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ANNO 1 N. 3 • Novembre-Dicembre 2011 AIOP Alla scoperta del sistema sanitario neozelandese MAGAZINE MAGAZINE G Magazine Dicembre:Layout 1 21/12/2011 13.57 Pagina 1

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  • ANNO 1 N. 3 • Novembre-Dicembre 2011

    AIOPAlla scoperta del sistema sanitario neozelandese

    MAGAZINEMAGAZINEG Magazine Dicembre:Layout 1 21/12/2011 13.57 Pagina 1

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    GMagazine anno 1 n.2

    Sett-Ott-2011inserto delGrillo Parlante

    Direttore EditorialeProf. FabioMiragliaDirettore

    ResponsabileBenedetta FerrariCollaboratori

    Fortunato LicandroMarco MontanariAlberto CristiPaolo Dirienzo

    Filippo Leonardi

    Propretario:GIRE S.P.AVia Buonarroti, 81

    00053Civitavecchia (RM)tel.+39.0766.25221 fax +39.0766.25222

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    M A G A Z I N EM A G A Z I N E

    Pag. 6

    Aiop giovani: Study Tour

    Pag. 4

    Editoriale

    Pag. 16“Salute per la crescita,”nuova proposta dell’Ue

    Pag. 18Il successo

    del Visit di Latina

    Pag. 9

    L’AssociazioneBeatrice

    Pag. 11IntervistaDott.ssa Patrizia Frittelli

    Pag. 20Rapporto Aiop 2011

    Pag. 22A Greccio il primo presepe del mondo

    S O M M A R I OS O M M A R I O

    Pag . 24Alberto Mandolesi

    “la voce” della Roma

    Pag. 13

    Analisi di una crisi annunciata

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    U n altro anno ricco di emozioni edenso di attività (soprattutto per lenostre Residenze sanitarie assisten-ziali ), ci sta per lasciare; è il momento deifesteggiamenti, anche per gli ospiti delle strut-ture del gruppo Giomi che sono tutti indaffa-rati con giornate piene di bricolage, pittura,scultura e lavoretti vari per arrivare pronti alnatale. intensi e piacevoli i momenti di incontrocon le varie associazioni presenti sul territorioper scambiarsi gli auguri e con l’occasione fareanche un po’ di baldoria accompagnati dallamusica di Paolo , musicista ufficiale delle RsaGiomi , che da sempre allieta le giornatedegli ospiti con buona musica e canzoni d’epo-ca. E’ il momento in cui tutte le famiglie si riu-niscono e forse il momento in cui gli anziani solihanno più bisogno di sentire vicino il caloredegli affetti. So che nulla può sostituire unafamiglia, ma so anche che tutto lo staff pre-sente nelle Residenze: dai medici agli infermie-ri, dai terapisti agli ausiliari dai dirigenti agliamministrativi trattano gli ospiti come se fosse-

    ro nelle proprie case e nelle proprie famiglie,in un rapporto che travalica quello convenzio-nale. Per questo voglio ringraziarli, e insieme a me ilprof. Fabio Miraglia, per la grande umanità epazienza che dimostrano ogni giorno nei con-fronti di chi ha più bisogno senza trascurarenessuno e mettendoci sempre tanto affetto. Per loro, e per tutti voi da questo numero avre-mo il nostro astrologo di fiducia, che leggerà lestelle solo per i lettori del Grillo Parlante.Correte nelle ultime pagine per vedere chenatale sarà.Per chi avrà la fortuna di trascorrere le festecon i propri cari o in compagnia di amici nonpuò mancare una visita a quello che è stato ilprimo presepe del mondo, a Greccio, in pro-vincia di Rieti, dove tanti secoli fa un poverofrate di nome San Francesco diede vita allaprima rappresentazione della natività e cheancora oggi attira migliaia di visitatori da tuttoil mondo! Auguro a tutti un natale pieno di sogni, di spe-ranze e di desideri, motore della nostra vita.

    Il direttore Benedetta Ferrari

    E d i t o r i a l e

    Diamo voce alla solidarietà La tua associazione si occupa di progetti per il sociale,per aiutare chi ne ha più bisogno e chi ha avuto pocodalla vita? Sarà un piacere pubblicare sulle nostre pagi-ne una presentazione dell’associazione e soprattuttotutto quello che state facendo per gli altri. Scrivete al direttore: [email protected]

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  • dall’Oceano Pacifico, tanto lontane da esseretra le ultime scoperte dagli europei alla finedel ‘700. Qui vi trovarono la civiltà maori,tanto misteriosa quanto fiera, con cui i primiinglesi dovettero scendere a patti quando nel1840 conclusero il trattato di Waitangi per unaintegrazione pacifica che dura tuttora e che èun esempio positivo nel mondo.Due isole grandi insieme quanto l’Italia, maabitate da una popolazione simile a quella diRoma, poco più di 4,4 milioni di abitanti. Pochecittà, quindi, e un territorio enorme dove viag-giando per ore, si vedono solo pecore, per annila principale fonte di ricchezza.In questa realtà molto britannica per lingua,tradizioni e ordinamento giuridico, il sistemasanitario non poteva discostarsi molto da quel-lo del Regno Unito, che per i neozelandesi èstata sempre la madrepatria, il principalepaese di riferimento. Quindi un sistema univer-salistico di cure gratuite, retto finanziariamen-te soprattutto con il prelievo fiscale.

    AIOP GIOVANI: STUDY TOUR di Filippo Leonardi

    New Zealand 2011: appunti di un viaggio

    Sembrava impossibile spingersi così lonta-no. Soprattutto per un’Associazione cosìnuova, oltretutto formata da giovani. Ecosì una delegazione di circa 30 persone di AIOPGiovani è partita, a fine ottobre, con destina-zione Nuova Zelanda, agli antipodi dell’Italia.Ma perché? Con quali obiettivi?Anzitutto diciamo che AIOP Giovani è una real-tà associativa molto recente. Nata nel 2003 daAIOP, Associazione Italiana Ospedalità Privata,cui fanno riferimento circa 600 strutture ospe-daliere italiane, il suo scopo è quello di creareuna “palestra” formativa per i giovani impren-ditori o figli dei legali rappresentanti dellestrutture associate Aiop. Un’esigenza moltosentita poiché uno dei maggiori problemi del-l’imprenditoria è proprio quello di favorire ilpassaggio generazionale della proprietà azien-dale.Il 2003, quindi, è l’anno di inizio per una gene-razione di giovani che ha cercato esempi dieccellenza sanitaria o di esperienze significati-ve in tutto il mondo, allo scopo di imparare,confrontarsi e, perché no, riprodurre in Italiagli esempi più significativi. E da queste convin-zioni sono nati gli Study Tour, brevi ma intensistage di pochi giorni di formazione che, daBarcellona (2007), hanno portato a Boston(2007), Baltimora (2008), Tokyo (2009), L’Avana(2010), Londra (2011) e Nuova Zelanda.Lo Study Tour New Zealand è stato quindi il set-timo viaggio - alla guida del Coordinatorenazionale Averardo Orta e di Fabio Miraglia,Amministratore Giomi Rsa che ne aveva verifi-cato l’interesse in un precedente viaggio - allascoperta del paese oceaniano ma soprattuttodel suo sistema sanitario. Diciamo subito che il paese non è paragonabilecon l’Italia, se non per l’estensione abbastanzasimile. Per il resto parliamo di un paese costi-tuito da due grandi isole circondate

