadipendente di un’azienda costruita e cresciuta con dedizione e rispetto dellavoro e dei lavoratori, ma all’improvviso, per un ragionamento che si distac-ca dalle emozioni, dalle vite di ognuno, dai sentimenti, ma che segue la lineadel profitto e degli interessi, tutto diventa surreale.Call e Call Lokroi, è nominata per essere un’ azienda di cui andare fieri, per-ché il lavoro è retribuzione, il lavoro è diritto, il lavoro è forza ed unione, illavoro è colleghi ed amici, il lavoro è opportunità di crescita, il lavoro ècoscienza. Imprenditori del nord che investono al Sud con altri uomini delsud e proseguono un progetto tutto made in Locri con uomini del posto chefiutano l’opportunità di crescere. Imprenditori che credono in questa terra evengono supportati da finanziamenti pubblici, vengono spinti dall’entusia-smo di imprenditori, sostenuti dal lavoro di uomini e donne.Ma spesso ti accorgi che non basta e qualcosa che sa di paradosso spezza l’ar-monia. Per quanto tu possa fare, spesso gli obiettivi non sono uguali per tutticosì, pur avendo le carte in regola, pur vincendo una gara tra i migliori com-petitor dei call center, il tuo committente (questa la comunicazione ufficialedei sindacati) non ha i tuoi stessi piani, o meglio, detta legge e, dunque, pro-pone altre mete. Locri diventa un luogo da penalizzare, da scartare, perché,come riferito alle sigle sindacali dalla stessa Azienda, per una migliore orga-nizzazione e logistica, la sede di Casarano, una delle sedi della Call e Call hol-ding, su territorio pugliese, più si addice alle esigenze del committente.È il mercato degli affari, l’azienda deve accettare (?), nulla può (?), e quel-l’orgoglio di appartenere a Call e Call Lokroi si trasforma in rabbia.Maledetti noi che restiamo in questa terra, dove il lavoro lo devi elemosina-re e lo perdi per un semplice motivo: questa terrà non è fertile. Ma chi lo spie-ga ai nostri figli? Chi lo dice a loro che il coraggio di restare e vivere in que-sta terra non è un esempio da seguire ma da condannare?130 licenziamenti. Alternative? Disoccupazione, lavoro nero, emigrazione,criminalità. La dura legge di chi resterà in questa terra, perché i diritti sonocalpestati. Ho iniziato a lavorare subito dopo la laurea, facendo delle mie pas-sioni un lavoro, per poi incontrare Call e Call e innamorarmene. Alti e bassi,dolori e gioie, schiaffi presi e accettati, ingiustizie subite, crollo morale e fisi-co. Ma sempre con la schiena dritta e a testa alta con orgoglio ho indossatoquesto mestiere (che mi sta stretto ma che rispetto) perché di fronte a me hol’onestà intellettuale, una retribuzione vera e non elemosinata e un’occupa-zione nella mia città che mi ha permesso di costruire una famiglia, mi ha datole basi per costruire altri progetti e crescere insieme ad altri uomini e donne.Io sono qui. Non lo so cosa mi spinge ancora a credere in questa terra, dopoessere stata bistratta sul mio posto di lavoro, dopo aver ricevuto delusionedalla mia passione giornalistica, il mio primo impegno (guai però a chiamar-lo lavoro, perché ad avere una busta paga lì era un sogno), dopo aver vistoandare in frantumi il progetto sportivo costruito con mio marito e altri giova-ni imprenditori, dopo essere stata svegliata più volte nel cuore della nottedagli spari e dalle barbarie di alcuni bastardi che hanno minacciato la miafamiglia.Non lo so perché la Calabria non mi fa andare via. Eppure ai miei figli stoinsegnando ad amare la propria terra. Ad apprezzare ogni singolo angolo diquesto luogo bello ma difficile. Sono sicura che cresceranno più forti e corag-giosi. In questi 10 anni lavorativi anche io sono cresciuta e diventata più forte.Ricordo i primi momenti vissuti in Call e Call, quando ancora eravamo per-sone, anime con una storia tutta da raccontare e c’era pure qualcuno che ciascoltava: il nostro capitano. Colui che ci abbracciava e ci aiutava a rialzarciogni qualvolta si cadeva. Si cresce ed, erroneamente a mio avviso, si pensache di quella figura puoi farne a meno. Invece no! Tu di un padre non puoimai farne a meno. Ma devi andare avanti e lo fai anche con altri uomini,sapendo che il tuo capitano è sempre lì, sta in disparte però.Oggi ci ritroviamo senza un servizio e una parte di call center rischia il licen-ziamento collettivo. Locri sarà depotenziata. Eppure parlano tutti di svilup-po socio economico, di legalità, occupazione. Saranno numeri ad andar viama io so che quei numeri sono storie da vivere, da raccontare, sono personecon cui ho lavorato e spero di farlo ancora; sono cuori che battono per que-sto territorio, sono sorrisi che regalano soddisfazioni, sono voci di uomini edonne che, onestamente, fanno il loro lavoro e, nonostante qualcuno li criti-chi, sono invidiati. Vedo i loro occhi e ascolto le loro voci, si sforzano al telefo-no con il cliente, si sente la rabbia e la malinconia, si respira un’aria diversa aCall e Call e, per quanto assurda possa essere la realtà, è questa.Non parliamo di chiusura ma di possibili 130 licenziamenti.

Domenica Bumbaca

La riflessione di Domenica Bumbaca, impiegata delCall&Call, dimostra come, dietro la “razionalizzazione”

che rischia di far chiudere la sede locrese, si nasconda il dramma di130 impiegati e delle loro famiglie che oggi, a dispetto delle belleparole istituzionali su sviluppo socio economico, legalità eoccupazione, hanno solo disoccupazione, lavoro nero, emigrazione ecriminalità come alternative per il futuro.

Locri

dipendenti senza futuro?

Call&CallLokroi:

130

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Definirsi amanti della natura e del biologico non basta, bisogna dimostrarlo.La macelleria Giorgini di Siderno, l'unica nella Locride a vantare il marchio I.G.P.(Indicazione Geografica Protetta) sinonimo di prodotti enogastronomici tipici dialta qualità, ha scelto di condividere con i propri clienti il valore della trasparenza,del gusto e del benessere puntando al Bio e al naturale.Per la macelleria Giorgini bio e natura non sono semplicemente una tendenza, mauna vera e propria vocazione: solo così è possibile offrire prodotti che rispettanol’integrità del territorio per recuperare l’autenticità e la genuinità dei sapori.Scegliere le carni biologiche della macelleria Giorgini ma anche i formaggi, i salu-mi, le marmellate, la pasta significa portare in tavola il vero piacere della qualità. Da Giorgini trovi il Grana Padano D.O.P al Naturale ovvero prodotto senza l'uso diconservanti. Altra eccellenza che potrai gustare da Giorgini e la carne di Suino Nero di Calabria,allevato secondo natura. L’alimentazione rustica dei suini neri garantisce alla carneun gusto dolce e deciso, con striature di grasso rosate che danno delicatezza al pala-to.Il segreto dei prodotti Giorgini è la terra, che viene rispettata, aspettando paziente-mente la rotazione del terreno, usando solo concimi naturali; il resto del lavoro lofa la passione che da anni li contraddistingue.

