CHIESA VIVA n. 352-lug-ago 2003

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8/14/2019 CHIESA VIVA n. 352-lug-ago 2003 http://slidepdf.com/reader/full/chiesa-viva-n-352-lug-ago-2003 1/20 MENSILE DI FORMAZIONE E CULTURA DIRETTORE responsabile: sac. dott. Luigi Villa Direzione - Redazione - Amministrazione: Operaie di Maria Immacolata e Editrice Civiltà Via G. Galilei, 121 25123 Brescia - Tel. e fax (030) 3700003 Autor. Trib. Brescia n. 58/1990 - 16-11-1990 Fotocomposizione in proprio - Stampa: Com & Print (BS) contiene I.R. Spedizione in abb. post. - Comma 20/C - art. 2 - Legge 662/96 - Filiale di Brescia Expedition en abbon. postal - Comma 20/C - art. 2 - Legge 662/96 - Filiale di Brescia Abbonamento annuo: ordinario Euro 35, sostenitore Euro 65 una copia Euro 3, arretrata Euro 3,5 (inviare francobolli). Per l’estero Euro 65 + sovrattassa postale Le richieste devono essere inviate a: Operaie di Maria Immacolata e Editrice Civiltà 25123Brescia, Via G.Galilei, 121 - C.C.P. n. 11193257 I manoscritti, anche se non pubblicati, non vengono restituiti Ogni Autore scrive sotto la sua personale responsabilità «LA VERITÀ VI FARÀ LIBERI» (Jo. 8, 32) Chiesa viva ANNO XXXIII - N° 352 LUGLIO-AGOSTO 2003 La chiesa di Satana, oggi

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MENSILE DI FORMAZIONE E CULTURADIRETTORE responsabile: sac. dott. Luigi VillaDirezione - Redazione - Amministrazione:Operaie di Maria Immacolata e Editrice CiviltàVia G. Galilei, 12125123 Brescia - Tel. e fax (030) 3700003

Autor. Trib. Brescia n. 58/1990 - 16-11-1990Fotocomposizione in proprio - Stampa: Com & Print (BS)contiene I. R.

Spedizione in abb. post. - Comma 20/C - art. 2 - Legge 662/96 - Filiale di BresciaExpedition en abbon. postal - Comma 20/C - art. 2 - Legge 662/96 - Filiale di BresciaAbbonamento annuo:ordinario Euro 35, sostenitore Euro 65 una copia Euro 3, arretrata Euro 3,5(inviare francobolli). Per l’estero Euro 65 + sovrattassa postaleLe richieste devono essere inviate a: Operaie di Maria Immacolata e Editrice Civiltà25123 Brescia, Via G. Galilei, 121 - C.C.P. n. 11193257I manoscritti, anche se non pubblicati, non vengono restituitiOgni Autore scrive sotto la sua personale responsabilità

«LA VERITÀ VI FARÀ LIBERI»

(Jo. 8, 32)

Chiesa viva ANNO XXXIII - N°352LUGLIO-AGOSTO 2003

La chiesa di Satana,

oggi

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LA CHIESA DI SATANA,OGGI

del sac. dott. Luigi Villa

S i parla ormai dovun-que della rinascita del“satanismo”, no n

solo in America ma ancheda noi, in Italia, in Francia, ein tutta Europa. Come ladroga, cioè, anche il satani-smo ha infettato ogni Pae-

se, dove gli “adoratori diSatana” vengono reclutati atutte le età e da tutti i cetisociali.Infatti, è entrato nei conven-ti e nelle chiese, ha profa-nato gli altari e ogni altracosa sacra, sì che nei con-venti e nelle chiese si han-no evidenti fenomeni di Pol-tergeist e di ossessione. Ildemonio, quindi, è dapper-tutto in agguato, provocan-do profonde crisi di coscien-za. Si è arrivati, si può dire,a stabilire una certa speciedi amicizia con lui, facendo-

ne come una divinità terre-na, simbolo delle passioniumane che ha scatenato inogni dove, e simbolo delleaspirazioni umane.In questo nostro secolo, in-fatti, la sua astuzia è esplo-sa così che lo spiritismo e lafenomenologia paranormalesono diventate quasi assiportanti di molta società cheha perso la fede in Dio.Proviamo a fare un bilancio tra i suoi se-guaci e quelli di Cristo, tra quelli che cre-dono nelle sue verità e quelli che seguo-no quelle di Satana.Si pensi al progresso che fa l’ateismo mi-

litante, che è il rifiuto, in pratica, di Cristo.Si constati lo spirito di confusione e di ri-volta che Satana ha scatenato tra i fedeli,servendosi delle cattedre che ha acqui-stato negli atenei, nelle scuole superiori einferiori; servendosi della politica, che di-sgrega tutto il piano evangelico; serven-dosi dell’odio di classe, che lacera le co-munità sociali, iniettando l’ideale del pa-radiso in terra, che fa accanire gli uni

false promesse, Satana èriuscito a far perdere la te-sta a gran parte delle per-sone, per cui la Chiesa, diquesto passo, sarà porta-ta alla polverizzazione,decimando i Pret i e leSuore, spopolando i Se-

minari e i Conventi, pertogliere di mezzo gli“operai della vigna” delSignore e introdurvi i suoikamikaze della distruzio-ne totale!La Gerarchia, purtroppo,pare che stia a guardarequesto accanito lavoro diSatana che, con le sue“Messe Nere”, oggi, èriuscito a mettere sotto isuoi piedi anche Cristonell’Eucarestia!Ora, le “Messe Nere”,che una volta si celebra-vano solo negli Stati Uniti,

sono frequenti in grandenumero, in numerosissi-me località, città e paesi.Esistevano, certamente,già nel Medio-Evo, perchéil folclore di tutti i Paesi èpieno di racconti di perso-ne che non avevano esi-tato a vendere la propriaanima al demonio pur diottenne favori terreni colsuo aiuto, come: ricchez-

za, successo in amore, potere... Potrei ci-tare, ad esempio, le “intercessioni” cheufficialmente o ufficiosamente, erano pro-poste ai giovani di Düsseldorf (Germa-nia)1: «Fa ch’io abbia presto il cielo

sulla terra»!.. ossia, quella ricerca deibeni che passano con la vita, inculcati auna generazione non ancora matura, in-duce anche non pochi altri, di qualunqueetà, ad inginocchiarsi per adorare Sata-na, purché egli offra a loro, in ricompen-sa, “tutti i regni della terra”, come fececon Cristo stesso durante la sua quaran-tena nel deserto2.Ma è in America, soprattutto, che il sata-

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contro gli altri; mettendo in corpo una se-te di denaro e di piaceri che disfano l’ani-ma e creano un’accozzaglia di assassini;scatenando una sessualità che ha fattoun numero sterminato di porci; ha gettato

sul mercato la droga, che ha già fattouna massa di miserabili folli e di moribon-di fisici.Inoltre, ha fatto trionfare il divorzio, cheha sgretolato le famiglie; l’aborto, chesta facendo stragi di innocenti, prima dinascere; ha seminato ingiustizie, per te-nere in esasperazione; guerre, a catena,per far dell’umanità un macello e per de-vastare ogni cosa... Insomma, con le sue

Si è fatto notare, in America, Anton Szandor Laey che si proclama gran sacerdote del Satanismo.

1 Cfr. Quaderno 2/76 per una pastorale dei giovani al Centro Vescovile di Dûsseldorf.2 Cfr. Mt. IV, 9.

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nismo è di casa e ha preso or-mai delle forme particolarmenteviolente, anche pubbliche. Pareche in America, il paese dellepossibilità illimitate! - la religione- “divina” o “satanica” - sia di-ventata un affare anche perso-nale, dove lo Stato non deve en-trarci affatto. Agli Stati Federalibasta che una qualsiasi religio-ne sia regolarmente registrata,

dopo di che, la proverbiale “li-bertà americana” le permettedi fare tutte le sciocchezze, leporcherie e tutto il male che de-sidera! E così, il satanismo hacontinuato a accrescere nel nu-mero dei suoi seguaci, comepure la sua propaganda ufficial-mente autorizzata.Parliamo anche noi, qui, di que-sto satanico movimento cheapre le porte dell’Inferno a mol-tissime anime, divenute nemi-che di Dio e del suo Cristo, Ge-sù!L’attenzione del pubblico d’Eu-ropa venne scossa quando tutta

la stampa europea parlò dei sa-tanici “massacri alla SharonTate”, quando uscirono le pelli-cole: “Rosemary’s Baby” diPolanski, e quella de “L’Esorci-sta”.Poi, la TV californiana mise inonda al pubblico americano per-sino una “Messa Nera”, sacrile-ga e oscena, in onore di Satana,dove, sull’altare, venne messauna donna nuda!..Ora, queste “Messe Nere” ven-gono celebrate anche nei “cam-pus universitari”. Uno deiGrandi Sacerdoti di Satana fuAnton Szandor Lavey, uno zin-

garo della Georgia (patria diStalin!), nato però in Americanel 1930. Dopo aver lavorato inun circo, s’iscrisse, come stu-dente di criminologia, all’univer-sità, lavorando, contemporanea-mente, come fotografo, per lapolizia, entrando così a contattocol mondo del delitto di cui nesubiva il fascino.Ed ecco che, un brutto giorno,ebbe come una visione: gli ap-parve - disse lui - il “capro diMendes”, un simbolo, cioè, diSatana. E fu nella notte di Wal-purgis del 1966, la festa tradi-zionale delle streghe, che si fe-

ce radere i capelli e fondò la“CHIESA DI SATANA”, unachiesa che vuole magnificare ilcorpo umano con le sue concu-piscenze; una chiesa che, se-condo il suo fondatore, dovevaraggiungere i l suo apice nel2002, facendo fiorire il regnodella sapienza, della ragione edella gioia!Oggi, questa “Chiesa di Sata-na” conta centinaia di migliaiadi aderenti, pretesi “fedeli”!È una sètta ricca, come lo sipuò constatare anche nell’am-

piezza di propaganda che fa at-traverso la TV e la radio, ed èamministrata da un “Consigliodei nove”, sotto la presidenza(allora) di Lavey. Tale Consiglio,a sua volta, è a capo di altri 5gradi, costituiti da membri ap-prendisti, stregoni (o streghe),esorcisti, profeti e magi.Per essere promossi da un gra-do al successivo non basta la

conoscenza del satanismo, maoccorre anche una raffinatezzaa mensa, nell’arredamento dellapropria casa e nella scelta dellapropria automobile. La macchinadi Lavey, per esempio, era una“Jaguar” celeste con la targa“SATAN”9.Lavey scrisse tre libri sul satani-smo: “The satanic Bible” (LaBibbia satanica), “The comple-te witch” (La strega perfetta),“The satanic Rituals” (I Ritualisatanici). Il primo, esalta il mal-costume e la perversione. È de-dicato a una schiera di personeche ebbero a che fare con la

magia, come Nietzsche, MarkTwain, Howard Hughe, H. G.Wells, o che dimostrarono unagrande vitalità sessuale, comeMarilyn Monroe e Jane Man-sfield.Il libro, poi, è diviso in quattroparti: “The infernal diatribe”,che corrisponde all’elemento delfuoco; “The Book of Luzifer”,ossia (il libro di Lucifero, o l’illu-minazione), all’aria; “The ma-stery of the earth” (la padro-nanza della terra), all’elementoterra; “The book of Leviathan”(il libro del Leviatan) o il mare intempesta, all’acqua.

Il “libro di Satana” parla deldiavolo, attaccato dagli uominidi Dio con tanta durezza; maadesso “è venuto il tempo dicontrattaccare”, iniziando, perprimo, a combattere i dati fonda-mentali della religione cristianae di quella giudaica, specie at-taccando la “regola aurea” delcristianesimo, ossia “L’amoredi Dio e del prossimo”, e at-taccando i dieci Comandamen-ti, tramandati dal giudaismo.Ecco uno squarcio di questasua dottrina: «Guardate il cro-cifisso: che cosa significa?L’incapacità affissa a un le-

gno... Non si deve accettarealcun articolo di fede sull’au-torità di una natura divina.Non esiste una norma diviniz-zata. Non v’è nulla di intrinse-camente sacro nel codice mo-rale. Fatto dall’uomo, può es-sere distrutto dall’uomo...».Parafrasando il “Discorso dellaMontagna”, di Gesù, Lavey an-nuncia, di contro, il suo pro-gramma: «Beati i potenti, per-ché possederanno la terra.Siano dannati, invece, i debo-li, la cui raccolta sarà di pie-

«Principe gloriosissimo della Milizia cele-ste, San Michele Arcangelo, difendici nellalotta contro gli spiriti maligni sparsi in tut-to i mondo per dannare le anime. Vieni insoccorso degli uomini che Dio ha creato asua immagine e somiglianza, e che ha ri-scattato a grande prezzo dalla tirannia deldemonio.La santa Chiesa Ti venera come suo cu-stode e protettore. È a Te che il Signore haffidato la missione di introdurre nella feli-cità del Cielo le anime riscattate. Prega,dunque, il Dio della pace di vincere Sata-na, affinché egli non possa più trattenerecon le sue catene e nuocere alla Chiesa.Presenta all’Altissimo le nostre preghiereaffinché senza indugio il Signore ci facciamisericordia».

(Papa Leone XIII aggiunse questa preghiera (poi, tolta!)all’ordinario della Messa, con la quale si evoca San Mi-chele Arcangelo contro ogni intervento diabolico).

