Cesena IN Magazine 3/2011

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Riccarda Casadei Il valzer dell'eterna gioventù Fulgor Libertas Tutti sotto canestro Notte prima degli esami La maturità raccontata dai vip Bertinoro Il balcone tra i vigneti Cesena Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in A. P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB - FILIALE DI FORLÌ - Contiene i. p. - Reg. al Tribunale di Forlì il 19/09/2002 n. 29 - E 3,00 ® Anno XIV - N. 3 - GIUGNO 2011 www.inmagazine.it

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RiccardaCasadeiIl valzer dell'eterna gioventù

Fulgor Libertas Tutti sotto canestro

Notte prima degli esami La maturità raccontata dai vip

Bertinoro Il balcone tra i vigneti

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| EDITORIALE di Andrea Masotti |

La salvezza che vale una vittoria. Il ba-sket a Forlì e il calcio a Cesena rega-lano ai tifosi un’annata da ricordare, tutta nelle parole di Nenad Vucinic e della curva bianconera. Lo sport di casa ci rende orgogliosi delle nostre radici, del “cuore della Romagna” ben rappresentato anche da Riccar-da Casadei, a capo delle Edizioni Musicali Casadei Sonora e prosecu-trice dell’opera del padre Secondo. Si parla poi di esame di maturità con chi l’ha già passato, ricordandolo con angoscia o nostalgia. Dalla scuo-la al lavoro, Laura Casadei racconta la sua attività all’Unione Europea. La visita nel territorio è dedicata a Bertinoro, balcone tra i vigneti. Dalla

collina al mare, l’estate a Cesenatico regala più di un’occasione per diver-tirsi, mentre la rubrica dedicata alla casa ci porta in un antro d’artista, creato a Forlimpopoli da Carlo Cola. Parliamo di golf con Costantino Roc-ca, campione che inaugura una ru-brica dedicata alle famiglie del golf, per proseguire con il solidaristico cost to cost di Sandro Valbonesi. Poi i plau-stri decorati da Maddalena Venturi e il premio “Città di Forlì”, la lirica racconata da Gabriele Lombardi e la collezione d’arte Altomani-Ciaroni. Rievocazioni storiche, infine, con “Il Drago Oscuro” e tutti a tavola con la Festa Artusiana, nel centenario di Pellegrino Artusi.

Stampa: Graph S.N.C. - San Leo (PU)

Direttore Responsabile:

Andrea Masotti

Redazione centrale:

Roberta Brunazzi, Francesca Renzi

Progetto grafico: Lisa Tagliaferri

Impaginazione: Sabrina Montefiori

Controllo produzione e qualità: Isabella Fazioli

Ufficio commerciale: Gianluca Braga, Ilaria Marianini

Collaboratori: Mariavittoria Andrini, Annalisa Balzoni, Barbara Baronio, Elide Giordani, Roberta Giurioli, Sabrina Marin, Francesca Miccoli, Enrico Pasini, Matteo Ranucci, Francesca Renzi, Giorgio Sabatini, Alessandra Segreto, Luca Serafini, Gianmaria Zanotti, Gabriele Zelli

Chiuso per la stampa il 14/06/2011

Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

Edizioni IN MAGAZINE S.R.L.

Redazione e amministrazione: Via Napoleone Bonaparte, 50 - 47100 Forlì tel. 0543.798463 - fax 0543.774044

[email protected]

4 Annotare Brevi IN12 Essere Fulgor Libertas18 Giocare Cesena Calcio20 Dirigere Riccarda Casadei26 Studiare Esami di Maturità30 Lavorare Laura Casadei32 Visitare Bertinoro38 Animare L’estate a Cesenatico42 Abitare Antro d’artista

46 Giocare Golf48 Viaggiare Sandro Valbonesi51 Ricordare Maddalena Venturi56 Scrivere Premio “Città di Forlì”58 Cantare Gabriele Lombardi60 Ammirare Collezione Altomani Ciaroni62 Rivivere Il Drago Oscuro64 Gustare Festa Artusiana

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Better Boutique a Forlì

Forlì - Nuova vetrina in centro a Forlì. È Better Boutique, negozio di

abbigliamento per uomo aperto dallo scorso 22 aprile. Better Boutique,

in via delle Torri 27 (angolo via Mameli), vende capi e prodotti delle grandi firme, tutte aziende italiane

rappresentate nello showroom bolognese del titolare Daniele Benini,

come Brunello Cuccinelli, Boglioli, Sartoria Castangia, Barba, C.P.

Company, Metrico, Jacob Cohen, Allegri, Santoni, Allen e Culti. (F.Ri.)

Bandiera blu per Cesenatico

Cesenatico - Acqua limpida e servizi rispettosi dell’ambiente: è

quanto serve per la nuova Bandiera Blu assegnata a Cesenatico dalla

FEE, Foundation for Environmental Education. Il Comune di Cesenatico

si è classificato come uno dei comuni “storici” assegnatari del

premio, riconoscimento importante a conferma del costante miglioramento

dei livelli qualitativi offerti e dell’attenzione prestata alle

tematiche ambientali. (F.Ri.)

Tanti premi per Menabò

Forlì - Cascata di premi per Menabò. L’agenzia di comunicazione forlivese è infatti tra i premiati alla XV edizione del Premio Mediastars per tre suoi pro-getti, Burned Identity, Giuis e Peopoll. Il Premio Mediastars è stato assegnato da una giuria composta da tecnici del settore che, il 31 maggio scorso a Mi-lano, hanno assegnato ai progetti di Menabò 11 premi nella sezione Cor-

porate Identity e in quella Packaging. L’agenzia è risultata vincitrice anche del Premio Agorà d’Argento Naziona-le per il miglior Direct Mailing, per il prodotto “Servizio Identikit” per Crif, e per il miglior Packaging, per i succhi di frutta Giuis di HoReCare. Il Premio Agorà, giunto alla XXIV edizione, è stato consegnato a Palermo l’11 giu-gno scorso. (F.Ri.)

Cucina a quattro mani su Sky

San Mauro Pascoli - È una cucina a quattro mani quella di Alessandro e Marco Marino, classe 1985. Due giovanissimi chef che condividono l’aspetto ma non le ricette: i gemel-li di San Mauro Pascoli, dopo anni di esperienze negli hotel e ristoranti più esclusivi del territorio (tra cui il Grand Hotel di Cesenatico e l’Hotel della Citta di Forlì, la catena di lusso Select Hotel di Milano Marittima e molti altri) e dopo esperienze a Ber-gamo, a Milano e in varie località del Trentino, approdano ora su Sky con un programma tutto loro, “Bianco

& Nero”, che sarà trasmesso su Ali-ce dal 28 giugno. Già ospiti nel 2010 del programma di Sky “Casa Alice”, i gemelli Marino hanno ora la possibi-lità di sfidarsi in tv realizzando ricette apparentemente simili tra loro, che saranno giudicate da Deanna Orien-ti. Dal 2007 Alessandro e Marco fan-no anche parte della NIC, Nazionale Italiana Cuochi. Numerosi anche i riconoscimenti ricevuti, tra cui una targa di merito conferita loro dal sindaco di San Mauro Pascoli, “per aver portato la poesia nella cucina internazionale”.

4 | IN Magazine

Annotare | Brevi IN

Ph. Giorgio Sabatini

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Benessere nella Natura

Bagno di Romagna - Sei weekend promozionali per scopri-re l’Appennino tosco-romagnolo tra passeggiate, cultura, piaceri enogastronomici e incontri con i grandi della foto-grafia. È l’obiettivo dell’iniziativa “Benessere nella Natura” lanciata dai centri termali Ròseo Hotel Euroterme e Hotel Terme di Santa Agnese, per un approccio al territorio a 360 gradi. Una sorta di viaggio per il corpo e la mente che prosegue con i grandi della fotografia, in un ciclo di appuntamenti il sabato sera a Palazzo del Capitano. Gli incontri (ore 21,30) saranno presentati, a turno, da Vin-cenzo Venuto, conduttore di “Missione Natura”, Salvatore Giannella (già direttore di Genius, L’Europeo, Airone e ora direttore editoriale del mensile BBC History Italia) e Giulio Ielardi, (fotografo naturalista e giornalista). Dopo Elio Della Ferrera, Enrico Caracciolo e Stefano Unterthi-ner, il ciclo prosegue con Bruno D’Amicis (25 giugno), Andrea Alburno (2 luglio), Bruno Zanzottera e Alessandro Gandolfi (16 luglio). www.benesserenellanatura.it (F.Ri.)

L’Osteria dei Noci a Scardavilla

Meldola - Inaugurata domenica 12 giugno “L’Osteria dei Noci”, in via Sbargoleto 13 a Meldola, nella zona di Scar-davilla. Nella splendida location di un’antica villa, l’Osteria propone una ristorazione che sfrutta i diversi spazi e pa-norami del luogo, con tavoli interni e a bordo piscina, per arrivare alla splendida visuale offerta dalla veranda affac-ciata sul bosco. Il nuovo locale di Giorgio Gardini è aperto tutti i giorni, tranne il lunedì, a pranzo e a cena. (F.Ri.)

Ph. Luciano Laghi Benelli

il benessere olistico - cafè olfatteryVia Santa Croce n, 3602

47032 Santa Maria Nuova di Bertinoro (FC) - Tel. 0543 440765Orario: mart – sab, 8:30 - 12:30, 15:00 - 19:30 - Giorno di chiusura: lunedì

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Romagnoli nel Mondo

Forlì - Di forlivesi, e romagnoli, se ne trovano in ogni parte nel mondo. A raccontare antiche storie di emi-grazione è la mostra allestita fino al 26 giugno nel palazzo del Monte di Pietà, sede della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì (corso Garibaldi 37). Un modo per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia ricordando chi ha contribuito a creare, anche dall’este-ro, la nostra identità nazionale. L’i-tinerario espositivo di “Romagnoli nel mondo” mette in mostra un ricco apparato fotografico dedicato all’e-migrazione locale e nazionale. Una sezione è dedicata al diplomatico forlivese Raniero Paolucci di Calboli, che studiò l’emigrazione italiana tra ’800 e ‘900, un’altra presenta la storia delle miniere di zolfo di Formigna-

no e dei tanti minatori cesenati che alla fine dell’800 partirono verso al-tri lidi. Organizzata dall’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano – Comitato provinciale Forlì-Cesena, la mostra è curata da Flavia Bugani, Stelio De Carolis, Franco D’Emilio, Antonella Greggi, Pier Paolo Maga-lotti e Liliana Vivoli.

Pranzo Patriottico attorno a Saffi

Forlì - Un pranzo diverso dal solito a Forlì. Lo scorso 4 giugno la città ha infatti rievocato il banchetto che, nel 1849, riunì in piazza migliaia di commensali con il sogno dell’Unità d’Italia e della Repubblica. Il sindaco Roberto Balzani ha voluto rilanciare questa tradizione popola-

re e democratica con questo “Pranzo Patriottico” che ha riunito oltre mil-le e quattrocento persone attorno al monumento di Saffi, con un menù tricolore accompagnato dalle bande cittadine e varie iniziative che hanno animato le vie del centro storico pri-ma e durante il pranzo. (F.Ri.)

6 | IN Magazine

Michel Butor, foto e testi al Castello

Longiano - Con Michel Butor, romanziere, poeta, sperimentatore,

e critico letterario e d’arte francese, la Fondazione Tito Balestra inaugura

una rassegna espositiva a cura di Flaminio e Massimo Balestra.

“Michel Butor. Ritorno a Longiano” è il titolo dell’esposizione, che vede

in mostra fino a luglio al Castello Malatestiano una decina di fotografie

di viaggio di Michel Butor realizzate negli anni Cinquanta, 24 fotografie

di viaggio di Marie-Jo Butor con testi dello scrittore, una esposizione di 25 fotografie di Daniele Ferroni sempre

con testi di Michel Butor e, infine, una mostra di pittura di Pierre Leloup e

Mylen Besson. (F.Ri.)

CliCiak, Cesena nella capitale

Roma - Il Centro Cinema Città di Cesena torna a Roma con la 14esima

edizione della mostra CliCiak, che raccoglie le migliori foto scattate sui

set dei film e delle fiction italiane. La mostra, legata anche al concorso

nazionale che ha selezionato gli scatti dei migliori fotografi di scena, è stata

esposta fino al 15 giugno nella Casa del Cinema di Villa Borghese. (F.Ri.)

Ph. Giorgio Sabatini

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Via Sapinia, 9/A - Forlì - Tel. 0543 703893

Innovativo ecografo donato all’Ausl

Forlì - Grazie all’impegno di Sgm Distribuzione e della fa-miglia Silvestrini, l’U.O. di Prevenzione Oncologica dell’Ausl di Forlì ha ora a disposizione un nuovo e rivoluzionario eco-grafo. La struttura ha ricevuto in dono da Giuseppe e Maria Grazia Silvestrini, presidente e vice-presidente di Sgm Distri-buzione-Marcopolo Expert, una versione aggiornatissima dell’iU22 della Philips, il primo sistema ultrasonografico intelligente capace di ottimizzare automaticamente le pre-stazioni. Sgm Distribuzione-Marco Polo Expert è impegnato da anni in iniziative di carattere etico-sociale in vari ambiti. In campo sanitario era già intervenuto con la donazione, sempre all’Ausl di Forlì, di un sistema integrato per terapie locoregionali in oncologia.

Il riciclo creativo di Ofelia Tuttotorna

Cesena - Il design ecosostenibile è approdato a Cesena il 9 aprile con l’inaugurazione di “Ofelia Tuttotorna”, re-made design shop & lab. Qui si possono trovare oggetti che una volta erano qualcos’altro, ripensati e riplasmati in modo originale e soprattutto etico. Ofelia Tuttotorna, in via Frà Michelino 15/17, propone prodotti diversi, dai giocattoli all’arredamento, dall’oggettistica all’abbigliamento, nati tutti sotto lo stesso segno, quello del riciclo creativo e del re-cupero dei materiali. Queste creazioni di alto design sono il frutto della mente di designer emergenti, italiani e stranieri, che reinventano e realizzano oggetti nel rispetto dell’am-biente. La nascita di questo atelier è stata fortemente voluta e lungamente pensata dalle giovani titolari Federica Giordani e Giulia Lambertini (nella foto), che hanno in progetto anche la realizzazione di corsi legati alle tematiche ambientali nel laboratorio di “Ofelia Tuttotorna”, e altre iniziative originali come lo “Swap Party”, in cui i partecipanti hanno riciclato gli abiti che non usavano più, barattandoli tra loro. (F.Ri.)

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Confindustria, cambio al vertice

Forlì-Cesena - Cambio al vertice di Confindustria Forlì-Cesena. Alberto

Zambianchi, per 33 anni alla guida dell’associazione di industriali, passa

il testimone a Marcello Balzani, che va a ricoprire il ruolo di direttore al fianco del presidente Giovanni Torri. Abbandonando l’impegno di Confindustria, Zambianchi si

occuperà ora a tempo pieno alla Camera di Commercio di Forlì-

Cesena, della quale è presidente.