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VITO PIRRUCCIO

Ogni anno, in questo periodo, la rivistaTUTTOSCUOLA fondata nel 1975 daAlfredo Vinciguerra, oggi diretta daGiovanni Vinciguerra e coordinata dal dina-mico ispettore Alfonso Rubinacci, ci mettedavanti agli occhi un dato inquietante: i fur-betti della Legge 104 continuano imperterri-ti a farla da padrone, ma solo al Sud e, inparticolare, in terra di Calabria la cui scuola,da un lato, celebra i riti della legalità e, dal-l’altro, si misura quotidianamente con la“carica dei 104” (docenti e personale ATAche, in spregio a una legge di civiltà, surclas-sano i colleghi nei trasferimenti, nelle prece-denze di assegnazione plessi, nelle gradua-torie dei perdenti posto in caso di esubero,nelle assenze autorizzate; beneficiano dellederoghe nei casi previsti dalla LeggeFornero, ecc.). Siamo alle solite: ci si indignaa cadenza annuale, salvo ritornare comeprima dopo gli strali. I dati TUTTOSCUOLA, ripresi e commen-tati magistralmente da Gian Antonio Stellasul Corriere della Sera del 2 luglio scorso,fotografano una mappa implacabile dellafurbizia, elevata a sistema, e colpevolmenteassecondata dall’inerzia di uno Stato che,anche quando tale pratica illegittima vienedocumentata, non riesce a restituire giusti-zia né agli interessati né alla collettività che,a questo punto, ha buoni motivi per alzarebandiera bianca in segno di resa. GianAntonio Stella nel suo articolo “La beffadei disabili a carico, record dei maestri fur-betti trasferiti nelle scuole del Sud”, richia-ma alla nostra attenzione la famosa dichia-razione del provveditore di AgrigentoRaffaele Zarbo, apparsa su “La Sicilia”:“Non c’è alcuna norma che costringa a revo-care il trasferimento ottenuto grazie allaprecedenza suddetta, nel caso in cui la stes-sa venga revocata dopo il medesimo trasfe-rimento.” E, ancora, rincara la dose sottoli-neando il giudizio di Ignazio Fonzo, magi-strato impegnato a smascherare gli imbro-glioni, il quale conferma: “Già il rimpatrio làdove chi ha fatto il furbo stava, per me, èpoco. Che razza di esempio dà un professo-re che imbroglia? Lo rimettiamo in cattedraad insegnare? Cosa insegna agli studenti:“Furbizia applicata”? Ma queste sono leregole. Se non le cambiamo noi giudici pos-siamo soltanto fare ciò che dice la legge.Fine. A volte “ammuttamu u fumu co astang”, spostiamo il fumo col bastone …”.Scrive TUTTOSCUOLA: “In Calabria soloun quinto dei posti disponibili per trasferi-menti va a chi non si avvale della Legge104”: 101 su 127, cioè quattro docenti su cin-que hanno fruito della Legge 104. Nel con-tempo nessuno si è avvalso della Legge 104in Friuli; solo lo 0,7% tra i 143 trasferiti inVeneto; non si è andati oltre lo 0,9% inPiemonte e Marche; in Toscana si è arrivatiall’1%; in Lombardia all’1,2% (4 maestre su339 trasferite); in Emilia Romagna l’1,5%. C’è la forza di commentare tali dati o dob-biamo mettere il cartello “RESA!” all’entra-ta delle scuole?Chi scrive, nel lontano 2012, si scontrò conl’allora segretario regionale della CGIL-SCUOLA Calabria che, insieme alle altresigle sindacali, firmò a livello regionale uncontratto integrativo sulla mobilità deiDirigenti Scolastici che escludeva l’applica-

zione della legge 104 per i dirigenti perdentiposto a seguito di dimensionamento dellerete scolastica: nella Calabria dei furbettidella Legge 104 l’Amministrazione e il con-torno sindacale trovarono, allora, il coraggio(sic!) di porre un argine “all’abuso sull’appli-cazione della legge 104” per i dirigenti, ele-vati a capri espiatori, nel mentre il resto delpersonale produceva vantaggi a go go… Aquel tempo ero alle prese con l’assistenza dimia madre vissuta nella mia casa per 11 anni,fino all’età di 91 anni, e amorevolmente assi-stita alla faccia della Legge 104 e di quelloStato che avrebbe voluto segnare la sua pre-senza di legalità circoscrivendo la “nonapplicazione” a uno sparuto gruppo didipendenti che non avrebbe fatto “scrusciu”.L’anno dopo il rigurgito di legalità conquista-

to dall’Amministrazione Scolastica calabre-se sostenuta dal codazzo sindacale, il MIUR,constatando l’assurda trovata, con la notaprot. 6435 del 25/06/2013, ha diramato unadirettiva che ha ripristinato il diritto per tutti.Io, però, non degnai d’attenzione questoStato fattosi forte coi famosi “due e pesi edue misure” e non presentai alcuna richiestané reclamai il posto nella città dove risiede-va mia madre né utilizzai mai i tre giornimensili di permesso che nelle scuole imper-versano senza sosta da quando la legge èstata concepita e senza consentire possibilitàalcuna di accertare la reale applicazione.Tanto per essere concreti, la sfilza dei bene-ficiari, con il garantismo attuale, può anda-re a fare shopping, recarsi al parrucchiere,fare sedute di fitness e con una semplice

comunicazione, adducendo il richiamo allalegge 104, assentarsi dal lavoro con sicurezzadella retribuzione e senza possibilità alcunadi discussione. Al preside-sceriffo con lepistole scariche, messo alla gogna dalla cari-ca dei buonisti-garantisti “senza se e senzama”, non gli resta che presidiare come può ilsuo fortino scolastico e con l’ausilio deidocenti stakanovisti provvedere a tappare ibuchi di assenza creati dal personale alleprese con l’assistenza ai diversamente abili diturno. Come dice la mia segretaria: “I fur-betti si danno allo scialacquamento e i fessilavorano al loro posto”. Alla faccia dellalegalità e di quella sfilza di progetti cheimbellettano la scuola calabrese, mentre lastessa sprofonda sotto la clava dei furbettidella legge 104! Prosit!

LA SCUOLA CALABRESE TRAI RITI DEI PROGETTILEGALITA’ E ILRECORD DEI

FURBETTI DELLALEGGE 104

La Rubrica

Il letale ed anacronisticoossimoro del Palazzo – 22

Giovanni Barbuto, ma più niente

sarà come prima,ciao papà.

Enzo guarnieriPapà ti voglio ricordare così

sorridente... per me sei stato e lo sarai ineterno un padre esemplare. ti voglio un mondodi bene. adesso che hai finito di soffrire RIP...

un bacio dal tuo Giacca i FerruAbbiamo riportato il post di facebook del figlio minore,

raffaele guarnieri, ex giocatore del siderno calcio.

Tralasciamo per il momento di inte-ressarci del pensiero e dell'opera diDon Milani,perché si sono verificatedue situazione che, per dirla allaCamilleri, mi hanno fatto girare iCabbasisi. Ho letto che i pensionati

che hanno l'accredito alla posta riceverannola pensione il primo del mese, anche se disabato, mentre coloro che hanno la pensioneaccreditata in banca, il primo giorno bancabi-le. Da cosa discende questa differenziazione?Semplice: il sabato la posta lavora mentre lebanche no. Non entro nel merito del contrat-to bancario ma mi chiedo: è giusto che uncontratto di lavoro settoriale possa avereripercussioni su tutti quanti i cittadini? ILDecreto legge n. 65/2015, come modificatodal Decreto Milleproroghe, contiene unanormativa che ha già stabilito degli sposta-menti delle date di pagamento delle pensioniogni mese . Ebbene, nell'art. 6 del Decretoviene stabilito che a decorrere dall'anno 2018,

detti pagamenti sono effettuati il secondogiorno bancabile di ciascun mese. Mi chiedodue cose. E' legale la differenziazione fra cor-rentisti postali e bancari, essendo l'accredita-mento obbligatorio? Se un correntista banca-rio ha scadenze giorno 1 e la pensione gliviene accreditata giorno 4 nel caso la banca,per mancanza di fondi, non effettuasse ilpagamento, verrebbe segnalato al Crif comesoggetto cattivo pagatore? Nel caso la bancautilizzasse il fido, il pensionato dovrebbepagare gli interessi su somme che, invece, inrealtà avrebbe dovuto incassare giorno 1? Misono trovato a far parte del pubblico accorsonella sala consiliare di Locri per ascoltare ilDirettore Generale dell'ASP di ReggioCalabria, Giacomino Brancati. Ero anch'iosperanzoso di ascoltare quali interventi persalvare l'ospedale avrebbe illustrato.D'altronde anche lamise verde, uguale ai chi-rurghi, era un simbolo di preparazione all'in-tervento risolutivo. Purtroppo il messaggio

SUBLIME del Direttore non l'ho capito e lacolpa è stata, sicuramente, mia, PLEBEOnon avvezzo a comprendere il profondo signi-ficato dell'intervento. Jacopo Giuca, però, nelmagistrale articolo scritto su Riviera del 2luglio, ha evidenziato l'indolenza e gli insultiriservati dal Direttore generale alla platea.Eravamo tutti quanti rin .. cretiniti? Mi vienein mente un siciliano Vitaliano Brancati.Quello davanti al quale si pone è un mondodal quale egli giudica e contempla gli uominiche lo circondano, facendo, così, nascere lasua satira politica e quella della vita provincia-le. Il mondo appare così dominato da perso-naggi dalla testa vuota, vanagloriosi cheappartengono alla schiera dei vanitosi. Miviene in mente un altro siciliano, LuigiPirandello. Con la dovuta fermezza, Toti hafatto capire a Giacomino che deve prendersile sue responsabilità. Se innaffi una pietranon aspettarti fiori. Pensaci Giacomino.

