Chiesa viva 359 M

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MENSILE DI FORMAZIONE E CULTURA DIRETTORE responsabile: sac. dott. Luigi Villa Direzione - Redazione - Amministrazione: Operaie di Maria Immacolata e Editrice Civiltà Via G. Galilei, 121 25123 Brescia - Tel. e fax (030) 3700003 Autor. Trib. Brescia n. 58/1990 - 16-11-1990 Fotocomposizione in proprio - Stampa: Com & Print (BS) contiene I. R. Spedizione in abb. post. - Comma 20/C - art. 2 - Legge 662/96 - Filiale di Brescia Expedition en abbon. postal - Comma 20/C - art. 2 - Legge 662/96 - Filiale di Brescia Abbonamento annuo: ordinario Euro 35, sostenitore Euro 65 una copia Euro 3, arretrata Euro 3,5 (inviare francobolli). Per l’estero Euro 65 + sovrattassa postale Le richieste devono essere inviate a: Operaie di Maria Immacolata e Editrice Civiltà 25123 Brescia, Via G. Galilei, 121 - C.C.P. n. 11193257 I manoscritti, anche se non pubblicati, non vengono restituiti Ogni Autore scrive sotto la sua personale responsabilità «LA VERITÀ VI FARÀ LIBERI» (Jo. 8, 32) Chiesaviva ANNO XXXIV - N° 359 MARZO 2004 La “Teologia Trinita- ria” (?)

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MENSILE DI FORMAZIONE E CULTURADIRETTORE responsabile: sac. dott. Luigi VillaDirezione - Redazione - Amministrazione:Operaie di Maria Immacolata e Editrice CiviltàVia G. Galilei, 12125123 Brescia - Tel. e fax (030) 3700003Autor. Trib. Brescia n. 58/1990 - 16-11-1990Fotocomposizione in proprio - Stampa: Com & Print (BS)contiene I. R.

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«LA VERITÀ VI FARÀ LIBERI»(Jo. 8, 32)

ChiesavivaANNO XXXIV - N° 359MARZO 2004

La “Teologia Trinita-ria” (?)

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2 “Chiesa Viva” *** Marzo 2004

La nostra Croce

In Cruce salusIn Cruce vitaIn Cruce redemptionostra!

Quando io nacqui mi disse una voce:Tu sei nato a portar la tua croce.Io piangendo la croce abbracciaiche dal cielo assegnata mi fu;poi guardai, guardai e guardai:tutti portan la croce quaggiù!

Vidi un re tra baroni e scudierisotto il peso di cupi pensieri;e al valletto che stava alla porta domandai: «A che pensa il tuo re?».Mi rispose: «La croce egli portache il Signore col trono gli diè!».

Vidi al letto del figlio morenteuna ricca signora piangente...E le dissi: «Dal cielo confortod’altri figli a te, donna, verrà...».Mi rispose: «Contenta mi portoquella croce che il cielo mi dà!».

Vidi un uomo giulivo nel volto,in mantello di seta ravvolto...e gli dissi: «A te solo, o fratello,questa vita è cosparsa di fior?».Non rispose, ma aperse il mantello:la sua croce l’aveva nel cuor!

Più e più allor mi abbracciai la fatica,ch’è la croce dei poveri amica.Del mio pianto talor la bagnai;ma non voglio lasciarla mai più.O fratelli, guardai e guardai:tutti portan la croce quaggiù!

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per cui non sarebbe la sua auto-mani-festazione» (297).Come vedete è un’altra frase compli-cata, proprio alla Rahner, che va svi-scerata. Fin dal principio, Rahner nondice che Gesù Cristo sia “Persona”,“la seconda Persona Divina”, da di-stinguere, però, dalla “prima Personadivina”; e poi lo descrive come l’auto-manifestazione e come l’auto-“con-senso” di Dio, vale a dire dell’unoDio (e, quindi, non del Dio-Trino!). Anche l’attributo “escatologico” cheRahner aggiunge non è al suo posto,dato che l’Incarnazione di Cristo nonavvenne alla fine dei tempi, (escatolo-gicamente), bensì nella “pienezza deitempi”!Siamo, quindi, di fronte a una gravissi-ma sfasatura teologica che tralasciavolutamente la nozione del concettodell’Incarnazione della seconda Per-sona divina, per inserire la tesi di unaaccettazione creaturale della auto-ma-nifestazione: ossia, una creatura - ilCristo - che, in quanto uomo, avrebbeaccettato l’incarnazione (o auto-mani-festazione).E tale accettazione sarebbe “libera”,

sì, ma anche causata da Dio, a mo’ digrazia (Gnadenhaft), ossia “un consenso(zusage) nella formale pre-definizione”,significando, forse, che Dio l’ha prestabili-ta. L’attributo “formale” comunque, rima-ne enigmatico. Potrebbe trattarsi della“formale causalità di Dio” di cui Rahnerparla altrove, in questi altri termini: «cheDio penetra, come Dio, formalmentenell’interno della creatura umana»(122, 127).Ma come confutare questa “accettazio-ne creaturale” dell’incarnazione (perRahner: auto-consenso)? Si direbbe: co-me l’uomo nasce senza dare il suo con-senso, anche Cristo nacque, come uomo,senza che gli sia stato chiesto di consen-

È una perfida teologia trinitariache ha annebbiato non poco laFede e la pietà dei credenti, e

che aveva già meritato critiche perquell’altro libro di Rahner: “CorsoFondamentale della Fede. Un’intro-duzione al concetto di Cristianesi-mo”1.Si sa che il linguaggio di Rahner non èfacile per chiunque2 che sia un iniziatoalle ricerca di Dio. Quindi, le sue frasivanno diligentemente lette e rilette pri-ma di farne una analisi.

***

Ogni teologo sa che la dottrina trinita-ria è legata necessariamente alla cri-stologia. Quindi, nessun teologo puòmettere in dubbio che Gesù, secondaPersona Divina, esista da tutta l’eter-nità. Lo diciamo anche nel Credo: “exPatre natum ante amnia saecula”.Ma Rahner, questo fatto, non lo rico-nosce affatto. Difatti, scrive: «Oggi, siripropone - qualche volta in forma didubbio - il quesito della necessitàdella “pre-esistenza” di Cristo peruna teologia ortodossa, per lo menoquando si presenta quale implicazionenecessaria del Dogma cristiano, e ten-de ad essere più di un qualche model-lo dell’immaginazione» (296-297). Ecco: ho citato verbalmente questa suafrase prima di analizzarla per renderviconto del loro reale significato e cercaredi comprendere fin dove va a finire que-sta sua proposta dottrina (?).Ora, questo gesuita, seguito dai moltissi-mi Vescovi del Vaticano II, in quella suafrase sembra che dica - in gergo - quasiche qualcuno si ponga il quesito della“pre-esistenza” di Gesù, pretendendo diessere più di una speculazione (i.e. “unmodello dell’immaginazione”), ma figura-re addirittura come una parte integrale

del “depositum fidei”.Continua: «Se Gesù Cristo è l’assolutoescatologico, annuncio di sè (Selb-staussage, o auto-manifestazione, o au-to-enunciazione), dà la promessa di sè(Zusage, o consenso, auto-consenso)Dio - perché senza di questo una cristolo-gia non sarebbe cristiana - perché solocosì può esservi una occorrenza assolutadi salvezza; solo così Colui che si mani-festa è proprio il Dio pre-esistente, ben-ché in maniera radicalmente differentedal caso che Dio si rendesse pre-esisten-te in una creatura diversa (temporale),

del sac. dott. Luigi Villa

LA “TEOLOGIA TRINITARIA” (?)di Karl Rhaner

Karl Rahner (a destra) col fratello.

1 Cfr. Herder, Friburgo in Briscovia, 2/1976.Vedi p. a. Heinz-Jûrgen vogels, in “Rheini-scher Merkur” del 18 ottobre 1978.2 È nota la risposta che suo fratello, pure ge-

suita, ebbe a dare a un teologo che gli chieseil suo parere sugli scritti del fratello Karl: «Seegli muore prima di me, il mio compitosarà tradurre in “tedesco” tutti gli scritti

suoi!». Ora, tutti sanno che Karl Rahner eraun “tedesco”, e che, quindi, componeva in te-desco!

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tirvi e senza aver potuto dare un simileconsenso con la sua natura umana.Tuttavia, l’incarnazione è “una assolutanecessità per la salvezza”. E questo èovvio! Ma le parole di Rahner non sem-brano riferirsi al fatto dell’incarnazione,ma a Colui che si manifesta e vi consen-te, ossia si riferiscono proprio a Dio, al’uno Dio, (non Trino!). È di questo“uno Dio” che si riconosce la pre-esi-stenza!Ma non si comprende, tuttavia, in qualmaniera tale pre-esistenza debba essereradicalmente diversa da quella degli altriuomini creati da Dio, che certamente nonsono l’auto-manifestazione diDio, né si può loro ascrivere lapre-esistenza.E qui, Rahner esige che «è per-messo, anzi bisogna lasciarela libertà all’esegeta di esami-nare se quello che Gesù stes-so ha inteso dire, parlando delFiglio del Padre, lo rendaidentico a Dio, il quale manife-sta se stesso nel tempo comeDio pre-esistente, o se con-tenga anche un momento chenon lo identifica come tale, néne fa un pre-esistente» (297).Sicché Rahner sentenzia che gliesegeti hanno il diritto di esami-nare, senza alcuna remora, seGesù, come Figlio, sia realmen-te “pre-esistente” o no, ricono-scendo la “pre-esistenza” diDio che “si manifesta”. Però,tale pre-esistenza non si attribui-sce incondizionamente al Figlio,poiché - dice - potrebbe esserviun momento in cui avesse nullain comune con la pre-esistenza,e, quindi, ci poteva essere qual-cosa che non fosse “identicocon quel Dio”.Neppure la seconda possibilità(che Gesù non fosse pre-esi-stente) esclude che il Soggettodivino - detto dalla teologiaclassica cattolica - “Figlio, oLogos”, sia “pre-esistente”.Rahner cerca qui di giustificarsi,perché la seconda “possibilità” èproprio sua! Ma la terminologiaclassica di “Logos” e “Figlio”non corrisponde affatto a quelladi Rahner che conferisce, inve-ce, il senso di un “auto-manife-stazione” e di un “auto-Con-senso”. Per Rahner, esiste soloil termine “Soggetto” e nonquello di “Persona”. Ma un’auto-manife-stazione non è pre-esistente, se non co-me un pensiero di Dio o come un suoprogetto!A questo punto, ci sarebbe da esaminareun’altra frase, anch’essa contorta, di quelvaneggiante gesuita che scrive: «Inoltre,questo interrogativo è piuttosto unproblema che concerne la teologia tri-nitaria più che la cristologia. Un pro-blema, cioè, che dipende dall’inevita-

nettamente (284), ma si potrebbe anchecomprenderla in senso monofisitico, os-sia eretico. I commenti che seguono rag-girano il vero problema in quanto Rahner,parlando dell’“umanità” di Cristo, non lavede identica alla “Divinità”.«Gesù, nella sua umanità che noi ve-diamo, quando diciamo Gesù, non èDio. E Dio, nella sua divinità e secon-do la sua divinità, non è uomo, nelsenso di una identificazione reale»(284).E ancora: la sola differenza delle nature(divina e umana) è accennata, sì, ma nonparla mai dell’unità, né della singolarità

della Persona, o, come preferi-sce chiamarla Rahner, del“Soggetto”.Ma quando si nomina semplice-mente Gesù e il Cristo, la dottri-na cattolica, intende parlare del-la eterna seconda Persona di-vina, portatrice tanto della natu-ra umana e di quella divina3.

***

A questo punto possiamo direche la teologia trinitaria di Rah-ner la si può benissimo dire “ne-storiana”, perché separa netta-mente le due nature, senza ac-centuare il concetto di “Perso-na” come unica portatrice.

Da notare che Rahner, nel suo“Corso Fondamentale dellaFede”, non dà molto spazio alladottrina trinitaria, - nemmeno uncapitolo intero! - ma costituiscesolo una parte della “auto-co-municazione” di Dio (Selbast-mittei-lung Gottes) - (Nr. 4, p.139/142.), anch’esse poche pa-gine, quasi incomprensibili, chefanno nascere molti malintesi,inevitabili (139).Ora, è chiaro che Rahner nonha compreso il concetto di “Per-sona”. Difatti, partendo da unconcetto moderno artificiale dipersona, non la si può evidente-mente applicare a Dio. Scrive:«Oggi, quando parliamo, nelnostro linguaggio abituale, diuna persona per distinguerlada un’altra persona, non pos-siamo più liberarci dal pensie-ro che ciascuna di queste per-sone, affinché possa distin-guersi come tale da un’altra,

debba avere in sè un proprio centrod’azione libero, capace di disporre disè, separato da quello degli altri, nelsapere e nella libertà, e che la “perso-na” è veramente costituita da tuttiquesti fattori. Ma proprio questo èescluso dalla dottrina dogmaticadell’una e singolare essenza di Dio»(140).Il concetto di “persona” di Rahner, quin-di, è quello moderno e psicologico, ben

bilità e dalla difficoltà di parlare di Dioin tre Persone. Se si comprendono letre Persone, o meglio le formalità cheformano e distinguono i tre modi disussistenza dell’unico Dio di cui la Se-conda è identica alla possibilità stori-ca dell’enunciazione (Aussagbarkeit)di Dio, perché proprio così appartienea Dio in modo immanente e sostanzia-le quale immanentemente trinitario, al-lora si può e si deve parlare di unapre-esistenza del “Soggetto” che sienuncia (aussagt) in Gesù Cristo, sen-za che si sia condotti a metterla inquestione, come vorrebbe, ovviamen-

te, evitata l’odierna interrogazione ri-colma di dubbi sulla pre-esistenza».

***

Occorrerebbe, poi, rendersi anche contodi un altro movente della teologia rahne-riana, come la sua antipatìa verso le for-mule che contengono un “sè”. Peresempio: “Questo Gesù è Dio” significauna verità di fede se la frase si capisse

3 Cfr. S. Tommaso d’Aquino, III, 10 e 12.

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lontano dal concetto di persona che eb-bero Boezio e San Tommaso d’Aquino;perché Rahner evita di menzionarne per-sino il concetto tradizionale, per ingolfarsiin riflessioni che si chiedono se sia per-messo di chiamare Dio una “persona”.Scrive: «L’enunciazione che Dio è“Persona”, che Dio è un Dio “persona-le”, fa parte delle enunciazioni cristia-ne fondamentali su Dio» (81). Quindi,Rahner non si degna neppure di esami-nare se esista una espressione più esattadel concetto di persona che si potrebbeapplicare a Dio.

