Chiesa viva 354 O

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MENSILE DI FORMAZIONE E CULTURA DIRETTORE responsabile: sac. dott. Luigi Villa Direzione - Redazione - Amministrazione: Operaie di Maria Immacolata e Editrice Civiltà Via G. Galilei, 121 25123 Brescia - Tel. e fax (030) 3700003 Autor. Trib. Brescia n. 58/1990 - 16-11-1990 Fotocomposizione in proprio - Stampa: Com & Print (BS) contiene I. R. Spedizione in abb. post. - Comma 20/C - art. 2 - Legge 662/96 - Filiale di Brescia Expedition en abbon. postal - Comma 20/C - art. 2 - Legge 662/96 - Filiale di Brescia Abbonamento annuo: ordinario Euro 35, sostenitore Euro 65 una copia Euro 3, arretrata Euro 3,5 (inviare francobolli). Per l’estero Euro 65 + sovrattassa postale Le richieste devono essere inviate a: Operaie di Maria Immacolata e Editrice Civiltà 25123 Brescia, Via G. Galilei, 121 - C.C.P. n. 11193257 I manoscritti, anche se non pubblicati, non vengono restituiti Ogni Autore scrive sotto la sua personale responsabilità «LA VERITÀ VI FARÀ LIBERI» (Jo. 8, 32) Chiesaviva ANNO XXXIII - N° 354 OTTOBRE 2003 1

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MENSILE DI FORMAZIONE E CULTURADIRETTORE responsabile: sac. dott. Luigi VillaDirezione - Redazione - Amministrazione:Operaie di Maria Immacolata e Editrice CiviltàVia G. Galilei, 12125123 Brescia - Tel. e fax (030) 3700003Autor. Trib. Brescia n. 58/1990 - 16-11-1990Fotocomposizione in proprio - Stampa: Com & Print (BS)contiene I. R.

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«LA VERITÀ VI FARÀ LIBERI»(Jo. 8, 32)

ChiesavivaANNO XXXIII - N° 354OTTOBRE 2003

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CANONIZZAZIONE ED INFALLIBILITÀ

di Mons. Prof. Romero Gherardini

D a qualche tempo se neparla di nuovo. Non c’èdubbio che l’argomento sia

molto interessante. Nulla, però, facevapensare, fin a poco fa, che la posizio-ne definitivamente acquisita con Bene-detto XIV1 sarebbe stata nuovamentediscussa. A dire il vero, gli ultimi inter-venti hanno proposto ben poco di nuo-vo; han solo richiamato l’attenzione alrapporto tra infallibilità papale e ca-nonizzazione. Non nuova è stata laposizione dubitativa o addirittura nega-tiva, non nuova quell’affermativa.D’ambo le parti si son ripetuti ragiona-menti del passato ed irrilevante è sta-to, forse con l’unica eccezione di D.0ls2, il loro contributo per una piùprofonda conoscenza del problema eduna fondazione critica della soluzioneproposta.Poiché anch’io sono stato sfiorato dal“demone” della curiosità e del ripensa-

mento, ne raccolgo qui, in forma quasiprovocatoria, i punti essenziali. Chis-sà, mi son detto, che qualcuno nonm’aiuti a capir meglio! Mi sembra superfluo dichiarare che ilmio ripensamento parte dalla concretasituazione d’una “verità” dogmatica-mente non definita, con un conse-guente margine di libertà che alcune“note teologiche” limitano, sì, manon soffocano del tutto. Ed è sottinte-so che la mia “provocazione” restaall’interno di codesti limiti.

1 - LA DOTTRINA COMUNE

Né il Denzinger3, né il CJC del 19834,né il Catechismo della Chiesa Cattoli-ca5 la espongono: segno evidente cheessa è estranea all’ambito di ciò che laChiesa dichiara e promulga “definito-rio modo”. Pertanto, la dottrina co-

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La “beatificazione” (nel 1992) e la “canonizzazione” (nel 2002) di Mons. Escrivà de Balaguer non cambiano i“fatti” e i “testi” che riguardano l’Opera che egli ha fondato. Essi non impediscono affatto, quindi, di criticare la dot-trina, la spiritualità, i fini, i metodi e il governo di questa sua Opera. E perciò neppure la “canonizzazione” può ferma-re questo studio sulla discutibile “infallibilità che ha indotto a stendere questo studio teologico-dogmatico; un lavorodel prof. Brunero Mons. Gherardini, noto tra i teologi più affermati e valevoli d’oggigiorno, già professore ordinario di“Ecclesiologia” ed “Ecumenismo” presso la “Pontificia Università del Laterano”, membro della “Pontificia Ac-cademia Teologica Romana” e della “Pontificia Accademia di San Tommaso d’Aquino”. Come pure è anche ilDirettore Responsabile della Rivista internazionale di ricerca e critica teologica: “Divinitas”. Città del Vaticano.

1 Cfr. Benedictus XIV, De “Servorum Deibeatificatione et de Beatorum canoniza-tione”, 7 voll. Prato 1839-42: I, n. 28, p.336B: «Si non haereticum, temerarium ta-men, scandalum toti Ecclesiae afferentem,in Sanctos iniuriosum, faventem haereticisnegantibus auctoritatem Ecclesiae in Ca-nonizatione Sanctorum, sapientem haere-sim, utpote viam sternentem infidelibus adirridendum Fideles, assertorem erroneaepropositionis et gravissimis poenis ob-noxium dicemus esse qui auderet assere-re, Pontificem in hac aut illa Canonizatione

errasse... et de fide non esse, Papam esse infallibilemin Canonizatione Sanctorum...».2 Cfr. Ols D., “Fondamenti teologici del culto deiSanti”, in AA. VV. Dello “Studium Congreg. De Cau-sis Sanct.”, pars thologica, Roma 2002, p. 1-54.

3 Cfr. Una piccola eccezione è costituita daDS 675, che riguarda la canonizzazioned’Ulderico, vescovo d’Augsburg, nel Sino-do Lateranense del 31 gennaio 993; in DS2726-27bis si tratta solo dell’approvazionedegli scritti dei candidati all’onore degli al-tari.4 Cfr. Un unico accenno nel c. 1403/1:«Causae canonizationis Servorum Deireguntur peculiari lege pontificia».5 Cfr. Anche qui un solo accenno al n. 828per indicare a che fine la Chiesa canonizzaalcuni dei suoi figli migliori.

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mune della canonizzazione va ricerca-ta altrove, e precisamente nel magiste-ro ecclesiastico non “ex cathedra”,nelle stesse Bolle di canonizzazione,in altri interventi ecclesiastici non dogma-tici e nel dibattito teologico. Ne parlerò inseguito.

1.1 - La loro analisi permette di definirecosì la canonizzazione: «Un atto me-diante il quale il Sommo Pontefice,con giudizio inappellabile e sentenzadefinitiva, inscrive formalmente e so-lennemente un Servo di Dio, prece-dentemente beatificato, nell’albo (o ca-none) dei Santi». Tale definizione sicompleta, ordinariamente, con la precisa-zione che il Papa intende dichiarare conessa la presenza del canonizzato nel se-no del Padre, cioè nella gloria eterna,nonché la sua esemplarità per tutta laChiesa ed il dovere d’onorarlo ovunquecon il culto dovuto ai Santi. Va peraltro tenuto presente, al fine di de-terminarne più esattamente la natura,che la canonizzazione si specifica informale ed equipoIlente: è formale,quando si siano espletate tutte le proce-dure di norma; equipollente quando unServo di Dio venga dichiarato Santo inforza d’una venerazione secolare (“abimmemorabili”)6. Si canonizza, dunque, generalmente eformalmente parlando, un Beato. L’ele-mento discriminante tra beatificazione ecanonizzazione è riconoscibile nel fattoche l’una prepara l’altra e questa - dalpunto di vista formale - non prescinde daquella. Ma mentre la canonizzazioneestende il culto del novello Santo a tuttala Chiesa, la beatificazione lo permettesoltanto in sede locale - una diocesi, unaprovincia, una nazione, un Ordine religio-so o una Congregazione -. Risulta, infatti,dalle formule abitualmente usate7 che,canonizzando un Beato, l’intenzionedel Papa è quella d’estenderne il cultoa livello universale. Inequivoci son al ri-guardo i verbi di pragmatica: “statuere,decernere, mandare, constituere, vel-le”, dai quali nettamente si distinguonoquelli relativi alle semplici beatíficazioni:“indulgere, licentiam concedere”. Nési può ignorare che nelle “bolle” di ca-nonizzazione, a conferma della differen-za formale tra canonizzazione e beatifica-zione, si leggono espressioni di volontà

non solo precettiva, ma anche minatoria:«Sí quis... temerario ausu contrarietentaverit, sciat se... anathematis vin-culo innodatum»8.

1.2 - Non soltanto dall’estensione del cul-to a tutta la Chiesa con conseguentecoinvolgimento di tutti i fedeli, ma anchedalla dichiarata esemplarità del nuovo ca-nonizzato e dall’implicita assicurazioneche costui è nella gloria dei cieli, la dot-trina comune ha dedotto l’infallibilitàdel canonizzante.Va immediatamente rilevato che i fautoridella detta infallibilità la inducono con unragionamento - direi - per assurdo: «Sa-rebbe intollerabile se il Papa, in unatale dichiarazione che implica tutta laChiesa, non fosse infallibile»9. È dun-que infallibile perché sarebbe intollerabileche non lo fosse! Ovviamente, non man-cano ragioni teologiche che ad “intolle-rabile” sostituiscono “non possibile”: lapromessa dell’assistenza divina al magi-stero della Chiesa, quindi la guida delloSpirito Santo e la connessione delle ca-nonizzazioni con le verità di fede e diCostume, cioè con l’oggetto specificodell’infallibilità papale10. Su tale connes-sione, tuttavia, c’è più d’un motivo per di-scutere.Tutto ciò apre un ventaglio di riflessionistorico-teologiche sulla tesi in esame; inparticolare, sulla vera nozione di magiste-ro ecclesiastico e d’infallibilità papale,nonché sulle implicazioni ecclesiologichedella distinzione sostanziale tra beatifi-cazione e canonizzazione. Son propriosiffatte riflessioni che o mancano, o sonprive di specifica rilevanza, tanto negliAutori favorevoli quanto in quelli contrari.La monotona ripetizione di motivi nonsufficientemente ragionati, ma anche diquelli collegati con fatti concreti - il Nepo-muceno, p. es., e la Goretti, in passato,altri nel presente - che parrebbero mette-re in discussione, se non addiritturaescludere l’infallibilità della canonizzazio-ne, non darà né al sì, né al no le ali pervolare molto in alto.