Cordoglio per Padre Flavio

Forlì - Cordoglio in città per la prematura scomparsa di Padre

Flavio Medaglia, custode dell’Eremo dei Frati Minori di Monte Paolo e molto conosciuto da tutta la

comunità forlivese per la sua attività di direttore e animatore del Centro

culturale San Francesco. Bolognese di nascita, era stato subito adottato

dalla comunità romagnola, che aveva trovato nel religioso venuto a mancare il 22 maggio scorso un

punto di riferimento per tante attività solidaristiche e culturali. (F.Ri.)

È di nuovo Radio Bruno Estate

Forlì - Torna in piazza Saffi il Radio Bruno Estate. Dopo un anno di

assenza Radio Bruno porta di nuovo sul palco di Forlì grandi artisti della

musica italiana. L’appuntamento è per il 27 luglio, a chiusura della

rassegna estiva dei “Mercoledì del Cuore” che anima il centro storico

forlivese. L’evento sarà condotto da Melita Toniolo con Enrico Gualdi ed

Enzo Ferrari, e vedrà susseguirsi sul parco un carnet di ospiti molto amati

dal pubblico italiano. (F.Ri.)

Arte sul Colle tra Spirito e materia

Sadurano - Nona edizione per la ras-segna “L’Arte sul Colle” ospitata alla Galleria Salus a Sadurano, dedicata quest’anno al tema “La pittura e la scultura, legami tra spirito e materia”. La rassegna ha come filo conduttore il legame tra le emozioni dell’artista che crea e la materia plasmata dalle sue mani. È un sapiente mix tra scul-tura e pittura, infatti, quello proposto nel nuovo calendario messo a punto da Sei Sadurano e Amici di Sadura-no, organizzatori dell’evento: quattro mostre, al via il 25 aprile e fino al 16 luglio, dedicate ad altrettanti prota-gonisti della scena artistica locale.Ha aperto la rassegna una retrospet-tiva dedicata a Carmen Silvestroni, scomparsa nel 1997 dopo una vita de-dicata all’arte in tutte le sue forme. A seguire una personale di Gianni Nan-ni, in arte Nagi, pittrice, ceramista e grafica pubblicitaria, mentre fino al 24 giugno sono esposte le opere del pittore, scultore e ceramista Mau-ro Mamini Ferucci. Dal 26 giugno fino al 16 luglio conclude la rasse-gna un’altra retrospettiva, dedicata

al pittore e sculture Glauco Fiorini, autore della scultura “La Famiglia” (nella foto), collocata al parco urbano “Franco Agosto” di Forlì. Gli orari di apertura della galleria sono dalle 16,00 alle 20,00, tutti i giorni escluso il lunedì. www.sadurano.it

Nuovo consiglio per Round Table

Forlì - Rinnovo delle cariche per Round Table 6 Forlì. Il nuovo Con-siglio del club vede come presidente

Riccardo Rusticali (nella foto), affian-cato da Alessandro Zaccheroni in ve-ste di vice. Rusticali prende il posto di Nicola Mangione, past president. Segretario è Danilo Casadei, tesorie-re è Stefano Versari, mentre il ruolo di corrispondente è ricoperto da Sa-muele Turci. Il nuovo consiglio del sodalizio si completa con Leonardo Imbrogli-ni, Giuseppe De Marinis, Federico Fabbri e Davide Gabrielli in veste di consiglieri, affiancati dall’addetto in-ternet Denis Casanuova. (F.Ri.)

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Ph. Giorgio Sabatini

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viale Marconi, 7 • 0543.767305

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Ferrettigroup Brasil, nuovo Stabilimento

San Paolo - Inaugurato il 9 giugno scorso il nuovo stabili-mento produttivo di Ferrettigroup Brasil, sorto nelle vici-nanze di San Paolo del Brasile. Il Gruppo Ferretti rafforza la propria leadership sul mercato brasiliano con questo impianto, tra i più grandi di tutta l’America Latina, che contribuirà ad accrescere le buone performance già regi-strate. La cerimonia inaugurale si è svolta alla presenza di Giancarlo Galeone, AD del Gruppo Ferretti, Lamberto Ta-coli, Chief Sales & Marketing Officer del Gruppo Ferretti, Marcio Latorre Christiansen, AD di Ferrettigroup Brasil. Ad affiancarli anche autorità locali, tra cui Marco Marsilli, Console Generale d’Italia a San Paolo, Giovanni Sacchi, Direttore dell’ICE di San Paolo e Roberto Rocah, Sindaco di Vargem Grande Paulista (San Paolo). (F.Ri.)

Allianz Ras a Predappio

Predappio - L’agenzia di assicurazioni Allianz Ras di Pre-dappio ha visto l’inserimento di un nuovo agente. L’agen-zia (nella foto l’evento inaugurale) ha infatti un nuovo titolare, Davide Tronchi, che dal mese di giugno s’inserisce a capo di Allianz Ras, da oltre 50 anni punto fermo nel campo delle Assicurazioni per la cittadina romagnola. La sede predappiese dell’agenzia si trova in viale Matteotti 92/A.

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Coin Casa al Mega

Forlì - Un nuovo negozio per Coin Casa dal 16 giugno a Forlì, in corso

della Repubblica 152. Lo store, distribuito su una superficie di oltre 300 mq, è dedicato all’arredamento

d’interni ed esterni, all’oggettistica e all’home decoration. Va ad arricchire il panorama di MEGAforlì, contenitore

sempre più ricco di offerte. La comicità di Andrea Vasumi e la

musica degli “Amarcord” hanno animato l’inaugurazione dello store,

gestito dall’imprenditore forlivese Massimo Foschi, già titolare della

libreria Mondadori e del Mega Forlì.

Donato l’ultimo lavoro della Silvestroni

Forlì - La comunità di Sadurano ha donato alla Provincia di Forlì-Cesena

un’opera di Carmen Silvestroni. Il bassorilievo in cartapesta,

raffigurante la Beata Maria Vergine Assunta in Cielo, è l’ultimo lavoro

realizzato dall’artista prima della sua morte. “L’opera - spiega Don Dario Ciani - ha un forte significato per la comunità di Sadurano, molto legata

all’artista che per la realizzazione di questa immagine della Vergine

utilizzò materiali poverissimi”. (F.Ri.)

Poliziotti da 159 anni

Cesena - Il 159° anniversario della Fondazione della Polizia è stato

celebrato il 21 maggio a Cesena, in piazza della Libertà. Dopo lo

schieramento dei reparti e l’ingresso delle autorità, la cerimonia è

proseguita con la lettura dei messaggi del Capo dello Stato, del Presidente

del Consiglio, del Ministro dell’Interno e del Capo della Polizia. Dopo un intervento del Questore c’è stata

la consegna di riconoscimenti per merito di servizio e un brindisi nella

sala “Piazzetta Affari” della Cassa dei Risparmi di Cesena. (F.Ri.)

L’Armonia di Enzo Belliniin Mostra

Santa Sofia - Inaugurata il 5 giugno scorso la mostra di Enzo Bellini “L’Ar-monia nello Sguardo”, allestita nella galleria d’arte contemporanea “Vero Stoppioni” di Santa Sofia fino al 3 luglio. Alla presenza di Enzo Belli-ni, dell’assessore alla cultura Isabel Guidi e di Edoardo Brandani, di Edizioni Bora di Bologna, un aperi-tivo accompagnato dal flauto di Iuri Ciccarese e dal pianoforte di Elena Indellicati ha inaugurato la mostra organizzata dalla Pro Loco di Santa Sofia, rappresentata dalla presidente

Ilaria Marianini. Presente al taglio del nastro anche Gabriella Tronconi, assessore all’Istruzione del Comune di Forlì. (F.Ri.)

Italia-Giappone: grande rugby al Manuzzi

Cesena - Il grande rugby fa tappa a Cesena. Protagoniste sono le Nazio-nali italiana e giapponese sul campo del “Dino Manuzzi”, sabato 13 agosto alle ore 20,45. È la prima volta che la città romagnola ospita una partita ufficiale degli azzurri della palla ova-le (nella foto il sindaco Lucchi, Federico Zanni e Igor Campedelli, nel corso della presentazione dell’evento). L’occasione è arrivata con il Cariparma Test Match Italia Vs Giappone. La sfida contro il

XV nipponico sarà il primo dei due test-match estivi a vedere protagoni-sta la Nazionale Italiana Rugby che, dopo la sfida del “Manuzzi”, la setti-mana dopo sarà ad Edimburgo con-tro la Scozia e poi in Nuova Zelanda. Il Giappone è un avversario di valo-re, vicino all’Italia nel ranking mon-diale dell’IRB. E in preparazione ai Mondiali sarà di certo un avversario stimolante per Parisse e compagni. www.federugby.it

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Ph. Gianmaria Zanotti

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Tre mesi e sette giorni. Quanto basta per rivoluzionare una squadra e centrare un obiettivo che pareva irraggiungibile. C’è la firma di Nenad Vucinic sulla permanenza in Legadue della Fulgor Libertas basket. Un sigillo che resterà nella storia di Forlì.

testo Enrico Pasini - foto Giorgio Sabatini

Un Arrigo Sacchi con la pacatezza e l’aplomb british di un Alex Ferguson. Del Mago di Fusignano ha la pela-ta e un concetto base ripetuto allo sfinimento, “Intensità”. Rispetto a Sacchi, partito dalla Romagna ver-so Milano e il mondo, Nenad Vucinic ha fatto il percorso inverso. L’alle-natore della Fulgor Libertas basket è partito dalla sua Belgrado - che della pallacanestro è una capitale planetaria – per volare alla conqui-sta degli antipodi neozelandesi e poi sublimarsi nella piccola Forlì.In appena tre mesi e sette giorni il “profeta dei due mondi” s’è conqui-stato l’eroica immortalità sportiva sotto San Mercuriale, salvando da una retrocessione quasi certa una squadra e una tifoseria appassio-nata che dopo 11 anni di astinenza avevano ritrovato il paradiso della

Legadue. Giunto con la nomea di “sergente di ferro”, Nenad Vucinic s’è dimostrato ed è tutt’altro. Un uomo esigente e spiccio, certo, ma umanissimo.Il suo primo pensiero sono sempre e solo i suoi ragazzi. I tappeti rossi che i forlivesi gli hanno steso sotto i piedi lo mettono persino a disagio. “Sapere che la gente mi stima, parla bene di me, mi fa sentire importan-te. Ma i panni dell’eroe, per favore, no: ci sto troppo largo”, ammette scuotendo la testa. “Io sono cresciu-to assieme alla squadra e sono i gio-catori gli artefici principali di que-sta salvezza. Non amo che si esalti il singolo a scapito del gruppo. Odio gli individualismi, che vanno sem-pre a scapito dei risultati”.Vucinic unisce nella sua figura la tempra dell’ex atleta, la sagacia

Tutti sotto Canestro

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Essere | Fulgor Libertas

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dell’allenatore e la diplomazia del manager. Quarantasei anni, nella sua vita è transitato da talmente tante esperienze che sembra alla quinta vita. Come un gatto. “Sono nato come tifoso del Partizan Bel-grado di Dalipagic e Kicanovic, e a 13 anni ho iniziato a giocare nella squadra che guardavo la domenica al Palasport”, racconta. “Non ero tecnicamente forte, ero un lottato-re, e nella vecchia Jugoslavia non potevo emergere. Allora nel 1989 decisi di trasferirmi in Nuova Zelanda, sfruttando il mio doppio passaporto. Erano anni di tensione nel mio Paese, ma nella mia scelta non ha influito la politica. Pensavo di rimanere laggiù 6 mesi, più che altro per incontrare i parenti: vi ho piantato le radici, ispirato da un modello di vita adattissimo alla mia natura”. La sua vita si è svolta tra i 45mila abitanti di Nelson. Si è spo-sato (due volte), ha cresciuto Jovan, ora 21enne e studente in Multime-dia design a Wellington, e Jelena 19 anni cestista di talento, che studia e gioca nel college di Lousiana Tech, negli Usa. Da tempo vive lontano

da loro e se per un italiano ciò è eresia, per lui è semplicemente “la vita”. “Sono grandi, è normale stare lontani”, afferma quasi con stupore. Da giocatore Vucinic ha vissuto grandi esperienze, come le Olim-piadi di Sidney 2000 con la nazio-nale dei “Tall Blacks” allenata da Tab Baldwin, il suo mentore e grande amico, l’uomo che gli ha lasciato il testimone della squadra. “È stato un sogno e ho marcato Jason Kidd segnando due punti. Emozioni uniche”, sorride prima di virare dritto sulla genesi della sua passione per il lavoro di allenatore. “Ho iniziato a farlo quando avevo solo 23 anni, nelle giovanili, e poi anche tra i senior ho combinato questo ruolo con quello di giocato-re, imparando tanto dalla pratica più che dai libri, e da Tab Baldwin, che mi ha influenzato come perso-na e come professionista. Mi ha in-segnato a fare crescere un gruppo, e questo lo sto trasmettendo anche ad un altro amico: Pero Cameron”. Agli italiani è un nome che non dice nulla, ma in Nuova Zelanda Cameron, vice di Vucinic in Na-

La rosa della salvezza

Questa la rosa della squadra forlivese Marcopoloshop.it,

artefice della rimonta salvezza:Play: Leemire Goldwire (1.82 1985),

Mike Roman Nardi (1.86 1985). Guardie: Stefano Borsato (1.93 1986),

Giacomo Zamagni (1.90 1992), Riccardo Ravaioli (1.89 1992). Ali: Bobby Jones (2.01 1984),

Shawn Huff (1.98 1984), Alex Ranuzzi (1.96 1986),

Francesco Berlati (1.93 1993). Pivot: Mitchell Poletti (2.05 1988 capitano),

Luca Campani (2.05 1990). All.: Nenad Vucinic.

Vice all.: Stefano Colombo.

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A fianco, Nenad Vucinic con il suo vice Stefano Colombo (a sinistra) e i giocatori artefici del successo nella stagione 2010/2011.

zionale, è il simbolo del basket. Al punto che se si chiede al coach di Forlì chi sia il giocatore più forte con cui è stato in squadra, contro cui ha giocato e che ha allenato, la risposta è sempre la stessa: “Pero Cameron, un uomo che ha dentro l’X-Factor del basket”.Mai banale, dunque, come gli ap-passionati di Forlì hanno imparato ad apprezzarlo. “Ho vinto tanto in carriera e sto cercando di farlo da qualche anno anche come proprie-tario dei “miei” Nelson Giants in

Patria. Le emozioni che ho provato a Forlì, però, non le ho vissute da nessun’altra parte. Sono arrivato e subito ho percepito una fortissi-ma pressione, figlia della passione della città per questo gioco. Ed era quello che volevo, perché io odio perdere e vivo di basket 24 ore al giorno. Alla squadra ho cercato di trasferire intensità, mentalità vincente, etica del lavoro, senso di appartenenza. E poi la medicina è sempre una sola: buon senso”. Al-tri due ‘segreti del successo’? “A me

piace rischiare e l’ho fatto in campo. Il difficile è stato togliere dalla te-sta dei ragazzi la superstizione. Voi italiani mi fate dannare per questo. Io alla salvezza ho sempre creduto e ogni settimana c’era una cabala in base alla quale, invece, non ce l’avremmo fatta”. Davvero? Giù la maschera, il campionato è finito. Sempre creduto? “Sì, nessuna no-stra vittoria mi ha sorpreso perché io credevo potessimo vincere ogni partita. Perché no? Si può fare”. Provaci l’anno prossimo Nenad.

