Effezero Magazine #1 - 2011

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Notiziario di informazione dell'Associazione Fotografica EFFEZERO di Cagliari, riservato esclusivamente agli associati.

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EFFEZEROMAGAZINE1° trimestre/2011

Notiziario trimestrale di informazioneriservato esclusivamente ai soci

dell’associazione fotograficaEffezero di Cagliari

C.F. 92169400923SEDE OPERATIVA: Via Nervi angolo Via Natta – Zona Industriale est Casic

Elmas – 09122 CagliariSEDE LEGALE: Via Ariosto n. 23, 09129 – Cagliari

PRESIDENTE: Giovanni MacioccoSEGRETARIO: Maurizio CotzaTESORIERE: Alessandro Cani

Grafica e impaginazione: Bruno Olivieri

Per informazioni puoi scrivere [email protected]

© - copyright su immaghini e contenuti è dei rispettivi aventi diritto

EFFEZERO MAGAZINE # 1 - 2011

pag. 2SOMMARIO

SOMMARIO

L’Editorialedi Giovanni Maciocco

pagina 3

Backstagedi Alessandro Cani

pagina 4

I Profili Coloredi Lorenzo Bellu

pagina 6

Seguaci della lucedi Stefano Sassu

pagina 7

Organigrammaelenco soci

pagina 17

Bachecadi tutto, di più

pagina 15

Vita vissutail Macro, di Pierpaolo Arru

pagina 14

Reporter per casodi Giuseppe Melis

pagina 11

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© Bruno Olivieri

EFFEZERO MAGAZINE # 1 - 2011

pag. 3SOMMARIO

L’EDITORIALEby Giovanni Maciocco

Benvenuti associati, questo è il numero uno del nostro ma-gazine.

L’associazione fotografica Effezero ha recentemente com-piuto un anno di vita e abbiamo deciso che è arrivato il mo-mento di creare un contenitore che ci permetta di mettere in evidenza le attività che stiamo portando avanti.

Nell’editoriale di questo primo numero, mi piace ricordare la storia, seppur breve, della nostra associazione.

Effezero è nata da un gruppo di amici fotografici sardi che si sono conosciuti grazie a Flickr (www.flickr.com) e in par-ticolare grazie al raduno organizzato nel lontano 2006 da Alessandro Cani e da Sara Petagna.

Da quell’incontro, svoltosi in un primo tempo a Cagliari nel porticciolo di Marina Piccola e successivamente prose-guito davanti a una pizza, nascerà la prima idea di riunirsi e di fare tutti insieme qualcosa di “fotografico”.

Prese vita, quindi, il Collettivo22; sulle origini del nome ormai ci sono tante leggende che vanno dalla data in cui ci incontrammo per la seconda volta, al numero dei parte-cipanti, al numero iniziale dei componenti del collettivo.

Il Collettivo22 cominciò la sua attività con l’esposizione “Visioni di Cagliari” durante la notte di Stampace. In segui-to arrivò la grande esperienza delle mostre al Caffè dell’Ar-te (Associazione culturale di via Caprera 3, Cagliari), che ci tennero impegnati per più di sei mesi.

Il cammino del collettivo si stava ormai esaurendo: stan-chezza, difficoltà di gestire un gruppo che era diventato assai numeroso e tante altre cose.

Dalle ceneri del vecchio gruppo, alcuni di noi hanno conti-nuato a credere che fosse possibile portare avanti qualcosa assieme, che ci permettesse di condividere la nostra pas-sione.

Dopo tante riunioni, tanti progetti, tante discussioni il 15 ottobre 2009 nasce ufficialmente l’Associazione Fotografi-ca Effezero grazie all’impegno dei soci fondatori: Alessan-dro Cani, Cristiano Cani, Stefano Sassu, Emanuele Ayme-rich, Stefano Mattana, Maurizio Cotza, Giuseppe Melis e il sottoscritto.

In un anno tanto è successo: abbiamo superato i 30 iscritti, abbiamo trovato una sede che ci permette di riunirci e di svolgere lavori in sala pose, abbiamo preso parte ad alcune mostre, abbiamo fatto un corso di fotografia di base, alcuni nostri associati hanno vinto premi e tante altre cose verran-no fatte.