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cese, che Lavey ha arricchita di scenesodomistiche di perversione sessuale.Durante lo svolgimento del rito, vienechiamato il “dio” creatore di ogni male;

viene negata la Provvidenza, perchéDio non s’interessa del mondo, e poi,illogicamente, ne viene negata l’esi-stenza. Il tutto è pregno di disperazio-ne e finisce col dire: «Fratelli della tri-ste vita, voi siete liberi di mettervi fi-ne quando lo volete!». È una vera in-

citazione al suicidio!Il rito degli animali, invece, è di origi-ne tedesca. «Satana rappresental’uomo, come ogni altro animale».Serve per raggiungere lo scopo di dareai partecipanti la motivazione liberatri-ce di ritornare sul livello animalesco,per non dire bestiale. Perché tutto èmateria; tutte le religioni sono inven-zioni umane; Dio è l’uomo e l’uomo èDio. Il mondo è il suo regno, specie at-traverso lo scatenamento degli istinti.

***

Infine, il culto a Satana è un rendere

onore a “Ciort”, una parola russa chevuol dire “diavolo”. «Le mie labbragustano la tua lode, o Ciornibog, (=Dio-diavolo)!». È un atto di adorazio-ne, quindi: «Salve, Ciortu!»; vale a di-re: Onore al diavolo! E l’adorazione sisvolge compiendo atti sessuali, e il ce-

lebrante esclama: «Il mio corpo è untempio inabitato da tutti i demoni!».In ultimo; la “Messa Nera”, costituisce ilrito principale della “Chiesa di Satana”;rappresenta, cioè, una sintesi paurosa ditutto quanto abbiamo detto più sopra, epossiamo chiederci se ci si trova davantia un fenomeno che supera i limiti dellasolita patologia, mostrando, infatti, i segnidi un reale invasamento demoniaco!L’altare, infatti, è sempre formato da una

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garsi sotto il giogo»! «Beati i forti, per-ché gli incapaci fuggiranno davanti aloro!.. Beati coloro che distruggonosperanze false, perché sono veramen-te i messia!.. Dannati gli adoratori diDio, perché finiranno ad essere pe-core tosate!..».Nel “Libro di Lucifero”, Lavey pre-senta Satana quale divinità romana,portatore di luce, spirito dell’aria e per-sonificazione dell’Illuminismo. «Iddio -

scrive - non s’interessa affatto allasofferenza, e il fautore di Satana sache la preghiera non serve a niente,e, ancora meno serve la confessio-ne fatta davanti a un altro uomo; edè un fatto, per di più, umiliante!».Un membro della “Chiesa di Satana”- secondo Nietzsche - raggiunge lamassima autonomia e il possesso dise stesso quando può esclamare:«Appartengo a Satana! Sono di Sa-tana!.. Inchinatevi, perché io sono levera incarnazione della vita uma-na!».Per questo, Lavey dà l’assoluzione aisette peccati capitali per dimostrareche l’èra di Satana è incominciata!

Nel capitolo “L’inferno”, o il diavolo, ecome si vende la propria anima, Laveytenta di convincere il lettore della fal-sità dell’insegnamento cristiano, affer-mando che il diavolo non è il nemicodell’uomo, ma, al contrario, ne accre-sce la libertà sotto ogni forma, special-mente quella sessuale. E termina quelsuo libro con una breve descrizione della“Messa Nera”.Nel libro di “Belial”, o della padronanzadella terra, espone la teoria e la prassidella magia e dei riti satanici.Nel “libro di Leviatan”, invoca la voluttà,affinché Satana aumenti la vitalità ses-suale dell’uomo e della donna, rendendolicapaci di ogni specie di perversione, il

che sarebbe, secondo lui, la vetta dellaperfezione in questa vita.Per la distruzione, invece, si appella conparole di odio: «Invoco i messaggeri

della morte che abbiano a colpire concelata gioia questa vittima che ho pre-scelto, e il cui nome ho dato loro in se-gno».

Su questa scelta di una vitt imaumana, Lavey ha dedicato un capi-tolo intero. Simbolicamente, la vitti-ma deve essere distrutta medianteuna maledizione che deve annien-tarla fisicamente, spiritualmente edemozionalmente, secondo i mezzi adisposizione del mago, il quale,però, non ne sarà responsabile,perché ciò che funziona è il potere

satanico.Secondo Lavey, i riti satanici sonouna raccolta di gesti e di parole de-stinate a ottenere cambiamenti in

fenomeni e avvenimenti nor-mali, ma che non si possonoraggiungere con mezzi e stru-menti usuali.«I riti satanici - scrive - nonhanno lo scopo di dare pia-cere al celebrante, ma di ser-vire ai suoi fini. La fantasiaviene sfruttata come artemagica dell’individuo piùche del sistema. Il rito sata-nico, quindi, è un insieme dielementi gnostici, cabalisti-

ci, ermetici e massonici»...L’ora giusta per scagliare unamaledizione è quella in cui ilsuo “oggetto” è più soggettoa subirlo, ossia due ore o un’ora pri-ma di svegliarsi.Nel libro, poi, vi si trovano una doz-zina di riti satanici, ma, studiandoli,non si sa se meravigliarsi di piùdell’irrazionalità assurda o della per-versità diabolica che li distinguono!Vi è il rito del soffocamento, che sicelebra attorno a una bara, sullaquale viene stesa una donna nuda.È un’antica cerimonia satanica fran-

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donna nuda! Vi figura anche un crocifissocapovolto, e un calice pieno di vino o di li-quori. Gli astanti sono vestiti di nero, concappuccio. In molti posti fanno celebrarea un prete spretato. Non manca, di solito,neppure un certo commercio lucrativo abase di “ostie consacrate” che, oggi, èdivenuto più facile procurarsele, grazie al-la sacrilega “Comunione sulla mano”!Naturalmente, il nome di Satana sta sem-pre al posto del nome di Dio e della SS.

Trinità.Il “Gloria” è in onore “deo domino infe-ri”.l “Sanctus” è sostituito da un “Sal-ve, salve, salve dominus satanas,deus potentiae. Pleni sunt terra etinferi gloria tua. Hosanna in excel-sis!”.Al “Pater noster” si mette l’aggiunta:“che sei nell’inferno”. E dopo il “li-bera nos”, il “celebrante del diavo-lo” getta in terra l’Ostia consacrataper calpestarla, ricolmo di odio, coipiedi! Un gesto che viene subito imi-tato dal diacono e dal suddiacono,mentre, nel frattempo, si continua adagitare convulsamente un campanel-

lo.Nel libro: “La strega perfetta”, vienepresentato, in modo plastico, per ledonne, il come affascinare ogni ma-schio e come diventare ammaliatriceirresistibile “mangiatrice d’uomini”,servendosi di tutti gli istinti più bassi,dando un ruolo importantissimo allavoluttà, a tutte le perversioni, parte in-tegrante del culto di Satana!A finire questo tristissimo panoramadi perversione intellettuale e morale, il“grande sacerdote di satana”, La-

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“senza Dio” che s’avvicina sempre piùall’inferno dalla durata interminabile, co-me la Rivelazione, il Vangelo e il Magiste-ro di sempre ci tolgono ogni dubbio!3 Co-me pure inequivocabile, secondo il dog-ma, è la durata interminabile dell’Inferno!4

***

A conclusione, diciamo che, dati i moltilati negativi e pericolosi della nostra at-

tuale società moderna, il satanismo in-quieta sempre di più non in quanto siauna delle molte idiozie americane, mabensì come un “fatto” da prendersisul serio, perché è un’autentica mi-naccia spirituale che insidia non solola gioventù, ma anche l’età matura eanziana, molto più che la droga, laviolenza polit ica e criminale equant’altro la nostra società “senzaDio” produce, ormai, di patologico edi realismo diabolico!

NOTE

3 La maledizione dei malvagi è rappresen-tata sempre come irriducibile antitesi dellabeatitudine eterna. Cfr. Mt. 3, 10-12; 7, 21-23; 13, 49; 25, 30-46; Lc. 3, 9, 17; 14; Ef.5, 5; Ebr. 10, 26-31; 2 Ts. 1, 7-8; 2 Pt. 2,6; Gd. 7.4 Cfr. “Fides Damasi” (D-S 72); Innocen-zo I (iv. 76); Adriano I (iv., 1539, 1543,1575, 1580, 1705); Alessandro VIII (iv.,229 s); Conc. Vatic. I (sch. D. Cost. “DeiFilius”, c. T, 79s); Vaticano II (LG. 48);Paolo VI (Prof. di fede 1968).

vey, afferma che il suo “dio dell’inferno”è un vero essere personale e non sempli-cemente un simbolo del male, come alcu-ni scrittori vorrebbero far credere. E affer-ma anche che lui, dopo la morte, andràall’inferno, perché, per lui, “il peccato è ilbene supremo”, e il demonio è una verapersona!Questo tristissimo quadro di perversionediabolica non può non mettere in allarmela nostra Gerarchia, che pare più attenta,

però, ai problemi del corpo più che aquelli dell’anima, in una società ormai

LA “NUOVA CHIESA” DI PAOLO VIsac. dott. Luigi Villa(pp. 380 - 119 Fofografie - Euro 20)

Per richieste, rivolgersi a:

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Tutte le speranze nate col Vaticano II sono poi svanite. L’aggiornamento, infatti,ha creato solo turbamenti e rimpianti che hanno suscitato contestazioni per il de-classamento degli stessi dogmi della dottrina cattolica.Questo libro sulla “Nuova Chiesa” di Paolo VI, perciò, viene a confermare, conevangelica franchezza, che le analisi e le previsioni emerse nel corso degli anni

conciliari, e dopo, si sono rivelate tragicamente vere. Inutile, quindi, stracciarsi levesti, puntare il dito accusatore, indignati, e condannare... Il dramma che vive oggila Chiesa, dopo Paolo VI, ha reso conto del cumulo di giudizi arbitrari e faciloni, dideformazioni e di varie bugie su tutto quanto è storicamente attinente alla “NuovaChiesa” di Paolo VI!

N O V I T À

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Dopo la tragedia del-l’attacco alle “torrigemelle” di New

York, l’11 settembre 2001,si è spesso parlato di un at-tacco simile a quello subìto

dalla base navale america-na di Pearl Harbor, da par-te dei Giapponesi.Come venne poi stabilitodalla Commissione militaredella Army Board e NavyBoard, nel 1944, «Il pianodi attacco che i giappone-si stavano pianificandoera noto agli Stati Uniti...».Quindi, non fu un attacco disorpresa ma, come si vedràdalla cronologia degli avve-nimenti sotto riportata, fu unattacco voluto, provocato,preparato dai vertici del po-tere politico degli Stati Uniti

e, in prima persona, dal pre-sidente Franklin Delano Roosevelt.Senza un attacco diretto contro gli StatiUniti, come Roosevelt aveva promesso alpopolo americano, l’America non sarebbemai entrata in guerra; quindi, l’attacco diPearl Harbor servì a trascinare il popo-lo americano nella Seconda Guerramondiale!Perchè e per quale ragione?Riportiamo la cronologia dei principali av-venimenti che hanno preceduto l’attaccogiapponese a Pearl Harbor, tratta dal li-bro del prof. Robert Kelso: “Pearl Har-bor: Mother of all conspiracies”.

CRONOLOGIADEGLI AVVENIMENTI

PREMESSA

1940. Dopo lo scoppio della SecondaGuerra mondiale, il presidente america-no, Franklin Delano Roosevelt, ordinòalla flotta militare del pacifico di recarsi estazionare a Pearl Harbor, contro il pare-re dell’Ammiraglio Richardson che rite-neva quella posizione indifendibile. Ri-chardson disobbedì, per ben due volte,

11 febbraio 1941. Roose-velt propose di sacrificare 6cruiser (incrociatori) e 2 por-taerei a Manila, pur di entra-re in guerra. Il Capo dellaMarina, Stark, si oppose al

Presidente.Marzo 1941. Roosevelt ven-dette e inviò munizioni aibelligeranti europei: questofu un atto di guerra ed unaviolazione delle leggi inter-nazionali.

23 giugno. 1941. Il giornodopo l ’ invasione nazistadell’Unione Sovietica, il con-sigliere Harold Ickes scris-se a Roosevelt: “Da un em-bargo di petrolio al Giap-pone, si potrebbe creareuna situazione in cui sa-

rebbe facile entrare inguerra in un modo efficace. Se fossi-mo indirettamente costretti a farlo, noieviteremmo le critiche di essere entra-ti in guerra come alleati della Russiacomunista”!

22 luglio 1941. Roosevelt fu deliziato dalrapporto dell’Ammiraglio RichmondTurner che scriveva: “Bloccare le forni-ture di petrolio al Giappone porterebbead una invasione delle Isole Filippineolandesi, il che ci porterebbe ad unaguerra del Pacifico”.

25 luglio 1941. Roosevelt congelò gli as-setti finanziari giapponesi negli Stati Uniti

e bloccò le forniture di petrolio. Da questomomento ogni informazione di intelli-gence non raggiunse mai la base diPearl Harbor.

14 agosto 1941. Alla Conferenza atlanti-ca, Winston Churchill notò il “profon-do, incredibile e intenso desiderio diRoosevelt di entrare in guerra”.

18 ottobre 1941. Il Segretario degli Inter-ni, Harold Ickes scrive nel suo diario:“Per lungo tempo ho creduto che il no-stro ingresso nella guerra sarebbe sta-to il Giappone”.