2 - IL MAGISTERO ECCLESIASTICO

«È il potere conferito da Cristo alla suaChiesa, avvalorato dal carisma dell’infalli-bilità, in virtù del quale la Chiesa docente

S. Carlo Borromeo.

S. Caterina da Siena.

S. Alfonso Maria de Liquori.

6 Cfr. Ortolan T., “Canonization dans l’Egli-se romaine”, in DThC II, Parigi 1932, c.1636-39.7 Cfr. Eccone alcune: «Inter sanctos et elec-tos ab Ecclesia universali honorari praecipi-mus»; «Apostolicae Sedis auctoritate catalogosanctorum scribi mandavimus»; «... anniver-sarium ipsius (sancti) sollemniter celebrariconstituimus»; «statuentes ab Ecclesia uni-versali illius memoriam quolibet anno pia de-votione recoli debere».8 Cfr. Al riguardo Ortolan T., “Canonization”,cit., c. 1634-35; Veraja F., “La beatificazio-ne: storia, problemi, prospettive”, Roma1983; Stano G., “Il rito della beatificazioneda Alessandro VII ai nostri giorni”, in AA.VV., “Miscellanea in occasione del IV Cen-tenario della Congregazione per le Causedei Santi (1588-1988)”, Città del Vaticano

1988, p. 367-422.9 Cfr. Löw G., “Canonizzazione”, in EC IIIRoma, p. 604; Federico Dell’Addolorata, “In-fallibilità”, ivi VI, p. 1920-24; Ortolan T., “Ca-nonization”, cit., c. 1640. È l’applicazione,non so fino a che punto corretta, d’un inecce-pibile principio generale di S. Tommaso,Quodl, IX, 16: «Si vero consideretur divinaprovidentia quae Ecclesiam suam SpirituSancto dirigit ut non erret,... certum est quodjudicium Ecclesiae universalis errare in hisquae ad fidem pertinent, impossibile est».10 Cfr. Frutaz A. P., “Auctoritate BeatorumPetri et Pauli - Saggio sulle formule di ca-nonizzazione”, in “Antonianum” 42 (1947)1-22. Sulla questione in genere, istruttive so-no le pagine di Schrenk M., “Die Unfehil-barkeit des Papstes in der Heiligspre-chung”, Friburgo (Sviz.) 1965.

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dall’autoritativa sinergia dei vescovi che,in comunione col Papa, son essi pure«subiectum. supremae ac plenae pote-statis in universam Ecclesiam» (LG 22b),che autenticamente rappresentano e perla quale collegialmente operano. La pie-nezza del potere magisteriale, infatti, ol-tre che nel Papa, risiede nel “corpusepiscoporum” in comunione con Lui.Pertanto, la solennità dell’atto magisteria-le s’attua personalmente nel Papa e col-legialmente nel Concilio ecumenico; inambedue i casi è la risposta della Chiesaa circostanze d’eccezione. Il carattere straordinario, oppure ordina-rio, del magistero ecclesiastico, dipendedalle modalità con cui s’esprime, nonchédalle circostanze nelle quali e per la qualis’esprime; non dalla sua efficacia edestensione. Si dà un magistero ordinariodel Papa ed uno dei vescovi, sia singolar-mente sia collegialmente considerati, inquanto successori degli Apostoli e testi-moni qualificati della fede. Mentre il magi-stero straordinario s’estrinseca mediantele forme del Concilio ecumenico e della“locutio ex cathedra”, quello ordinario èil magistero di gran lunga più frequenteattraverso modalità d’intervento né conci-liari né cattedratiche. L’esercita il Papamediante una gamma d’interventi privi diforma solenne e straordinaria, in rispostaad importanti ma non straordinarie circo-stanze; l’esercitano i vescovi, in comunio-ne di fede e d’insegnamento col Papa,nelle Conferenze Episcopali, nelle singo-le diocesi, con l’insegnamento scritto edorale, con i Sinodi diocesani, con la com-posizione e l’approvazione dei catechi-smi, con lo svolgimento d’una oculata vitaliturgica. Ma, nel caso dei vescovi, nessu-no di essi può nutrire pretese d’infallibi-lità. La loro infallibilità è soltanto collegia-le, nel contesto, p. es., d’un Concilio ecu-menico. Si è soliti parlare anche d’un magisteroautentico, riconoscibile in interventi papalio vescovili di cui si voglia certificare o l’in-dubbia appartenenza e la legittimità, o lavalidità dottrinale e disciplinare. La LGdel Vaticano II ne parla tre volte: in 25/a,a proposito dei vescovi, che vengono de-finiti «doctores authentici seu auctori-tate Christi praediti»; ancora in 25/a,con riferimento al Papa, per raccomanda-re «religiosum voluntatis et intellectus ob-sequium singolari ratione praestandum...Romani Pontificis authentico magisterio,etiam cum non ex cathedra loquitur»; edin 51/a, per affermare «authenticumSanctorum cultum non tam in actuum ex-teriorum multiplicitate quam potius in in-tensitate amoris nostri actuosi consiste-re». Donde si deduce che: a) autentico è il magistero sicuramenteecclesiastico in forza di chi lo pronuncia odella verità pronunciata; b) tale esso è sempre in ognuna delle

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è costituita unica depositaria ed autenticainterprete della Rivelazione divina, daproporre autoritativamente agli uomini co-me oggetto di fede per la vita eterna»11. Non mi si chieda la dimostrazione teolo-gica dell’assunto; non è questa la sedeper farlo. È peraltro ben noto ad ogni cultore di teo-logia che tale magistero riposa su nonequivoche asserzioni neo-testamentarie(Mt. 16,16-20; 28,18), dalle quali risultache Cristo ne fece lo strumento vivo perla diffusione e la tutela del suo messag-gio, concentrandolo soprattutto in Pietro(Mt. 16,18-20; Lc. 22,32; Gv 21,15-18). Inlui previde, ovviamente, la catena ininter-rotta dei legittimi successori, caratteriz-zando, in tal modo, il magistero stessocon le note dell’universalità, della perpe-tuità e dell’infallibilità (Mt. 16,18-20;18,18.20). La Tradizione della Chiesa, esplicitamen-te o no, ha sempre considerato in Pietroe nei suoi legittimi successori, nonché nelcollegio degli Apostoli e nei vescovi cheloro subentrano nel governo della Chiesain comunione col Papa e mai contro, osenza, o al di sopra del Papa, i titolari ditale magistero. Esso, pertanto, si ponedavanti alla coscienza del singolo e dellaChiesa tutta come la “regula fidei proxi-ma”. Anzi, il Vaticano I, seguito in ciò dalVaticano II, parve identificare primato emagistero, anche se formalmente l’unoattiene più all’ambito dei rapporti interec-clesiastici e l’altro all’ambito della fede:«Ipso autem Apostolico primatu, quemRomanus Pontifex tamquam Petriprincipis Apostolorum successor inuniversam Ecclesiam obtinet, supre-mam quoque magisterii potestatemcomprehendi, haec Sancta Sedessemper tenuit, perpetuus Ecclesiaeusus comprobat, ipsaque, oecumenicaConcilia, ea imprimis in quibus Orienscum Occidente in fidei caritatisqueunionem conveniebat, declarave-runt»12. La logica interna alla fede, bensalda sulla roccia della Rivelazione divi-na, può quindi guardare al magistero ec-clesiastico come al perenne ed infallibilecarisma della verità cristiana.

2.1 - Il magistero non si esprime univoca-mente; non è un caso che si parli - nonsempre, purtroppo, in modo corretto - dimagistero solenne, straordinario, ordi-nario ed autentico.La solennità del magistero riguarda lasua forma ed il massimo della solennità èraggiunto dal Concilio ecumenico. Ancheil Papa può solennemente riprovare unerrore e proclamare una dottrina o unacanonizzazione; ma benché non si diaConcilio se non convocato, diretto - «perse vel per alios» - e confermato dal Papa,la solennità dell’atto papale non raggiun-ge quella concil iare; questa è data

S. Benedetto Giuseppe Labre.

S. Francesco di Paola.

S. Giuseppe Cafasso.

11 Cfr. Parente P. - Piolanti A. - Garofalo S.,“Dizionario di Teologia Dogmatica”, Roma1943, p. 154.12 Cfr. Conc. Vat. I, Sess. IV, Constit. Dogm.“Pastor aeternus”, cap. IV, DS 3065. Si ve-dano, al riguardo, insieme con tutti i manuali

della “teologia romana”, i due classici: Bain-vel J. V., “De Magisterio et Traditione”, Pa-rigi 1905; Billot A., “De Ecclesia Christi”, Ro-ma 1927. Per il Vaticano II cfr. Soprattutto LG22/b e 25a-c.

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sue forme: solenne, straordinaria ed ordi-naria; c) tale può essere anche al di fuori di es-se, in interventi papali e vescovili menospecifici, purché collegati con la Rivela-zione divina e la dottrina della fede.

3 - L’INFALLIBILITÀ DEL MAGISTERO

Non mi riferisco direttamente al magiste-ro autentico che, per quanto ho sopra in-dicato, può essere, o no, coperto dal cari-sma dell’infallibilità. Mi chiedo se, perchée a quali condizioni il magistero, o solen-ne, o straordinario, o ordinario, sia infalli-bile. Stante infatti la già ricordata promes-sa della divina assistenza, l’infallibilità de-gl’interventi magisteriali, entro i limiti stes-si della promessa, è tra le prerogative delmagistero stesso.

3.1 - La divina assistenza è la premessaineludibile d’ogni discorso sull’infallibilitàdella Chiesa e del Papa. È la ragioneprofonda dell’irreformabilità d’ogni auten-tico intervento magisteríale «in rebus fi-dei et morum». Ragione profonda, quin-di, anche dell’infallibilità papale: con taleassistenza, Dio stesso si compromette -per così dire - con l’asserto papale a ga-ranzia della sua inalterabile verità. Perquesto, «Romani Pontificis definitionesex sese, non autem ex consensu Eccle-siae, irreformabiles sunt»13.Che in ciò il Signore si sia davvero com-promesso è testimoniato dalla sua stessaparola: dalla sua preghiera per l’indefetti-bilità di Pietro e della sua missione dimaestro universale (Lc. 22, 32); dall’assi-curazione della sua compresenza allaChiesa sin alla fine del mondo (Mt. 28,20); dall’invio dello Spirito di verità allaChiesa d’ieri d’oggi e di domani, perchéla introduca in tutta la verità (Gv. 16, 13)e la salvaguardi da ogni errore. Si tratta d’un’assistenza divina che, stan-do ai passi neo-testamentari di supporto,non può esser definita soltanto «mere ne-gativa». Dispiace che s’insista ancora suquesta limitazione, forse per eludere ilpericolo d’un equivoco tra assistenza del-lo Spirito Santo ed illuminazione o rivela-zione privata. Che l’infallibilità del Papanon debba collegarsi con qualche suapersonale illuminazione dall’alto, né conun’altrettanto personale rivelazione, nonc’è dubbio: è anch’essa «ad aedificatio-nem fidei» (Ef. 4, 29). In effetti, se la fun-zione dello Spirito del Padre e del Figlio èquella di condurre la fede della Chiesa ela stessa coscienza cristiana «al posses-so di tutta la verità», il limitarla alla pura esemplice preservazione dall’errore (no-zione «mere negativa») ne è un suo mor-tificante avvilimento e priva lo stesso ma-gistero d’una sua capacità propositiva.

3.2 - È giusto il precedente abbinamento

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tra infallibilità papale ed infallibilità dellaChiesa. Giusto, perché conforme allaTradizione e alla conferma che ne ebbedal Vaticano I: «Definimus RomanumPontificem... ea infallibilitate pollere, quadivinus Redemptor Ecclesiam suam... in-structam esse voluit»14. Non son in giocodue infallibilità che si sommino, o s’elida-no a vicenda; ma un unico e medesimocarisma, che ha nella Chiesa, nel Papa enei vescovi collegialmente considerati edin comunione col Papa i legittimi titolari.Tale carisma s’esprime in forma positiva,prima e forse più che negativa. E all’ope-ra quando il magistero, annunciando laverità cristiana o dirimendo eventuali con-troversie, resta per esso fedele al «depo-situm fidei» (1Tm. 6, 20; 2Tm. 1, 4) o nescopre risvolti nuovi e fin a quel momentoinesplorati. Ed è pure all’opera, in modoattivo e passivo, nel c.d. «sensus fide-lium», per il quale tutt’il popolo di Dio go-de d’una infallibilità non solo di riflesso,ma anche propositiva, sia per la presen-za in esso della Chiesa docente, sia perla testimonianza cristiana e profetica deilaici15.L’accenno al «mere negativa» sottolineaperaltro una funzione dell’infallibilità, laquale, ben lungi dall’identificarsi con unaprerogativa privata, dovuta ad un’intelli-genza eccezionale o ad una straordinariailluminazione dall’alto, in tanto è in quan-to dipende dalla già ricordata assistenzadivina, cui si deve sia il momento negati-vo (preserva dall’errore), sia quello positi-vo (introduce in tutta la verità).