Tonino Carneri

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Lettera del vescovo a minniti

Ringrazio S.E il Prefetto per aver volutoquest’incontro. E’ una gioia ed un onorepoter accogliere in questo luogo sacrotante Autorità civili, militari e religiose. E’un segno di attenzione a questo Santuarioe a tutti i suoi devoti. Un’attenzione alnostro territorio, alla sua gente, onesta elaboriosa, che non si lascia scoraggiare difronte a nessun ostacolo.

Questo luogo sacro, cuoredell’Aspromonte, nell’anti-chità centro di spiritualitàmonastica, ha sempresvolto un ruolo catalizza-tore della pietà popo-lare della gente delSud. Il nostro incon-tro è un’occasione perlanciare un segnale disperanza alle nostrepopolazioni, troppospesso umiliate edimenticate. La presen-za del signor Ministro

ci rinfranca e

c’incoraggia. Lei, signor Ministro, proviene da questaterra, vi abita, è calabrese come noi. La nostra gente lastima e ripone in lei tanta fiducia. Ne conosce i proble-mi, le attese. conosce anche le difficoltà in cui versanotanti nostri comuni, che stentano ad andare avanti e asvolgere i loro essenziali compiti istituzionali. Molti diessi chiedono di essere supportati ed accompagnati.Mi spiace per i disagi incontrati per raggiungere questoluogo. Purtroppo il sistema viario che porta al Santuariova reinventato ogni anno dopo la stagione delle piogge:è precario, insicuro e a lungo impraticabile. Un interven-to strutturale completo, oltre a favorire un accesso piùagevole e sicuro, consentirebbe una presenza ed un’atti-vità religiosa più continua a tutto vantaggio delle nostrepopolazioni.Permettetemi di condividere alcune riflessioni su untema che tocca la vita, la storia e la spiritualità del nostroSantuario. Ci provo, consapevole della sua delicatezza.Devo anzitutto confessare, come vescovo di questa dio-cesi, che ho sempre provato grande disagio di fronte allaricorrente qualificazione di Polsi come “Santuario della‘ndrangheta”, tanto da pensare alla rinuncia al titolo di“Abate di Polsi”, se questo non avesse avuto significatodi resa. Non solo non vogliamo arrenderci, ma deside-riamo offrire ai devoti un luogo di preghiera libero dacontaminazioni esterne. In questi tre anni di ministeroho avuto modo di conoscere ed interfacciarmi con storiedi fede e manifestazioni di religiosità popolare, maanche con fatti e misfatti che hanno deturpato l’immagi-ne del Santuario. La storia recente, attraverso indaginiinvestigative, accurate e specializzate, ha messo in lucel’organizzazione di summit di ‘ndrangheta nei pressi diquesto luogo, che non fanno onore a Maria, madre deldivin Pastore, e neanche anche fede semplice e spon-tanea di tanti suoi devoti. Anzi ne sono una offesagravissima che nessuno potrà mai cancellare. Mi sono posto davanti a questi fatti con l’animodel pastore: di fronte alle sconfitte, alle diffi-coltà, ai fallimenti, agli errori ed alle feritesubite, ho pensato che bisogna mettere alprimo posto il bene dei fedeli e ripartirecon rinnovato ardore, senza trincerarsi inatteggiamenti di distacco o di difesa,

come se niente fosse successo. Mi sono reso conto del-l’urgenza di un riscatto morale per rispetto verso lagente di Calabria che qui viene unicamente a pregare ea riconciliarsi con Dio e con la vita. D’altra parte sareb-be stato irrispettoso della tradizione di fede e di cultoche in questo luogo da secoli è stata vissuta arrendersi difronte all’arroganza di pochi e non adoperarsi in tutti imodi per preservare questo luogo da quanto non siaddice alla sua sacralità. Se è vero che la mafia è un feno-meno umano e come tale ha un inizio ed una fine, quinon può avere vita né protezione. E’ un bubbone peri-coloso, perché capace di strumentalizzare la fede di chiviene esclusivamente a pregare e a porre sotto la prote-zione di Maria la propria vita, con i suoi problemi e lesue sofferenze. A questo popolo che già soffre tanteumiliazioni non si può né si deve togliere la speranza. Esi toglie la speranza, quando si lasciano prevalere mino-ranze agguerrite e arroganti che lo tengono sotto scacco.Per fortuna il lavoro svolto in questi anni dalle forze del-l’ordine e dalla magistratura è riuscito a tenere sottocontrollo un territorio troppo esposto alle derive dell’il-legalità e della violenza. Un impegno molto arduo alquale le sole forze dell’ordine e della magistratura nonpossono far fronte, se non si progetta un'incisiva azioneculturale che aiuti a sviluppare una maggiore consape-volezza della pericolosità della mentalità mafiosa. Senzaquesta azione di formazione diventa difficile la lotta con-tro la mafia.In questa prospettiva mi è parso importante avviare unaserie di iniziative pastorali sino ad indire una Giornatadiocesana di preghiera per la conversione dei mafiosi ela custodia della casa comune per il primo sabato delmese di ottobre. L’obiettivo è sollecitare il coinvolgimen-to della comunità cristiana nelle problematiche del ter-ritorio, in modo da essere sensibilizzata e messa di fron-te alla gravità di fenomeni legati alla criminalità e all’il-legalità. Pesa ancora oggi il lungo ritardo della chiesa neldenunciare e prendere le distanze di fronte alla gravitàdel fenomeno mafioso. Troppo a lungo, mafia e Chiesasono andati a braccetto nello stesso territorio. La mafianon era contro la Chiesa e la Chiesa non mostrava inte-resse a mettersi contro di essa. Questo silenzio ha age-volato il formarsi di una mentalità mafiosa, che rappre-

senta l’humus malefico che rende sempre più difficile lalotta alla mafia. Ma - come affermava uno storico marxi-sta Francesco Renda – la sottovalutazione del fenome-no mafioso è stata della Chiesa, ma non solo. Tutta lacomunità civile nazionale l’ha sottovaluta per un lungoperiodo.Il cambio di passo è maturato progressivamente. Dopola strage di Capaci e di via D’Amelio, dopo l’invettiva disan Giovanni Paolo II nella Valle dei templi adAgrigento e dopo gli omicidi di don Pino Puglisi e di donGiuseppe Diana, è emersa la necessità di una lotta piùdeterminata e sinergica. Dalla tolleranza e acquiescen-za, dalla coabitazione senza conflitti si è passati alladenuncia aperta. La Chiesa ha definitivamente voltatopagina.L'ha fatto in modo autorevole con l’intervento di papaFrancesco nell’omelia tenuta nella piana di Sibari il 21giugno 2014. Ero presente, quando il Santo Padre pro-nunciò parole pesanti contro i mafiosi: “La ‘ndranghetaè questo: adorazione del male e disprezzo del benecomune. Questo male va combattuto, va allontanato!Bisogna dirgli di no! … Coloro che nella loro vita seguo-no questa strada di male, come sono i mafiosi, non sonoin comunione con Dio: sono scomunicati! ”. Si puòdiscutere sulle modalità di applicazione di una pena del

ATTUALITÀ

La Madonna di P

Siamo stufi di es

ILARIO AMMENDOLIA

“Com'è buono Lei….”, “Com'è umano Lei”….esclamava Fracchiadinanzi ai suoi storici tormentatori.Fracchia vive in ognuno di noi!La fortuna del personaggio di Paolo Villaggio è stata proprio questa.I suoi film parlano della nostra “timidezza” che in molti casi si trasfor-ma in viltà dinanzi alle “autorità”. Un atteggiamento che ci rende per-sonaggi goffi, perennemente costretti a subire, a guardare sempre lostesso film e a sottoporci a esercizi “fisici” umilianti e stressanti.Tradotto, e pur senza generalizzare, è evidente che siamo sempre pron-ti ad applaudire le autorità regionali, i ministri, i prefetti, i questori, ivescovi, i magistrati, i presidenti, i finanche i capi mafia e, in mancanzadi questi, i loro gregari invece che metterli dinanzi alle loro responsabi-lità.Loro passano, si “alternano” ma noi restiamo sempre prigionieridella nostra pavidità, sballottati tra Scilla e Caridi.Non ci siamo stancati di interpretare Fracchia?La notte di lunedì scorso la Locride è stata investita da un'operazione dipolizia che ha impegnato mille (1000) carabinieri e ha portato in carce-re 116 persone, circa trecento gli indagati.Secondo gli inquirenti la 'ndrangheta controllerebbe tutto: “gli appalti,l’edilizia pubblica, quella privata, le elezioni, guadagna sugli stessi beniche le sono stati confiscati, regola con i propri tribunali i rapporti fra gliassociati e fra i clan, istruisce processi, commina sanzioni, arriva perfino

FracchLa maxioperazione

“Mandamento Ionico” ha catalizzato

l’attenzione di tutto ilPaese venendo descritta

come una grande vittoriadello Stato. Eppure, a ben

guardare, ha colpito comeal solito i Fracchia della

situazione (poveri sventurati

scambiati per grandi bossproprio come nel film di

Paolo Villaggio)dimostrando piuttosto,quanto la guerra alla

‘ndrangheta sia in realtàfallita.