Nenad Vucinic, la carriera

Nenad Vucinic nasce a Belgrado il 7 aprile 1965 da padre montenegrino e madre croata con ascendenze neozelandesi. Cresciuto come cestista (guardia di 1.93) nelle giovanili del Partizan Belgrado assieme al “mito” Sasha Djordjevic, non sfonda da senior nel difficile contesto della Jugoslavia unita e dopo quattro stagioni in squadre di Seconda divisione decide di sfruttare il suo doppio passaporto per volare in Nuova Zelanda. Si aggrega ai Nelson Giants nel 1989, dove gioca sino al 2000; dal 1996 ne diventa anche allenatore e per tre anni veste la maglia della Nazionale. Con i “Tall Blacks” disputa le Olimpiadi di Sidney 2000 poi si ritira e prosegue come allenatore, diventando vice della selezione nazionale dal 2001 sino al 2006. Nel frattempo torna in Patria per allenare nel 2002-2003 l’Okk Belgrado, poi rientra a Nelson e da fine 2006 riceve il timone di head coach dei “Tall Black” conducendoli alla vittoria del titolo dell’Oceania nel 2009 e al 12° posto ai Mondiali 2010. L’anno prima vince lo scudetto in Estonia con il Kalev Tallin, poi subentra in Turchia al Darussafaka che non salva dalla retrocessione pur con ottimi riscontri di gioco. Nel 2010-2011 si dimette dalla squadra turca dopo una partenza 0-3 nella seconda lega, e a gennaio firma a Forlì.

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La cavalcata finale. Nenad Vucinic arriva a Forlì il 30 gennaio, 48 ore dopo la sconfitta della Marcopolo-shop.it, la settima consecutiva, nel derby di Rimini. Forlì è ultima a 4 punti dalla salvezza. Vucinic racco-glie il pesante testimone lasciato dal coach simbolo Giampaolo Di Lorenzo e affronta un altro derby, quello casalingo con l’Aget Imola. Arriva una nuova sconfitta e poi, a Scafati e in casa con Veroli, i ko di

fila diventano 10. Stravolge una vol-ta di più la squadra, inserendo l’ala Shawn Huff e rilevando Lorenzo Gordon con Bobby Jones. È la “ma-gata”. Subito vittoria a Lodi alla 7ª di ritorno, poi al PalaCredito crolla Bracellona e si arriva allo scontro diretto di Reggio Emilia. Finisce male, con Forlì a -6 dalla salvezza e solo 6 partite da giocare. Rassegna-zione? Tutt’altro. Contro Udine Goldwire piazza sulla sirena la tri-

pla del successo e da lì la squadra risorge. Vince a Jesi, batte Pistoia e, davanti a 800 forlivesi, espugna Ferrara aggregandosi al treno del 14° posto. Altri due colpi arrivano al cospetto della capolista Casale Monferrato, battuta a 2” dal gong dopo una clamorosa rimonta, e con la già retrocessa San Severo, all’ultima giornata. Sono 8 vittorie nelle ultime 9 uscite, 6 successi in fila. Il miracolo è compiuto. IN

A fianco, capitan Mitchell Poletti a canestro sul campo di Ferrara. Una partita chiave, in cui mette a segno 30 punti, suo record in Legadue.

Forlibasket.it fenomeno on line

Irriverenti, pungenti, orgogliosamente differenti ormai da 8 anni. Sono i giornalisti del sito web www.forlibasket.it diretto da Riccardo Girardi, che nella stagione dai due volti opposti della Fulgor hanno giocato un ruolo di pungolo e di positiva sollevazione popolare. Oltre ai salaci reportage sulle partite il sito s’è fatto promotore negli anni di tante iniziative (premi, album di figurine, dvd storici, una trasmissione tv su Tele Romagna). In questa stagione ha fatto “boom” con i suoi video trascinanti, la stampa di quattro t-shirt inneggianti alla rimonta primaverile e la puntata celebrativa della salvezza, trasmessa in diretta da un affollatissimo PalaCredito.

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I nostri clientidiventano anchenostri amici.

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Una stagione capolavoro regala al Cesena la

permanenza in serie A. E la possibilità di

sviluppare la propria filosofia di lunga vita.

Fatta di equilibrio, impegno costante

e acume calcistico per gli affari di mercato.

“Io sono ancora qua! Eh già”, adattata alla bianconera la frase del successo di Vasco Rossi fa comprendere il tri-pudio romagnolo. Il popolo tifoso, dopo avere intascato la salvezza ma-tematica contro il Brescia, si è im-possessato dei versetti del ‘Blasco’ per fare capire quanto sia impor-tante il Cesena nella massima serie. E la prodezza bianconera, il ‘triple-te’ di casa nostra (due promozioni dalla Prima Divisione alla A e una salvezza in tre stagioni), è bagnata da un mare di meriti. Certo, per molti può essere una sorpresa, una matricola come il Cesena (che dopo 19 anni non ricordava più il profu-

mo della massima serie) veniva con-siderata ‘carne da macello’ o quasi in un pianeta come la A. Ed era una considerazione logica, così come i pronostici dei bookmaker, che a lungo hanno considerato la panchi-na di Ficcadenti come la prima che sarebbe saltata. Ma la prodezza del gruppo di Campedelli ha sbaragliato tutto: questo però non è un miracolo ma un capolavoro. Il pregio è stato anche quello di non sbragare mai, una dote di equilibrio figlia dell’al-lenatore che poco aveva convinto per parte della stagione. Da per-sona intelligente ha fatto tesoro di certi errori è diventato più disinvol-

testo Luca Serafini - foto Gianmaria Zanotti

ProdezzA Bianconera

Giocare | Cesena Calcio

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to e la squadra si è compattata. Così il girone di ritorno dei bianconeri è stato al fulmicotone, raggiungendo la meta con una giornata di anti-cipo. I dati santificano ‘in calce’ il colpaccio bianconero: blitz presti-giosi come quelli contro il Milan e la Lazio, colpi esterni contro le dirette concorrenti, poi il guizzo di reni tipico di chi vuole arrivare. Nella massima serie tornare in sé dopo quattro, cinque schiaffoni di fila è improbo. Igor Campedelli ha centrato invece un’altra magia, frut-to di acume calcistico e negli affari (il colpo Nagatomo acchiappato in

Giappone e ceduto all’Inter a suon di milioni non va dimenticato), di una passione sfegatata che lo ha portato a dormire in aeroporto in Romania per cercare di ingaggiare Mutu (e lo aveva già fatto), di vomitare dal nervoso dopo la gara casalinga con l’Inter. E la notte successiva all’im-presa che ha sbancato Bologna non è riuscito a riposare: insonnia da ultrà più che da patron. Tra i tanti meriti anche quello di aver resistito alla logica dei risultati, alle conte-stazioni dei tifosi non allontanando il tecnico. Ragionando in soldoni il Cesena in A significa una trentina di milioni in cassa, la possibilità di andare avanti ragionando però all’antica: contratti a rendimento, giocatori che in Romagna vogliono recuperare la gloria smarrita o tro-

vare quella che non hanno ancora avuto. Jimenez, Giaccherini, Parolo, l’eterno e monumentale Antonioli sono lo spot vincente di quella che deve essere, anzi è la filosofia di lunga vita bianconera. Chi guida la società sa che il Cesena può anche retrocedere, ma mai sparire. Nella bolgia del Manuzzi vestito a festa, dopo il gol da apoteosi di Giacche-rini contro il Brescia, Campedelli ha confermato il proprio animo da ul-trà, da ex ragazzo della Curva Mare che (per sua stessa ammissione) più volte ha contestato Edmeo Lugaresi. Tutto questo, quasi arrossendo, più

volte l’ha detto anche allo storico patron. Al geniale uomo che con la sua tipica frase “a un dato momen-to” faceva già capire che stava par-tendo all’attacco, in nome di una genuinità e passionalità tutte roma-gnole, ha dedicato subito il capola-voro di stagione. E chi ha sussurrato “speriamo che Edmeo lo sappia”, deve stare tranquillo. Lui dal Cielo è sempre stato vicino al Cesena, ha soffiato contro il Chievo nel rigore di Jimenez, col Bari nella rocam-bolesca rete di Bogdani, a Palermo nel recupero è sceso addirittura in campo. Sì, c’era anche con l’Inter, quando nei supplementari i bian-coneri hanno rovinato tutto. Ma lì si era un attimo addormentato, esausto per tutte le fatiche fatte in precedenza. IN

Sopra, l’allenatore Massimo Ficcadenti esulta assieme al presidente Igor Campedelli. Nella pagina a fianco, Marco Parolo festeggia la salvezza con i tifosi.

Un capolavoro dedicato a Lugaresi

Marco Giampaolo al Manuzzi

‘’Dopo aver raggiunto insieme il formidabile risultato della salvezza in seria A nell’anno del suo ritorno dopo ben 19 anni, il Cesena Calcio e Massimo Ficcadenti hanno deciso consensualmente di non rinnovare il contratto per la stagione 2011/2012’’. Così la società bianconera il 20 maggio scorso ha annunciato la fine del rapporto col Mister. Al suo posto arriva Marco Giampaolo, ex allenatore del Catania. L’accordo, siglato il 4 giugno, ha durata biennnale.

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Musica genuina, trascinante e spontanea, il liscio suona ritmi senza età. A promuoverlo e pubblicarlo è oggi Riccarda Casadei, direttore delle Edizioni Musicali Casadei Sonora. Custode e prosecutrice del padre Secondo, Strauss di Romagna.

testo Elide Giordani - foto Gianmaria Zanotti

Se proprio dovessimo associarla ad una musica romagnola (e c’è da scommettere che la similitudine non le dispiacerebbe), Riccarda Ca-sadei potrebbe essere un valzer. Di quelli appassionati ma con una nota di pudore, allegri ma con un filo di malinconia, eleganti ma non sofi-sticati. Di certo un valzer generoso, pieno di sentimento, come quelli che l’indimenticato ed amatissimo padre Secondo - l’autore dell’unico, vero, inno della Romagna - compo-neva pensando alla sua gente. Riccarda Casadei da Savignano sul Rubicone gestisce con amore un’e-redità che i tempi hanno posto da-vanti ad una sfida sempre più diffi-cile (“Nessuno si occupa più della musica della nostra terra… Sono soprattutto i romagnoli che ci fan-no mancare la loro vicinanza”, ripe-te con profondo rammarico), non

ha nulla dell’impertinenza un po’ bisbetica del clarinetto in do, quel ritmo quasi circolare, trascinante e un po’ sfacciato che dalle orecchie passa direttamente alle gambe e mette voglia di ballare. Come certe musiche del nostro folklore, che se ti entrano nell’orecchio te le senti vibrare per qualche giorno, lei è una gentile signora dolce e tenace. E dopo tutto questo parlare di musica la domanda sorge inevita-bile: ma lei, custode della memoria e della musica del mitico Strauss della Romagna, morto ad appena 65 anni nel 1971 lasciando un pa-trimonio inimmaginabile di mu-siche e canzoni, balla? “Sì, ma le occasioni e i luoghi per ballare e per ascoltare la musica romagno-la sono sempre meno…”. Eccola la risposta che riporta al centro la difficoltà del suo impegno come

direttore ed amministratore della Casadei Sonora Edizioni Musicali. Valzer, mazurche e polche non abitano più qui. Si preferisce la musica d’importazione, il ritmo latino con i suoi merengues, bacia-te e salse… Belli, sì, ma non certo più del folklore romagnolo che “se fosse trasmesso in tv come si con-viene - evidenzia Riccarda Casadei - farebbe ballare anche le teleca-mere”. Riccarda Casadei però non si arrende e con il suo staff lega-to in buona parte da relazioni di parentela (il suo braccio destro è la figlia Lisa, stesso sorriso, stessa determinazione) manda avanti a Savignano sul Rubicone le storiche Edizioni Musicali Casadei Sonora con grinta ed ottimismo. “Abbiamo sempre il timore di non fare ab-bastanza per mio padre che ci ha lasciato tanto…” dice con tenerez-

Il valzer dell’eterna Gioventù

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Dirigere | Riccarda Casadei

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za. Qui vengono turisti a frotte e si stupiscono di trovare la musica di Secondo Casadei solo in cd e non in ogni balera dietro l’angolo. La sede della Casadei Sonora Edizioni Musicali è un vasto ambiente lumi-noso, su una delle vie centrali di Savignano, dove la luce si riflette sulle gigantografie del maestro Se-condo Casadei colto tra la sua gente mentre suona, forse, l’imperitura “Romagna mia”. Il principale creatore del fenomeno “liscio”, entrato di diritto a far parte della tradizione e del costume italia-ni, ha lasciato circa 1200 brani (di cui 1078 incisi) “ereditati” da numerose orchestre italiane che li diffondo-no nelle loro serate con entusiasmo e coinvolgimento del pubblico di tutte le età. Tra questi gli inconfon-dibili valzer, polche e mazurche dal tipico sound romagnolo, costituito dal caratteristico clarinetto in do e dal sax mi bemolle. Per dare un’idea del compito pri-mario delle Edizioni basti pensare che, ogni anno, distribuiscono gratuitamente (l’introito viene assicurato dall’esecuzione dei bra-ni attraverso i diritti Siae) - a circa 10.000 collaboratori in Italia e all’estero - notiziari musicali, spartiti, basi, coinvolgendo sem-pre nuovi compositori, orchestre e gruppi bandistici, per i quali sono a disposizione speciali arran-giamenti. “Accanto alla vastissima produzione di mio padre e della sua orchestra - evidenzia Riccar-da - che è stata attiva dal 1928 a tutti gli anni ’60, promuoviamo e diffondiamo le composizioni di nuovi e giovani autori, sem-

A fianco, Riccarda Casadei assieme alle figlie Lisa e Letizia.