UNA NUOVA

“PEARL HARBOR”?

del dott. Franco Adessa

al presidente e fu rimosso. Il suo succes-sore, Ammiraglio Kimmel, sollevò inutil-mente, nel giugno 1941, lo stesso proble-ma a Roosevelt.

7 ottobre 1940. L’analista della Marina,McCollum scrisse un memorandum di 8punti sul come obbligare i giapponesi adentrare in guerra contro gli Stati Uniti. Ilgiorno seguente, Roosevelt li mise inopera e li attuò fino in fondo.

Dicembre 1940. Il Navy Group OP-20-Gdella Marina americana NSA (738 uomi-ni) riuscì a decodificare il codice di tra-smissioni segrete giapponese JN-25B

(L’intero piano di attacco a Pearl Har-bor venne sempre trasmesso con que-sto codice segreto!).Tra il 1°di settembre e il 4 dicembre 1941furono intercettati e decodificati ben26.581 messaggi segreti giapponesiche contenevano importanti dettaglisull’esistenza, organizzazione, obiettivied altre informazioni chiave sull’attacco aPearl Harbor.

Gennaio 1941. Il codice giapponese JN-25B venne trasmesso all Gran Bretagnacon le istruzioni della decifrazione deimessaggi.

Rovine dell’attacco giapponese a Pearl Harbor.

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AVVERTIMENTI

27 gennaio 1941. L’inviato peruviano aTokio, Ricardo Shreiber disse al terzosegretario dell’ambasciata americana cheaveva appena saputo che si stava pre-parando un attacco a sorpresa a PearlHarbor. L’informazione fu trasmessa alDipartimento di Stato e alla Marina ameri-cana.

31 marzo 1941. Un rapporto della Marinadi Bellinger e Martin predisse che se ilGiappone avesse dichiarato guerra agliUSA avrebbero attaccato Pearl Harbor.

10 luglio 1941. Il Delegato della Marinaamericana a Tokio, Smith-Hutton, tra-smise che la Marina giapponese stava fa-cendo prove di attacchi aerei contro lenavi della Baia di Ariake, una baia che èmolto simile a quella di Pearl Harbor.

Luglio 1941. I lDelegato dellaMarina americanain Messico spedìun rapporto in cui

diceva che i giap-ponesi stavanocostruendo deisottomarini di di-mensioni ridotteper attaccare laflotta americanaa Pearl Harbor.

10 agosto 1941.I l più grandeagente segretobritannico, DuskoPopov, col nomein codice di“Tricycle”, co-municò all ’FBI

ch e era statopianificato un at-tacco a PearlHarbor e chequesto sarebbeavvenuto entrobreve tempo.

Autunno 1941.L’agente KilsooHaan della LegaPopolare sino-co-reana, disse aEric Severeid del-la CBS che l’intel-ligence coreanaaveva e prove di un piano giapponese

per attaccare Pearl Harbor prima di Na-tale. Alla fine di ottobre, Haan riuscì aconvincere il senatore americano GuyGillette che i giapponesi avevano inten-zione di attaccare Pearl Harbor in dicem-bre o in gennaio. Gillette avvisò il Diparti-mento di Stato, l’Esercito, la Marina, l’In-telligence e, personalmente, lo stessoRoosevelt.

24 settembre 1941. Il messaggio “bom-ba” dell’Intelligence della Marina giappo-nese, che chiedeva al Console Generaledi Honolulu la posizione esatta delle naviamericane a Pearl Harbor, venne decodi-

ficato dagli americani, ma non venne tra-smesso a Pearl Harbor. Il capo dell’Intelli-gence della Marina, Capitano Kirk, ven-ne sostituito perché insisteva di voler tra-smettere il messaggio ai comandanti diPearl Harbor.

Autunno 1941. L’AmministrazioneRoosevelt bloccò due Inchieste Parla-mentari che volevano far luce su questistrani comportamenti e fatti.

Ottobre 1941. La più grande spia sovieti-ca della storia, Richard Sorge, informò ilCremlino che Pearl Harbor sarebbe sta-ta attaccata entro 60 giorni, e fu infor-mato da Mosca che la notizia era statatrasmessa a Washington.

16 ottobre 1941. Roosevelt umiliò pe-santemente l’ambasciatore giapponese esi rifiutò di incontrare il Premier, Konoye.

13 novembre 1941. L’ambasciatore te-

desco in USA, Dr. Thomsen, un anti-na-zista, informò gli USA che Pearl Harborsarebbe stata attaccata.

22 novembre 1941. Tokio informò il suoambasciatore in USA di estendere le ne-goziazioni con gli Stati Uniti fino al 29 dinovembre.

22 novembre 1941. Il Direttore della CIA,Allen Dulles, dichiarò che gli USA eranostati avvertiti, a metà di novembre, che laFlotta giapponese era salpata e stavadirigendosi su Pearl Harbor per attac-carla.

23 novembre 1941. Gli americani deci-frarono il messaggio: “Il primo attaccoaereo è stato stabilito per le ore 6 delgiorno X” (ora di Tokio = ore 8 di PearlHarbor)”.

25 novembre 1941. Il Ministro dellaGuerra, Stimson, scrisse nel suo diario:“Roosevelt ha detto che noi saremmostati attaccati, probabilmente, entro lu-nedì prossimo”. E aggiunse che Roose-

velt affermò: “la questione è come mano-vrare (i giapponesi) per far sparare a loroil primo colpo (…) perché, per avere ilsupporto del popolo americano, è indi-spensabile assicurarsi che i giapponesiattacchino in modo tale da non lascia-re alcun dubbio, nella mente di nessu-no, su chi sono stati i veri aggressori”!

25 novembre 1941. Il Dipartimento dellaMarina ordinò a tutti le navi del Pacifico di

tenere la rotta delsud. Turner testi-moniò che “Ave-vamo diret to i ltraff ico verso lostretto di Torres,

in modo che larotta della f lottamilitare giappone-se sarebbe statalibera”.

25 novembre1941. L’Ammira-glio giapponeseY a m m a m o t omanda il messag-gio: “La flotta mili-tare (…) deveavanzare nelle ac-que hawaiane eall’apertura delleostilità, deve at-

taccare le forzedegli Stati Uniti einfliggere loro uncolpo mortale”.Questo messag-gio fu decodificatodagli inglesi lostesso giorno edagli olandesi i lgiorno 27, mentreper gli USA, i lgiorno di decodifi-ca è ancora co-perto da segreto.Comunque, l’intel-l igence navale

americano fece un rapporto sulla concen-

trazione delle unità navali giapponesipronte per un attacco.

26 novembre 1941. Churchill spedì unmessaggio urgente e segreto a Roose-velt, probabilmente contenente il testodecodificato dell’ordine di Yammamoto.Di tutta la voluminosa corrispondenza diChurchill con Roosevelt, questo è l’uni-co messaggio che non è stato rilascia-to (col motivo che avrebbe danneggiatola sicurezza nazionale).Stark testimoniò che il 26 novembre erastato ricevuta, con chiara evidenza, l’in-tenzione del Giappone di muovere guerra

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Fotografia aerea della baia di Pearl Harbor dopo l’attacco giapponese del 7 dic. 1941.

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agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna”.Il Direttore della CIA, William Casey, chenel 1941 era nel servizio segreto ameri-cano OSS, nel suo libro “Il segreto dellaguerra contro Hitler” ha scritto: “Gli in-glesi hanno informato gli Stati Unitiche la flotta giapponese stava dirigen-dosi verso le Hawaii”.Lo stesso giorno, Washington ordinò alleportaerei “Enterprise” e “Lexington” di la-sciare Pearl Harbor “il più presto possibi-

le”. Questo ordine includeva la partenzaanche di 50 aerei, e cioè il 40% della giàinadeguata difesa aerea di Pearl Harbor.Lo stesso giorno, con un ultimato, “Hull’sultimatum”, gli Stati Uniti ordinavano alGiappone di ritirarsi dall’Indocina e dallaCina! L’Ambasciatore americano, in Giap-pone, chiamò questo ultimatum: “Il do-cumento che ha premuto ilbottone dell’inizio dellaguerra”.

27 novembre 1941. Il Ministrodella Guerra, Stimson, inviòun messaggio confuso su unapossibile azione ostile, ma loscopo del messaggio era di

sviare l’attenzione di un attac-co, facendo credere che lenegoziazioni col Giapponefossero ancora in corso.

29 novembre 1941. Hall, au-tore dell’ultimato al Giappone,era in compagnia, nel ParcoLafayette, col primo reporterdella United Press, Joe Leib,quando gli mostrò un messag-gio che diceva apertamenteche “Pearl Harbor sarebbestata attaccata il 7 dicem-bre”. (Questo era, probabil-mente, il messaggio di Chur-chill).

Lo stesso giorno, l’FBI inter-cettò una telefonata in giappo-nese, fatta non in codice, incui, un funzionario dell’Amba-sciata (Kurusu), domandò: “Di-temi qual è l’ora “zero”, altri-menti non posso regolarmi colmio lavoro diplomatico”. La vo-ce da Tokio (K. Yammamoto)rispose sottovoce: “L’ora “ze-ro” è l’8 dicembre (ora diTokio = 7 dicembre per gli statiUniti) a Pearl Harbor”!

30 novembre 1941. La flottagiapponese ricevette questomessaggio: “Il Giappone, nel-

la sua necessità di sopravvi-venza e di auto-difesa, hadeciso di dichiarare guerraagli Stati Uniti d’America”.Lo stesso giorno, la Cina, al-leato degli USA, recuperò unacopia del testo integrale delmessaggio, da un aereo giapponese ab-battuto, e lo trasmise alla Gran Breta-gna e agli Stati Uniti.

1 dicembre 1941. L’Ufficio di Intelligencedella Marina americana, a San Francisco,localizzò la flotta militare giapponese chesi dirigeva verso le Hawaii. Anche l’Unio-

ne Sovietica era a conoscenza della posi-zione esatta della flotta giapponese.Dall’analisi del traffico navale il comandodi Pearl Harbor aveva capito che la flottanemica stava dirigendosi verso le Hawaii,ma il fatto più sconcertante fu che, inrisposta a questa analisi, il comando diMcArthur spedì una serie di messaggi,(26, 29 novembre e 2 dicembre) menten-do sulla posizione reale della flottagiapponese, affermando che essa si tro-

vava nel mare cinese del Sud. Questefalse informazioni furono la vera ragio-ne della sorpresa dell’attacco a PearlHarbor.Lo stesso giorno, Roosevelt assunse di-rettamente il comando della diplomazia edella difesa militare, riguardo al Giappo-ne.

2 dicembre 1941. La flotta giapponesericeve la descrizione dettagliata delle naviamericane a Pearl Harbor.

4 dicembre 1941. Nelle prime ore delgiorno, Ralph Briggs alla stazione di inter-cettazione navale della Costa Orientale,intercettò il messaggio giapponese “East

Wind Rain” che significava: Guerra!Briggs lo trasmise al superiore . Questomessaggio fu cancellato dagli archivi.Gli olandesi, quando la flotta giapponeseoltrepassò la linea 100 Est e 10 Nord, in-vocarono l’accordo di mutua difesa. Il Ge-nerale Ter Porten spedì tutti i dettagli delmessaggio “East Wind Rain” al Colon-nello Weijerman, a Washington, il qualelo diede personalmente a Marshall, Capodello staff del Dipartimento della Guerra.

Il generale americano Thorpe di Giava in-viò quattro messaggi a Washington perinformarli dell’attacco imminente a PearlHarbor. Washington li rispose di smetter-la di inviare messaggi.

5 dicembre 1941. Roosevelt dettò unalettera a Wendell Wilkie per il Primo Mi-

nistro australiano: “Ci sonosempre i giapponesi da consi-derare. La situazione è decisa-mente seria e potremmo arri-vare ad uno scontro in ognimomento… Forse i prossimiquattro o cinque giorni decide-ranno la questione”.Al meeting presidenziale, il Mi-

nistro della Marina disse: “Leisa Sig. Presidente che noisappiamo dove si trova, ora,la flotta giapponese”. “Sì, loso”, rispose Roosevelt.

6 dicembre 1941. Rooseveltlesse le prime 13 pagine delladichiarazione di guerra decodi-ficata ed esclamò: “Questosignifica guerra”. Quando ri-tornò dal pranzo, al quale par-teciparono 34 ospit i , egl iesclamò: “La guerra inizieràdomani”.

7 dicembre 1941. La flotta

giapponese lancia l’attaccoa Pearl Harbor.Roosevelt, alla, notizia dell’at-tacco “non mostrò alcunasorpresa ed ebbe un’espres-sione di grande sollievo”(Harry Hopkins). La moglie diRoosevelt, nel suo libro “ThisI remember”, scrisse: “7 di-cembre 1941… lungi dall’es-sere stato lo shock che hacolpito la nazione in genera-le! Noi ci aspettavamo qual-cosa di simile da un bel po’di tempo!”.Roosevelt disse ai membri delsuo gabinetto: “Abbiamo ra-

gioni per credere che i tede-schi hanno detto ai giappo-nesi che se loro fossero en-trati in guerra con noi, an-che loro l’avrebbero fatto”.

8 dicembre 1941. In una con-versazione col portavoce Rosenman,Roosevelt “enfatizzò che Hitler era ilprimo bersaglio, ma temeva che lamaggioranza degli americani ritenes-sero una guerra nel Pacifico di egualeimportanza di quella fatta a Hitler”.