3.3 - Di codest’infallibilità, nei suoi dueaspetti negativo e positivo, è indicato tito-lare anche il Papa fin dai primordi dell’eracristiana. “Indicato” non è lo stessoche “definito”, anche se, in ultim’analisi,conta la cosa, non come la si proponga.San Clemente s’introduce autoritativa-mente in questioni di fede insorte a Co-rinto; Sant’Ignazio è preso d’ammirazio-ne per la Chiesa ch’è a Roma; Sant’Ire-neo ne ricerca la comunione; San Ci-priano riconosce in essa la radicedell’unità; Sant’Ambrogio è il primo afondare su Mt. 16, 18 il discernimentodella vera Chiesa e Sant’Agostino nonesita a dichiarare che, nella Chiesa roma-na, «semper apostolicae cathedrae viguitprincipatus»16, per la ragione che il Si-gnore Gesù «in cathedra unitatis doctri-nam posuit veritatis»17. Fa parte di codesta testimonianza stori-co-tradizionale il fatto che i Papi, dopoClemente Romano, esercitaron sempre,nel corso dei secoli, un potere magiste-riale universale ed inappellabile. La gran-de Scolastica nulla aggiunse, con Tom-maso, Bonaventura e Scoto, alla dottri-na quasi universalmente acquisita dell’in-fallibilità papale, se non una maggiorefondazione teologica. Il Vaticano I, infine,ne fece un dogma di fede, senza deifica-

S. Ignazio di Loyola.

S. J. F. Fremyot di Chantal.

S. Jean Beckmans.

13 Cfr. Conc. Vatic. I, Sess. IV, Constit. Dogm.“Pastor aeternus”, cap. IV, DS 3074.14 Cfr. Ivi.15 Cfr. Volendo si può distinguer ancora tra in-fallibilità essenziale o assoluta ed infallibilità

partecipata o relativa: la prima è Dio “qui necfalli nec fallere potest”; la seconda è il carismada Dio elargito alla sua Chiesa.16 Cfr. Ep. 43, 3/7 PL 33, 163.17 Cfr. Ep. 105, 5/16 PL 33, 403.

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re con ciò un uomo o annullare in esso leprerogative e meno ancora l’essenza del-la Chiesa.

3.4 - A tale riguardo sembra molto oppor-tuna l’attenta considerazione delle paroledel dogma: «Definimus Romanum pon-tificem, cum ex cathedra loquitur, idest, cum omnium Christianorum pa-storis et doctoris munere fungens prosua suprema Apostolica auctoritatedoctrinam de fide vel moribus ab uni-versa Ecclesia tenendam definit, perassistentiam divinam ipsi in beato Pe-tro promissam, ea infallibilitate polle-re, qua divinus Redemptor Ecclesiamsuam in definienda doctrina de fide velmoribus instructam esse voluit; ideo-que huiusmodi Romani pontificis defi-nitiones ex sese, non autem ex con-sensu Ecclesiae, irreformabiles esse».Parole soppesate con estremo rigore.Non solo non deificano un essere umano,ma, nell’atto stesso di riconoscergli uncarisma di cui nessun altro è in posses-so, pongono chiari limiti e rigide con-dizioni all’esercizio di esso. Il Papa, in-fatti, «non per il fatto d’esser Papa(simpliciter ex auctoritate papatus)18, è inassoluto infallibile». È forse venuto ilmomento di ripetere con franchezza efermezza quanto già reiteratamente si di-chiarò nel recente e lontano passato cir-ca la necessità di liberare il papato daquella specie di “papolatria”, che nonconcorre certamente ad onorare il Pa-pa e la Chiesa. Non tutte le dichiara-zioni papali son infallibili, non tutte es-sendo ad un medesimo livello dogmatico.La maggior parte dei discorsi e dei do-cumenti papali, infatti, anche quandotocca l’ambito dottrinale, contiene in-segnamenti comuni, orientamenti pa-storali, esortazioni e consigli, che for-malmente e contenutisticamente sonben lungi dalla definizione dogmatica.Né questa c’è se non in presenza dellecondizioni stabilite dal Vaticano I.Occorre dunque che il Papa parli: – «Ex cathedra»19: l’espressione trae ilsuo significato dalla funzione esemplaree moderatrice che, fin dall’inizio, fece delVescovo di Roma il maestro della Chiesauniversale e di Roma stessa il “locusmagisterii”. In uso già dal II sec. comesimbolo della funzione magisteriale delvescovo, la cattedra divenne in seguito ilsimbolo della funzione magisteriale delPapa20. Il parlare “ex cathedra” signifi-ca, quindi, parlare con l’autorevolezza ela responsabilità di colui che gode di giu-risdizione suprema, ordinaria, immediatae piena su tutta la Chiesa e su ognunodei suoi fedeli, pastori compresi, in mate-

ria di fede e di costumi, ma non senza ri-flessi ed effetti anche disciplinari.– «Omnium Christianorum pastoris etdoctoris munere fungens»: la fraserende esplicito il contenuto di “ex cathe-dra”. Fonti bibliche neo-testamentariee documenti della Tradizione conflui-scono nella definizione del Vaticano Iper affermare che l’infallibilità del ma-gistero papale insorge soltanto quan-do il Papa insegna a tutti la Rivelazio-ne divina e rende a tutti obbligatorio ilsuo insegnamento.– «Pro suprema sua Apostolica aucto-ritate»: è la ragione formale del suo inse-gnamento infallibile ed universale. Taleragione è dovuta alla successione apo-stolica del Papa a Pietro, che fu quindi ilprimo, ma non l’unico, vescovo di Romae Papa in quanto vescovo di Roma. Adogni suo successore sulla “cattedra ro-mana” compete, dunque, tutto quantoCristo aveva dato a Pietro, “ratione offi-cii, non personae”. È pertanto menocorretto dire “infallibilità personale delPapa” invece che “infallibilità papale”.Ma, anche nel caso che si voglia insiste-re, come fa qualcuno, su “infallibilitàpersonale”, si dovrebbe sempre distin-guere nel Papa la “persona publica” daquella “privata”, ricordando che la “per-sona publica” vien determinata dal suoufficio.– «Doctrinam de fide vel moribus»: de-ve trattarsi, cioè, di verità da credere equalificanti l’esistenza cristiana, diretta-mente o no contenute nella divina Rivela-zione. Un diverso oggetto dell’insegna-mento papale non può pretendere d’es-ser coperto dal carisma dell’infallibilità, laquale tanto s’estende quanto la Rivela-zione stessa. – «Per assistentiam, divinam»: nonqualunque intervento del Papa, non unsuo semplice monito, non un suo qua-lunque insegnamento, son garantitidall’assistenza dello “Spirito di verità”(Gv. 14, 17; 15, 26), ma quello soltantoche, in armonia alle verità rivelate, ma-nifesta ciò che il cristiano deve, inquanto tale, credere ed attuare21.Solo nel pieno ed assoluto rispetto delledette condizioni, il Papa è garantitodall’infallibilità; può dunque ad essa ap-pellarsi quando intende obbligare il cri-stiano nell’ambito della fede e della mora-le. È anche da aggiungere che, da tuttol’insieme dell’intervento papale e dalleparole che l’esprimono, deve risultare,unitamente al rispetto delle indicate con-dizioni, la volontà del Papa di definire unaverità come direttamente o indirettamenterivelata, oppure di dirimere una questione«de fide vel moribus”, con cui tutta la

6 “Chiesa Viva” *** Ottobre 2003

S. Roberto Bellarmino.

S. Teresa del Bambin Gesù.

S. Teresa Margherita Redi.

18 Cfr. “S. Conciliorum recentiorum Collec-tio Lacensis”, Friburgo Br. 1870Ss., VIII 248-256.399.19 Cfr. La formula proviene da Melchior Cano(+1560), ma il riferimento alla “cathedra” è fre-quente nei Padri ed ovviamente anche in Au-tori successivi a Cano: “Auctoritas infallibi-lis et summa cathedrae S. Petri” (D’Aguirre,+1699); “Cathedrae Apostolicae oecumeni-cae auctoritas” (ignoto, +1689), cfr. Dublan-chy E., “Infaillibilité du Pape”, DThC VII Pa-

rigi 1972, c. 1689; cfr. Pure Maccarrone M.,“La ‘cathedra sancti Petri’ nel Medioevo dasimbolo a reliquia”, in “Rivista di storia dellaChiesa in Italia” XXXIX (1985) 349-447.20 Cfr. Maccarrone M., “Cathedra Petri” unddie Entwicklung der Idee des päpstlichen Pri-mats vom 2. Bis 4. Jahrhund., in “Saeculum”13 (1962) 278-292.21 Cfr. Dublanchy E., “Infailibilité”, cit. C.1699-1705.

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Chiesa dovrà poi uniformare il proprio in-segnamento e coordinare la propria pras-si.

3.5 - È qui evidente che si ha a che farenon con generiche e plurisignificanti no-zioni d’infallibilità, bensì con la nozione ri-gorosamente teologica di essa. E perfinoall’interno di tale delimitazione, l’infallibi-lità si capisce solo se si rifugge dall’ambi-guità lessicale, p. es. d’un Karl Barth22

che confonde l’infaffibilità con l’indefettibi-lità. D’altra parte, il concetto non si chiari-sce, dal punto di vista teologico, ignoran-dolo23, e neanche relegandolo trasversal-mente in altri contesti24 o considerandolosotto aspetti formali incompleti; si pensi alnegativo “Irrtumlosigkeit”25 certamentenon sbagliato, ma impari a testimoniare,

poco in comune con l’infallibilità filosofica,con quella scientifica e con quella giuridi-ca.

(continua)

NOTE

22 Cfr. “Kirchliche Dogmatik” IV/1, p. 770-72.23 Cfr. p. es. Fries H. (a c. Di), “Handbuchtheologischer Grundbegrijffe”, Monaco1963.24 Cfr. Ivi. I 180.809.854.857; II 270.274.25 Cfr. Ivi. I 718.817.857; II 518.26 Cfr. Rahner I. - Vorgrimler H., “Kleinestheolog. Wörterbuch”, Friburgo Br. 1961, cit.Da Löhrer M., “Portatori della Rivelazione”,in MS 2 Brescia 1973, p. 87.