Edizioni Musicali Casadei Sonora

Riccarda Casadei, che è figlia dell’indimenticato Secondo Casadei, l’autore di “Romagna mia” e di mille altri brani del folklore romagnolo, è amministratore e direttore artistico

della Casadei Sonora Edizioni Musicali con sede a Savignano sul Rubicone. È cugina di Raoul, che è stato titolare della storica orchestra prima di passare la mano al figlio

Mirko. Le due attività, un tempo unite, oggi sono divise tra le due famiglie. Moglie di Edoardo Valletta, è madre di Lisa e Letizia, e nonna di tre nipotini. Si occupa da 40 anni della salvaguardia del folklore musicale romagnolo attraverso la promozione

del grande patrimonio musicale lasciato da Secondo Casadei. Casadei Sonora cura la pubblicazione di Romagna mia, la rivista con tiratura di 100mila copie ricca di

informazioni sulla Romagna, le sue tradizioni e il mondo del ballo. Produce da alcuni anni la trasmissione televisiva “Romagna mia in Italy”, diffusa quotidianamente da un circuito di oltre 60 emittenti in tutta Italia. Alle Edizioni Musicali Casadei Sonora

si affiancano le Edizioni Arcobaleno Spettacoli, che si occupano di musica da ballo di ogni genere, e, ultime nate, le Edizioni Appassiunèda, che raccolgono esclusivamente

canzoni in dialetto romagnolo.

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pre rigorosamente da ballare”.Nel 1997 le Edizioni Musicali Casa-dei Sonora hanno ricevuto il Pre-mio Siae per i 50 anni di attività e a Riccarda Casadei, nel 2000, è stato attribuito l’importante riconosci-mento nazionale Profilo Donna per il suo lavoro svolto a favore della musica con il coinvolgimento di tutta la famiglia.Riccarda Casadei, che ama poco - per una suo evidente naturale ri-serbo - parlare di se, ricorda tutta-via con tanta commozione quel pa-dre sempre in fermento creativo, innamorato della musica e spesso quasi dolorosamente concentrato a cercare i ritmi che potessero far ballare la “sua gente”. “Pensate… - ci diceva, quando emergeva dal suo studiolo soddisfatto della mu-sica che finalmente era uscita dal-la sua testa per entrare nel penta-gramma - pensate quale tempesta poteva esserci nella testa di Mozart o di Beethoven se io, che non sono nessuno, ho tutte queste note che

mi vorticano dentro...”. “Quando ero molto giovane – continua a raccontare Riccarda - e già aiuta-vo il babbo nelle sue serate come segretaria e Pr, poiché non aveva prodotto nulla la mia frequentazio-ne del liceo musicale di Cesena, mi vergognavo del mio legame con il folklore romagnolo. Erano i tempi del twist, del boogie, dello shake e i ragazzi della mia età bollavano il folk locale come una musica ‘con-tadina’, secondo un termine usato nell’accezione dispregiativa. Ma lui mi rassicurava: ‘non c’è niente di male ad essere contadini anzi, è molto bello, vedrai, un giorno te ne convincerai…’. Aveva ragione, oggi capisco che quella definizio-ne, in realtà, parlava della genu-inità di questa musica, della sua peculiarità di essere trascinante e spontanea”. Non a caso, secondo quanto affermato in più occasioni dalla stampa, “Romagna mia” era una delle canzoni preferite di Papa Giovanni Paolo II. IN

Premio Fidapa

A Riccarda Casadei è andato il Premio 2011 conferito da Fidapa, consegnato il 5 giugno nella Sala

Cacciaguerra della Banca di Cesena. L’incontro è stato aperto

da Arte Tamburini, prima cantante dell’Orchestra Casadei, seguita dagli interventi di Stefano Gori e Massimo

Riva, ha visto anche l’esibizione del cantante forlivese Maurizio Tassani,

che ha presentato una versione lirica – in prima mondiale – di Romagna

Mia. I mille euro del Premio messi a disposizione dalla Banca di Cesena

(come la spilla in oro che ricorda l’avvenimento) sono stati consegnati da Riccarda Casadei all’Associazione

Romagnola Ricerca Tumori.

Ph.

And

rea

Gor

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Sogno e incubo per intere generazioni,

l’esame di maturità segna il passaggio

dall’adolescenza all’età adulta. A volte

in modo naturale, altre traumatico. Come

ci raccontano alcuni forlivesi e cesenati

illustri.

Popola i sogni, talvolta gli incubi, di intere generazioni. Intenerisce la memoria dei romantici, alimen-ta la malinconia di chi ha vissuto in quei giorni, spesso inconsape-volmente, i momenti più dolci de-gli anni verdi. L’esame di maturità rappresenta un passo importante. Un segno di demarcazione tra l’a-dolescenza e la vita adulta, il tem-po dei giochi e quello del rigore. Un periodo vissuto in maniera vivida e sentita anche a distanza

di tanti anni, al punto che sull’on-da della memoria il passato più o meno remoto diventa improvvisa-mente prossimo.Lo conferma, con inquietudine, il sindaco di Cesena Paolo Lucchi: “La maturità? Un incubo. La data degli orali l’ho inscritta nella me-moria, 13 luglio 1983, perché poi mia mamma mi regalò una meda-glietta a ricordo…”. Maturando del liceo classico “Vincenzo Monti” di Cesena, Lucchi ha vissuto la più

testo Francesca Miccoli - foto Giorgio Sabatini

Notte prima degli Esami

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Studiare | Esami di Maturità

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terribile delle disavventure: il cam-bio di materia per il fatidico esame orale. “Dovevo portare Fisica, mi diedero Greco. Nelle 48 ore pri-ma dell’esame non feci altro che studiare assieme ad alcuni amici, arrivai all’esame in coma. Su dieci domande ne azzeccai una, alla fine sorrideva anche il prof”. E l’incubo proseguì nei giorni seguenti, per il timore della bocciatura. “Mi andò

bene, 44/60. Ma ogni tanto quel 13 luglio lo sogno ancora…”. Destino simile ma finale diverso per Ines Briganti, presidente dell’I-stituto Storia e Resistenza dell’Età Contemporanea della provincia di Forlì-Cesena. La formula del suo esame prevedeva ancora la possibi-lità di recupero per una bocciatura a giugno. “Il commissario interno era un’insegnante della sezione B e fece di tutto per dimostrare la superiorità dei suoi studenti, met-tendo noi della A in difficoltà. Ci interrogò sulla metrica, esclusa dal programma. Come se non bastasse mi trovai a dissertare di filosofia tra un commissario marxista e un presidente hegeliano... Fui riman-data a settembre, evento che in casa mia - sono figlia unica di una famiglia di origini contadine - ven-ne vissuto come un lutto. Mi pre-sentai a settembre meno preparata che a giugno ma presi due sette. Ancora oggi, a distanza di tanti anni, sogno quell’episodio”.Non tutti hanno affrontato la

prova sospesi tra la sindrome del foglio in bianco e l’ossessione da favella azzerata. Non è stato così per il sindaco di Forlì Roberto Bal-zani, nell’albo dei bravissimi (guai a chiamarli secchioni…). “Ricordo con piacere l’esordio d’estate del 1980, vissuto in maniera consape-vole e molto serena. Ho sempre studiato con profitto e non ho av-vertito tensioni particolari. L’unico

fremito fu in attesa della seconda prova, la versione di greco. Fu scel-to un bellissimo testo di Platone, fa-cile da comprendere e tradurre”. Il risultato? Neanche a dirlo, maturo al Classico di Forlì con 60/60. Che nel 1980 significava il massimo dei voti mente ora, portate le valutazio-ni ai 100/centesimi, significhereb-be solo una striminzita sufficienza. Con il nuovo metro di valutazione è stato esaminato Marco Bilancioni, giornalista de Il Resto del Carlino, dichiarato ufficialmente maturo nel giugno 2002. “Il primo pensie-ro - ricorda il giovane redattore - va al giorno del tema d’italiano. Un vero supplizio, per via del caldo al-lucinante. Decisi di sviluppare una traccia poi, andato in tilt, cambiai idea. Ebbi una piccola crisi, rispec-chiata dai 14/15 della valutazione. Per l’orale avevo pianificato una strategia di battaglia ben calibrata, portai una tesina sull’illusione, in copertina campeggiava “La zattera della medusa di Gericault”. Anche in questo caso punteggio pieno,

In alto, il sindaco di Cesena Paolo Lucchi. Sotto il sindaco di Forlì, Roberto Balzani.

Scritti, orali e cambio di materia

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100/100 e la sensazione di aver chiuso un bellissimo capitolo del mio viaggio esistenziale”. Sulle ali del ricordo, spunta un aneddoto. “Nella mia classe fummo in nove a fare l’en plein e il Carlino venne al Classico “Morgagni” di Forlì per immortalarci. Ero assente, e la se-greteria consegnò una mia foto di imberbe quattordicenne che faceva a pugni con quella degli altri miei compagni, ormai maggiorenni”. Meno brillante la prestazione del direttore tecnico della FulgorLi-bertas Nicola Alberani, anche lui studente del glorioso Classico Morgagni. A testimonianza che non sempre il risultato scolastico rispecchia il talento. “Il mio esame fu un mezzo disastro”, racconta. “Dopo due scritti discreti alla prova orale, paralizzato dall’emozione, feci scena muta. Non fui bocciato perchè in molti fecero anche peg-gio di me. Alla fine sono uscito con

un 38/60, grazie ai tanti immeri-tati 36 concessi agli studenti con gravi insufficienze”. Andò meglio a Fabrizio Fratoni, capitano dei Carabinieri del Co-mando provinciale di Forlì-Cese-na. Grossetano di Follonica, l’uffi-ciale visse un’estate caldissima che lo costrinse ad applicarsi sui libri nel tardo pomeriggio e al calar del sole. “Era il 1986 e con gli amici eravamo soliti studiare all’ombra delle nostre pinete. Mi diplomai all’Istituto Tecnico per motivi di inquadramento professionale, ave-vo bisogna della necessaria forma-zione per lavorare nell’impresa di alcuni parenti. Paradossalmente, le maggiori difficoltà le incontrai proprio nelle materie tecniche. Ser-bo nel cuore ricordi molto sereni di quei tempi”. Reminescenze dolcissime anche per Roberta Miserocchi, comandan-te della Polizia Municipale dell’U-

Tutti i numeri dei maturi

Nell’ultimo anno scolastico nella Provincia di Forlì-Cesena gli

studenti che hanno conseguito il diploma di maturità sono stati 2.665,

il 2,4% in più rispetto al 2009. Solo 10 gli studenti non promossi. Tra

i maturi, leggera prevalenza delle donne che hanno sopravanzato i colleghi maschi di mezzo punto

percentuale. L’indirizzo più gettonato è quello scientifico tradizionale, con

il 18,5% sul totale dei diplomati. Da segnalare come negli ultimi 15

anni sia radicalmente mutata la composizione del parco diplomati. Se nel 1996 i maturi liceali erano il 28,1%, lo scorso anno si è sfiorato

il 39%. In netto calo il trend degli istituti tecnici con un 41%, ben 8

punti in meno rispetto al 1996. -10% anche negli istituti professionali.

In alto, da sinistra, Ines Briganti, Marco Bilancioni e Nicola Alberani. Sotto, da sinistra, Fabrizio Fratoni,

Roberta Miserocchi e Nicoletta Tozzi.

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nione dei Comuni del Rubicone, brillante studentessa del liceo classico. “Fu uno dei periodi più belli della mia vita. Era l’anno dei mondiali del 1982 e gli unici momenti di ten-sione erano quelli legati ai 90 minuti delle partite, vissute molto intensamente assieme ai compagni. Preparai l’esame con Luciana Toni, oggi avvocato, studiavamo assieme da mattina a sera, divertendoci e rafforzando la nostra grande amicizia. Davvero un periodo indimenticabile”.

Felice condivisione è anche il sottofondo della prova di Nicoletta Tozzi, cesenate, nove volte campionessa italiana di atletica. “Frequentavo l’Istituto Commerciale e chiesi di essere interrogata per prima poiché dovevo partecipare ai Tricolori. Per vincere la tensione utilizzai lo stesso metodo di visualizzazione positiva che anni più tardi mi avrebbe indicato il mental training, quello che oggi insegno ai gio-vani. È bello tornare con la mente a quei giorni”. Forse anche gli incubi sono fatti della stessa materia dei sogni. IN

Ricordi pieni di nostalgia

Esaminandi 2011, scatta l’ora X

Quest’anno gli esami di maturità prenderanno il via mercoledì 22 giugno, alle ore 8,30 con la prova di italiano. All’indomani la seconda prova, diversa a seconda degli indirizzi. La terza è invece in programma lunedì 25. Poi comincia la lunga lista per gli orali. Dal 2001 il punteggio è attribuito in centesimi, dal 2007 il credito scolastico viene valutato fino a 25 punti per valorizzare la carriera scolastica degli studenti. Il punteggio massimo per le tre prove scritte arriva a 45, 30 quello per il colloquio orale. Può essere attribuito un bonus di 5 punti al maturando che abbia ottenuto un credito scolastico di almeno 15 punti e un risultato complessivo alla prova d’esame pari almeno a 70 punti. A coloro che conseguono il punteggio massimo di 100 senza fruire del bonus può essere attribuita la lode, a condizione che negli ultimi 3 anni scolastici abbiano riportato una valutazione uguale o superiore a 8 in tutte le materie.

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Da Forlì a Bruxelles con Laura Casadei. Che dagli uffici dell’Unione Europea raccoglie pareri sulle leggi future, traduce documenti e risponde alle lettere dei cittadini.