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La simbologia del santuariotra sacro e legalità

genere. Esse sono già allo studio.Alle parole del santo Padre seguì la presa di posizionedell’episcopato calabro. Con il documento“Testimoniare la verità del vangelo. Nota pastorale sulla‘ndrangheta” (25 dicembre 2014) si disse chiaramenteche “la ‘ndrangheta è negazione del vangelo”, che “nonha nulla di cristiano”, “è altro dal cristianesimo, dallaChiesa”, “è una struttura di peccato che stritola il debo-le e l’indifeso, calpesta la dignità della persona, intossicail corpo sociale”, allontana gli uomini da Dio e dal vive-re sociale, crea un sistema alternativo di illegalità cheuccide l’uomo.Questa presa di posizione portava a smascherare i riti edi simbolismi pseudoreligiosi usati dalla mafia a fini stru-mentali. Proprio perché – come affermava GiovanniFalcone - “entrare a far parte della mafia equivale a con-vertirsi ad una religione”, attraverso l’adulterazione deisimboli religiosi i mafiosi si sono costruiti una religionea proprio uso e consumo e spesso sono riusciti ad impor-la ad altri. Sono stati capaci di far passare inosservata lacontraddizione esistente tra il dichiararsi religiosi e l'es-sere associati ad una cosca, tra il portare sul corpo sim-boli cattolici (catenine, croci, immagini sacre, santini) el’essere spietati assassini. Come Vescovi calabresi, abbia-mo denunciato questo fenomeno, affermando che “l’as-

similazione tra certe forme di manifestazione della pietàpopolare e della devozione e certi riti pagani e mafiosidi affiliazione ai clan è scandalosa”.Oggi appare più evidente che il modo di vivere la reli-giosità da parte dei mafiosi non ha niente a che vederecon la fede cristiana. Abbiamo chiarito che “attraversoun uso distorto e strumentale di riti religiosi e di formu-le, che scimmiottano il sacro – si pone come una vera epropria forma di religiosità capovolta, di sacralità atea,di negazione dell’unico vero Dio”. Una “religiositàdeviata”, attraverso la quale, usando “un linguaggio diatti sacramentali (si pensi alla figura dei padrini), “i bosscercavano di garantirsi obbedienza, copertura efedeltà”. Quando si nega la dignità umana con le azionicriminali e con il malaffare eretto a sistema non solo nons’incontra Dio, e quindi non si compie alcun atto religio-so, ma ci si allontana da quella umanità che Gesù haindicato come vera religione.Per non appesantire ulteriormente il mio intervento, mipongo solo una domanda: cosa resta da fare? Sappiamoche sono state dette e scritte tantissime cose, sono statefatte tante denunce. Basta tutto questo? La risposta èscontata, quanto scontata è la richiesta generale diattenzione a questo territorio da tutti i punti di vista.Non è mio compito dire cosa possano o debbano fare loStato e le Istituzioni, a diversi livelli in cui operano. Masono evidenti le difficoltà in un territorio ove è più mar-cata la concezione dell’antistato e lo scetticismo nei con-fronti delle istituzioni.Come Chiese di Calabria abbiamo avviato un percorsodi purificazione di quelle forme di distorta sacralitàannidata nelle pieghe della religiosità popolare. E Sullareligiosità popolare sappiamo di dover lavorare molto.C'è molto da fare a livello formativo e culturale in vistadel superamento di una mentalità mafiosa così radicata,da condizionare persino le manifestazioni religiose. E’questa una grande sfida non solo per la chiesa, maanche per le istituzioni civili. Personalmente penso che alla cultura mafiosa ed allareligiosità devozionale deviata deve fare da contrappesouna fede, che inietti lievito evangelico nell’intimo dellecoscienze e della vita. La fede ridotta ad una superficia-le verniciatura, non incide minimamente nella vita dellagente e della società. Quello che vogliamo fare senza

invadere il campo delle istituzioni civili è innescare pro-cessi di rinnovamento cristiano che traggano ispirazionedal Vangelo. Noi vescovi calabresi sappiamo qual è il ruolo dellaChiesa, che “è madre; e come tale “accompagna” sem-pre l’uomo, per aiutarlo sia a riconoscere i propri errorinell’alveo della giustizia e a convertirsi; sia ad impedireche si smarrisca… è necessario che la Chiesa sia se stes-sa, anche quando difende la verità del vangelo di fronteal terribile fenomeno mafioso” (Testimoniare la veritàdel vangelo, 15).Siamo pronti ad operare per una pastorale che abbiaun’attenzione sempre maggiore al territorio e alle sueproblematiche, all’impegno socio-politico ed alla curadel creato. Ma sappiamo che occorre lavorare moltosulla frattura tra la professione esterna della fede e l’im-pegno nel quotidiano. E’ la stessa frattura che vive ilmafioso che concilia la sua condotta con gesti di appa-rente religiosità. Il nostro impegno come Chiesa è soprattutto a livelloformativo. Oggi più che mai siamo investiti di questamissione: formare ad uno stile più evangelico, che accol-ga i valori della povertà, della non violenza, del perdonoe della misericordia, senza lasciarsi ammaliare dal pote-re del denaro, soprattutto se viene dal mafioso ‘benefat-tore’. Come vescovi ripetiamo spesso che “al poteremafioso, che seduce ancora singoli ed istituzioni, dob-biamo opporre quel tanto auspicato e nuovo senso criti-co, per discernere i valori evangelici e ‘l’impegno dei cri-stiani nella polis – come espressione della carità e dell’a-more che il credente vive in Cristo”, senza disertare lapolitica, anche se casi di corruzione spingerebbero acedere alla tentazione di farsi da parte”(Testimoniare la verità del Vangelo, n. 11).A questa conclusione desideriamo restare fede-li. Senza farci illusioni. Ma sappiamo che,quando il livello morale cala, la mafia la fada padrona e la società civile resta invi-schiata senza scampo nelle maglie dellaburocrazia e della corruzione. Alloratutto si fa più difficile.Grazie, signor ministro, grazie signorPrefetto, grazie gentili Autorità chesiete intervenute così compatte. Questa

nostra terra sa essere leale verso le istituzioni e le rispet-ta, specie quando esse si fanno vicine e ne interpretanoi bisogni fondamentali, tra i quali in primo luogo il lavo-ro e lo sviluppo. Ma pesa molto la distanza economicadal resto del Paese. A nessuno va bene un’Italia a duevelocità troppe differenti tra loro. Questa terra si senteparte dell’Italia e ancora piange i suoi giovani morti inguerra per la patria.Sono certo che lo sguardo di Maria, madre del DivinPastore, Madonna della Montagna di Polsi, ritornerà asorridere su quanti vengono qui, per incontrare la gioiadel perdono e ripren-dere la via di unavita nuova.

Grazie.