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    La popolazione non è omogenea, ma presentauna composizione etnica ben definita con il 68%di europei, il 14% di maori, il 10% di asiatici e il7% di isolani del Pacifico. Percentuali destinatea cambiare: tra appena 5 anni si prevede unadiminuzione dell’8% di europei e una crescitadel 5% di asiatici.Se si guardano i principali dati della salute,siamo a livello degli altri paesi avanzati, conun’aspettativa di vita media di 80,8 anni, cre-sciuta negli ultimi 20 anni più che in USA o inUK. I fattori di rischio sono l’obesità - un adul-to su 4 in Nuova Zelanda è obeso - il fumo, dif-fuso soprattutto tra i non europei, e l’abuso dialcol.La responsabilità della gestione del sistemasanitario è del Ministero della Salute, ma lasalute viene tutelata tramite 20 distretti sani-tari, ognuno costituito da una commissione di11 persone di cui 7 eletti dalla popolazione e 4nominati dal Ministero. Il sistema quindi è fon-dato su 6 pilastri:1. la tutela pubblica della salute;2. l’accesso universalistico;3. la comparabilità internazionale delle presta-zioni e dei servizi;4. l’orientamento alla domanda sanitaria (sonocomprese le cure dentarie per i ragazzi in etàscolare, i prodotti farmaceutici, con una com-partecipazione di 3$, e i servizi di laboratoriorichiesti dagli ospedali e dai medici di base);5. budget annuali prefissati;6. la definizione delle priorità annuali.Questo sistema è finanziato quindi per l’81%conil prelievo fiscale e per il 19% con il sistemaassicurativo privato che copre le prestazionidegli ospedali privati e soprattutto parte deiservizi dei medici di base.Le future priorità del Governo sono orientate in

    2 direzioni:> tenere in equilibrio la qualità della sanità conil livello di spesa pubblica;> far fronte alla domanda sanitaria, che infuturo sarà condizionata dall’invecchiamentodella popolazione e da un aumento delle sueaspettative associate all’uso di nuove tecnolo-gie.Come si può notare, seppur con qualche diffe-renza più o meno significativa, un impiantomolto simile a quello italiano, e così anchel’analisi dei problemi futuri.Ciò che però oggi caratterizza l’approccio deineozelandesi è certamente l’enorme uso dellatecnologia informatica per cui oggi l’interosistema è in rete - tutti i soggetti che gestisco-no la sanità conoscono tutto di tutti - con ungrande risparmio di denaro pubblico e un signi-ficativo aumento dell’efficienza del sistema.Non a caso tra i maggiori produttori di softwa-re sanitario al mondo ci sono società neozelan-desi, con un mercato che ha già conquistatofette significative negli USA e in Europa.La delegazione Aiop Giovani ha quindi vistodirettamente questa realtà e l’applicazione ditutto questo: ad Auckland, la più grande cittàneozelandese, e a Wellington, la capitale;all’ospedale Mercy Ascot e all’Ambridge RoseManor, una struttura per anziani. Inoltre i gio-vani imprenditori hanno visitato l’Università diAuckland e quella di Otago dove si preparano ifuturi operatori, sanitari o manager. Tra gliincontri più significativi va ricordato quello conWendy Edgar, Direttore Generale del Ministerodella Salute, e quello con Malcolm Pollock,responsabile dell’Istituto Nazionale perl’Innovazione nella sanità.Al termine dello Study Tour, la delegazione è

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    stata ricevuta dalla Presidenza del St.JohnAmbulance, un ente privato non profit chegarantisce il servizio di pronto soccorso in tuttoil territorio neozelandese, particolarmenteimpegnato a fine febbraio 2011 per prestareaiuto alla popolazione di Christchurch, tra lemaggiori città del paese, colpita da un terre-moto che ha ucciso 181 persone e che hadistrutto quasi la metà delle abitazioni.All’Italia non sono sconosciute queste catastro-fi naturali, e proprio per questo Aiop Giovani haritenuto significativo far arrivare la solidarietàitaliana acquistando un’autoambulanza com-pletamente attrezzata per la città diChristchurch, che in un primo programma dove-va essere una delle mete della visita della dele-gazione. La consegna dell’Attestato di ricono-scenza ad Aiop Giovani da parte dei principaliresponsabili del St.John è rimasto quindi nelricordo dei giovani delegati come un momentosignificativo, un segno di reciproco ringrazia-mento e soprattutto di amicizia.Il St.John Ambulance è una organizzazione nonprofit costituita in Nuova Zelanda nel 1885 efondata su un’etica di volontariato. Essa operain modo indipendente del governo e serve l’in-tera comunità della Nuova Zelanda, offrendouna vasta gamma di servizi e prestazioni sani-tarie. Questi servizi e prestazioni riguardano:• Servizi di emergenza e servizi di ambulanzaper circa il 90% della popolazione della NuovaZelanda;• Cure di emergenza e pronto soccorso in occa-sione di eventi pubblici;• Amicizia e supporto telefonico alle personesole e costretto a casa;• Trasporto per le persone bisognose a visitespecialistiche;

    • formazione di primo soccorso.St John gestisce anche un programma dove igiovani neozelandesi dai 6 ai 18 anni possonoimparare il primo soccorso, assistenza sanita-ria, l'autodisciplina e l’igiene sanitaria genera-le.I giovani sono stati coinvolti anche in qualità di“modelli” per praticare il primo soccorso.Passando i tre esami previsti viene conferitol'ambito Medaglione di St John che viene indos-sato orgogliosamente da molti giovani. St John è organizzata in tre regioni e ogniregione è responsabile delle attività all'internodei suoi confini. Le regioni lavorano con oltre150 Comitati d'area, che sostengono il lavorodel St John anche a livello di piccole comunità

    Il simbolo del St John è lacroce bianca a otto punte diAmalfi, la principale cittàcommerciale europea con laPalestina nel 11 ° secolo. I suoimercanti avevano assicuratol'istituzione dell’abbazia bene-

    dettina di Santa Maria dei Latini diGerusalemme per offrire ospitalità e assistenzasanitaria ai pellegrini cristiani. I quattro braccidella croce bianca moderna che rappresental'Ordine di St John simboleggiano le virtù cardi-nali della prudenza, giustizia, temperanza efortezza. Le otto punte che derivano dai quat-tro bracci rappresentano le qualità richieste aun buon primo soccorritore, e cioè l'umiltà, lasimpatia, la gentilezza, la verità, la compassio-ne, l’altruismo, la pace e la sopportazione.