Adesso è il momento del Magazine al quale tutti gli as-sociati sono invitati a partecipare con le loro idee, i loro articoli e i loro vari contributi da condividere con lo stesso comune entusiasmo, col quale ci auguriamo di riuscire a migliorarlo sempre più!

Grazie a tutti per l’impegno, e... in bocca al lupo!

(Giovanni Maciocco - presidente dell’associazione foto-grafica Effezero)

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pag. 4SOMMARIO

Cagliari, interno giorno, mercoledì mattina. L’appartamento si trova all’ultimo piano di un palazzo sto-rico nel cuore di Castello.

Un rapido sopralluogo della stanza dove verrà allestito il set e degli ambienti attigui, poi dò una mano a sistemare gli arredi di scena e finalmente preparo la mia attrezzatura.

Arrivano i modelli, la truccatrice e il parrucchiere, i clien-ti inserzionisti, i responsabili della redazione. Comincio a scattare: le operazioni di make-up, gli ospiti, qualche parti-colare delle scene.

Ma soprattutto cerco di catturare la luce che pervade tutto l’appartamento amplificandone il fascino.

E’ l’appartamento di un artista: in ogni angolo colori, tele, pennelli; libri, tanti libri: arte, storia, sociologia, filosofia.

Tutto ciò che potevo aver immaginato fino a quel momen-to mi si è materializzato intorno: lo studio dell’artista bo-

hemienne, l’attività febbrile della creazione, la nascita di un’immagine.

Siamo nel centro storico di Cagliari, ma potremmo benis-simo essere a Montmartre, Via Margutta, Haight Ashbury, Greenwich Village, Bloomsbury, Brera. Ma questa è un’al-tra storia…

Sono libero di documentare, non ho la responsabilità dello scatto di copertina. Ho la responsabilità di farvi respirare l’atmosfera magica dell’appartamento del pittore. Si re-spira polvere, umido, muffa, ma la luce li tramuta in arte, storia, cultura.

Backstage photoby Alessandro Caniwww.alecani.infohttp://alecani.wordpress.com

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© Alessandro Cani

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pag. 5SOMMARIO

Ho fatto il grosso del lavoro con la D700 e il Nikon 24-70 f/2.8. Nella D300 alternavo l’80-200 al Tokina 11-16 f/2,8. Il flash è rimasto nello zaino, così come sono rimaste spen-te le luci continue del set.

Il contrasto tra la decadenza romantica della location e i raf-finati abiti da sposa ha offerto preziosi spunti per gli scatti.

Anche il contrasto tra la fisionomia delle due modelle spose è servito a caratterizzare la teatralità delle pose, che espri-mevano sentimenti forti: gelosia, complicità, sensualità, desiderio.

Un’incredibile parete color verde acido faceva da fonda-le alla scena principale, gli arredi di scena (tele, pennelli, pasticcini, cesti di frutta, un grande specchio) davano quel tocco di opulenza barocca che richiamava fortissimamente gli scatti di David Lachapelle, ma anche i frame dei film noir del dopoguerra.

Cinque ore on stage, un migliaio di scatti (25 Gb), duecen-toventi scatti selezionati e presentati alla redazione.

Reportage, ritratto, still life, fashion. Il backstage ha com-preso tutti questi generi, decisamente una bella sfida. Le foto sono state pubblicate (una ventina) nel servizio di apertura della rivista ufficiale della Fiera della Sposa 2010. Alcuni scatti sono serviti per l’allestimento dello stand del-la rivista stessa, altri sono stati richiesti da alcuni espositori per le future edizioni.

A.C.

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pag. 6SOMMARIO

«Perché quando stampo le foto non corrispondono a quelle viste a monitor?»

Questa domanda affligge gran parte dei fotografi alle prime armi, ma la risposta non è chiara neppure ai più esperti.

Dipende dal cosiddetto flusso di lavoro. In cosa consiste? Analizziamone i tre elementi principali.

La fotocamera, il monitor e la stampante o se preferite il laboratorio.