(continua)

Dal 1°giugno 1939 al 14 ottobre 1944, i giapponesi usarono 89cifrari del codice JN-25 che, progressivamente aumentarono, coltempo, in complessità. Essi dovettero raggiungere la versione 36

per essere sicuri di avere un sistema di decifraione sufficiente-mente soddisfacente.I giapponesi furono così arroganti da ritenere che nessuno avreb-be potuto decifrare il loro codice. Persino quando i loro esperti ca-pirono che il oro codice era compromesso, essi temettero di farlopresente ai loro superiori. Fu proprio questo codice compromessoa permettere agli americani di abbattere l’aereo che trasportava illoro comadante supremo, Yammamoto.La cultura militare giapponese era focalizzata, quasi esclusiva-mente, sugli aspetti marziali del combattimento e non apprezzavasufficientemente la logistica, l’intelligence e la sicurezza delle co-municazioni. Essi non apprezzarono mai l’efficacia dei metodimatematici avanzati e l’abilità di centinaia di persone addette alladecondifica di codici si concentrò sul loro codice JN-25.Stranamente, il codice diplomatico giapponese era molto piùavanzato e sicuro di quello militare.

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LA DOTTRINA SOCIALE CATTOLICA(da: La Dottrina sociale cattolica: sfida per il terzo millennio - Rimini)

Da: “RERUM NOVARUM”Lettera Enciclica di S.S. Leone XIII sulla questione sociale(15. Maggio 1891)

LA SOLUZIONE SOCIALISTA E’ NOCIVAALLA STESSA SOCIETA’

Oltre l’ingiustizia e la distruzione della famiglia, operata dalsocialismo, troppo chiaro appare quale confusione e scompi-glio ne seguirebbe in tutti gli ordini della cittadinanza, e qualeduro e odioso servaggio nei cittadini. Si aprirebbe la via agliasti, alle recriminazioni, alle discordie: le fonti stesse dellaricchezza si inaridirebbero, tolto ogni stimolo all’ingegno eall’industria individuale, e la sognata uguaglianza non sareb-be di fatto che una condizione universale di abiezione e dimiseria.Tutte queste ragioni danno diritto a concludere che la comu-nanza dei beni, proposta dal socialismo, va del tutto ri-gettata, perché nuoce a quei medesimi a cui dovrebbe recarsoccorso, offende i diritti naturali di ciascuno, altera gli ufficidello Stato e turba la pace comune.

Resti fermo, dunque, che nell’opera di migliorare le sorti delleclassi operaie, deve porsi come fondamento inconcusso,il diritto di proprietà privata. Presupposto ciò, esporremodonde si abbia a trarre rimedio.

NECESSITA’ DELLA CONCORDIA

Nella presente questione, lo sconcio maggiore è questo:supporre una classe sociale nemica naturalmente dell’al-tra; quasi che la natura abbia fatto i ricchi e i proletari perbattagliare tra loro un duello implacabile; cosa tanto contrariaalla ragione e alla verità.Invece, è verissimo che, come nel corpo umano, le membrasi accordano insieme e formano quell’armonico temperamen-to che si chiama simmetria, così la natura volle che nel civileconsorzio armonizzassero tra loro quelle due classi, e ne ri-sultasse l’equilibrio.L’una ha bisogno assoluto dell’altra: né il capitale può staresenza lavoro, né il lavoro senza il capitale.La concordia fa la bellezza e l’ordine delle cose, mentre unperpetuo conflitto non può dare che confusione e barbarie.Ora, a comporre il dissidio, anzi a svellerne le stesse radici, ilcristianesimo ha una ricchezza di forza meravigliosa.

L’ORINE DEL “PENTITO”

La Patria del Diritto ha istituito,Su tutto il territorio nazionale,L’ordine (nobiliare) del “pentito”,Con cerimonia pubblica, ufficiale!

Il titolo verrebbe conferitoSoltanto al delinquente abituale,Ch’abbia del sangue il nuovo requisito:Almeno un omicidio - è naturale!

L’assassino che ammazza e che si “pente”,Verrà insignito del “cavalierato”,Dall’organo preposto e competente,

In base ad una legge dello Stato,Voluta dalla classe dirigente,Che offende e insulta il povero ammazzato!

Prof. Arturo Sardini

OCCHI SULLA POLITICA

L’OLOCAUSTO

Quel film “La Vita è Bella” fa furore:Ovunque un premio e un riconoscimento,Che suonano condanna per l’orroreDei campi di sterminio, e ammonimento.

Al suo protagonista lo scultoreErigere vorrebbe un monumento...Ma non sarebbe male che l’attoreRispolverasse il Vecchio Testamento.

Ed io vorrei che il comiico toscanoPortasse sullo schermo, quanto prima,Quei genocidi e quello quotidiano

Del terzo mondo, a meritar la stimaDei Lazzari che tendono la manoAi neo-Epuloni e, forse, una mia rima.

Prof. Arturo Sardini

Chiusa

Anche l’aborto, l’ultima conquistaDi questa società materialista,Meriterebbe d’essere filmato:“OLOCAUSTO INFANTIL LEGALIZZATO”

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Documenta-Facta

BEN 176 CONFLITTINELL’EX URSS

Si sono contati in un anno 176 con-flitti in corso o in fase di costituzione,che interessavano l’intero territorioche fu dell’Unione Sovietica: si vadalle controversie di confine tra lenuove Repubbliche alla richiesta dimaggiore autonomia etnica o regio-nale all’interno di queste, dalla richie-sta di rimpatrio da parte di etnìe mi-noritarie alla richiesta di spostamentodi altre.Infatti, molte di queste controversiehanno soprattutto a che fare col fattoche i confini della Russia con le Re-

pubbliche circostanti non sono pro-prio per nulla etnici: la zona russa in-vade decisamente altre zone storica-mente e culturalmente occupate daaltri popoli, come ad esempio inUcraina, Lettonia ed Estonia. Ma,soprattutto, due sono le zone decisa-mente calde oggi: la Moldavia e laCrimea.La Moldavia, prima dell’annessioneforzata da parte di Stalin, comprende-va un territorio a maggioranza etnicaromena. Stalin aveva, poi, pilotatoun’immigrazione forzata di russi inquesta regione, per poterla controlla-re meglio. Inoltre, aveva inserito nellaMoldavia anche una parte di territorio

abitato da popolazioni di stirpe ucrai-na.La secessione della Cecenia, con laconseguente invasione militaredell’esercito russo, è stato solo il mo-mento più cruento di un più ampiotentativo, da parte di molte Repubbli-che russe, di mettere in discussioneautorità e poteri prestabil it i . Peresempio, la Repubblica Tartara hainsistentemente tentato di accederead una completa sovranità, per il mo-mento, senza riuscirvi.

VIETNAM: CHIESE CHIUSEAlla fine di settembre del 2002, nellaprovincia vietnamita di Dak Lak, era-no state chiuse 354 chiese su 412.Secondo l’agenzia “Compass Di-rect”, a metà ottobre, una cinquanti-na di pastori e anziani cristiani dellaprovincia sono stati arrestati o sono“scomparsi”.Si attende presto la chiusura delle re-stanti 58 chiese della provincia. I cri-stiani delle tribù minoritarie, come i“hmong”, devono far fronte a unadura persecuzione.Le notizie, giunte dalla provincia diDak Lak, rivelano uno schema. A par-

tire dall’estate inoltrata, i leader delleprincipali chiese della minoranza“ede”, sono stati convocati dalle au-torità locali che li hanno informati chele loro chiese erano illegali e doveva-no, quindi, sciogliere le loro organiz-zazioni ecclesiastiche.

ORGANIZZAZIONEDELLE NAZIONI UNITE

La Carta della Nazioni Unite - cioè lostatuto dell’Onu - consta di un pream-bolo e 19 capitoli. Fu firmata da 50paesi il 26 giugno 1945.

CHI E QUANDOL’Organizzazione delle Nazioni Unite(Onu) è stata fondata il 24 ottobre1945 da 51 paesi determinati a pre-servare la pace attraverso la coope-razione internazionale e la sicurezzacollettiva; oggi, i paesi membri sono189. Le Nazioni Unite non sono ungoverno mondiale e non legiferano.Esse, tuttavia, forniscono i mezzi peraiutare a risolvere i conflitti internazio-nali e formulano politiche appropriatesu questioni di interesse comune.

COSA E DOVEL’Onu ha sei organismi principali;questi hanno sede a New York (Usa):  – L’Assemblea generale, compostada tutti gli Stati membri, è una speciedi parlamento delle nazioni che si riu-nisce per esaminare i problemi mon-

diali più pressanti. Ogni stato membrodispone di un voto. Le decisioni sugliargomenti importanti, quali raccoman-dazioni sulle questioni relative alla pa-ce e alla sicurezza internazionali,vengono prese con una maggioranzadi due terzi. – Il Consiglio di Sicurezza è il primoresponsabile del mantenimento dellapace e della sicurezza internazionale.Può rinunirsi in qualsiasi momento;tutti gli stati membri dell’Onu sono te-nuti a mettere in pratica le decisionidel Consiglio. È composto di 15 mem-bri, 5M permanenti (Cina, Francia,Gran Bretagna, Russia, Stati Uniti: lepotenze vincitrici della seconda guer-

ra mondiale) e 10, eletti dall’Assem-blea ogni due anni. Le decisioni sonoprese con una maggioranza di novevoti, ma non sono valide se un mem-bro permanente vota contro (diritto diveto). – Il Consiglio economico e sociale,costituito da 54 membri eletti dal-l’As-semblea con un mandato triennale. Siriunisce nel corso dell’anno e tiene aluglio la sua principale sessione, chedura quattro settimane, alternativa-mente fra New York e Ginevra. Dal1998, il Consiglio ha ampliato la pro-pria sfera di interesse, includendo itemi umanitari nelle proprie discus-sioni.

 – Il Consiglio di amministrazione fi-duciaria è stato costituito per fornireun controllo internazionale agli 11 ter-ritori sotto amministrazione fiduciariaamministrati da 7 Stati.  – Il Segretariato generale svolge illavoro di macchina e amministrativodelle Nazioni Unite, seguendo le di-rettive dell’Assemblea, del Consigliodi Sicurezza e degli altri organi. È gui-dato dal Segretario generale, che no-mina il personale aggiuntivo necessa-rio (circa 8.700 persone) e si occupadella guida amministrativa generale. IlSegretario è, di fronte alla comunitàmondiale, il simbolo dell’Onu; lo Sta-tuto gli conferisce il potere di sotto-

porre all’attenzione del Consiglio diSicurezza qualsiasi questione che, asuo avviso, minacci la pace e la sicu-rezza mondiale.Le sedi operative comprendono ilquartier generale di New York e gli uf-fici di Ginevra, Vienna e Nairobi.  – La Corte internazionale di giusti-zia ha sede all’Aia (Paesi Bassi), ècomposta da 15 giudici, eletti dall’As-semblea generale e dal Consiglio disicurezza, delibera sulle controversietra Stati.

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IL “SISTEMA ONU”15 organizzazioni indipendenti, chia-mate “organismi specializzati”, sonocollegate all’Onu attraverso accordi dicooperazione. Ecco le principali:  – Oil:Organizzazione internazionale

del lavoro; www.ilo.org

  – Fao:Organizzazione delle NazioniUnite per l’alimentazione e l’agri-coltura; www.fao.org

  – Unesco:Organizzazione delle Na-zioni Unite per l’educazione, la scien-za e la cultura; www.unesco.org

  – Oms:Organizzazione mondialedella sanità; www.who.int

  – Bm:Gruppo della Banca mondiale;www.worldbank.org

  – Fmi:Fondo monetario internazio-nale; www.imf.org

(NB: L’Organizzazione mondiale delcommercio, Omc, non fa parte del si-stema Onu).Esiste inoltre una pluralità di uffici,

programmi e fondi dell’Onu, comel’Uffico dell’Alto Commissario per i ri-fugiati (Acnur), il Programma delleNazioni Unite per lo sviluppo (Undp) eil Fondo delle Nazioni Unite per l’in-fanzia (Unicef). Riferiscono all’Assem-blea o al Consiglio economico e so-ciale, hanno propri organismi direttivi,bilanci e segretariati.

TRIBUNALI SPECIALIINTERNAZIONALI1993: Tribunale penale internazionaleper l’ex Iugoslavia (www.un.org/icty)con sede all’Aia (Paesi Bassi).1994: Tribunale penale internazionaleper il Ruanda (www.ictr.org) con sede

ad Arusha (Tanzania).2002: Corte penale internazionale pe-manente.

I Segretari generali:

 – Trygve Lie (Norvegia) 1946-1952;  – Dag Hammarskjöld (Svezia)

1953-1961;  – U Thant (Myanmar) 1961-1971;  – Kurt Waldheim (Austria) 1972-

1981;  – Javier Pérez de Cuéllar (Perù)

1982-1991;  – Boutros Boutros-Ghali (Egitto)

1992-1996;  – Kofi Annan (Ghana) dal 1997.

