Cesena IN Magazine - 01/2010

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Anno VII - N. 1/2 - APRILE - 2010 Cesena Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 19/09/2002 n. 29 - E 3,00 Ulisse Tramonti Un forlivese a Firenze Sant’Agostino in Alpe Quel che resta del passato Formaggi di Romagna Freschi di tradizione Nel segno di Teleromagna Gianluca Pagliacci e Gianluca Padovani

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Un mix tra architettura, mondo dell’informazione e turismo caratterizza il nuovo "IN Magazine” di Forlì-Cesena. Torna, dopo qualche mese, l'edizione cesenate, con una propria copertina e altri volti e storie dalla città malatestiana e territorio. Un territorio ricchissimo nel suo complesso di spunti.

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Anno VII - N. 1/2 - APRILE - 2010

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Ulisse Tramonti Un forlivese a Firenze

Sant’Agostino in Alpe Quel che resta del passato

Formaggi di Romagna Freschi di tradizione

Nel segno diTeleromagna

Gianluca Pagliacci e Gianluca Padovani

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Un mix tra architettura, informa-zione e turismo (e molto altro) ca-ratterizza il nuovo “IN Magazine”. Innanzi tutto, diamo un nuovo benvenuto all’edizione di Cesena, che torna con una propria coper-tina e altri volti e storie dalla città malatestiana e dal suo territorio.Un territorio ricchissimo, nel com-plesso, di spunti che andiamo a raccontare. A partire da Ulisse Tramonti, copertina di Forlì. Un romagnolo trapiantato a Firenze, un forlivese innamorato del ca-poluogo toscano, ma che non di-mentica la Romagna; dei cui beni culturali è uno dei massimi esper-ti. In particolare (e il set in cui è stato fotografato lo rende alquanto

palese), l’architettura italiana del primo Novecento, detta “Razionali-sta”; spesso nota anche come quella del Ventennio; anche per questo motivo a lungo oggetto di scarsa attenzione. Eppure, e il professo-re lo sottolinea in più occasioni, è un patrimonio di primaria rile-vanza. Di conseguenza, un valore turistico. Dopo anni di “silenzio”, l’interesse per questo “tesoretto” è cresciuto. Come non considerare, poi, che Forlì, il suo comprensorio e parte della Romagna, rappresen-tano quasi un unicum in Italia, per questo patrimonio? Solo Roma, Pe-scara, Latina, e poche altre realtà in Italia ne hanno di simile. La Ro-magna, oltretutto, è la patria di chi

(Mussolini) ha voluto tutto questo. Forse sarebbe ora di parlarne, non solo in episodiche iniziative o in in-terviste agli esperti in materia. Dal patrimonio passato su cui inve-stire al mondo della comunicazio-ne, il passo non è breve, ma su “IN Magazine” è solo di poche pagine, grazie all’intervista ai due Gianlu-ca, Pagliacci e Padovani, in cover su Cesena e ai vertici di Teleromagna. Informazione e comunicazione con i piedi saldi al territorio e lo sguardo rivolto al futuro.Teleromagna, da sempre, è attenta al mondo dello sport e al ciclismo in particolare. Anche la nostra ri-vista non poteva non soffermarsi, sempre col suo taglio “imprendi-toriale”, a un evento sportivo che nel 2010 compie 40 anni. È la Nove Colli di Cesenatico, “classica” del ciclismo amatoriale, in programma il 23 maggio. Abbiamo voluto ca-pire cosa significa, per l’economia della cittadina, un simile evento: le risposte sono state, ovviamente, trionfali. E davvero ci si aspetta un grande successo per l’imminente prossima edizione: nel giorno della gara e in quelli che la precederan-no; anche grazie all’arrivo di tappa, dopo 11 anni, del Giro d’Italia, ve-nerdì 21 maggio.Una prima parte di primavera da non perdere, dunque, da appro-fondire sulle nostre pagine, tra territorio, gastronomia, grandi passioni (non perdetevi l’articolo dedicato agli amanti del vintage!) e le tante rubriche che completano la rivista. Buona lettura!

Primavera ricca di Spunti

di Andrea Masotti

®

GiulianoResca

La mia avventuraimprenditoriale

Anna Mantice Imprenditrice verace

Sulle orme di Caravaggio Amabili resti

Umberto Mario Testoni La poesia nel paesaggio

Anno IX - N. 1 - FEBBRAIO - MARZO 2010

Ravenna®

Anno IX - N. 1 - FEBBRAIO - MARZO 2010

®F o r l ì

Anno XIII - N. 2 - APRILE 2010

UlisseTramonti

L'architettura, una passione "razionale"

Gianluca Pagliacci e Gianluca Padovani Nel segno di Teleromagna

Sant'Agostino in Alpe Quel che resta del passato

Formaggi di Romagna Freschi di tradizione

®

Andrea Minguzzi

Campione di normalità

Supplemento a “Ravenna IN Magazine” N. 5 - 2008

F a e n z a

Giuliano Gamberini Al volante... da 40 anni

Wellness in provincia Salute e benessere

Gianni Golfera Una memoria spaziale

Giuliano Gamberini Al volante... da 40 anni

Wellness in provincia Salute e benessere

Gianni Golfera Una memoria spaziale

®

Anno X - N. 1 - MARZO 2010

R i m i n i

NadiaUrbinatiRimini nel mio cuore

Riccione Bike Hotel Economia e turismo... a pedali

Federica Gif Simbolismi contemporanei

Mario Capicchioni Il liutaio magico

®

Anno V - N. 1 - MARZO/APRILE/MAGGIO 2010

Pesaro-Urbino

Hotellerie d’eccellenza L’arte dell’ospitalità

Monteciccardo Primavera in collina

Libri, musica e sapori Alleanza culturale

IvanoDionigi

Alla guida dell’Alma Mater

Anno VII - N. 1/2 - APRILE - 2010

C e s e n a

Ulisse Tramonti Un forlivese a Firenze

Sant’Agostino in Alpe Quel che resta del passato

Formaggi di Romagna Freschi di tradizione

Nel segno diTeleromagna

Gianluca Pagliacci e Gianluca Padovani

Editoriale |

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Sommario

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IN Magazine | 5

Edizioni IN MAGAZINE S.R.L.Redazione e amministrazione:Via Napoleone Bonaparte, 5047100 Forlìtel. 0543.798463fax 0543.774044

www.inmagazine.it

[email protected]

Stampa: Graph S.N.C. - San Leo (PU)

Direttore Responsabile:Andrea Masotti.

Redazione centrale: Andrea Biondi, Valentina Bucchi, Francesca Renzi.

Progetto grafico: Lisa Tagliaferri.

Impaginazione: Francesca Fantini.

Controllo produzione e qualità: Isabella Fazioli.

Ufficio commerciale: Gianluca Braga.

Collaboratori:Mariavittoria Andrini, Annalisa Balzoni, Barbara Baronio, Michelangelo Bucci, Paola Francia, Elide Giordani, Francesca Leoni, Sabrina Marin, Francesca Miccoli, Matteo Ranucci, Giorgio Sabatini, Gianmaria Zanotti, Gabriele Zelli, Roberto Zoli.

Chiuso per la stampa il 12/04/2010

Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

3 Editoriale|

6 Annotare| Brevi IN

12 Essere| Ulisse Tramonti

18 Esporre| Salone del Mobile 2010

20 Gestire| Gianluca Pagliacci e Gianluca Padovani

26 Approfondire| Cesenatico e Nove Colli

30 Camminare| Sant’Agostino in Alpe

37 Ricostruire| Oltre la frana

40 Degustare| Formaggi di Romagna

45 Ricordare| 100° Anniversario del primo volo

48 Abitare| L’attico in città

52 Interpretare| Forlivesi e cesenati “vintage”

58 Vincere| Francesca Modica

60 Migrare| Luca Briganti

62 Visitare| Fotografie sul set, tra Forlì e Cesena

64 Leggere| Novità in libreria

66 Scegliere| Shopping

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MEGAforlì e un mondo sostenibile

Forlì - MEGAforlì dedica l’intero mese di aprile al progetto “Ri-usO/

azioni per un mondo sostenibile”, con la mostra “What was will be” (fino al 30), a cura di Luca Scarpellini,

e un calendario pensato per affrontare temi inerenti al progetto.

Scarpellini, con il marchio useDesign (www.usedesign.it), realizza pezzi

unici riciclando oggetti di scarto, recuperati da ferrivecchi, mercatini e sfasciacarrozze. In collaborazione

con Cultura Progetto, ha inoltre tenuto a marzo un workshop

sul design anonimo italiano per realizzare oggetti di design ricavati

da materiali di scarto. La mostra vede esposti i migliori progetti dei

partecipanti del corso e le nuove produzioni di useDesign. Per

conoscere le iniziative del progetto: www.megaforli.com

Il Cyrano, secondo Forchette e The Theatre

Forlì - Teatro delle Forchette e Accademia Teatrale The Theatre,

portano insieme in scena Cyrano De Bergerac di Edmond Rostand per

la regia di Massimiliano Bolcioni al Diego Fabbri il 22 maggio prossimo.

Sul palco gli allievi di Theatre, alle prese con il testo del celebre

drammaturgo francese. La direzione artistica dell’Accademia è del regista

e attore Stefano Naldi, che ne è anche docente assieme, oltre che a Bolcioni,

ad Antonio Sotgia, presidente del Teatro delle Forchette. Oltre a

loro gli allievi incontrano durante master di approfondimento anche

insegnanti esterni, selezionati in funzione dei propri metodi personali

e professionisti in discipline quali danza indiana, scherma, canto

musical e lirico.

Il gemello di Michele Leoni

Forlì - La vita di Lajos, un rapinatore serbo-croato, s’intreccia a quella di Matteo e Luca, gemelli nati la stessa notte in cui il malvivente, ricercato per omicidio, è costretto a scappare dall’Italia per tornare in patria. Un legame suggerito, una vicinanza tra personaggi, che poi svelerà nel dipa-narsi della trama de Il gemello (Stampa Alternativa), nuovo libro del giudice Michele Leoni.Una sola notte, due storie: un uomo in fuga dal suo stesso destino e due neonati che si affacciano alla vita. Due situazioni apparentemente di-stanti, parallele ma annodate l’una all’altra; il lettore sin dal principio avverte una tragica e inevitabile attra-zione tra le storie di Lajos e di Matteo e Luca. Sullo sfondo Leoni tratteggia, con precisione e ricchezza di dettagli, la violenza delle guerre di Vukovar e Sarajevo. L’autore s’inserisce in quel fortunato e prolifico filone di uomini di giustizia che, prestati alla letteratu-ra, come Gianrico Carofiglio e Massi-mo De Cataldo, grazie alla profonda conoscenza dei drammi umani legati al crimine riescono a restituire un af-

fresco vivissimo della società e della psicologia dei personaggi, vittime e carnefici al tempo stesso. “Il libro di Leoni ha un elemento particolarmen-te affascinante (…): è un mito moder-no, gli dèi dell’Olimpo si sono vestiti da miliziani, le dee si sono camuffate da casalinghe, ma sempre un mito è, e con i miti c’è poco da scherzare…” (dalla postfazione di Carlo Flamigni). Michele Leoni, Il gemello, Stampa Al-ternatica, euro 13,00.

20 anni di CNA Impresa Donna

Forlì - La sezione provinciale di CNA Impresa Donna ha festeggiato il suo ventennale lo scorso 30 marzo, con un evento dal titolo “Gli occhi delle

donne” al Naima Club. Musica e sfi-lata, in cui protagoniste sono state le stesse imprenditrici; nell’ambito dell’evento, inoltre, un mercatino di solidarietà ha permesso di raccoglie-re fondi a favore di donne imprendi-trici in Costa d’Avorio. Ospiti della serata, oltre alla presidente onoraria regionale di CNA Impresa Donna, Elisa Dall’Olio, l’Assessore comunale Maria Maltoni, fino a pochi mesi fa responsabile di CNA Impresa Donna Forlì-Cesena.

Annotare | Brevi IN

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Nuovi vertici al “Masini”

L’Aida Colossale sbarca a Forlì

Forlì - Il Comune ha nominato i nuovi vertici del Liceo Mu-sicale “Angelo Masini”. La carica di Presidente è stata asse-gnata a Paolo Rambelli che sarà coadiuvato da altri quattro componenti del Consiglio di Amministrazione: Roberta Brunazzi, Giovanna Gatta, Pierpaolo Sedioli e Valter Fran-co Valmori. L’incarico ha una durata corrispondente al mandato amministrativo, e le cariche sono a titolo gratuito.

Forlì - Per la prima volta in Emilia Romagna, al Palacre-dito di Romagna (ex-Palafiera), si svolgono il 30 aprile e il 1° maggio due rappresentazioni dell’opera di Giusep-pe Verdi in forma colossale, con 300 artisti, di cui 200 dell’ensemble, 100 comparse e 50 tecnici, scene maesto-se con una piramide di 12 metri d’altezza, un tempio e obelischi egizi di 10 metri nel quadro di una scenografia nuovissima. Costumi e decorazioni sono stati prodotti e lavorati a mano in Egitto, come i collari di perle e pietre dure, i vari ornamenti e i costumi sfarzosi. Il progetto è proposto dalla Impresa Lirica di Zurigo, attiva in molti Paesi del mondo, in particolare in grandi arene e stadi, Artisti italiani come i soprani Stefania Spaggiari e Silvia Balistreri, il mezzosoprano spagnolo Ines Olabarria, i tenori drammatici Alberto Angeleri e Stefano Lacolla, il baritono fiorentino Andrea Rola e il basso Dante Muro portano in palcoscenico la storia della schiava etiope in-namorata del condottiero egizio Radames. I biglietti sono in vendita su: www.vivaticket.it e, a Forlì, presso la Rice-vitoria-Chiosco Leoni in Corso della Repubblica, Muffa Abbigliamento in via Carlo Cignani e Romagna Concerti, in via Campo di Marte. A Cesena al Centro Commerciale Lungosavio. Over 65 e studenti hanno il 10% di sconto su tutti i biglietti, il 15% i soci Cral.