Polsi

sserea “regolare” le relazioni sentimentali di giovanissime figlie di boss, punen-do ex fidanzati stufi o fedifraghi.” «I metodi che abbiamo individuato sono diversi – spiega il comandantedella seconda sezione investigativa del Ros, Roberto Sabatino. – C’è l’in-filtrazione nelle amministrazioni comunali, che lascia come innumerevoliturbative d’asta attraverso il metodo dei “lavori di somma urgenza”, il con-trollo di forniture, l’imposizione di manodopera e materiali a ditte com-piacenti, o ancora la fittizia intestazione di società usate per accaparrarsil’appalto, magari grazie ad un accordo premio con avversari o concorren-ti». Le cosche sarebbero state impegnate finanche nella costruzione delnuovo tribunale di Locri.Che volete di più?I giornali calabresi dedicano all’operazione brillante e splendente le primepagine. I quotidiani nazionali non sono di meno.I canali Rai trasmettono l’operazione “mandamento Jonico” come secon-da notizia, dopo gli eterni “migranti” e prima dell’ennesimo test del NordCorea che potrebbe scatenare una guerra atomica.Viene spontanea una domanda: ma… non sono passati più di trent'annida quando lo Stato avrebbe dichiarato guerra alla 'ndrangheta?La "guerra dei trent’anni" viene ricordata come una delle più lunghe dellastoria. In Calabria, dopo lo stesso tempo, siamo ancora all’inizio.Sfogliate i quotidiani di trenta anni fa, (io l’ho fatto) individuate personag-gi, “famiglie”, circostanze, metodi, contesti, finanche le parole, e constate-rete con i vostri occhi che tutto è - sostanzialmente - come allora. Sonocambiati molti “soldati”, è stato sostituto qualche “ufficiale”, le faidehanno messo fuori combattimento molti “protagonisti”, ma il film è sem-pre uguale.Continuano a proiettarci “La corazzata Kotiomkin” è noi continuiamo afar finta di commuoverci!Scorrete i nomi degli arrestati nell’operazione “mandamento Jonico” e, inmolti casi, ritroverete “personaggi” e “interpreti” di vicende antiche.Accanto a loro molte timide “comparse” di alcun rilievo, molto spesso gio-vanissimi indagati per qualche giornata di lavoro agricolo.Un vecchio di 92 anni è stato “fermato” perché sarebbe il capo mafia. Sia detto sommessamente e con il dovuto rispetto ma a 92 anni che biso-gno ci sarebbe stato di ricorre al “fermo”? Un ragazzino di appena 15 anni affascinato dalle gesta di un capo cosca.Un giovane rampollo di ndrangheta, novello Luigi XIV, esclama “qua lostato sono io”!Mettete insieme le cose che abbiamo finora detto e domandatevi: cosasignifica tutto ciò?Una sola cosa: la lotta alla ndrangheta - questo tipo di “lotta”- è misera-

mente fallita.Ha fatto la fortuna di pochi, anzi di pochissimi, ma è fallita .Non poteva che andare così e le classi dirigenti ne hanno avuto sempre lapiena consapevolezza.La ndrangheta non nasce sotto il cavolo ma è figlia di un modello disocietà, del degrado, figlia della rimozione della sempre più drammatica“questione sociale”.Simbolo dell’abbandono della Calabria.Se non si interviene, e seriamente, su questi punti tutto il resto è fuffa.Lo sanno loro!Lo sappiamo noi!Non si combatte la 'ndrangheta con gli istituti di pena che formano i qua-dri mafiosi; non la si combatte spendendo in repressione più che nellasanità, nel lavoro, nella scuola, nella cultura. Quando, nel mese di luglio del 2017. Si dice che nella Locride la 'ndran-gheta controlla anche il respiro, si ammette che 30 anni di maxi retate, digiustizia sommaria, di scioglimenti a catena dei consigli comunali sonostati inutili.Che operazioni accompagnate da squilli di tromba così forti da rimbom-bare in tutta Italia (e anche oltre) sono state polvere negli occhi per oscu-rare una “politica” che, al di là degli schieramenti, nel Mezzogiorno è stataed è fallimentare.Non ho alcun titolo per giudicare le singole operazioni disposte dallamagistratura, ma mi indigna il fatto che dopo ogni “maxi retata” i giorna-li, i politici, gli intellettuali, gli uomini di Chiesa, continuano ad esclamarecommossi “quanto siete bravi voi” per poi sostanzialmente voler dire“quanto siamo bravi noi”!Senza un minimo di riflessione.Senza alcuna voglia di analizzare i risultati.Non mi atteggio a “grillo parlante” ma, quale è il ruolo del pensiero libe-ro, quale sarebbe il ruolo dei giornali se non evidenziare le contraddizionidrammatiche tra la realtà e la rappresentazione che di questa viene dataai cittadini?Il giornalismo non dovrebbe essere un servizio dato alla gente comune,soprattutto ai più sprovveduti?C’è una bella frase evangelica che recita “sia pur tutti, io no”!Invito ognuno di voi a farla sua.Da parte mia, non pretendo di conoscere la verità ma non mi va propriodi continuare a balbettare tremante verso tutte le “autorità” le sillabe diFracchia: “Com'è bravo Lei!”Ognuno di noi è libero di dire forte e chiaro: no, io no! Io non sonoFracchia!

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CULTURA

“Non importa se siamo malati osani. L’importante è ciò cheognuno può dare agli altri”.Con questo messaggio RoccoParrelli ha chiuso la suabrillante prova d’esame davantialla commissione insediata allaGesumino Pedullà di Siderno.

LEZIONE DI VITA DI UN RAGAZZODISABILE DURANTE L’ESAME DISTATO PRESSO LA SCUOLA MEDIAG. PEDULLA’ DI SIDERNO VITO PIRRUCCIO* VINCENZO ASPREA**

La scuola è un luogo unico pur con tutti i suoi difetti e lesue incurie statuali: sa trasmettere emozioni esistenziali piùdi ogni altro ambito istituzionale della vita civile e sociale.Il tema di questo articolo non riguarda finalmente quellascuola che, specie in vista dei risultati finali, balza in “catte-dra” con le incresciose diatribe docenti - genitori-sindaca-listi dei loro figli alle prese con la contestazione dei voti einsegnanti in trincea barricati a difendersi dagli strali riven-dicativi delle mamme (qualche volta, anche, dei papà)inferocite per aver creato traumi (sic!) ai/alle loro bambi-ni/bambine, così etichettati/e anche se un po’ grandicelli/e.Oggi non ci occupiamo fortunatamente di questi stucche-voli risvolti che relegano la scuola a pubblici sfogatoi digenitori alle prese con un mestiere, quello di madre epadre, troppo spesso delegato, salvo pensare di riconqui-stare il campo con un sindacalismo vecchia maniera, riven-dicativo e irresponsabile. Lasciamoci alle spalle queste dia-tribe ed entriamo nel merito di un argomento ben piùserio.“Non importa se siamo malati o sani. L’importante è ciòche ognuno può dare agli altri”. Con questo messaggioRocco Parrelli, il nostro ragazzo diversamente abile diplo-matosi presso la Scuola Media Gesumino Pedullà diSiderno, ha chiuso la sua brillante prova d’esame davantiad una commissione attenta e commossa la quale gli ha tri-butato un meritato 10 e uno scrosciante applauso.Rocco Parrelli è affetto da una grave malattia genetica chelo ha debilitato nel corpo, ma non nella mente. A una stra-biliante vivacità culturale associa maturità, senso del dove-re, riflessione e voglia di vivere capace di contagiare positi-vamente chi gli sta attorno: ne sono testimoni i compagnidi classe che lo hanno naturaliter fatto sentire a suo agio,fin dal primo momento, con un fare protettivo e inclusivoche ha sempre destato la curiosità e l’interesse dei docentie dei collaboratori assegnati alla classe. Rocco, però, nonha atteso accoglienza o rivendicato protezione, si è fattosubito amare e rispettare e la sua malattia è, oseremmodire, quasi un “valore aggiunto” se il gene impazzito non loavesse, purtroppo, intaccato e fiaccato nel fisico e nellacrescita.Ma Rocco è uno di quei ragazzi brillanti che il “difetto” loorna e sentirlo parlare di genetica, lui che è vittima incol-pevole di tale complesso e bizzarro meccanismo ereditario,è qualcosa che ci esalta come uomini e donne di scuola,una volta tanto, privilegiati e orgogliosi di condividereemozioni indescrivibili. Rocco ci ha fatto questo regaloquando si è seduto al centro della commissione d’esameschierata a zampa di cavallo, attenta e attonita nel seguirloparlare con disinvoltura e in maniera approfondita di gene-

tica mediante riferimenti e intrecci interdisciplinari. Lui,che da grande aspira a diventare un ricercatore di malattierare (glielo auguriamo di cuore), alla fine del suo interes-sante excursus ha offerto ai componenti la Commissioned’Esame delle originali bustine con semi di pisello sull’esempio delle ricerche svolte da Mendel, il noto mona-co boemo padre degli studi sulla genetica che per le suericerche scelse proprio il Pisum sativum (nome scientificodel pisello) date le caratteristiche morfologiche “facilmen-te distinguibili ed antagoniste” di questa pianta erbacea.Ma sta nel messaggio finale che Rocco Parrelli ha volutolanciare su una slide, il condensato di un percorso diapprendimento del quale devono andare fieri l’alunno, igenitori e, soprattutto, i docenti e il personale ATA e quan-ti lo hanno seguito in tutti questi anni con amore e profes-sionalità: “Non importa se siamo malati o sani.L’importante è ciò che ognuno può dare agli altri”. Questomessaggio di speranza sovrasta lo stesso voto che laCommissione ha ritenuto di assegnare a Rocco: siamoorgogliosi come donne e uomini di scuola di constatare chel’alunno ha superato il maestro. Direbbe Don LorenzoMilani, il nostro amato maestro della Scuola di Barbiana,inebriato davanti ai progressi dei suoi allievi: “E’ belloprendere qualche legnata (in senso buono), qualche lezio-ne di vita, da voi ragazzi: vuol dire che state diventandouomini”. Grazie per la tua lezione di vita, Rocco! Ad maio-ra!