***

Rahner, perciò, vuole un’altraobiezione da opporre allaspiegazione psicologica dellaSS. Trinità, percependo nellaspiegazione psicologica dellaTrinità “una speculazionedal sapore, press’a poco,gnostico”. Ma allora, a cheservono gli articoli di Fede: il“Figlio di Dio” “unigenito,generato dal Padre” (DS125), “genito, non fatto” (ibi-dem), “Gesù Cristo, nato dalPadre prima di tutti i tem-pi?”... E come sottacere che ilvocabolo “Logos” (Verbum)per disegnare il Figlio, è ge-nuinamente biblico?.. E cometacere che il Logos “én proston Theon” (Giov. 1, 1: “ilVerbo era appresso Dio”)sono parole che si possonointerpretare unicamente insenso trinitario?..Ma Rahner si limita ad espor-re il mistero trinitario partendodalla sola economia della sal-vezza. Infatti, scrive: «La Tri-nità economica della storiadella salvezza è quella im-manente» (141), insistendosempre sul “Dio uno” (non“trino”), sulla sua assolutasingolarità, ma non usandomai una parola per indicareche la seconda Persona divi-na fu mandata a noi! E co-scientemente evita sempre diparlare di una “Persona”, néche Gesù è “Figlio di Dio”da tutta l’eternità!A pagina 142, Rahner nominaben sette volte i “MODI OC-CASIONALI” (Gegebenheit-smeisen), un concetto che hail significato del latino “MO-DUS”, caratteristico per il MODALISMOTRINITARIO, che egli ripete di continuo.Scrive: «In quanto i Modi Occasionali,dati per noi come Spirito, Figlio e Pa-dre, da una parte, non hanno, per noi,il significato dello stesso Modo Occa-sionale, ma che noi dobbiamo stre-nuamente distinguere questi tre Modidati per noi» (142). «Per noi, il Padre, ilFiglio-Logos, lo Spirito, non sono, perintanto, identici»... «Nella reale eter-nità di Dio, la non identificazione, ces-sa per intanto giacché il Figlio e loSpirito Santo sono identici».

In un’altra frase, afferma: «Nella Trinitàeconomica e storica della salvezza edella Rivelazione, noi abbiamo esperi-mentato la stessa Trinità» (142). Macome può un uomo “esperimentare” laSS. Trinità? Il Dio Uno e Trino è per noiun profondissimo mistero, per cui non sipuò “esperimentare”, né in maniera im-manente, né nell’economia della salvez-za. Dio non può mostrarsi nella sua Tri-nità; ma mentre Rahner insiste a dire che«Il Dio trino si mostra nell’economiadella salvezza, e che basta per fareesperimentare l’immanente Trinità».Anche il suo modo di parlare della “asso-luta identità con se stesso” che contie-ne una tautologia, si muove nella direzio-

ne di un DIO IN UNA PERSO-NA.Concludendo: ma dove sonoandati a finire, per Rahner,tutte le numerose definizioni edecisioni dei Concilii riguar-danti la SS. Trinità? Infatti, tut-ti i concetti dogmatici di cui iConcilii si sono serviti, in tutti itempi, sono completamenteassenti dagli scritti di Rahner.Ad esempio: substantia (os-sia, essentia), natura (phy-sis), persona (hypostasis),generazione, nascita, pro-cessione, essenza simile(homoousìa), spirazione del-lo Spirito Santo dal Padre edal Figlio, relazioni opposte(oppositio relativa) (cfr. Ds1330)...Ebbene, di tutto questo nonesiste traccia nella “teologiatrinitaria” (?!) di Rahner. Ri-nunciando al concetto di “Per-sona”, perciò, se Gesù Cristoè l’auto-manifestazione del-l’unico Dio personale, se è di-vino, ma non come Personadistinta, noi non potremmo nélodarLo, né magnificarLo, nésupplicarLo, e neppure po-tremmo inginocchiarci dinanzia Lui, Dio-Uomo!Da questo, dobbiamo tirarnele giuste conseguenze riguar-do alla PRESENZA REALE diCristo nella SS. Eucarestia.La presenza del Corpo di Ge-sù, secondo la dottrina dog-matica, fa che sia presentetutto il Cristo, mentre Rahner,con la sua “dottrina trinitaria”,escluderebbe la presenza del-la Divinità di Cristo. Quindi,come abbiamo già detto, il

suo sproloquiare è un neo-nestoriani-smo che vieterebbe l’adorazione del-l’Ostia consacrata, appunto perché la suateoria ne separa le due nature!

***

E mi fermo qui, per riflettere, ancora unavolta, su questa nuova forma di “teolo-gia in libertà e senza responsabilità”,ispirata dal “dialogo” di Paolo VI con-tro il “docete” di Cristo; un “dialogo”,comunque, che ormai si può constataregià fallito miseramente su tutta la linea!..

Come si vede, è ossesionante questo ac-cumularsi delle medesime parole che siripetono senza dare un senso nuovo. «Inquanto tali “MODI Occasionali”dell’uno e stesso Dio, non devonocancellare la reale auto-comunicazio-ne di Dio per noi, appunto comedell’Uno, unico e stesso Dio, i tre MO-DI dell’uno e stesso Dio devono con-venire all’uno e stesso Dio, a Lui (cheè) l’uno e lo stesso, a Lui stesso e perLui stesso»; e ne deduce che “nei tre“MODI Occasionali”, l’uno e stessoDio si rivela».È chiaro che Rahner non conclude cheesiste un Dio in tre Persone, o piuttostoche in Dio vi sono tre “Soggetti”, ma con

espressioni nebulose e confuse insistesui tre MODI enunciati, come se indicas-sero Dio in quanto sé stesso» (an sich) e“per Lui stesso”.La scolastica parlerebbe, quale terminecorrispondente, di “accidenti”. Ma Rah-ner, questo, non l’accetta. La sua formu-lazione, così, rimane oscura, rendendoardua la comprensione dei testi. In defini-tiva, infatti, Rahner non conclude mai cheesiste un Dio in tre Persone, ma che inDio esistono tre “soggetti”, e chiama laTrinità intra-divina, la “dottrina trinitariapsicologica”...

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§ 2 L’ABOLIZIONE DELLA DOPPIAPUNIBILITÀ

La galleria degli orrori europeisti po-trebbe essere già sufficientementedensa: purtroppo, invece, c’è ben altro.Alla competenza universale e alladeportazione (che, si è detto, potreb-be anche essere basata su presuppo-sti semplicemente falsi) si deve ag-giungere la contestuale abolizionedella doppia punibilità: l’abrogazio-ne è enunciata nel 1° e 2° commadell’articolo 2, in cui si legge che “ilmandato di arresto europeo può es-sere emesso… indipendentementedalla doppia incriminazione per ilreato”. Doppia incriminazione significa cheil fatto deve essere previsto comereato non solo dalle norme penalidello Stato che chiede l’estradizio-ne, ma anche da quelle dello Statoche la concede. È infatti evidente lamostruosità di un sistema che con-segni un proprio cittadino ad un al-tro Stato per farlo condannare pe-nalmente in relazione ad un fattonon previsto come reato dalle pro-prie leggi. Ma nella totalitaria, scon-volgente concezione che anima il“legislatore” europeista, va punitoanche chi ignorava e non potevache ignorare di avere commesso unreato ai sensi del codice penalefrancese, o belga, o cipriota, oturco…11

È importante osservare che in prospettivala “soppressione dell’estradizione” ela sua sostituzione con un “sistema diconsegna fra le autorità giudiziarie”farà venir meno ogni differenza tra le fa-mose 32 ipotesi dell’articolo 2 della pro-

posta - per le quali l’estradizione nonpuò essere negata - e tutte le altre figuredi reato per le quali invece può esseretemporaneamente mantenuto il princi-pio della doppia incriminazione. In ogni caso, è sufficiente che si ten-

del dott. Carlo Alberto Agnoli

L’assassinio della

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11 Come si specifica ad abundantiam con agghiacciante chiarezza nel citato documento parlamentare: “Non rileva… che l’incriminazione che hadato origine all’emissione di un mandato d’arresto europeo non esista… nel territorio dello Stato di esecuzione” (pag. 59).

gano in vita anche solo alcune delle(genericissime) 32 ipotesi “crimino-se” europeiste: grazie all’abolizionedella competenza per territorio edalla eliminazione della doppia puni-bilità esse saranno sufficienti acreare una giungla in cui nessunopotrà dirsi sicuro.

Concretizzando in una sola doman-da le deformità giuridiche - e perciòanche intellettuali e morali - di chiha pianificato questo regime: cheinteresse ha la Turchia a punire unfatto verificatosi in Italia, deportan-do il “deviante” italiano, innocentein base all’ordinamento italiano,condannandolo e gettandolo in uncarcere turco? Si moltiplichi questa possibilità pertutte le ignote norme penali di tuttoil continente e la risposta risulteràchiara; ha un solo significato: nes-suno può conoscere le leggi penalidi tutta Europa, tutti diventano per-ciò possibili candidati alla deporta-zione per reati che ignoravano per-sino fossero tali.

Peccato che chi escogita questi si-stemi ne dimentichi penosamente -anche per ignoranza storica - la por-tata: “Ecco s’affanna a partorir l’ingiu-stizia: ha concepito sciagura… Unafossa egli ha aperto e scavato, e preci-

pita nella fossa ch’egli ha fatto!” (Sal., 7,15, 16).

Per valutare a quali inimmaginabiliconseguenze possa giungere il siste-ma attualmente delineato nella propo-sta dell’U.E., si consideri quest’esem-pio: un Paese qualsiasi dell’Unione con-

Gesù processato da Caifa.

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stema penale italiano riconosce al cittadi-no - perdono completamente di signifi-cato14.La legalità costituzionale è quella ita-liana, non quella turca, e comunque nep-pure quella francese, o spagnola: cancel-lata la legalità, tutto diventa possibile.Perché un italiano che ha manifestato, inpatria, un’opinione considerata espressio-ne di un principio costituzionalmente ga-rantito, deve essere punito in base alla le-galità francese che vieta e punisce con ilcarcere quella medesima libertà? La tassatività in concreto scompare: co-me posso conoscere migliaia e migliaia dinorme penali codicistiche e speciali, per

giunta scritte in svariate lin-gue straniere?Dunque, in definitiva,dell’intero articolo 25 dellaCostituzione e dei vari co-rollari che se ne desumonoe che tutte le trattazioni didiritto penale italiano pon-gono a fondamento dellaciviltà del nostro sistema,non ne rimane in piedi nep-pure uno.Si deve concludere o che, si-no ad oggi, tutti gli studiosi didiritto penale abbiano inse-gnato amenità a generazionidi studenti in giurisprudenza,o che l’U.E., abbattendo taliprincipi di civiltà, sia portatri-ce di una pericolosissima,nonché totalitaria, concezio-ne del diritto penale.Che di vera e propria inciviltàe deriva totalitaria si tratti,nell’ottica a tutt’oggi pacificadei penalisti italiani, lo si ègià visto e lo si vedrà megliopiù avanti al § 3: i margini dimanovra consentiti ai futuriinquisitori dell’“InquisizioneUnitaria Europea” sono let-teralmente sconfinati.

L’elenco dei (32) “reati” previsti dall’arti-colo 2, 2° comma della proposta, per iquali l’estradizione non può essere nega-ta se non eccezionalmente, ha comunqueuna importanza pratica assai minore diquella che il governo italiano le ha attri-buito, sia perché di massima - comeemerge dalla proposta di decisone qua-dro (art. 2, commi 3 e 415) - la procedura

sidera “specie animale protetta” di cuivieta il commercio (dodicesima delle ipo-tesi di reato previste dall’articolo 2) le tar-tarughe palustri che in altri Stati, invece,sono liberamente vendibili o il cui trafficoè, tutt’al più, punito con una semplicesanzione amministrativa. Ebbene, in virtùdelle due citate novità (abbattimento deilimiti sulla competenza territoriale e sop-pressione del principio della doppia puni-bilità) il cittadino del secondo Statoche mette in vendita, in patria, (e per-ciò lecitamente), esemplari di tali tarta-rughe, potrà essere deportato, con-dannato ed incarcerato su richiesta diun qualsiasi giudice del citato paesestraniero. La sua estradizio-ne potrà inoltre aver luogo an-che nel caso che l’accusa siapalesemente infondata eche egli non abbia mai neppurvisto una tartaruga palustre invita sua. Di fronte a questa esemplifi-cazione in materia di compe-tenza territoriale, qualcunoforse osserverà che abbiamoaddotto un caso limite. Sen-nonché la risposta a questaobiezione è agevole: questaradicale rivoluzione in materiadi competenze si spiega solocon la precisa intenzione dicreare sistematicamente simili“casi limite”; il meccanismodel mandato europeo èstrutturato oggettivamentein maniera tale da consenti-re la metodica creazione emoltiplicazione di casi as-surdi, in precedenza impos-sibili.Profetiche, in questo senso,suonano le parole della notagiornalista Ida Magli, quandoha acutamente osservato checon l’U.E. sta sorgendo “lapiù forte delle dittature che ipopoli abbiano mai sperimentato”12.Altro esempio: che intende il “legislato-re” europeista - dodicesima previsionedell’art. 2 - per “criminalità ambienta-le”? È, o può essere, un “crimine am-bientale” non rispettare le regole dellaraccolta differenziata dei rifiuti, violare ildivieto di calpestare un prato, lasciare perterra in un bosco, o in un’area classificata

fra quelle di rilievo naturalistico, i rifiuti diun picnic? È sufficiente che la legge diuno dei 25 Stati dell’Unione preveda, orao in futuro, tali condotte come reati, per-ché il mandato di arresto europeo possascattare nei confronti di un cittadino diuno qualsiasi degli altri Paesi. E comepotrò difendermi dall’imputazione (possi-bilissima in astratto, anche se assurda)elevatami da un giudice lituano di avereabbandonato su una spiaggia dell’Anda-lusia i rifiuti di un picnic?L’abolizione della doppia punibilità - edella competenza per territorio - assu-me in definitiva portata dirompente,scardinando fra l’altro uno dei gangli

vitali del sistema penale italiano: iprincìpi, fra loro strettamente connes-si, di legalità, di tassatività, di irretroat-tività ed il divieto di analogia in campopenale13. Questi quattro principi - la cui coperturacostituzionale ha rilievo di primissimo pia-no (art. 25 Cost.), costituendo essi l’os-satura delle garanzie minimali che il si-