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    Be a t r i c eo n l u s ,a s s o c i a -zione per lap r e v e n z i o n ede l tumorea l seno èu n ’ a s s o c i a -z ione d iv o l o n t a r i a t o

    no profit nata a Viterbo nel l’apri le del2006, a tutela e sostegno delle donneco lp i te da l tumore a l la mammel la .Beatr ice, la g iovane donna da cuiprende nome l’associazione, ha vissutocoragg iosamente la sua es i s tenza,spezzata troppo velocemente da questoterribi le male. La sua famigl ia, suppor-tata da medici professionist i e con lacol laborazione delle donne che hannov i s suto l ’esper ienza de l tumore a lseno, ha voluto dare vita a Beatriceonlus, nel suo r icordo, per diffonderela cultura del la prevenzione e accom-pagnare le donne nel percorso del lamalattia e sostenerle ad essere curatenel migl ior modo possibi le. La onlus haun f i lo diretto con i l Gruppo multidisci-p l inare d i seno log ia de l l ' o speda le"Belcol le" di Viterbo, che opera nel-l ’ambulator io in tegrato coord inatodalla dott.ssa Frittel l i , un’equipe for-mata da medici special izzati in chirur-gia mammaria, che operano unicamentepatologie mammarie, nonché da radio-logi, chirurghi plast ici, oncologi, radio-terap i s t i , pato log i , medic i nuc lear i ,biologhi molecolari, genetist i, psicolo-gi, f is ioterapist i, tecnici di radiologiae personale infermierist ico anch’ess ispecial izzati in patologia mammaria.I l ruolo del gruppo multidiscipl inare èquello di predisporre un piano di dia-gnosi e trattamento con la completapresa in carico del le pazienti che assi-curi loro un iter diagnostico - terapeu-tico tempestivo ed appropriato.L 'assoc iaz ione cont inua a seguire le"sue" donne anche dopo un eventualeintervento o terapia dando supporto

    psicologico e organizzando per tutte leassociate una serie di incontri ed even-ti che r iescano a raggiungere più donnepossibi l i per far capire loro che i l verotraguardo nel la cura del tumore dellamammella è la diagnosi precoce, pro-pr io per questo i l motto sce l to daBeatr ice On lus è “Corr i con no i” .L’associazione molto att iva sul terr ito-r io ha promosso numerosi incontri conle donne, ha organizzato eventi perreperire fondi necessari al la real izza-zione di progetti. Con le sue campagnedi sensibi l izzazione è r iuscita ad acqui-stare strumenti altamente tecnologiciche sono stati donati al la Ausl Viterboper la diagnostica e la cura del tumorede l la mammel la , t ra quest i : I lMammotome, s t rumento d iagnost icoper effettuare biopsie di lesioni nonpa lpab i l i de l la mammel la ; PC Rea l -Time, apparecchiatura atta a consenti-re test molecolari f inal izzati al la per-sonal izzazione del trattamento tera-peutico e al l’ individuazione della curae la sonda per la chirurgia radioguida-ta indispensabile per individuare lesio-ni non palpabil i e per la biopsia del l in-fonodo sentinel la. Beatr ice Onlus: Sostiene quelle donne che nel la lorovita s i trovano a dover affrontare i l dif-f ic i le impatto con i l tumore della mam-mella;Collabora con i l Centro di Senologiadell’Ospedale di Belcol le;Diffonde nel terr itorio la cultura del laprevenzione ovvero del la diagnosi pre-coce, organ izzando incontr i con ledonne in tutta la provincia di Viterbo;Organ izza event i per a l lo scopo d ireperire fondi e contributi necessarial la real izzazione di progetti condivis icon l ’ambulator io d i Seno log ia d iBelcol le;Co l labora con lo Screen ingMammografico che è att ivo su tutto i lterr itorio viterbese.

    L’Associazione Beatrice “corre con noi” G Magazine Dicembre:Layout 1 21/12/2011 13.58 Pagina 9

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    Intervista dott.ssa Patrizia Frittelliscreening mammografico un servizio offerto dalSistema sanitario nazionale raccomandato sem-pre ogni due anni. Purtroppo mi spiace sottoli-neare che In Italia manca la cultura della pre-venzione. Qual è l’età in cui maggiormente si presentail tumore mammario?Il picco maggiore è dopo la menopausa tra i cin-quanta e i sessant’anni poi c’è un altro verso isettanta, anche se negli ultimi anni stiamo assi-stendo a tumori in età giovanile legati a moti-vi multifattoriali: ambientali, alimentari masoprattutto a una maggiore attenzione da partedelle donne e a una maggiore sensibilità delladiagnostica. Per questo si sta pensando diabbassare non solo in Italia ma in tutta Europal’età dello screening a 40-45 anni. La presenzadi carcinoma è rara nelle più giovani ma nonbisogna sottovalutare i fattori ereditari (chesono una piccolissima parte circa il 5% ) o inve-ce familiari.Qual è il percorso di una donna malata ditumore al seno?La donna sintomatica, ad esempio quella chepalpandosi avverte la presenza di un nodulo,accede direttamente all’ambulatorio senologi-co (cioè non passa dal Centro unico di prenota-zione) , viene visitata e dopo aver prodottouna prima documentazione con una mammo-grafia o una radiografia si decide se farle fareun’ecografia con l’ago aspirato. Se c’è una dia-gnosi positiva di tumore alla mammella il casoviene discusso dall’equipe multidisciplinareformata dall’oncologo, il chirurgo, il radiotera-pista, il radiologo e il patologo per essereavviata al trattamento ideale. Quasi sempre ilprimo trattamento è chirurgico, ma non ecce-zionalmente si inizia con una chemioterapia,soprattutto per i tumori un po’ più avanzati sipreferisce iniziare con la chemio e passare poialla chirurgia. Dopo l’intervento le donne chefanno chirurgia conservativa, quindi non tolgo-no il seno vengono avviate alla radioterapia ein base alle caratteristiche del tumore e allostadio della malattia si aggiunge la chemiotera-pia. Il trattamento post chirurgico viene decisoin un incontro settimanale con l’equipè diesperti e in quella sede alla luce del’esameistologico si decide il percorso successivo.

    Dott.ssa Patrizia FrittelliAbbiamo incontrato la dott.ssa PatriziaFrittelli responsabile dell’AmbulatorioIntegrato di Senologia

    dell’ospedale“Belcolle”di Viterbo - nonchépresidente dell’associazione Beatrice onlus-attivo dal 2006 conta circa 1000 interventimammari effettuati. Un reparto all’avanguar-dia dove le donne non sono mai lasciate soledurante il lungo percorso di lotta contro iltumore al seno.Un reparto di senologia dedicato alle donne,una struttura d’eccellenza in campo naziona-le, ce la può presentare ?Il reparto lavora alla diagnosi e cura dei tumo-ri della mammella, la cosa veramente impor-tante dell’ambulatorio integrato è la presenzaa di un equipé multidisciplinare, secondo imodelli europei, un pool di operatori comple-tamente dedicati alla cura del carcinomamammario: dal chirurgo al radiologo, dal medi-co legale allo psicologo, dall'anatomo patologoal medico nucleare, dall'angiologo al chirurgoplastico, fino al fisioterapista. Studi mondialidimostrano un miglioramento del tasso disopravvivenza quando una paziente è trattatada un intero gruppo dedicato a questa patolo-gia. Questa è la grande novità nella cura deltumore al seno, non si può più curare dal chi-rurgo generico ma in un centro multidisciplina-re come il nostro .Come e quando deve essere fatta la preven-zione? Vorrei intanto dire alle donne che non basta lasemplice palpazione, come molte di loro credo-no per poi eventualmente rivolgersi agli spe-cialisti, bisogna intervenire prima di avvertireuna massa “sospetta". Perché ciò sia possibiledopo i 25 anni va fatta un’ecografia annuale,dopo i quarant’anni ecografia e mammografiaogni due anni, superati i i cinquant'anni c’è lo