IL GOVERNO CAMBIALA LEGGE 185 E LE ARMIVOLANO IN AFRICA

Cresce l’export bellico italiano neipaesi dell’Europa centro-orientale e,con la modifica della legge 185, siprepara il terreno agli accordi di co-produzione con i nuovi membri dellaNato e dell’Unione Europea.Ma Chiara Bonaiuti, responsabile di

Oscar, l’Osservatorio sul commerciodelle armi dell’Ires Toscana, lancial’allarme: «In questi paesi ci sononormative sulle esportazioni di ar-mi troppo lacunose e una debolez-za dei controlli interni, tra cui spic-ca innanzitutto l’insufficienza dei

controlli sull’uso finale».Polonia, Repubblica Ceca, Roma-nia, Bulgaria potrebbero dunque es-sere solo tappe intermedie per le armiitaliane. Destinazione finale: le aree diguerra soprattutto in Africa. Un qua-dro preoccupante della situazione èdescritto in un recente rapporto del-l’organizzazione umanitaria statuni-tense Human Rights Watch, citato

nell’ultimo bollettino di Oscar e basatosoprattutto su indagini di ispettoriOnu.Tra i casi più clamorosi: le armi dallaPolonia alla Somalia a metà degli an-ni novanta; le armi leggere dalla Slo-vacchia in Liberia, via Uganda, nel

2000; il materiale esportato da Re-pubblica Ceca, Romania, Bulgaria inAngola e dalla Bulgaria in Ciad, finoal recente scandalo, scoppiato a So-fia l’anno scorso per forniture illegalial Sudan. Proprio in Bulgaria, nel2002 - evidentemente anche a segui-to di queste vicende - si è cominciataa vedere qualche novità normativa insenso più restrittivo. (F. T.)

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III - IL “NUOVO” DEL QUALESI DEVE GIUDICARE CON ESTRE-MA CAUTELA

LA CHIESA NON MUTA

Si sente parlare di rinnovamento dellaChiesa. Questo parlare può essereestremamente ambiguo. Usciamo su-bito dall’ambiguo. Voi sapete che nellasua sostanza e costituzione la Chiesae quanto porta con sè la chiesa sonoper divina Volontà immutabili. L’EternaSaggezza, superiore a tutte le sorpre-se di ogni rotazione d’eventi ed il divi-no fermento messo dal Fondatore as-sicurano questo. Nella parte non so-stanziale della Sua disciplina, nella de-terminazione dei mezzi, nell’adatta-mento dei metodi di azione, la Chiesapuò aggiornarsi, senza violentare i li-miti messi dal Salvatore. Essa ha biso-gno di cambiare nulla del Suo sostan-

ziale indirizzo. Si potrà parlare di vec-chiaia di taluni cristiani, del mondo, manon della Chiesa.La vecchiaia, l’agonia saranno di mol-te cose che camminano anche suimargini del cristianesimo, ma non so-no del cristianesimo stesso e dellaSanta Chiesa di Dio. No. La polvere sipotrà stendere su taluni uomini, sulleloro opere o sulla loro ignavia fuoriuso, ma non sull ’opera di Dio. LaChiesa è giovane. La giovinezza nonconsiste nel vestire un abito nuovo,nell’essere truccati o neppure fortunati ecomodi tra le vicende umane. La giovi-nezza sta nell’avere intimamente - le ap-parenze sono secondarie - intatto e fre-

sco il tesoro della vita colla sua forza diripresa, di recupero, di difesa e di fecon-dità. La Chiesa ha tutto questo. A dimo-strarlo - anche lasciando da parte gli ar-gomenti diretti - basta osservare che Es-sa è al centro di tutte le grandi competi-zioni. Al centro delle competizioni non cistanno i vecchi; ci stanno i giovani.Se una parte del mondo non è con laChiesa, rimane però che la Chiesa è conse stessa ed è se stessa. Il non alterarsisotto l’enorme pressione è segno che haintatto il tesoro della sua freschissima vi-ta. Che taluno non La guardi, non è se-gno abbia perduto la sua bellezza, ma

segno che qualcuno ha perduti gli occhi.Che molti letterati sian dediti a dilettarsid’orribile cose e di violenti rovesciamenti,non è segno che la verità del Vangelo siameno forte; è solamente segno che c’è la

punizione dell’accecamento per i troppopeccatori di superbia, di sensualità, e diodio.La Chiesa sarebbe invecchiata ed atten-derebbe di cambiare, se queste coseavesse assorbito. La fiera distinzione, ilfiero respingerle, il fiero rimanere altra daloro, marca la sua freschezza.Essa non ha da cambiare, ma da conti-nuare a distinguersi proprio perché, nelgran decadimento, Essa si erge sul suogrande immutabil bene.Cari Confratelli, mettiamoci bene in testache non la Chiesa deve cambiare, bensìnoi dobbiamo portare il sacrificio di ag-

giornare ed aumentare continuamenteil nostro lavoro per il bene delle anime.Ad ogni modo vi sono degli aspetti chenon è male esaminare.

DISCIPLINA ECCLESIASTICA

La disciplina generale della Chiesa hauna parte talmente inerente al dogmaed alla legge naturale e positiva divi-na, che non si può pensare la Chiesain questa induca mutazioni. Ha unaparte secondaria che è in suo potereadattare alle esigenze dei tempi. Nonè quindi da escludersi che talune di-sposizioni puramente disciplinari pos-sano subire aggiornamenti. Vi è adesempio la disciplina riguardante leforme associative, la amministrazionedei beni temporali, la situazione eco-nomica, i mezzi dell’apostolato, chepotrebbe divenire oggetto di prudenti eponderati ritocchi, qualora le circostan-

ze lo suggerissero con piena docu-mentazione e chiarezza. Ma qui l’im-portante è ricordare come avvenganonella Chiesa i ritocchi disciplinari. Nonsi dimentichi mai che la Chiesa, per di-sposizione divina, non è una societàdemocratica, sebbene è società gerar-chica. La legge viene dall’alto e maidal basso. Discutere quanto la SacraAutorità si è riservato, provocare statiartificiali di opinione per muovere opeggio costringere, tentare di mettere

dinanzi al fatto compiuto, è violare l’ordi-namento dato da Gesù Cristo e non èmodernità, ma superbia. Ciò non significache non possano essere studiati dei pro-blemi nuovi, senza violentare né legge,

né disciplina, né rispetto, né iniziativadella Autorità, rimanendo invece neglionesti limiti della ricerca scientifica, giuri-dica e pratica. Neppure si esclude chel’esame obbiettivo dei fatti possa, fuori diogni intenzionale invasione, presentareelementi degni di considerazione allaSanta Chiesa di Dio. Ma deve rimaneresalvo il principio gerarchico.Esso forma oggi un punto di antagoni-smo col mondo.Infatti. Il mondo è pieno di democrazia o -per lo meno - lo pare. Forse è più esattodire che lo dice. Pertanto tutto discute e,almeno si mettesse in grado di discutere

LA MODERNITÀ

di Sua Em.za Mons. Giuseppe Siri

5da una “Lettera Pastorale al Clero”.

Sua Em.za Mons. Giuseppe Siri.

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“Chiesa Viva” *** Luglio-Agosto 2003  13

con cognizione di causa! Abbiamo la im-pressione che per molti, se non per i più,democrazia sia la convinzione di non do-ver obbedire a nessuno, ma di comanda-re a tutti. Il che è assurdo in sè e nellesue conseguenze. Che cosa poi gli errorie le esagerazioni in fatto di democraziapossano regalare al mondo Dio solo losa. Con questo siamo ben lontani dal dirmale della democrazia, purché sia tem-perata e ragionata ed onesta. Qui Ci inte-

ressa dire che la democrazia non è fattaper la costituzione gerarchica della Chie-sa e che applicazioni democratiche po-tranno esistere solo e dove la Chiesa halimitatamente creduto autorizzarle.Chi pertanto credesse che la modernitàdovesse portare la Chiesa ad abbando-nare il concetto gerarchico, non soloavrebbe un falso concetto del moderno,ma sarebbe addirittura fuori dellaChiesa e della stessa Fede.È per tale motivo che non possiamoapprovare e non approviamo in alcunmodo il tenore di taluni scritti e scritto-ri, che pare abbiano, magari in buonafede, l’intenzione di fungere da aio ementore della chiesa e dei Vescovi.

Chi vuol fare il generoso, lo faccia conquello che si deve alla Autorità costi-tuita da Dio. È facile far del chiasso,ma è molto più utile accettare l’umiltàed il sacrificio.

DETTAGLI DISCIPLINARI

Veniamo maggiormente al dettaglio.Ci sono delle regole canoniche sia fis-sate dal Codice di Diritto Canonico, siaposte dei Sinodi particolari e che ri-guardano la condotta e la austeritàdella vita ecclesiastica. Queste norme,non diremo che vengono prese di mi-ra, ma vengono guardate con una cer-

ta sopportazione da qualche spiritoesuberante. Naturalmente in nomedell’apostolato “moderno”. Esse ri-guardano l’abito ecclesiastico, il fumo,l’adito ai teatri ed ai luoghi di pubblicidivertimenti, il riguardoso contegnocoll’altro sesso.Per qualche spirito ristretto la moder-nità consiste essenzialmente nell’allar-gare le maglie di questa austerità ec-clesiastica. Ha torto.L’abito talare nel nostro ambiente ita-liano non ha alcun serio motivo per es-sere sostituito dal cosiddetto abito cor-to ecclesiastico. Abbandonarlo signifi-cherebbe lasciare una protezione e unadistinzione utilissima; costituirebbe un

grave errore psicologico. Oltre tutto que-sto, l’abito talare tra noi riesce ancora adavere la funzione di polarizzare il beneed il male, costringendoli a rivelarsi. Sen-za questo effetto, si otterrebbe l’altro -non desiderabile - di perderci nella mas-sa. Non dimentichiamo che noi siamo in-credibilmente “presenti” proprio perchéabbiamo quest’abito e che, proprio la mo-dernità, esige noi siamo “presenti”.Che l’assenza della talare possa permet-tere a pochissimi, meno virtuosi, una piùlassa disciplina è vero; ma in tal casonon parliamo più di modernità: si tratta dialtro e di altro molto vecchio e stantìo. La

modernità non c’entra.Il fumo è una debolezza. Sarà entro certilimiti onesto, sarà necessario a chi ormaici si è troppo avvezzato, sarà lenitivo del-la agitazione e del tedio; tutto quel chevolete, ma è una servitù. I nostri ordina-menti diocesani lo proibiscono in pubbli-co e lo permettono con moderazione inprivato Si può essere sul piano di tutti, vi-cinissimi a tutti, senza bisogno di accetta-re le debolezze di tutti. Il debole mondo

cerca dei più forti di sè e darà la sua fidu-cia - non l’effimero plauso - a quelli chereputerà più forti di sè. Anche se qualchevolta un po’ di fumo può accomunare, unSacerdote non sbaglierà mai se si faràveder fumare solo nel caso il fumo dia fa-stidio a lui.I pubblici divertimenti. È vero che là ci siincontra tutto il mondo. Ma è non meno

solennemente vero che, proprio a quelli,se ci siamo per divertirci noi, il mondo

non incontra noi. Anzi - almeno in Italia -facilmente ci disprezza, tanto è abituato avederci più in sù. Non mescoliamo dun-que cose diverse come sono i comodinostri e l’apostolato. Per incontrare apo-stolicamente il mondo là ove si diverte -ammesso ciò venga legittimato dalla leg-ge - bisognerebbe che là non ci fossimoevidentemente a divertire noi. Questa au-rea regola ci può persino permettere didiventare noi gli organizzatori di giochi esollazzi sani, senza compromettere virtùe dignità; costituisce però il vero isolantetra noi ed il male del mondo. Non è dun-que questo un terreno sul quale entri a

certi modi il discorso della modernità.Niente è più moderno che esser liberi daquello che soggioga gli altri!L’altro sesso. È mutato nulla che dispensidal tenerlo a debita distanza e dal trattar-lo nelle riguardose e cautelate forme. Dinuovo c’è solo la più grande ubriacaturadei nostri tempi, per cui sono divelti tutti ilimiti di carattere di rispetto e di misuratra uomini e donne. Il che anche, se sipuò dir “moderno” per la raggiunta inten-

sità, è pessimo e per se stesso e perchéubriacatura. “Moderno” si accetta soloquando equivale a “meglio”, non a “peg-gio”.Un’altra volta ripetiamo che, posta la so-stanziale diversità tra la città di Dio equella del mondo, la più raffinata moder-nità di un ecclesiastico sta nella piena in-dipendenza del mondo, là ove il mondo si

divarica dal bene.

IDEE PERICOLOSE

Ci sono alcune idee, che potrebberovenire pericolosamente intaccate daun equivoco concetto di modernità.