*Dirigente Scolastico dell’IC “M. Bello-G. Pedullà-Agnana” di Siderno

**Docente di Sostegno che ha seguito l’alunno Rocco Parrelliin tutto il percorso di studi nella

Scuola Media “G. Pedullà” di Siderno

(Nella foto le bustinepersonalizzate con semidi pisello offerte daRocco Parrelli allaCommissione d’Esame)

Domenica 3 luglio si è svolto presso la propria sede il pas-saggio di consegne nel Rotary Club di Locri fra il presi-dente uscente Dr. Giovanni Condemi ed il presidentedell’anno rotariano 2017-18 Dr. Francesco Asprea.Il presidente uscente nel suo discorso ha sottolineatol’importanza di portare avanti le risorse culturali del ter-ritorio per incentivarne lo sviluppo; tale obiettivo è statoperseguito per l’anno rotariano appena terminato trami-te il progetto “cultura, turismo, sviluppo” che proseguirànell’anno rotariano appena iniziato.Il presidente entrante Dr. Francesco Asprea ha ricorda-to gli elevati principi etici a cui si ispira il sodalizio rotaria-no facendo presente che in una società come la nostra diimpronta cristiana, questi principi etici corrispondono aiprincipi fondamentali del cristianesimo; ha inoltre posto

l’accento sull’enorme bagaglio culturale che la Calabriapuò vantare storicamente, rimarcando l’orgoglio diappartenenza ad una regione che ha dato i natali a tantiillustri personaggi ed auspicando una rinascita del territo-rio partendo dalla gloriosa memoria storica dello stesso ebasandosi sul rispetto delle regole morali e sociali e suglielevati standard etici preconizzati dal sodalizio rotariano.Lo stesso, ha nominato ben 11 commissioni operativeche si occuperanno, affiancandolo insieme al direttivo,oltre che delle funzioni interne anche dei vari settori delsociale che il Rotary segue e promuove sia nel propriocomprensorio che nelle iniziative di interesse internazio-nale, una per tutte il grande successo del contributo nellalotta alla poliomelite.

Passaggiodi consegneal rotaryclub diLocri:Aspreanuovopresidente

Tra Sant’Ilario il Festival delle

Ècominciato il 5 luglio e finirà il 28 luglio il Festival delle Arti promosso dal-l’associazione culturale Condokore, che ha scelto come location il borgoantico di Condojanni, a Sant’Ilario dello Ionio, grazie al patrocinio delComune. Due degli appuntamenti sono previsti a Roccella Jonica (RC) incollaborazione con la Pro Loco del luogo. Il Mediterranean MusicalEncounter, organizzato dalla SIV (Società Italiana del Violoncello), dopoil debutto di ieri sera in Piazza Vecchia di Condojanni; continuerà a intrat-tenere il pubblico oggi, domenica 9 luglio, presso Convento dei Minimi di

Roccella Jonica. Il programma proseguirà con i concerti di domani 10 luglio, allaPiazza Vecchia di Condojanni, 11 luglio, Chiesa del Castello, Roccella Jonica e 14luglio, Piazza Vecchia di Condojanni. Si esibiranno tra gli altri Enrico Melozzi, LeilaShirvani, Chu Tai-Li, Mike Shirvani, Roberta Alessandrini, Agne Keblyte, MauroBaiocco, Luca Franzetti.Il 28 luglio, sempre alle 21:30, gran finale con Giovanni Sollima in Piazza Uria diCondojanni.

Gr co

Il Rotaract ClubMilano Settimo si tinge di Locride

Il 21 giugno non ha segnato solamente l’iniziodell’estate, ma anche l’inizio del nuovo annosociale per il Rotaract Club Milano Settimo.Il passaggio di consegne di consegne traEdoardo Simonetti e Cristina Luciano, locre-se di nascita, presidente per l’anno sociale2017/18 si è svolto nel giardino dell’HotelManin, nel cuore di Milano, durante unaserata di beneficienza.Cristina, dopo aver ringraziato le cariche e gliamici del Rotaract e non, ha brevemente deli-neato quali saranno le caratteristiche delle“future directions” del club Milano Settimo,Spirito di servizio, concretezza nelle azioni ecollaborazione tra i vari club e associazioni divolontariato, una dichiarazione di intenti chesi è palesato fin da subito, quando il neopresi-dente ha deciso di avere, durante il suo

discorso di insediamento, il suo direttivoaccanto: Vice Presidente Rocco Nicitaanch’egli locrese nonché Presidentedell’Azione Interna del distretto 2041 perl’a.s. 2017/18, Elena Mastrantonio Prefetto,Giovanni Finarelli Segretario, mentre hapotuto solamente ringraziare per il supportoil tesoriere Carolina D. Zannini assente permotivi di lavoro.La collaborazione è stata dichiarata direttriceprincipale dell’azione del nuovo corso nonsolo sul fronte interno, con l’obiettivo di crea-re coesione e identità di club per poter vivereappieno i valori rotaraction ma anche sulfronte esterno con il Rotary padrino prima ditutto per condividere concrete opportunità diservice e poi con gli altri club del distretto2041.

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SABATO08 LUGLIO 19www.larivieraonline.com

L‘Amministrazione comunale di Gerace, diconcerto con il Ministero della Salute, haorganizzato per il prossimo 15 Luglio alleore 17:00 presso la Chiesa Monumentale diSan Francesco il convegno divulgativo daltitolo #VaccinarSì , un’iniziativa promossa

dall’ Associazione Nazionale di Azione Socialeche vede coinvolti riconosciuti esperti della mate-ria e si pone l’obiettivo di poter offrire, alla popo-lazione e agli operatori sanitari, gli elementi utili,validi e soprattutto corredati da riscontri scientifi-ci, per poter scegliere, in scienza e coscienza, ditutelare la salute, principalmente dei più piccoli,con tutte le vaccinazioni raccomandate.La manifestazione prevede prevede la partecipa-zione, oltre che dell’amministrazione presiedutada Giuseppe Pezzimenti, di AnselmoScaramuzzino, Gianfranco Sorbara, AntonioLufrano, Sebi Romeo, Guido Ferlazzo, SandroGiuffrida, Giuseppe Foti, e del Sottosegretario alMinistero della Salute On. Davide Faraone. Ilconvegno sarà moderato dalla dott.ssa Anna LaRosa, già direttrice di Telecamere Salute e giorna-lista RAI.

La Città di Gerace patrocina peril 15 luglio un importante con-vegno dal titolo

o e Roccella e Arti 2017

ran finale il 28 luglioon Giovanni Sollima

#VaccinarSì

Roccella: Scholé inaugura la bibliotecain collaborazione con il Liceo Mazzone

Carmelitano d’Oro:tutto pronto per le serate finaliTra i tanti ospiti d’onore Lisa,Shark & Groove e Manuela Cricelli

Domani, a Roccella Jonica, presso la sede dell’Associazioneculturale Scholé, in via Umberto I, 106, verrà inaugurata unabiblioteca contente 1000 volumi e tanto cultura da condividere.L’iniziativa è realizzata nell’ambito del progetto di alternanzascuola-lavoro “Spazio biblioteca, saperi e incontri”, promossodal Liceo Scientifico “P. Mazzone” di Roccella.Alcuni studenti delle classi 3A e 3B si sono impegnati nell’alle-stimento della biblioteca e nell’organizzazione dell’evento diinaugurazione e di apertura al pubblico, riflettendo sulla novitàche la biblioteca rappresenta per Roccella e sul beneficio che lalettura e lo studio producono per la città e non solo. I volumi,del fondo “Pino Certomà”, sono stati ordinanti in base al gene-re (filosofia, politica, letteratura e saggistica contemporanea) edistribuiti nei vari scaffali in ordine alfabetico per autore. Laserata avrà inizio a partire dalle ore 18,30 e si articolerà in tremomenti principali.Si comincia con la presentazione generale dell’attività svolta, acura del gruppo “Cognitivi”; seguiranno due inviti alla lettura:il primo si concentrerà sulla “Poetica” di Aristotele e sarà cura-to dal gruppo “Insipienti”, il secondo, invece, affronterà il“Simposio” di Platone e sarà curato dal gruppo “Epicurei”.Per concludere al meglio la serata gli ospiti sono invitati a con-dividere insieme a tutta l’organizzazione l’apericena sociale.