Liceo scientifico a Forlì, Lingue e letterature straniere all’Università di Bologna. E poi a Glasgow con l’Erasmus e in giro per gli atenei di Vancouver e Copenaghen, dove in sette mesi ha fatto un corso sulla cultura danese, scritto la tesi, tra-dotto una guida della Danimarca dall’inglese all’italiano e conosciu-to Jesper, il suo compagno. Tempo per annoiarsi poco. Ventotto anni compiuti in maggio, Laura Casa-dei si sente forlivese ma prima di tutto europea, e con questo spirito è approdata a Bruxelles. “Qualche mese prima di laurearmi avevo fat-to domanda per un tirocinio all’U-nione Europea. La selezione è sta-ta lunga e difficile ma alla fine mi hanno chiamato, assieme ad altri 15 tirocinanti”. È il settembre 2009: inglese, francese, spagnolo diven-tano le sue lingue di uso comune, per conoscere dall’interno le istitu-zioni europee. “Ho incontrato rap-presentanti di varie ambasciate, dell’Onu, della Nato, e una volta finito il tirocinio non vedevo l’ora di tornare…”. La nuova chiamata arriva ad inizio 2011, per un contract agent annuale che la riporta all’in-terno del Comitato Economico e Sociale Europeo (Cese), nel team di sette persone al fianco del Se-gretario Generale Martin Westlake

(nella foto in basso lo staff). “Il Comi-tato - spiega Laura - è un organo consultivo che fornisce consulenza qualificata alle maggiori istituzioni dell’Ue (Commissione, Consiglio e Parlamento europeo), attraverso l’elaborazione di pareri sulle pro-poste di leggi europee. Uno dei suoi compiti principali è fare da ponte tra le istituzioni europee e la ‘società civile organizzata’. I 344 consiglieri provengono dai 27 pae-si membri, e portano la loro voce in Europa in rappresentanza di un ampio ventaglio di interessi econo-mici, sociali e culturali”.Tra i temi che transitano dalla sua scrivania la complessa gestione di documenti e traduzioni con Cro-azia e Islanda, paesi prossimi all’ingresso nell’Ue, la gestione dei rom a livello europeo, i pro-blemi di chi ha lavorato all’estero ed ora fatica ad avere la pensione. Molti scrivono dalla Turchia. Laura

risponde anche alle lettere di tanti europei. E c’è chi scrive sperando in improbabili sponsorizzazioni: “Una volta – racconta - un’azienda tunisina produttrice di borsine in plastica ci ha scritto lamentando che le banche non erano disposte a finanziarli. Chiedevano quindi soldi all’Unione Europea…”.E vivere a Bruxelles, com’è? “È una città molto viva, dove senti parlare tutte le lingue del mondo. Abito nel quartiere delle istitu-zioni, vado a lavorare a piedi. E quando esco ci ritroviamo in Pla-ce du Luxembourg, il cuore del quartiere europeo”. Cosa chiedere di più? “Che prosegua…”, sorride Laura. “Il mio contratto è annuale e i concorsi pubblici per entrare in pianta stabile sono difficili e affol-latissimi, in media 50mila persone per 300 posti”. In bocca al lupo allora, per un futuro tra le stelle della bandiera d’Europa. IN

testo Roberta Brunazzi

Nel cuore dell’Europa

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Lavorare | Laura Casadei

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Visitare | Bertinoro

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L’intreccio di strade selciate regala a Bertinoro un’atmosfera d’altri tempi, lontana dai rumori della sottostante Via Emilia. Qui i rioni raccontano storie e i viaggiatori s’incontrano, nel segno dell’ospitalità.

testo Matteo Ranucci - foto Giorgio Sabatini

Il balcone tra i Vigneti

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Bertinoro è il primo colle che si alza dalla pianura tra Forlì e Ce-sena. Per questo, assieme ai vicini Monte Maggio e Monte Casale, appare alto, dominante forse più dei suoi duecentocinquanta metri sul livello del mare. Chi navigava l’alto Adriatico scrutava la costa e utilizzava la vecchia torre civica illu-minata per orientarsi e ritrovare la strada di casa. I pochi chilometri di asfalto che risalgono dalla spianata con rettilinei e ampie curve intro-ducono ad una terra fatta di coltivi, vigneti di Albana e Sangiovese, siepi, strade vicinali e più in alto da case di pietre, carraie selciate, balconi a sbalzo, ponti e archi, campanili, torri e torrioni. Ondulazioni dolci quelle che si incontrano risalendo dalle Terme della Panighina prima di arrivare ai piedi del borgo. Tra

piante centenarie e cortili preziosi si celano dimore storiche, eleganti, ben conservate: Villa Farini, Villa Norina, Villa Petrucci, Villa Prati sono alcuni degli edifici più inte-ressanti del territorio. Bertinoro sulla vetta del colle è un villaggio antico, fortificato con l’antico nome di Castrum Cesubeum fin dal V secolo per difendersi dal-le invasioni barbariche. L’abitato sembra nascere come per natura da una terra fertile, lussureggiante, coltivata che sembra essere la sua cornice migliore. È un paese che ap-pare, per chi vi sale dall’indaffarata pianura e dalla congestionata via Emilia, fuori dal tempo: il silenzio, la quiete, le poche auto, il passeg-gio non frenetico di chi si incontra per le strade strette e contorte del centro anche in un lunedì di mag-

gio, lasciano una sensazione im-portante che non abbandona chi visita Bertinoro. Chi vi abita è gente semplice, legata alla terra, alle colti-vazioni, ai lavori umili. Molti anzia-ni, qualche giovane. Gente aperta, abituata a vedere gente di passaggio che risaliva dalla storica, vicina via Emilia. Ospitali, appunto, come conferma la Colonna delle Anelle, simbolo remoto e moderno del bor-go eretto per la seconda volta sulle fondamenta di quello antico a lato di Piazza della Libertà nel 1926. La storia sembra cominciare nel XIII secolo. Arrigo Mainardi e Guido del Duca, esponenti di due famiglie nobili, escogitarono un modo per evitare le contese tra le casate che facevano a gara per dare accoglien-za allo straniero. Una colonna con dodici anelle per altrettante fami-glie bertinoresi avrebbe sciolto le dispute. Chi giungeva nel borgo, legava il cavallo nel cerchio di ferro battuto ed in questo modo veniva stabilito chi avrebbe potuto offrirgli cibo ed un giaciglio per la notte. Così l’anima aperta, senza confini

A fianco, la Rocca vescovile, sede del Centro Residenziale Universitario (CeUB). Nella pagina successiva, la colonna delle anella.

La Cinque Ville, storica podistica

Il 6 febbraio del 1972 in via Cavour, nei pressi della Chiesa del Suffragio, partì la prima edizione della “5 Ville”. Centottantasette i concorrenti alla partenza. Allora era solo

una podistica ma la bellezza del percorso, la sua durezza, la premura dell’Associazione Sportiva Dilettantistica di Bertinoro e del “patron” della manifestazione, Adriano Lelli

(nella foto), ha trasformato la corsa in un evento culturale, parte della tradizione e della storia del “Borgo”, denominata anche Cross dell’Albana D.O.C.G. “La 5 Ville - spiega

Lelli, ex maestro elementare ed ex vicesindaco - ha il merito di avere portato nel corso degli anni migliaia di persone nel nostro paese e di aver promosso il territorio”. Il

percorso è da sempre il fiore all’occhiello della podistica. La partenza dal Borgo, con la prima parte tutta in discesa e scorci panoramici importanti. Poi il passaggio di fronte

e nelle corti di Villa Farini, Villa Norina e Villa Petrucci, Villa Prati e il tratto all’interno delle cantine della Fattoria Paradiso. Da qui una ascesa durissima fino alle pendici di

Monte Maggio e rientro nel Borgo da Via Roma, in un territorio di collina ricco di vigneti e poderi. Info: http://bertinoro5ville.altervista.org

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di Bertinoro la si vive anche oggi, inalterata. Sul colle si incontrano turisti arrivati per assaggiare vini e salumi sulla Strada dei Vini e dei Sapori, si incrociano ciclisti giunti in questo angolo della Romagna per esplorare colline, salite e paesi, si osservano studenti, insegnanti, premi nobel ospiti del Centro Residenziale Universitario che dal 1994 ha sede nella Rocca e nelle sale dell’Ex Seminario. Nelle sere d’e-state il centro si popola di forlivesi e cesenati che a Bertino-ro arrivano per bere un bicchiere di vino, il prodotto tipico, che qui prende il nome di Albana, Sangiovese, Trebbiano. Il paese, cresciuto attorno ad una fortezza imponente che risale al X secolo si è sviluppato, nella sua parte storica, entro mura che blindavano la parte alta del colle, che aveva quattro ingressi principali: Porta del Soccorso a sud-ovest, porta dei Tre Santi a Nord, Porta San Domenico abbattuta nel 1913 sul lato sud-est, Porta San Francesco a nord-ovest. Fatta eccezione per la Rocca, il Palazzo Comunale costruito da Pino degli Ordelaffi, la Cattedrale dedicata a Santa Ca-terina di Alessandria e Palazzo Mainardi, su via dei Santi, Bertinoro non ha un patrimonio di edifici di particolare pregio. Il suo valore è nell’intreccio di strade selciate, sca-linate, camminatoi che si insinuano tra case basse, strette le une alle altre, umili, con imposte in legno, piccole porte di accesso. Ogni strada a Bertinoro può raccontare storie, vicende così come ogni rione in cui le famiglie vivevano come piccole comunità affiancate ma con identità distin-te. Borsanroc, l’attuale via Roma che termina vicino alla Chiesa di San Rocco, San Rumen, oggi via dei Santi, E Guazadur, nei pressi di Piazza Garibaldi, la Tarnitè, anti-

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Sopra, uno scorcio sul borgo.

Info e Bibliografia www.comune.bertinoro.fo.it/

Turismo.aspx

Ufficio informazioni Turistiche: Piazza della Libertà 3

tel. 0543/469213 fax 0543/444588

“Delle Origini e Vicende della Colonna dell’Ospitalità di

Bertinoro”, scritto da Sergio Tombari e curato dalla

Camera di Commercio di Forlì. Castrocaro Terme, 1987;

“Storia di Bertinoro” a cura di Augusto Vasina, Società Editrice il Ponte Vecchio - Cesena 2006;

“Storia di Bertinoro” a cura di Stefania Mazzotti, Soceità Editrice

il Ponte Vecchio - Cesena 1998;

“Bertinoro e i suoi Rioni” a cura di Enzo Ronchi, Comune di Bertinoro -

Ge-Graf - Bertinoro 2004;

“Anche i poveri ridono” a cura di Enzo Ronchi, Ge-Graf - Bertinoro 1998.

chissimo quartiere al culmine di via Trinità. Alcuni nomi sono dimenti-cati ma c’è chi sa ricordare volti e vicende. Al Burghet, che compren-deva via Mazzini, via Vendemini e via del Borghetto, viveva Pipinela il calzolaio; alla Custarena, la via ripi-da verso il fossato, si ricorda Zron, vignaiolo nei campi dalla mattina a sera e sua moglie Lisetta che tesseva il telaio; alla Sbrocamantile, strada chiassosa e popolata proprio dietro al palazzo comunale vi erano molti bambini, donne che cucivano o fa-cevano il bucato in strada. Poi vi era la Piazeta, alla fine o al principio di Via Mazzini, se si esce o entra a Ber-tinoro, la strada maestra del centro storico. È Piazza Guido del Duca. C’era il barbiere Romeo Bazzocchi, il Bar Bizzi, vi erano commercianti ambulanti, chi coceva le caldarro-ste o vendeva il carbone. Di tanto in tanto arrivavano personaggi famo-si, il poeta Carducci saliva da Villa Silvia per bere un bicchiere di Alba-na. Rappresenta oggi lo slargo dei bertinoresi. Di quelli che sul colle abitano, lavorano, sono nati. Qui si può ascoltare il chiacchiericcio del-

la politica, gli affari del paese, le di-scussioni spese sui tavolini dei bar. Qui si può respirare l’atmosfera e il carattere autentico, reale del Bor-go, contrapposta alla centralissima Piazza della Libertà, il centro politico, religioso, il balcone di Romagna da cui lo sguardo passa da un primo piano di tetti, vigne-ti, ville e case di campagna fino ad uno sfondo dipinto dal Mare Adria-tico da cui i naviganti scrutavano il colle, la sua antica “torre civica” illuminata, quasi fosse un faro, lon-tano e sicuro. Sulla piazza centrale si trova La Ca’ de Be’, in italiano la Casa del Vino, uno dei simboli del paese che compie quest’an-no quarant’anni. Inaugurata nel 1971 dal Tribunato di Romagna e dall’ente Tutela Vini, a giugno del 2011 ha riaperto dopo un periodo di chiusura. Nuova gestione e al primo piano, lo storico locale berti-norese, costruito sotto il terrazzo di Piazza della Libertà, ospiterà anche un piccolo museo di utensili legati alla vinificazione e il nuovo Ufficio Informazioni ed Accoglienza Turi-stica di Bertinoro. IN

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Animare | L’estate a Cesenatico

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Cene a tema, musica, cinema, spettacoli. L’estate a Cesenatico ha il sapore della festa, tra eventi turistici e divertenti iniziative, come la grande rustida dei pescatori e la gara tra pedalò.

testo Barbara Baronio - foto Gianmaria Zanotti

Dalla musica alla spiaggia, per pas-sare all’enogastronomia e all’arte: l’estate nella riviera cesenaticense anche quest’anno promette di stu-pire. Per la terza stagione consecu-tiva il Teatro Verdi di Cesena sbarca sul canale di Cesenatico e approda al Molo 9Cinque. Ogni settimana quattro serate su sette offriranno il meglio dei dj del Verdi. La novità di quest’anno è la cena con concer-to del mercoledì sera: “Dal primo di giugno - spiega Luigi Di Placido, direttore artistico del Verdi - siamo partiti con i mercoledì targati Set-tanta e Ottanta. Ad aprire i battenti sono stati i Moka Club, per prose-guire in tutti i mercoledì d’estate.

Durante la serata sarà anche atti-vo il ristorante, con cene a tema su prenotazione, con la qualità della ristorazione del Verdi in soluzioni light, adatte alle calde serate estive. Il venerdì e il sabato, invece, saran-no dedicati alla musica house, al pop rock e Aren B, mentre la do-menica sera largo alla musica latino americana. Ogni serata sarà possi-bile entrare gratuitamente al Molo 9Cinque e scegliere fra le due piste attive fino alle 3 del mattino”. Più lontano dal molo, nell’area dell’Ex colonia SantaMonica verso Villa-marina, lo staff della Zona Cesarini torna anche quest’anno con Fuo-rionda, il cinema sotto le stelle gra-

Divertirsi in riva al Mare

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tuito. La rassegna cinematografica, giunta alla sua decima edizione, si tiene ogni giovedì sino alla fine di agosto. Per dieci sabati, inoltre, torneranno le feste sulla spiaggia con cene a tema su prenotazione. A Ponente il Bagno Belvedere propo-ne il ricco aperitivo della domenica alla sua “Osteria Fronte Mare” per gustare, sognare e ascoltare musi-ca sotto le stelle di Cesenatico nella splendida terrazza sul mare.Per gli amanti dell’arte durante i mesi di luglio e agosto nell’areni-le di piazza Costa tornano invece le Tende al Mare: la mostra a cielo aperto che tanto successo ha riscos-so le scorsi estati con le opere di Da-rio Fo (1998), Tinin Mantegazza, Tono Zancanaro, Lele Luzzatti e Bruno Munari.Sulle tele che arre-dano la spiaggia verranno trasferite le opere dei grandi maestri dell’ar-te contemporanea. Nei mesi più cal-di arriva anche Ribalta Marea, nel Teatro all’Aperto di Largo Cappucci-ni. La rassegna teatrale e musicale si apre l’8 luglio (ore 21,15) con la compagnia di balletto classico di Liliana Cosi e Marinel Stefanescu, il 10 luglio sarà la volta di Yann Tier-sen in “Concerto” mentre il 16 lu-glio sbarca in città Maurizio Crozza

con lo spettacolo “Fenomeni”. Tra i numerosi appuntamenti in pro-gramma anche quello con Rossella Brescia (4 agosto), impegnata nel balletto in due atti di Luciano Can-nito “Carmen” e Raphael Gualazzi, in concerto il 12 agosto con il nuovo tour “Reality & fantasy”. Il 14 ago-sto al Porto canale di Ponente c’è poi la Grande Rustida dei Pescatori, evento davvero da non perdere. Ce-senatico e la pesca sono da sempre legate da una storia di secoli. Lo scorso anno sono stati commer-cializzati circa 30 mila quintali di pesce, per un volume d’affari stima-

to in oltre 6 milioni di euro con un indotto di oltre 60 milioni di euro annui. Ed è proprio per ricordare questa fondamentale attività econo-mica che i pescatori cesenaticensi, la vigilia di Ferragosto, offrono ai turisti una degustazione di pesce pescato nel mare di Cesenatico. Durante la giornata tornerà nella spiaggia libera compresa tra i Bagni Milano e Limonero anche la gara di pedalò 9 Scogli 2011, evento cu-rato dall’associazione Free Beach Group. Dopo la gara, alle 21, il concerto di James Taylor Quartet. www.cesenatico.it/turismo IN

Sopra, la linea d’arrivo della gara di pedalò 9 Scogli. In basso, due partecipanti tagliano il traguardo in una delle precedenti edizioni.