12 Cit. in Mario Giordano, “L’Unione fa latruffa. Tutto quello che vi hanno nascostosull’Europa”, Mondadori ed., 2001, pag. 23.13 Senza dilungarsi su questioni giuridiche esenza pretesa di completezza: tassatività si-gnifica che la norma deve prevedere con pre-cisione e puntualità la fattispecie criminosasanzionata. Irretroattività che la legge penalepuò punire solo fatti successivi alla propria en-trata in vigore: quale significato ha un’irretroat-tività relativa a leggi di altri ed ignoti ordina-menti? In pratica, nessuno. Il divieto di ana-logia, strettamente connesso ai citati principi,impedisce al giudice di sanzionare casi similima diversi da quelli espressamente contem-plati in legge. Lo scopo di questi princìpi èovviamente quello di fissare i criteri basila-ri (ma di per sé non sufficienti) per circo-

scrivere i fatti penalmente sanzionabili, co-sì impedendo che l’uso del diritto penalediventi strumento arbitrario di repressione.14 Anzitutto, quali garanzie sono contempla-te nella proposta di mandato di arresto eu-ropeo che questi principi vengano rispetta-ti nei Paesi in cui il “deviante” deve esseredeportato? Nessuna. Il problema di avereun’omogeneità di garanzie minimali per il de-portato non è affatto preso in considerazionedal “legislatore” europeista, preoccupatissimosolo di avere idonei strumenti di “caccia”. Insecondo luogo, se diventa possibile punirechi ignorava e non poteva che ignorare diavere commesso un fatto previsto comereato dalle leggi di un altro Stato - magari diqualche sperduto paese alla periferia dell’Eu-ropa - è evidente che discutere di tassati-

vità, di legalità, ecc. rappresenta una finez-za eccessiva: il diritto penale diventa unpretesto per reprimere liberamente; diven-ta atto di pura ed incondizionata violenza.15 Il c. 4 rappresenta in effetti un monumentodi ipocrisia, come del resto tutto il sistema quidelineato: prevede che per reati diversi dai 32già individuati, l’estradizione “può essere su-bordinata alla condizione che i fatti per i qualiè stato emesso il mandato… costituiscano unreato ai sensi della legge dello Stato di esecu-zione, indipendentemente dagli elementicostitutivi o dalla qualifica dello stesso”.Anzitutto, si noti il solito “può”, e tutto ciò chene consegue. In secondo luogo si osservi chese mancano gli elementi costitutivi del rea-to (oggettivo e soggettivo), manca il reatostesso.

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in esame si applica a quasi tutti gli altrireati, sia perché è già preventivatol’abbattimento di ogni residuo limiteall’esecuzione dei mandati e dellesentenze di un qualsiasi giudicedell’U.E.. Comunque, l’aspetto di quella listache più colpisce il lettore è inveroquello della genericità indeterminata eindeterminabile, e quindi capace di cri-minalizzare le condotte più disparatedi svariate sue previsioni (anche qui latassatività viene vistosamente demoli-ta). Tale genericità è esaltata dal fattoche le figure, già molto approssimati-vamente previste, vanno correlate allediverse legislazioni di ben 25 Stati,salvo ulteriori estensioni ad altri paesi,quali, ad esempio la Turchia, le cui le-gislazioni si ispirano a principî ancheradicalmente diversi da quelli che ca-ratterizzano il nostro sistema giuridico:l’efficacia totalitaria di questa vaghez-za è dirompente.L’uso di terminologia più giornalisticache giuridica non può non essere vo-luto, sia perché contrasta con principibasilari - non solo in Italia - della cer-tezza del diritto penale, sia perché le“lobbies” europeiste non ignoranoquesti problemi: ogni giorno nell’U.E.si tocca con mano laimpressionante dinami-ca per cui un vocabolo,se usato nella sua acce-zione giuridica, assumesignificati enormementediversi nei vari ordina-menti. L’U.E., pertanto, ben saquali margini di mano-vra dispotica siano insi-ti nel criminalizzare ge-nericamente, su scalaeuropea, condotte nonben meglio precisate.Lo sa e sa anche cheuna tale scelta distrug-ge la certezza del dirittonella materia - quelladel diritto penale - chepiù di ogni altra, per tra-dizione, richiede certez-za. Questa certezza è efu voluta per evitare unadegenerazione tirannicadel potere. Perché le“lobbies” europeiste siaccingono ad abbatterlacon tanta virulenta rapi-dità? La risposta stanella domanda stessa.L’U.E. potrebbe, peral-tro, rettificare il tiro, mu-tare radicalmente l’im-postazione del sistemacosì configurato, crean-do un codice penale e

16 Una normativa penale unitaria comportainevitabilmente il capovolgimento di valorisentiti e vissuti come propri dalle singole co-munità nazionali. Si pensi al tema della libera-lizzazione delle droghe, dell’eutanasia (in

Olanda ad es.), persino della pedofilia: anchese chi legge i quotidiani spesso il giorno se-guente ne dimentica i contenuti, si ricorda chequesta Europa, fra la fine del 2001 e gli inizidel 2002, è stata ad un passo dall’approvazio-

ne della liberalizzazione di modiche quantitàdi materiale pedo-pornografico. Si rimanda,su tale tema, a Prospettiva gulag.

(necessariamente anche) di proce-dura penale, europei, precisi, pun-tuali, democraticamente approvati(democrazia? Quando mai, in U.E., ipopoli contano qualcosa?) nel pienorispetto di tutti i principi di civiltàesaminati nella presente trattazio-ne. Se così avvenisse e si tenesse fer-ma solo e soltanto la regola per cuiun giudice, poniamo, turco, puòchiamare di fronte a sé un cittadinofrancese e giudicarlo per fatti com-messi in Francia, ebbene, ciò sa-rebbe sufficiente per proclamare lafine del diritto penale e l’inizio di unregime di deportazioni sistematichee di corruzione dei magistrati che -coperti dai potentati egemoni - sia-no pronti a mettersi in vendita, ocomunque ad agire, per convinzio-ne ideale o dietro compenso vena-le: il continente è grande.Sarebbe la fine del diritto penale edella civiltà!Ne consegue che l’attuale propostadi mandato di arresto europeo (insé e per sé liberticida in ogni pro-prio aspetto), può avere un signifi-cato giuridico (e non puramente re-pressivo) unicamente nel caso in

cui - in base a una nor-mativa penale europeaomogenea - sia chiaro ilprincipio che il mandatopuò essere emesso so-lo qualora lo Stato, chechiede l’estradizione lofaccia nei riguardi di chiabbia commesso (real-mente e non in base acompetenze artificiose)un reato nel proprio ter-ritorio. Di più: debbonosussistere anche tuttele garanzie di difesache, come abbondante-mente dimostrato inProspettiva Gulag, sonopresenti nel nostro Pae-se ma non interessanoaffatto alla casta euro-peista oggi egemone. Èevidente che rettificarein questo senso la pro-posta di mandato equi-vale a rigettarla in toto.In ogni caso si osserviche creare un sistemadi diritto sostanziale eprocessuale penale co-mune, significa, in defi-nitiva, cancellare la so-vranità degli Stati nazio-nali: i popoli debbonoesserne consapevoli.16

(continua)

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Q uando, nel 1905, il filosofo,storico e sociologo, MaxWeber, pubblicò “L’Etica

Protestante e lo Spirito del Capitali-smo”, intendeva sostenere che le ori-gini del Capitalismo vanno ricercatenell’etica Protestante: che tutto è tran-ne Etica. Figuriamoci, oggi, a distanzadi un secolo, dove il Capitalismo si èGlobalizzato!1Prova ne sono gli immensi ed immaniScandali che sono partiti dagli Usa e sistanno estendendo nel Mondo.Dallo scandalo e collasso del gigantetexano dell’Energia ENRON, di pocotempo fa è nata addirittura la parolaENRONITE, per indicare appunto unCapitalismo senza Etica negli Affari.Speriamo che, in futuro, noi Europeinon dovremo coniare la parola EURO-NITE.Ma gli americani non si preoccupava-no tanto che il truffare al prossimo nonsta bene, ma che scandali del genereavrebbero prosciugato la loro stessalinfa vitale: ovvero i Capitali del Capita-lismo!Per chi non lo sapesse, il valore diUna Azione della ENRON era pari a$ 90 e da un giorno all’altro, è passataa pochissimi centesimi: ovvero è di-ventata carta straccia!Immediatamente, si misero sotto accu-sa, innanzitutto, le BANCHE, poi, lapotente SEC (= Security ExchangeCommission), ovvero la nostra CON-

SOB, e le SOCIETÀ di REVISIONE.Pensate che la sola Società di Revisio-ne “Arthur Andersen” riscuoteva, an-nualmente, oltre 100 miliardi di lire so-lo per firmare e non controllare, ovveroper nascondere e mentire i veri Bilancidella ENRON, senza poi contare le de-cine e decine di miliardi che si intasca-vano sottobanco.Scandalo nello scandalo, poi, è che atutt’oggi le Società di Consulenzadelle grandi MULTINAZIONALI sparsenel mondo, sono le stesse Società diRevisione, o che sono tra di esse col-legate. È quindi lecito domandarsi: machi controlla i controllori, se i controlloried i controllati sono gli stessi?E, poiché le MULTINAZIONALI, senzale BANCHE non possono esistere, al-lora si inseriscono dentro alla “sparti-zione della torta” Direttori e Presidentidi Banche; inoltre, per far chiudere unocchio - meglio se tutti e due - GIUDI-CI e PROCURATORI in carriera (Mila-no - ma non solo - docet!); POLITICIcorrotti; creando, poi, ad hoc, PARADI-SI FISCALI, dove portare e mettere alriparo il malloppo (ovvero il maltolto amigliaia di onesti e modesti cittadini),creando società fittizie ed aprendoconti numerati, grazie alla complicità diintere NAZIONI che hanno fatto di cer-te isole caraibiche delle colonie, ieri, edelle isole felici off-shore, oggi!2Concludendo con lo scandalo ENRON(ma se ne contano tanti nei soli USA!),

del prof. Francesco Cianciarelli

OPERAZIONE

1 Occorre fare una distinzione tra il “Capitali-smo Produttivo” ed il “Capitalismo Finanziario-Bancario”, poiché il primo è sempre sfruttatodal secondo. (Il vero “Plus Valore” tanto de-cantato da Carlo Marx, non è quello della Pro-prietà, ma è quello Monetario: e, questo, Marxlo ha abilmente occultato.Infatti, la LOTTA DI CLASSE, in tutti i regimicomunisti si è sempre arrestata - con religiososilenzio - davanti alle “porte” delle Banche. Al-tro esempio lampante lo abbiamo con i NO

GLOBAL, che inveiscono sempre contro ognisorta di “Proprietà”, ma mai contro chi “crea laMoneta”, ovvero contro le BANCHE CENTRA-LI!)È bene ricordare che quando Marx parlava di“Plus Valore” riteneva che la Proprietà na-scesse da un Valore Aggiunto rubato. Noi, in-vece, affermiamo che, chi produce di più eproduce meglio, non ruba niente a nessuno. Ilvero Valore Aggiunto rubato (cioé il vero PlusValore) è quello dato dalla differenza pura-

mente arbitraria tra il puro costo tipografico edil suo valore nominale. Per cui le Banche Cen-trali si appropriano indebitamente della diffe-renza. Indebitando, quindi, e gli operai e i pro-prietari. Ovvero: Tutti!2 Anche se questi sono i Paradisi Fiscali delCapitalismo Produttivo, mentre per i Banchierila vita si svolge in un Paradiso di Impunità To-tale, legalmente approvata e senza bisogno diapprodare in isole off-shore!

La sede della BCE a Francoforte.

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sull’onda del malcontento popolare fuistituita una Legge, la “Sarbanes-Oaxley”, con lo scopo dichiarato diporre un freno alla speculazione finan-ziaria e per tutelare le decine e decinedi migliaia di risparmiatori e cittadinicomuni, ma, in realtà, per salvaguar-dare l’intero Sistema Capitalistico. A tal uopo, la “Federal Reserve” (laBanca Centrale Americana), la SECed il Governo USA si impegnarono arimborsare integralmente le ingentiperdite subite dagli innumerevoli citta-dini coinvolti. Ebbene, sapete come èandata a finire? Che risparmiatori qualioperai, impiegati e fornitori hanno per-so oltre l’80%, mentre altri tutti i rispar-mi di una intera vita, fatta di stenti, disacrifici e di duro lavoro!Temiamo che in Italia si ripeterà lastessa storia. I “contanti” non si ve-dranno; se andrà bene, si rinegozie-ranno e si consegneranno ai malcapi-tati altri Titoli con nuove scadenze.Vedete, non si tratta qui di mettere sulbanco degli imputati il “CapitalismoProduttivo”, perché del Comunismo,poi, non ne parliamo proprio.No! Qui si tratta di scrivere -come spesse volte ce lo ha ri-cordato il nostro insigne mae-stro, il prof. Giacinto Auriti -una “Nuova Pagina di Sto-ria”.Qui, dobbiamo recidere i ca-pelli a Sansone, ovvero toglie-re la Proprietà della Monetaalle Banche Centrali.3Qui, occorre Riformare il Si-stema Monetario Internazio-nale!Non è sufficiente quel che fa-ranno Governo e ParlamentoItaliano sul caso Parmalat, ecioè modificare o istituire unaLegge per rafforzare la Con-sob o per indebolire la “Bandad’Italia”, ah! lapsus, la Bancad’Italia.Anche perché non tutti sannoche le Banche creditrici dellaParmalat sono anche le Pro-prietarie della Banca d’Italia.Anche in questo caso, i con-trollati dalla Banca Centralesono i Proprietari della stessa,per cui conoscevano e cono-scono perfettamente la realeesposizione contabile e debi-toria della Parmalat.I cittadini pensano che la “Banca Cen-trale” sia Pubblica o Governativa, inveceè di Proprietà Privata. È una “Spa”. Vole-te qualche esempio?Il Gruppo Bancario UNICREDITO, (Pre-sieduto da Alessandro Profumo), detie-ne il 10,97% della Proprietà della Bancad’Italia; il Gruppo CAPITALIA (Presieduto

da Cesare Geronzi) l’11,15%; il GruppoSAN PAOLO-IMI (Presieduto da RainerMasera) il 17,23% ed il Gruppo BancarioINTESA (Presieduto da Giovanni Bazo-li/Corrado Passera) con addirittura il27,22%.