FORLì, via Monteverdi, 4 tel. 0543.473177 - fax 0543.781626 www.delorenziceramiche.it - [email protected]

Alla ricerca dell’eccellenza

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Apre la gastronomia “Madamadorè”

Cesenatico - Un nuovo locale, ideale per gustare prelibati piatti d’asporto a casa propria, o in loco, grazie a 10

posti a sedere sul plateatico: è la gastronomia “Madamadorè” di viale Trento 51, a Cesenatico. Specialità di carne e pesce, cucina internazionale

e tradizionale, cestini per pranzo in spiaggia e consegna (e chef) a domicilio. è l’ampia proposta di

Francesca Corica, titolare del locale, giovane ma forte di un’importante

esperienza nel settore.

Nuovo fiduciario per la condotta Slow Food

Forlì - Giuseppe Tolo è il nuovo fiduciario della Condotta Slow Food.

Succede a Lia Cortesi. Il nuovo responsabile ha rinnovato l’interesse

della Condotta verso l’educazione al cibo ai bambini, in particolare

portando a compimento il progetto “Un Appennino di Orti”, che ha già

coinvolto durante quest’anno 10 classi di varie scuole del territorio.

I prossimi quattro anni saranno l’occasione per continuare il lavoro

dedicato all’educazione del gusto, in manifestazioni pubbliche come la Festa Artusiana, l’organizzazione di

due Master of Food e serate in cui valorizzare i produttori locali. La

Condotta di Forlì, nata a fine anni ’90 ad oggi conta più di 170 soci.

www.slowfoodforli.it

Il Girobio in Romagna

Cesenatico - La città della Nove Colli torna ad ospitare il Girobio, la corsa riservata ai ciclisti dilettanti

under 27. Per il secondo anno consecutivo, Cesenatico aggiunge

al ricco calendario di manifestazioni ciclistiche un altro prestigioso appuntamento: il 17 giugno, la

sesta tappa, la Castelfranco Emilia-Cesenatico, arriva al mare

dopo 150 chilometri di pianura. Alla presentazione del Girobio è

intervenuto anche il sindaco Nivardo Panzavolta. “Il Girobio - ha detto - è

un’iniziativa importante e Cesenatico vuole essere vicina ai giovani atleti.

L’esperienza del 2009 è stata positiva e vi aderiamo con entusiasmo, per

proseguire e consolidare il connubio fra la nostra città e la bicicletta.”

Riapre il giardino della “Saluma”

Cesenatico - Ben nota ai gourmand per la sua cucina artigianale fatta di sapori semplici e gustosi, la gastrono-mia “Saluma”, in viale Trento 21, ria-pre il suo giardino estivo. È il luogo per degustare all’aperto le specialità dello chef Roberto Della Pasqua e anche un punto d’incontro per stare insieme. L’arredamento dello spazio estivo è essenziale: sedie e tavolini in legno con sottopiatti in rafia intrecciata. Una scelta minimale, perché il prota-gonista qui è il piatto, realizzato sem-pre con prodotti freschi e stagionali che valorizzano le loro caratteristiche ed esaltano i sapori. www.saluma.it

Luciano Rossi presenta l’ Osteria del Viale

Cesenatico - Un nuovo tempio del gusto, in viale Carducci, proposto dall’ex patron del Ristorante Da Pino e attualmente alla guida anche del ri-storante Luciano, in via Saffi, sempre a Cesenatico. È l’Osteria del Viale, che ha inaugurato proprio in occa-sione del weekend pasquale, lo scor-so 1° aprile. Negli ambienti dell’ex gelateria Nuovo Fiore, il nuovo loca-le è gestito da Luciano Rossi con la moglie Maria Brigliadori (nella foto,

insieme alle loro due figlie). Ambien-te moderno, informale e accogliente, l’Osteria del Viale si propone sia per un pranzo “veloce” sia per una ricca cena in coppia o in compagnia. Lo spazio estivo allarga di 80 coperti gli spazi del ristorante. Ovviamente il pesce è la specialità, con un ottimo rapporto qualità/prezzo. L’Osteria è aperta tutto l’anno, a pranzo e cena. Resta chiusa il lunedì, escluso a giu-gno, luglio e agosto.

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Tatiana Morelli alla guida del vino di Predappio

Predappio - Si è rinnovato il consiglio di amministrazione

della locale Associazione per la promozione del Sangiovese, realtà che riunisce 10 aziende del luogo.

Nata nel 2006, l’associazione ha un nuovo presidente: Tatiana Morelli.

Già consigliere dell’Ente Tutela Vini, è titolare insieme al marito di Tenuta

Godenza. Fra i principali obiettivi del nuovo mandato, promuovere

ulteriormente la conoscenza e la cultura del Sangiovese, che ha un legame strettissimo col territorio

di Predappio. Questo attraverso l’organizzazione di una serie di eventi, il più importante di quali è “I tre giorni del Sangiovese”, dal 3 al 5 settembre.

La chirurgia di domani, convegno a giugno

Forlì - Il futuro della chirurgia italiana si dà appuntamento in città, dal 16 al 19 giugno, in occasione del

XXIII° Congresso Nazionale Spigc, Società Polispecialistica Italiana dei Giovani Chirurghi. Oltre alle nuove leve, l’evento richiamerà

anche centinaia di professionisti in rappresentanza delle principali

scuole chirurgiche italiane. Presidente del congresso è il dottor

Davide Cavaliere, dell’Unità Operativa di Chirurgia e Terapie Oncologiche

Avanzate dell’Ausl di Forlì; presidente onorario il prof. Giorgio Maria

Verdecchia, direttore dell’Unità. “Ottenendo di essere sede del XXIII°

Congresso Spigc - ha commentato Verdecchia - Forlì si conferma ai

vertici della sanità per innovazione e nuove tecnologie, al pari di altri

grandi centri italiani.” I lavori si articoleranno su tre sedi: Auditorium

Cassa dei Risparmi, palazzo della Provincia, Camera di Commercio.

Marittima Srl raddoppia con Cucinelli

Bologna - Un nuovo monobrand Bru-nello Cucinelli ha inaugurato, a fine marzo, in Emilia Romagna. A effet-tuare l’operazione, la società forlive-se Marittima Srl, guidata da Daniele Benini, che dopo la prima apertura a Milano Marittima, ha fatto il bis a Bologna, in Galleria Cavour. Due le vetrine del negozio, delimitato ai lati da vetrate che lasciano vedere le colle-zioni uomo e donna. Oltre 140 mq, su due piani, per il nuovo spazio, realiz-zato con materiali naturali dalle tinte

chiare, arricchiti dall’inserimento di mobili della tradizione umbra, re-interpretati in chiave moderna.

Nicole, design per tutte le Occasioni

Forlì - Design, arte oggettistica, tec-nologia; video e audio, luce e colore: tutto questo è Nicole, in viale Matte-otti 33. L’idea nasce a Imola, a inizio

anni ’90. Un progetto che, nel 2009, riparte da Forlì, guardando in parti-colare al design: Nicole collabora con aziende d’avanguardia, portando in un unico concept store idee provenienti dall’Italia e dal mondo, originali per invenzione e creazione, unendo an-che tecnologia a ecologia. Peculiarità del negozio è dare spazio agli oggetti per quel che sono, sia a quelli creati da celebri designer sia a quelli realiz-zati da giovani creativi, per “accesso-rizzare”, ad esempio, il proprio i-Pod. Dal complemento d’arredo all’ulti-mo gadget tecnologico, fino ai nuovi Mac. Tutto questo è Nicole.

Gerard Rosés al Museo della Marineria

Cesenatico - Ha inaugurato lo scor-so 10 aprile l’esposizione dell’artista catalano, che utilizza il cartone come supporto in pezzi piccoli e monumen-tali e tra le loro ondulazioni riflette la joie de vivre. I suoi dipinti “espressioni-sti” raffigurano bagnanti, spiagge, fi-nestre aperte sull’acqua, invitando lo

sguardo a penetrare il mare. Gerard Rosés, nato a Barcellona nel ’44, oltre a continuare la sua attività artistica, insegna pittura nella Casa di Cultura di Teià. La mostra, aperta fino al 23 maggio, è visibile nei giorni festivi e prefestivi, dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 19. www.museomarineria.eu

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Nuovi materiali per la “Strada”

Otosan sceglie l’energia del Sole

Forlì - La Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli di Forlì e Cesena ha presentato, lo scorso 31 marzo, una “collana” promozionale, dall’immagine coordinata: la nuova guida di 96 pagine, con 13 “Itinerari di fascino” legati a conte-sti e personaggi della storia di Romagna; la cartoguida, con il rilievo dell’itinerario della Strada e la collocazione geografica delle aziende aderenti; infine, il catalogo dei prezzi dei servizi delle aziende associate. www.stradavinisaporifc.it

Forlì - È terminata a febbraio la costruzione dell’impian-to fotovoltaico che ricopre l’intero tetto del capannone dell’azienda Otosan, in via degli Scavi a Forlì. Un forte investimento per l’impresa, attiva dall’89 e che esporta i suoi prodotti in oltre trenta paesi in tutto il mondo. La strada scelta è quella verso una “green economy” con la quale si intende, oltre all’utilizzo di energia rinnovabile, una riformulazione dell’indirizzo industriale attraverso un nuovo rapporto tra natura e uomo. Il titolare, Massi-miliano Gianardi, sottolinea che l’azienda è da sempre caratterizzata da una grande attenzione all’ambiente e ricorda che i 144 pannelli installati eviteranno nei pros-simi vent’anni l’immissione di oltre 618 tonnellate di ani-dride carbonica e di 1355 chili di ossidi di azoto e loro miscele. “Di fronte ad un periodo difficile come questo - afferma - in cui la crisi si è fatta sentire in tutti i campi, abbiamo deciso di rispondere in maniera lungimirante, investendo in energie pulite. È una scelta coraggiosa, ma sono convinto dell’importanza del progetto, che renderà possibile diminuire ulteriormente l’impatto ambientale dell’azienda.” www.otosan.it

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Spirito romagnolo ma innamorato della città toscana. E proprio per amore dell’architettura, Ulisse Tramonti sceglie Firenze per gli studi e, oggi, per la sua attività di docenza universitaria. Il professore è tra i massimi esperti italiani di architettura razionalista, movimento del primo ‘900 che ha proprio a Forlì e in Romagna uno dei suoi territori di riferimento.

testo Roberto Zoli - foto Giorgio Sabatini

Un forlivese a Firenze

Fiorentinod’adozione, innamorato oltre ogni limite della città tosca-na, ma forlivesenell’animoenel-letradizioni, non rinnega questo doppio “status”, anzi ne fa titolo di merito, perché gli ha consentito di cogliere il meglio di ciò che diver-se culture gli offrivano. Banalità? Forse per molti, non per chi, come UlisseTramonti, della cultura, se-gnatamente l’architettura, ha fatto oltre che una passione, anche una ragione di vita. E quale località ita-liana può meritare il titolo di città d’arte se non Firenze! Ecco spie-gato questo suo felice peregrinare dalla Romagna, dove ancora vive la madre, a Firenze, dove abita con la famiglia e dove, in università, ricopre il ruolo di professore ordi-

nario di Progettazione Architetto-nica e direttore del Dipartimento di Architettura Disegno, Storia e Progetto. Nato a Forlì nel 1946, ha studiato al Liceo Artistico di Ravenna. Iscrittosi poi ad Archi-tettura a Firenze ha conseguito la laurea e, poco dopo, èrisultatovincitorediunconcorsoall’internodellastessaFacoltà.Poichéeraob-bligatorialaresidenza,algiovaneUlissenonèrimastoche“prendercasainloco”. Una decisione che, come detto, non gli è costata fatica e gli ha permesso di svolgere una brillante carriera universitaria. L’architettura è la sua grande pas-sione, al cui studio ha dedicato e dedica tuttora gran parte dell’im-pegno, ma, da uomo concreto, non

ha trascurato neppure gli affetti. Sposato con Giovanna, di origine ligure, ha due figlie. Giulia, 28 anni, avvocato, impegnata negli studi per accedere alla carriera di magistrato, la seconda, Daria, 24 anni, studentessa a Napoli di Inge-gneria Navale. Una bella famiglia, affettivamente unita, anche se le vicende personali di ciascuno a volte portano a brevi momenti di distacco. Tramonti, docente uni-versitario a tempo pieno, dirige il suo dipartimento che vede un centinaio di persone coinvolte in questo lavoro. Profondo e atten-to ricercatore vanta una notevole mole di pubblicazioni, soprattutto su Forlì e il circondario. “È una scelta fatta circa una venti-

Essere | Ulisse Tramonti

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A fianco Ulisse Tramonti durante una presentazione in biblioteca. In basso a destra, insieme a Luciana Prati e Gabriele Zelli. In apertura, ritratto davanti ai mosaici all’interno dell’ex Collegio Aeronautico di Forlì.

na di anni fa - sottolinea - quando vinsi la cattedra di Carattere degli Edifici. Poiché non era un esame progettuale, ma richiedeva un ric-co programma di ricerca, inizia l’attività. All’epoca, eravamo cir-ca negli anni ‘90, frequentavano numerosi studenti di Forlì che di-mostravano interesse per l’archi-tetturadelVentennio, mentre per-sonalmente ero impegnato in un seminario dal tema ‘Architettura e potere’. Cosa di meglio, allora, che studiare proprio questo periodo storico e di grande sviluppo per l’architettura? Anzi, credo si pos-sa affermare che quella degli anni ’30 sia veramente l’ultima grande manifestazione di creatività del

‘900, con una sua precisa ragione di essere. Ci sono state demolizio-ni in moltissime città italiane, mal’architetturasieradimostratalostrumentopiùimportantedicomu-nicazioneperilfascismo e Mussoli-ni, che probabilmente poco capi-va di costruzioni, sapeva cogliere i momenti opportuni, dando un grande impulso al settore. Così si spiega perché dal 1932 al ’36 si sia vissuto il periodo più luminoso che portò l’architettura a livelli di as-soluta libertà e inventiva. Dal ’37 in avanti, con Marcello Piacentini, deus ex machina della situazione, si passò invece ad un’altra forma di architettura, definita giustamente di regime.”