“Chiesa Viva” *** Ottobre 2003 7

S. Tommaso Moro.

LA “NUOVA CHIESA” DI PAOLO VIsac. dott. Luigi Villa (pp. 380 - 119 Fofografie - Euro 20)

Per richieste, rivolgersi a:

Operaie di Maria Immacolata e Editrice CiviltàVia G. Galilei, 121 - 25123 Brescia Tel. e Fax. 030. 3700003 - C.C.P. n° 11193257

Tutte le speranze nate col Vaticano II sono poi svanite. L’aggiornamento, infatti, hacreato solo turbamenti e rimpianti che hanno suscitato contestazioni per il declassamentodegli stessi dogmi della dottrina cattolica.Questo libro sulla “Nuova Chiesa” di Paolo VI, perciò, viene a confermare, con evangeli-ca franchezza, che le analisi e le previsioni emerse nel corso degli anni conciliari, e dopo,si sono rivelate tragicamente vere. Inutile, quindi, stracciarsi le vesti, puntare il dito accu-satore, indignati, e condannare... Il dramma che vive oggi la Chiesa, dopo Paolo VI, ha re-so conto del cumulo di giudizi arbitrari e faciloni, di deformazioni e di varie bugie su tuttoquanto è storicamente attinente alla “Nuova Chiesa” di Paolo VI!

dell’infallibilità, il significato positivo, il va-lore di fondo, la grazia, il carisma che,per volontà di Cristo, arricchisce la Chie-sa ed il Papa.Effettivamente il significato positivo è pri-mario e come tale va sottolineato; essoper un verso dà la garanzia massima («fi-de divina vel divino- ecclesiastica”) dellaverità, per un altro salvaguarda la veritàstessa da ogni contraffazione o erronea oereticale. L’infallibilità vien così ad esserinfinitamente più che assenza d’errore edimpossibilità di esso; è presenza di verità,è certezza superiore di essa, intimamen-te ed inscindibilmente congiunta con l’es-serci della Chiesa. Un suo errore, in ordi-ne alle verità da credere o alla morale davivere, si risolverebbe contro la Chiesastessa, distruggendola26. In breve e pertali motivi, l’infallibilità teologica ha unquadro concettuale fortemente condizio-nato dalla Rivelazione ed ha pertanto benS. André Avellin. S. Caterina de Ricci.

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8 “Chiesa Viva” *** Ottobre 2003

I l decentramento dei po-teri, programmato neldisegno di legge propo-

sto dal Governo, ha il fon-damentale difetto di consi-derare la problematica piùcon lo stile del pettegolez-zo che di una seria valuta-zione delle obiettive esi-genze sociali. Tutti gli in-terventi, i commenti, le cri-tiche, le analisi, le propo-ste, hanno infatti parlatodi tutto, tranne dell’argo-mento più importane: LADEVOLUZIONE DEL SI-GNORAGGIO MONETA-RIO!Quando Ezra Pound evi-denziava che, oggi, il poli-t ico è “cameriere deibanchieri”, aveva ragio-ne. Il Governatore dellabanca centrale, infatti, hail potere di concedere onegare in prestito tutto ildenaro che vuole, il capo di gover-no ha solo il potere di chiederlo onon chiederlo solo in prestito. Su queste premosse balza evi-dente che la sovranità politicasenza la sovranità monetarianon esiste e sta attualmente nellemani di chi emette la moneta enon di chi l’accetta, come, invece,dovrebbe essere. Quando la moneta era d’oro, ilportatore ne era il proprietario...Con l’avvento della moneta nomi-nale, il portatore è diventato ildebitore della “sua” monetaperché la Banca emette monetasolo prestandola, e prestare è pre-rogativa del proprietario.Il decentramento dei poteri si devefondamentalmente basare sullaconsiderazione che crea il valore

della moneta chi l’accetta e nonchi la emette, pertanto la pro-prietà, all’atto dell’emissione, deveessere attribuita al portatore come“reddito”, non come “debito” dicittadinanza, quale attualmente è. La proprietà della moneta, oggi, èassunta come rendita parassita-ria di signoraggio dalle BancheCentrali perché la emettono pre-stando (il dovuto) e “prestare” èprerogativa del proprietario.La devoluzione dei poteri dagli or-gani centrali a quelli periferici, de-ve essere attuata tenendo contodel limite naturale della attività or-ganica che consiste nello svolgerefunzioni con esclusione delle atti-vità edonistiche delle stesse (per-chè non si può godere dei beni e/oservizi e funzioni, per rappresen-

tanza organica).Poiché la proprietà è“godimento dei beni giu-ridicamente protetto”,non può essere prerogati-va dell’organo, centrale operiferico che sia, ma del-la collettività. Ecco perchéprima di procedere a qua-lunque riforma di devolu-zione di poteri ad organiperiferici, va attuata ladevoluzione della pro-prieta popolare dellamoneta; il che significache la moneta deve na-scere di proprietà del por-tatore e non del-l’organodi emissione, altrimenti siverificherebbe la patologiagiuridica di consentireall’organo di invadere ilmomento edonistico deivalori creati dalla suastessa funzione. In questo senso va ricor-

dato l’esempio magistrale dellasovversione delle prerogative del-lo stomaco (organo) e delle mem-bra (collettività sociale) propostonell’apologo di Menenio Agrippa.Sostenere il contrario sarebbe co-me programmare un rapporto or-ganico in cui il popolo assumereb-be la funzione di avere fame ed ilgoverno quella di mangiare in rap-presentanza del popolo, come og-gi avviene nel signoraggio mone-tario delle banche centrali: so-cietà private, S.p.a. con scopodi lucro.La riforma più urgente e prelimina-re a qualunque altra, non è “tra-sformare i camerieri in maggior-domi di serie B”, ma liberare lasocietà dall ’asservimento allagrande usura.

... E LA DEVOLUZIONE DEL SIGNORAGGIO

MONETARIO?del prof. Giacinto Auriti

Il Prof. Giacinto Auriti.

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“Chiesa Viva” *** Ottobre 2003 9

LA DOTTRINA SOCIALE CATTOLICA(da: La Dottrina sociale cattolica: sfida per il terzo millennio - Rimi-

ni)

Da: “RERUM NOVARUM”Lettera Enciclica di S.S. Leone XIII sulla questione sociale (15. Maggio 1891)

b) Carità

Ma la Chiesa, guidata dagli insegnamenti e dall’esempio diCristo, mira più in alto, cioé a rivvicinare il più possibile ledue classi, e a renderle amiche. Le cose del tempo non èpossibile intenderle e valutarle a dovere, se l’animo non sieleva ad un’altra vita, ossia a quella eterna, senza la qualela vera nozione del bene morale necessariamente si dilegua,anzi l’intera creazione diventa un mistero inspiegabile. Quel-lo pertanto che la natura stessa ci detta, nel cristianesimo èun dogma su cui come principale fondamento poggia tuttol’edificio della religione: cioé che la vera vita dell’uomo èquella del mondo avvenire.

Poiché Iddio non ci ha creati per questi beni fragili e caduchi,ma per quelli celesti ed eterni; e la terra ci fu data da Lui co-me luogo di esilio, non come patria. Che tu abbia in abbon-danza ricchezze ed altri beni terreni o che ne sia privo, ciòall’eterna felicità non importa nulla; ma il buon e cattico usodi quei beni, questo è ciò che sommamente importa. Le va-rie tribolazioni di cui è intessuta la vita di quaggiù, Gesù Cri-sto, che pur ci ha redenti con redenzione copiosa, non le hatolte; le ha convertite in stimolo di virtù e in maniera di meri-to, tanto che nessun figlio di Adamo può giungere al cielo senon segue le orme sanguinose di Lui. Se persisteremo, re-gneremo insieme. Accettando volontariamente sopra di sétravagli e dolori, egli ne ha mitigato l’acerbità in modo mera-viglioso, e non solo con l’esempio ma con le sue grazia econ la speranza del premio proposto, ci ha reso più facile ilpatire. Poiché quella che attualmente è una momentanea eleggera tribolazione nostra, opera in noi un eterno e, sopraogni misura, smisurato peso di gloria.I fortunati del secolo sono dunque avvertiti che le ricchezzenon li liberano dal dolore e che esse, per la felicità avvenire,non che giovare, nuocciono; che i ricchi debbono tremare,pensando alle minacce straordinariamente severe di GesùCristo; che dell’uso dei loro beni avranno un giorno da ren-dere rigorosissimo conto al Dio giudice.

(continua)

LA CHIESA DEL CONCILIO È UN’ALTRA CHIESA

CHE AL GRAN SINEDRIO FIRMERÀ LA RESA SE I TANTI BUONI

E ONESTI SACERDOTINON CACCERANNO PRESTO

GLI ISCARIOTI!

Carissimo Don Villa, ti ringrazioPer l’ultimo volume su Montini,Che parla del Concilio, di BugniniE di Roncalli, che hanno fatto strazio

Dell’INTROÏBO, come del PREFAZIO,D’intesa coi massoni parigini,Coi sinedriti e i preti un po’ cretini,Al sincretismo oscuro dando spazio!

Grazie, Don Villa, strenuo difensoreDella Chiesa di Cristo, diventata,Dopo il Concilio - come sa il lettore

Di “Chiesa viva”, sempre più stimata -Palestra dell’Antico Tentatore,Che l’ha confusa e, quindi, degradata!

Prof. Arturo Sardini

CHIOSA

I farisei, infiltrati nella Chiesa,Con i massoni, in secolare intesa,L’hanno prostituita ed umiliata,Confusa, vilipesa e degradata!

CHIUSA

Cacciamo dalla vigna del SignoreIl sinedrita e il “franco muratore”!

OCCHI SULLA POLITICA

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10 “Chiesa Viva” *** Ottobre 2003

Documenta-Facta SCANDALI E FURTI

Sull’Espresso è apparso un articolet-to che spiega che, recentemente, ilParlamento ha votato all’UNANIMITÀ,e senza astenuti, un aumento di sti-pendio, per i parlamentari, pari a circa2.200.000 lire al mese!Però, la mozione e stata camuffata inmodo tale da non risultare nei verbaliufficali.

***

STIPENDIO: 37.086.079 al meseSTIPENDIO BASE: 19.325.396 almesePORTABORSE: 7.804.232 al mese(generalmente parente o familiare)RIMBORSO SPESE AFFITTO:5.621.690 al meseTELEFONO CELLULARE: gratisTESSERA DEL CINEMA: gratisTESSERA TEATRO: gratisTESSERA AUTOBUS: gratis METROPOLITANA: gratisFRANCOBOLLI: gratisVIAGGI AEREO NAZIONALI: gratisCIRCOLAZIONE AUTOSTRADE:gratisPISCINE E PALESTRE: gratisFS: gratisAEREO DI STATO: gratisAMBASCIATE: gratisCLINICHE: gratisASSICURAZIONE INFORTUNI: gratisASSICURAZIONE MORTE: gratisAUTO BLU CON AUTISTA: gratisRISTORANTE: gratis (nel 1999 han-no mangiato e bevuto gratis per 2.850milioni di lire!!

Si intascano uno stipendio, hanno di-ritto alla pensione, dopo 35 mesi inParlamento, contro i 35 anni dei citta-dini che li mantengono!

INDENNITÀ DI CARICA (da 650.000circa a 12.500.000)

200.000.000 circa li incassano con ilrimborso spese elettorale (in violazio-ne alla legge sul finanziamento ai par-titi), 50.000.000 ogni anno ciascuno.

***

La classe politica ha causato un dan-no al paese di 2 MILIONI E 446 MILAMILIARDI!

La sola Camera dei Deputati costaal cittadino 4.289.968 AL MINUTO!

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“Chiesa Viva” *** Ottobre 2003 11

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12 “Chiesa Viva” *** Ottobre 2003

IV - IL “NUOVO” IN ALCUNI PRO-BLEMI CHE INTERESSANO IL NO-STRO MINISTERO

Vi sono dei campi nei quali il “moder-no” può avere un particolare valore. Cipare doveroso dedicare ad essi qual-che attenzione, perché anche se sitratta di materia non sempre di nostracompetenza diretta, si tratta pur sem-pre di elementi del bene comune e difatto necessari ad incontrarsi o qualideve sentirsi la efficacia della ispira-zione cristiana. È dunque giusto orien-tarsi ad avere, come ecclesiastici, unequilibrato punto di vista.Noi ci guardiamo dal trattare esaurien-temente argomenti che superano laportata della Nostra competenza e diquesta lettera. Ci limitiamo ad alcunesobrie note, affinché il panorama sulquale abbiamo attirata la vostra atten-zione risulti sufficiente.