Per converso, ufficialmente, la Bancad’Italia possiede - udite udite - un Ca-pitale di soltanto € 156.000 (appena300 milioni di vecchie Lire!), rappre-sentato da 77 “Partecipanti” conQuote di Partecipazione al Capitale di52 centesimi l’una! Poveretti, diconoa Roma! Sono davvero bisognosi que-sti banchieri. Forse, sarà il caso di aiu-tarli più di quanto stiamo facendo.Ma alcuni potrebbero asserire che laBanca d’Italia (con i suoi 10.000 impie-gati da noi mantenuti) con l’Entratadella BANCA CENTRALE EUROPEA(= BCE), dalla EUROTOWER diFrankfurt (che preferirei chiamare piut-tosto NEUROTOWER), ora è meno in-fluente. Ma si continua imperterriti a commette-re FALSI IN BILANCIO. Si continua,cioè, a mettere al Passivo ciò che vaall’Attivo, e viceversa. Il nostro Codi-ce Penale, poi, all’art. 640, ci spiegache cos’è la TRUFFA. Ma oggi possia-mo affermare di essere passati ad unaMEGA TRUFFA: ovvero ad unaTRUFFA CONTINENTALE!

Concludo chiedendomi echiedendovi:Quale lezione possiamo trarredall’ultimo Scandalo Banca-rio-Finanziario Internazionale,ovvero dal Crack PARMA-LAT, prima che altri futuri epiù virulenti e preoccupantiScandali Finanziari possanoinvestire l’intera Economia delnostro Paese, e non solo?Per il nostro bene e quello deinostri figli, in realtà per la so-pravvivenza stessa dell’uomo,occorre completamente volta-re pagina: è urgente compie-re una svolta epocale, ope-rare una scelta coraggiosa,com’è quella della Riformadel Sistema Monetario. Nonc’è altro modo di agire se nonvogliamo addentrarci in un fu-turo pieno di problemi. Pensa-te che già oggi, solo per iCrack Cirio e Parmalat, diret-tamente e personalmente, so-no stati messi definitivamentein ginocchio ben 200.000 ita-liani! Quindi, “Lorsignori”, si rende-ranno responsabili della Di-sperazione ed ISTIGAZIONE

AL SUICIDIO di Centinaia di Migliaia diCittadini!Intanto, come si concluderà questa tristevicenda? È semplice: come al solito! Co-me in un Film già visto, come nelle Guer-re che si preparano a “tavolino”: con iGrandi CRACK, le Banche Campano eProsperano ed i Cittadini Crepano!..

3 Abbiamo letto e udito giorni fa come - conquanta saccenza e noncuranza, anzi veemen-za e rabbia, tipica del “padrone” - il Governa-tore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, abbiareagito contro la seconda Carica dello Stato,ovvero del Presidente del Senato, che avevaespresso delle riserve sulla Vigilanza della

Banca d’Italia, apostrofandolo: «Pera, e chi ècostui?» il quale, essendo uomo di Berlusconi,il “cattolico” Fazio gli ha subito mostrato i “mu-scoli” dandogli il “benservito” (tramite la Magi-stratura) facendo annullare il “lodo Schifani”(indipendentemente se il lodo sia costituziona-le o meno).

Così come, alcune settimane fa, l’inviato di“Striscia la Notizia”, Valerio Staffelli, sia statopreso, per ordine dello stesso Governatore, a“calci in c...!” (così come siamo presi, daltron-de, tutti quanti noi!).

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LA DOTTRINA SOCIALE CATTOLICA

(da: La Dottrina sociale cattolica: sfida per il terzo millennio - Rimini)

Da: “RERUM NOVARUM”Lettera Enciclica di S.S. Leone XIII sulla questione sociale (15. Maggio 1891)

3. Casi particolari d’intervento(Condizioni di lavoro)

Lo Stato deve proteggere molte cose nell’operaio, e prima ditutto i beni dell’anima. La vita di quaggiù, benché buona e de-siderabile, non è il fine per cui noi siamo stati creati, ma via emezzo a perfezionare la vita dello spirito con la cognizionedel vero e con la pratica del bene. Lo spirito è quello che por-ta scolpita in sè l’immagine e la somiglianza divina, ed in cuirisiede quella superiorità in virtù della quale fu imposto all’uo-mo di signoreggiare le creature inferiori, e di far servire all’uti-lità sua le terre tutte ed i mari.«Riempite la terra e rendetela a voi soggetta: signoreg-giate i pesci del mare e gli uccelli dell’aria e tutti gli ani-mali che si muovono sopra la terra».In questo, tutti gli uomini sono uguali, né esistono differenzetra ricchi e poveri, padroni e servi, monarchi e sudditi, perchélo stesso è il Signore di tutti. A nessuno è lecito violare im-punemente la dignità dell’uomo, di cui Dio stesso disponecon grande riverenza, né attraversargli la via a quel perfe-zionamento che è ordinato all’acquisto della vita eterna.Che anzi, neanche di sua libera elezione potrebbe l’uomo ri-nunziare ad esser trattato secondo la sua natura, ed accetta-re la schiavitù dello spirito, perché non si tratta di diritti deiquali sia libero l’esercizio, bensì di doveri verso Dio assolu-tamente inviolabili.Di qui, segue la necessità del riposo festivo. Sotto questo nome non s’intenda uno stare in ozio più a lun-go, e molto meno una totale inazione quale si desidera damolti, fomite di vizi e occasioni di spreco, ma un riposo con-sacrato alla religione.Unito alla religione, il riposo toglie l’uomo ai lavori e alle fac-cende della vita ordinaria per richiamarlo al pensiero dei benicelesti e al culto dovuto alla Maestà divina. Questo è princi-palmente la natura, questo il fine del riposo festivo che Iddio,con legge speciale, prescrisse all’uomo nel Vecchio Testa-mento, dicendogli: «Ricordati di santificare il giorno di sa-bato», e che Egli stesso insegnò, di fatto, quando nel settimogiorno, creato l’uomo, si riposò dalle opere della creazione:«Riposò nel giorno settimo da tutte le opere che avevafatte».

(continua)

È VERO NON È VERO?

È vero che la Chiesa fu fondataDal Figlio della Vergine Maria,Ucciso dalla “perfida genìa”,Secondo la Dottrina, predicata,

E in più di venti secoli insegnata,Col nulla-osta della Gerarchia,E col Vangelo in piena sintonìa,Oppure è una menzogna calcolata?

Se Cristo non è Dio, Verbo incarnato,Nel grembo d’una Donna Immacolata,Per riscattare l’uomo dal peccato,

L’umanità è davvero disgraziata,E l’uomo, senza Cristo, è destinatoA maledir la vita sventurata!

Prof. Arturo Sardini

Chiosa

Personalmente, ad essere sincero,Spero, con tutto il cuore, che sia vero,Poiché se fosse falsa la DottrinaSarebbe irreparabile rovina!

Ovverosia, se Cristo non è Dio,Non so spiegarmi più chi sono Io!Sulla questione ho molto riflettuto;Se Cristo non è Dio sono perduto!

Cos’è la vita senza un Creatore,Senza uno scopo, senza un Salvatore?!Se non ci fosse Dio, maledireiOgni giorno la vita e i giorni miei!

Chiusa

La Fede non è chiara, sia ben chiaro,Ma senza Fede in Dio non c’è riparo!Senza la Fede, assurda è l’esistenza,Quantunque le pretese della scienza!

OCCHI SULLA POLITICA

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Documenta-Facta

A questo “dubium”: «I fedeli possonoaccedere al sacramento della Peni-tenza durante la celebrazione dellaMessa?». La Congregazione per ilculto divino e la disciplina dei sa-cramenti ha così risposto:

«È pertanto chiaramente legittimoanche durante la Messa, ascoltarele confessioni tutte le volte in cui siprevede che i fedeli chiedano que-sto ministero. Se c’è una celebra-zione, occorre fare tutto il possibileaffinché qualche sacerdote siastenga dal concelebrare, in modoche possa essere a disposizionedei fedeli che vogliano accedere alsacramento della penitenza».

(NB: La “risposta”, firmata dal Cardi-nale-Prefetto, Jorge Arturo Estéveze dal sotto-Segretario Mons. MarioMarini, è stata pubblicata sul Bolletti-no del Dicastero: “Notitias”, n. 419-420, 2001, pp. 259-260).

***

Sulla lettera apostolica “MISERICOR-DIA DEI” di Giovanni Paolo II (7 aprile2002), su alcuni aspetti della celebra-zione del sacramento della Penitenza,ha scritto:

«2 - In particolare, si raccomanda lapresenza visibile dei confessori neiluoghi di culto durante gli orari previ-sti, l’adeguamento di questi orari allasituazione reale dei penitenti, e laspeciale disponibilità per confessareprima delle Messe, e anche per veni-re incontro alla necessità dei fedelidurante la celebrazione delle SS.Messe, se sono disponibili altri sacer-doti».

«9 b - La sede per le confessioni è di-sciplinata dalle norme emanate dallerispettive Conferenze Episcopali, lequali garantiranno che essa sia collo-cata in “luogo visibile” e sia anche“provvista di grata fissa”, così daconsentire ai fedeli e agli stessi con-fessori, che lo desiderano, di poterse-ne liberamente servire...

Tutto ciò che, con la presente Letteraapostolica, in forma di “Motu pro-prio”, ho stabilito, ordino che abbiapieno e durevole valore, e sia conser-vato a partire da questo giorno, nono-stante qualsiasi altra disposizione incontrario”.

CONFESSARE DURANTE LA MÈSSA È VALIDO?

Papa Giovanni Paolo II: confessore in S. Pietro.

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CONCLUSIONE

Si può convenire altresì che si avvici-na notevolmente al tomismo essenzia-le lo storico-filosofo convertito, testécitato, quando scrive: «La vera teore-si è vera bontà»46.Se è vero, infatti, che l’apprensioneoriginaria dell’ente, mediante la qualesi co-apprende l’atto di essere parteci-pato dell’ente limitato dalla sua essen-za, è atto dell’intelletto, è parimenti ve-ro che il riconoscere l’ente nella suapositività onto-metafisica creaturale èatto più della volontà libera che dell’in-telligenza; appunto come si è vistospecie nei testi tomistici del De Veri-tate. Perciò, «la dimostrazione del-l’esistenza di Dio (privilegiando la“quarta via” tomistica, radicata e fon-data nelle nozioni di partecipazionetrascendentale di causalità creatrice edi analogia metafisica) appartiene al-la costituzione della persona e siradica nell’intimo della sua li-bertà»47.Di qui, la portata esemplarmente cri-stiano-tomistica delle seguenti testi diun illustre teologo:«... La perfezione della volontàdev’essere curata più della perfe-zione dell’intelligenza...... La volontà è... il centro e la forzamotrice di tutta la nostra vita, poi-ché esercita un influsso imperialesulle nostre rimanenti facoltà, nonesclusa l’intelligenza...... Dunque, la moralità della vita dipen-de non dall’acutezza dell’ingegno, madalla rettitudine della volontà; non dal-la conoscenza delle leggi, ma dall’os-servanza di esse; non dal sapere

(condizionamento imprescindibile, ep-pure modesto), ma dalla virtù...»48.In tali tesi spiritualmente vitali (oggi rego-larmente irrise dallo gnosticismo-fidei-smo-millenarismo neo-modernistico) nonè difficile ravvisare anche l’eco dell’inse-

gnamento di uno dei più caritatevolimaestri di spirito:«... La volontà non si accorge delbene se non per mezzo dell’intellet-to, ma una volta che lo ha scopertonon ha più bisogno dell’intellettoper esercitare l’amore...»49.Da ciò si può forse dedurre che la ver-ticalità assiologica della volontà liberasembra simile alle verità prossime allafede; verticalità che può altresì stimo-lare alla santità persino i meno intellet-tualmente dotati come auspicava, conimmensa carità, S. Luigi Grignion diMontfort nella sua “Lettera circolareagli amici della Croce”.In ogni caso, è arcievidente l’abissoinfinito che separa la concezione cri-stiano-tomistica della libertà dallognosticismo-fideismo anche anticoma, molto più ancora, da quello mo-derno-contemporaneo. Se la virtùs’identificasse con l’intelligenza e conla cultura e se, correlativamente, lamalvagità s’identificasse con la stupi-dità e con l’ignoranza - aberrazioneche va dal misero Socrate al falsarioHegel fino ai nostri ecumenici giorni -si arriverebbe a questi agghiacciantiassurdi:1) satana e compagni demoni, inquanto molto più intelligenti e colti fi-nanco dei geni umani, sarebbero mol-to più virtuosi di tutti i Santi e di tutte leSante;2) i peggiori criminali sarebbero non

solo i minorati psichici senza loro colpama, più ancora, i bambini piccoli e, so-prattutto, i neonati, perché non sannoniente;3) giacché l’“incosciente” e l’“irresponsa-bile” vengono razionalisticamente confusi

UNA CAPITALE CONTESTAZIONEDEL NEO-MODERNISMO

– IL TOMISTICO PRIMATO DELLA LIBERTÀ –

del prof. Andrea Dalledonne

3

S. Tommaso d’Aquino.

46 Cfr. A. Ferrabino, “La filosofia della sto-ria come la intendo, in Scritti di filosofiadella storia”, Firenze 1962, p. 782. All’oppo-sto, l’impugnazione immanentistica, moderno-contemporaneo-neo-modernistica, della Ve-rità conosciuta nasce dai traviamenti più de-

moniaci (cf. S. Th., II-II, q. 154, a. 12).47 Cfr. Fabro, “L’uomo e il rischio di Dio”,cit., p. 376.48 Cfr. F Varvello S. D. B., “InstitutionesPhilosophiae. Pars III. Ethica”, V ed., Tori-no 1930, p. 201.

49 Cfr. S. Francesco di Sales, “Trattatodell’amore di Dio”, 1. VI, c. 4, a cura di R.Balboni, Milano-Torino 1989, p. 442. Cf. F.Amerio, “La dottrina della Fede. Dogma, mo-rale, spiritualità”, Milano 1985, pp. 465-528.50 Cfr. Sap. 2, 11.