Esempinerimangonomolti,inRo-magnaesegnatamenteaForlìdovealcunicomplessiesprimonoalme-glioquestoconcetto:l’exCollegioAeronauticoelaCasadelBalilla.“Mi auguro, a questo proposito, che quest’ultima, costruita fra ’33 e ’35, su progetto di Cesare Valle, venga al più presto restaurata per-ché è un esempio straordinario di nuova tipologia di costruzione, all’epoca non ancora presente in Europa, perché costituiva unodeiprimiesempidicentroculturale,socialeesportivo. Ma numerose altre sono le costruzioni che me-ritano attenzione. Pensiamo a Pre-dappio, (su cui a settembre uscirà una sua pubblicazione, ndr) nato per celebrare l’uomo Mussolini con la realizzazione di progetti straordinari, come la Casa del Ba-lilla, quella del Fascio e la chiesa intitolata a Sant’Antonio da Pado-va. Interessante ricordare che fon-damentale, per lo sviluppo urbani-stico, fu la presenza di Florestano di Fausto. Chiamato in Romagna in quanto protetto dal marchese Paolucci di Calboli, capo di gabi-netto del Duce, ridisegnò la città, cassando, in pratica, il progetto, con caratteristiche pseudo liberty, redatto dall’ufficio tecnico del Ge-nio Civile. Una ulteriore curiosità viene dalle analogie stilistiche che si trovano nell’architettura di Ti-rana. In quegli stessi anni, infatti, Florestano di Fausto lavorava an-

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che oltre Adriatico e portò lo stile messo in essere a Pre-dappio anche in quella città.”Da buon insegnante, il professor Tramonti si contrad-distingue, nel modus narrandi, per semplicità, chiarezza e comprensione. Iltonostessodellavoceèmodulatocongarboeabilitàasecondadell’importanzadell’argomento. Pieno, ma non fastidioso, quando vuole sottolineare un particolare, sommesso e di un’ottava più basso, quando ciò che sta per dire richiede concentrazione. Ed è così che risponde alla domanda, per la verità piuttosto infida, su come appaia oggi Forlì dal punto di vista architettonico.“Credo sia bene sottolineare le difficoltà che s’incontra-no, non solo a Forlì, nell’amministrazione dell’urbanisti-ca. Nellanostracittàcisonocosedigrandissimopregio,

comeilCampusUniversitarioelastraordinariaristrut-turazionedell’exConventoSanDomenico. Essendo anche responsabile della cultura del FAI della Toscana, porto spesso gruppi a visitare il San Domenico e debbo dire che restano sbalorditi dal complesso, ma anche dalla città con una struttura medioevale di ottimo livello e oggetti archi-tettonici di grande importanza come Monte di Pietà, San Sebastiano e lo stesso Palazzo della Prefettura altra opera ristrutturata durante il fascismo e che conserva all’inter-no l’appartamento di Mussolini, con mobili originali e lampadari di Venini: una testimonianza di quello che era

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il gusto decorativo, architettonico e d’arredamento degli anni ‘30 e ‘40. Lanostracittàhaunpatrimoniostraordinario,soprattuttonell’ar-chitetturaanni’30, e spero venga valorizzato. Ma il comprensorio non è da meno. Penso alle Terme di Castrocaro dell’architetto Tito Chini, struttura decò di grandis-sima raffinatezza e a quelle della Fratta. È sicuramente, quello, un periodo storico favorevole. Al nume tutelare viene chiesto moltissimo e lui risponde dando moltissimo. Se si guardano i documenti si scopre che molte cose erano finanziate personalmente da Mussolini, come il restauro del Chiostro di San Mer-curiale o il milione donato per la

scuola di viale Salinatore. Sarà che doveva riscattarsi dall’appellativo di ‘volta gabbana’; fatto è che ha dato molto, città e comprensorio ne hanno guadagnato.”Parlare di architettura con Tra-monti è rischioso come aprire una falla in una diga. Si finisce per es-sere sommersi, anche se, in verità, in modo piacevole. Risulta difficile cercare di spostare il discorso sulla vita privata e su come si presenta l’uomo, una volta deposti i panni del docente universitario. Mi ac-corgo subito che è quasi fatica spre-cata. “Quandononinsegnoviaggiomolto”, ribadisce. Un’affermazione che apre il cuore del cronista: vuoi vedere che finalmente ha scoperto

il lato “umano” del personaggio. Illusione: “Viaggio perché sono responsabile degli affari interna-zionali della Facoltà - spiega con un sorriso. Sono sempre in giro a tes-sere rapporti con facoltà straniere. Non solo, come direttore di Dipar-timento cerco di portare un po’ di denaro all’Università che vive un momento tragico, cercando di stipulare convenzioni e affrontan-do progetti di valenza europea.”Quando non insegna, spende il suo tempo come Presidente del Centro Associazioni Culturali Fiorentine che riassume in sé tutte le realtà che operano sul territorio. “Tutto questo però - tiene a sottolineare - non mi ha impedito di essere un padre presente quando le necessità lo chiedevano. Sono sempre stato attento al percorso formativo delle mie figlie e le seguo ancora.”Scopriamo, poi, tra le righe, che la musica classica e quella operistica costituiscono una sua passione e quando può viaggia all’estero, an-che se le mete puntano là dove c’è qualche cosa da studiare e valuta-re. Prima di salutarci, però, il pro-fessor Tramonti si “riscatta”. Non è più il cattedratico, ma un forlivese doc e stupisce con un “effetto spe-ciale”: “Sonoepensoromagnoloedabuonromagnoloamocucinare!”Una rivelazione che accompagna con una sonora risata. Domanda: sarà la verità o un modo per chiu-dere questa conversazione? IN

Il professore, oltre all’attività di docenza, ricopre altri incarichi di prestigio all’interno e all’esterno dell’Università fiorentina.

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Il 49° Salone Internazionale del Mobile torna a Milano dal 14 al 19 aprile. Negli stessi giorni numero-si gli eventi “fuori salone”. Tante le “nostre” aziende presenti: le forlivesi Astor Poltrone e Divani e Valmori (www.valmori1963.it), Atl Group (anche con i marchi Tre Erre e Roche Bobois), B&T, Dore-lan e Dorelan Bed (www.dorelan.it), Club House Italia, anche con i marchi Fendi e Kenzo (www.clubhouseitalia.com), Cierre Im-bottiti (www.cierreimbottiti.com), Gamma Arredamenti Internatio-nal (www.gamma-international.it), Il Benessere (www.poltroneil-benessere.it), Polaris (www.pola-ris3b.it) e Tumidei di Predappio (www.tumidei.it). Al contempora-neo Salone del Complemento d’ar-redo partecipano Novatex (www.novatexfabrics.com), Technogym (www.technogym.com) e Effegibi (www.effegibi.it).Eventi “fuori salone” vedono pro-tagonisti Bysteel (www.bysteel.it), Venerom (www.venerom.it), Rintal (www.rintal.com) e il pro-gettista Angelo Grassi (www.an-gelograssi.it).Abbiamo incontrato alcune realtà per conoscere in dettaglio le loro proposte: Dorelan (due stand in due diversi padiglioni) propone

materassi e complementi, core busi-ness dell’azienda, e i letti, che met-tono in evidenza l’intuito creativo dei designer della collezione. Per FendiCasa e KenzoMaison, oltre agli stand, si può visitare anche lo showroom di via Durini. CierreIm-bottiti presenta numerose novità di prodotti (pelli, colori, materiali e finiture) e di linea. “Per lo sleeping in leather - spiega Alberto Confic-coni - ‘potenziamo’ la nostra pre-senza, con cinque modelli di letti; oltre venti, invece, gli articoli gior-no, tra tavolini, complementi d’ar-redo, mobili, consolle. La pelle, come recita il nostro slogan living in leather, è elemento basilare della collezione, che comprende anche due nuovi modelli giorno di salotti componibili.”Tecnhogym presenta Run Personal, tapis roulant disegnato da Antonio Citterio, mischiato alla tecnologia di VISIOweb, primo display inte-grato per avere internet, tv e iPod durante l’allenamento.Passando al “fuori salone”, Vene-rom è tra i protagonisti, con la col-lezione Mood, di Natural Fashion by Roberto Semprini, in via Montenapo-leone 6/A: un ambiente bagno in cui l’azienda propone pavimenta-zione e rivestimenti in resina, con inserti in legno e corian.

Bysteel, al debutto nell’arredo con complementi caratterizzati dalla lavorazione dei metalli e nati per l’esterno, ma utilizzati anche in in-terno, presenta, al Superstudio in via Tortona, “Still Edges” e gli ele-menti della collezione 2010, pro-gettata dal designer Stefano Piro-vano, Roberto Rago e Paolo Zani, con l’apporto tecnico di Paolo Ga-bellini e del centro stile Bysteel. Rintal propone Stair System. “Presso lo showroom in viale Tunisia 30 - spiega Chiara Talenti - esponiamo questo sistema ‘rivoluzionario’, re-alizzato con Giugiaro Architettura, che consente di progettare una sca-la espressione della personalità del cliente, il quale dalla struttura ai gradini, dalla ringhiera al corrima-no, fino agli accessori, può renderla unica, e modificabile anche dopo l’acquisto.” Infine, dopo il succes-so dello scorso anno, nell’ambito di ZonaTortona Design, torna Or-tofabbrica. Presso il cortile in via Savona 37, AngeloGrassi presenta il progetto dedicato al fare creativo di qualità in cui design, architet-tura, moda, gastronomia e arte si mescolano a stile, ecosostenibilità e recupero dei materiali, del lavo-ro artigianale e della dimensione umana del fare. Evento clou, “Una serata nell’orto” sabato 17. IN

testo Andrea Biondi

La Romagna che Arreda

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Un amore cresciuto sull’etere e proseguito negli anni fino ai nuovi, importanti, progetti futuri legati al digitale terrestre. Gianluca Pagliacci, presidente del Comitato di Gestione dell’emittente cesenate, racconta, insieme al direttore generale Gianluca Padovani, l’avventura Teleromagna.

testo Elide Giordani - foto Gianmaria Zanotti

Nel segno di Teleromagna

Ne parla con le sfumature che si riservano a un grande amore. Ed è proprio così: GianlucaPagliacci si è innamorato di Teleromagna. Si è lasciato conquistare da un proget-to nato sull’onda del desiderio di salvare un’emittente storica dalla migrazione verso altri lidi ed oggi è profondamente coinvolto nella gestione di uno strumento di co-municazione che ha davanti a sé molti spazi di crescita e sviluppo. Il presidente del Comitato di Ge-stione della Spa proprietaria di Teleromagna, del resto, con la co-municazione in senso lato ha una frequentazione ultraventennale. Sono22anni,infatti,chesioccupadimarketingecomunicazioneperOrogel, il grande gruppo che da

Cesena ha rivoluzionato il mondo dei surgelati.“Ma poter vivere all’interno di un’emittente - commenta Pagliacci lasciando trasparire la sua soddi-sfazione -, partecipare alla sua ge-stione, contribuire alla sua attività attraverso un confronto costante e quotidiano, scambiare idee e progetti con persone che come me si occupano di marketing, co-stituisce una visione del mondo dell’informazione che ancora mi mancava. Rappresenta un arric-chimento personale notevolissi-mo; in più c’è il divertimento di partecipare a un’attività sempre ricca di novità. Ogni giorno c’è un avvenimento o un program-ma nuovo. Sono contentissimo.”

La soddisfazione, però, deriva anche da valutazioni che girano intorno all’identità del progetto Teleromagna. “Sitrattadiun’av-ventura nata dalla bellezza delterritorioincuioperiamo, sintesi di una filosofia aziendale tipica delle nostre imprese”. Dice, infat-ti, Gianluca Pagliacci, che spie-ga così un’operazione che rende merito anche alla passione che vi ha profuso AnnibalePersiani,fon-datoredell’emittente: “Ha saputo capire il valore della televisione in un momento in cui occorreva essere lungimiranti. Per una serie di vicissitudini, però, l’emittente stava per perdere i suoi connotati di territorialità. Equièvenutofuorilospiritodelleaziendecheoperano

Gestire | Gianluca Pagliacci e Gianluca Padovani

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inquestoterritorio. Lo spirito, la voglia e la forza di mettersi insieme per sfruttare delle opportunità o risolvere dei problemi. E in que-sta occasione l’impresa era salvare una voce della Romagna. Una voce che non si poteva lasciar spegnere, perché rappresenta qualcosa che mancherebbe. La tv nazionale, in-fatti, trascura gli ambiti locali.”“In questo contesto - ricorda Pa-gliacci - il Gruppo Orogel si è fat-to promotore della possibilità di salvare l’emittente senza perdere diritti e concessioni. Un progetto lungo e difficile, visto che la situa-zione era piuttosto complicata. Èstatoquasiunmiracoloesserriu-scitiasalvarel’emittente, e Orogel ne ha assunto la proprietà. Ma pro-

prio perché in questo territorio le aziende non sono conflittuali tra loro e tante sono le operazioni comuni (cita Romagna Iniziati-ve, Romagna Energia e altre che attuano sinergie per ottenere dei vantaggi o per portare avanti ini-ziative a livello sociale e solidale, ndr), appenaOrogelhaconclusoilprocessodiacquisizione,nel2004,hadecisodiaprireadaltrerealtàimprenditoriali.”Ne è seguita una risposta eccezio-nale: oggi, infatti, la compagine societaria è composta da 32 sog-getti, tra cui figurano le eccellenze aziendali di Cesena, Forlì, Raven-na e Rimini.Il gruppo di comunicazione che fa capo alla società Pubblisole

(ricavi annuali da 2,5 milioni di euro), che è la holding del gruppo (di cui fanno parte Teleromagna, Pubblisole Comunicazione e Pro-duzione, e Eventi Oggi), è retto da un sistema dualistico che prevede un Consiglio di Sorveglianza ed uno di Gestione. Il primo rappre-senta l’Assemblea dei soci, di cui è presidente Edo Lelli, e il secondo il Consiglio di Amministrazione, che ha a capo Pagliacci. Diretto-regeneraledelGruppoèGianlucaPadovani. Forlivese, 43 anni, impe-gnato nell’ambito della comunica-zione, anche lui da oltre 20 anni, Padovani ha lavorato nel gruppo Longarini (Le Gazzette) e ha avu-to importanti esperienze in seno a Nuovarete e San Marino Rtv, la te-levisione di stato della Repubblica del Titano.“Oggi - commenta Padovani - sia-mo l’emittente di riferimento per la Romagna anche grazie ad una precisa strategia. Negli ultimi anni le emittenti televisive private hanno puntato tutto sulla comunicazione d’azienda, noi ci siamo elevati e abbiamo mirato a fare opinione. Aquestohagiovatolaforzadelgrup-

A fianco e in apertura, Gianluca Pagliacci e Gianluca Padovani negli studi e all’esterno della sede di Teleromagna.