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Una vecchia osteria di Forlimpopoli trasformata in antro d’artista. È la casa di Carlo Cola, pittore e insegnante che in questo affascinante luogo esprime tutta la sua eclettica personalità.

testo Annalisa Balzoni - foto Giorgio Sabatini

La magia del Colore

Abitare | Antro d’artista

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Iniziamo questa nostra avventura con un “finalmente”. Finalmente siamo di fronte alla definizione della parola “personalità”. È vero che siamo ospiti di un pittore, Car-lo Cola, alla continua ricerca del “senso della vita” attraverso la pro-pria natura, allontanandosi da una mera mercificazione e globalizza-zione, dando spazio alla serenità dell’anima. La sensazione dell’in-contro con Cola, anzi la percezio-ne di come Carlo sia, è tangibile e si concretizza nella sua dimora.Siamo a Forlimpopoli, proprio sull’asse romano dell’antica Via Emilia, in una casa del centro che ha avuto la fortuna di non venir deturpata da interventi invasivi ed irrimediabili. È un’esplosione di

colore e di energia, la stessa ener-gia che si avverte in ogni angolo, in ogni scelta distributiva, in ogni accostamento di materiale, colo-re e arredo; tanto da diventare un quadro vivente. La trasposizione nella realtà della luce e dello spiri-to del suo stesso creatore.Il piano terra era una vecchia oste-ria, chiusa dal 1975. Cola se ne innamora nel 2000 e si avventura nella ristrutturazione. Durante il recupero, sotto strati di intonaco, vengono alla luce una colonna al piano terra e una magnifica guglia di arcata medioevale al primo pia-no, lasciati come testimonianza di un passato che ritorna nel suo splendore. La ristrutturazione è avvenuta nel rispetto dell’origina-

le impronta della casa, non è stata usata staggia, né vi è stata l’inten-zione da raddrizzare la “pance” dei muri.Si è creata così un’armonia magica.Tutte le pareti sono state inonda-te di colori, con accostamenti az-zardati ma che alla fine risultano indispensabili. Bellissima la co-lonna indiana posta nel vano scala a sostegno di una trave lignea del tetto, semplice e di effetto la pa-vimentazione realizzata in tavole di legno grezzo verniciate sia nella zona giorno sia nella zona notte. Il verde, il viola l’arancione il giallo il blu e tanti altri colori arredano e riempiono ogni cosa dal pavimen-to ai muri, il recupero di materiali, per non dire il riciclaggio di pez-

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zi destinati al macero, vedono un nuovo riutilizzo e una nuova fun-zionalità. Il metodo di restauro è stato quello di inventare di volta in volta, creando l’armonia totale.Vedasi la vecchia porta del bagno al piano superiore chiusa e desti-nata a seduta, le vecchie porte rive-stite in stoffa, così come le vetrate di un convento recuperate e riuti-lizzate per la zona studio.Ci troviamo dentro un sogno a co-lori, e come in un sogno che si ri-spetti attraverso una libreria porta, passando per una scaletta lignea, arriviamo in mansarda, nello stu-dio di Cola, nella zona privata. “Mi piace circondarmi di colore, creo situazioni che mi piacciono. Que-sta è una casa creata da un certo tipo di testa, fatta dal mio sentire, sono un pittore, ma sono anche tanto altro, e ogni parte di me è importante, il senso della vita è es-

serci, e non far finta di esserci...” così Cola ci ha accolto, e il visitato-re può solo essere grato e godere.Cola è artista e insegnante, da 25 anni in una scuola di Cesena per ragazzi con problemi che ispirano la sua vita, regalandogli quell’e-nergia che lo fa sentire importan-te, che lo porta a circondarsi di co-lore perché, come lui stesso dice, “mi fa bene”.Ogni angolo in cui legge guarda l’ac-qua nel cortiletto retrostante, ori-ginale angolo creato e trasformato come fa “l’animalino che inventa e

crea il proprio habitat dal niente”, come lo stesso Cola afferma. “Nella vita - dice - ho fatte certe scelte. Mi ci sono trovato, con la mente libe-ra, non ho mai avuto niente e col niente continuo a creare. La scuola è un sentimento molto forte, ab-

biamo un laboratorio dove si crea liberamente. Quando parto per una nuova avventura ho bisogno di caricarmi senza alcun proget-to, aspetto quello che viene fuori dai miei ragazzi e li seguo nella direzione in cui vogliono andare. Ringrazio i miei genitori per quel-lo che mi hanno dato. Ho vissuto senza attaccarmi a niente, a nul-la di materiale. Io e questo posto ci siamo trovati, scelti e amati”. Finiamo così il nostro incontro, semplicemente ringraziando per lo spirito donatoci. IN

In alto, il cortiletto interno. Sotto, l’artista Carlo Cola.

Un ambiente specchio dell’anima

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Da Costantino Rocca ai tanti appassionati che gareggiano sui campi

locali. A loro è dedicata questa rubrica, che si apre con la famiglia di

Riccardo Riganti.

Da pratica di pochi a sport sem-pre più in voga, che coinvolge un numero crescente di giocatori e di interessati. Questo in sintesi lo sta-to del golf in Italia oggi.Merito anche delle gesta dei nostri campioni che riempiono ormai i giornali: i fratelli Francesco ed Edoardo Molinari ed il giovanissimo Matteo Manassero hanno recente-mente mietuto successi in giro per il mondo, rinverdendo fasti che mancavano dai tempi di Costantino Rocca, forse l’unico grande golfista di levatura mondiale che l’Italia ab-bia sin qui annoverato.Proprio Rocca è stato recentemente ospite del Club I Fiordalisi di Forlì, dove si è reso protagonista di una pro-am (gara a squadre, formata ciascuna da dilettanti ed un profes-sionista), nel corso della quale ha strabiliato i presenti con colpi di

gran classe. Sono confluiti nell’im-pianto forlivese per l’occasione nu-merosi appassionati romagnoli, con una concentrazione che ha posto all’attenzione di chi scrive il tema della diffusione familiare di questa pratica sportiva: è assai frequente, infatti, che la febbre del golf contagi interi nuclei familiari, dal capofami-glia alla consorte, ai figli.Da questo numero, quindi, inizie-remo una rubrica dedicata alle fa-miglie del golf sul nostro territorio.La prima di queste è la famiglia di Riccardo Riganti (nella foto in alto), dinamico imprenditore nel settore dell’abbigliamento. Genovese di nascita ma romagnolo d’adozio-ne, dopo 21 anni di permanenza a Cesenatico. Oltre a lui in famiglia gioca il figlio Federico (tutti e due possono vantare un handicap di gioco di 12). Le figlie più piccole,

Caterina e Vittoria, preferiscono l’equitazione, mentre mamma Su-sanna, pur non praticando rego-larmente, appoggia figlio e marito, con la garanzia di viaggi nei più bei luoghi del mondo concepiti per giocare a golf, ma anche per pren-dersi un meritato riposo. “La mia passione è nata sul campet-to di Cesenatico, un piccolo impian-to di quattro buche, all’insegna del massimo relax”, dice Riganti. “An-che se oggi gioco abitualmente a Cervia, su un campo che non esito a definire fra i migliori se non il migliore per le sue splendide bu-che lunghe. E poi quando si è in partita, ognuno tira fuori tutto se stesso: è per questo che, per me, qualche ora passata con una per-sona sul campo vale più di mesi o anni di rapporti, perché ti dice chi hai veramente di fronte”. IN

testo Mariavittoria Andrini

Golf, campioni in Famiglia

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Giocare | Golf

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Chi è Costantino Rocca

Costantino Rocca è un uomo a cui il golf ha letteralmente cambiato la vita: da caddy, ovvero portabastoni al circolo dell’Albenza di Bergamo, è divenuto protagonista mondiale negli anni Novanta, vincendo importantissimi tornei come il PGA Championship o l’Open di Francia. È stato anche il primo italiano a giocare in Ryder Cup (sfida a squadre tra Europa e Stati Uniti), dove brilla ancora la sua buca in uno nell’edizione 1995 e l’entusiasmante vittoria contro nientemeno che Tiger Woods nel 1997. Agli annali del golf mondiale è passato anche per due colpi straordinari, messi a segno al British Open del 1995 sul campo di St. Andrews, dove il golf fu inventato: con un prodigioso colpo di recupero ed un interminabile put alle ultime due buche rimontò infatti l’americano John Daly, per giocarsi tutto allo spareggio. La sorte voltò le spalle a Rocca, che non vinse il torneo, ma i suoi colpi divennero leggenda, tanto che il filmato che li riprende è ancora oggi cliccatissimo su You Tube da migliaia di golfisti nel mondo. A cinquant’anni Rocca si è ritirato dal circuito professionistico, pur non disdegnando di prendere ancora parte a qualche importante torneo (come l’Open d’Italia), e si è dedicato alla divulgazione dello sport che ama più di ogni altra cosa. Da campione sul campo e nella vita si è sempre impegnato nel sociale: l’ultima sua iniziativa, dal nome “Un Birdie per la vita”, è un circuito di golf da disputarsi su vari campi italiani e con finale in Val Rendena, organizzato per raccogliere fondi per la costruzione di scuole e ospedali in Congo, a Mogadiscio e in Bosnia, là dove la gente ha più bisogno.

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Da New York a San Francisco, a piedi e in bicicletta. Un coast to coast che vale un pellegrinaggio per il forlivese Sandro Valbonesi. In viaggio per raccogliere fondi da destinare all’IRST.

Avventura? Sfida? Beneficenza? È difficile trovare una sola parola per raccontare ciò che si accinge a fare il forlivese Sandro Valbonesi, massofisoterapista che sta per vo-lare negli USA per una traversata coast to coast: 5.027 km percorsi a piedi e in bicicletta, con il suppor-to “morale e tecnico” degli amici Thimoty Romanini e Michela Ghi-nelli (nella foto in alto con Sandro).Sportivo da sempre, Sandro si è riavvicinato alla corsa in un mo-mento difficile della sua vita. “Un

paio di anni fa - racconta - a mia mamma è stato diagnosticato un tumore. In quel periodo ho ini-ziato a correre, un po’ per sfogare le mie tensioni, un po’ perché cor-rere era il mio modo per aiutare la mamma: mentre io correvo le cure avevano su di lei un effetto positivo. Io correvo e mia mamma migliorava…”. Così lo sport ha ri-conquistato un posto importante nella vita di Sandro, che dal 2010 pratica il Triathlon (la disciplina che unisce nuoto, corsa e biciclet-

ta). Poi, circa un anno fa, l’idea di attraversare gli Stati Uniti a piedi e in bicicletta. E qui entra in gioco la beneficenza: con la sua traver-sata l’atleta lancia una raccolta fondi a favore dell’IRST di Mel-dola, l’Istituto Romagnolo per la cura dei Tumori dove si è curata anche la mamma di Sandro. Gli sponsor non sono tardati ad arrivare, da Renova che ha fornito la bicicletta, ad America Graffiti e Conad Ravaldino che, per primi, hanno sostenuto l’impresa, segui-

testo Francesca Renzi - foto Giorgio Sabatini

America on the Road

Viaggiare | Sandro Valbonesi

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ti da molti altri. Gli obiettivi di Sandro, quindi, sono due: sensibilizzare l’opinione pubblica a favore dell’IRST e coprire oltre 5mila chilometri con la sola forza dei suoi muscoli, in 51 giorni. La traversata è stata organizzata nei minimi dettagli da Sandro, Timothy e Michela che hanno ideato un percor-so ad hoc. “La partenza è prevista per il 15 luglio da New York, mentre l’arrivo - dice Sandro - dovrebbe avve-nire il 4 o 5 settembre, a San Francisco”. In tutto questo, Michela e Timothy saranno gli indispensabili compagni di viaggio, che garantiscono il supporto morale: “Una presenza fondamentale - ci assicura Sandro - per chi sta solo con se stesso macinando chilometri per quattro o cinque ore al giorno…”. IN

La traversata… on line

La traversata da New York a San Francisco prevede 51 tappe da percorrere quasi interamente su strade extraurbane e in terreni pianeggianti, a parte l’ultimo tratto in cui Sandro affronterà le Montagne Rocciose. Ogni giorno correrà tra i 25 e i 42 km o pedalerà tra i 120 e i 170 km: per questo ora si allena quotidianamente, anche due volte al giorno, tra bici, corsa e palestra. Potremo seguire Sandro on line, sul sito run4lifeusa.tumblr.com e sulla pagina Facebook “Cancerchallengecoast2coast”, quotidianamente aggiornati con foto, commenti e video. Dagli stessi siti, inoltre, è possibile contribuire alla raccolta fondi per l’IRST.

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Margherite e boccioli di rosa, figure di santi, draghi, cavalli. Simboli cari alla tradizione dipinti dalla delicata mano di Maddalena Venturi, sui carri agricoli di inizio ‘900.