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    Cosa le spaventa di più?Intanto la diagnosi , la parola cancro spaventada morire quando comunico la prognosi impie-go dai quaranta ai sessanta minuti è necessariocomunicare la gravità e contestualmente daregli strumenti per affrontare la malattia. Unadomanda di rito che mi rivolgono è “morirò diquesta malattia?” Spesso sono giovani mammeche si preoccupano per i figli. La seconda pauraè quella di essere deturpate nell’aspetto fisico.Altra cosa che spaventa tantissimo le donne èla chemioterapia, per la perdita dei capelli.Durante gli incontri quando racconto quale lorosarà il percorso non parlo spesso della chemio-terapia loro invece insistono sull'argomento.Quante donne scelgono di essere ricostruite?Tutte le donne scelgono la ricostruzione delseno anche a ottanta anni l’idea di esseremutilate per un tumore alla mammella è pesan-tissima è un impatto forte a qualsiasi età per-ché è un organo che racchiude diversi significa-ti per una donna. Passata una certa età noneffettuiamo l’intervento ricostruttivo sia perl’intervento in sé che per i costi che raddoppia-no.Tanti anni di cura per questo subdolo male,che rapporto si instaura con le sue pazienti? Il trattamento del tumore alla mammella èmolto lungo così come numerosi sono i control-li di follow up a cui vengono sottoposte ledonne perché in base allo stadio e all’aggressi-vità della malattia si può prevedere una ricadu-ta dobbiamo essere attenti a questo. Anche chifa terapia ormonale la fa per cinque anni, quin-di è inevitabile che si instauri un rapporto conle pazienti, sia perché si allunga negli anni , siaperché molte di loro si iscrivono all’associazio-ne Beatrice, che è un modo per incontrarci.Con alcune si instaura un rapporto che va al dilà di quello medico. Come dice il nostro prima-rio oncologo “me le sposo”. Come reagisce l’uomo di fronte a questaesperienza che vede coinvolta una moglie ouna compagna? Molti uomini dimostrano grandissima partecipa-zione a volte maggiore di quella delle donne ,più spesso invece c’è una mancata presa dicoscienza da parte dell’uomo, emergono delleproblematiche di coppia sicuramente latentiche portano gli uomini a lasciare sole le lorocompagne durante questo percorso. Anche inquesto caso l’equipé di psicologi si prende cura

    di loro già da prima dell’intervento , devo direche è un grandissimo aiuto per queste donne.Un caso di successo che ricorda piacevolmen-te?Questa è una malattia impegnativa non parlia-mo mai di guarigione utilizziamo con parsimo-nia questo termine. E’ un male lento e subdo-lo anche dopo dieci quindici anni ci possonoessere ricadute; diciamo che grazie agli studifinora raggiunti oggi siamo in grado di prevede-re chi guarisce e chi no. I primi stadi sono quel-li che noi riteniamo guariti sono tanti e sono lamaggior parte, è per questo che ci tengo aricordare che la diagnosi precoce gioca un ruolofondamentale è quella che fa avere successo anoi e fa vincere le donne. Un caso che invece ricorda con dolore? Più di uno, persone molte giovani con ricadutemetastatiche, sono i momenti più duri si provaun profondo senso di frustrazione, le ricordotutte bene. Le è mai capitato di dover mentire ?Non mento mai. Trovo le parole giuste per direla verità anche se so che è una grande provaper una donna.SCREENING MAMMOGRAFICOIl programma di Screening si rivolge a tutte le donne di etàcompresa tra i 50 e i 69 anni. Ogni donna riceve a casa,ogni due anni, una lettera di invito per effettuare unamammografia con l'indicazione della sede, del giorno edell'orario. Il test che verrà effettuato sarà la mammogra-fia bilaterale. L'esame dura in media dieci minuti e vieneeffettuato nelle due proiezioni che garantiscono il mag-gior numero di informazioni. La risposta viene inviata perlettera entro trenta giorni al proprio domicilio. Nel caso incui nella diagnosi risultasse qualsiasi anomalia si è contat-tati telefonicamente da un operatore sanitario per con-cordare un appuntamento presso il Centro di II° livello delprogramma screening e, se necessario, proseguire nel per-corso diagnostico e terapeutico. La periodicità biennale èraccomandata dalle Linee guida europee, dal Ministerodella Salute e dalla Commissione oncologica nazionale,non è quindi necessario eseguire il test ad intervalli piùbrevi perché in questa fascia d'età l'intervallo biennale èsufficiente a effettuare la diagnosi precoce.

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  • di Alberto Cristi

    Quando è entrato in circolazione l'eu-ro, mi chiedevo e chiedevo, che finefaremo con il debito pubblico italia-no che già supera il 100% del Pil? Comefaranno le nostre imprese a sostenere laconcorrenza sui mercati internazionaliche troppo spesso avevano recuperatocompetitività con svalutazioni dellanostra vecchia “liretta”. Mi rispondevanotutti con un sorriso di compiacimento, conun aria di superiorità, quella tipica dellapersona che la sa lunga, dicendo che ora-mai il nostro debito era dell'Europa e chele imprese avrebbero recuperato competi-tività grazie ad una maggiore efficienzalegata, oltreché agli investimenti, alleriforme strutturali del sistema Italia .A nulla valeva ribattere che , personal-mente, tedeschi, francesi, inglesi e quan-t'altri, non ce li vedevo a lavorare perpagare i nostri debiti, e in presenza di unsistema politico di estremi duramentecontrapposti, senza la possibilità di uncolloquio tra le parti, non sarebbe statavarata nessuna riforma.Come è andata a finire allora? Le impre-se hanno in parte recuperato produttivitàma come? In buona misura delocalizzan-do le catene produttive all'estero dove icosti sono più bassi con conseguente per-dita di posti di lavoro per il sistemapaese. Chi poi proprio non voleva o pote-va delocalizzare e si è trovato nellanecessità di dover comprimere i costi diproduzione a livelli sempre più bassi perrestare sul mercato. E così oggi, il salariomedio di un operaio tedesco si attesta sui2.500 euro contro i 1.200 euro di quelloitaliano.E le famose riforme strutturali? Destra eSinistra non hanno trovato la "quadra" pervarale e nel frattempo il nostro debito èarrivato al 120% del Pil.A tutto ciò aggiungiamo la crisi economi-ca che è partita dallo scoppio della famo-sa bolla immobiliare americana con ildefault della Lehman e Brothers, la crisi

    Greca, Irlandese. Portoghese e Spagnolaed il quadro è presto fatto. La speculazio-ne o se preferite i mercati, sono passati ascommettere sul default o meno del siste-ma Italia ed i tassi sul nostro debito pub-blico sono schizzati ai livelli prossimiall'8% con un aggravio, in conto interessi,di svariati miliardi all'anno. Adesso ci tro-viamo nella stessa situazione dell'iniziodegli anni ‘90, con un debito/Pil al 120% ,con misure restrittive pesantissime masenza poter più svalutare. Ma alloraabbiamo fatto bene ad entrare nell'Euro?Per noi era vitale entrare nell'euro permantenere a costi ragionevoli il peso del-l'enorme debito pubblico grazie ai tassid'interesse più bassi, a condizione che lapolitica avesse fatto il suo dovere cosache, evidentemente non è stata in gradodi fare. Così mentre la Germania varavamisure draconiane, i nostri media, i poli-tici e chi più ne ha più ne metta, in tut-t'altre faccende affaccendati tra nani e