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po,checihaconsentitodiesseresempresopra leparti,maanchel’averallargatol’emittenteallere-altàprincipaliromagnole:abbiamoredazioniaCesena,Forlì,RavennaeRimini. Dunque tv di un territo-rio, non più city tv, che è il limite di molte piccole emittenti.” “Sentia-mo oggi di avere la responsabilità dell’informazione - puntualizza Padovani -, i grandi network non vivono più di informazione ma di gossip, reality e trash. Noi produ-ciamo ogni giorno 6 ore e 55 mi-nuti d’informazione locale.”E, dietro l’angolo, c’è una vera e propria rivoluzione. “A novembre di quest’anno - anticipa il diret-tore generale di Teleromagna - ciaspettaungrandepassaggio,quel-loaldigitaleterrestre. Aumenterà la nostra possibilità di mandare messaggi. Nel nostro contenitore ci saranno più emittenti, più con-

tenuti, più programmi, più canali tematici. Uno sforzo produttivo enorme che ci vedrà da novembre in campo con quattro contenitori: una Teleromagna generalista, una dedicata allo sport, una all’infor-mazione e l’ultima nata, Teleroma-gna Life Style. Quest’ultimo è un

canale tematico che porterà fuori lo stile di vita di questo territorio, inteso come cultura gastronomica, prodotti e benessere a tutto tondo.”“C’è chi definisce questo nuovo progetto un’avventura - conclude Padovani -. Ma con 32 soci il termi-ne avventura non è accettabile”. IN

Pagliacci e Padovani durante una trasmissione negli studi di Teleromagna.

Chi è Gianluca Pagliacci

La figura elegante, il tono pacato, il sorriso pronto. Gianluca Pagliacci - cesenate, 50 anni appena suonati, sposato, una figlia - è un uomo di pubbliche relazioni aiutato nel ruolo da una gentilezza di carattere che si smentisce raramente, benché appaia più riservato che esuberante. Unico neo la scarsa propensione alla puntualità, su cui, però, sa scherzare bonariamente. Laureato in Economia e Commercio è nato professionalmente all’interno del Gruppo Fruttadoro di cui fa parte oggi Orogel. Tra surgelati, marmellate e prodotti ortofrutticoli, ha iniziato la propria attività con una borsa di studio affiancando Davis Bonfatti che, all’epoca si occupava di comunicazione per il Gruppo. Da lì, attraverso una carriera caratterizzata da una crescita costante che ha accompagnato l’espansione stessa dell’azienda, si è occupato di marketing e comunicazione per tutte le molteplici esigenze del Gruppo. Orogel, tra l’altro, ha attuato importanti campagne televisive di comunicazione ed è stata sponsor di iniziative nazionali di grande risalto. Da molti anni direttore marketing del Gruppo, è presidente del Comitato di Gestione di Teleromagna dal 2005.

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Approfondire | Cesenatico e Nove Colli

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23 maggio: la Nove Colli celebra la 40esima edizione. Nello stesso week end, Cesenatico torna ad ospitare il Giro d’Italia. Il binomio tra le due ruote a pedali e la città balneare raggiungerà così il suo apice, in un mix di agonismo e accoglienza, strategico soprattutto a livello economico.

testo Barbara Baronio e Michelangelo Bucci

Tra Sport e Turismo

“Il cicloturismo a Cesenatico è cre-sciuto anno dopo anno, seguendo lo sviluppo della NoveColli, fino a diventare parte importante della vita economica e sociale della città. Ad oggi rappresenta un segmento importantissimo e un fattore chia-ve nell’allungamento della stagio-ne turistica.”Se le due ruote a pedali si sono in-trecciate a doppio filo con la città, divenendone uno dei simboli, gran parte del merito va alla manifesta-zione organizzata dalla società “Fausto Coppi”. A riconoscerlo è il sindaco NivardoPanzavolta che, negli anni, ha visto mutare un mez-zo di trasporto tra i più poveri in uno dei volani dello sviluppo cit-tadino.“Chi conosce Cesenatico con la Nove Colli poi ci torna, con la bici-cletta o la famiglia. Così a partire da questa manifestazione, giunta alla 40esimaedizione, si sono in-nescate una serie di importanti opportunità.”Nel 2010 Cesenatico tornerà adospitare,dopo11anni,unatappadelGirod’Italiaappenaduegiornipri-

madellapartenzadellaGranFon-do. E non è un caso che una parte del percorso della tappa, coincida con il tracciato della gara ciclistica amatoriale. Il Giro d’Italia, a sua volta, sarà preceduto di due giorni dall’arrivo della “Monaco di Bavie-ra - Cesenatico”.“È il frutto delle tante iniziative promozionali messe in atto da Co-mune, Gesturist e associazioni di categoria - spiega TerzoMartinetti, direttore della società pubblico-privata - che da anni battono le fiere del settore contattando gli operatori del turismo sportivo. Tra queste la fiera di Monaco ri-veste un’importanza particolare. Quest’anno stimiamo l’arrivo di 400 ciclisti dalla Baviera che pren-deranno poi parte alla Nove Colli. Presenze che, con il passaparola, aiutano anche il tradizionale turi-smo estivo”.Martinetti riconosce alla Nove Colli il merito di aver allungato il periodo della stagione turistica: “Non c’è dubbio che questa mani-festazione, vera punta di diaman-te del movimento cicloturistico e

simbolo stesso, sia per noi l’evento dell’anno e coincida con l’apertu-ra della stagione turistica per tutti gli alberghi. Ilsettoredelcicloturi-smomuoveunindottodi40milionidieuro e, al di là della tradizionale stagione estiva, rappresenta ormai la principale fonte di turismo per Cesenatico. I fattori decisivi di questo successo sono stati senza dubbio l’attività della società Fau-sto Coppi e la figura del grande Marco Pantani.”Un successo testimoniato dai nu-meri: “Ormai Cesenatico - pun-tualizza Martinetti - richiama 100milacicloturistil’anno,intuttiiperiodimaconunpiccoinprimave-ra.Diquestioltreil40%provienedall’estero.”Numeri frutto dell’impegno e del-la dedizione di moltissime perso-ne nel corso dei decenni: “Oltre alla Fausto Coppi vorrei ricordare - continua Martinetti - Dante Del Vecchio che, da presidente dell’As-sociazione albergatori, fu tra i pri-mi a spingere i colleghi ad offrire pacchetti specifici per cicloturisti. Del Vecchio fu un vero e proprio

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pioniere del settore, dotando per primo il suo albergo di strutture adeguate al nuovo target, adot-tando orari flessibili pronti a se-guire le esigenze del cicloturista e offrendo loro un menù dedicato, attento alla dieta. Se oggi moltissi-mi alberghi sono in grado di per-sonalizzare la propria offerta, lo dobbiamo a lui.”La Romagna è riuscita a conqui-stare il cuore di tanti turisti della bicicletta ma, allo stesso tempo, non è venuta meno la passione dei cittadini di Cesenatico per le due ruote: “Anche il rapporto tra ce-senaticensi e bicicletta è cresciuto assieme alla gara - rileva il sindaco - sia nel tempo libero, dato che il no-

stro entroterra offre itinerari adat-ti a tutte le difficoltà, sia nell’uso di tutti i giorni. Così, di pari passo, abbiamo sviluppato una rete di pi-ste ciclabili e parcheggi scambia-tori per fare in modo che la bici diventi il mezzo di trasporto prefe-rito per gli spostamenti in città.”UnasettimanasudueruoteIl binomio vincente tra città e bi-cicletta, negli anni ha portato alla nascita di altre manifestazioni ci-clistiche e non solo. In coincidenza della Nove Colli 2010, il program-ma è davvero denso, nell’ambito della settimanadel cicloturismo che ha il suo culmine dal 19 al 23 maggio. Il 19 sul Porto Canale leo-nardesco alle 17 è previsto l’arrivo del tour “Monaco - Cesenatico”, coi 250 cicloturisti della Baviera che dopo cinque tappe, per complessi-vi 700 km, giungeranno a Cesena-tico attraverso Austria, Trentino, Veneto ed Emilia Romagna, per partecipare alla Gran Fondo del 23. Prima, il 21, da Villamarina percoreranno la 6a tappa, da Ce-senatico a Sogliano al Rubicone passando dalle colline di Cesena, Longiano e Roncofreddo. Sempre il 21, poi, presso la colonia Agip ci sarà l’arrivo della 13esima tap-pa del Giro d’Italia, la Porto Re-canati - Cesenatico, che nel finale ricalca, come detto, il tragitto della Gran Fondo. Per i podisti è in pro-gramma la Nove Colli “running”: quest’anno si terrà il 22 maggio e anche la terza domenica di settem-bre. Nella prima data partenza e

A fianco, una “classica” immagine della primavera a Cesenatico: una coppia di cicloturisti con, alle spalle, le vele delle barche storiche sul Porto Canale. Sotto, tratto in salita della Nove Colli. In apertura, la partenza della Gran Fondo 2009.

I numeri della Nove Colli

12mila partecipanti, un indotto economico che muove sul territorio

introiti per circa 2 milioni e 200 mila euro, due percorsi (200 e

130 km), 40 anni di vita. La 40ª edizione ha chiuso le iscrizioni con

quattro mesi d’anticipo rispetto al via fissato per la mattina del 23

maggio. Nove “mitici” colli: Polenta, Pieve di Rivoschio, Ciola, Barbotto,

Monte Tiffi, Perticara, Pugliano, Passo delle Siepi e Gorolo. Tra gli

iscritti vi sono anche “volti noti” delle precedenti edizioni: Ilaria Lombardo, Barbara Lancioni e Fabio Sacchi, ossia i detentori

dei tre titoli 2009 (130 e 200 km femminile e 200 km maschile).

Tra questi si aggiunge anche Raimondas Rumsas, vincitore

in tre occasioni.

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Scorcio degli stand in piazza Andrea Costa durante la fiera “Ciclo e Vento”.

Le origini della Gran Fondo

Erano quattro o più amici al bar del Corso quando nel 1965 decisero di dare vita al gruppo cicloturistico Fausto Coppi (oltre 500 oggi i soci iscritti: è il gruppo sportivo

amatoriale più numeroso d’Italia). Gaetano Freschi, Tarcisio Pedulli, Vito Pagan, Gianfranco Casali, Guerrino Ciani, Giovanni Berlati, Domenico Razzani e Gianpietro Stignani. La scelta del nome, in onore del campionissimo, morto pochi anni prima. L’idea della Nove Colli arriva nel 1970 da Freschi, Casali e Brandolini: il 12 luglio di quell’anno, tra varie iniziative organizzate dal gruppo decidono di partecipare a un

raduno cicloturistico di 200 km in Svizzera. I tre intrepidi partono alla volta di Brunnen per conseguire il famoso “Brevetto Alpino”. Di ritorno, si mettono subito all’opera per

creare a Cesenatico un’impresa analoga, ossia il “Brevetto Appenninico”. Brandolini scelse il percorso e Casali lo mise in pratica curandone l’organizzazione. La data fissata

fu il 20 maggio 1971: il nome esatto coniato per l’occasione fu “Nove Colli - Brevetto Appennino di km 200 - 1° AUDAX Cicloturistico di Gran Fondo Sociale”. Alle 5 del

mattino, in 17, tra i quali anche l’attuale Presidente Onorario del Fausto Coppi, Arrigo Vanzolini, in partenza dal ritrovo abituale, il Bar del Corso. L’inizio di un’avventura che

oggi attrae a Cesenatico decine di migliaia di appassionati. www.novecolli.it

arrivo sono a Cesenatico, poten-do scegliere tra percorso corto (84 km), medio (158 km) e lungo (202 km), in cui si hanno 30 ore di tempo per giungere all’arrivo. Nella seconda data vi è previsto un unico percorso di 54 km, la parten-za è prevista da Montiano e l’arri-vo a Cesenatico. Il21-22maggio,traPiazzaCostaevialeCarducci,saràpossibilevisitareglistanddi“CicloeVento” l’esposizione di ci-cloturismo. In mostra biciclette, pezzi di ricambio, attrezzature, abbigliamento sportivo. E ancora, dal 21 al 23 tra Porto Canale e Via Armellini prenderà il via “M’amo camminando“- Nove colli a piedi - Cesenatico/Fumaiolo, camminata non competitiva dal mare alle foci del Tevere in tre tappe. Il 22 mag-gio con partenza dal Porto Canale e via Armellini alle 17 e arrivo in

piazza Marconi si terrà il Brevetto A.C.P. Randoneé by Night sulle stra-de della Nove Colli, memorial Da-rio Beltrambini.Ma gli appuntamenti ciclistici, come detto, proseguono tutto l’an-no: il 7° Memorial Marco Pantani, gara ciclistica internazionale che negli anni ha visto la partecipazio-ne dei campioni del pedale, proba-bilmente quest’anno non si terrà nella tradizionale data dei primi di giugno, ma potrebbe slittare verso la fine dell’estate. Il 10 e 11 settembre sarà la volta del neonato “1Day2Win”, gara a scopo benefico su circuito cittadino di 2,5 Km. E il 12 dello stesso mese è in program-ma la 3° “Pantanissima” con par-tenza e arrivo a Cesenatico: il sun-to degli itinerari e dei paesaggi fra mare e Appennino, che Pantani percorreva quando si allenava. IN

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Camminare | Sant’Agostino in Alpe

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Per gli appassionati di trekking, ma non solo, un’escursione da Ridracoli all’Alpe di San Paolo, fino ai ruderi della chiesa di Sant’Agostino. Luoghi dove la natura più bella ha preso il sopravvento.

testo Matteo Ranucci - foto Giorgio Sabatini

Quel che resta del Passato

I resti del campanile a vela, di muri e facciata sorgono su un altipiano a più di mille metri d’altezza; in una distesa verde ritagliata tra la vegetazione fitta che riveste i monti e le coste della valBidente. In uno squarcio, una tregua concessa dal-le creste nervose dell’Appennino. I prati di San Paolo sono la destina-zione di una sottile linea di terra e sassi che da Ridracoli risale a vista del Rio Bacine. Eraun’anticamu-lattiera. Teneva in contatto pode-ri d’alta montagna le case abitate confuse nella macchia, la parroc-chia di San Martino con la Chiesa

diSant’Agostinocostruitasull’Alpe. L’ondata d’emigrazione degli anni ’60 ha svuotato la stretta valle più in basso. I poderi sulla costa ver-so Casanova dell’Alpe e su quella opposta che sale verso San Paolo, sono disabitati e le case ridotte a rudere. Alcune sono sott’acqua dal 1982, quando fu terminata la diga e il grande invaso artificiale riempì il bacino tra le montagne. Ridracoli è il punto di partenza. Palazzo Giovannetti, trasformato in albergo, la cappella dedicata alla Madonna della Neve,ilponteaschienad’asinoconquelcheresta

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delmulinoedell’osteriadel“Ter-rore”. Gli abitanti di questo nucleo si contano su una mano: nel 1950 i parrocchiani erano più di 230, poi 120 dieci anni dopo e meno di 30 nell’80. SanMartino era una chiesa importante, risalente al 1531. La facciata, più volte rifatta per rime-diare alle crepe procurate dai ter-remoti, è elegante nel disegno. Ha un intonaco chiaro, rovinato dal tempo e una trifora divisa da esili colonne che dà luce agli interni. Era il fulcro della vita sociale. Nel 1961, annesse alla chiesa furono

istituite le scuole elementari. Sul piazzale si svolgevano feste e fiere del bestiame: quella del Birracchio, ogni 27 d’ottobre.Don Francesco Milanesi fu l’ulti-mo parroco, fino alla fine degli anni ’80. Ridracoli è oggi un luogo silenzioso, discreto, raccolto all’in-terno di un ambiente naturale ai margini del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falte-rona e Campigna. Il Bidente qui prende il nome dal paese e scor-re lento, sottile. Dall’abitatopar-teilsentiero.Eraunaviaseguita

Sopra, i ruderi del casolare tra i prati dell’Alpe di San Paolo. Sotto, il ponte a Ridracoli; in apertura, il rudere della chiesa di Sant’Agostino.