La fotocamera, ha bisogno innanzitutto di un corretto bi-lanciamento del bianco. Oggi, tutte le fotocamere hanno preimpostazioni standard per condizioni di luce generiche (Luce diurna, luce fluorescente, ai vapori di sodio e incan-descenza ecc.) Auto (che attraverso il sensore calcola una luce media) Impostazione dei Kelvin o Personale. L’opzione Personale consente di realizzare il bilanciamen-to più corretto. In questa fase non mi dilungherò nel de-scrivere come si può fare, se necessario lo farò in un altro capitolo. Un’altra funzione importante è la scelta dello spa-zio colore dove vogliamo operare. La scelta è fra il profilo sRGB e il profilo AdobeRGB. In seguito analizzeremo le differenze.

Il monitor deve essere il più fedele possibile per poter rap-presentare al meglio i colori e le sfumature delle immagini durante la post produzione. Per ottenere il massimo dal mo-nitor occorre che lo stesso sia “calibrato”. Per calibrare un monitor in modo abbastanza preciso, oc-corre uno strumento chiamato calibratore. Il calibratore, mediante la lettura del bianco, del grigio e di una serie di patch colorate, individua le differenze fra il colore riprodot-to dal monitor (numeri RGB) e il suo database, correggen-

do le differenze e creando un profilo personalizzato.Parleremo più avanti dell’utilizzo corretto di un calibra-tore.

Anche la stampante, come il monitor e la fotocamera, vie-ne fornita con profili di stampa generici, adatti ai vari tipi di carta usabili dalla stessa. In questo caso, quello di cui si tiene conto è il colore della carta (più o meno bianca) e il grado di assor-bimento e/o di espansione della singola micro goccia sul foglio stesso.

Viene da sé capire che non sem-pre usiamo la carta consigliata dal produttore della stampante e che i profili standard non sono precisissimi.

Il metodo per realizzare un pro-filo carta è simile a quello del-la calibrazione del monitor. Si stampa un foglio con un numero variabile di pach colorate, idoneo al profilo che vogliamo realizza-re (RGB o CMKY) senza nessun tag (spazio colore non calibrato) cioè senza nessuno spazio colore.

La stampa della patch, verrà letta da un calibratore idoneo alla lettura delle stampe, che attraverso l’apposito software provvederà a realizzare il giusto profilo carta.

Nel caso delle stampe in laboratorio è utile sapere qual’è il profilo di cui necessita la macchina di stampa per conver-tirlo correttamente in profilo carta. Solitamente i laboratori richiedono i file correttamente dimensionati per la stampa e con il profilo sRGB a 8bit.

Queste sono le limitazioni di gran parte dei laboratori, ma esistono anche laboratori che convertono correttamente an-che il profilo AdobeRGB a 16 bit.

Un ulteriore elemento importante nel processo di stampa sono i DPI, ovvero la densità dei punti per pollice. Questa misura indica direttamente la massima densità di risoluzio-ne a cui sarà possibile stampare l’immagine.

Ma questo è un elemento che affronteremo in un successi-vo momento.

L.B.

I profili colore (1)by Lorenzo Belluwww.lorenzobellu.com

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© Stefano Sassu

“Surf; non è uno sport, è uno stile di vita, una filosofia, una continua gara contro se stessi. Come tutte le gare e tutte le filosofie richiede concentrazione e preparazione...”

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pag. 7SOMMARIO

“Sotto al sole e sotto alla pioggia, Al gelo e al caldo In acqua e in spiaggia Un lungo appostamento per un unico obbiettivo; catturare la luce.” I fotografi appassionati di natura, disposti a rischiare per poter catturare un istante, cristallizzare una memoria, sono bestie rare.

I fotografi surf sono ancora più rari.

Alle prese con un tempo sempre inclemente (se c’è bel tem-po non c’è surf :D ) e con personaggi dal carattere... beh diciamo particolare, persone squisite ma molto caratteristi-che; sono disposti a rischiare migliaia di euro di attrezzatu-ra, e forse anche qualcosa di più prezioso, per poco o nullo rendiconto economico, ma sicuri di un grande rendiconto emotivo, di catturare il momento perfetto, l’istante del con-fronto tra un uomo e il mare.

Il fotografo surf non è mai solo un professionista, ma è in-nanzitutto un appassionato.Non sarà mai uno di quelli che insegue il surfer per vender-gli le foto, oppure non sarà mai uno di quelli che sta sempre appresso al pro per poterlo annoverare tra la sua “collezio-ne” di personaggi famosi.