Tutto pronto per la seconda serata del Carmelitano d’Oro 2017. Dopo laserata inaugurale di ieri, svoltasi nel piazzale antistante la Cattedrale diLocri, già addobbata per i festeggiamenti in onore della Madonna delCarmelo, in cui i primi concorrenti della categoria “Ragazzi” si sono con-tesi i sei posti disponibili per la serata di domani, questa sera sarà la voltadei contendenti “Junior”, che inizieranno la competizione alle 22.Domenico Cagliuso, Sephora Catalano, Giulia Codispoti, Beatrice DiCosta, Rosa Anna Froio, Paola Maria La Rosa, Alessandra Magrone,Davide Nati, Anna Maria Nucera, Martina Ollio, Noemi e SilviaSgambelluri, Caterina Zito si contenderanno anche loro i primi sei postiper accedere alla finale di domani. Ospiti d’onore della serata: AndreaLeo, già vincitore del “Carmelitano d’Oro” 1987, la Scuola di danza diRenata Galea, The Flyers, vincitori del “Campus Band Musica eMatematica” 2016, e Tania Borgese finalista a “The Voice of Italy”. Finalecol botto, domenica 9, sempre alle ore 22.00, quando i dodici finalisti lot-teranno non solo per aggiudicarsi il “Carmelitano d’oro 2017” ma ancheper meritarsi il premio della “Stampa”. Notissimi gli ospiti della serata:Manuela Cricelli, vincitrice del premio della stampa al concorso “MiaMartini” 2015, Marco Pio Coniglio da “Io Canto”, coreografato da Eric

Locatelli di “Amici”, Chiara e Martina da “Ti lascio una canzone” (Rai 1)e finaliste allo Jesc 2015; Greta Cacciolo, vincitrice dello “Zecchinod’Oro” 2015. Conclusione col superbotto e con la grande voce di Lisa, giàda ragazzina - ma promettente cantante - ospite del Carmelitano del 1992.Lisa ha partecipato più volte al Festival della canzone italiana, a Sanremoottenendo lusinghieri successi e conquistando le primissime posizioni.Oggi è legittimamente considerata una professionista di grande talento lacui notorietà ha varcato i confini europei. Non ci ha pensato due volte adaccogliere l’invito a ritornare nella sua terra natia per esibirsi nel 25° anni-versario della sua prima performance al “Carmelitano d’oro” di Locri.Durante la serata conclusiva sarà pure ricordato il compianto Don SantoGullace, già Parroco della Chiesa Cattedrale, sotto la cui guida nacque il“Carmelitano d’Oro”. Nel suo ricordo, in suo onore sarà consegnata unaMedaglia d’oro a chi si aggiudicherà la categoria “Junior”. Le commissio-ni giudicatrici sono composte da esperti sempre diversi nelle tre serate; iloro nomi non vengono resi noti per comprensibili motivi. Le tre seratesaranno presentate da Stefania Gratteri, Leonardo Mollica, ErnestaCastanò, Renato Gargiulo; direttore artistico Don Cosimo Castanò; tec-nici audio-video Maurizio Macrì e Cosimo Marafioti.

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I FRUTTI DIMENTICATIA CURA DI ORLANDO SCULLI E ANTONINO SIGILLI

L’arancia qui rappresentata in foto, con la sua storia semplicissima,a un certo punto si tinge di banale e di sciocco, per il desideriodel salvatore di questa pianta unica, di non essere menzionatonella presente scheda perché rappresenterebbe una delazione ilfatto di riportare con nome cognome colui che si era distintopositivamente per la preservazione di una pianta rara.

E dato che tutto deve restare nell’anonimato e circonfuso di un alone diomertà, anche per una banalità simile, viene qui di seguito raccontatoquanto avvenne una cinquantina di anni addietro, quando un giovane(allora) di Siderno si trovò in un “giardino mediterraneo" ossia un agru-meto, coltivato dal suocero per un proprietario terriero di Locri o diSiderno, nel comune di Locri.Nella primavera avanzata del 1968, dato che le arance stavano per termi-nare ed erano mature al punto giusto e straordinarie nel gusto, egli primadi accingersi ad aiutare il congiunto nella potatura delle piante, si ricordache gli aranci nella Locride centro-settentrionale si potano a partire daaprile, cominciò ad assaggiarle, cogliendo frutti da piante diverse e verifi-cando il gusto differenziato di essi.C’era una campionatura vastissima di varietà antiche, mentre recente-mente erano state immesse nel campo le varietà nuove di aranci e di man-darini: il tarocco, il tarocco nocellare, il moro, per gli aranci, mentre per imandarini era stato introdotto un certo quantitativo del tardivo di Ciacullie i mandaranci.Trovò straordinarie le sanguinelle del territorio, mentre non gli piacqueroper niente, in quanto ancora non erano maturi i frutti degli ovali calabre-si, anche perché avevano le bucce degli spicchi addirittura coriacee, men-tre ancora i frutti del Giallo di Caulonia sarebbero maturati alla fine di giu-gno.Trovò divine le arance di Spina, però esse possedevano l’albedo (la parte

bianca e spugnosa sotto la buccia), molto spesso, superiore al cm e di con-seguenza si trovò imbarazzato nel dover scegliere le marze per degli inne-sti da effettuare su due aranci amari che possedeva nel suo campo aSiderno.Era indeciso tra le sanguinelle e gli aranci di Spina che, da lì a poco, furo-no espiantati per fare posto a nuove varietà; da questo atto sarebbe deri-

vata l’estinzione di una varietà, appunto l’arancio di Spina ora introvabile. Mentre era ancora titubante nella scelta delle marze con cui avrebbe inne-stato due piante nel suo campo a Siderno, si trovò davanti a una pianta diarancio dai frutti insoliti; essi infatti avevano la buccia non colore arancio,ma color senape con riflessi che viravano al nero.Restò sbalordito e volle spaccare un’arancia a metà, notando che il suoalbedo era sottile e la sua polpa era di un giallo intenso e per giunta conpochi semi; assaggiò il frutto e constatò che era delizioso.Chiese al proprio congiunto notizie a riguardo e seppe che quando egli eragiovane, più di quarant’anni prima, verso il 1930 circa, si era imbattuto inuna pianta insolita d’arancio sempre nel territorio di Locri e quindi avevapraticato un innesto, da cui si sarebbe sviluppata la pianta in questione.Non ebbe la possibilità di avere altre notizie, anche perché non gli interes-savano più di tanto in quanto gli sembrava ovvio che una pianta fossediversa da un’altra e semmai egli poteva avere solo delle preferenze in rife-rimento al gusto e semmai ai tempi di maturazione delle arance prodottedalla pianta inusuale.Da questo punto di vista egli aveva dedotto che la pianta unica, produce-va in maniera abbondante dei frutti e che, cosa che più l’interessava, matu-rava le sue arance alla fine di maggio quando le altre varietà dell’epocaavevano già effettuato il loro percorso, tranne l’ovale calabrese, i cui frut-ti a lui non piacevano molto e che avrebbero raggiunto la maturazione agiugno e il giallo di Caulonia, molto interessante, i cui frutti sarebberomaturati nello stesso periodo.Si decise e scese gli innesti dalla pianta che produce frutti dalla bucciacolor senape; innestò due aranci amari nel suo campo di contrada Passiotidi Siderno, ma gli innesti attecchirono solo in una pianta mentre non si hanotizia più della pianta madre di Locri.