L’oratorio di San Paolo

La sua posizione era in vetta a un alto monte a poco più di 6 km

dalla val Bidente. Si chiamava Oratorio di San Paolo, apparteneva

alla parrocchia di San Martino nell’abitato di Rio degli Oracoli. Battuta dal vento e sottoposta a inverni inclementi, nel 1627 era

in pessime condizioni. Le stesse trovate successivamente. “L’altare è spoglio, se c’è qualche suppellettile è fradicia. Solo il calice e il messale sono decenti, conservati nella casa

vicina dove è depositata anche la campana, tolta dal campanile

dall’arciprete di Ridracoli, per timore che si frantumasse

cadendo dal campanile”, così la racconta mons. Missiroli in visita il 17 settembre 1705. Nel 1756 fu

restaurata e pochi anni dopo ancora in rovina. L’immagine di San Paolo

trovata in condizioni indecenti. Si hanno notizie di una nuova

ristrutturazione nel 1776, poi più nulla. Oggi non ne rimane traccia.

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persalireall’AlpediSanPaolo. A chi partiva a piedi le Galvane, una Maestà del 1700 costruita a torre squadrata, come un piccolo cam-panile, augurava i migliori auspi-ci. Questo percorso, poco oltre, è indicato dal segnavia CAI 233. La traccia segue in parte il fiume, si insinua poi in un territorio severo e pregiato. La vegetazione riem-pie il paesaggio e sembra avere il sopravvento. Ornielli, carpini, ro-verelle, aceri sono alberi comuni qui, fatta eccezione per la costa di roccia arenaria, instabile, aspra scavata dal Rio Bacine. Lungo il percorso si incontrano segni della presenza della comunità che viveva su queste montagne. Valdoppia era una casa a 700 metri di altitudine, sulla linea di questa traccia. La fa-miglia che fino agli anni ’40 viveva qui è stata allontanata da inverni

rigidi e solitari. Sisopravvivevaconpoco. Le grandi pietre sfumate di grigio delle pareti sono stacca-te. Rimangono solo appoggiate le une sulle altre e il tetto di lastre d’arenaria è crollato. Il sentiero prosegue obliquo sul pendio. Sfio-ra muretti in pietra costruiti per mantenere percorribili le tracce ed evitare che il terreno inclinato smottasse. Oltre uno sperone di roccia si vede ciò che rimane di Cà Ronconi: non vi abita più nessu-no dalla fine dell’800. Cisiaiutavaancheconlafede.Pregandoeco-

struendoluoghisacriperquandolaneveimpedivadiscendereaRi-dracoli. Lo testimonia una maestà di confine, al limite del territorio di competenza della parrocchia di San Martino con Sant’Agostino in Alpe. La salita diviene impegnati-va. Il terreno su cui si cammina più sconnesso. Si raggiunge un altro rudere che sulla carta è indicato con il toponimo Casette. Poco lon-tano, in bilico sull’argine sinistro della traccia, una grande quercia secolare. I fossati che scendono dal crinale di Poggio Squilla e Ronco dei Preti tagliano trasversalmente il cammino. All’improvviso il pae-saggio cambia. Alterminedelsen-tiero,allaconfluenzaconlastradaforestale,laboscaglialasciaspazioaunaltipianocheparericopertodaunfeltroverde,dallatintaaccesa. Vi pascolano bovini magri, di co-lore grigio chiaro e una colonia di daini e caprioli. In questa prateria a 1027 metri d’altezza ci si può ar-rivare solo a piedi. È un ambiente

A fianco, un secondo scorcio dell’antica chiesa, meta di culto degli abitanti di San Paolo e delle frazioni vicine. Sotto, panoramica dell’Alpe.

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inconsueto su queste montagne caratterizzate da un susseguirsi di conche ruvide, creste rivestite da fitta boscaglia e coste aride di arenaria. Rivolta ad est sorge una maestà dal basamento di pietra: la celletta intonacata di bianco e la copertura spiovente con un’ele-gante croce in ferro sulla vetta. L’ennesima impronta di fede sul percorso. San Paolo in Alpe è spe-ciale anche per le vicende che qui si sono consumate. Una di queste racconta di alcuni partigiani tra le fila del Comando Brigate Ro-magna che nell’aprile 1944 vissero qui, nascosti in un casolare basso e allungato, in attesa di vestiti, dena-ro e viveri lanciati dagli aerei allea-ti. L’altra storia parla di una chiesa. L’elegantecampanileavelaallacuisommità suonavano tre campanepareinequilibrioprecario. I muri spessi, diroccati come la sua fac-ciata, crollata a metà. Quasi com-pletamente nascosta da un bosco, la sagoma s’intuisce da lontano. Sant’Agostinofucostruitadaifratieremiti,risaleal1667accantoadunpiccoloromitorio. Emerge quasi fosse l’ossatura di un antico castel-lo. Fu in parte ricostruita dopo i terremoti del 1918 e ’19. Le crona-che delle visite pastorali racconta-

no tutte o quasi di una chiesa dai muri scrostati, un tetto da risiste-mare e arredi rovinati da freddo e umidità. Neve, gelo e vento la fecero crollare in modo lento ma inesorabile. Lestessecondizionipiegaronoalcunianniprimalare-sistenzadellepersone,diederolamossaallospopolamento,decima-ronoifedeli. Il vecchio edificio fu ridotto a rudere. Nel 1988 fu co-struita alcune centinaia di metri a valle la nuova parrocchiale in località Fiumari. La prateria disa-bitata di San Paolo in Alpe, quel che rimane dei suoi casolari, del ci-mitero di pietra e dell’antica chiesa rivive tuttavia come uno dei luoghi più seducenti di questa porzione di Appennino. IN

Informazioni

Partenza: Ridracoli; arrivo: San Paolo in AlpeDistanza: 5.5 km; Dislivello in salita: 600 metriDifficoltà: elevata; Rifornimento di acqua: Ridracoli, fonte presso Ca’ RonchiBibliografia e cartografia: 52 luoghi spirituali in Romagna, Edizioni IN Magazine, 2009; Carta escursionistica Parco Nazionale Foreste Casentinesi Monte Falterona Campigna, scala 1:25.000, Selca, 2005; Il popolo di Ridracoli, Stampa Nuova Grafica Santa Sofia, 1995

Esemplare di cervo al pascolo.

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Quando la Natura si ribella, mo-strando la sua forza e la sua poten-za, i primi pensieri vanno inevita-bilmente a chi ha perso le proprie cose, a chi non riconosce il panora-ma che circonda la propria casa. Anche nell’Alta Valle del Bidente, pochi chilometri a valle di Cornio-lo, a metà marzo il paesaggio è stato sfigurato da una grossa frana che, dall’Appennino, ha fatto scivolare verso il fiume Bidente una valanga di terra e alberi. A farne le spese sono state tre piccole case in legno e pietra, che durante i giorni di festa ospitavano alcuni villegianti, mentre gli abitanti di altri due edi-fici, per ragioni di sicurezza, han-

no dovuto lasciare le loro dimore rese inagibili dal disastro naturale. Ma, soprattutto, la frana ha travol-to la SP4, la provinciale che sale fino a Corniolo e Campigna, porta d’accesso da cui transitano gli abi-tanti per recarsi al lavoro o a scuola e centinaia di turisti diretti - ogni fine settimana - nel cuore del Parco Nazionale delle Foreste Casentine-si, Monte Falterona e Campigna. Corniolo e Campigna isolati dal resto della valle? No, dopo i primi attimi di smarrimento, in attesa del ripristino della SP4, ecco la so-luzione: la strada della Braccina, collegamento tra valle del Bidente e valle del Rabbi che, in circa 12

km, unisce Corniolo e Fiumicello di Premilcuore.Certo si tratta di una strada turi-stica, che non è nata come via di collegamento principale e che, per questo, necessita di alcuni inter-venti, ma è a tutti gli effetti “una bella strada, un vero percorso tu-ristico che attraversa il Parco Na-zionale”, afferma il dottor Gianlu-ca Ravaioli, dell’Unità Operativa della Provincia di Forlì Cesena con sede a Santa Sofia. “Sulla Braccina - prosegue Rava-ioli - la Provincia realizzerà im-mediatamente alcuni interventi urgenti per la messa in sicurezza: installerà l’adeguata segnaletica,

Dopo la frana di metà marzo, Corniolo e

Campigna continuano ad essere raggiungibili da

abitanti e turisti attraverso la strada panoramica

della Braccina. Mentre proseguono i lavori per il

ripristino della SP4.

testo Francesca Renzi - foto Giorgio Sabatini

La primavera di Corniolo

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Ricostruire | Oltre la frana

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specialmente per indicare le curve più pericolose, e si elimineranno i dossi artificiali precedentemente collocati per limitare la velocità. Insomma, i residenti e i turisti pos-sono tranquillamente percorrere il Passo della Braccina in auto (con mezzi inferiori alle 12 tonnellate) e in moto per raggiungere Corniolo, Campigna e tutte le località turisti-che del Parco.”Dalla città si sale lungo la valle del Rabbi, si arriva a Premilcuore e, alcuni km dopo il paese, si affron-ta il Passo della Braccina seguen-do le indicazioni per Fiumicello e Corniolo; in alternativa, si può percorrere la Bidentina da Forlì a Galeata, seguire le indicazioni per Premilcuore e, di nuovo, raggiun-gere Corniolo attraverso la Bracci-na. Da Corniolo, si imbocca poi la SP4 per salire in Campigna. Sostanzialmente, per chi sale da Forlì, i tempi di pecorrenza non si allungano affatto: in poco più di un’ora è possibile raggiungere Corniolo e Campigna. Ce lo con-ferma anche Leonardo Pisanelli, presidente della Pro Loco Cornio-

lo e Campigna, che invita i turisti a raggiungere l’alta valle: alberghi, ristoranti, negozi, bar e agrituri-smi, le strutture ricettive sono tutte aperte e anche la Pro Loco si atti-verà per organizzare iniziative con cui arricchire il tradizionale calen-dario estivo, in collaborazione con le altre associazioni. “I turisti che raggiungno Corniolo attraverso la Braccina - conclude Pisanelli - fanno un bel giro panoramico e nei boschi. Certo, per i residenti la priorità rimane la riapertura della SP4 ma su questo fronte stanno già lavorando gli enti di competenza.”Da Campigna (www.campigna.it), dove è scesa la neve anche durante le vacanze pasquali, Giorgio Ama-dori dell’albergo Lo Scoiattolo conferma che la frana sulla statale scoraggia alcuni turisti. Ad ogni modo, anche se la stagione sciistica sta volgendo al termine, gli “irridu-cibili” potranno ancora approfit-tare delle ultime passeggiate sulla neve prima che i colori e i profumi della primavera prendano, final-mente, il sopravvento, invitando a camminare nella foresta. IN

Da sinistra, Gianluca Ravaioli della Provincia, il presidente della Pro Loco Leonardo Pisanelli, Francesco Fabbri, responsabile del cantiere Massimo Conficoni e Michele Visani analizzano la situazione sul luogo della frana.

Badia di Sasso

Una seconda strada è stata cancellata dalla frana: la sterrata strada forestale che, proprio dal tratto di SP4 che ora non esiste più, saliva sul crinale fino a Sasso. Qui, dove nell’VIII secolo sorgeva un’antica abbazia, esiste oggi l’agriturismo Badia di Sasso. Adriano, uno dei gestori, racconta che da quando la montagna è crollata raggiungere l’agriturismo è più impegnativo, ma i clienti non si sono fatti scoraggiare. Per ovviare alla mancanza di una strada è stata realizzata una pista percorribile con un mezzo fuoristrada: Adriano e i suoi colleghi fanno la spola tra Sasso e la provinciale per accompagnare i loro clienti. Nonostante tutto, seppure con alcune disdette, l’attività non si è mai fermata e proseguirà come di consueto con menù tipici e iniziative speciali. www.badiadisasso.it

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FORLÌ C.so della Repubblica, 157 tel. 0543.34700 - [email protected]

I nostri clientidiventano anchenostri amici.

Orlando Ravaioli indossaocchiali Alain Mikli

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Ricette di lunga data per una passione

intramontabile: l’arte casearia Made in

Romagna. Siamo andati a conoscere alcuni tra i produttori di formaggi

freschi del territorio.