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con il “colpevole”, noi peccheremmo spe-cialmente nel sonno durante il quale sia-mo, appunto, “incoscienti” e “irresponsa-bili”;4) dei peggiori criminali suddetti farebbe-ro parte anche i teologi-moralisti perchéconoscono e trattano, con grandeprofondità, tutti i peccati in ciascu-na delle loro specie;5) nella vita pubblica, il dirittocoinciderebbe in pieno conla forza dei sinarchi piùastuti - e, piaccia o spiac-cia, non c’è astuzia sen-za intelligenza e senzauna certa cultura, ta-lora di livello umana-mente alto -: ideolo-gia condannata giànell’Antico Testa-mento50, ma ap-plicata dalla “ci-viltà” immanenti-stica moderno-contemporaneacoi “r isultati”(hegeliani e din-torni) di cui su-biamo semprepiù la tragicitàapocalittica. Nona caso un espo-nente di questosistema, perso-naggio cabalista-gnostico f ino achiamarsi Disraeli,non si vergognò diaffermare che in po-litica non c’è nulla dispregevole51.A spiegare siffatta si-tuazione indescrivibilenon basta il noto “obliodell’essere” tematizzatoda Heidegger. Si deve, inve-ce, avversare quella inenarra-bile contraffazione-sofisticazio-ne-profanazione della libertà: valea dire il satanismo (cf. L’opera diMons. Romeo e di altri sacerdoti eroici)per colpa del quale si commette il supre-mo crimine di rifiuto dell’Essere e, perconseguenza, di ripudio di tutti i valori inquanto si odia e si combatte, in stile ca-balistico-talmudico, l’unico vero Dio52.Si deve, pertanto, ritornare al fonda-mento dell’autentico Essere che è l’at-to-principio anche della vera libertà53.

Si deve, cioè, scegliere Dio, anzitutto esoprattutto54, nella “pratica di amar Gesù

Cristo”55: ovvero nell’“esercizio del Cri-stianesimo”56 ricordando, con la volontàlibera ben più che col pensiero, il detto diS. Tommaso, conforme a cui più siamocaritatevoli più siamo liberi57.

È infatti l’unica vera Chiesa di sempre adinsegnare a ciascuno, dai sommi ai mini-mi di qualsiasi epoca, che «dall’aiuto edai doni di Dio il libero arbitrio non ciè tolto ma, anzi, ci è liberato...»58. Su-blime eco dell’ultima implorazione del

Padre nostro: “Liberaci dal male”59.Ivi non chiediamo, aristotelicamen-

te, a Dio, che “sia pensato ilSuo pensiero” - espressione

troppo insufficiente e quasioffensiva -; ma Gli chiedia-

mo, cristianamente e to-misticamente, che “siafatta la Sua vo-lontà”60: volontàidentica alla Sua ca-rità che, come diceS. Paolo, “trascen-de ogni cono-scenza”61: caritàliberissima graziea cui Gesù Cristovolle assogget-tarsi all’olocau-sto perfetto -Suo, non altrui! -della Sua mortedi croce62 per laredenzione e lasalvezza eternadi ogni personapassata, presen-te e futura63.Infine: si presumetroppo sperando

che, nel domanistorico, la Chiesa,

finalmente liberatadalla sua indicibile si-

tuazione odierna, de-finisca de fide la ver-

ticalità assiologicadella volontà libera?

Aspettiamo la sentenza-ri-sposta: non certo dalla si-

narchica paranoia ottimisticadel “terzo millennio”, ma sol-

tanto dall ’ infall ibi le Magisterodell’unica autentica Chiesa di sem-

pre. Per dirla con una delle massime perso-nalità cattoliche, anche circa la questionequi trattata, la «parola del Magisterodella Chiesa infallibile... verrà - è di fe-de - e porrà fine a questo pauroso escandaloso sbandamento»64!

(fine)

“Chiesa Viva” *** Marzo 2004 15

51 Cfr. Per importanti vedute d’insieme sull’ar-gomento, v. N. Gewakhow, “Il retroscenadei Protocolli di Sion”, tr. It., Roma 1939;Spadafora, “Fatima e la pette del sociali-smo”, III ed., Roma 1978; ID., “Cristianesi-mo e giudaismo”, Caltanissetta 1987; I. A.Santangelo, “L’ultima battaglia”, II ed.,Adrano (Catania) 1992, pp. 29-93; Epipha-nius, “Massoneria e sètte segrete: la facciaocculta della storia”, II ed., Albano Laziale(Roma) 2002.52 Cfr. Non dimentichiamo che gli ebrei anti-cristiani, dei quali gli ebrei davvero convertitisono migliori in un modo infinito per parteci-pazione, rimangono i “figli del diavolo” (cf.Gv. 8, 44) e i “crocifissori di Dio” (S. Th. III,1. 47, a. 5, ad 3). E sono quindi i primi colpe-

voli delle catastrofi odierne (cf. O. Nardi, “Ilvitello d’oro. L’altra faccia della storia”, Mi-lano 1989). V., pertanto, At. 2, 22-36; ivi, 3,12-24; 1 Ts. 2, 13-16. Testi divinamente ispi-rati che tanto addolorano i “Marxini” (sic)dell’ecumenismo neo-modernistico.53 Cfr. Chr. Ferraro V. E., “Para un retorno ala metafìsica. Sobre la actualidad del tomi-smo esencial”, Segni (Roma) 2003.54 Cfr. Kierkegaard, “Diario”, 1850, X 2 a428 = 2773, III ed., Brescia 1981, vol. 7, pp.83 s.55 Cfr. S. Alfonso M. De’ Liguori, “Pratica diamar Gesù Cristo”, a cura dei PP. Redento-risti, Verona 1987.56 Cfr. Kierkegaard, “Esercizio del Cristia-nesimo”, in Opere, tr. Cit., pp. 693-822.

57 Cfr. “In III Sent.”, d. 29, a. 8, q. 3, n. 106,“Sed Contra”.58 Cfr. D. -S. 24859 Cfr. Mt. 6, 13.60 Cfr. ivi, 6, 10.61 Cfr. Ef. 3, 19. Cf. Fil. 4, 7.62 Cfr. Is. 53, 1-12; Mal. 1, 11 ss.63 Cfr. D. -S. 319 = 624; ivi, 795 = 1523; S.Th. III, qq. 46-56. V. Anche Landucci, “Centoproblemi di fede”, VI ed., Assisi 1962, pp.56 ss.; Card. G. Siri, “Getsemani. Riflessio-ni sul movimento teologico contempora-neo”, Roma 1980, pp. 359-368.64 Cfr. Spadafora, “La nuova esegesi”...,cit., p. 290. Cfr. Ivi, pp. 149, 187, 285 ss., 325s. Sulla conversione dei giudei, profetizzatada S. Paolo, V. Rom. 11, 1-33.

Sfera

Livello del discernimentotra vero e falso e tra

bene e male

Livello della libertà di scelta tra il BENE e il MALE

Amore di Dio

Libertà dal peccato“Il giogo di Dio”

Libertà del peccato“Il giogo di Satana”

Neutralità morale

Responsabilità moralecon Dio o contro Dio

Fede SperanzaCarità

Libertà(Volontà libera)(Libero arbitrio)

Primato teol.-moraleMuove le altre facoltà

Facoltà libera esecutiva

- Virtù -

Sfera della Religione

Sfera della Morale

Sfera della Politica

Intelligenzaa servizio dellaVolontà libera

Facoltànecessarialegislativa- Sapere -

Ragionea servizio

dell’IntelligenzaFacoltà

necessarialegislativa- Sapere -

OOddiioo ddii SSaattaannaa

Facoltà giudiziaria

Sfera dell’AnimaS

fera

della

Coscienza

La libertà ha la sua suprema fondazione nella dedizione assoluta all’Assoluto

Grazia

Dio ama,vuole, crea. La creazione è opera della Sua libertà e carità.

AmoreAmore

Amare Dio è migliore del conoscerLo.

Conoscere gli enti corporei è meglio che amarli

La Libertà risale al Bene tramite l’intelligenza ma, dopo averlo scoperto,non ha più bisogno dell’intelligenza per esecitare l’amore.

Filosofia ScienzaCul tura

Penso perché voglio!

Voglio perchè sono!

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16 “Chiesa Viva” *** Marzo 2004

ULTIM’ORA: LE GIUSTIFICAZIONI DI MONS. PLOTTI SUONANO OFFESA AL PAPA

Riportiamo, scaricandolo dal sito Internetdell’attivissima sezione sorella “UNA VO-CE VENETIA”, un articolo apparso sulTirreno in cui il Vescovo di Pisa, mons.Plotti, giustifica il suo “no” alla Messa Tri-dentina. Non commentiamo questo inter-vento, perché occorrerebbero spazio etempo che non abbiamo nel momento incui licenziamo questo Bollettino, né l’arti-colo, la cui autrice, come spesso accadenon solo a modesti cronisti ma anche agiornalisti di fama, magari vaticanisti,quando si tratta di argomenti religiosi, di-mostra una inammissibile ignoranza degliargomenti trattati. Diciamo solo che legiustificazioni del Vescovo si avvalgonodi argomentazioni consapevolmente false(l’attuale Messa non è stata voluta dalVaticano II, come dimostra ampiamente ilcard. Stickler nella conferenza sopra cita-ta) e, come ci si aspettava conoscendo ilPresule, di natura politica: i giovani chehanno chiesto l’applicazione dell’indultolo hanno fatto con motivazioni esclusiva-mente religiose e di una loro militanza po-litica non siamo a conoscenza. A Pisa,durante il nostro incontro, ci sono sem-brati molto seri, moderati e ricchi di spiri-tualità. D’altronde, sarebbe un delitto ave-re preferenze politiche? Non deve, il cat-tolico, anche in questo campo, risponderealla sua coscienza? Ci sorge il dubbioche se essi avessero esibito una tesserad’un vivace colore più caro a Plotti, forse,il risultato sarebbe stato diverso. Sarem-mo felici se qualcuno fugasse tale dub-bio.Anche l’atteggiamento nei riguardi deisuoi confratelli nell’Episcopato di lui più

generosi, è reprensibile, perché oltremo-do scorretto: quanto all’affermazione chela richiesta dell’indulto offre della Chiesaun’immagine inaccettabile, è estrema-

mente offensiva nei riguardi del SommoPontefice, che è l’autore primo di tale“sfregio”. Ma si guardi intorno nella sua città, ilMonsignore, magari senza la cortina difumo che si sprigiona dall’amato sigaro etirando giù il finestrino della bella macchi-na, al volante della quale sportivamenteegli spesso si pone. E giacché è Presi-dente della Conferenza Episcopale To-scana, volga gli occhi anche più lontano,come suo dovere. Ma, purtroppo, certivescovi, come gl’idoli del Salmo 113,oculos habent et non videbunt. Se ve-dessero, qualche sacerdote disponibile acelebrare secondo l’antico rito sarebbeagevolmente individuato.Alla luce di quanto ora appreso, ritiriamo iriconoscimenti di “maggior cultura e di-plomazia” sopra attribuiti a mons. Plotti,che non si eleva per nulla al di sopra delpredecessore Matteucci e del sardo At-zei.

«Abbiamo letto l’articolo del Tirrenocon le gravi dichiarazioni di S. E. Plot-ti, che non ci risulta siano state smen-tite. Senza volerci soffermare su tuttele inesattezze, distorsioni e confusionicontenute nell’articolo, ci consta che ilconte Marcello A. Cristofani della Ma-gione è Gran Maestro dell’Ordine dellaMilizia del Tempio, associazione priva-ta di fedeli approvata dall’arcivescovodi Siena. Ci risulta inoltre che i cristia-ni che hanno chiesto la Messa latinaantica all’arcivescovo di Pisa in nes-sun modo possono essere definiti co-me “scismatici”. Gli interessati hannosenza dubbio la facoltà di esigere ledovute rettifiche a termini di legge».

Una Voce Venetia

CHI SONO I VESCOVI?– IL PONTEFICE, L’INDULTO E I VESCOVI –

del prof. Dante Pastorelli

3

Sono pochi i Vescovi obbedienti, molti gli ostili e i ribelli alla volontà del Papa.

Giovanni Paolo II.

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“Chiesa Viva” *** Marzo 2004 17

“NIENTE MESSA TRIDENTINA”PLOTTI SPIEGA I MOTIVI DEL SUO

“NO” AGLI SCISMATICI

di Candida Virgone

«Pisa. Sembra proprio che l’arcivescovoPlotti sia entrato nel tunnel delle polemi-che. L’ultima riguarda la richiesta di ungruppo di studenti fuori sede circa la pos-sibilità, negata dal Presule, di celebrareuna Messa con il Rito Tridentino. Per iprofani, il Rito Tridentino prevederebbe lavecchia Messa in latino, quella secondo ilrito di san Pio V, risalente al Concilio diTrento, in auge prima del Concilio Vatica-no II che si rifà al rito di Paolo VI, e cheprevede la nuova celebrazione, insommala Messa che tutti sono in grado di segui-re e capire.Il Rito Tridentino è di fatto rivendicato epraticato dal gruppo scismatico fondatoda Marcel Lefebvre. Alla fine di tutta ladiatriba, la celebrazione è stata accordataa Roma dal cardinale Dario CastrillonHoyos, ed avverrà il 24 maggio, in unachiesa che ha anche un particolare valoreper il mondo cattolico, la Basilica ro-mana di S. Maria Maggiore, che nellacapitale verrebbe quasi dopo il fulcrodella cristianità, S. Pietro.Sarebbe, pare, la prima volta, dopo laRiforma liturgica conciliare, che unporporato celebrerà il rito in vigore pri-ma del Concilio Vaticano II, in una ba-silica di Roma.Ad appoggiare ed a portare avanti larichiesta del gruppo di studenti resi-denti a Pisa è stato il conte MarcelloCristofani della Magione, sedicenteGran Maestro dei Templari ed espo-nente di un gruppo di tradizionalisticattolici in Comunione con Roma, iquali avrebbero già il permesso dell’ar-civescovo di Siena di celebrare laMessa tridentina all’interno della lorocomunità.Di fatto, negli ultimi tempi, il Vaticanoha avuto un atteggiamento molto di-verso verso gli scismatici, in un tentati-vo, se si può dire, di apertura e disten-sione.Secondo i richiedenti, la risposta delVaticano con la concessione di unaMessa addirittura nella capitale ed in uncentro della cristianità, appare come unaprecisa reprimenda verso l’arcivescovo diPisa, monsignor Alessandro Plotti.Il quale, invece, cade dalle nuvole: «Per-ché ho risposto di no? Perché non vedola ragione per dare spazi a certe “nostal-gie”, visto che il Concilio Vaticano II hastabilito un preciso rito che tutti seguono.Fra l’altro, il Vaticano concede ai vescovila decisione di stabilire l’opportunità diuna scelta del genere. Personalmente,non ho ritenuto giusto prendere delle ini-ziative che vanno contro le direttive datea suo tempo dalla Chiesa; se qualcun al-tro vuole accollarsi questa responsabilitàe concedere un indulto, in questa specifi-ca occasione, lo faccia pure. A parte ilfatto che, qui a Pisa, avrei avuto non po-che difficoltà a reperire un sacerdote checelebrasse questo rito. Mi sembra cheavanzare certe richieste sia come dareun’immagine della Chiesa che non si può

accettare. Ho letto, qualcuno ha scrittoche questo è apparso come uno schiaffodel Vaticano a me: io non la penso così enon trovo neanche giusto che di tutto sifaccia una questione politica; nella religio-ne, la politica non deve entrare, sembrache prendere certe posizioni sia cosa dasovversivi...».In effetti sono molti i settori della Chiesache non gradiscono il riavvicinamento delVaticano agli scismatici e sono tenden-zialmente ostili al ricongiungimento conLefebvre che tanti disagi ed imbarazzi hacreato all’establishment ecclesiastico va-ticano in passato.Di fatto, però, il Giubileo del 2000 ha av-viato un dialogo in vista della ricomposi-zione dello scisma, che i più ottimisti ve-dono come già fatta prevedendola entroal fine di questo anno.

da “Il Tirreno”, 24 aprile 2003.