    Analisi di una crisi annunciata

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    ballerine e gossip, facevano passare deltempo prezioso per prendere quelle deci-sioni che ci avrebbero permesso di alleg-gerire non di poco i margini della pesan-tissima manovra di questi giorni. Quale può essere l'alternativa. Se l'Italiadecide di saltare, salta tutto. Portogallo eGrecia li puoi anche neutralizzare, ma sesalta l 'Italia dell 'euro resterebbe uncumulo di macerie e anche l'America nerisentirebbe pesantemente. In definitiva,oggi ci ritroviamo con un "governo tecni-co" perché quello politico non è stato ingrado di fare il suo dovere. Ma alloraquale è la prospettiva nell'immediato perl'Europa e più in particolare per l'Italia?Molto dipenderà dagli effetti che provo-cheranno le decisioni prese a Bruxelles,ma intanto ci possiamo scordare sia glieurobond, sia un sostegno sine die daparte della Bce all'acquisto dei nostrititoli. Il quadro che ne verrà fuori allalunga, vedrà probabilmente emergereun'Europa a diverse velocità e per noi èvitale restare nel gruppo di testa, ce lochiedono le generazioni future, cui abbia-mo ipotecato l'avvenire, il welfare statee tutto sommato il nostro modo di vita.Perché ciò accada la Politica (quella vera)

    dovrà riprendere a fare il suo lavoro seria-mente e il nostro modello di sviluppo, inuna certa misura, dovrà necessariamenteessere rivisto. La chiave magica per usci-re dalla crisi non la possiede nessunoanche se ce ne è più di una, e non stannotutte a Roma, o a Bruxelles! Per chiariremeglio non potremo continuare a contaresui capitali esteri per sostenere il nostrodebito pubblico perché, come dicevaJohn Adams nel lontano 1826: "Ci sono duemodi per conquistare e ridurre in schiavi-tù una nazione. Uno è con la spada, l'altroè con il debito!"Allora speriamo che non ci facciano farela fine dei Fiorentini quando circa settesecoli fa, subirono un primo grave docu-mentato default della storia. Cosa erasuccesso? Molti banchieri fiorentini(all'epoca Firenze era la Wall street delmondo) avevano prestato oltre 1.300.000fiorini al Re d'Inghilterra Edoardo III, perfinanziare la famosa guerra dei cento annicontro la Francia. Il debito non fu onora-to e molte banche fallirono. I fiorentinidovettero pagare sette anni di gabelleanticipate per rimettere in quadro l'eco-nomia!

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    GioService nasce dalla profonda conoscenza delle problema-tiche alberghiere che affliggono le strutture sanitarie italia-ne, a partire dalle case di riposo fino ai grandi ospedali pub-blici e privati. La Nostra Azienda, prende vita direttamente dalla cinquantennaleesperienza della Giomi spa società Leader nel settore sanitariocon più di 30 strutture sanitarie in gestione e proprietà.La società dispone delle certificazioni di sistema e di progettazio-ne e si avvale solo di personale altamente qualificato e specializ-zato nella gestione e realizzazione dei servizi specifici per le strut-ture sanitarie (ospedali accreditati, centri polispecialistici, case dicura, case di riposo, centri di riabilitazione, R.S.A.).

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    La Commissione europea ha adottato propo-ste in merito al nuovo programma "Saluteper la crescita" che dovrebbe iniziare nel2014 e terminare nel 2020. Proposte che dovran-no ora essere discusse dal Parlamento europeoe dal Consiglio dei ministri in vista della loroadozione entro la fine del 2013.Questo programma prende le mosse dai prece-denti programmi Salute per sostenere e realiz-zare interventi volti a incoraggiare l'innovazionenel campo sanitario, favorire un'assistenza sani-taria migliore e più sicura, promuovere la salutee prevenire le malattie nonché proteggere i cit-tadini dalle minacce sanitarie transfrontaliere,per fare dell'Europa uno spazio di cittadini sanie attivi.Il programma della durata di sette annivede lo stanziamento di 446 milioni di euro voltoa riformare i sistemi sanitari europei tenendoconto dei cambiamenti demografici e sociali epermetta ai paesi europei dioffrire servizi diassistenza sanitaria più sostenibili, favorire l'in-novazione nel settore, migliorare la salute pub-blica, proteggere i cittadini dalle minacce sani-tarie internazionali, come le epidemie diinfluenza.LA PROPOSTASi tratta di un nuovo programma nel campo dellasanità per aiutare i paesi dell'UE ad affrontarecon efficacia le sfide economiche e demografi-che che interessano i loro sistemi sanitari e per-mettere alla popolazione di vivere più a lungo inbuona salute. Il programma aiuterà a finanziare: • la diffusione di soluzioni innovative per miglio-rare i servizi di assistenza sanitaria• la condivisione di risorse e competenze fra ipaesi dell'UE per affrontare problemi comuni,mentre i governi nazionali continueranno a esse-re responsabili dei rispettivi sistemi di assisten-

    "SALUTE PER LA CRESCITA," nuova proposta dell’Ueza sanitaria.COME FUNZIONERÀIl programma, che erogherà finanziamenti sottoforma di sovvenzioni e appalti pubblici per orga-nismi pubblici o privati, amministrazioni nazio-nali, ONG europee e organizzazioni internazio-nali, aiuterà i paesi dell'UE a:• trovare soluzioni economicamente efficaci peraffrontare i problemi incontrati• migliorare le modalità di reazione e la sosteni-bilità dei sistemi sanitari nazionali.CHI NE BENEFICERÀ E COME• Direttamente: tutte le amministrazioni pubbli-che nazionali ed europee attivenell'assistenza sanitaria, e gli organismi privati,le Ong e i gruppi di interesse chepromuovono politiche e sistemi sanitari piùadatti alle attuali sfide demografiche e sociali• Indirettamente: tutti gli europei, grazie a unamigliore assistenza sanitaria, allapromozione della salute e a misure di prevenzio-ne.Programma SaluteEcco alcuni esempi di iniziative da cui prende-ranno le mosse le azioni future:• cooperazione in tema di valutazione delletecnologie sanitarie (HTA – Health technologyassessment), una rete volontaria su scala UEcostituita dalle agenzie HTA degli Stati membriper condividere informazioni sull'efficacia delletecnologie sanitarie nonché dei medicinali, deipresidi medici e delle misure preventive in mododa supportare il processo decisionale a livellonazionale in tema di tecnologie;• cooperazione sulle malattie rare a livello euro-peo per migliorare la prevenzione, la diagnosi eil trattamento dei pazienti affetti da malattierare sul territorio dell'UE, compreso il portaleUE per le malattie rare (www.orpha.net), labase dati mondiale di riferimento sulle malattierare;• prevenzione e controllo del cancro medianteorientamenti europei in materia di screening alfine di migliorare l'individuazione precoce con-sentendo di diagnosticare la malattia in fase ini-ziale e di salvare vite, nonché attraverso loscambio di conoscenze e buone pratiche in temadi prevenzione del cancro, di ricerca e di assi-stenza.