Sarà quella sagoma imbottita o arrostita in riva al mare, o quella boa con un caschetto giallo con su scritto “non surfate sul fotografo”, con una protuberanza nera e oblunga vicino al viso puntata verso il mare. Immobile la maggior parte del tempo.

Sarà forse grassottello e appesantito da kili di attrezzatura, che si dibatte sulle rocce dove gli passano affianco atletici e snelli i surfer inseguendo il picco.Avrà un sorriso per tutti, e le foto molto probabilmente le regalerà quasi tutte.

Vogliategli bene, lui vi vuole bene, magari lasciategli una merendina vicino, se la mangerà. :)

Questo è un fotografo surf.

S.S.

Seguaci della luceby Stefano Sassuwww.smokatails.it/Portfolio/

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© Stefano Sassu

Saluto; come in una staffetta un surfer che lascia saluta un surfer che arriva. Chi ha già combattuto contro se stesso salu-ta il soldato che deve ancora combattere.

Three; e spesso non ci sono parole, ma solo immagini.

Twist; se il surf è un club di vita, il twist è la sua club house. A Cagliari quando parli di surf parli del Twist, con i suoi ca-merieri sempre pronti allo scherzo, con le sue paste “tagliate” enormi e ripiene, con i suoi capuccini caldi anche dopo ore nell’acqua gelida.

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Pinna; fuori dall’ac-qua è un inutile pezzo sagomato di materiale duro ed elastico. In acqua diventa una vi-tale appendice idrodi-namica che governa e comanda la tavola.

Ombra; E' come se due surfer stes-sero cavalcando la stessa onda.

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Finscape; dopo una lunga giornata di sfida sulle onde le tavole vengono ripo-ste sugli arbusti per asciugare, come fieri strumenti dopo il loro nobile lavoro

Tools; lo strumento giusto, per il lavoro giusto.

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pag. 11SOMMARIO

7 giugno 2009.

Eccomi di ritorno dal mio primo turno in Abruzzo, nelle zone colpite dal sisma dove, come tanti altri colleghi Vigili del Fuoco, ho cercato di dare il mio contributo.Anche se sono già passati due mesi dalla fatidica notte del sisma, le cose da fare sono ancora davvero tante.

Le verifiche sulla stabilità delle abitazioni per valutare se renderle agibili o meno, sono state abbastanza impegnative. Praticamente per una settimana si è lavorato ogni giorno dalla mattina alla sera, e la stanchezza si è fatta sentire ab-bastanza.

Riposare in tenda con la pioggia scrosciante che ti sveglia più volte durante la notte, non aiuta a recuperare le energie, ma il solo pensiero a chi da due mesi sopporta ben più di questo e non sa ancora quando potrà tornare in una casa degna di questo nome, è più che sufficiente a superare il lieve disagio.

Buona parte degli scatti che ho fatto riguardano le verifiche, le lesioni e i crolli, data la necessità di un promemoria che mi consentisse di avere una traccia delle abitazioni control-late e di ciò che avevo visto. Alla sera, alla fine del turno di lavoro, siamo talvolta riusciti a vedere con un pò di atten-zione alcune delle zone più colpite, classificate come zone rosse per l’elevato rischio di altri crolli, nelle quali l’accesso era consentito solo a noi Vigili del Fuoco e a pochi altri tecnici.

Reporter per casoRitornodall’Abruzzoby Giuseppe Melishttp://giuseppemelis.blogspot.com/

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pag. 12SOMMARIO

Sono stato a fare verifiche strutturali a Sulmona, Montic-chio e a Piànola ed ho visto la zona rossa di quest’ultima, de L’Aquila, di Castelnuovo e di Onna, il piccolo centro che è stato quasi completamente distrutto.

E’ difficile catturare in una fotografia ciò che si prova pas-sando tra le macerie, tra i muri in procinto di crollare, tra le pareti sventrate attraverso le quali rimangono talvolta af-facciati sul vuoto un tavolo con le sue sedie, un televisore, un letto, un bagno e gli oggetti che quotidianamente fanno parte delle cose che ci circondano e sembra di vedere ancora lì le persone che poche ora prima del terremoto cenavano, parlavano e riempivano di vita quelle stanze.

Ma ciò che proprio non è possibile riportare in una immagi-ne fotografica è l’irreale silenzio che rende così strano aggi-rarsi nelle “zone rosse”.