Noi sappiamo che il pudore è messoda Dio, come protettivo dell’equilibriofondamentale tra anima e corpo, tratentazioni e debolezza. Il pudore ha uncontegno ed una sensibilità, le quali aloro volta si chiamano in senso lato -pur essi - “pudore”. Tale contegno etale sensibilità respingono molte cosemeno convenienti e da queste, ovenon riescono a respingerle, sono offesie violati con vere, obbiettive, e profon-de lacerazioni morali e conseguentisquilibri. Tutto ciò avviene ed avverràsempre indipendentemente dalle ideerilassate, che si possono professare.Ora v’è una diffusa opinione modernala quale sostiene che il pudore è una

falsità, un artificio, che è bene uccider-lo subito o violentemente od anche so-lo non custodendolo; infatti una voltaucciso cesserebbe la tentazione e si li-miterebbe lo stesso peccato. Uccidereil pudore sarebbe dunque una reden-zione dallo stesso fomite della concu-piscenza.Cari Confratelli, Noi discorriamo diquesto perché è venduto come prodot-to autentico della modernità, in accor-gimenti tali da lasciare perplesso per-sino qualche uomo dabbene. E alloraragioniamone, per vederci chiaro.Anzitutto il pudore è “naturale”, perché

precede qualsiasi educazione. Cade dun-que il fondamento della opinione che lo

colpisce ed avvilisca. Il Dogma del pec-cato di origine mantiene tutta la sua forzae depone di tutta la debolezza degli uo-mini. La violazione del pudore sta poi allaradice di ogni rilassamento lesivo dellamoralità e della convivenza umana.Noi siamo ben lontani, cari Confratelli,dal pensare che qualcuno di voi possa ri-tenere vietata l’idea del pudore. Non è diquesto che parliamo. Ma, siccome diquesto atteggiamento sprezzante neiconfronti della modestia è piena l’aria, te-miamo in qualche cosa essa possa con-taminare anche voi o rammollire la ferreadifesa delle anime innocenti. Quando

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14 “Chiesa Viva” *** Luglio-Agosto 2003 

- sentimento ed istinto naturale - ed allamodestia (virtù), composto colla prescri-zione del sesto comandamento, ci donauna esatta idea, certo austera ed impe-gnativa, intorno al modo con cui i duesessi debbono tra loro di portarsi.Per contro tiene il campo una opinionedetta moderna - è più ancora una prassi

da essa ispirata - secondo la quale di-stinzioni, distanze, riguardi e rispetto tra idue sessi, appartengono in gran parte aduna generazione retriva, mentre ha pienodiritto di riconoscimento la più audace,precoce, e cinica mescolanza loro. Neviene che - tanto per essere moderni - ta-

luni non si curano più di proteggere quel-

lo che loro è commesso, né di resisterealla pressione e vivacità dei giovanili edesuberanti istinti. Non appartiene al No-stro presente compito il descrivere quelloche poi avviene in conseguenza. Del re-sto tutti lo sanno.Questa interpretazione data al comanda-mento di Dio, insito nella distinzione

profonda dei sessi, potrà pavoneggiar-si di modernità, ma non certo di deco-ro, di ragionevolezza, di virtù e di uti-

lità al consorzio umano. Ed in tal casonon ne guadagna davvero il concettodi modernità. Si tratta di modernità“deteriore”.Cari Confratel l i , non lasciamociconfondere. Certe cose le potremo su-bire allorché in nulla si possono arre-stare, ma non le potremo giammai giu-stificare.Quando guardate i più piccoli bambinidel vostro catechismo, pensate chegià quelli - e non solo i giovani piùgrandi - debbono essere difesi dallamescolanza, la quale sarà in loro me-no peccato, ma grave abitudine debili-tante per il momento in cui, essi pure,entreranno nella lotta degli istinti.

Non sorvolate mai; non adottate la tat-tica del non vedere. La amicizia nonscusa dal parlare, non scusa neppurela beneficenza ricevuta. Siano suglispalti del nostro lavoro, od anche nellebrevi vacanze da logoranti travaglidell’anno, nulla possiamo concedere,nulla sottoscrivere, a nulla cedere, chenon sia rigorosamente secondo il dise-gno e la ordinazione divina.

Su particolari problemi interessanti il ses-so debole, e posti con vivacità dal cosid-detto vivere moderno, abbiamo in animodi parlarvi altra volta, come già si èpreannunciato nella Nostra precedentelettera.

(continua)

molti o troppi, specialmente se clamorosi,agiscono ad un determinato modo ancheanormale, altrettanti sono vincolati dal ri-spetto umano e possono finire, più o me-no convinti, coll’accodarsi.Noi sappiamo che le regole della mode-stia cristiana, e quanto al costume, equanto alla custodia dei sensi, e quantoalla misura e cautela nei rapporti fra idue sessi, hanno valore universale,perché basate tanto sulla nostra condi-

zione di natura, che sul dogma delpeccato di origine, e sulla vocazione ditutti al soprannaturale ordine della gra-zia.Ma tali regole di modestia cristianavengono, almeno praticamente, irriseda un tipo di sedicente modernità. Lairrisone, dove non c’è coscienza chia-ra, genera il conformismo stupido ecolpevole. Vi mettiamo in guardia dalcadere tanto in quell’errore, come inquell’incosciente conformismo. Il puntodove scivolano anche dei buoni è que-sto: parrebbe che a lacerare la mode-stia, rompendola colle ritrosie, si diven-ti insensibili. L’abbiamo già detto; ciò èfalso. Si ritenga che in questa materia

la abitudine potrà far retrocedere il pe-ricolo di ben poco, senza contare cheordinariamente mentre si ha qualchediminuzione nel “colpo”, si ha un au-mento di ritorno attraverso il subco-sciente, anche a distanza di tempo.Pertanto non dobbiamo credere, difronte ad esagerazioni della moda, so-prattutto balneare, possa venire il gior-no in cui tutto si sia acquietato e nes-suno abbia più danno dalle nudità inde-gne. La quiete potrà essere quella dellamorte, quando tutto tace, perché ogniprincipio morale attivo è spento; ma nonpotrà essere quella di una nostra rinunciaalla difesa dei valori, che ci sono com-messi da Dio.

Quanto si è detto sopra intorno al pudore

Un gesuita in danza.

Cristiani, M usulmani, Ebrei, hanno lo stesso Dio? NO!sac. dott. Luigi Villa (pp. 130 - € 10)

Per richieste, rivolgersi a: Operaie di Maria Immacolata e Editrice CiviltàVia G. Galilei, 121 - 25123 Brescia Tel. e Fax. 030. 3700003 - C.C.P. n°11193257

Questo nostro libro ha lo scopo di rettificare certe affermazioni, sparse largamentesulla stampa, specie cattolica, circa l’eresia ecumenica d’oggi che afferma che ilDio dei Cristiani è lo stesso di quello dei Giudei e dei Musulmani. Ma il nostro ragio-namento, semplice, è questo: Gesù Cristo è Dio. Giudei e Musulmani, però, noncredono in Gesù Cristo e non Lo venerano come Dio; perciò, Ebrei e Musulma-ni non hanno lo stesso Dio dei Cristiani.La radice, quindi, della contrapposizione tra Cristianesimo, Giudaismo e Islamismo, èdi natura teologica. Il Dio dei Cristiani, infatti, non è soltanto il Dio Unico, ma è ancheil Dio Uno e Trino. Uno nella natura, Trino nelle Persone. Il Giudaismo del NuovoTestamento, invece, ripudia Gesù Cristo, e come Messia e come Dio. L’Islam,pur riconoscendo Gesù come “un apostolo di Allah” (cfr. Sura IV, 156/157), negala SS. Trinità come bestemmia; perciò, chi non ha la fede musulmana è un“Kafir”,cioè un “infedele”, per cui i “Kaffirma” sono tutti i non musulmani, contro i qualiogni lotta è lecita e doverosa, dalla “guerra santa” in giù, fino alle persecuzionid’ogni genere!

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“Chiesa Viva” *** Luglio-Agosto 2003  15

Èraro trovare chi colga nella suarealtà la storia panoramica diquesti tre secoli di lotta conti-

nua contro la Chiesa cattolica, porta-

ta avanti subdolamente dal-l’ebrai-smo ateo sulla traccia del capitolo11°della Lettera di San Paolo ai Ro-mani.L’ebraismo anticristiano ha creato lostrumento del suo occulto poterenella Massoneria, sorta quando gliebrei rientrarono in Inghilterra, grazieall’intesa tra ebrei e inglesi, sancitada Manasseh Ben Israel e OlivierCromwell nel 1650: gli ebrei si im-pegnarono a dare impulso all’econo-mia e all’espansione marittima degliinglesi, e questi, in ricambio, avreb-bero accettato il trasferimento dellapiazza di affari ebraica da Amster-dam a Londra, creando le grandi

istituzioni finanziarie (banca, borsa,ecc.) che avrebbero portato gli ebreial dominio del mondo.Nella prima metà del settecento, lamassoneria era diffusa dall’Americaall’India come strumento di spionag-gio e di potere politico anglo-ebraico.Alla fine del settecento, ebraismo emassoneria provocarono la Rivolu-zione Francese. Nel 1848, il capodella massoneria inglese, Lord Pal-merston, annunciava i lineamentidella nuova Europa con la distruzio-ne dell’impero austro-ungarico e del-lo zarismo russo, nonché l’unificazio-ne dell’Italia sotto il governo massonico.Il nostro secolo ha visto realizzarsi in pie-

no la caduta dello zarismo e l’avanzatadel comunismo nel mondo con le dueguerre mondiali e la progressiva erosionedelle frontiere del Cattolicesimo in Arme-nia, nel Libano, in Jugoslavia, ecc., e lapenetrazione del modernismo all’internodella Chiesa.Oggi, l’ebraismo domina il mondo colpotere finanziario, la massoneria, ilmondialismo sinarchico, il pianomalthusiano, il controllo dell’informa-zione, i programmi di globalizzazione,ecc.La storia di questi tre secoli gronda lacri-me e sangue più di tutto il passato!

Alcuni aspetti della stretta connessionetra ebraismo e i suoi strumenti (massone-

ria, liberalismo, comunismo, socialismo,ecc. ) sono bene evidenziati dalle docu-mentazioni riportate nel volume in linguaspagnola “Traicion a Occidente”, a curadi Traian Romanescu dell’Università diBudapest, edito nel Messico 1961.Ne riassumiamo alcune informazioni ri-guardanti le malefatte di Winston Chur-chill, primo ministro inglese.

***

Nella prima metà del nostro secolo Chur-chill è stato un tassello nel mosaico di

quanti hanno provocato la morte, laschiavitù, la miseria di decine di mi-lioni di persone. Egli, portò a terminele missioni, affidategli dai suoi capi,

col sangue freddo del criminalecosciente dei propri delitti, comeconfessò nelle sue “Memorie”, ri-ferendosi al Trattato con Stalin, aMosca (1944), quando, in nomedell’Inghilterra e alleati consegnòi paesi del sud-est Europa nellemani del mostro rosso.Personalmente, non era favorevoleal comunismo. Anzi, nel 1919, prote-stò contro il “Consiglio dei Cin-que” diretto da Wilson, perché nonintervenne per tempo a favore deglianticomunisti russi, dando modo allavittoria dei rossi di Mosca. Allora,Churchil l pubblicò nel periodico“The Aftermath”, un articolo in cui

affermava: «Il momento colto dalSupremo “Consiglio dei Cinque”per prendere questa decisione (didare appoggio agli anticomunistirussi) è stato esattamente quelloche non serviva più a nulla. Nellospirito del Consiglio era sempreesistito ed esisteva, nell’estatedel 1919, scetticismo nei confron-ti degli avversari del bolscevismo,dato che era alimentato da falseinformazioni sul governo di Mo-sca e della Terza Internazionale, emanifestava un vero desiderio diintendersi con gli estremisti di

Mosca...».Tuttavia, eseguendo gli ordini della mafia,

di cui era membro, come tutti i capi politi-ci inglesi di oggi, poiché senza esseremassoni nessuno può figurare nella politi-ca di Albione, Churchill agì sempre a fa-vore del comunismo e dell’internazio-nale ebraica.È lui che lanciò l’espressione di “Cortinadi Ferro” alla frontiera che divide il mon-do comunista dal mondo libero; lui stessocontribui alla creazione della stessa Cor-tina. È sua la celebre frase: «Mentre ilcapitalismo occidentale non ha potutodistribuire in modo uguale la ricchezzatra i cittadini dei suoi paesi, il comuni-smo ha il merito di distribuire in modo

I GIGANTI DEL MALE

di A. Z.

1

Winston Churchill.

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eguale la miseria nei paesi da esso do-minati».Non si può dubitare dell’acutezza delleparole di Churchill, benché sempre con-traddette dai suoi fatti.

Churchill si era fatto notare durante laguerra dei Boeri nel 1900. Essa fu scate-nata dall’Inghilterra contro gli olandesi perimpossessarsi delle miniere d’oro e dia-manti. Traditi da uno dei loro, il generale

Smuts, i Boeri perdettero la guerra e i lo-ro paesi furono occupati dagli inglesi, an-che se, dopo anni di lotta, i Boeri riusciro-no ad ottenere il controllo del Sudafricaall’interno del Commonwealth.