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    E’ sul filo delle emozioni che si è svolta laVII edizione del Visit Latina, la manifesta-zione volta alla scoperta dei tesori delleterre pontine promossa dalla Confesercenti conil contributo della Camera di Commercio e ilpatrocinio dell’Enit, dell’Assessorato al turismodella Regione Lazio e della Provincia di Latina.Un vero e proprio viaggio organizzato in colla-borazione con l'Associazione Agroalimentare inRosa per dar modo di scoprire, conoscere eapprezzare le peculiarità uniche e insostituibilidi luoghi dalla bellezza straordinaria. Ospited’eccezione di quest’anno il Gruppo del Gustodell’Associazione della Stampa Estera in Italia acui è stato offerto un intenso programma riccodi incontri con imprenditori locali, alla scoper-ta dei prodotti enogastronomici del territoriopontino e della storia, l’arte e i paesaggi diquesta parte del Lazio meridionale "Intento del Visit Latina - spiega GiuseppeFiacco, presidente di Confesercenti Latina - e'quello di valorizzare l'intero entroterra, invi-tando anche ad una destagionalizzazione del

    turismo, finora troppo concentrato sul periodoestivo". Una realta', quella pontina, che nonvuole restare prigioniera del suo passato, mache spera di poter riemergere sfruttandoappieno quella parte del turismo enogastrono-mico capace di fare da volano per il rilanciodella propria immagine storica, culturale, arti-stica e territoriale.E d'altronde Latina e' un susseguirsi di paesaggiche mutano man mano che ci si sposta lascian-do l'incanto di territori orgogliosi e ricchi dellaloro complessita'. A fare da filo conduttore unacucina semplice e insostituibile dove non man-cano le contaminazioni di piatti arrivati fino aqui per effetto delle migrazioni interne chedurante il fascismo portarono prevalentementeveneti ed emiliani a far nascere dalla palude lecitta' razionaliste del nuovo millennio. Il presstour articolato su tre giornate ha avuto comeaccompagnatori la giornalista Tiziana Briguglioe Marco Mariani della confesercenti Latina,durante la prima giornata il gruppo ha fattotappa presso azienda agricola biologica di

    Il successo del Visit di Latina

    La nostra direttrice insieme alla stampa estera ospite del tour enogastronomico alla scoperta dei sapori e delle terre pontine

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    Marco Carpineti nel comune di Cori, una pro-prietà di 52 ettari di cui 41 coltivati a vignetoe 11 a uliveto con la produzione di olio d’olivabiologico extravergine della varietà olive itranee specializzata nella lavorazione di vitigniautoctoni come il Bellone, da cui nasce il vinospumante brut metodo classico che è statodecretato dalla “Guida ai Vini d’Italia Bio” il“Miglior Bollicine 2011”. A confermarlo le entu-siastiche affermazioni di apprezzamento rac-colte durante la recente edizione del Vinitaly esoprattutto l’aumento delle esportazioni, parial 34%, verso quei mercati comunemente consi-derati difficili se non addirittura “snob” comela Francia e il nord Europa. Un successo che fadi questa azienda un marchio di qualità asso-luta nel variegato mondo del vino. Il tour è pro-seguito con una visita alla Pasticceria “DiCiaccio” fondata nel secolo scorso a Gaeta, pic-colo laboratorio artigianale, dove, una staffet-ta di competenze, segreti e ricette hanno con-tribuito al successo di questa pasticceria d'ec-cellenza e dove i giornalisti sono stati ricevutidal proprietario Giovanni: “ Ho imparato l'artedella pasticceria prima da mio nonno quand'erobambino, poi, da mio padre che mi ha trasferi-to tutto il "mestiere" e dal quale ho ricevuto iricettari: il suo e quello del nonno. Le speciali-tà (su tutte i Savoiardi senza farina, realizzatiinteramente “a mano” n.d.r. ) che quotidiana-mente ho l'orgoglio di replicare con assolutafedeltà sono quindi preparazioni di nonnoGiovanni e di papà Cosmo”. E orgogliosamentemostra i vecchi attrezzi del mestiere tramanda-tigli dai suoi antesignani. Una veloce sosta èstata fatta all’”Antico forno Giordano” dove

    per la prima volta è stata commercializzata lafamosa Tiella di Gaeta, una focaccia realizza-ta con acqua, farina e olio e ripiena di polpo odi scarola. Altra meta l’antico “ProsciuttificioReggiani” dove vengono lavorati suini nati,allevati e macellati sul territorio nazionale edove solo carne, sale, aromi naturali e aria fre-sca maturano in un ambiente ideale il prosciut-to di Bassiano. L’unico prosciutto italiano chestagiona a finestre aperte esposto ai venti delnord ad un altitudine di 650 metri sul livello delmare. Accanto ai prodotti enogastronomicidella provincia pontina i giornalisti hanno potu-to ammirare le splendide bellezze del territo-rio: dal fascino di Gaeta agli incantevoliGiardini di Ninfa, unici al mondo, fino alla poe-sia dei piccoli comunidi Cori, Itri eC a m p o d i m e l e .Un'iniziativa quella delVisit Latina, nata perfar scoprire ai profes-sionisti della cartastampata e non, attra-verso la voce deidiretti interpreti, iluoghi e gli artigianiche contribuiscono arendere e confermareil "made in Latina"unico nel mondo.

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    Rapporto Aiop 2011di Filippo Leonardi

    Quando è lo Stato ad essere cicalaE se la crisi economica che sta vivendo il nostroPaese fosse un’opportunità?E’ una frase che, in questo periodo di “vacchemagre” per l’economia europea, stiamo ascol-tando sempre più spesso. Certamente riguardala dimensione individuale o familiare, tutta daverificare e approfondire, ma non è da esclude-re che i dati di grave deficit statale che si regi-strano in questi mesi e le misure di restrizionieconomiche che consequenzialmente imporrà ilgoverno possano rendere migliore il nostroPaese.In questi anni il deficit del Paese è stato finan-ziato con nuovi debiti, i famosi titoli di Stato,diventati ormai troppo onerosi per farvi ricorsoin modo sistematico. L’alternativa ha due dire-zioni: introdurre nuove tasse o ridurre la spesapubblica. E’ chiaro che l’introduzione di nuovetasse è la via più semplice, anche se impopola-re. Ma l’impopolarità non è certamente unapreoccupazione per un governo, quello Monti,che nasce come governo tecnico, che quindinon renderà conto agli elettori.Ma è possibile agire sul lato della spesa? Ci sonomargini di spesa pubblica che potrebbero esse-re tagliati senza pesare sui servizi e consenten-do un minore peso fiscale?Una direzione è stata indicata ai primi didicembre dal 9° Rapporto Ospedali & Salute,l’indagine annuale promossa da Aiop e realizza-ta da Ermeneia, società specializzata in analisinel settore dei servizi alla salute.Il Rapporto è ormai un riferimento obbligatoper i manager pubblici e privati della sanità esi occupa principalmente di aggiornare i datidell’ospedalità pubblica e privata in Italia. Idati pubblicati sono migliaia, ma quelli che quici interessano sono contenuti tutti in una tabel-la che riguarda i margini di inefficienza del-