Tutto tace, non si sente nessuno dei piccoli o grandi rumori che ci circondano in ogni momento della giornata, è raro anche sentire qualche uccello. Ci si guarda intorno circon-dati dalle macerie, pensando a quei lunghi secondi in cui la terra ha tremato e a ciò che devono avere provato in quei momenti le persone che ci vivevano.

A parte il pensiero per coloro che non ce l’hanno fatta a met-tersi in salvo, la mente è andata ai bambini e a tutti coloro i quali avevano paura di tornare nelle proprie case, anche in quelle che non sono state danneggiate in modo grave.

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«Le mie scelte per l’attrezzatura sono state condiziona-te dai soliti motivi di praticità per il trasporto. Con me avevo la Canon EOS 350D corredata da due ottiche Sigma 10-20mm e Canon 18-55mm IS.Inoltre, come ausilio ho incluso una Panasonic Lumix TZ1 da 5 megapixel.»

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pag. 13SOMMARIO

Molte persone mi hanno ringraziato. Alcune sono rimaste stupite dal fatto che i colleghi per recuperare le loro cose, pur rischiando la propria incolumità entrando nelle case pe-ricolanti, si siano preoccupati di prendere anche i giocattoli dei loro figli.

Ma bastava scorgere il sorriso sul viso di quei bambini co-stretti a vivere in una tenda, mentre riabbracciavano i loro giocattoli o al modo col quale guardavano ammirati le di-vise e i veicoli dei Vigili del Fuoco, per trovare facilmente una risposta.

Mi ha particolarmente colpito una donna di circa ses-sant’anni che durante la scossa ha trasportato da sola sulle spalle il figlio di trent’anni, portatore di handicap e privo dell’uso delle gambe, fuori dalla sua abitazione; ora vivono in una delle tendopoli, nella relativa sicurezza delle leggere pareti di tela della tenda, che con la sua scarsa capacità di proteggerli dalle intemperie, non costituisce un rischio per le continue leggere scosse che si continuano ad avvertire.

La sua casa è stata considerata agibile, perchè fortunata-mente ha subito solo lievi danni. Il sollievo di sapere che la casa era sicura è stato però velato dal problema più difficile: convincere il figlio a superare la paura di sentire ancora le mura tremare, con la consapevolezza che da solo non pote-va raggiungere l’esterno, e tornare a vivere nella loro casa.

G.M.

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Era da un po’ che ne sentivo parlare in giro e ho voluto pro-vare di persona questa particolare tecnica di fare fotografie macro con il semplice uso di un obiettivo invertito.

Da qui, l’intrigante denominazione di “Tecnica macro con obiettivo invertito” che non brillerà certo in originalità per quanto riguarda il nome, ma senza dubbio riesce a riscattar-si in merito ai risultati ottenuti.

In questa prova ho voluto verificare come si comporta il mio Nikon 50mm f1.8 invertito su un Tamron 70-300.

In pratica ho messo l’obiettivo da 50mm invertito sul 70-300mm montato sulla fotocamera, uno di fronte all’altro. Non ho sigillato bene il punto di contatto tra i due obiettivi, anzi per essere sinceri ho tenuto a mano il 50 bloccandolo il più coerentemente possibile sul 70-300, sebbene avrei forse fatto meglio ad unirli con del nastro isolante poco tenace per

non rischiare di sporcare le ottiche con il residuo di mate-riale adesivo, facendo attenzione durante lo scatto a non far rovinare al suolo il 50mm.

Il risultato ottenuto non mi dispiace, anche se per la mes-sa a fuoco ho trovato molte difficoltà in quanto la distanza soggetto da fotografare obiettivo è veramente ridotta e la profondità di campo quasi nulla.

Un altro problema che ho riscontrato utilizzando questa tecnica è stato la scarsa illuminazione dovuta alla troppa vicinanza dell’obiettivo al soggetto da fotografare (sto cer-cando un metodo per poter risolvere il problema attraverso l’ausilio di un’illuminazione esterna, ma sono sicuro che spulciando in giro per la rete mi sarà possibile trovare la soluzione che faccia al caso mio).