Promemoria per i Vescovi del “NO”!

LA PAROLA DEL CARDINAL JOSEPH RATZINGER,

PREFETTO DELLA CONGREGAZIONEPER LA DOTTRINA DELLA FEDE

Sua Eminenza, nel corso della sua confe-renza, in occasione del decennale delMotu Proprio Pontificio “Ecclesia Dei”, siaugurò che le sue parole potessero “per-suadere i vescovi che la presenzadell’antica liturgia non turba né rompel’unità delle loro diocesi, ma è, invece,un dono destinato a rafforzare il Corpodi Cristo, del quale siamo tutti i servi-tori”, e che la convivenza tra il Rito Anti-co e quello Paolino potrebbe aiutare a mi-gliorare una riforma liturgica “intrapresatroppo frettolosamente e spesso limi-tata all’esteriorità”.Affrontare e discutere i problemi dellariforma liturgica è importante, per il Cardi-nale della Fede, (cfr. il suo libro “La miavita”, in cui critica aspramente e con do-

vizia di argomenti ildivieto di celebraresecondo il Messaledi S. Pio V) perché“la crisi ecclesialein cui oggi ci tro-viamo, dipende ingran parte dalcrollo della litur-gia”.Nell’altra sua opera,“Il sale della ter-ra”, la sua scure siabbatte su quei sa-cerdoti che, improv-visandosi liturgisti,confezionano unaMessa tutta loro,volta a volta diffe-rente, ponendosi alcentro dell’attenzio-ne dei fedeli: si trat-ta di un “nuovoclericalismo” chenon lascia “emer-gere qualcosa dipiù importante”: il

celebrante si deve tirare indietro, smette-re d’esser protagonista, più mondano chereligioso, in modo che possa rilucere intutto il suo fascino “la forza dirompentedalla Tradizione non manipolabile”, inun periodo in cui “da noi c’è una tolle-ranza illimitata per le modifiche spetta-colari e avventurose. Mentre pratica-mente non ce n’é per l’antica liturgia.Così siamo sicuramente sulla stradasbagliata”.«COSI’, MIEI CARI AMICI, VORREIESORTARVI A NON PERDERE LA PA-ZIENZA, A CONTINUARE AD ESSEREFIDUCIOSI E AD ATTINGERE DALLALITURGIA LA FORZA PER RENDERETESTIMONIANZA AL SIGNORE INQUESTO NOSTRO TEMPO» (conferen-za cit.).È quello che noi continuiamo a fare, an-che se talvolta la pazienza e la fiduciavengono poste a dura prova dai più aridiconfratelli di Sua Eminenza.

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18 “Chiesa Viva” *** Marzo 2004

L’EUCARISTIASPARTIACQUE TRA FEDE

E APOSTASIA

di A. Z.

N on a caso Mons. GiovanniGiavini venne trasferito dalcard. Martini dall’insegnamen-

to a Venegono a responsabile dell’Uffi-cio Catechistico Diocesano milanese.Nel suo volumetto “Verso la Bibbia”(edito dall’Ufficio Catechistico, pp.158), trattando del Mistero Eucaristico,Giavini afferma: «Senza disprezzarele classiche dispute sulla transu-stanziazione e Presenza Reale, vie-ne però il sospetto che esse, trasfe-rite soprattutto nella catechesi, ab-biano sviato l’attenzione dal sensoprimario della Santa Messa» (p.167). Senso primario della Messa - in-siste il Giavini - sarebbe il ricordo omemoriale della morte del Signore.Osserviamo, innanzi tutto, che l’idea dimemoriale è atta a eliminare la spac-catura tra cattolici e dissidenti sulla fe-de nell’Eucaristia: sia noi cattolici, sia ifratelli separati, condividiamo il concet-to che l’Eucaristia è “memoria” Lo hainsegnato Gesù stesso nell’atto di isti-tuire l’Eucaristia: “Fate questo in me-moria di me” (1 Cor 11, 24).La teologia cattolica, però, spiega ilmemoriale come «ricordo che ci of-fre la Presenza Reale di Cristo... Ri-cordo che non si riferisce soltantoal passato: attualizza il passato. Nelpresente, non è soltanto un attosoggettivo, uno sforzo di rappre-sentazione fantastica, una nostalgiadi Cristo che ha lasciato questomondo... ; non è soltanto la “dulcismemoria” di un’esperienza religiosaspiritualmente rievocatrice e conso-lante. È un ricordo-realtà, è una me-moria soggettiva con la presenza og-gettiva e viva di chi è ricordato. È unfatto stupendo che inserisce il Cristoceleste ed eterno sotto i segni simboli-ci della sua morte sacrificale nell’espe-rienza profana e transeunte della no-stra vita quotidiana”. Così il CardinalMontini nella solennità del Corpus Domi-

ni del 1962. È la dottrina tradizionale del-la Chiesa.L’insistenza di Giavini sulla priorità del-la “memoria” suscita il sospetto che sitratti di aggiustamenti della teologia catto-lica in chiave ecumenica, mentre “me-

moriale” va inteso nel senso esatta-mente opposto all’interpretazione pro-testante del mistero eucaristico, comeaffermazione della “Presenza Reale”di Cristo nell’Eucaristia data dalla“transustanziazione”, per la quale«in seguito alla consacrazione delpane e alla conversione del vino,tutta la sostanza del pane divienesostanza del corpo di Cristo nostroSignore, e tutta la sostanza del vinosi fa sostanza del suo sangue»(Conc. Tridentino, sess. 13). È puredottrina tradizionale, riaffermata nelVaticano Il e dal Magistero attuale, conesortazioni, a non cambiare il linguag-gio, per non correre il rischio di perver-tire la stessa fede nel mistero eucari-stico (ad esempio coi termini di transi-gnificazione, stransfinalizzazione,ecc.).Lo spartiacque tra Fede cattolica epensiero protestante sull’Eucaristia èdata, quindi, dalla “transustanziazio-ne” e dalla “Presenza Reale”. L’abis-so è aperto dal quesito: l’Eucaristia,“memoriale” della morte di Cristo, è“Presenza Reale” di Cristo in corpo,sangue, anima e divinità, oppure èsemplice richiamo mnemonico (anam-nesi) dell’ultima Cena e della passionee morte di Cristo?Giova, a questo proposito, rileggere illuminoso sermone 37 del grandecard. Bellarmino: «Prendete e man-giate: questo è il mio corpo». Consi-derate attentamente, cari fratelli, la for-za di queste parole. Certamente, leggie decreti dovrebbero essere promulga-ti in termini chiari, precisi, semplici, e

non in maniera oscura e ambigua. Altri-menti, ognuno potrebbe addurre comescusa l’ignoranza e dire: «Parli il legisla-tore con chiarezza, se vuole che le sueleggi siano osservate».Ora, quale cristiano dubitò mai che il Si-gnore, nell’istituire questo Sacramento,non fece una legge in cui prescrisse la

Pisside del miracolo di Lanciano.

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“Chiesa Viva” *** Marzo 2004 19

sua rinnovazione in perpetuo nella suaChiesa? «Fate questo - disse - in me-moria di me». Poiché, quindi, queste pa-role di Cristo sono l’espressione di unalegge o comando, leggervi dentro figure emetafore vuol dire far di Dio Onnipotenteil più imprudente e incompetente dei legi-slatori.Ancora, l’ultima volontà e testamento diun uomo dovrebbero certamente essereredatti nel chiaro linguaggio della vita diogni giorno. Nessuno, al di fuori di unpazzo, o di uno che intendesse suscitarefastidi dopo la sua morte, avrebbe usatometonìmie e metafore in un documentosimile. Quando uno che fa testamento di-ce: «Lascio la mia casa a mio figlioGiovanni», c’è, o ci sarà mai qualcunoche intenderà le sue parole nel senso:«Lascio a mio figlio Giovanni, non lamia vera casa quadrangolare, ma unbel quadro di essa»? Supponete ancorache un principe abbia promesso a uno divoi 1000 monete d’oro e per mantenerela sua parola vi spedisse un disegno dellemonete, io mi chiedo: che cosa voi pen-sereste della sua liberalità? E supponeteche alle vostre rimostranze, il donatoredicesse: «Signore, il vostro stupore è deltutto fuori posto, poiché le monete dipinteche avete ricevute devono es-sere realmente consideratecome vere, in forza di quella fi-gura letteraria che si chiamametonìmia», non si rendereb-be ognuno conto che egli sistava prendendo gioco di voi?Ora , il Signore promise di dar-ci la sua carne per nostro cibo.«Il pane che vi darò - disse -è la mia carne per la vita delmondo». Se deducete che ilpane può essere consideratocome una figura della sua car-ne, voi ragionate come quelprincipe e vi fate beffe dellepromesse di Dio. Sarebbe davvero un dono me-raviglioso quello mediante ilquale l’Eterna Sapienza, Ve-rità, Giustizia e Bontà, ingan-nasse noi, suoi indifesi sudditi,e schernisse così le nostre piùcare speranze?Per mostrarvi quanto giusta eretta sia la posizione che te-niamo, supponiamo di trovarciall’ultimo giorno e che la no-stra dottrina sull’Eucaristia siriveli falsa e assurda. Se No-stro Signore ci chiedesse in to-no di rimprovero: «Perchéavete voi creduto in questomodo al mio Sacramento?Perché avete adoratol’Ostia?», non potremmo noirispondergli con verità: «Ah,Signore, se in questo ci siamo sbaglia-ti, è stato perché tu ci hai ingannati».Noi udimmo la tua parola: “Questo è ilmio Corpo”, e fu per noi un delitto crederein Te? Fummo inoltre confermati nel no-stro errore da una quantità di segni e pro-digi che potevano avere avuto soltantoTe per loro autore. La tua Chiesa unani-me ci disse che stavamo nella verità, enel credere, come abbiamo fatto, abbia-

mo solo seguito le orme di tutti i tuoi San-ti...Non dobbiamo permettere che si dica chequesto santissimo e salvifico Sacramentofu istituito invano per noi. Il pane di fru-mento che è il cibo dei nostri corpi non fufatto crescere nei campi, mietuto, maci-nato e cotto nel forno soltanto per essereguardato, ma perché fosse mangiato, esostenesse la nostra vita e le nostre for-ze. Così, il pane degli Angeli non fudato unicamente per la nostra venera-zione, ma anche per nostro nutrimen-to, affinché, partecipando molte voltedi esso, noi possiamo rinfrescare efortificare le nostre anime.Il discorso di Giavini prosegue scontatosulle implicanze del ricordo, nella lineadel ricordo che caratterizza la pasquaebraica: «I cristiani potrebbero qualifi-carsi - almeno di fronte al giudaismo -come: coloro che fanno il memorialedi Gesù di Nazareth (con pane e vi-no)». E aggiunge: «Solo un’istericafobìa dei richiami al passato o un pre-cipitoso interesse per la dimensioneorizzontale-sociale dell’Eucaristia puòfar perdere il valore essenziale e pri-mario del memoriale che compiamonell’Eucaristia. Dimenticarlo sarebbe

praticamente come svuotarlo della suaoriginalitá» (p. 167).Valore essenziale e primario? Sottoquale aspetto? La priorità non è datadall’essenza rispetto alle sue accidenta-lità? La Presenza Reale non è metafisi-camente prioritaria rispetto al ricordo?Inoltre, la Presenza Reale di Cristonell’Eucaristia è forse meno efficace delsuo ricordo nell’esigere che l’Eucaristia

ci trasformi in Colui che mangiamo (v.LG 26a, che cita S. Leone Magno)?L’acqua calda è scoperta nella descrizio-ne di quanto il ricordo esige dai comuni-canti. Con una motivazione più forte, le-gata non alla sola memoria ma alla benpiù impegnativa compartecipazione obla-tiva al Sacrificio Eucaristico di Cristo,realmente presente nell’Eucaristia, PioXII insegna: «Gesù è vittima per noi,sostituendosi all’uomo peccatore. Ora,il detto dell’Apostolo “abbiate in voi lostesso sentire che fu in Cristo Gesù”,esige da tutti i cristiani che riproduca-no in sé, per quanto è in poteredell’uomo, lo stesso stato d’animo cheaveva il divin Redentore quando face-va il sacrificio di sé, cioè l’umile sotto-missione dello spirito, l’adorazione,l’onore, la lode e il ringraziamento allasomma maestà di Dio (i doveri versoDio precedono quelli verso gli uomini, co-me tende a dimenticare l’umanitarismomodernista); richiede inoltre di ripro-durre in se stessi le condizioni di vitti-ma, ossia l’abbandono di sé secondo iprecetti del Vangelo, il volontario eser-cizio della penitenza (tanto necessariaper esercitare anche la carità verso ilprossimo), il dolore e l’espiazione dei

propri peccati (spesso contro ilprossimo!). Esige, in una paro-la, la nostra mistica morte incroce con Cristo, in modoche possiamo dire: “Sonoconfitto in croce con Cristo”»(Mediator Dei).Simile concezione del memo-riale è meno melliflua del tritodiscorso di solidarietà oggi dimoda, ma va alla radice teologi-ca delle esigenze del misteroeucaristico, che va rimeditatosotto i molteplici aspetti di Sa-crificio, Comunione Presenzareale, ecc..

ESEGESI SOSPETTE

Le affermazioni di Giavinisull’Eucaristia non fanno checonfermare le sue propensionimoderniste, come del resto ap-paiono in altre dichiarazioni delsuo libro. Le sue sfocature delladottrina biblica riguardano:

- l’origine dei Vangeli: secon-do il Giavini sarebbero statiscritti “tra il 65 e il 100, sfrut-tando sia la predicazione ora-le e viva, sia già scritta” (p.65).Contro la tendenza di Bult-mann e seguaci a rimandare laredazione dei Vangeli dopo la

distruzione di Gerusalemme (70 d.C.),per dire, con i giudei, che le profezie sulladistruzione del tempio sono state scritte afatti compiuti, i ritrovamenti dei papiri diQumran testimoniano che la redazionedei Vangeli risale agli anni che seguonoimmediatamente la risurrezione di Cristo(v. S.V. 68, 135s);

- la storicità dei Vangeli: l’influsso di

L’Ostia del miracolo di Lanciano.