Nell’esposizione “Le coperte dei buoi; miti e figurazioni della civiltà contadina”, curata da Vanda Budi-ni e Mauro Mariani e allestita di recente a palazzo Morattini di Pie-vequinta dall’Associazione “Amici della Pieve”, facevano bella mostra alcuni pezzi di plaustri, i carri agricoli romagnoli, caratterizzati da particolari decorazioni pitto-riche e intagli che conferivano a

questi semplici strumenti di lavoro un discreto valore estetico. Mae-stra insuperabile dell’arte di dipin-gere i plaustri è stata Maddalena Venturi (Granarolo 1860-1935). Una bravura lodata anche da Aldo Spallicci sulla rivista “Il Plaustro”, nome scelto non a caso e che iniziò le pubblicazioni giusto 100 anni fa, sottolineando la perizia nel dipin-gere margherite e boccioli di rosa,

rane verdi e bianche, “draghi e ser-penti che lingueggiano sotto la crocetta o la banderuola di ferro raffigurante un gallo o un cavallo”…Insieme ai motivi floreali sui car-ri romagnoli venivano dipinte immagini sacre di santi e della Madonna. Il contadino sentiva il bi-sogno di protezione contro le avver-sità atmosferiche e per affrontare il duro lavoro dei campi. Antiche tra-

testo Gabriele Zelli - foto Giorgio Sabatini

La decoratrice dei Plaustri

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Ricordare | Maddalena Venturi

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dizioni conferivano ad alcune im-magini il potere di tenere lontana la grandine, e non si disdegnava che sul carro fosse raffigurato il drago, che prima di essere considerato simbolo del demonio era ritenuto nell’antichità “custode dei tesori”. Se il drago aveva il potere di scon-giurare la temuta tempesta, l’imma-gine del gallo era simbolo di fertili-tà, di buon auspicio per i raccolti. Le immagini sacre che Maddalena Venturi dipingeva, adottando una precisa posizione nel carro, erano Sant’Antonio Abate, protettore dei contadini e degli allevatori (nel pa-rataio anteriore), la Madonna delle Grazie, patrona di Faenza e quindi limitatamente per l’area faentina (in quello posteriore) e San Giorgio e il drago, in mezzo ai rincalzi dello scanno retrostante. È quest’ultima l’immagine che più colpisce fra quelle dipinte dalla Venturi: San Giorgio in sella al suo cavallo bian-co mentre uccide il drago, simbolo della lotta del bene contro il male e del trionfo della fede cristiana. Tan-to che i romagnoli, in particolare le donne, hanno recitato per secoli “L’Urazion ad San Zorz”, preghiera in dialetto che narra la leggenda di San Giorgio, incoraggiata dal detto che prometteva il paradiso a coloro che riuscivano a recitarla integral-mente a memoria.Secondo Spallicci il Santo, come raffigurato dalla Venturi, appariva “…dalla faccia tonda… con folte so-

pracciglia nere, tranquillamente ca-valcante il suo bianco destriero che si impenna”, tanto da far scrivere al forlivese Livio Carloni sul numero uno della rivista “La Piè” del 1925: “L’arte di Maddalena è quella dei primitivi, ancora di quando la tecnica celebrata altro non era che la semplice pura emozione dell’anima. Non si guarda alla pro-spettiva, alla linea, ai piani, ai toni delle sue pitture: un’anima sola ci vedi che per passione ha contato, ecco una gioia calda di colori”. Ma come era giunta Maddale-na Venturi ad essere considerata la più importante decoratrice di carri romagnoli? Era nata a Gra-narolo Faentino il 27 gennaio 1860 nella famiglia detta dei “Buscaren”, che si dedicava alla costruzione dei carri. L’infanzia di Maddalena fu subito molto dura. A soli quattro anni rimase orfana di madre. Fu allora accudita e cresciuta dagli zii materni; di professione fabbri, che si occupavano anche della co-struzione di carri. Granarolo era il centro principale per la produzio-ne di carri e di plaustri romagnoli, e quasi tutte le botteghe artigiane del paese ruotavano attorno a que-sta attività. Gran parte dei fami-liari di Maddalena lavoravano in questo campo, e da loro acquisisce le tecniche della verniciatura e del-la decorazione. Nel 1906, alla morte di uno zio, ere-ditò la conduzione della bottega ar-

tigiana: aveva 46 anni e conosceva perfettamente il mestiere di deco-ratrice. Rimasta sola, andò a vivere insieme a una cara amica, Colom-ba Bassi. Per tutti gli abitanti di Granarolo divennero “al pitori”. Risale a quegli anni l’istituzione in paese di un ricreatorio maschile festivo per i bambini annesso alla parrocchia. Maddalena lo sosterrà fino alla sua morte, avvenuta nel 1935. Grazie alla sua attività era conosciuta in tutta la Romagna, e molti intellettuali hanno lasciato testimonianze su di lei e sulla sua arte. Livio Carloni così la descrive-va: “Maddalena era dritta attorno al carro, così che sembra in sog-gezione, col viso basso. Guida il pennello sottile, e par che lo soffi, tanto è lieve il suo tocco. Ti ricorda il ramo, se appena muove l’ombra sul suolo, nel gioco del vento. I buoni occhi neri carezzano della loro luce i fiori e i volti che nascon via via dal miracolo del colore e del cuore…”. IN

Nella pagina precedente, un plaustro dipinto dalla pittrice di proprietà di Enzo Alfatti, collezionista di strumenti della civilta’ contadina. A fianco, un ritratto di Maddalena Venturi.

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IN Magazine | Special ADV

Entrare nello studio fotografico di Debora Cosenza è come entrare in un angolo di paradiso, dove tutto è bianco e silenzioso e dove regnano la calma e la pace. Quest’an-golo di luce lo ha trovato a Forlì, in via Silvio Pellico 10, all’interno della chiesa sconsacrata di Sant’Antonio da Padova. La chiesa del Seicento che appartiene alla fa-miglia di suo marito dagli anni ’90 è la location perfetta per il suo studio, decorato con molte foto appese al muro che osservano questo grande spazio bianco. Le foto di De-bora non solo guardano, ma sembra vogliano parlare per raccontare chi sono. È questo che fa la fotografa forlivese, quarant’anni e tre figli, quando fotografa. Coglie l’attimo, l’essenza delle persone, si diverte con loro e cerca di tirar fuori quello che sono, di trasmettere la loro anima all’o-biettivo. Dopo sei anni di esperienza come fotografa e un diploma di restauro alle spalle, nel febbraio 2011 ha costruito il suo studio fotografico “Emozioni in Foto-grafia”, un nome che calza a pennello per quello che la fotografa fa alle sue immagini, rendendole vere emozioni. Immagini digitali che possono essere stampate su tela o su pannelli trasformandosi in opere d’arte, perfette

FotograFie su tela diventano originali quadri d’arredo.

ToCCanTi E DivErTEnTi, i riTraTTi Di

DEbora CoSEnza CaTTurano l’anima

DEi Suoi SoggETTi. E Trovano SPazio

in PrESTigioSE ESPoSizioni a roma

E a nEw York.

idee per l’arredo o per un originale regalo. Non manca poi tra le sue attività quella del restauro di foto d’epoca.Disponibile a viaggiare e spostarsi per la sua passione, fa servizi in tutta italia e porta spesso le sue foto più belle in mostra in varie gallerie di roma. I suoi servizi fotografici, dai matrimoni a quelli di posa personali, hanno tutti in comune la ricerca dell’originalità colta nell’attimo, per raggiungere l’eternità attraverso il momento.la fotografa si diverte a giocare con i protagonisti dei suoi scatti, le persone e le loro anime inafferrabi-li, che cerca di cogliere e di rendere al meglio. Per am-bientare le immagini, oltre alla sala posa di 150 metri

quadrati all’interno dello studio, utilizza anche location originali, come casolari diroccati, campi di grano, spiag-ge, luoghi che possano aiutare i soggetti ad esprimere al meglio la propria personalità. Grazie alla capacità di co-gliere l’attimo e il momento, cattura i volti e le espressio-ni che lasciano trapelare la vera essenza dei protagonisti delle sue foto. Vincitrice del concorso fotografico “Never Hide 2007/08” di Ray Ban, ha avuto l’onore e il merito di vedere esposte le sue foto a new York, in Time Squa-re. Un successo raggiunto seguendo sempre la filosofia del divertirsi insieme. www.emozioniinfotografia.com

Emozioni in uno scatto

Emozioni in Fotografia via Silvio Pellico 10, 47121 Forlì (FC) - Tel. [email protected]

Un’antica chiesa trasformata in

studio fotografico è l’affascinante

location della fotografa forlivese.

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Entrare nello studio fotografico di Debora Cosenza è come entrare in un angolo di paradiso, dove tutto è bianco e silenzioso e dove regnano la calma e la pace. Quest’an-golo di luce lo ha trovato a Forlì, in via Silvio Pellico 10, all’interno della chiesa sconsacrata di Sant’Antonio da Padova. La chiesa del Seicento che appartiene alla fa-miglia di suo marito dagli anni ’90 è la location perfetta per il suo studio, decorato con molte foto appese al muro che osservano questo grande spazio bianco. Le foto di De-bora non solo guardano, ma sembra vogliano parlare per raccontare chi sono. È questo che fa la fotografa forlivese, quarant’anni e tre figli, quando fotografa. Coglie l’attimo, l’essenza delle persone, si diverte con loro e cerca di tirar fuori quello che sono, di trasmettere la loro anima all’o-biettivo. Dopo sei anni di esperienza come fotografa e un diploma di restauro alle spalle, nel febbraio 2011 ha costruito il suo studio fotografico “Emozioni in Foto-grafia”, un nome che calza a pennello per quello che la fotografa fa alle sue immagini, rendendole vere emozioni. Immagini digitali che possono essere stampate su tela o su pannelli trasformandosi in opere d’arte, perfette

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DEbora CoSEnza CaTTurano l’anima

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idee per l’arredo o per un originale regalo. Non manca poi tra le sue attività quella del restauro di foto d’epoca.Disponibile a viaggiare e spostarsi per la sua passione, fa servizi in tutta italia e porta spesso le sue foto più belle in mostra in varie gallerie di roma. I suoi servizi fotografici, dai matrimoni a quelli di posa personali, hanno tutti in comune la ricerca dell’originalità colta nell’attimo, per raggiungere l’eternità attraverso il momento.la fotografa si diverte a giocare con i protagonisti dei suoi scatti, le persone e le loro anime inafferrabi-li, che cerca di cogliere e di rendere al meglio. Per am-bientare le immagini, oltre alla sala posa di 150 metri

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Emozioni in uno scatto

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studio fotografico è l’affascinante

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Chiusura ufficiale per l’ottava edizionedel premio letterario Città di Forlì. Vince la sezione narrativa Mario De Fanis con“Il ragazzo dei gorilla viola”, che uscirà per i tipi della Foschi Editore.

Per tutti gli aspiranti scrittori il pre-mio letterario nazionale “Città di Forlì”, organizzato dall’associa-zione culturale Ortica Donna e giun-to all’ottava edizione, rappresenta un’ottima occasione per vedere ri-conosciuta e apprezzata la propria opera e, in alcuni casi, conquistare anche la tanto agognata pubbli-cazione. Sei le sezioni del premio: “Sandra Mazzini” per la poesia ine-dita, “Renzo Camporesi” per la po-esia inedita di autori under 14, “La Còcla”, assegnato dal centro Educa-zione Ambientale di Forlì, anch’es-so per la poesia dei giovanissimi,

“Macrolibrarsi” per la traduzione di poesia, “Irene Ugolini Zoli” per la prefazione a un libro di poesie e “Foschi Editore” per il romanzo inedito. Particolarmente appetibile quest’ultimo, poiché come antici-pato, il vincitore di questa sezione vede pubblicato e distribuito dalla Foschi il proprio romanzo.Primo classificato dell’ottava edizione, la cui premiazione si è svolta lo scorso 28 maggio nel-la Sala Santa Caterina di Forlì, il professor Mario De Fanis, con il ro-manzo “Il ragazzo dei gorilla viola”. “Punto di partenza della narrazio-

ne è l’urgenza, l’assoluto bisogno del protagonista di ricostruire la propria storia interiore”, ci racconta De Fanis, parlando della motivazio-ne primaria che lo ha portato a scri-vere questo romanzo. Il protagoni-sta, Luciano, attraversa le proprie esperienze affettive con il grande vuoto della scomparsa della madre nel cuore. Un vuoto che però sarà stimolo ad un’ancora più serrata ri-cerca di sé e della propria identità. Nel corso della premiazione, intro-dotta da Gianluca Gatta di Foschi Editore, c’è stato spazio anche per un intervento di Franco Nanni, psi-

testo Alessandra Segreto - foto Giorgio Sabatini

Romanzi targati Forlì

Scrivere | Premio “Città di Forlì”

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cologo clinico con un passato d’insegnante, primo clas-sificato nel 2010 con “Fuga in sé minore”, in libreria da maggio. Si tratta di un romanzo generazionale sulle disil-lusioni di chi era ragazzo negli anni Settanta, che racconta la passione distruttiva di un 40enne per una studentessa, in una storia d’amore che rompe schemi e pregiudizi. Par-ticolarità per le nuove pubblicazioni Foschi, e quindi valida anche per “Fuga in sé minore”, è la possibilità di scari-care e leggere l’incipit sul sito www.foschieditore.com Le iscrizioni per partecipare alla nuova edizione del pre-mio “Città di Forlì” si apriranno in autunno; per tutti i det-tagli rivolgersi all’associazione culturale Ortica Donna. IN

La città dell’Aquila e del Capricorno

“L’Aquila e il Capricorno - Guida storico-artistica di Forlì e del suo comprensorio” edito da Foschi (2011) è l’opera recentemente dedicata alla Romagna dalla penna di Pierluigi Moressa e dalla matita di Sauro Rocchi. Ennesima ‘perla’ di un percorso voluto dall’editore Foschi per valorizzare il territorio, conduce il visitatore a contatto con le bellezze paesaggistiche e i monumenti della storia, approfondendo anche l’anima dei luoghi. Compito insolito per una guida, come annota il sindaco Roberto Balzani nella sua prefazione, è quello di comporre paragoni dal ‘grande al piccolo, dal piccolo al grande’, senza dimenticare la specificità che garantisce il senso identitario di un territorio. L’autore prende per mano il visitatore e lo conduce alla scoperta di un mondo che è anche riscoperta di senso e di significato. Forlì e il suo comprensorio vengono visitati strada per strada, casa per casa, col conforto delle immagine tracciate dal lapis dell’infaticabile Sauro Rocchi. (R.Z.).

Nella pagina a fianco, Claudia Bartolotti di Ortica Donna assieme ai vincitori del concorso Mario De Fanis (al centro) e Franco Nanni.Sopra, Gianluca Gatta di Foschi Editore.

Tenuta PertinelloIl piacere della scelta

Tenuta PertinelloStrada Arpineto, 2 • 47010 Galeata (FC) Italy

Tel. 0543.983156 - Fax [email protected]

La LunaGrappa di uve Sangiovese

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persistente, moltoelegante.

Il PassitoDa uve stramature

di AlbanaProfumo di agrumi e

frutta bianca, palato chefonde densità, intensità e

vivezza sapida.

Il BoscoDa uve Sangiovese

Naso fragrante con sentore di piccoli frutti

rossi, in bocca è fresco e teso, di grande bevibilità.

PertinelloDa uve Sangiovese

Vino austero ecomposto, bocca

succosa, ampia, di trama fine.

Il SassoDa uve Sangiovese

Vino di grande complessità ed eleganza che solo una

vigna di oltre 40 anni riesce a dare.

Page 58: Cesena IN Magazine 3/2011

Il Nabucco ha aperto undici anni fa la carrieradi basso del forlivese Gabriele Lombardi all’Arena di Verona. Tempio della lirica adorato dagli stranieri, non sempre dagli italiani.