Sfiziosi, adatti ai palati più delica-ti - che non rinunciano alle note vivaci -, ideali per chi non perde di vista la linea e ricchissimi di calcio. Sono i formaggi freschi, alimento poliedrico perfetto per svariate declinazioni culinarie. C’è chi ama assaporarne l’aroma al naturale e chi sposarlo alle ma-terie prime del territorio per dar vita a primi piatti, bocconcini o dessert. Vantano in Romagna una ricchezza di usi e tradizioni, oltre che di varietà, come in poche altre regioni. Si pensi allo Squacquerone (Squaquaron), legato all’ambiente rurale e dalle origini antichissime,

se è vero che Antonio Mattioli, nel suo Vocabolario Romagnolo-Italiano del 1879, ricorda come lo scrittore Petronio Arbitro (I° secolo d.C.) parli di Caseum mollem riferendo-si proprio allo Squacquerone. Poi c’è la Ricotta (Recoctus), già nota a egizi, romani e greci, ottenuta dalle proteine del siero del latte e prodotto magro per eccellenza. Non meno appetitosa la Casatel-la, ovvero “fatta in casa”, che si ca-ratterizza per la stagionatura (che può arrivare fino a 30 giorni). Venendo ai giorni nostri, che l’arte casearia sia un fatto di tradizione ne è prova il CaseificioMambelli di

testo Mariavittoria Andrini e Paola Francia

Freschi di Tradizione

Degustare | Formaggi di Romagna

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S. Maria Nuova di Bertinoro (www.mambelli.com), nato dalle mani sapienti e contadine di nonna Elsa. Oggi il Caseificio è alla terza generazione, quella delle sorelle RaffaellaeFederica. “Ma la ricetta per la preparazione della Ricotta è sempre quella della nonna - dice Raffaella -. Fu lei, nella prima metà del secolo, a produrla nel paiolo di rame sul focolare con latte vaccino e arricchita, al mo-

mento dell’ebollizione, con le acque termali della Fratta, ricche di sali minerali.” Gli ultimi nati sono i prodotti ottenuti con aggiunta di Salfiore di Romagna e il dessert di ricotta monoporzione con confettura extra di frutta.“Lo Squacquerone, se non ‘squacquera’ non è buono”. Parola del CaseificioPascoli di Savignano sul Rubicone (www.caseificiopascoli.it). Prima in Italia ad aver certifi-cato lo SquacqueronediRomagna(prodotto di punta in-sieme al FormaggiodiFossaDop), l’azienda vanta una pro-duzione che va dal Raviggiolo alla Casatella, dalla Ricotta alla Mozzarella, fino ai semiteneri di mucca e misti.Nella fascia collinare compresa fra Montefeltro e vallata del Savio, a Montepetra Alta, si può trovare LaBuonaRomagna (www.buonaromagna.com), che aggrega alcune realtà romagnole del settore lattiero caseario. A garanzia di un prodotto genuino è il massimo controllo effettuato sulla filiera: dalle materie prime, con una raccolta se-

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lezionata del latte ovino, caprino e vaccino, fino alle tecniche di la-vorazione. Il risultato è eccellente: dalla cremosa e dolce RicottadiNonnaOfelia, a quella di Pecora, entrambe arricchite dal sale di Cervia, per gustosi ripieni o base per dolci, all’inimitabile Squac-querone. Ottima anche la produ-zione di formaggi stagionati.Sono poi d’obbligo due tappe lun-go la Strada dei Vini e dei Sapori

riminese: IlBuonPastore di Mon-tefiore Conca, rinomato per il Ra-viggiolo, e IlColledeifratelliPintusa Mondaino, per yogurth e moz-zarella. A ovest, infine, sull’ideale confine tra Emilia e Romagna, a Castel S. Pietro Terme, il CaseificioComellini (www.caseificiocomelli-ni.com) da oltre trent’anni traman-da l’esperienza di antichi maestri casari, rivista in chiave moderna. Qui nasce lo StracchinodegliAn-

geli, delizia impalpabile dal sapore di latte appena munto. E ancora, qui prendono forma e sapore le tre linee a marchio IFreschi,ITenerieLeRicottedelCastello.I formaggi freschi sono uno dei fio-ri all’occhiello della gastronomia romagnola e si possono facilmen-te reperire in negozi specializza-ti, nella grande distribuzione; in molti casi, anche presso le aziende produttrici. IN

A fianco, la ricotta de La Buona Romagna; sotto, lo squacquerone certificato del Caseificio Pascoli. In apertura Raffella e Federica del Caseificio Mambelli e il titolare del Caseificio Comellini.

Il Raviggiolo, presidio Slow Food

Risalgono al 1500 i primi documenti sul Raviggiolo, quando questo formaggio, ottenuto dalla cagliatura di latte vaccino crudo, fu portato in dono a Papa Leone X in un canestro ricoperto di felci. La sua area di produzione è limitata all’Appennino Romagnolo, tra le valli del Savio e del Tramazzo. Oggi è un presidio Slow Food (www.presidislowfood.it), protetto dal rischio di “estinzione” cui era destinato in passato. Una valorizzazione che ha portato nuova linfa alle piccole aziende del territorio. Formaggio delicato e dolce, da mangiare fresco e indispensabile, come scriveva Pellegrino Artusi, ne La scienza in cucina e l’arte del mangiar bene, come ripieno ai cappelletti all’uso di Romagna. I produttori suggeriti da Slow Food sono: Roberto Boscherini di Santa Sofia; Boschetto di Stefano Cucchi a Premilcuore; Ester Raffellini a Modigliana.

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www.mambelli.com

Al sale dolce di Cervia “quel pizzico di buono in più!”

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Cento anni fa i due piloti Emile Taddeoli e Luigi Massari tentavano il primo volo dalla piazza d’Armi di Forlì. Ripercorriamo quegli storici eventi.

In previsione del centesimoanni-versariodelprimovoloamotore, che cadrà il prossimo 29maggio, la benemerita AssociazioneArmaAeronautica, sezione di Forlì, sta preparando una serie di eventi per ricordare quanto avvenne un secolo fa. In quel giorno, in una manifestazione che all’epoca fu pubblicizzata come “Esperimenti di Aviazione”, due aerei, unBlèrioteunDemoisellepilotatirispettiva-mentedallosvizzeroEmileTaddeoliedalfaentinoLuigiMassari, tenta-rono il decollo dalla Piazza d’Ar-mi di Forlì. Il forte vento di quella giornata ostacolò i due aviatori, tanto che Massari fallì il decollo fracassando l’aereo mentre Tad-deoli dopo un primo breve balzo, ritenuto soddisfacente anche dal pubblico presente, ritentò e an-che lui fallì il secondo decollo danneggiando il velivolo.Quel primo “balzo” del Blèriot, non può essere ricordato soltanto come il primo volo, ma deve essere considerato l’inizio della sto-ria aeronautica di Forlì. Infatti in quello stesso anno, i forlivesi Ali-ghiero Fabbri ed Agenore

Gamberini stavano lavorando alla realizzazione di un loro prototipo che avrebbero poi collaudato due anni dopo. Vediamodavicinochifuronoiprotagonistidel29maggio1910.Emile Taddeoli (Ginevra, 8 marzo 1879) fu un vero sportivo; praticò con moderato successo ciclismo, motociclismo e automo-bilismo. Fu subito attratto dalla novità del secolo scorso, l’aviazio-ne, e nel 1909 utilizzò tutti i suoi risparmi per apprendere l’arte del pilotaggio raggiungendo la scuo-la di volo francese di Mourmelon. Comprò perfino un aereo col qua-le, nonostante la scarsa esperienza, partecipò a diverse manifestazioni

in Portogallo e Italia. Successi-vamente rientrò a Gine-

vra e acquistò un biplano Dufaux con il quale nel 1910 durante una esibizione a Lucerna ebbe un inci-dente fortunatamente senza conse-guenze per il pilota; ma l’aereo ri-mase distrutto dopo l’impatto con degli alberi in fase di atterraggio. Non si scoraggiò, continuò a parte-cipare a dimostrazioni di volo e ad aggiudicarsi premi, alcuni anche sostanziosi come quello per aver raggiunto l’altezza di 350 metri.I ricavi l’investì in un nuovo velivo-lo, un Morane-Borch con il quale fu protagonista di un nuovo inci-dente anche in questo caso a lieto fine. Dopo il decollo si staccò una ruota del carrello. Fu la prontezza di un altro pilota, Oscar Bilder, a salvarlo. Quest’ultimo decollò col proprio aereo portandosi dietro una ruota e non appena raggiunse

Taddeoli gliela mostrò per avvertirlo del pericolo che lo avrebbe atteso in fase di

atterraggio che fu affronta-to con abilità e anche tanta

fortuna.Successivamente chiese di es-

sere arruolato nell’Aeronautica Militare Svizzera quando que-

sta era in fase nascente, ma la richiesta fu respinta perché Tad-deoli era sposato. Lasciò allora la Svizzera per andare a svolgere le

testo Gabriele Zelli

Un secolo... per Aria

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Ricordare | 100° Anniversario del primo volo

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funzioni di pilota collaudatore alla Savoia di Sesto Calende. In que-sta veste, secondo le ricostruzioni storiche, effettuò “qualcosa come 2700 voli di prova”, principalmente su idrovolanti. Non mancano i voli memorabili, come Sesto Calende - San Remo, nel 1919, o il collega-mento tra i laghi Maggiore e Le-mano in un’ora e cinquanta minuti con un passeggero a bordo, oppure il sorvolo del massiccio del Monte Bianco. Il 24 maggio 1920, al me-eting di Romanshon, decollò per l’ultima volta con il suo Savoia S13, poco dopo l’idrovolante si disinte-grò in volo uccidendolo insieme al suo meccanico. L’altro protagoni-sta, Luigi Massari (nato a Faenza il 26 marzo 1869) fu il più vivace, estroso e spericolato dei quattro fratelli della famiglia. Nell’apri-le 1910, all’età di 41 anni, si recò a Parigi per acquisire pratica nel campo aviatorio e fare l’acquisto

di un aeroplano per farlo volare de-collando dalla “Piazza d’Armi” for-livese. L’aeroplano quando giunse a Faenza fu montato nei campi an-tistanti la fabbrica di ceramiche dei fratelli Minardi e successivamente esposto (5 maggio 1910) nel “salone dei divertimenti lungo il viale del-la stazione e visitato dalle autorità cittadine e dal pubblico, pagando 30 centesimi”. Verso fine maggio il velivolo fu trasportato a Forlì nell’area adiacente al Tiro al Ber-saglio (oggi vi sorge il Polisportivo Morgagni), dove si sarebbero tenta-ti i primi voli. Nello stesso giorno, il 29, domenica, arrivò a Forlì anche Emile Taddeoli, con il suo Bleri-ot. Le condizioni metereologiche della giornata furono negative con pioggia al mattino e raffiche di ven-to fastidiose nel pomeriggio. Verso sera Taddeoli tentò un primo volo che si protrasse per un centinaio di metri ad altezza d’uomo. “Il succes-

sivo tentativo, narrano le cronache, viene effettuato da Massari, nono-stante le condizioni non favorevoli e dietro insistenza del pubblico che ha pagato per assistere all’evento. Percorsi 200 metri senza staccar-si da terra, l’aeroplano è investito da un colpo di vento e si capovolge subendo danni tali da rendere im-possibile ogni altro tentativo, men-tre il pilota ne esce illeso”. Sichiusecosìlaprima“Giornatad’aviazione”nellastoriadiForlì. Poche settima-ne dopo, Luigi Massari riprese gli esperimenti nei pressi di Voltana dove il 20 agosto distrusse il “De-moiselle” cadendo pesantemente a terra, mentre il pilota se la cavò con escoriazioni e ammaccature varie. Allo scoppio del primo conflitto mondiale, partì volontario e poche settimane dopo riportò una ferita che gli causò la morte, il 7 marzo 1918, presso l’Ospedale della sua città. IN

In alto a sinistra e nelle due foto a fianco, il “Demoiselle”. In alto a destra, lo svizzero Emile Taddeoli davanti al “Blèriot”. In apertura, ritratto del faentino Luigi Massari.

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Lo stile trova Spazio

testo Annalisa Balzoni - foto Giorgio Sabatini

Un attico ristrutturato si trasforma in un armonioso open space, in cui si fondono zona giorno e zona notte, tonalità bianche a quelle grigie, il fascino del legno a sofisticate scelte tecnologiche.