    l’ospedalità pubblica regione per regione.Chiariamo anzitutto cosa sono questi margini diinefficienza. Se un ospedale pubblico produceun certo quantitativo di prestazioni sanitarie –ricoveri, specialistica, servizi di pronto soccor-so, ecc. – a tale produzione possiamo dare unpreciso valore economico, che è quello con cuile stesse prestazioni vengono pagate agli ospe-dali privati, le cd. tariffe dei DRG. A questaproduzione corrisponde un valore economicodei costi sopportati – stipendi, fornitori, attrez-zatura tecnologica, ecc. – e ci attenderemmoun bilancio attivo tra produzione e costi, oalmeno un pareggio. Il “margine di inefficien-za” si ha quando i costi per ottenere una deter-minata somma di prestazioni sono superiori alvalore economico delle prestazioni stesse.Molto più semplicemente, i margini di ineffi-cienza possiamo chiamarli “sprechi”, senzarischiare di sbagliare. E questo perché, mentreun ospedale privato che ha margini di ineffi-cienza il giorno dopo chiude, l’ospedale pub-blico continua a offrire servizi in situazione dideficit economico, sapendo che anno dopoanno continuerà ad essere finanziato dai con-tribuenti italiani.L’analisi del Rapporto, che conferma quantogià rilevato lo scorso anno, indica una media diquasi il 28% di spreco, che va dal 46,4% dellaCalabria – che conferma la sua vocazione agliindici negativi – al 17,2% del Veneto. Dire il46,4% di inefficienza sui costi totali significache su ogni milione di euro dato alla Calabriaper curare gli ammalati nei suoi ospedali ben464.000 sono spesi per voci che non riguardanola salute degli stessi ammalati. Ma non c’è solola Calabria tra i “campioni” di questa classificanegativa. La Sardegna è sul 41,8%, la Campania41,7%, il Lazio 41,3%, solo per citarne tre checontendono il primato negativo alla Calabria. Per intenderci: basterebbe evitare lo spreco diqueste tre regioni per finanziare le prestazioniospedaliere di Umbria, Abruzzo, Molise,Basilicata, Calabria, Valle d’Aosta, TrentinoAlto Adige e Friuli Venezia Giulia messe insie-me! Andando sul dettaglio, ad esempio per il Lazio,di fronte a 2.698 milioni di euro di ricavi teori-ci derivanti dalla produzione sanitaria, i costiarrivano a 4.598 milioni di euro, per uno spre-

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    co di circa 1.900 milioni di euro.A fare la somma complessiva si arriva all’incre-dibile cifra di 13 miliardi di euro.E ritorniamo alla domanda iniziale: può esserequesta un’occasione per il Paese per diventaremigliore, razionalizzare le sue spese, mantene-re o migliorare i suoi servizi senza rendere piùpoveri i suoi cittadini?Le scelte politiche che non si sono fatte inperiodi normali, a causa di visioni miopi dibreve periodo, potranno essere fatte pernecessità ora. La cicala di Esopo era troppo

    occupata a godere del momento per preoccu-parsi del futuro. Il Rapporto Aiop però ci ha confermato che loStato continua ad essere cicala e ciò che preoc-cupa è che chiede il conto alle formiche.Probabilmente l’inverno sarà duro per tutti; mase avremo consapevolezza di tutto questo eporremo le basi di un nuovo modo di gestire lacosa pubblica, soprattutto le sue risorse econo-miche sapendo che non sono illimitate, cisaranno le premesse giuste perché torni la pri-mavera.

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    di Fortunato Licandro

    A Greccio il primo presepe del mondo

    Ogni anno, nel periodo delle festivitànatalizie, Greccio, un piccolo borgo inprovincia di Rieti, sembra divenire il cen-tro del Mondo. Infatti, durante questi giorni, lestrade del paese si riempiono di curiosi prove-nienti da tutta Italia che accorrono per assiste-re ad una delle rappresentazioni storiche piùantiche ed importanti dello Stivale. Era il 1223quando, poco prima del Natale, San Francescod’Assisi realizzò proprio a Greccio, con l'aiutodella popolazione locale, il primo presepedella storia. La sua volontà era quella di ricrea-re la mistica atmosfera del Natale di Betlemmee vedere con i suoi stessi occhi la nascita diGesù avvenuta tra le difficoltà. Infondo, comeci dice uno dei più importanti biografi di SanFrancesco, Tommaso da Celano: «In quellascena commovente risplende la semplicitàevangelica, si loda la povertà, si raccomandal'umiltà». Quella notte il Santo d’Assisi e i fratidiedero vita al primo presepe nel mondo: un

    momento talmente gioioso che l’agiografo SanBonaventura da Bagnoregio nel suo LegendaMaior (X,7) di San Francesco racconta di come“il bambolotto che rappresentava il Bambinellosembrò prendere vita tra le braccia diFrancesco che con gioia poté annunciare comela nascita di Gesù fosse avvenuta per la salvez-za di tutti in terra”. Le cronache dell’epocaraccontano la grande partecipazione delle per-sone giunte da tutta la regione le quali voci digioia e festosità riecheggiarono «per la selva ele rupi imponenti» . Da quel momento, la pic-cola cittadina di Greccio divenne come unanuova Betlemme e, dal 1973, ogni anno l’even-to viene ancora rievocato fedelmente attraver-so la rappresentazione storico - teatrale delPrimo Presepe del Mondo. La devozione degliinterpreti insieme alla bellezza della natura delluogo, danno vita ad una spettacolare manife-stazione resa ancora più ricca ed unica da unaincredibile scenografia. L’evento vede la parte-cipazione di personaggi in costumi medievali edè realizzata attraverso sei quadri viventi: Laprima scena è ambientata nell’anno 1246, ven-t’anni dopo la morte di San Francesco. I fratifrancescani di Greccio si recano nella chiesettadel borgo per la preghiera serale, prima di tor-nare al loro romitorio. Frate Leone, primo com-

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    pagno del Poverello d’Assisi insieme a frateAngelo e frate Ruffino, viene incaricato dalMinistro Generale dell’Ordine dei Frati Minori,di compilare una sintesi degli episodi della vitadel Santo. Mentre il piccolo borgo di Greccio sianima e le case iniziano ad illuminarsi, popo-lani e bambini accorrono in piazza dove i trefrati, uscendo dalla chiesa, vanno loro incon-tro. Nella seconda scena Frate Leone, dietrorichiesta dei grecciani, racconta uno dei tantiepisodi della vita di Francesco e cioè “l’incon-tro con un bimbo e del leprotto preso vivo allaccio”. La terza scena si svolge sul monteLacerone dove Giovanni Velita, signore diGreccio, insieme ad i suoi araldi, fa visita alSanto d’Assisi pregando lui ed i suoi confratellidi scendere al borgo per vivere più vicino allagente e portare la parola di Cristo.La quarta scena ha vita nel novembre 1223quando Papa Onorio III riceve alla corte papaleSan Francesco ed il fraticelli. Il Poverello diAssisi ormai quasi cieco chiede che una bollapapale riconosca le norme di vita dei frati rac-colte nella regola scritta dal Santo e dettataglidal Signore stesso a Fonte Colombo, nei pressidi Rieti. Nella quinta scena San Francescoincontra Giovanni Velita che promette di aiu-tarlo a realizzare il presepe che verrà allestitoproprio la notte di quel Natale del 1223. La

    grotta dove Francesco era solito raccogliersi inpreghiera, verrà animata dalla presenza del-l’asino e del bue, mentre una povera mangiato-ia (in latino praesaepe) accoglierà il bambinel-lo Gesù. La sesta scena rappresenta il momen-to culminante della rievocazione quando,all’annuncio dell’araldo, tutti gli abitanti diGreccio si preparano alla processione che con-durrà alla grotta per venerare GesùIl Bambinello sembra prendere vita tra le brac-cia del Santo che comunica alla gente lì riuni-ta che Gesù, con il suo grande amore, nacquein una fredda sera come quella di Greccio, inquella stessa povertà, per la salvezza di tutti. Oltre 2000 posti a sedere e tensostruttureriscaldate accolgono tutti gli anni i molti turistiche giungono nel borgo per assistere alla rap-presentazione di quella sera nella quale presevita il primo presepe del mondo.Rievocazione Storica del presepe di GreccioNatale 2011/2012:24 Dicembre alle ore 22.3026 Dicembre alle ore 17.451 Gennaio alle ore 17.456 Gennaio alle ore 17.457 Gennaio alle ore 17.458 Gennaio alle ore 17.45