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20 “Chiesa Viva” *** Marzo 2004

Bultmann, che ritiene i Vangeli frutto tar-divo della comunità cristiana, la qualeavrebbe mitizzato Cristo, fa dire al Giavi-ni: «I Vangeli sono direttamentel’espressione della fede predicata evissuta dalla Chiesa primitiva. Non so-no, cioè, direttamente l’espressionedelle parole e dei fatti di Gesù» (p. 64).«Bisogna badare a non esagerare laverità o fedeltà storica dei Vangeli» (p.71).Parlando poi dei racconti dell’Infanzia diGesù, aggiunge: «I racconti dell’infan-zia di Gesù, quelli dei suoi miracoli,delle apparizioni pasquali e dell’ascen-sione al cielo manifestano, insieme auna loro spiccata originalità e novità,rispetto a racconti e miti del tempo,anche caratteristiche della letteraturapopolare didattica di allora. Ciò, dauna parte, impedisce di prendere co-me ugualmente storico tutto ciò chequelle pagine narrano (il loro scopoera più catechistico che biografico),dall’altra impedisce di assimilarle deltutto i miti e alle leggende diffuse allo-ra e non soltanto allora» (p. 719).«Da una parte, quindi - prosegue Giavi-ni - leggendo i Vangeli non ci impres-sioneremo per certe difficoltà e impre-cisioni; cercheremo loro quello cheessi ci vogliono dare e non una bio-grafia esatta di Gesù» (p. 72).Con quale logica può il Giavini dedurreda simili premesse che «il colorito, la vi-vacità di molte pagine, la pittura deicaratteri, la presentazione anche dei li-miti umani di Gesù (!) e dei difetti degliApostoli (eppure erano capi veneratidella Chiesa primitiva), che troviamonei Vangeli, ci confermano nell’idea ditrovarci di fronte a testimonianze im-mediate e veritiere»? Da premesse barcollanti si possono forsededurre verità sicure?

La Chiesa primitiva, inoltre, si sarebbeabbandonata a una catechesi ibrida in cuiverità e mito si confondevano? Come po-teva, allora la Chiesa primitiva pretendereuna Fede ferma e votata al martirio? Co-me possiamo noi pure distinguere, inquesto ginepraio ciò che è storico da ciòche è mitico?In base alla tradizione, il Concilio ribadi-sce ancora una volta il Magistero di sem-pre la rigorosa storicità dei racconti evan-gelici: «La santa Madre Chiesa ha rite-nuto e ritiene con fermezza e costanzamassima che i quattro Vangeli, di cuiafferma senza alcuna esitazione la sto-ricità, trasmettono fedelmente quantoGesù, Figlio di Dio, durante la sua vitatra gli uomini effettivamente fece e in-segnò per la loro eterna salvezza, finoal giorno in cui fu assunto in cielo» (.At 1, ls) (in DV19)1.

- Le discrepanze redazionali: riguardoalle discrepanze redazionali che si riscon-trano nei vangeli sono state date spiega-zioni soddisfacenti da biblisti seri, qualiVaccari, Guidetti (Psicologia della Testi-monianza applicata ai testi Vangeli mi S.V. 74,136s), ecc.

IL MODERNISMO AMALGAMA DI MEZZE VERITÀ

Il modernismo, come è diffuso attualmen-te nella Chiesa italiana, è una posizionedi intelletti superficiali sospesi tra cattoli-cesimo e protestantesimo, incapaci di ve-derne le implicanze di apostasia dalla Fe-de. Per quanto riguarda il mistero eucari-stico, non ci sono vie di mezzo tra Pre-senza Reale e memoriale esclusivamen-te rievocativo. I modernisti dovranno purdecidersi su quale versante collocarsi.In una prospettiva ecclesiale più vasta,

che abbraccia l’ambito ai protestanti com-plessivo della Fede, si impone ai moder-nisti, come ai dilemma di fondo:

– o la Chiesa ha errato fino alla “Rifor-ma”, allora non saranno certo i dissidentia portarci la vera Fede: la differenza tra inovatori e gli Apostoli è abissale, oltretut-to perché gli Apostoli e i Martiri hanno te-stimoniato la Fede dando la propria vita;Lutero, Calvino, Enrico VIII e altri no-vatori hanno costruito le loro chiese fa-cendo strage del prossimo; quanto ai mo-dernisti odierni, vorremmo vedere traspa-renza nella loro vita;

– o la Chiesa è stata fedele alla Fede fi-no aIIa “Riforma” e allora ai dissidentiprotestanti o modernisti non resta chel’obbligo del rientro nella Chiesa cattolica,mediante l’abiura dai propri errori.Cristo ha promesso agli Apostoli: «Eccoche Io sono con voi sino alla fine deitempi» e ha garantito a Pietro la sua as-sistenza: «Su questa pietra fonderò lamia Chiesa e le porte degli inferi nonprevarranno su di essa», ecc., promes-sa che non avrebbe senso qualora en-trasse la confusione dottrinale con le sueconseguenze dissolvitrici. Non restano, quindi, alternative alla Chie-sa, una, santa, cattolica e apostolica. Lapretesa di un pluralismo ecclesiale è con-tro la natura stessa della Chiesa quale fufondata da nostro Signore Gesù Cristo!

NOTE

1 Sulla storicita dei Vangeli v. Guidetti in S.V.71, 67s; Wernst in “S.V. 83, 284s; Sommavil-la, in “Med. “ 74, 29s; Astrua mi “Med. “ Il 6,71 s, 84s. Sul Vangeli dell’Infanzia v. Guidettiin S.V. 81/3, 69s.

Santa Margherita Maria Alacoqueapostola del Sacro Cuore di Gesùsac. dott. Luigi Villa (pp. 272 - Euro 15)

Per richieste, rivolgersi a:Operaie di Maria Immacolata e Editrice CiviltàVia G. Galilei, 121 - 25123 Brescia Tel. e Fax. 030. 37.00.00.3 - C.C.P. n° 11193257

L’Autore di questo scritto biografico sulla vita della Santa Maria Margherita Alacoque ciha aperto le porte di un convento di clausura, illuminandoci un quadro, ricostruito dall’in-terno del monastero, dove tra le religiose - alcune vissute in perfezione, altre no! - una diesse divenne, poi, famosa per il suo intensissimo amore al Cuore Sacratissimo di Gesù,al quale ella aveva offerto tutta se stessa. Si era ai tempi festosi e corrotti del Re Sole, inquell’epoca di giansenismo che soffocava ogni espressione religiosa che fosse di dolcez-za e di amore!Ancora oggi possiamo restare ammirati di fronte a questa straordinaria vita spirituale, tut-ta assorbita nella contemplazione del suo AMORE, dal quale si fece guidare, conducendouna vita tutta di penitenza riparatrice per le offese che l’umanità compie ogni giorno versodi Lui.La sua vita di costante penitenza e di lavoro manuale, anche il più umile, le sue frequentidolorose infermità, sostenute con serenità, ma soprattutto, la sua instacabile preghiera,siano per Noi un rinnovato richiamo alla santità, un invito a impegnare la nostra vita per ilregno di Dio in una Fede profonda “secondo il suo Cuore”!

Page 21: Chiesa viva 359 M

“Chiesa Viva” *** Marzo 2004 21

I l 6 agosto era un mattino sereno; a10 mila metri di quota, una superfor-tezza volante sorvolava la città di

Hiroshima. Nella stiva recava una bom-ba del peso di 4 tonnellate e mezza, con-tenente uranio 235, l’equivalente di 20mila tonnellate di tritolo. Il pilota R.Shound, pochi secondi dopo aver sgan-ciato la bomba, escalmò: «Mio Dio, cosaabbiamo fatto!».Egli tornò ad Hiroshima dopo la guerra e,nel suo pellegrinaggio di espiazione, fuospitato da una famiglia di sopravvissuti.Egli raccontò di aver sorvolato a bassaquota la città per fotografare gli effetti del-la bomba e di aver scongiurato invanol’alto comando di annullare l’incursione suNagasaki, che sarebbe stata colpita, inmodo analogo, solo tre giorni dopo. Nelmomento in cui cadde la bomba, 100 mi-la persone tacquero improvvisamente,il silenzio fu rotto solo dalle grida dei so-pravvissuti. Dopo il bagliore accecante,un enorme fungo si alzò sulla città, men-tre fiamme altissime rischiaravano il cielo.Con la fissione nucleare, la temperaturasalì a 20 milioni di gradi.Un medico giapponese, il Dr. M. Ichima-ru, riferisce: «I feriti non riuscivano nem-meno a lamentarsi, avevano brandelli distracci, i volti tumefatti e bianchi, la pellependeva lungo le braccia, la mani sem-bravano trasparenti. I pianti delle donnenei campi devastati mi seguivano ovun-que. Vedevo cadaveri anneriti, carboniz-zati, con spuntoni bianchi delle ossa dellebraccia o delle gambe che sporgevano.La gran parte dei sopravvissuti sarebbemorta nelle due settimane successive. Undeserto di cenere ricopriva Hiroschima». Col suo olocausto, la città offriva alla sto-ria un numero smisurato di vittime: su400 mila abitanti, 200 mila morirono, 10mila bambini persero sia il padre che lamadre, 1 milione saranno i malati per ipostumi dell’esplosione. Cosa spinse la super potenza americanaad usare l’arma atomica? Il suo impiegovenne giustificato dalla necessità di pie-gare la resistenza dei giapponesi. È as-solutamente falso! La guerra ufficialmen-te in Europa finì a mezzanotte dell’8 mag-gio 1945, la bomba che cancellava Hiro-shima dalla faccia della terra venivasganciata il 6 agosto. Le cronache di quelperiodo riferiscono che l’imperatore giap-ponese aveva convocato il consiglio deiministri perché si occupasse “del proble-ma di porre fine alla guerra il più prestopossibile”. Questa disposizione, comuni-

cata all’ambasciatore giapponese a Mo-sca, fu intercettata dal servizio segretoamericano che apprese le intenzioni deigiapponesi di arrendersi e chiedere la pa-ce. Già dal marzo 1945 il Giappone, ormai al-lo stremo, subiva attacchi notturni conbombe incendiarie ed esplosive. In unasola notte, su Tokyo furono sganciate1.600 tonnellate di bombe, e una super-ficie di circa 39 Kmq fu distrutta mentre185.000 persone furono uccise.Alla fine di maggio, 3 milioni di abitantierano senza casa. La resa del Giapponeera scontata; a tutti era nota fuorché alPresidente Truman, desideroso, con isuoi consiglieri, di usare la bomba atomi-ca, tanto da esclamare, a scoppio avve-nuto: «Questo è il più grande avveni-mento della storia»! La sua esultanza,però, non fu condivisa dall’autorevole ca-po di stato maggiore, ammiraglio Leahyche avvertì tutto il peso della tragedia: «Ilmio parere - disse - era che, essendo iprimi ad usarla, noi avevamo adottatouno standard etico degno dei barbaridell’alto medioevo». Le implicazioni mo-rali dei responsabili della distruzione diHiroschima e Nagasaki sono del tutto pa-lesi in quanto evidenziano, nei perimetridi un conflitto che volgeva al termine e

quindi riconducibile a cause che non han-no altra rappresentazione che quella delcrimine organizzato e condannato dalCodice militare di guerra, la valenza ter-roristica. Il ricorso al nucleare, pertanto,è scaturito da un perverso quanto maca-bro progetto di sperimentarne l’efficacia,ignorando sia la prostrazione moraledell’avversario, ormai prossimo alla resa,sia le conseguenze che avrebbero se-gnato i superstiti, contaminando le gene-razioni future col cancro e la leucemia egli ambienti colpiti. A questo proposito, è illuminante, ancorauna volta, la dichiarazione dell’ammiraglioLeahy: «Gli scienziati e altri volevanosperimentarla (la bomba), date le enor-mi somme di denaro che erano stateinvestite sul progetto: due miliardi didollari».La sperimentazione sulla pelle di inno-centi che, riguardo ai nazisti fu capillar-mente valutata con gli addebiti noti a tutti,non ammette attenuanti. Il tribunale diNorimberga, nel giudicare coloro che simacchiarono di crimini contro l’umanità,evidenziò una palese discordanza tral’azione leale, dignitosa e responsabile equella che alcuni nazisti alterarono con lademolizione dell’onore, della dignità econ l’attivazione di laboratori ove gliesperimenti ridussero la dimensioneumana al rango di cavia. I vertici del comando americano cosa at-tuarono con la loro sperimentazione? Uti-lizzarono un elemento di distruzione e dimorte per colpire una nazione inerme everificare la capacità, l’ampiezza, la po-tenza della fissione atomica che avrebbeprodotto l’immediata eliminazione dell’av-versario, facendo tabula rasa del suologiapponese. La barbarie di cui parla l’am-miraglio Leahy non è poi tanto difformedai modelli di perversione che pianificanola civiltà con l’arbitrio e l’esaltazione delleideologie e dei falsi miti. Nel concludere vogliamo proporre un’ulti-ma testimonianza che giustifica l’impiegodella bomba atomica con la necessità difar fruttare il denaro investito per la suacostruzione. Uno dei più prestigiosi uffi-ciali che si era impegnato “nell’operazio-ne atomica” il cui nome in codice eraManhattan District Project dichiarò:«Era importante che la bomba atomicafosse un successo. Si era speso tantoper costruirla (...). Tutte le persone in-teressate provarono un sollievo enor-me quando la bomba fu finita e sgan-ciata»!