La nuova tappa del viaggio alla ri-cerca di “domus” particolari nella città di Forlì, si ferma in Viale Bolo-gnesi, a ridosso del centro storico. Ci troviamo di fronte un palazzo costruito negli anni ’50, caratte-rizzato dalla linearità e razionalità dell’epoca. Il nostro occhio arriva al terzo piano dove troviamo l’at-tico, trasformato dall’attenta e sa-piente capacità dello studio Cm+SAssociati di Forlì, degli architetti Paolo Carli Moretti e Massimo Sanzani. Originariamente si trat-tava di un tipico alloggio costituito da ampio corridoio centrale, che fungeva da percorso, e divideva i vari ambienti separandoli gli uni dagli altri. Laristrutturazionehavistolarimozionetotaledellepare-tidivisorie,creandounnuovoper-corsocontinuoetesoasuperareleclassicheseparazionitrazonanotteegiorno, dando un senso di liber-tà e informalità di vita all’interno. Lo stile trova il suo spazio, il gu-sto raffinato del mobilio e la scelta dei particolari d’arredo, così come delle opere d’arte alle pareti - l’oc-chio attento si posa su una tela di Turi Simeti -, danno la sensazione

di un ambienteintimoedarmonio-so. Particolare attenzione, basilare nella realizzazione architettonica, è data dal mobilio principale, tut-to realizzato su misura, da Metro-cubo Arredamenti di Alessandro Amaducci su disegno dello stesso architetto Carli Moretti. Ilfulcroèrappresentatodalcaminoingrani-toecristallo,visibilesiadallazonalivingsiadallacameradalettopa-dronale: i due ambienti sono sepa-rati solo da una porta, realizzata in cristallo, agganciata a soffitto e a pavimento, e ruotante sul lato del camino. Ogni porta (fornita da Euroserramenti di Forlì) è priva di coprifili, secondo una logica di totale continuità tra mobilità del-le porte e staticità della parete; quest’ultima, peraltro, tinteggiata dello stesso colore. I toni scelti per l’abitazione sono sostanzialmente due, il grigio, in tutte le sue decli-nazioni che dal bianco conducono al nero, e le varie tonalità di co-lore presenti nel materiale scelto per il pavimento, distribuito in tutti gli ambienti della casa, anche nei bagni. Si tratta di ampie do-ghe prefinite in rovere invecchiato

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Abitare | L’attico in città

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(proposte da De Lorenzi di Forlì). Talicolorisonostatidistribuitineltentativodiregolare,lungoivariambientipostiinsequenza,illivellodiintimitàdeglispazi: dal bianco assoluto, luminoso e trasparente dell’ingresso e della zona pranzo, al nero del bagno padronale, o meglio, della zona benessere, dove l’ampio lavabo è stato realizzato in muratura per poi venire rivesti-to in resina spatolata nera; sopra il lavabo è stato posizionato uno specchio a tutta altezza che riflette i corpi illuminanti. I miscelatori ad incasso sono sospesi all’interno dello specchio; con lo stesso tipo di resina è stata realizzata (da Ve-nerom di Forlì) tutta la zona relax. Nero è anche il granito che riveste il camino, così come l’isola centra-le della cucina, anch’essa realiz-zata su misura. Particolareatten-zionedestalamensolaconpianoinvetronero,motorizzata,cheescedalbloccocentraleperconsentire,conduepraticisgabelli,difareunrapidopranzoocolazione, mentre, a lato, le “colonne”, in pannelli lac-cati bianco lucido racchiudono la

parte operativa e pratica della cuci-na, dal forno alla colonna frigo. La camera da letto padronale vede il posizionamento del letto al centro della stanza, creando un percorso attorno allo stesso, circondato dal un lato dalla zona armadio realiz-zato su misura in laccato lucido grigio, e dal lato opposto dal cami-no che prosegue dal living e da una cassettiera, realizzata su misura e rivestita con lo stesso legno utiliz-zato per il pavimento, rivestimento che poi prosegue su tutta la pare-te dietro alla televisione sospesa. Sceltetecnologiche,colore,design, uniti a grande capacità e personali-tà caratterizzano e danno il giusto significato agli ambienti. IN

Sopra, la camera da letto, separata dalla zona giorno dal camino. Sotto, giochi di luce in cucina. In apertura, panoramica della luminosa zona giorno, in cui le tonalità bianche si mescolano in maniera efficace al pavimento in rovere invecchiato.

La “Via” dell’illuminazione

Particolare attenzione desta il sistema d’illuminazione, realizzato con elementi del gruppo Viabizzuno (a Forlì in via Gorizia), prevalentemente a incasso nel cartongesso, e con oculati ed eleganti corpi illuminanti esterni a parete e a sospensione, che caratterizzano un angolo della zona cucina, parte della camera da letto padronale con due bellissimi cilindri PL, e la zona lavabo del bagno principale. L’impianto elettrico è impostato su un piccolo computer centrale che consente il controllo di tutti i dispositivi installati, così come di impostare scenari e configurare una corretta illuminazione degli spazi nelle varie ore del giorno.

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Tra moda, gastronomia, musica e collezionismo,

alcuni forlivesi e cesenati ci raccontano la loro

passione per l’old style e come ne hanno fatto

una filosofia di vita.

testo Barbara Baronio e Francesca Leonifoto Giorgio Sabatini e Gianmaria Zanotti

Facce da Vintage

Pochi sanno che la parola Vinta-ge è stata presa in prestito dal lin-guaggio enologico. La traduzione letterale è vendemmia-raccolto delle uve ed è stata usata per i vini d’annata di difficile reperibilità. Il termine è stato poi trasferito al linguaggio di tutti i giorni per in-dicare articoli e, soprattutto, abiti considerati d’annata, fuori produ-zione e quindi difficili da trovare. Vintage può essere, allora, un capo usato, ma anche old-new, vecchiomanonancoraindossatoeconside-ratoperstile,tagliooannod’appar-tenenzadiunvalorealdilàdellamodaedeltempo.In Italia, da anni, alcuni nego-zi specializzati propongono abiti

vintage a una clientela sempre più numerosa. A Forlì non poteva es-sere diverso. Il veterano è SauroSedioli, titolare di Charly Max. Per lui vintage si riferisce solo ad abiti e accessori di grande qualità, come quelli firmati Chanel, Hermès o Louis Vitton, che espone in nego-zio. Grande la varietà di accessori e borse, oltre ai vestiti. Secondo la sua filosofia, “meglio avere una borsa vintage ma originale, che andare in giro con una all’ultima moda ma ‘taroccata’.” La sua clien-tela proviene per l’80% da fuori città e durante l’estate lo segue nel negozio di Milano Marittima.Di recente apertura, invece, Trench, del giovane BrandoFalor-

Interpretare | Forlivesi e cesenati “vintage”

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si. Proveniente da una famiglia di “cenciaioli” fiorentini, ha iniziato a lavorare col vintage a 14 anni. Il suo negozio, con capi tenden-zialmente anni ‘70-‘80 mira a una clientela più giovane, proponendo jeans e abiti a costi accessibili per “clienti dai 20 anni in su, che han-no uno stile tutto personale”, pre-cisa. Per lui il vintage è una moda che resiste al passare del tempo e può, così, essere riproposta e rein-ventata.Per AlbertoGiordani, titolare de l’Opposto, vintage è tutto ciò che ha una storia da raccontare, vestiti che, per taglio, cucitura, bottoni, diventano il marchio significativo di un’epoca. Pur non essendo un

negozio vintage in toto, l’Opposto gli dedica uno spazio importante.Per tutti, il business del vintage nasce da una passione frutto di anni di esperienza e ricerca per mercatini e fiere dedicate. Come quella che si tiene ogni anno pro-prio a Forlì e che ha raggiunto, a fine marzo, la 7° edizione. “Una fiera diventata, nel tempo, appun-tamento fisso per gli appassionati - commenta Ilaria Laghi, direttri-ce tecnica dell’evento -; propone la moda dagli anni ’50 agli ’80 ed espone oltre ad abiti e accessori an-che collezionismo.”La passione vintage non si ferma qui, ma può estendersi a musica e cibo. Nato dalla passione del

suo titolare per il rockabilly e il rock’n’roll ,“America Graffitti” ha riscontrato un enorme successo tra giovani e meno giovani forlivesi. L’ambiente è un diner americano anni ’50, come quelli che si vedono nei film dell’epoca e si distingue dal fast food in quanto il cliente è servito al tavolo e ha a disposizio-ne un menu. Per aumentare l’at-mosfera di una decorazione tipica frutto di 20 anni di collezionismo, il titolare RiccardoLaCorte, pro-pone un menu “tipico”. “America Graffiti” è diventato anche punto d’incontro per rockabillies che si ri-uniscono ogni domenica pomerig-gio con auto e moto d’epoca. Un successo che ha portato Riccardo

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Dall’alto, Sauro Sedioli, Roberto Parenti, Maria Chiara Abbondanza e Otello Pagliarani. In apertura Riccardo la Corte, Stefano e Caterina Landi, Alberto Giordani e compagna, Brando Falorsi. A destra, i Good Fellas durante un’esibizione.

ad aprire un secondo fast food a Forlimpopoli.E come non dimenticare l’intra-montabile musica anni ‘50-‘60? Anche questa potrebbe essere con-siderata d’annata. Il 1993 è l’anno dei GoodFellas, la band di LucianoLacchini, più conosciuto come Lu-cky Luciano, che ripropone brani rock e swing americani del perio-do. “Sono l’uomo del rock’n’roll, che ascolto da quando ero picco-lo. Ora da musicista professionista sono riuscito a coniugare passione e lavoro creando questa band.” Il gruppo conta su 9 musicisti, tutti romagnoli, che si presentano al pubblico con mosse, abiti e look di quegli anni. “Una musica che piace a tutti, perché ormai è un ever green. Suoniamo in ogni parte d’Italia ma anche all’estero”, con-tinua Luciano. Un altro gruppo musicale che può essere definito vintage, ma che si dedica invece a un genere musicale italiano anni ‘30-‘40, sono gli Amarcord, nati da una costola degli Equ.C’è poi chi fa del vintage uno stile di vita: StefanoLandi. “Ho iniziato con il collezionismo, dalla prima moto, una Harley del ‘42, sono pas-sato alle macchine e poi all’ogget-tistica”, spiega. La sua è una casa tutta arredata anni ’50, con ogget-

ti originali e mobili ridisegnati e costruiti apposta per ricreare quel look, che poi ha trasferito anche nell’abbigliamento. Frequenta fe-ste e raduni a tema, come la Sum-merjumboree a Senigallia ad agosto, una delle feste a tema più impor-tanti d’Italia. “Lì ho conosciuto, qualche anno fa, mia moglie, Ca-terina, che condivide con me que-sta passione - sottolinea - al punto che abbiamo deciso di sposarci a tema.” Insieme hanno imparato a ballare swing e girano per feste e mercatini alla ricerca di vestiti ori-ginali da indossare e oggetti per la casa, tutto rigorosamente vintage.Da forlivese al cesenate, incontria-mo OtelloPagliarani, collezionista di oltre 10mila manifesti cinema-tografici. La sua passione sono i western americani di cui possiede 620 tra manifesti, foto, buste, lo-candine dal 1936 al 2006. Tra le sue passioni anche gli ‘spaghetti western’ di cui ne conserva 300. Il 70enne di Cesenatico, da sempre impegnato nell’arte moderna e proprietario per oltre 30 anni di una galleria, ha viaggiato molto in Italia per recuperare i manifesti. “Ma il più grande sostegno nel-la ricerca è stata l’amicizia di un operatore del cinema, dall’età di dieci anni, come il protagonista di

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Vintage, passione d’annata

Nuovo cinema paradiso.” Tra i capolavori custoditi locan-dine introvabili del cinema francese, inglese e di guerra. Fra i più cari un manifesto di metri 2x2,5 disegnato da Enrico Bay e quello di Per un pugno di dollari. “Mi sento come padrone del tempo, in particolare di 150 anni di storia dell’uomo.” Così RobertoParenti, dirigente ammi-nistrativo in un’azienda cesenate, bolognese d’origine, ma in Romagna dal 1974, definisce la sua passione per il passato riversata in due musei, il disco d’epoca e l’arte povera. Una passione nata per caso: “Quando ero a Bo-logna amavo andare con un amico a svuotare cantine, ritiravo dischi di qualsiasi genere e formato, cartoline e manifesti. Ho continuato anche quando mi sono trasfe-rito, fino a trovarmi una sorta di archivio di circa 40mila

pezzi. A Sogliano, nel Palazzo Ripa-Marcosanti, ho dato vita ai musei, con l’aiuto dell’Amministrazione comunale. Vi sono esposti oggetti che, nel genere, sono più unici che rari.” Collezioni private sulla storia della riproduzione di-scografica, dal cilindro in cera alle tecnologie odierne, e la storia della cromolitografia dal 1780 all’inizio del ’900.MariaChiaraAbbondanza ha, invece, l’armadio pieno di cappelli e accessori moda vintage. I suoi gioielli sono un paio di scarpe originali degli anni ’50. La 25enne dottoressa in Scienze e Tecnologie Alimentari a Cesena confessa che “se l’altezza me lo consentisse, opterei per un total look vintage, ma difficilmente riesco a trovare capi ori-ginali che si possano adattare alla mia statura. Allora mi butto sull’accessorio. A volte basta anche un cappellino con la veletta per compiere un salto indietro nel passato di oltre mezzo secolo.” IN

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Il negozio Tagiuri, in Corso della Repubblica 6, riapre le porte al centro storico forlivese dopo un’opera accurata e vivace di rinnovamento dell’interior design.“Il progetto che perseguiamo insieme a tutti i no-stri collaboratori è quello di dare a chi entra in un nostro punto vendita un senso di ‘famiglia’, di sentirsi a proprio agio”, spiega Mauro Tagiuri mentre ci mostra come il nuovo spazio sappia mantenere un’at-mosfera calda e personale unita ad un design contem-poraneo e funzionale.Affiancata dalla consulenza dello Studio Archigeo, diret-to dall’architetto Massimo Casadei, la famiglia Tagiuri si è data anima e corpo ad un progetto di restyling, realiz-zato in due mesi di lavoro non stop.Il negozio conserva il calore dei pavimenti di le-

si rinnova nel segnodell’accoglienza

lo storIco negozIo In corso della

repubblIca 6 a forlì ha rIaperto dopo

un’accurata opera dI rInnovamento

deglI InternI. atmosfera calda e

desIgn contemporaneo caratterIzzano

Il nuovo spazIo vendIta.

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tagiuri Corso della Repubblica 6, 47121 Forlì (FC) Tel. 0543 33454Orario: lun – sab, 9:30 - 12:30, 15:30 - 19:30 Giovedì pomeriggio chiuso

Consulente della famiglia Tagiuri,

nel progetto di restyling, è stato

lo Studio Archigeo.

gno e delle nuance precedenti ma respira aria nuova attraverso una vetrata più ampia ed un uso raziona-le e massimizzato degli spazi interni. Tavoli in pelle, poltrone decorate, pouf leggeri ed espositori che giocano sul contrasto fra forme lineari moderne e curvature ricercate, caratteristica a cui fanno eco le geometrie fantasiose delle pareti: ogni complemen-to d’arredo è stato pensato e rifinito su misura per il nuovo spazio Tagiuri, testimoniando la volontà di rin-frescare la propria immagine con un tocco minimal, senza rinunciare ad elementi romantici e distintivi.Sulla stessa linea, la scelta delle luci. Dominano lo spa-zio due lampadari, confezionati da esperti artigiani fran-cesi, che conquistano con linee sinuose e figure floreali leggerissime. Fanno da controparte le illuminazioni led

di taglio più moderno che irradiano i capi d’abbigliamen-to in esposizione con luce colorata sempre cangiante.L’ambiente Tagiuri si tinge di sfumature calde bronzee e beige che incorniciano le tinte tenui dei prestigio-si brand in mostra. Il personale qualificato è pronto ad accogliere e ‘coccolare’ il cliente, guidandolo nelle sue scelte di stile attraverso le collezioni. Per una donna fresca, aggiornata e primaverile ed un uomo che spazia dallo sportivo al classico.Grazie all’esperienza maturata nel contesto ravennate e dal 1997 nel forlivese, Tagiuri potenzia così il proprio ruolo d’alta gamma, contribuendo alla riqualificazione del centro storico di Forlì con la beauté delle firme e degli arredi, mix apprezzato dagli affezionati e dal folto gruppo dei nuovi clienti.