LA CULTURA

Non possiamo considerare la culturamoderna semplicemente come scien-za, letteratura ed arte; dobbiamo con-siderarla come fatto complessivo, cheinclude sì quelle, ma che può venir ri-guardata come grado di maturità, fi-nezza spirituale, educazione di doti,somma di valori acquisiti, filtrati e rac-colti nel nostro tempo.La cultura moderna ha delle indiscussecaratteristiche. Il dato scientifico ha corsopiù veloce che non il dato letterario ed ar-tistico; in sede di scienza, poi, l’aspettotecnico ed utilitario ha sopravvanzato ilresto.Se noi consideriamo la “informazione” co-me un mezzo della cultura, dobbiamo di-re che il volume di questa “informazione”tende a prevalere, di fatto, sulla “elabora-zione”. Non c’è tempo a indugiare troppo.Cresce pure la tendenza tra le diverseculture a compenetrarsi. Assortimento edesoticismo ne avvantaggiano.Idee che stavano al centro in grandi mo-menti letterari del passato, subiscono del-le rotazioni e si sente sempre più forte lapena di interpretare il nostro mondo. Mac’è del frammentario e dell’indeciso,spesso dell’anormale.

Più che in passato, letteratura ed artesentono l’influsso di pregiudizi filosofici.Con tutto questo manca completamente -fuori del campo veramente cristiano - unavera sintesi. Sotto questo aspetto, il no-stro tempo non ha la gloria concessaall’epoca di Alberto Magno e di San Tom-maso d’Aquino. Questo dominio del pre-concetto filosofico è spesso esiziale nelcampo politico, in quanto ha il potere diportarlo fuori della realtà.Nonostante tutto e nonostante la corruttri-ce influenza di pensatori e scrittori nefa-sti, la cultura moderna mantiene elementidovuti alla istituzione cristiana e sentesempre più viva la caducità delle coseumane.Ma il troppo, la fretta, l’effimero, il fram-mentario gravano su di essa.Molto di più grava il fatto che là, ove non

si ricorda di Dio, le manca una bando-lo ed arriva alla dolorosa esperienzadel vuoto.È ricca e povera questa cultura!Tutto questo bisogna sapere e pensa-re per cavarne partito ed insieme nonsubire il fascino delle sirene.Noi non possiamo starcene davanti atutta questa cultura colla tranquillitàche avremmo se potessimo giudicarlaun fatto indiscutibile. Ciò perché siamofigli della verità e crediamo, per la gra-zia di Dio Creatore e Redentore, allavita ed alla gioia.PermetteteCi, cari Confratelli una os-servazione di dettaglio, sempre in te-ma di cultura. Abbiamo osservato piùd’una volta che la produzione scientifi-ca e letteraria ottiene una immediataed indulgente simpatia, se presentatasotto un nome straniero. Nessuno vuolsminuire il valore della produzioned’oltralpe, ma non è giusto verso la no-stra grande Patria far beneficiare altridella presunzione di grandezza, esclu-dendo proprio la nostra casa!

L’ARTE

C’è l’arte moderna. Essa ci interessa:finisce sempre in Chiesa e spesso vi sirifugia. La vampa della modernità l’hainvestita con caratteri fieri e reazionaririspetto al passato. Questo è un datofondamentale.

Noi dobbiamo avere in proposito dei cri-teri che siano ponderati e sani. Ed è beneenunciarli anzitutto.Ogni età ha il diritto di avere la sua ar-te, purché ne sia degna. Non bisognapertanto ostruire la via a chi la cerca,specialmente se ciò fa disinteressata-mente e con un vero travaglio interiore,ma a patto che agisca con rettitudine.Nessuno di noi, pertanto, può essereaprioristicamente avverso ad un’arte chesia moderna.Questo diritto per ogni età di avere la suaarte va contemperato con un altro dirittonon minore: tutti gli uomini di qualun-que età hanno il diritto di avere, vede-re, sentire delle cose belle.Ricordiamoci che, per le nostre chiese,non è sufficiente l’opera sia originale,esprima idealmente uno stato d’animo

LA MODERNITÀ

di Sua Em.za Mons. Giuseppe Siri

7

“Lettera Pastorale al Clero”.

Sua Em.za Mons. Giuseppe Siri.

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“Chiesa Viva” *** Ottobre 2003 13

dell’artista; no, deve essere bella. L’artemoderna rispetta i due criteri enunciati?La questione è troppo complessa e mettein serio imbarazzo; certo non manca laperplessità. Preferiamo limitarci a fare al-cuni rilievi obbiettivi, rimandando del re-sto alle istruzioni che la Chiesa ha già da-to in proposito.È difficile ammettere che quella idealizza-zione della quale l’arte ha bisogno peressere arte, si debba risolvere in terminidi povertà, di vuoto, di assenza di tecnicae persino di strambo. In tutte le età, si èidealizzato senza bisogno di fare certi sa-crifici.È difficile ammettere che una unilateralefilosofia, per di più in tramonto, debba de-cidere da sovrana, se un’opera appartie-ne all’arte o meno. Questo accade damezzo secolo, con particolari durezze ne-gli ultimi decenni. Forse, c’è troppa filoso-fia al posto di arte.Non si può negare che la sincerità archi-tettonica, combinata con la tecnica delcemento armato, il quale ha spostato pie-namente il criterio costruttivo (dal qualenascevano le diverse forme), ponga delleesigenze alle quali non si deve esseresordi.Però, è anche vero che, in tema di archi-tettura sacra, hanno troppa cittadinanzaesemplari nordici i quali sono stati conce-piti da Protestanti, per sale di culto prote-stante. La “sala di culto” protestante,contenta di un sermone e qualche canto,non è la Chiesa Cattolica con tutta la Sualiturgia e tutto il mondo intravisto dallaSua liturgia.Gli artisti studino di più il dogma, viva-no la vita cristiana, seguano e lunga-mente e piamente la divina liturgia, sevogliono entrare in Chiesa degnamen-te per assidersi coi grandi del passatoe partecipare ai loro trionfi.Siamo convinti che il bello sia un mirabile

anticamera del bene e che la casa di Dionon ne possa fare a meno. Pertanto, inChiesa non possono entrare sulle paretio nelle melodie manifestazioni che sipossono definire: proiezioni esterne diun disordine interno.Non si dimentichi mai che l’arte del pas-sato è stata grande anche perché nonè mai stata concepita come un com-mercio od un affare. Spesso, una vita èstata in travaglio per produrre, magarinella povertà, un capolavoro.

QUESTIONI SOCIALI

A questo punto qualcuno si è certamentemeravigliato che non abbiamo posto mol-ta attenzione alla caratteristica forse piùsaliente della vita moderna, la questionesociale e la lotta sociale. Non lo abbia-mo fatto perché questa situazione è unepilogo delle molte cose analizzate fin quie perché essa interessa assai più per sestessa, che come elemento di modernità.È ovvio, infatti, che la questione socialequi non Ci può interessare, se non sottol’aspetto del quale scriviamo.Di ingiustizie e soprusi da una parte, diambizioni ed intolleranze dall’altra ce nesono sempre state. La situazione emer-gente dal loro contrasto è divenuta piùacuta, perché i termini in contestazione -lavoro e ricchezza, benessere e comodità- sono divenuti, in ragione del progressomoderno, più allettanti, provocanti edesplosivi.La soluzione di questo grave e brucianteproblema ha bisogno certamente di prov-vedimenti giuridici e tecnici. Ma ha biso-gno assai più di una riforma morale,perché la migliore distribuzione delbenessere umano, reale e non appa-rente, riposa, anzitutto, su un funzio-namento della coscienza e su un pre-

valere della virtù sul vizio, della mode-razione giusta sull’interesse e sull’or-goglio. È per questo che talune soluzionisono semplicemente ingenue, altre sonotroppo unilaterali, altre incomplete. Nega-no o dimenticano o avviliscono la solu-zione morale. Non che questa sia tutto;c’è pure necessità della tecnica e del di-ritto, ma mantiene sempre il segreto diuna risoluzione duratura. Le formule, an-che belle, porterebbero a delle sostituzio-ni, ma non a delle desiderate e sostan-ziali riforme.È proprio questo che mette in luce la par-te della più gagliarda questione moderna,che tocca soprattutto a noi: la formazio-ne e la riforma delle anime. Ciò è affer-mare la parte che la Chiesa ha nellaquestione sociale, pratica e decisiva, ol-tre alla funzione di bandire, senza reti-cenze, anche a proposito della vita socia-le, le massime del Vangelo.Non si può dunque in materia rimanerespettatori. Fin qui, per l’argomento chestiamo trattando, niente v’ha di nuovo, senon l’affermazione di un onere di più.Ma di caratteristico c’è la singolare men-talità che si è venuta formando nella bru-ciante atmosfera sociale moderna, a pro-posito della quale occorre veder giusto.La questione sociale, per la quale chi hacuore non può rimanere indifferente, stadiventando alterata completamente daposizioni esagerate, le quali ogni giornopiù si dimostrano vuote di ogni contenutoed intenzione sociale, rette invece da in-tendimenti di conquista, in nulla diversidalle solite e banali cavalcate verso il do-minio assoluto degli altri.La povera gente è, in realtà, tradita dacoloro che hanno preteso farsene violen-temente i paladini. E questo è l’aspettodoloroso.

(continua)

Cristiani, Musulmani, Ebrei, hanno lo stesso Dio? NO!sac. dott. Luigi Villa (pp. 130 - € 10)

Per richieste, rivolgersi a: Operaie di Maria Immacolata e Editrice CiviltàVia G. Galilei, 121 - 25123 Brescia Tel. e Fax. 030. 3700003 - C.C.P. n° 11193257

Questo nostro libro ha lo scopo di rettificare certe affermazioni, sparse largamente sullastampa, specie cattolica, circa l’eresia ecumenica d’oggi che afferma che il Dio deiCristiani è lo stesso di quello dei Giudei e dei Musulmani. Ma il nostro ragionamento,semplice, è questo: Gesù Cristo è Dio. Giudei e Musulmani, però, non credono inGesù Cristo e non Lo venerano come Dio; perciò, Ebrei e Musulmani non hannolo stesso Dio dei Cristiani.La radice, quindi, della contrapposizione tra Cristianesimo, Giudaismo e Islamismo, è dinatura teologica. Il Dio dei Cristiani, infatti, non è soltanto il Dio Unico, ma è anche il DioUno e Trino. Uno nella natura, Trino nelle Persone. Il Giudaismo del Nuovo Testa-mento, invece, ripudia Gesù Cristo, e come Messia e come Dio. L’Islam, pur ricono-scendo Gesù come “un apostolo di Allah” (cfr. Sura IV, 156/157), nega la SS. Trinitàcome bestemmia; perciò, chi non ha la fede musulmana è un “Kafir”, cioè un “infe-dele”, per cui i “Kaffirma” sono tutti i non musulmani, contro i quali ogni lotta è lecitae doverosa, dalla “guerra santa” in giù, fino alle persecuzioni d’ogni genere!

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Negli ultimi anni, sono apparsi, negliStati Uniti, circoli sempre più nume-rosi di nazionalisti con la stesse idee

dei nazionalisti europei, e si spera che,un giorno, essi possano acquisire un po-tere sufficiente per soffocare la cospira-zione giudeo-massonica nel proprio pae-se, poiché questa è la condizione indi-spensabile per realizzare la vittoria de-cisiva contro il comunismo mondiale!Questi circoli dispongono di alcuni perio-dici, nei quali espongono apertamente ilpericolo che sovrasta il Nordamerica.Uno di questi periodici, il “Common Sen-se”, edito da Unione, a New Jersey, pub-blicò un lungo articolo informativo intitola-to “The Coming Red Dictatorship” (Ladittatura rossa alle porte), nel quale, suEisenhower, sta scritto quanto segue.