Citrus Sinensis (L.) Osbeck / Fam. Rutacee

L’arancio del mistero;dai frutti color senape

Photobucket brucia la Biblioteca

di Alessandria

SABATO08 LUGLIO 21www.larivieraonline.com CULTURA E SOCIETÀ

Il noto hosting internet di foto sharing, Photobucket, ha“rotto” tutti i suoi link a terze parti dal 26 giugno scor-so. In parole molto povere, tutte le foto “appoggiate” suPhotobucket e collegate su blog, forum, siti personali,non sono più visibili. Sono ancora lì, chiunque abbia unaccount Photobucket lo sa: non sono state rimosse lefoto, ma vietato l’accesso da “terze parti”. Con questotermine si indicano tutti i siti che non siano Photobucketstesso. Considerando che Photobucket inizia la sua atti-vità nel 2003 e che conta miliardi di foto caricate, si puòragionevolmente dire che sono stati “rotti” milioni dicollegamenti (link) a forum e siti. Naturalmente pagando si riottiene magicamente la visi-bilità sulle terze parti. La tariffa annuale richiesta perspazio illimitato e link a terze parti è di quattrocentodollari. In USA la cosa ha sollevato una vivace ondata di pole-miche, specie su Twitter, dove Photobucket ha ricevutonumerosi insulti, tra cui “gangster, mafiosi, vandali,ricattatori e strozzini”. Il danno è gravissimo: in Italia, come nel resto delmondo, i primi anni del Duemila sono stati un vero fio-rire di siti e forum dai contenuti molto buoni e speciali-stici, anche sperimentali. In particolare i siti di elettroni-ca hanno conquistato una consistente fetta dell’interes-se generale. All’epoca forum e siti trovavano facile econveniente non avere uno spazio proprio per le foto, ein milioni si sono appoggiati a Photobucket, raccontan-do storie, esperimenti, crescite professionali, insegnan-do gratuitamente agli altri ciò che conoscevano. È stato

il momento di gloria del web, una golden age destinataa chiudersi nell’oscurantismo dei social. Photobucket ha cancellato una buona parte di quellalibertà e quella gloria in un clic. Una bella fetta di ciòche di buono ha rappresentato il web, è stata annienta-ta. Una cosa ben più elementare che gettare occasional-mente fuoco alla Biblioteca di Alessandria, che ha subi-to in verità molti roghi, data la facilità di occultare odistruggere un file digitale. I quattrocento dollari chiesti da Photobucket a ogni sin-golo utente non sono solo una sporca tangente, ma l’e-sca per clienti grossi, come le piattaforme internaziona-li che gestiscono forum e comunità, e probabilmente leaziende licenziatarie di vari linguaggi di programmazio-ne. Ci dovrebbe far pensare a quanto debole sia la nostraposizione come utenti finali e a come il web si ridurrà,entro pochissimi anni, a enormi contenitori a pagamen-to in cui rovistare alla ricerca di notizie. Nel 2003 il web era un insieme inconcreto di siti e site-relli sparpagliati nel mondo, non aveva molto di grade-vole dal punto di vista grafico, ma l’ultilità e la veridicitàdelle informazioni che vi si trovavano erano di granlunga superiori. Non può stupire, alla luce della mossa di Photobucket,una futura chiusura dei forum e un conseguente sposta-mento su Facebook o altri grossi contenitori di cui anco-ra non conosciamo il nome. Lì saremo tutti inscatolati eallineati, se piedi e testa sporgeranno dalla lattina,faranno come per le verdure: taglieranno.

Lidi Zitara

Imponendo il pagamento per mantenere la visibilità delle foto

sui forum, photobucket ha cancellato la libertà con un click

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SABATO08 LUGLIO 22www.larivieraonline.com

Il futuro è nell’acquaLuciano Pelle, nuovo sindaco diAntonimina, posa con GiuseppeBombino, presidente dell’Ente ParcoNazionale Aspromonte e FrancescoMacrì, manager delle Terme, discuten-do a Gerace di chiare, fresce e dolciacque.

Bellezze a RoccellaMarianna, Ninetto, Annamaria,Anita e Oriana posano nei pressidel convento dei Minimi diRoccella Jonica, godendosi la fre-scura di un bel pomeriggio d’e-state.

Comuni che lavoranoLa segreteria del sindaco di Locri, compo-sta da Francesco Carbone, Gabriele Politoe Mariangela risponde sempre presentealle numerose e spesso estemporaneerichieste del primo cittadino Giovanni!

Una schiera di attenti convegnistiSalvatore Gemito, Domenico e GianlucaLeonardo, Ettore Muscolo Sandro Origlia

e Nicola Gallo seguono attentamente un recente incontro

svoltosi all’Hotel President di Siderno.

Visite filmoculinarieVittorio Micelotta abbraccia BeppeFiorello, famoso attore e fratello delpiù noto Rosario, nel ristorante “LaCascina” di Salvatore Agostino.

A volte ritornanoJennifer, olandese origi-naria di Siderno, e Daan,olandese vero, hannoscelto di sposarsi nellasplendida cornice diSiderno Superiore, cheriempiranno per due gior-ni con i loro invitatidall’Olanda. Special guest:l’assessore Ercole Macrì.

Inaugurazione delConsorzio di BonifcaAbbiamo trovato nelnostro archivio questafoto di una Locride chenon c’è più. In prima filariconosciamo, da sinistra,il senatore Fimognari, l’o-norevole Mario Laganà,Sisinio Zito, Nicolò, uncomandante deiCarabinieri del periodo,Pasquale Barbaro e ungiovane Guido Laganà.

Maria libera tuttiPeppe Flash, il suo amico Daniele e

un fotomontaggio di Argentinofanno colazione con l’ultimo nume-

ro del nostro giornale in mano.

Gerace AnticaAnselmo Scaramuzzino eTotò Marzano, geracesi

DOC, posano davanti allatarga “Chiesa di S.

Francesco” del XIII secolo.

Un toccasana colordell’uva

Dopo le 15:45, allavecchia Hosteria,

scatta il self service!Siete tutti invitati a

fare da voi, maricordate sempre dibere responsabil-

mente!

Due bivongesi a GeraceErnesto Riggio e Franco Carnovaleposano davanti alla Chiesa di S.Francesco. Nonostante la recentesconfitta elettorale, il sorriso nonmanca mai!

ConVersando... Rubrica di enologiaa cura di Sonia Cogliandro

Il rosso d'Estatenon è un'eresia!

L’estate divampa e i pasti dei baccanali romani hanno lasciato spazio alla caprese e allo sposalizio tra prosciutto e melone che non invogliano certo il popolo degli ombrel-loni al consumo estivo di un buon bicchiere di rosso. Vini con un’alta gradazione alcolica e un corpo robusto non trovano una portata estiva che tolleri il loro impatto sullenostre papille gustative. Già, ma, alcol e struttura a parte, che cosa distingue veramente i vini rossi estivi da quelli adatti alle altre stagioni? I tannini! I composti polifenolicipresenti nel raspo, nei vinaccioli e nella buccia dell’uva rilasciati durante la macerazione nel mosto che causano l'astringenza, la tipica sensazione di secchezza delle fauci chepercepiamo quando beviamo un Sagrantino di Montefalco, un Barolo, un Chianti Classico giovane, un Palizzi o un Cirò, che a temperature basse si accentua parecchio. Perevitare questo lo si dovrebbe bere a condizioni termiche più alte rafforzando la sensazione alcolica e perdendo la freschezza che cerchiamo in un vino estivo. L’unico modoper sottrarsi a questo dilemma è cercare dei rossi poco tannici, meno strutturati e più beverini, serviti freschi, di un’annata recente (quelli giovani offrono note primarie difrutto integro e se il vino è fresco questa inclinazione risalta), possibilmente con una gradazione alcolica bassa e non affinati in legno. Qualche esempio di nettari italiani?Un incantevole Pinot Nero dell'Alto Adige servito fresco (fra i 15C e i 16C), qualche Barbera piemontese delicato e giovane (non barricato), o un Grignolino, o una stuzzi-cante Bonarda dell'Oltrepò Pavese. Scendendo per la penisola, i Sangiovesi di Romagna, un'avvolgente Vernaccia di Serrapetrona marchigiana o un intenso Piedirosso cam-pano. Sempre in Campania, un buon Lettere o un Gragnano della penisola Sorrentina. Facciamoci sedurre e concediamoci, quindi, a un eretico calice di rosso in piena estategiacchè ritenerlo del tutto inadatto alla canicola di stagione diventerebbe pregiudizio.

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