La fama di Churchill salì durante la primaguerra mondiale, quando fece adottare leauto-blinde.La vittoria nella prima guerra fu, in realtà,la prima grande sconfitta del mondocristiano, che perdette milioni di uomini,soffrì mutilazioni enormi e favorì la vittoriadel comunismo in Russia e in tutta l’Euro-pa.Churchill nutriva un odio visceralecontro il popolo tedesco, odio comune

a molti inglesi, nonostante l’affinità razzia-le e di lingua tra inglesi e tedeschi, e chela famiglia Reale britannica sia di originetedesca (Hannover), e nonostante che gliinteressi del popolo inglese coincidesserocon quelli tedeschi. Questa inimiciziapuò spiegarsi solo per l’influsso degliebrei. Basta che un ebreo e massone,come Max Aitkens, conosciuto comeLord Beaverbrock, o un periodista mas-sone come il ridicolo “Cassandra”, op-pure che il “Jewish Chronicle” di Lon-dra comincino a gracchiare contro i tede-schi, e tutti gli inglesi entrano in stato diallarme. Gli inglesi sono più” attenti a ciòche avviene in Germania più che a quan-to accade nella propria terra, ed essi ve-

dono con gelosia la Germania rinata dal-le sue ceneri, grazie al cattolico Aden-hauer, pur tra enormi difficoltà politicheed economiche, mentre l’impero inglese,nel dopoguerra, è stato quasi sempreall’orlo del fallimento.Il giudaismo e la massoneria sfruttaro-no l’odio insano di Churchill contro laGermania e contro Hitler. Lo stessoCharnberlain, benché massone (senzaessere massone non avrebbe potuto es-sere primo Ministro!), e benché nemicodella Germania, non era tuttavia un anti-tedesco tanto viscerale quanto Churchill,e aveva capito che era interesse di en-trambi i paesi quello di evitare la guerra.Quando a Monaco cercò un accordo con

Hitler (1938), l’opposizione della giu-deo-massoneria, trasferì l’incarico delGoverno a Churchill.A fianco di Roosevelt, Churchill fu ilprincipale responsabile del tradimentodell’Occidente (forse per questo, nel1953, ebbe il massonico Premio Nobel...in letteratura!).Suo capolavoro fu l’accordo segretocon Stalin, a Mosca, nell’ottobre 1944;accordo che costò la libertà di cinquantamilioni di cittadini dell’Europa Orienta-le, ai quali Churchill e Alleati avevanopromesso di poter scegliere il governoche desideravano. Churchill persino si

vantò nel parlare di questo “patto” nellesue “Memorie”.Con questo affare criminale, fu tradita laRomania, alleata dell’Inghilterra, che leaveva garantito le frontiere contro qual-siasi invasione sovietica. Nel 1940, que-sto Trattato fu annullato da Churchill, e isovietici si impadronirono della Bessara-bia e della Bucovina.Churchill pubblicò, su “Le Figaro” del 13novembre 1953, le memorie del suo viag-

gio a Mosca nel 1944. Con una sinceritàdegna di miglior causa, racconta le mo-dalità con cui furono regolati, in tale occa-sione, gli accordi di spartizione del poteretra Gran Bretagna e i sovietici, indipen-dentemente dagli Stati Uniti.Questa spartizione, molto simile ad altrespartizioni del tempo, è designata col no-me di “predominio” ed espressa in per-centuali: 90% di predominio sovieticoin Romania, in cambio del 90% del pre-dominio britannico in Grecia; 75% dipredominio sovietico in Bulgaria, euguale predominio degli alleati in Unghe-ria e Jugoslavia.Al momento di concludere il patto, questecifre furono scarabocchiate da sir Win-

ston Churchill su un pezzo di carta. Chur-chill protese la carta davanti a Stalin -racconta lui stesso - e annota: «Ci fu unmomento di esitazione. Poi, Stalin pre-se il suo lapis azzurro e tracciò una li-nea marcata in segno di approvazionee me lo resititui. Tutto fu regolato in untempo minore di quello necessario perscriverlo».Nell’agosto 1941 la “Carta Atlantica”proclamava “il diritto di ogni popolo aeleggere la forma di governo sotto ilquale voleva vivere”.Nel gennaio 1942, la dichiarazione delle

Nazioni Unite prendeva atto dei princìpidella “Carta Atlantica”.Nel febbraio 1945 nei protocolli dei lavori

della “Conferenza di Yalta” veniva di-chiarato che, dopo la “liberazIone”dell’Europa, le potenze signatarie si im-pegnavano a stabilire, quanto più prestopossibile, tramite libere elezioni, “Gover-ni che fossero espressione della vo-lontà dei popoli”.Tra i diritti sovrani dei govemi che fosseroespressione della volontà dei popoli e ilsistema dei “predominI”, la dIfferenza ètanto grande che viene esclusa qualsiasipossibilità di confusione o controversia.Allora ci si domanda: dove sta la veraposizione della Gran Bretagna? Nelledichiarazioni pubbliche solennI o nelpezzo di carta approvato col lapis az-zurro?

Churchill aggiunge nelle sue “Memorie”:«Ci fu un lungo silenzio. Il foglio traccIatocon l’azzurro rimase al centro della tavo-la. Alla fine, io osservai: Non sarà giudi-cato un po’ cinico il modo troppo liberocon cui abbiamo regolato questi affari daiquali dipende la sorte di milioni di esseri?Bruciamo questo foglio?No, difendiamolo! disse Stalin».

Lo scritto incontrò, in seguito, la più largapubblicità nelle “Memorie” del Premio No-bel di Letteratura del 1953. I milioni di es-seri umani, la cui sorte fu decisa da Chur-

chill, si sono chiesti: «Chi era ciniconell’ottobre 1944 ha cessato di esserlonel 1953?L’idea di ripartizione genocIda, regalatadalla “flemma” di Churchill, ha una con-ferma nella “Carta Atlantica” e nella“Dichiarazione delle Nazioni Unite”.Il tradimento e il delitto di Churchill,nel 1944, furono approvati dagli StatiUniti e dalla Francia nella grande Con-ferenza di Ginevra nel 1955, quando i

“venerabili fratelli” Eisenhower, Ed-gard Faure e Antony Eden si riunironocoi criminali del Kremlino, Bulganin eKrusciov per definire la sorte dell’Est Eu-ropa e porre le basi al tradimento genoci-dia pianificato come “coesistenza pacifi-ca” e “spirito di Ginevra”, e pIù tardi“spirito di Campo David”, che altro nonè se non lo spirito di tradimento giu-deo-massonico a favore del comuni-smo.

Altro inqualificabile crimine di Churchill fula consegna ai sovietici e ai comunisti diTito di oltre 200.000 anticomunisti co-sacchi, russi, serbI, sloveni, croati, ealtri che avevano lottato contro il bolsce-

vismo a fianco dei tedeschi e, alla finedella guerra, si erano rifugiati in Austriacon le loro famiglie e i loro sacerdoti.Questi rifugiati si trovarono nel territoriooccupato dalle truppe britanniche. Tra lo-ro combattevano 37 generali, 167 colon-nelli, e circa 5000 ufficiali, oltre le mi-gliaia e migliaia di donne, bambini, an-ziani e sacerdoti. Tutti si erano conse-gnati agli inglesi, su promessa di esseretrattati come prigionieri e di ricevere piùtardi il trattamento di rifugiatI.Dopo un incontro segreto tra sovietici einglesi, firmato il 23 marzo 1945, Chur-chill e i suoi generali li consegnaronoalla morte sotto gli artigli comunisti.Questo delitto fu come quello commesso

dai militari sovietici contro le truppe po-lacche, assassinate in massa nella fore-sta di Katyn!Churchill ha giocato un ruolo decisivo nel-la politica di tradimento verso l’Occidentee il suo stesso paese, politica portataavanti dai Governi “conservatori” disua Maestà Britannica.Durante il 1953, Churchill che nel ‘51 erastato rieletto Primo Ministro, fece visita alsuo antico complice i l generale Ei -senhower. In tale occasione, Ei-senhower e Churchill visitarono ufficial-mente il loro capo, l’israelita Bernard Ba-ruch.

I tre “grandi” sI fecero fotografare e, nella

foto pubblicata dalla stampa, si sono vistiEisenhower e Churchill seduti allostesso livello, mentre Baruch era se-duto tra loro due più in alto, in posa ac-curatamente pensata, perché fosse evi-denziato l’ebreo, gran maestro del disa-stro dell’Occidente, installato come impe-ratore sul trono tra i suoi cortigiani!La foto fu pubblicata, non a caso, dallastampa giudeo-massonica per mostrare,a chi ha occhi, quale è la vera posizionedi Baruch, “messia” dell’ebraIsmo ecospiratore tra i suoi vassalli, vili esecuto-ri della consegna di distruggere la civiltàcristiana occidentale!

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È inammissibile che nel c. d.“Stato di Diritto” non si sap-pia di chi sia la proprietà della

moneta.

Poiché nessuna norma del Trattatodi Maastricht stabilisce di chi sia laproprietà dell’euro all’atto dell’emis-sione, ne consegue che non si puòdire chi sia creditore e chi debitorenella fase della circolazione. Tutto ilsistema monetario è pervaso da unfondamentale arbìtrio contabiledella Banca Centrale, perché mancala certezza del diritto.Quando la moneta era d’oro, il porta-tore ne era il proprietario. Chi trovavauna pepita se ne appropriava senzaindebitarsi verso la miniera. Oggi, alposto della miniera c’è la Banca Cen-trale; al posto della pepita una pezzodi carta; al posto della proprietà il de-bito, perché la Banca emette monetasolo prestandola.Poiché non c’è incompatibilità tra laposizione di proprietario e quella didebitore - perché il debitore è proprie-tario provvisorio della moneta per ladurata del prestito - facendo leva sulriflesso condizionato causato dall’abi-

tudine secolare di dare sempre uncorrispettivo per avere denaro, i po-poli sono stati indotti ad accettare,all’atto dell’emissione, la propria mo-neta col corrispettivo del debito nondovuto, inconsapevolmente.Con l’avvento della moneta nomina-le (la Sterlina inglese, emessa dallaBanca d’Inghilterra nel 1964) si è ve-rificata, così, la più grande truffa ditutti i tempi, passata inosservataperché il portatore, pur essendo pro-

prietario della moneta, non si accor-geva di avere un debito non dovuto,di pari valore, da lui pagato a richie-sta arbitraria del falso creditore, con iprelievi fiscali e gli interessi banca-ri.Particolarmente significativi, in questosenso, i “prelievi fiscali per com-battere l’inflazione” in cui lo scopodel tributo, essendo finalizzato allararefazione monetaria, è fine a séstesso e consente agli azionisti dellaBanca Centrale la parassitaria renditada signoraggio, considerata addirt-tura come “costo di un pubblicoservizio” (la lotta all’inflazione).

SU TALI PREMESE

constatato

  – che creail valore della monetanon chi la emetta, ma il popoloche l’accetta come mezzo di pa-gamento;

  – chele Banche Centrali emettonola moneta prestando il dovuto, os-sia trasformando i popoli da pro-prietari in debitori del proprio de-naro;

  – che, malgrado le numerose de-nunce per truffa, associazione adelinquere, falso in bilancio,usura, istigazione al suicidio dainsolvenza, nessun provvedi-mento giudiziale è stato all’uopoemesso;

  – che i detti reati sono stati denun-ciati sulla base di fatti notori che,per assumere rilevanza giuridica,non necessitano né di prove, né,tantomeno, di accertamento giudi-ziale.

IL SINDACATOANTI-USURA “SAUS”

sollecita i Magistrati a DISPORREcome ATTO DOVUTO E PROVVEDI-MENTO D’URGENZA VOLTO ADEVITARE DANNI IMMANI ALLE VIT-TIME DEI DETTI REATI LA MORA-TORIA DEI DEBITI BANCARI E FI-SCALI, in attesa che si accerti DI CHISIA LA PROPRIETÀ DELLA MONE-TA ALL’ATTO DELL’EMISSIONE.

“Chiesa Viva” *** Luglio-Agosto 2003  17

LA GIUSTIZIA MONETARIA

dell’avv. prof. Giacinto Auriti

 – Segretario Generale del Sindacato Anti-usura “SAUS” – 

Avv. prof. Giacinto Auriti .

Page 18: CHIESA VIVA n. 352-lug-ago 2003

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18 “Chiesa Viva” *** Luglio-Agosto 2003 

IL GRANDE PROCESSO DI BERNA

Passarono ben 12 anni prima che il Giudaismo tentasse afar constatare la falsità dei Protocolli dalla Giustizia. Difatti,fu il 26 giugno 1933 che la “Ligue Israélite Suisse”, inunione con la comunità israelita di Berna, fece querela,presso il Tribunale Cantonale di Berna, domandando che labrochure delle Edizioni Hammer, “Les Protocoles Sioni-stes”, fosse relegata tra la letteratura sovversiva e che nefosse interdetta la diffusione. Questa querela faceva pernosull’articolo 14 della “Loi relative aux films et aux mesu-

res contre la littérerature subversive” del 10 settembre1916, valevole per il Canton di Berna.Questa legge affermava: «... l’impressione e la diffusionedi scritti sovversivi, in particolare d’opere di cui la for-ma e il testo sono di natura tali da eccitare il crimine, osuscettibili di mettere in pericolo i buoni costumi, di of-fendere il pudore, di esercitare un effetto brutale o diprovocare altri scandali, sono interdetti».Appellandosi a questo testo, cinque svizzeri furono accu-sati di aver distribuito la brochure in questione. Tra questic’erano: il musico Silvio Schnell e l’architetto Theodor Fi-scher.La prima udienza del processo, il 16 novembre 1933, pre-sieduta dal Tribunale Walter Weyer, gli avvocati dei quere-lanti ebrei richiesero una expertise sull’autenticità dei“Protocolli”. L’avvocato dei querelati, invece, si oppose al-la domanda perché il fare una expertise non rientrava nello

spirito della legge, né era prevista da essa per un presuntoscritto sovversivo, mentre si trattava solo di decidere se iltesto, autentico o no, violasse tale legge.Il giudice, però, ordinò l’expertise e nominò come espertiil professore d’università A. Baungarten, di Bâle, su do-manda dei querelanti, e il pastore giubilato L. Munch-meyer, d’Oldenburg, su domanda dei querelati. Ad espertoprincipale fu nominato lo scrittore “pro Juif”, C. A. Loosli, diBerne-Bûmplitz.Le “conclusioni” dei due esperti svizzeri furono depostepresso il Tribunale nell’ottobre 1934. Da notare: gli accusa-ti si trovarono senza esperto, perché Munchmeyer si erarifiutato di accettare.La seconda udienza del processo si tenne dal 29 al 31 ot-tobre 1934. I querelanti comparvero in Tribunale con 15 te-stimoni, in gran parte giudei e russi, mentre invece gliaccusati non citarono che un solo testimone, lo scrittore Dr.