– Eisenhower è totalmente al serviziodei cospiratori ebrei, e sta operando,in modo coerente, l’attuazione dei pia-ni conteuti nei “Protocolli dei Savi diSion”;

– Egli si oppone all ’emendamendo“Bricker”, perché questo impedireb-be alle Nazioni Unite di modificare ildestino dell’America, rendendo impos-sibile l’attuazione del Governo Mon-diale ebraico;

– Egli ha proposto e sostenuto il votoper l’approvazione di Trattati che la-sciano i nostri figli soldati soggetti aTribunali stranieri;

– Egli ha favorito la creazione della Ci-na comunista;

– Egli si è opposto a bloccare gli aiutiagli Stati che commerciavano con laCina comunista;

– Egli ha impedito a Cian-Kai-Shek difermare Mao Tse Tung, durante lasua conquista della Cina;

– Egli si è rifutato di proseguire la guer-ra di Corea;

– Egli ha concesso ai comunisti tutto ciò

che essi chiedevano, durante i nego-ziati di armistizio, compresa l’isolastrategica di Cho e altre due;

– Egli ha contrastato la politica di ridu-zione delle tasse, pur essendo statauna sua promessa fatta al popoloamericano;

– Egli si è rifiutato di rimuovere i comu-nisti dai posti di Governo;

– Egli si è opposto a Mac Carthy e nonha fatto nulla per arginare il nemicocomunista interno agli Stati Uniti;

– Egli si è allineato alle Nazioni Unite,

destinate a divenire il “Governo Mon-diale ebraico”;

– Egli ha nominato il filo-comunista Co-nant come presidente dell’Universitàdi Harvard e come Alto Commissarioin Germania;

– Egli ha nominato Bohlem, eletto daBaruch-Weinberg, come ambasciato-re in Russia. Bohlem è stato interpretee consigliere favorito di Roosevelt e diTruman, e condivise pienamente ledecisioni prese a Yalta e a Teheran.Nel 1959, Bohlem fu nominato da Ei-senhower “esperto” del Dipartimentodi Stato in questioni sovietiche;

– Egli ha nominato il generale WalterBedell Smith, favorito di Roosevelt edi Truman, come Segretario di Stato,benché costui fosse uno dei cinqueuomini che sapevano che i giapponesistavano per attaccare Pearl Harbor, enon avvertirono le forze della marinaamericana;

– Egli ha patrocinato la legge di ammis-sione di 214.000 immigranti aggiunti eassicurato la loro adozione. La mag-gior parte di essi erano ebrei comuni-sti dell’Europa Orientale, giunti inAmerica come rifugiati polacchi, un-gheresi, rumeni, ecc. per azioni di sa-botaggio. Tra di loro, vi erani agenticomunisti della polizia unghereseA.V.O., fuggiti per organizzare la ribel-lione in Ungheria;

– Egli si è opposto alla legge “WalterMac Carran” per l’immigrazione;

– Egli è favorevole al superamento dellimite massimo del debito pubblico ne-gli Stati Uniti;

– Egli è favorevole al mantenimento del-le spese destinate a finanziare i Go-verni socialisti e di altri paesi nemicidegli Stati Uniti;

– Egli si dichiara favorevole al rogo deilibri comunisti ma, contemporanea-

I GIGANTI DEL MALE

di A. Z.

3

14 “Chiesa Viva” *** Ottobre 2003

Dwight David Eisenhower.

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“Chiesa Viva” *** Ottobre 2003 15

gli Stati Uniti, lui stesso proponeva alCongresso, il quale accettò la proposta,di destinare somme gigantesche (40 mi-lioni di dollari nel 1960), per aiuto ai paesiin via di sviluppo, specialmente in Asia eAfrica. Questo denaro, però, non dovevaessere utilizzato come aiuto umanitario,ma come parte del “piano segreto”, for-mulato dal rabbino maggiore d’Ungheriadi Budapest, il 12 gennaio 1952, duranteil Consiglio di Emergenza dei Rabbini Eu-ropei, in cui una rapida industrializzazio-ne dei paesi afro-asiatici doveva essereusata non solo per mantenere la superio-rità numerica dei popoli di colore, ma an-che per usare il nuovo potenziale tecni-co e industriale contro la razza bianca.Il Nordamerica collaborava a questo“progetto” non per volontà del suo po-polo, ma per volontà dell’uomo, alienoall’America, che occupava la Presidenza.Questo “piano”, col sostegno dei popolidi colore, doveva portare il giudaismo allarealizzazione del suo sogno di distrug-gere la razza bianca, l’unica capace dicontrastare efficacemente i suoi pianidi dominio mondiale, per regnare facil-mente su una massa di popoli di colore.Già l’ebreo Henry Morgenthau, alla finedella seconda guerra, col suo “pianoMorgenthau”, pretendeva di distruggerela Germania industriale per trasformarlain un paese rurale di schiavi. In questo“piano”, orientato alla distruzione dellarazza bianca, era prevista anche la pro-

mulgazione di leggi che promuovevano ilmatrimonio tra bianchi e persone di colo-re, per iniziare un processo che dovevaportare alla fine della razza bianca, as-

sorbita e mescolata con la razza nera egialla. Per i giudei, invece, doveva esseresempre valido il rifiuto di mescolarsi e in-crociarsi con altri popoli.Eisenhower è sempre stato un fanaticosostenitore della cosiddetta “Associazio-ne per il Progresso dei Popoli di Colo-re”, manipolata dai giudei nel Nordameri-ca. Questa Associazione è responsabiledi tutti gli scontri razziali avvenuti, poichéistigando sistematicamente i negri controi bianchi e promuovendo la mescolanzarazziale, otteneva come scopo quello diaccrescere le tensioni e di alimentare gliodi tra le razze.Eisenhower sostenne la “Corte Supre-ma degli Stati Uniti”, controllata da Fe-lix Frankfurter “Corte”, che è giunta acostituire il più importante strumentocomunista negli USA.Nel 1959, si scatenò lo sciopero del sin-dacato dei lavoratori dell’acciaio, control-lato dagli ebrei David Mac Donald eArthur Joseph Goldberg. Fu lo scioperopiù grave della storia statunitense. Più dimezzo milione di lavoratori delle acciaie-rie di Pittsburgh e di altre città, sospeseroil lavoro per diversi mesi, trascinando consè altri duecentomila operai delle indu-strie automobilistiche e altre ancora, che,per mancanza di materia prima, non po-tevano lavorare. La perdite furono di circamille milioni di dollari con la minacciaincombente di una catastrofe economica.Come Presidente, Eisenhower poteva in-

tervenire ebloccare losciopero, inbase alla leg-ge Taft Her-tley. Tuttavia,essendo losciopero sca-tenato daisuoi “fratelli”,non fece nul-la. Alla f ine,questo conflit-to, provocatoin modo deltutto artificia-le, fu risoltodall’interventopersonale delvicepresiden-te Nixon,quando il grancapo delK r e m l i n o ,K r u s c i o v ,venne invitatoa visitare i lNordamerica,. Questo scio-pero vennesfruttato per lapropagandacomunista: siparlò deglioperai norda-mericani “po-veri e sfrutta-ti”, mentre, in

realtà, erano i meglio pagati del mondo!

(fine)

mente, chiede, ai cittadini degli StatiUniti, imposte per sovvenzionare l’in-vio di libri criptocomunisti alle bibliote-che straniere (U.S.I.S.);

– Egli è per il servizio militare universalee, per studiare questo tema, ha nomi-nato un Comitato sotto il comandodell’ebreo Julius Adler.

Altri fatti, attribuibili ad Eisenhower, sono:l’aver congelato il programma dei razzi in-terplanetari, sotto pretesto delle difficoltàeconomiche. In tal modo, si è dato tem-po ai sovietici di preparare e lanciare i lo-ro razzi nello spazio e di guadagnare ter-reno psicologico, dimostrando, così, almondo la loro superiorità, specialmentetra i popoli di colore, da essi sollevati con-tro l’Occidente.Eisenhower, nell’arroganza e completez-za del suo tradimento, dichiarò, in unaconferenza stampa in Atalanta, il 22 otto-bre 1959: «Non vedo perché gli StatiUniti debbano entrare in competizionecon l’Unione Sovietica nel dominio deirazzi del programma interplanetario»!Come segno di protesta contro questospudorato sabotaggio presidenziale alprogramma di difesa degli Stati Uniti, igenerali Gavin e Medaris si sono dimes-si. Medaris dichiarò, pubblicamente, chela politica di Eisenhower, in questo cam-po, non può che condurre il paese allacatastrofe.Allo stessotempo, l ’es-perto tedescodottor Wernervon Braun,c o s t r u t t o r edella bomba-razzo V2, du-rante la guer-ra, e l ’uomoche lanciò iprimi satellitiamericani, fuposto, con tut-to il suo grup-po, sotto i lcontrollo dellaN.A. S.A., di-retta da HeithGlenann. Fu-rono fatti tuttigli sforzi pos-sibili, dietro lequinte, perbloccare i lprogetto “Sa-turno” per lacostruzione diun razzo ca-pace di mette-re in orbita unsatellite di 15tonnellate, eper acquisireun vantaggio,nei confrontid e l l ’ U n i o n eSvietica, chesarebbe durato certamente per molti an-ni.Mentre Eisenhower predicava che non viera denaro per il programma spaziale de-

Il Generale Dwight Eisehower con le truppe americane, a Newbury (Inghilterra), il 5 giugno 1944.

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LA “DEA LIBERTÀ”

Chiunque, con un briciolo di onestà in-tellettuale, non potrà non convenireche le tanto decantate “libertà de-mocratiche” sono più teoriche cheoperative. Si può essere liberi forsesul piano morale, ma molto limitata-mente su quello sociale e politico: nelcampo sociale, troppe sono le influen-ze esterne alla nostra volontà che cicondizionano, così, come sul piano po-litico, dove, oltretutto, pochi hanno ungrado di coscienza e di giudizio “libe-ri”. Com’ebbe ad affermare Berdjaev:“la democrazia è fanatica nella dife-sa dei suoi irrazionali princìpi ed hamille modi per uniformare la perso-nalità umana e per soffocare la piùimportante delle libertà, quella dellospirito”.In nessun campo, forse, il sistema dàfondo alle sue tecniche e mezzi di ma-nipolazione, come nell’affermazionedell’idea di “Libertà” che si pretendeidentificarsi solo con la “democrazia”.Ma i diritti, per essere tali, non bastaenunciarli sulla “carta” e ripeterliossessivamente nei discorsi pubbli-ci!Anche i mutamenti nel campo del co-stume sono presentati come spontaneie “liberi”: in realtà, realizzati col con-corso di cinema, TV, moda, non ca-sualmente tendono ad un lassismoesasperato, ad una “libertà” dissa-crante, nel vizio. Le idolatrate “star”del cinema, della “musica” rock, dellosport, in uno con la martellante pubblicità,suscitano emulazione e desideri e, quin-di, presunte scelte “libere”. Come “val-vole di sfogo”, poi, vengono concesse“libertà” spicciole”, trasgressive, dellelicenze (che importa se provocano ten-sioni e conflitti interpersonali?..), ma, so-prattutto, è l’assenza di obblighi, anchepositivi, che fa piacere alle masse per

sentirsi “libere”: indifferenza, disimpe-gno, ricerca dei piaceri e divertimenti. Viè un costante aumento della delinquenzaminorile e della droga? Si risponde chesono “ineluttabili calamità naturali”, ilprezzo da pagare alla “dea libertà”.Se questa società che ci costringe nell’in-sicurezza e nella frustrazione è detta “piùlibera”, allora diciamo che la violenzadella “libertà” non è inferiore a quelladella più dura tirannide!