Hiroschima e terrorismo di Nicola Di Carlo

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22 “Chiesa Viva” *** Marzo 2004

del dott. Franco Adessa

Conoscere la Massoneria

IL RITO SCOZZESE ANTICO ED ACCETTATO

Quando l’ex 33 Domenico Margiotta scrive che i 33 gradidel “Rito Scozzese Antico ed Accettato” (R.S.A.A.) deri-vano dai 25 gradi del “Rito Scozzese di Perfezione” a cuisono aggiunti «6 gradi templari, che comprendevano 4gradi presi dall’Ordine degli Illuminati di Adamo Wei-shaupt, più 2 gradi detti di amministrazione, l’ultimo deiquali prende il nome di “Sovrano Grande Ispettore Gene-rale”»1 sembra che questi 8 gradi aggiuntivi abbiano trefonti diverse senza una loro propria organicità ed una co-mune origine.Ciò che suscita curiosità è che i gradi dell’Ordine degli Il-luminati di Adamo Weishaupt sono proprio 8, come ri-conosciuto anche dal “Dizionario Massonico” di LuigiTroisi che, alla voce “Illuminati” afferma: «... La scala ge-rarchica degli Illuminati di Baviera era la seguente: (1°) Po-stulante e Neofita; (2°) Minervale; (3°) Illuminato Mino-re, (4°) Illuminato Maggiore; (5°) Epopta (Prete illumina-to); (6°) Reggente (Principe illuminato); (7°) Mago-Filo-sofo; (8°) Uomo-Re». E continua dicendo: «Gli Illuminati diBaviera avrebbero potuto definirsi come dei “comunistispirituali” in quanto nei primi 5 gradi tendevano a svilup-pare negli adepti i princìpi della politica rivoluzionaria, manegli ultimi 2 gradi riprendevano tutta la tematica inizia-tica...»2. Il Dizionario non accenna al 6° grado, forse, per-ché questo riguarda il potere giudiziario dell’Ordine.

Ora, la prima stranezza è che, mentre Margiotta cita gli ul-timi due gradi come “amministrativi”, il Dizionario masso-nico li definisce come gradi che “riprendono tutta la tema-tica iniziatica”. Se si considera, inoltre, che il 31° gradodel R.S.A.A. rappresenta il “Potere Giudiziario” del Rito,analogamente al 6° grado di “Reggente” degli illuminati;che il 32° grado è del tutto simile al 7° grado del “Mago-Fi-losofo” degli Illuminati e, infine, che il 33° grado del “So-vrano Grande Ispettore Generale”, detto anche dell’“Uo-mo-Re” del R.S.A.A. è identico all’8° grado dell’Ordine de-gli Illuminati anch’esso detto dell’“Uomo-Re”, sorge il so-spetto che gli 8 gradi, aggiunti al “Rito Scozzese di Perfe-zione”, per creare il “Rito Scozzese Antico ed Accettato”,possano essere proprio gli 8 gradi dell’Ordine degli Il-luminati di Baviera di Adamo Weishaupt!Poiché il “Rito Scozzese Antico ed Accettato” è tra i ritipiù potenti e diffusi nel mondo, la possibile direzione deisuoi ultimi 8 gradi, da parte dell’Ordine degli Illuminati, si-glerebbe quel processo di unificazione della Massoneriasotto un’unica e segreta direzione per dare a tutte le diver-se Obbedienze non solo un unico centro strategico di co-mando, ma anche la fucina necessaria per forgiare le armie armare il braccio per scatenare le rivoluzioni e le guer-re, ritenute indispensabili per la distruzione della Chie-sa cattolica e per l’unificazione del globo sotto la dire-zione di un unico Governo Mondiale. Non erano trascorsi 6 anni dalla fondazione dell’Ordine de-gli Illuminati che già, nel 1782, l’abilità del Barone Knigge,n° 2 dell’Ordine dopo Weishaupt, riusciva a dominare ilCongresso massonico di Wilhelmsbad, indetto dal SupremoGrande Maestro, Duca di Brunswick.

1 Cfr. Domenico Margiotta, “Ricordi di un trentatre ...”, Delhome eBriguet, Editori, Parigi settembre 1895. p. 76.2 Cfr. Luigi Troisi, “Dizionario massonico”, Bastogi editrice Italiana,Foggia 1993, p. 202. 3 Cfr. W. Guy Carr, “The red fog over America”, CPA Book Pubbli-shers, p. 224.

Questo Congresso, pur essendo rappresentato, in massimaparte, dalle Logge di Francia e Germania, riuniva i rappre-sentanti massonici da tutto l’impero britannico, degli StatiUniti, di tutte le nazioni dell’Europa continentale, dell’imperoturco e di tutti i territori coloniali di Francia, Spagna, Porto-gallo e Olanda. Questa opera di centralizzazione e di direzione suprema de-gli altri riti massonici esistenti, da parte degli Illuminati, e laloro regìa occulta negli avvenimenti storici più determinantidegli ultimi due secoli, sono documentati in diverse opere, trale quali citiamo quella di Nesta Webster: “Secret societiesand subversive movements”; il libro di Mons. George F.Dillon: “Grand Orient Freemasonry unmasked”; e l’operadi Sua Em.za il Card. Caro Y Rodriguez di Santiago del Ci-le: “The mistery of freemasonry unmasked”, di cui W.Guy Carr ci dà questo resoconto: «Pubblicata per la primavolta nel 1925, quest’opera conferma tutto quanto io ho scrit-to sul modo col quale gli Illuminati hanno raggiunto il con-trollo della Massoneria universale AI SUOI VERTICI”3. Carr, alla pagina seguente, aggiunge: «Mi spiace far notareche Padre Eilers morì improvvisamente di “attacco car-diaco”, poco dopo aver preso accordi con me per renderedisponibile al vasto pubblico l’opera del Card. Rodriguez»!

Domenico Margiottaex 33° grado del Rito Scozzese Antico ed Accettatoe membro del Rito Palladico,abiurò la Massoneria e si convertì al cattolicesimo,denunciando, nelle sue opere,le trame dei vertici della Massoneria Universale.

Adam Weishauptfondatore, nel 1776,

dell’Ordine degli Illuminati di Baviera

che, in pochi decenni, assunsero il comando

della Massoneria Universale.

Page 23: Chiesa viva 359 M

“Chiesa Viva” *** Marzo 2004 23

SEGRETI DEL CAMMINO NEO-CATECUMENALEdi Don Elio Merighetto

Scovolgente antologia di stortureed errori dogmatici trasmessi nelleComunità Neo-catecumenali, conspirito profetico, per oltre trent’an-ni.Utile a tutti per capire le stranezzedi atteggiamenti e chiusure ideolo-giche; e ai neo-catecumenali unpo’ critici, per verificare se le Nuo-ve Catechesi, non ancora total-mente spurgate, stiano solo neiCentri interrregionali, o se effetti-vamente siano usate nelle Cate-chesi e nei Nuovi Annunci.

Per richieste:

Don Elio MerighettoVia G. Rossa, 2465014 Loreto Aprutino (PE)

Lettere alla Direzione

SEGNALIAMO:

«Guardati dall’uomo cheha letto un solo libro».

(S. Tommaso d’Aquino)

In Libreria

Rev.mo Mons. Villa,(...). Ho ricevuto i suoi graditi auguri

che ricambio cordialmente per il suo me-ritorio e proficuo lavoro di diffusione di ve-rità fondamentali.Con stima!...(...). Caro B., spero di far cosa gradita in-viandoti, presso il tuo ufficio di Sassari,due pubblicazioni sull’Islam di un Auto-re serio e documentato: Don Luigi Villa.Ti auguro una pronta consultazione, trat-tandosi di argomenti attuali, esposti peral-tro in modo scorrevole. Ti chiedo soltan-to, dato l’alto incarico che ricopri, di volercortesemente darmi un breve accenno diriscontro, magari al termine della letturadei testi.Con la stima di sempre!

(F. D. - Sardegna)

***

Carissimo don Luigi Villa,questo suo libro: “Islam alla ri-

scossa” dovrebbe essere letto da tuttii Vescovi, affinché si rendano conto diquesta paurosa realtà. Mi sto accorgendoche mentre la stragrande maggioranzadei giovani e delle persone emarginanoGesù e la Sua Chiesa cattolica, interes-sandosi solo di droga, di sesso, di diverti-menti, di soldi, ecc.. il mondo musulmanosi sta ricompattando in tutto il mondo per

distruggere la nostra Fede. Ache il Parla-mento Europeo sta cercando di cancel-lare persino le nostre radici cristiane e laMassoneria si vale di ogni mezzo per di-struggere la Chiesa cattolica e il Vangelodi Gesù Cristo. Dove andremo a finire,don Luigi?.. Bisogna che i “veri cristia-ni” si radunino per essere pronti a difen-dere, come una volta, Gesù e la SuaChiesa!.. Io prego per Lei, don Villa, affin-ché Dio La benedica, La protegga e Ledia la forza di continuare ancora a difen-dere la nostra Fede cattolica!Invocando la Sua Benedizione, La salutoaffettuosamente in Gesù Cristo!

(R.G. - Grosseto)

***

Carissimo Padre Villa,le sue tre opere su Paolo VI costitui-

scono degli scritti gravi! Come osare in-trodurre la causa di “beatificazione” diPaolo VI dopo quegli scritti?.. Questi trelastroni devono aver fatto non poco rumo-re sul “mare conciliare”!..In quando a Giovanni XXIII, a pensarci,vengono i brividi alla schiena! Lui cheaveva un dossier per il suo “modernismo”al Santo Uffizio, sotto Pio X, quando eraancora un semplice monsignore!.. (...). Con tutta la mia amicizia in Cristo Re!

(M. Phil. - Francia)

RAGAZZE e SIGNORINE

in cerca vocazionale, se desiderate diventare Religiose-Missionarie” – sia in terra di missione, sia restando in Italia –

per opere apostoliche, con la preghiera e il sacrificio, potete mettervi in contatto, scrivendo o telefonando a:

“ISTITUTO RELIGIOSO MISSIONARIO”

Via Galileo Galilei, 121 - 25123 Brescia Tel. e Fax: 030 3700003

Un grazie di cuore a tutti i nostri lettori che, anche quest’anno, hanno dimostrato, rinnovando l’abbonamento,

di gradire la nostra Rivista “Chiesa viva”!

Page 24: Chiesa viva 359 M

24 “Chiesa Viva” *** Marzo 2004

Diocesi di Anlong (Lanlung)La Prefettura Apostolica (16 febbr. 1922)venne eretta a Vicariato Apostolico il 27aprile 1927. Restò affidata ai missionaridelle Missioni estere di Parigi. È suffraga-nea di Guiyang.

Signoret Marcel AugustinSacerdote, missionario delle Mep. Eranato a Gigondas in Provenza (Francia) il17 febbraio 1902. Entrò nei Mep, il 20 ot-tobre 1921, e fu ordinato sacerdote il 19dicembre 1925. Fu ucciso non lontano daAnlong, a Taihaitze, il 27 gennaio 1950,nel lebbrosario S. Damiano, da sbandati.Con lui venne ucciso un cristiano che eraaccorso per soccorrerlo.

Wei Mei MariaCatechista, vergine. Di circa 35 anni, ori-ginaria del Guangxi. È stata fucilata il 27gennaio 1950, a Zhegai, in Guangxi.

Ao Yuntang StefanoSacerdote, diocesano. Era nato agli inizidel 1900 ed era stato ordinato sacerdoteintorno al 1930. È morto nella prigione diAnlong, tra il novembre e il dicembre1951.

Li Haoru GioacchinoLaico, medico, sposato. Nato a Nanjingintorno al 1914. È stato giustiziato il 21aprile1951, nella città di Anlong.

Carlo AlexandreVescovo di Anlong, francese, “Missioniestere” di Parigi. Muore in prigione aGuiyang il 25 gennaio 1952, a causa del-

2 La Croce

3 La “teologia trinitaria” (?)di Karl Rahnerdel sac. dott. Luigi Villa

6 L’assassinio della persona!Mandato di arresto europeo (2)del dott. C. A. Agnoli

9 Operazione ParmabanK... iller del Prof. F. Cianciarelli

11 Occhi sulla politica

12 Documenta-Facta

14 Una capitale contestazione del neo-modernismo (3)Il tomistico primato della libertà del prof. Andrea Dalledonne

16 Chi sono i Vescovi?Il Pontefice, l’indulto e i Vescovi (3)del prof. Dante Pastorelli

18 L’Eucaristia: spartiacque tra Fede e apostasia di A. Z.

21 Hiroschima e terrorismodi Nicola Di Carlo

22 Conoscere la Massoneria

23 Lettere alla DirezioneIn Libreria

24 Conoscere il Comunismo

MARZO 2004

SOMMARIO N. 359

La teologia trinitaria (?)

di Karl Rahner

SCHEMI DI PREDICAZIONEdi p. Alessandro Scurani s.j.

Epistole e VangeliAnno C

(Dalla V Domenica di Quaresimaalla III Domenica di Pasqua)

contro Dio contro l’uomo

di Giancarlo Politi

MARTIRI IN PROVINCIA DI GUIZHOU

le privazioni e difficoltà incontrate. Eranato a Henon in Bretagna (Francia), il 3magio 1881. Giunto in Cina nel settembre1900, è ordinato sacerdote, il 29 giugno1905, e vescovo il 16 ottobre 1927.

Malo Jean BaptisteSacerdote, Missioni estere di Parigi. Eranato a Vey, Nantes (Francia), il 2 giugno1889. Ordinato sacerdote il 1° luglio1934, partì nel settembre 1934. È mortoin prigione, a Hoa Du Yet (Nord Vietnam),il 28 maggio 1954.

Zhao PietroLaico. Convertito e battezzato da J. QiGuang, mentre era confinato in cella neglianni ‘50. Rimesso in libertà con gli altriprigionieri, cominciò a parlare della fedecristiana. Per questo fu fucilato.

Diocesi di Anlog (Lanlung)IL 23 marzo 1932, venne eretta la Missio-ne indipendente, mentre il 2 dicembre1937 veniva eretta a Prefettura Apostoli-ca. Affidata ai Missionari del S. Cuored’Issoudun (M.S.C.).

Kellner HeinrichSacerdote, dei Missionari del Sacro Cuo-re (Msc). Nato nel 1907, venne ordinatosacerdote nel 1932. L’anno seguente eragià a lavoro nella Missione. L’11 gennaio1936, la Seconda Armata d’Avanzata oc-cupava Shiqian e p. Kellner venne fattoprigioniero e preso in ostaggio. Morì distenti (e forse avvelenato) durante la set-timana dopo pasqua del 1936, in Yunnan.

Winkelmann GiuseppeSacerdote, Msc (dal novembre1918). Eranato a Hiltrupp, Germania, il 22 giugno1896, ed era stato ordinato sacerdote nel1924. È stato ucciso a Malongki il 28 otto-bre 1928.

Fu GiuseppeLaico, insegnante di lingua cinese. È sta-to ucciso a Malongki il 20 ottobre 1928.

Ao Yuntang PietroLaico,medico statale. Originario di Wan-gjialing, dove era nato nel 1892. È statogiustiziato a Dejiang il 22 nov. 1950.

(continua)

MARTIRI IN CINA

Conoscere il Comunismo