L’ingrandimento di due ottiche con una invertita viene calcolato con la seguente formula: ingrandimento = lun-ghezza focale dell’obiettivo principale / lunghezza focale dell’obiettivo invertito.L’ingrandimento è calcolato sul formato pieno a 35mm, per

fotocamere che utilizzano il sensore APS-C è necessario aggiungere il fattore di moltiplicazione del sensore.

Nel mio caso l’ingrandimento è stato: 300mm * 1,5 / 50mm = 9, per un ingrandimento pari a 9x.

P.A.

Vita vissutaMacro con obiettivo 50 invertitoby Pierpaolo Arruhttp://www.flickr.com/photos/23276075@N06/

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pag. 15SOMMARIO

Bachecadi tutto, di più

Concorso fotografico “Acque di Sardegna:

di terra, di cielo, di mare”

L’Eco Museo delle Acque della Barbagia di Sadali organiz-za per l’anno 2011 un concorso nazionale di fotografia dal tema “Acque di Sardegna: di terra, di cielo, di mare”.Fra le opere pervenute verranno scelte 30 fotografie che saranno esposte a Sadali dal 1 Luglio fino al 30 Settembre nei locali dell’Eco Museodelle Acque della Barbagia.La premiazione dei tre vincitori avverrà sabato 30 Luglio

nei locali dell’Eco Museo a Sadali. Scadenza presentazione opere: 30 marzo 2011 Le foto dovranno cogliere aspetti della natura sarda legati all’acqua nelle sue varie forme fisi-che dando un taglio artistico e una valenza este-tica all’immagine.

Info e regolamento: [email protected]

Concorso fotografico “Scatta contro la discriminazione”

In Italia il concorso è indetto dalla Sezione Italiana di Amnesty International, nell’ambito della campagna “Per un’Europa senza discriminazione”, che vuole ridurre la persecuzione, l’esclusione e la discriminazione perpetrate da parte degli stati e degli attori non statali per garantire che tutti gli individui in Europa possano godere di un’ef-fettiva protezione contro la discriminazione.

Le foto dovranno trasmettere messaggi positivi mostrando l’importanza del rispetto della diversità e dei diritti di tutti.

Il concorso è aperto, fino al 31 marzo 2011, a tutte le per-sone di qualsiasi nazionalità con residenza in Italia (ad ec-cezione dei fotografi professionisti) al di sopra dei 14 anni di età. I partecipanti che abbiano meno di 18 anni all’ini-zio del concorso dovranno fornire il consenso di entrambi i genitori o di chi ne è responsabile (compilare modulo di iscrizione e liberatoria minori).

Per saperne di più sulla giuria italiana ed europea, sul pre-mio, le modalità di partecipazione e il materiale ammesso, leggere il documento “Termini e le condizioni per la par-tecipazione”.

Per partecipare al concorso, com-pilare il modulo di iscrizione e spedirlo insieme ai materiali in un supporto elettronico (CD o DVD) per via posta all’attenzione di Am-nesty International - Sezione Italia-na, Via Giovanni Battista de Rossi n° 10, 00161, Roma, scrivendo sulla busta: Concorso fotografico “Scatta contro la discriminazione”, Ufficio campagne e ricerca.

Info e regolamento:http://www.amnesty.it/per-un-eu-ropa-senza-discriminazione

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EFFEZERO [email protected]

sede operativa:Cagliari, via Nervi - z.i. Elmas

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EFFEZEROOrganigramma e elenco soci

Fondatori:

Giovanni Maciocco - presidente

Maurizio Cotza - segretario

Alessandro Cani - tesoriere

Stefano Mattana - consigliere

Stefano Sassu - consigliere

Cristiano Cani

Giuseppe Melis

Emanuele Aymerich

Soci senior:

Bruno Olivieri

Andrea Pinna

Soci ordinari:

Lorenzo Bellu

Pierpaolo Arru

Massimiliano Desogus

Andrea Tuveri

Marcello Trois

Alessandro Cinus

Silvia Podda

Valentina Saba

Giulia Melis

Cristina Floris

Nicola Carta

Fabio Restante

Alessandro Melis

Giuseppe Defraia

Antonio Crisponi

Luca Piras

Giuseppe Bertoletti

Stefano Corona

Alessandro Marci

Sara Cavada

Giovanni Cireddu

Daniele Grecu

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M A G A Z I N E

Arrivederci al prossimo numero...