Alfred Zander, di Zurigo.Dopo aver ascoltato i testimoni della parte contraria, il cuipunto di vista, giuridicamente esatto, che l’autenticità del te-sto non era in causa, e che, quindi, era evidente la nonesattezza della causa principale, il giudice fu costretto amettere in libertà gli accusati e di citare ancora un esper-to e altri testimoni per aggiornare meglio il processo.Su richiesta dell’avvocato degli accusati, il tenente colon-nello in pensione Ultrich Fleischauer, direttore del “WeltDienst” (Servise Mondial) a Erfurt, fu citato come esperto il6 novembre 1934. Dall’altra parte, l’avvocato degli accusatiaveva proposto di procedere, nello stesso tempo, alla cita-zione di una quarantina di testimoni.

del dott. Franco Adessa

Nota: il testo è tratto da un articolo pubblicato su Chiesa viva n°179.

Il 15 gennaio 1935, Fleischauer presentò la sua perizia.In essa viene dimostrato che i Giudei e i loro testimoni nonavevano alcuna prova valevole che i “Protocolli” eranoun falso, e che tutte le circostanze erano in favoredell’autenticità di tale documento, e di una prova talmenteevidente e probante che il giudice, sotto pressione evidentedella cricca giudaica, fu obbligato a ritirare alla difesa la

possibilità di un’altra argomentazione più dettagliata;non solo, ma il giudice si rifiutò di ascoltare le testimo-nianze dei quaranta testimoni che l’avvocato degli accusa-ti aveva proposti.La terza udienza fu tenuta dal 29 aprile al 14 maggio 1935,durante la quale i tre esperti deposero, oralmente, le loroconclusioni. I due esperti svizzeri, da autentici giudei, difese-ro la tesi del “falso”, senza alcuna riserva, dando come si-curo che i “Protocolli” non erano altro che un plagio dei librodi Joly, e che questo risultava anche dalle dichiarazionidell’ex-principessa Radzwill e del conte du Chayla e chel’opera era stata fabbricata con pezzi tolti da Ratchkovskycon lo scopo di calunniare la razza giudaica. E benché le da-te, fornite dall’ex-principessa, fossero incontestabilmentesbagliate, Baumgarten parlò di smarrimenti di memorie,mentre Loosli aveva deliberatamente commesso un falso, làdove citava, nel suo rapporto scritto sulle dichiarazioni

dell’ex -principessa Radziwill, l’anno 1895 invece del 1905,senza che il Tribunale avesse avuto comunicazione di que-sta modifica. Interrogato più tardi, Loosli dichiarò che ladata 1905 era stata un errore di stampa, sfuggito ad ungiornale americano, che lui, poi, aveva fatto rettificare. Idue esperti passarono sotto silenzio l’allusione dell’ex-principessa Radziwill sulla guerra russo-giapponese,come pure tacquero sulla rivoluzione russa del 1905,precisazioni che escludono l’ipotesi avanzata da loro sullamancanza di memoria e sull’errore di stampa.

Conoscere la M assoner ia

Fac-simile della 

opertina dell’edizione 

russa dei 

“Protocolli” del 1912.

Page 19: CHIESA VIVA n. 352-lug-ago 2003

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“Chiesa Viva” *** Luglio-Agosto 2003  19

Lettere

alla Direzione

SEGNALIAMO:

«Guardati dall’uomo cheha letto un solo libro».

(S. Tommaso d’Aquino)

CHI COMANDA IN AMERICAdi Maurizio Blondet

In “Chi comanda in America” si analiz-za chi sono i componenti principali del-l’establishment U.S.A.; in questo paese,ad esempio, viene istituita una festa na-zionale per celebrare il compleanno del

rabbino capo della sètta dei Lubavitchere il ministro della Difesa, Donald Rum-sfeld, ha inaugurato un’inquietante “pri-vatizzazione” del Pentagono (mercenariprivati, a contratto, formano ormai il 10per cento della forza armata spiegata suiteatri di guerra, dall’Afghanistan all’Irak);la strategia militare è appaltata a istituti diricerca privati, come il Defence PolicyBoard dell’americano israelita RichardPerle.Ora, Richard Perle (già dirigente dellaSoltam, fabbrica d’armi israeliana), siedecon il numero due del pentagono, PaulWolfowitz, e col numero tre, DouglasFeith, in un’altra “fondazione culturale”

privata: il Jewish Institute for NationalSecurity Affairs (JINSA).Qui, con i “consiglieri strategici” privatie filo-israeliani, compaiono generali e am-miragli che presiedono i consigli d’ammni-strazione delle grandi fabbriche di arma-mento a contratto per il Pentagono, il co-siddetto complesso militare-industriale.Nel JINSA si annodano le volontà politi-che convergenti, l’abitudine alla segretez-za, l’ideologia guerrafondaia, la disponi-bil ità di mercenari tecnologicamenteavanzati e, soprattutto, tecnologie militarie top secret che possono trasformare unBoeing di linea in un proiettile volante te-

leguidato, solo modificando il software delpilota automatico.Insomma, le competenze necessarie perattuare gli eventi dell’11 settembre e rea-lizzare, dietro la maschera dell’attentato“arabo”, un colpo di Stato.

Per richieste

2002 by Effedieffe EdizioniLargo V. Alpini, 920145 Milano

In Libreria

RAGAZZE  e  S IGNOR INEin cerca vocazionale, se desideratediventare Religiose-Missionarie”

 – sia in terra di missione, sia restando in Italia –per opere apostoliche,

con la preghiera e il sacrificio,potete mettervi in contatto,

scrivendo, o telefonando a:

“ISTITUTO RELIGIOSO MISSIONARIO”

Via Galileo Galilei, 121 - 25123 BresciaTel. e Fax: 030 3700003

Alla Direzione:«Ringrazio ed esprimo la mia gratitu-dine a P. Villa per il suo intenso lavo-ro al trionfo della verità. Che il Signo-re ce lo mantenga ancora per tantianni! E lo benedica con le sue divinegrazie!..Mi fanno tesoro le cognizioni che ri-cevo da “Chiesa viva”. Sono un vali-do aiuto per smontare certe idee dif-

fuse tra i fedeli che spesso inceppa-no in situazioni dolorose...Purtroppo certi nemici esterni e “in-terni” lavorano diabolicamente pro-tetti!Un grazie di cuore e benedico ancheVoi care Sorelle!Nel Signore»

(Don S. T. - FI)

***

Egregia Direzione di “Chiesa Viva”,ho letto con tanto interesse

“Il vero volto dell’immigrazione”.Condivido pienamente il grido d’allar-me, le fondate preoccupazioni e i pe-

ricoli in cui noi possiamo incorrere senon verranno prese adeguate misureverso l’immigrazione clandestina, fat-tispecie musulmana.La scena che si presenta è orribile,anche perchè l’umanità è afflitta dainquinamenti che stanno rovinandogli elementi spirituali e naturali ne-cessari per la vita... Lei vede con

obiettività le meschinità italiane e gliintrighi internazionali. Le evidenze cimostrano che i ret tori di questo“mondo” rendono le persone semprepiù prive di valori: coscienze mar-chiate da ferri roventi, bruciate daimezzi di comunicazione, usati per di-struggere le menti e i cuori, così i fa-natismi politici e religiosi trionfano!..Distinti saluti!

(R. C. - Treviso)***

Rev.mo Sacerdote Don Luigi Villa,sono abbonato alla Sua, per

me, gradit issima pubblicazione“Chiesa viva”, che mi è di sostegnoe guida.Le sono grato per quanto opera conl’augurio che possa sempre prose-guire con energia e abbia la soddi-sfazione che merita!

(Dev.mo don N. R. - MI)

***

Caro Don Luigi,al mio agurio di una buona esanta Pasqua, La prego di accettarequesta offerta a sostegno della titani-ca battaglia che Lei conduce per lasalvezza della nostra Santa Chiesa!Con stima e l’amicizia di sempre!Suo dev.mo

(Dott A. V. - Finale Ligure)

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20 “Chiesa Viva” *** Luglio-Agosto 2003

Diocesi di JiangmenLa Prefettura Apostolica venne staccata da Guangzhou il 31 gennaio 1924, ed af- fidata alle Missioni estere di Maryknoll.Nel 1927, il territorio venne elevato a Vi- cariato Apostolico.

McShane Daniel Leo

Sacerdote, Maryknoll. Nacque a Colum-bus, Indiana (Usa), il 13 settembre 1888.Era stato ordinato sacerdote a New Yorkil 10 novembre 1914. Morì “vittima dellozelo” a Luoding il 4 giugno 1927.

Cairns Robert J.Sacerdote, Maryknoll. Era nato il 21 ago-sto 1884; fu ordinato sacerdote il 18 mag-gio 1918, a Maryknoll (New York). Si tro-vava in Cina dal 1923, e dal 1931 lavora-va sull’isola di Shangcuang (Sanciano). Il14 dicembre 1941, venne arrestato dalleforze di occupazione giapponesi e, conogni probabilità, immediatamente ucciso.

ZhengLaico, sposato, domestico. Di circa 30anni. Fu giustiziato a Shangcuan, nel di-cembre 1941.

Rauschenback OttoSacerdote, Maryknoll. Nacque negli StatiUniti il 23 giugno 1898. Venne ordinatosacerdote il 15 giugno 1924. Fu ucciso il14 maggio 1945.

Tan Kei-yun GiuseppeSacerdote, diocesano. Nato nella zonadel delta del Fiume delle Perle intorno al1920, divenne sacerdote nel 1946. Morìin un campo di lavori forzati nel Turke-stan, intorno al 1957.

2 La chiesa di Satana, oggidel sac. dott. Luigi Villa

6 Una nuova “Pearl Harbor”? (1)

del dott. F. A.9 Occhi sulla politica

10 Documenta-Facta

12 La Modernità (5)di Sua Em.za Mons. Giuseppe Siri

15 I giganti del male- Winston Churchill - (1)di A. Z.

17 Giustizia monetaria nello Statodi dirittodel prof. avv. G. Auriti

18 Conoscere la Massoneria

19 Lettere alla DirezioneIn Libreria

20 Conoscere il Comunismo

LUGLIO-AGOSTO 2003 

SOMMARIO N. 352

LA CHIESA

DI SATANA,

OGGI

SCHEMI DI PREDICAZIONEdi p. Alessandro Scurani s.j.

Epistole e VangeliAnno B

(Dalla XXI Domenica del TempoOrd. alla XXV Domenica del T. Ord. )

contro Diocontro l’uomo

di Giancarlo Politi

MARTIRI IN PROVINCIA DI GUANGDONG

Conoscere

il Comunismo

MARTIRI IN CINA

Tang SimoneSacerdote, gesuita. Morto in prigione aZhaoqing il 9 gennaio 1956. Nato aNanhai, Guangdong, nel 1889, entrò neigesuiti nel 1910. Fu arrestato nel 1955.

Deng JungaoSacerdote, gesuita. Morì in prigione a

Zhaoqing l’8 gennaio 1956.He K’ai-man PietroSacerdote, diocesano. Era nato nel di-stretto di Nanyang intorno al 1915. Dietnìa hakka. Venne ordinato sacerdotenel 1943. Mori il 7 ottobre 1960, dopo ilsuo rilascio dalla prigione.

Li Seung-yu SimoneSacerdote, diocesano. Era nato intorno al1907. Venne ordinato sacerdote nel1935, a Penang. Morì di cancro il 5 ago-sto 1961, dopo il suo rilascio dalla prigio-ne.

Diocesi dì Meixian (Kaying)La Prefettura Apostolica venne staccata il

20 febbraio 1929 dal vicariato apostolicodi Shantou ed affidata ai Missionari diMaryknoll Nel 1935, venne elevata a Vi-cariato Apostolico.

Ford Francis XavierVescovo, statunitense. Missionario diMaryknoll. Nacque l’11 gennaio 1892 e fuordinato sacerdote il 5 dicembre 1917.Era stato uno del primo gruppo di missio-nari di Maryknoll. Partito lo stesso annoper la Cina, era stato assegnato a Jiang-men. In seguito, fu inviato a fondare lamissione di Kaying. Il 5 settembre 1935,venne ordinato Vescovo e nominato pri-

mo Vicario apostolico di Kaying. Il 23dicembre 1950, venne messo a domici-lio coatto. Dopo un processo pubblico,fu trasportato a Guangzhou e rinchiusoin prigione. Morì, probabilmente, il 21febbraio 1952. Il suo corpo venne se-polto dalle autorità in un cimitero pub-blico.

Ou Yang Dexiang AloysiusSacerdote, diocesano. Nato a Welle-

sley, Malaysia, nel 1910. Fu ordinatosacerdote a Hong Kong il 29 giugno1943. Morì in prigione il 23 dicembre (onovembre) 1960, in un campo di lavoroforzato nel Qinghai.

Lin Guoyong PaoloSacerdote, diocesano. Delegato epi-scopale. Era nato nel 1914. Venne or-dinato sacerdote nel 1941, a Roma. Èmorto in prigione nel 1967.

(continua)