DEMOCRAZIA: “FLATUS VOCIS”

“Democrazia” è, dunque, una parolatanto usata e abusata, ma priva di rea-le contenuto; una contraddizione in ter-mini: come si può essere allo stessotempo governanti e governati? Il siste-ma democratico, che ha promesso ilprogresso indefinito e sanzionato nelleCostituzioni, il “diritto” (sic!) per tutti al-la felicità e al benessere, s’è rivelatoanch’esso impotente. Lo stesso PapaWojtyla, in un incontro con i sindacati,stigmatizzò il sistema economico mo-derno che “º provoca miseria pertanti e ricchezza per pochi”, ricor-dando la condizione dei Paesi “vittimedello sfruttamento di un ingiusto si-stema, egemonizzato da un capitalesempre più potente e disumano”1.Il VERO potere è, quindi, nelle manidei circoli economici e finanziari transe sovra-nazionali, i quali, come quoti-dianamente c’informano i giornali, coni fattori centrali, a livello planetario, econdizionando gli Stati determinano idestini dei popoli.Il giurista inglese James Bryce avevaavvertito, nel secolo scorso, che “gliantagonismi commerciali delle de-mocrazie avrebbero costituito peri-coli per la pace assai più di quantone abbiano comportato gl’interessidinastici dei sovrani”.Fu facile profeta: la storia delle poten-ze democratiche è costellata di guerreper l’espansione dei loro mercati e

l’accaparramento delle materie prime.Generalmente, ciò non è ammesso equando vi è necessità di “coprire” spor-che politiche, ecco le democrazie, natedal Pensiero relativista e soggettivista, fa-re ricorso agli Assoluti: se sono “co-strette” a interventi armati (massacrandoanche civili), è perché sono i difensori del“Bene”: le loro guerre sono “missioniumanitarie” e “operazioni di polizia”.

16 “Chiesa Viva” *** Ottobre 2003

DEMOCRAZIA E LIBERTÀ

di “Illyricus”

2

1 Cfr. “Il Giorno” del 20 aprile 1994.

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“Chiesa Viva” *** Ottobre 2003 17

Giustamente viene sostenuto che ogniideologia va giudicata non solo dalla suateoria e proclami di princìpio, ma soprat-tutto dalla messa in pratica della sua dot-trina e dagli effetti che ha sull’uomo. L’av-vertimento di Gesù: “Li riconosceretedai loro frutti” è rivolto non solo ai sin-goli e categorie, ma anche agli Stati: E la“democrazia” non sfugge a questa rego-la: la conosceremo non tanto dalla suaideologia (di per sé criticabile) ma dallesue realizzazioni. Per rimanere nell’ambito nazionale: co-stante alto livello di aborti, criminalità,corruzione, malsanità, tragico aumentodelle malattie mentali e dei poveri, i qualisono, di fatto, cittadini privi di ogni diritto,senza peso né voce. E sono milioni!Quale beffa proclamare la teorica egua-glianza giuridica quando la disuguaglian-za economica è abissale!E sul falso pluralismo, permetteteci di ag-giungere che è un ben misero agire quel-lo dei pseudo “libertari” democratici: sa-rebbe auspicabile, per lo sviluppo dell’in-dividuo come della società, un autenti-co pluralismo, perché “varietà rappre-senta organicità e crescita, mentreuniformità è morte!”.

CONSIDERAZIONI FINALI

Nel contesto di questa società, orga-nizzata esclusivamente ai fini dellaproduzione e del consumo, il VEROcristiano si trova estremamente a disa-gio, perché la vita, per lui, è acuta con-sapevolezza, è la ricerca delle ragioniper vivere; se i democratici “illuministi”,con i loro edonistici ideali, mirano allafelice incoscienza, i cristiani, al contra-rio, tendono alla coscienza a qualsiasicosto, all’aspetto spirituale che dà sen-so alla vita.In fondo, gli uomini, che lo avvertano ono, hanno bisogno di spiritualità, di ar-te, di estetica, di creatività, di senti-mento, e quando non lo sentono, ra-zionalmente lo gridano con il loro com-portamento: i giovani drogati, le copiesterili per scelta, i suicidi, le famiglie di-sgregate.Anche la “democrazia”, con la suainfondata fiducia nell’uomo, ha con-fermato che non si può costruirenulla di bello e di giusto ignorandole leggi di Dio e l’insegnamento diGesù Cristo.Anzi, con la sua filosofia individualistae con il suo esclusivismo ideologico,ha fatto emergere ancor di più la pie-trezza di cuore dell’uomo, la sua perfi-dia, la sua ferocia, “esaltata” dalla spieta-ta crudeltà del modo democratico di con-durre le guerre. Come rivelò AntoleFrance - premio Nobel nel 1921, e di cer-to non reazionario! - la guerra totale è il ti-po di guerra nata nel 1789, che prevedel’imposizione della resa incondizionata e iprincìpio di combattere f ino allosterminio”2.

Osservava quarant’anni fa Erich Fromm,fondatore della Psicanalisi Umanistica:“l’alienazione, come noi la troviamo nellamoderna società, è quasi totale: essapermea le relazioni dell’uomo col suo la-voro, con le cose che consuma, con loStato, con i suoi simili e con se stesso”, eprecisava che “l’equilibrio e la salutementale dipendono dalla soddisfazio-ne di quei bisogni e di quelle passioniche sono specificamente umane: i bi-sogni di correlazione, di trascendenza,di radicamento, il bisogno di un senti-mento di identità e di orientamento edi devozione”. Tutte scomparse, nellasocietà moderna, in un sistema “che cispinge, che ci obbliga a scegliere i no-stri problemi, così come i nostri pro-dotti; un sistema che non ha né fine néméte che lo trascendano e che fadell’uomo una sua appendice”.E nei rapporti con la società, Fromm (incontrasto con altre scuole) ribadiva: “lasalute mentale non può essere definita intermini di adattamento dell’individuo alla

sua società, ma al contrario, dev’esseredefinita in termini di adattamento della so-cietà ai bisogni dell’uomo e della sua fun-zione. Il culto dello Stato può scompariresoltanto se l’uomo riacquista i poteri so-ciali di persona e costruisce una comu-nità sana che favorisca la capacità del-l’uomo di amare i suoi simili”3.Ciò sarà mai possibile realizzare nel-

l’onnipotente Stato democratico, fruttodell’orgoglioso uomo “razionalista” e“illuminista”, che ha preso tutt’altroaspetto e indirizzo a fronte dei princìpisbandierati con demagogia da due se-coli?Ma al di là di ogni considerazione, è che ilsistema ha raggiunto un tale livello di ma-nipolazione della masse, s scala mondia-le, con a simultaneità e uniformità di noti-zie selezionate, che neutralizza le capa-cità di reazione critica. MAI, in passato,nessun regime poteva segnare un tale li-vello di condizionamento, di soggezione edi controllo delle menti, portato a perfe-zione con il supporto della tecnologiaelettronica e informatica.

Se la dominazione personale, a volte, po-teva essere in pericolo, perché, con il farsoffrire, suscitava la ribellione, oggi, il po-tere anonimo sembra definitivo e indi-struttibile, perché si fa accettare dalle suestesse vittime. Si sta realizzando unasocietà senza opposizioni, destinata

ad assistere alla paralisi della criticae alla sconfitta della logica dellaprotesta.Come s’inserisce in questo drammati-co contesto il discorso cristiano? Inquesta società sempre più alienante edisumanizzante, il VERO cristianonon può entrare in uno stato di critica elotta con se stesso e con l’ambiente.L’avvento della società di massa è an-che conseguenza del processo di se-colarizzazione che sta completando dipervadere gli uomini nello spirito, se-colarizzazione che è una vasta diffusa“anestesia” che rende insensibili lecoscienze.Sollecitati dall’avvento di Colui che è ilsegno di contraddizione e contestazio-ne, noi però ci troviamo di fronte a unafondamentale decisione (Mt. 10: 34-39): “un Cristiano che non porti ilsegno della contraddizione con ipropri contemporanei, non è più, difatto, in corrispondenza con le lineeindicate nell’Evangelo. L’assenzadella lotta e del contrasto è chiaroindice di un’assimilazione con l’am-biente che contraddice l’Evangeloprofessato!” (Giov. 15-18 seg.). Né potrebbe essere altrimenti, poichésiamo di fronte a due orientamenti TO-TALI della vita, derivati da due opzioniRADICALMENTE ANTITETICHE, conbuona pace dei “modernisti” infiltratinella Chiesa, i quali si stanno serven-do proprio della “democrazia” per intro-durvi i loro errori; in primo luogo, miti-gando e addolcendo l’Evangelo!

Ma, fino ad oggi, la Chiesa rifiuta al suointerno il ricorso al gioco delle “minoran-ze e maggioranze”, consapevole che ilconsenso di una maggioranza non tra-sforma in giusto ciò che è ingiusto. Lacustodia e la trasmissione delle Verità diFede non dipende da decisioni prese colsistema elettorale!

(fine)

2 Vedi sul tema. “I miti della Rivoluzione francese” di Jean Drumont. Ed. Elledieffe.3 Cfr. Erich Fromm, “Psicanalisi della società contemporanea”, Editz. Di Comunità.

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18 “Chiesa Viva” *** Ottobre 2003

AUTENTICITÀ DEI “PROTOCOLLI DEI SAVI DI SION”

Il finale, dunque, del processo di Berna era terminato conuno scacco totale delle intenzioni perverse della cricca giu-daica. I “Protocolli” resteranno un documento che, gra-zie proprio a questo processo, sarà riconosciuto più cheautentico e che il giudaismo, pur di rigettare tale autenti-cità, non aveva trovato di meglio che di incitare un magi-strato ad emettere un giudizio erroneo, appoggiandosi, perdi più, su di un articolo non applicabile della legge, violandola stessa procedura e utilizzando dei dati inesatti.Negli scritti antisemiti si è fatto spesso valere - e questo perdimostrare l’autenticità dei Protocolli - che la politica giudai-ca vien fatta, su tutta la linea, secondo le direttive e i princì-pi che vi si trovano enunciati in questo libro dei “Protocolli”.E questa coincidenza è servita come punto di partenza pernumerose pubblicazioni. Alfred Rosenberger ne ha fatto uno studio assai approfon-dito in uno suo libro: “Les Protocoles des Sages et la Po-litique Mondiale juive”. Si legga questa sua conclusioneineccepibile: «Le tesi e i documenti che noi stiamo percitare non lasciano sussistere neppure il più piccolodubbio sull’analogia di pensiero che esiste tra i “Proto-colli” e gli altri scritti giudaici. La politica attuale èconforme, in tutti i suoi dettagli, alle citazioni e ai pianiconosciuti ed esposti nei Protocolli».Le tesi dei Protocolli, del resto, concordano perfettamentecon certi testi dei Profeti d’Israele, là dove parlano di unaegemonia mondiale per Israele; e lo stesso dicasi per laconcordanza perfetta con la dottrina dei Talmudisti e quel-la dei Cabalisti.