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testo Francesca Miccoli – foto Giorgio Sabatini

Il sorriso aperto e cordiale illumi-na il viso sbarazzino. Un soffio di dolcezza e femminilità ingentili-scono la figura prestante, che ben si adatterebbe alle passerelle mila-nesi. FrancescaModica, un metro e settantasei di muscoli di seta, èlacestistaforlivesepiùfortedisempre. Oro ai Giochi del Medi-terraneo, la scorsa estate a Pescara, vanta in palmares due coppe Italia e vari titoli personali, non ulti-mo quello di miglior giovane del campionato italiano 2001/2002. Può considerarsi una figlia d’arte: mamma Giuseppina giocava in serie B (l’attuale A2), papà Fran-cesco svariava sulle fasce della Fa-vorita, tempio del calcio palermita-no. Due cuori e un pallone, poco importa se a spicchi o a pentagoni. Galeotto fu il trasferimento a For-lì del ragazzo siciliano, agli ultimi scampoli di una carriera ragguar-devole. Nel 1981 la corrisponden-za d’amorosi sensi si traduce in un fiocco rosa da appendere alla por-ta. Francescaeredita ilnomedalpapà,dallamammalapassioneperilmondodeicanestri. A dire il vero il debutto sportivo della guardiadell’AtleticoFaenza non avviene

sul parquet. Iscritta giovanissima a un corso di ginnastica ritmica, la romagnola capisce ben presto che cerchi, nastri e clavette non fan-no per lei. Un’inattesa esplosione “verticale” la convince a proiettare altrove il futuro. A soli 8 anni, si ritrova nella palestra di via Fossa-to Vecchio con una palla arancio-ne tra le mani. Dal minibasket ai 13 anni, coltiva il precoce talento nel caldo nido domestico della Libertas, fiore all’occhiello della pallacanestro forlivese, da sempre fucina di ottime atlete. E poiché i primi vagiti cestistici lasciano in-travedere un brillante avvenire, nel ’94 la Modica si presenta a un provino in quel di Faenza. Viene scelta fra una miriade di ragazzine. Da quel momento è un crescendo rossiniano. La trafila nelle giova-nili, il debutto nella massima serie ad appena 16 anni, l’ingresso nel giro azzurro pochi mesi più tardi. Tutto e subito, come accede nelle favole più riuscite. Tra una valanga di punti, assist e rimbalzi in terra manfreda, la carriera di France-sca vive una parentesi di quattro anni a Venezia. “Unperiodochemièservitomoltopermaturare - di-

Il fiore all’occhiello della pallacanestro forlivese

si racconta: è Francesca Modica, giovane, ma

già vincente talento dei parquet italiani.

Canestro in Rosa

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Vincere | Francesca Modica

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Grinta acqua e sapone

chiara oggi. La prima esperienza lontano da casa, una crescita umana oltre che sportiva.” Proprio in laguna, oltre a conquistare una coppa Italia, la ventottenne centra un record destinato a rimanere nella storia del basket in rosa. Nel match contro Maddaloni prova 7 volte la tripla e per altrettante volte infiamma il Talercio. Non è un caso. Ogni mercoledì mattina Francesca si sottopone a lunghe sedute di shooting. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Caratterialmente schiva e introversa, in campo si trasfor-ma in ragazza terribile. In canotta e calzoncini tira fuori le unghie ostentando una grinta che quasi intimidisce.

“Al punto che le mie amiche le prime volte in tribuna pensavano di trovarsi di fronte a un clone”, scherza la giovane. Tiro,atletismoecorsalesuearmiprincipali. Nei rari scampoli di tempo libero, la bella campionessa ama rilassarsi. “Mi piace riposare, ascoltare la musica e passa-re il tempo con il mio fidanzato, Nicola.” Il campionato 2009/2010 è giunto ormai al redde rationem: Faenza, a di-spetto delle previsioni della vigilia, si appresta a disputare i play off. E una volta archiviato il torneo tricolore, non ci sarà molto tempo per tuffi e creme solari. “Quest’estatesonoincalendariolequalificazionipergliEuropeidelpros-simoannoinPolonia. Siamo in un girone tosto con Belgio, Croazia, Olanda e Lituania. Luglio e agosto li trascorrerò in ritiro.” E pazienza se le vacanze dovranno attendere. L’importante è cogliere l’attimo, c’è l’ennesimo trofeo da vincere. Per il resto, c’è una vita intera. IN

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Un curriculum da far impallidire anche il più brillante fra i profes-sionisti. LucaBriganti è quello che si definisce un cervello da esporta-zione. E pensare che il suo cursus honorum non era iniziato a ramo-scelli di alloro. Gli esordi scolastici sono improntati alla formula tratta dal manuale del bravo docente, ov-vero “è intelligente ma non si impe-gna”. Solo a partire dall’anno del-la maturità l’applicazione diviene adulta e consapevole. Segue una escalation inarrestabile. In primis la laurea in Ingegneria Aerospazia-le conseguita in tempi record con una tesi realizzata in collaborazio-ne con l’ente spazio di Ferrari Spa. “Un trattato sulla progettazione di un esperimento scientifico, portato a termine con successo nell’estate del ‘96 a bordo dello space shuttle -racconta Luca. Quindi il primo step professionale in Volvo Car Corporation a Bologna e, a segui-re, dopo un brevissimo passaggio alla Trasmital di Forlì, la chiama-ta in Ferrari. AMaranelloBrigantilavoracome“systemengineer”diprogetti per la stazione spazialeinternazionale(ISS). Si occupa di EMCS, Biolab, Matroshka. Termi-

ni enigmatici se non addirittura scoraggianti per i comuni mortali, quotidiana routine per il 39enne forlivese. Nel2005arrivalachia-matadell’AgenziaSpazialeEuro-pea(ESA), nella sede dell’ESTEC in Olanda. Quattro anni più tardi Luca diviene project manager presso la più grande azienda aerospaziale europea, l’EADS. E proprio nella sede tedesca di Friedrichshafen, sul lago di Costanza, l’intrapren-dente ingegnere conosce Pilvi, giovane finlandese capace di ra-pire il suo cuore. Un incontro che sembra pilotato da una regia su-periore. “L’ho conosciuta 11 anni fa - dichiara. All’epoca mi trovavo in terra teutonica per una lunga trasferta professionale. Pilvistu-diavaesvolgevaunostageproprionell aziendanellaqualelavoroora.Èproprioverochel assassinotornasulluogodeldelitto…”. Ora l’affia-tata coppia abita a Immenstaad in un appartamento affacciato su un “quadro impressionista”, sospeso

tra suggestioni lacustri, con le alpi svizzere a punteggiare l’orizzonte. Nel tempo libero Luca ama gioca-re a basket ma anche dedicarsi ad aeronautica ed elettronica, ai libri, alle passeggiate a cavallo in riva al mare. Nell’intensa quotidianità non c‘è traccia di saudade. “Mi è sempre piaciuto sentirmi cittadino del mondo, sia pure con le radici ben piantate a Forlì, dove risiedo-no i miei genitori, i parenti e gli amici di sempre. È splendido sen-tirsi a casa un po’ ovunque. Basta sapersi creare il proprio habitat, essere aperti a conoscenze nuove e prendere il bello di ogni cultu-ra”. IlfuturoimmediatoèlontanodalBelpaese.“InItalia,soprattuttoinambitoaerospaziale,ungiovaneingegnerenonhagrandiprospet-tive.” Se i prossimi lustri saranno lontano dal suolo natio, l’avvenire, sia pure non immediato, è comun-que targato Romagna. “Da pensio-nato, magari in una bella casetta sulle colline forlivesi!” IN

testo Francesca Miccoli

Successo in Trasferta

Luca Briganti a Baikonur (in Kazakistan), sulla rampa di lancio della Soyuz, col comandante della

Stazione Spaziale Internazionale Mike Fincke e una collega.

Migrare | Luca Briganti

60 | IN Magazine

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Dal12maggio in occasione del 35° anniversario dalla morte di Pier Paolo Pasolini, il MUM-MenoUno-Mega (presso MEGAForlì) ospita la mostra fotografica Il Vangelo se-condo Matera, 50 scatti realizzati sul set de Il Vangelo secondo Matteo realizzati dal fotografo Domenico Notarangelo e considerati perduti fino ad un anno fa. Racconta Notarangelo, oggi ottan-tenne, che “nonostante fossi impe-gnato nel ruolo di centurione, riu-scii ugualmente a scattare alcune foto. Nascondevo la macchina foto-grafica sotto il gonnellino da solda-to, la tiravo fuori all’improvviso e scattavo. Mi lasciavano fare. Spesso fui a diretto contatto con Pasolini durante le pause e potei fotogra-farlo in diversi atteggiamenti anche dietro la macchina da presa.”Per girare Il Vangelo secondo Matteo, Pasolini scelse Matera e i suoi Sassi dopo essere rimasto deluso dalla

veloce modernizzazione che Ge-rusalemme e la Palestina stavano subendo. È un paesaggio che, pur rimanendo alle spalle dei protago-nisti, entra prepotentemente nelle scene cinematografiche, un habi-tat artistico che resta nel dna del film e lo caratterizza per sempre, al punto che basta richiamare il nome dell’opera cinematografica, del regista o dell’attore protagoni-sta, per rimandare immediatamen-te alla suggestiva location italiana.50scattirimastiineditiesconosciutifinoadoggi, che restituiscono im-magini cariche d’intensità e bel-lezza, all’interno di una suggestiva riproduzione documentaria. Le foto inedite di Notarangelo resti-tuiscono, in qualche modo, anche il mistero del sacro che Pasolini, da laico, riuscì a catturare. Senza gli orpelli dell’iconografia tradiziona-le ma con grande fedeltà al raccon-to evangelico. Il film, all’epoca, pro-

vocò dibattiti e confronti. Il regista commentò: “Chi dice che io sia uno che non crede, mi conosce meglio di quanto io non conosca me stesso. Io posso essere uno che non cre-de. Ma uno che non crede che ha nostalgia per qualche cosa in cui credere”. La mostra è a ingresso gratuito. www.megaforli.comFinoal19maggio è allestita nel fo-yerdelTeatroBoncidiCesena La prima cosa bella, con le immagini scattate sul set del film omonimo di Paolo Virzì dall’attrice Claudia Pandolfi. Un evento inedito, per-chè le foto di scena sono state rea-lizzate dalla protagonista stessa. Tappa obbligata anche alla Galle-riaComunaleExPescheria, sem-pre a Cesena, che espone finoal19maggio gli scatti del fotografo di scena RobertoBiciocchi immanca-bile figura sui set diretti da Carlo Verdone e con innumerevoli col-laborazioni a fianco dei maggiori registi italiani, da Francesco Rosi (I magliari) a Vittorio De Sica (I sequestrati di Altona e Matrimonio all’italiana); da Ettore Scola (Brutti sporchi e cattivi e Concorrenza slea-le) a Carlo Lizzani (Celluloide). Le mostre sono ad ingresso gratuito. www.sanbiagiocesena.it. IN

testo Sabrina Marin

A tutto Cinema...

Visitare | Fotografie sul set, tra Forlì e Cesena

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In GiovanniPascoli.Lapoesiadelmistero (Foschi editore) Pierlui-giMoressa racconta una vita tor-mentata, sospesa tra lutti familiari, traumi infantili, legami morbosi, solo fugacemente ingentilita da qualche rara folata di letizia. L’esi-stenza di Giovanni Pascoli, una delle maggiori figure della lette-ratura italiana di fine Ottocento, fu indelebilmente segnata dalle tante sofferenze, vissute e filtrate attraverso una complessa e altresì umanissima sensibilità. Di qui il mite pessimismo che ne ha conno-tato la produzione letteraria, im-prontata allo sgomento ma capace di riscoprire il valore etico della sofferenza, strumento di riscatto e non solo di dolore.Alla vigilia del referendum per decidere l’autonomia della Roma-

gna dall’Emilia, uno sconosciuto travestito da Passatore elimina i militanti che si oppongono alla di-visione regionale. La tensione va alle stelle sotto gli occhi di Lucetta, fotoreporter alla ricerca di un fra-tello che credeva scomparso molti anni prima e che scopre potrebbe essere ancora vivo. Il suo dispera-to inseguimento si intreccia con la caccia al Passatore e deve fare i conti con un razzismo incomben-te, che rivela i lati oscuri dell’ex isola felice d’Italia, alle prese con le maschere del passato e i fanta-smi del presente. Questa, in sinte-si, l’avvincente trama de LaterrabruciatadelPassatore (Diabasis), primo, emozionante romanzo del giornalista forlivese de “il Resto del Carlino” FabioGavelli.Straniero, un termine che reca

in sé la valenza sinistra e negati-va dell’estraneità, di quell’essere “altro” che angustia e impoverisce l’esistenza di molti nati oltreconfi-ne. Gli avvocati CesareLombrassaeFabioStrazzeri in StranieriinIta-lia (Foschi Editore) ci conducono nel dedalo di leggi che regolano lo status giuridico e sanciscono diritti e doveri dei non italiani. Dal per-messo di soggiorno all’accesso al mondo del lavoro, dalla differenza tra respingimento ed espulsione ai reati in materia d’immigrazio-ne, vengono affrontati i problemi dell’ordinaria quotidianità di uno straniero. Un libro illuminante, su un tema di stringente e talvolta struggente attualità.Una generazione di giovani, sor-presi dagli eventi tra scuole supe-riori e università, ha sognato: dal ‘68 per un decennio, anche a Ce-sena come nelle altre città italiane, la speranza di cambiare il mondo ha acceso le menti e i cuori. Ma ogni cittadino di quella rivolu-zione ricorda i fremiti e le irrequie-tezze degli anni della propria for-mazione in modo diverso. Ilnostro‘68 (Il Ponte Vecchio) è il risultato di voci dissonanti tra loro, non di un coro, di giovani cesenati che hanno avuto in comune amicizie e speranze. Oggi, grazie al lavoro di FrancoPollini, hanno trovato l’occasione per ricordare i sogni di allora e per provare a raccontar-li, non a spiegarli, ai propri figli, ai giovani di oggi. IN

testo Francesca Miccoli

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