Entrando nell’anfiteatro dell’Are-na di Verona in pochi secondi sem-bra di tornare indietro nel tempo. Dalle scalinate quasi si riesce ad immaginare il ruggito del leone e la lotta dei gladiatori. Si stenta a credere che nell’antichità vi si svolgessero persino delle appassio-nanti battaglie navali. Oggi è tea-tro di un’esperienza unica, che i visitatori stranieri considerano un “once-in-a-lifetime MUST-DO”…Gabriele Lombardi, forlivese di nascita, qui è di casa. Dopo es-sersi diplomato in canto al Con-

servatorio “Martini” di Bologna e laureato al DAMS sempre a Bolo-gna vince un concorso per il ruolo di basso e questo gli cambia la vita, permettendogli di ottenere un la-voro prestigioso in questo tempio della lirica.Che ricordo hai della tua prima vol-ta in Arena?“La mia prima opera è stata Nabuc-co, undici anni fa. Ricordo come fosse ora l’ingresso in palcosceni-co, dall’alto, di fronte ad un’Arena esaurita… roba da togliere il fiato. C’era un cartello pubblicitario in

cima alle gradinate che diceva: “Come vorresti che fosse il tuo futuro?” Ho pensato, ‘Così!’...”.Com’è il pubblico che assiste alle rappresentazioni?“Di due tipi: può trattarsi di appas-sionati e profondi conoscitori del-la musica ma più in generale sono persone che vogliono provare l’e-sperienza di uno spettacolo arenia-no, e che poi hanno emozioni così forti da tornare altre volte. Gli stra-nieri sono molto attratti dalla lirica ed hanno un’alta considerazione degli artisti, mentre noi italiani…”.

testo Roberta Giurioli

L’Arena vista dal Basso

58 | IN Magazine

Cantare | Gabriele Lombardi

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Come pensi si potrebbero promuo-vere questi eventi musicali?“Al di là delle singole strategie di marketing la questione centrale rimane sempre la stessa: la quali-tà. E, visti i tempi, aggiungerei la qualità al giusto prezzo. Magari pensiamo che occorra chissà quale sforzo per ottenere un aumento di pubblico, mentre potrebbe bastare un po’ di coraggio nelle scelte ge-stionali, magari con un occhio alla tecnologia…”.E magari anche la TV può dare una mano… Trovo interessante l’inizia-tiva che vede la lirica in prima sera-ta, alla Rai con Antonella Clerici…“L’idea è interessante e utile per attrarre un pubblico diverso a que-sto tipo di spettacoli. Ma, come per il celebre concerto dei tre tenori a Caracalla di vent’anni fa, bisogna saper distinguere. Una cosa è l’e-vento singolo creato per fini com-

merciali, altra cosa è la quotidiani-tà. L’Opera è molto più articolata, fatta di orchestrali, macchinisti, attrezzisti, figuranti, impiegati... È una macchina complessa dove il so-lista è il centravanti ma la squadra degli altri professionisti è quella che gli permette di fare goal”. Il mondo della lirica e il teatro ri-usciranno mai ad auto finanziarsi?“Il criterio economico va visto nel senso più ampio, valutando anche l’indotto. Da sempre l’Opera è in perdita… il criterio da valutare non è quello economico riferito al

botteghino. Lo scopo è in realtà un altro: da quando la lirica è di-ventata una cosa pubblica ha co-minciato ad essere un fenomeno sociale, un luogo di aggregazione. Noi facciamo uno spettacolo che è portatore di altri valori, attorno ai quali le persone si uniscono. Pen-so, ad esempio, allo spirito risorgi-mentale che ha ispirato gente che oggi si riconosce come italiana. Dopo lo spettacolo il pubblico ci ringrazia perché in quelle due ore ha provato emozioni, riflettere su di sé, si confronta con la bellezza. Parafrasando il cileno Alejandro Jodorowsky, si può dire che ‘le perso-ne vanno a teatro per incontrare l’igno-to che è in loro’. La sensazione che si vive dall’interno è che noi artisti potremmo fare di più e meglio, e vorremmo che questa cosa fosse compresa non solo per una ragio-ne economica, ma anche etica, ci-

vile. La scarsa capacità progettuale e l’eccessiva emotività che cambia troppo rapidamente gli obiettivi di chi è chiamato a dirigere questo settore fanno sì che alla fine man-chi tranquillità gestionale. Le pro-grammazioni del Metropolitan di New York o di un qualunque teatro in Germania sono in genere plu-riennali. In Italia no, perché non si ha la certezza del finanziamento, non è semplice l’accesso ai capita-li privati e non c’è una normativa chiara ed efficace per la gestione di chi in teatro vive e lavora”. IN

L’Opera regala emozioni e bellezza

IN Magazine | 59

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A Cesena il Palazzo del Ridotto presenta dal 25 giugno una mostra dedicata alle Terre della Pittura tra Marche e Romagna, con dipinti dal ‘400 al ‘700 provenienti dalla collezione Altomani-Ciaroni.

Le Terre della Pittura tra Marche e Romagna, questo il titolo della mostra che Cesena dedica alla col-lezione Altomani-Ciaroni, 35 dipinti dal Quattrocento al Settecento che dal 25 giugno al 28 agosto saranno esposti alla Galleria comunale d’ar-te di Palazzo del Ridotto. Le ope-re raccontano le vicende di due terre vicine, Marche e Romagna, che hanno visto fiorire nei secoli un’arte andata ben oltre i confini regionali. I due territori confinan-ti per molti secoli hanno risentito insieme degli influssi delle vicine scuole bolognese, veneziana, ro-mana, permettendo la fioritura di personalità artistiche riuscite ad estendere le loro idee.In mostra dalla Madonna col Bambi-no del Maestro di Castrocaro a quel-la di Giovan Francesco da Rimini, da una Vergine appena ritrovata del Cagnacci ad una del Sassoferrato, da un importante modelletto della Pala Bargellini di Ludovico Carracci a due dipinti raffiguranti la Resur-rezione recentemente scoperti, uno dell’Albani e l’altro del Pomaran-cio. Inedite sono anche due Virtù dipinte da Elisabetta Sirani per il Malvasia e due tele incompiute di Simone Cantarini, solo per ricor-dare alcune delle gemme della

raccolta. Le Terre della Pittura tra Marche e Romagna è una raccolta di soggetti sacri e profani che spa-ziano dai paesaggi ai ritratti, una ricca antologia di ricordi, luoghi e persone, di storie individuali e collettive che, per più di tre secoli, hanno arricchito questa terra.La mostra è promossa dall’Asses-sorato ai servizi e istituzioni cul-turali del Comune di Cesena ed è curata dall’artista e storico dell’ar-te Massimo Pulini. Le Terre della Pittura tra Marche e Romagna è il secondo appuntamento delle “Rac-colte riservate ai grandi antiqua-ri”, ciclo espositivo inaugurato nel 2010 a Cesena con la mostra “Lo Studiolo di Baratti”, nato dall’in-tenzione di creare una collana, di mostre e di cataloghi, dedicata a quelli che possono considerarsi veri e propri musei nascosti.“Ritrovare l’opera di un artista, del Trecento o del Settecento, che lavo-rò nel nostro territorio, acquistarla ad un’asta americana o in un pa-lazzo della campagna inglese, farla studiare da ricercatori storici com-petenti, che sappiano ricostruirne le tracce e magari ritrovarne l’ori-ginale collocazione, è una missione di enorme valore (…)”, sottolinea Pulini. www.cesenacultura.it IN

testo Sabrina Marin

Tra Marche e Romagna

La collezione Altomani - Ciaroni

Entrambi romagnoli, Chicca Altomani è nata a Forlì mentre

Giancarlo Ciaroni è originario di Cattolica. I coniugi hanno iniziato

la loro attività di antiquari a Pesaro, con premesse e passioni da collezionisti: lei di pittura del

Seicento e lui di ceramica antica. Agli inizi degli anni Ottanta,

dopo aver acquistato qualche dipinto per la propria raccolta,

ma anche bronzi e maioliche rinascimentali, nella coppia divenne

sempre più crescente l’interesse per l’arte e per le memorie delle proprie terre. Negli anni Ottanta

gli Altomani iniziano a frequentare Federico Zeri e dall’evoluzione del

rapporto di amicizia col grande conoscitore muta inevitabilmente

anche la posizione culturale della galleria pesarese. La

collaborazione con Zeri durò diversi anni: gli Altomani ricordano ancora

oggi come stare vicino al grande storico dell’Arte fosse di per sé una

lezione di storia e di vita.

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Ammirare | Collezione Altomani Ciaroni

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Una compagnia di mercenari del XV secolo si aggira tra le feste e le sagre di Romagna. A farla rivivere è l’associazione “Il Drago Oscuro”.

A chi non piacerebbe, almeno una volta, tornare indietro nel tempo? Rituffarsi nel passato, quello dei ca-valieri, tra armature, spade e duelli? Forse la tecnologia all’avanguardia di questo XXI secolo permetterà a qualcuno di inventare prima o poi qualcosa che renda possibile ogni fantasia cavalleresca. Una mac-china del tempo a Forlì c’è già. È l’associazione culturale “Il Drago Oscuro”, specializzata nel mettere in scena rievocazioni storiche grazie alle competenze e alla passione dei suoi iscritti, guidati dalla presiden-tessa Federica Bellettini. Nata nel 2001 dalla volontà di appassionati di armeggio e di tecniche di com-battimento usate in Europa nel Me-dioevo, l’associazione rievoca oggi i duelli di una compagnia di merce-nari del XV secolo, seguendo una ri-costruzione fedelissima del secolo. Dai costumi alle ambientazioni per arrivare persino alla gastronomia, legata alle ricette dell’epoca, tutto è strettamente filologico. La ricerca e la cura dei particolari accomuna i soci del “Drago Oscuro”, che ri-producono fedelmente anche i vari schemi di attacco, studiati nei trat-

tati storici dell’epoca. Una palestra, nella sede dell’associazione in via Lunga 45 a Forlì, è a disposizione di tutti gli associati per l’allenamento e per i corsi di scherma organizzati dal “Drago”. Nonostante tutta questa preparazione e questa cura del det-taglio per la ricostruzione storica il duello si combatte davvero: quando le spade s’incrociano non si sa chi sarà il vincitore, non è teatro, non solo. Sono tante le manifestazioni e gli eventi che quest’associazione organizza e a cui prende parte sin dal 2001, sotto la guida del primo presidente Fabio Farneti. La prepa-razione delle ricostruzioni è lunga e minuziosa, e alla fine la sensazio-ne del salto nel tempo è forte. Si ricostruisce l’accampamento, con le tende e la cucina, dove la locan-diera di fiducia prepara i pasti per tutti i combattenti, e quando inizia la giornata si ha l’impressione di essere davvero tra uomini e don-ne del medioevo. Compiere questo tuffo nel passato è molto semplice: basta partecipare ad una delle tante rievocazioni disseminate nel terri-torio. Per essere, per un giorno, al di sopra del tempo e della storia. IN

testo Francesca Ricci

Tra dame e Cavalieri

Le rievocazioni del Drago

L’associazione “Il Drago Oscuro” ha vari appuntamenti che impegnano i suoi iscritti fino a settembre. Dopo “Otto Castelli per un Palio”, programmato ogni anno nell’ultimo weekend di maggio ai piedi della Rocca delle Caminate, si è spostato a Ferrara l’11 e il 12 giugno

per la Contrada Borgo San Luca. Lo troviamo poi a Bellaria il 16 e il 17 luglio, a Milano Marittima il 20 luglio e il 3 agosto, a Bagnara il 3 settembre. Il 24 e 25 settembre, infine, l’associazione sarà a Faenza per le “Storie d’Arme”.

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Rivivere | Il Drago Oscuro

Page 63: Cesena IN Magazine 3/2011

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Tavole imbandite a Forlimpopoli per la

Festa Artusiana. Che quest’anno celebra il

centenario della nascita di Pellegrino Artusi.

Di nuovo in tavola con Pellegrino Artusi. La quindicesima edizio-ne della Festa Artusiana anima le piazze, le strade e i vicoli di For-limpopoli dal 18 al 26 giugno, ogni sera dalle ore 19 alle 24. Per nove giorni consecutivi oltre 150 appun-tamenti fra degustazioni, concerti e mercatini popolano la città che

ha dato i natali al padre della cu-cina moderna italiana e del lessico gastronomico, celebre autore de “La scienza in cucina e l’arte di man-giar bene”. L’omaggio ad Artusi è ancora più sentito quest’anno in cui ricorre il centenario della sua morte, che coincide con l’anniver-sario dei 150 anni dell’Unità d’I-

testo Francesca Ricci

Artusi centenario largo alla Buona cucina

Gustare | Festa Artusiana

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talia. Le due ricorrenze mettono al centro della Festa la cucina nazionale senza dimenticare però che le vere protagoniste dell’Artusiana sono le buone ricette di casa, quelle della cucina domestica di Artusi. Così le strade di Forlimpopoli diventano veri e propri percorsi in cui oltre trenta ristoranti, allestiti per l’occasione, propongono menù gustosi e ispirati alle ricette del maestro. Tanti gli eventi in programma e la gastronomia, protago-nista indiscussa, lascia spazio anche alle mostre, all’arte e all’artigianato, ad incontri culturali, spettacoli e concerti. Sul camminamento della Rocca trecentesca troviamo così “Artusi 100 x 100”, mostra iconografica che attraverso cen-to pannelli rappresenta la fotografia a tema alimentare in cento anni di cultura gastronomica italiana, dal 1911 al 2011. Spazio anche per la musica con ArtusiJazz, festival organizzato dall’associazione culturale “DaideJazz”, con grandi nomi del jazz italiano ospitati nella splendida sce-nografia della corte della Rocca. Il vero fulcro della Festa è però Casa Artusi, il primo cen-tro di cultura gastronomica dedicato alla cucina domesti-ca italiana, dove troviamo gli incontri più importanti in programma, come quello con Luigi Bellerani, professore emerito all’UCLA, sulla Cucina d’Italia. Sempre Casa Artusi ospita la consegna del Premio Marietta ad Honorem, assegnato quest’anno a Michele Serra e Paola Gho, per il loro contributo alla diffusione della conoscenza della cultura del cibo. Immancabili anche il Premio Artusi, con-segnato ad un personaggio che abbia dato un contributo alla riflessione sui rapporti fra uomo e cibo, e il Premio Marietta, concorso nazionale per cuochi dilettanti intito-lato alla governante di Artusi. IN

Artusi centenario largo alla Buona cucina

Condotta Slow Food

Partecipa alla Festa Artusiana anche la Condotta Slow Food Forlì con uno spazio proprio, dedicato al cibo e alla gastronomia intesi come piacere e responsabilità, attraverso la promozione della cultura del cibo in tutti i suoi aspetti. Durante la Festa i volontari di Slow Food saranno presenti, in via Sendi, per promuovere l’associazione con la proposta di cibi di strada e cene-laboratorio dedicate alla Valtellina e alla Puglia, e con la proiezione del viaggio nelle Valle del Po di Mario Soldato. Tutti il ricavato andrà al progetto “Mille Orti in Africa”, che sostiene le comunità africane di Terra Madre.

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