La loro autenticità, poi, fu riconosciuta anche da altri giudei,come, ad esempio, dallo scrittore austriaco Arthur Trebit-sch, giudeo al cento per cento, ma di tendenze di forte anti-semitismo. Nella sua opera principale: “L’Esprit allemandou le Judaisme” (Vienna, 1921), sui Protocolli egli scriveche la loro esistenza gli era stata rivelata dalla brochure diBeck: «Non si può avere il menomo dubbio sull’autenticitàdel testo del libro “Les Sages de Sion”. Colui che, comel’Autore (i. e . Trebitsch) ha saputo presentire nei fini e le in-tenzioni di tutta la nostra vita economica, politica e spiritua-le, le idee esposte in questi documenti segreti, può garanti-re con certezza che si tratta indubbiamente di dichiarazio-ni autentiche che portano l’impronta dello spirito stri-sciante dei Giudei che aspirano all’egemonia del mon-do; così autentiche e così vere che mai alcun cervelloariano - anche se l’odio antisemitico lo spingesse alla falsi-ficazione e alla calunnia - sarebbe mai stato capace diconcepire, in alcun modo, questi metodi di lotta, questipiani, queste astuzie e queste frodi». (p. 74).

del dott. Franco Adessa

Nota: il testo è tratto da un articolo pubblicato su Chiesa viva n° 179.

L’aspetto più interessante, circa l’autenticità dei “Protocol-li”, è che questi sono quasi una copia identica di un al-tro documento che risale al 1773, un documento che sipone lo stesso fine di dominio mondiale ebraico e che ricalcai metodi di lotta, di astuzie e di frodi che si trovano nei “Pro-tocolli”.Secondo Guy Carr, in “Servant”, 27 s, i Protocolli risali-rebbero a oltre un secolo prima delle deliberazioni delCongresso di Bále (1897). «Le mie ricerche personali - scri-ve - mi hanno portato a pensare che i documenti pubblicatiin Russia nel 1905 dal prof. Nylus, sotto il titolo “Il pericoloebraico”, e da M. Mardsen in Inghilterra, nel 1921, sottoquello di “Protocollì dei Savi di Sion”, sono il “piano” alunga scadenza degli Illuminati, quello che era spiegato daMayer Amschel Rothschild ai suoi soci nel 1773 a Fran-coforte. Rothschild non si rivolgeva a dei rabbini o anziani;egli parlava a banchieri, industriali, uomini di scienza,economisti, ecc. Perciò, non è giusto imputare questa co-spirazione diabolica e criminale a tutto il popolo ebreo e aisuoi capi religiosi».Il Virion, nel suo studio: “Presto un governo mondiale”,documentatissimo, le cui affermazioni non sono state maistate né smentite né attaccate, scrive: «Il temporalismoebraico... vagliato dai millenni, continuamente messo a pun-to secondo l’evoluzione e l’apressarsi della fine... “I Proto-colli dei Savi di Sion” sono una di quelle rimesse a punto,parallela all’elaborazione del piano sinarchico... i “Protocol-li” fanno parte di un tutto, ma parte essenziale, emanantedalle potenze ebraiche, ove la Kabala ha più credito chel’Antico Testamento» (Virion, 235).

Conoscere la Massoneria

Fac-simile della opertina dell’edizione russa dei “Protocolli” del 1912.

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MARGHERITA DI CITTÀ DI CA-STELLO - VIVERE NELLA LUCEdi William R. Bonniwell

Un giorno d’autunno del 1287 viene al-la luce Margherita, l’attesa primogenitadi Parisio ed Emilia, nobili del borgodella Metola; ma, con dispiacere e ver-gogna dei genitori, la bimba nasce cie-ca e deforme. Tenuta nascosta a tutti,a sei anni viene fatta rinchiudere inuna cella murata vicino a una chieset-ta; dopo quatordici anni di prigionia, igenitori la conducono presso un san-tuario a Città di Castello, sperando inun miracolo: niente accade, e padre emadre si liberano di Margherita abban-donadola lì.Circondata dalla solidarietà semplicedei poveri e dei diseredati, l’esistenzadella giovane diventa un crescendo dipreghiere e di opere di misericodia,sotto il segno distintivo della nobiltàd’animo, dell’umiltà e della solarità, adispetto di ogni prova.Quando muore, ad appena trentatréanni, i concittadini accorrono in massaal suo funerale e, grazie a una guari-gione prodigiosa, operata per l’inter-cessione di Margherita, ottengono chesia seppellita in chiesa e da lì continuia vegliare sulla sua cittù di adozione.La commovente storia della beata diCittà di Castello, coinvolgente comeun romanzo, rivive nella documentataricostruzione del suo più grande bio-grafo.

Per richieste:

2002, Città Nuova EditriceVia degli Scipioni, 265 00192 ROMA

“Chiesa Viva” *** Ottobre 2003 19

Lettere alla Direzione

SEGNALIAMO:

«Guardati dall’uomo cheha letto un solo libro».

(S. Tommaso d’Aquino)

In Libreria

Caro mons. Luigi Villa, ecco cosa scrive in un articolo di

fondo il direttore (sacerdote) de “L’Ami-co del Popolo”, organo ufficiale delladiocesi di Chieti:«Va ricordato, anzi gridato forte, che iltrovarsi oggi in un VILLAGGIO GLO-BALE deve dilatare e approfondire lacoscienza che l’Umanità è una sola fa-miglia, una sola realtà, al di là del co-lore della pelle, dei costumi, delle idee,DELLE RELIGIONI. Deve essere unavittoria della mentalità universale...non accetteremo mai di essere alla re-trovia della storia».Come vede, siamo a Diderot, a Voltaire,a Mazzini e a tutti i grandi maestri dellamassoneria che da tempo ormai vannopredicando questa specie di sincretismoideologico in cui tutti i gatti diventano bigi. Eppure, si continua farisaicamente a leg-gere nelle Chiese i passi del Vangelo incui Cristo dice che è venuto sulla terra a“dividere” la progenie di Dio da quella diSatana e a “portare guerra” fra di esse;Si continua, farisaicamente, a leggerenelle Chiese i passi del Vangelo in cuiGesù dice: “Io sono la sola portadell’ovile, e chi non entra per questaporta è un ladro e un brigante”!Si può essere così spudoratamente servidi due padroni?Saluti in Cristo!

(D. De F. - Chieti)

***

Spetabile casa Editrice Civiltà, con quest’ultima vostra spedizio-

ne, ora dispongo dell’intera raccolta del

periodico “Chiesa Viva” dal 1980 a oggi.Ringrazio, per questo, le solerti e devoteSuore, nonché il Direttore, Don Luigi Vil-la, per la incessante difesa e divulgazio-ne della fede cattolica, insieme alla fermacondanna di tutte le eresie e gli errori delmodernismo teologico.Spero di beneficiare ancora a lungo dellavostra benedetta opera di evangelizza-zione, insieme a nuovi lettori e sosteni-tori!Vi porgo tanti cari saluti!

(D’A. A. M. - Milano)

***

Caro don Luigi Villa,(...) Non mi resta che salutarvi

augurandovi una buona ferie. Le nostrepovere ma sincere preghiere a Maria Au-siliatrice dei cristiani per Lei e per tutti icollaboratori/collaboratrici di “Chiesa Vi-va”! Sancte Michael Archangele, defende Nosin proelio!”

(F. P. - Irlanda)

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Rev.do Don Luigi, ho avuto modo di leggere ed ap-

prezzare il suo periodico “Chiesa Viva”,affertomo dal compianto e amico mons.Marino Cecconi... e quindi Le chiedo lacortesia di inviarmelo.Viviamo tempi difficili e il marasma è im-pressionante, dentro e fuori la Chiesa.Le auguro buon lavoro e santa Pasqua!

(Don A. L. - Roma)

RAGAZZE e SIGNORINE

in cerca vocazionale, se desiderate diventare Religiose-Missionarie” – sia in terra di missione, sia restando in Italia –

per opere apostoliche, con la preghiera e il sacrificio,potete mettervi in contatto, scrivendo, o telefonando a:

“ISTITUTO RELIGIOSO MISSIONARIO”

Via Galileo Galilei, 121 - 25123 Brescia Tel. e Fax: 030 3700003

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20 “Chiesa Viva” *** Ottobre 2003

Diocesi di ShantouIl Vicariato Apostolico venne staccato daGuangzhou, il 6 aprile 1914, e affidato al-le “Missioni estere” di Parigi.

Parecchi giovani cattoliciMorirono nelle prigioni della città di Shan-tou, durante gli anni 1958-1959.

Huang Keren TaddeoSacerdote, diocesano. Vicario generale.Nato intorno al 1907, fu ordinato sacerdo-te a Penang il 4 dicembre 1932. Arrestatonel 1952, morì ai lavori forzati nel Qin-ghai, nel 1960.

Zou Delin CirilloSacerdote, diocesano. Delegato episco-pale. Era nato nel 1908 ed era stato ordi-nato sacerdote nel 1933. Condannato nel1958, morì ai lavori forzati nel Qinghai, l’8aprile 1960.

Su Bingsheng GiuseppeSacerdote, diocesano. Delegato episco-pale. Nacque intorno al 1893, e venne or-dinato sacerdote intorno al 1919. Morì aBeine, nel 1960, poco dopo il suo rilasciodalla prigione.

Su Tsung-yangSacerdote, diocesano. Di 36 anni, Con-dannato nel 1958.

2 Cannizzazione ed infallibilità (1)di Mons. Prof. R. Gherardini

8 ... e la devoluzione del signoraggiomonetario?del prof. G. Auriti

9 Occhi sulla politica

10 Documenta-Facta

12 La Modernità (7)di Sua Em.za Mons. Giuseppe Siri

14 I giganti del male - Dwight David Eisenhower - (3)di A. Z.

16 Democrazia e libertà (2)di Illyricus

18 Conoscere la Massoneria

19 Lettere alla DirezioneIn Libreria

20 Conoscere il Comunismo

OTTOBRE 2003

SOMMARIO N. 354

CANONIZZAZIONEED

INFALLIBILITà

SCHEMI DI PREDICAZIONEdi p. Alessandro Scurani s.j.

Epistole e VangeliAnno B

(Dalla XXXXI Dom. del Tempo Ord. alla XXXIV Dom. del Tempo Ord. )

contro Dio contro l’uomo

di Giancarlo Politi

MARTIRI IN PROVINCIA DI GUANGDONG

Conoscere il Comunismo

MARTIRI IN CINA

Yao Chih-chungSacerdote, diocesano. Di 37 anni. Erastato condannato a 16 anni di lavoro for-zato, nel 1954. Era stato arrestato nel1951, perché promotore della “Legione diMaria”.

Huang Jisi Laico. Morto in prigione.

Chen JingranLaico. Condannato all’ergastolo e mortoin prigione.

Chen Dimin Morto in prigione, nel Qinghai.

Su BingSacerdote, diocesano. Vicario generale.Morto in prigione il 16 marzo 1968.

Chen (Tang) Nengquan PaoloSacerdote, diocesano. Era nato a Singa-pore nel 1914, e fu ordinato sacerdote nel1940. Condannato all’ergastolo, mori inprigione, nel Qinghai, tra il 1961 e il 1963.

Chen (Tang) Tsie-ziang Giuseppe Sacerdote, diocesano. Nato verso il1906, fu ordinato sacerdote nel 1931.Venne ucciso in prigione, verso il 1965.

Liu RuohengSacerdote, diocesano. Morto nel maggio

1966, nel campo di lavoro forzato diuna miniera di carbone dello Shanxi.

Liu MeizhongSacerdote, diocesano. Morto in uncampo di lavoro, nell’agosto 1966.

Su Ling Giovanni BattistaSacerdote, diocesano. Era nato il 5 di-cembre 1912, in Malaysia. Ordinato sa-cerdote, morì in prigione a Pengyun-xian, in Qinghai, il 24 gennaio 1974. Viera stato inviato dopo lunghe torturesubite nel suo villaggio di Baat LungHeurne.

Un sacerdoteArrestato, poi rilasciato, di nuovo arre-stato e infine fucilato.

(continua)