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    di Marco Montanari

    Un calcio raccontato e mai urlato. Questoè Alberto Mandolesi, giornalista romano,nonché voce storica della squadra capito-lina. Quel tono di voce lo riconosceresti tramille, un marchio di fabbrica che ha permesso amigliaia di persone di “vedere” la Roma anchequando l'unico strumento a disposizione era lacara e vecchia radiolina. Trent'anni al fiancodella società giallorossa e tanti aneddoti daricordare, a partire da un record che ancora oggiresiste. “Sono l'unico radiocronista a Roma cheha raccontato due scudetti su tre. Un record cheè ineguagliato e che nessuno mai mi potrà leva-re. Tutto questo nella speranza di poterne rac-contare un terzo il prima possibile”.Come è cambiato il calcio rispetto alla Roma diqualche anno fa?“Totalmente cambiato. Sono i calciatori stessi aparlarne nelle loro interviste. Il processo in que-sti ultimi venti anni, soprattutto con l'avventodelle pay-tv, ha subito un'accelerazione pazze-sca. Mi reputo quindi una persona molto fortuna-ta perché ho vissuto un periodo di cui i più gio-vani hanno sentito solo parlare”.La comunicazione come è cambiata? "Rispondo con un aneddoto. Quando ero inviatoa Trigoria la società mi metteva a disposizioneuna lista sulla quale potevo scrivere il nome diun massimo di cinque calciatori da intervistare,giocatori che mi raggiungevano nella sala stam-pa, dove attendevano il loro turno. Oggi puòessere possibile una situazione del genere? Larisposta è no!”Cosa porteresti del nuovo calcio in quello deglianni 80?

    Alberto Mandolesi, “la voce” della Roma“I mezzi televisivi. Danno l'opportunità di vede-re tanti particolari ai quali prima non aveviaccesso. Oggi c'è la possibilità di osservare real-mente cosa succede in campo grazie alle milletelecamere”.Anche in Italia è arrivato il calcio spezzatino.Si gioca praticamente ogni giorno della setti-mana. Le piace come soluzione?“No. Questo calcio non può piacermi, anche sepermette di vedere un maggior numero di parti-te”.Perché?“Oggi assistiamo a situazioni dove una squadradeve fare il recupero ed un'altra è già proietta-ta all'anticipo della giornata seguente. Non ci sicapisce più nulla.”Tornando alla Roma, c'è un giocatore al qualesi sente più legato?“Tutti quelli degli anni '80 per una serie di moti-vi. Innanzitutto perché con loro ero in contattotutti i giorni, viaggiavamo insieme e pernottava-mo negli stessi alberghi quando si andava in tra-sferta. E' difficile fare un nome perché ce nesono tanti: Conti, Di Bartolomei, Falcao, Nela,Ancelotti, con i quali passavo serate anche fuoridel campo”.Ci può raccontare un aneddoto della Romadegli anni '80?"Liedholm voleva che a correre fosse il pallone enon i giocatori in campo. Un concetto che ripe-teva spesso e che un giorno lo portò a fare unascommessa con Pietro Vierchowod”.Ora siamo curiosi. Che tipo di scommessa?"Su chi fosse più veloce a correre su una distan-za di cinquanta metri palla al piede. Si miserosullo start e una volta dato il via Liedholm,senza neanche fare un passo, calciò la palla finsul traguardo. Vierchowod, che invece era parti-to a tutta velocità, rimase di sasso quando ilmister gli disse:«Ti volevo dimostrare con i fattiche puoi essere veloce quanto vuoi, ma non losarai mai più del pallone. E' lui che deve corre-re, non certo te». Straordinario".

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    Il giorno dei due scudetti dove si trovava?“Negli anni 80 organizzammo un aereo perGenova e portammo con noi anche la mamma diFalcao. Fu una gioia incredibile perché permolti di noi lo scudetto era un puro miraggio.Chi è della mia generazione può capire, vistoche la parola scudetto l'avevamo solo sentitanominare. Ricordo che al ritorno da Genova tro-vammo Roma bloccata, una città completamen-te impazzita”.E nel 2001?“Una vittoria più matura, tanto che cominciai acrederci molti mesi prima. La squadra era moltoforte e, rispetto agli anni '80, c'era la consape-volezza che lo scudetto si potesse vincere.Giornata molto bella trascorsa allo stadio insie-me alla mia famiglia. Ricordo di aver vissuto unagrande gioia attraverso i loro occhi, questo è unaspetto che mi ha colpito molto”. Quale il rammarico più grosso di tutta la suaesperienza da giornalista?“La mancata radiocronaca di Roma-Liverpool.Avevamo fatto le cronache di tutti gli incontri eci impedirono proprio la finale”.Il motivo?“La Uefa era venuta a conoscenza che a Roma

    c'era un giornalista che faceva le radiocronachein diretta e per questo mi misero due funzionariai fianchi, che avevano il compito di non farmiavvicinare a nessuna linea telefonica. Siamo nelcampo della scaramanzia, però, ancora oggi,resto convinto che se avessi fatto quella radio-cronaca forse il risultato sarebbe stato diverso”. Come ha reagito a quel tremendo ko?“Dopo quella sconfitta decisi di smettere conquesto lavoro. L'amarezza era tanta e difficileda mandare giù. Un dolore sportivo di quellaportata non è paragonabile a nessun altro”.Chi la convinse ad andare avanti?“Mia moglie. Ci parlai subito dopo la fine dellapartita e le comunicai la mia decisione, ma leimi disse: «Ora vai a Teleroma 56 dove sicura-mente verrai sfottuto dai laziali, bevi il caliceamaro fino in fondo e poi raggiungi Venditti»”.Cosa successe con Venditti?“Dopo il concerto mi invitò a casa sua doverestammo a parlare fino all'alba. Mi fece un lun-ghissimo discorso che concluse con «Ricordatiche noi siamo due volte fortunati perché siamoromani e romanisti». Queste parole mi diederola giusta scossa che mi permise il giorno seguen-te di fare la più bella trasmissione della miavita”.

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    Mandolesi non è solo radio e tv. Oggi torna inedicola con il libro “Tutti per una”. “Una notte d'estate ero sul divano e avevodavanti agli occhi la mia biblioteca strapiena dilibri sulla Roma. Decisi di riordinare l'immensamole di dati per creare un almanacco dedicatoesclusivamente alla formazione giallorossa.Posso assicurare che si è trattato di una faticaimmensa”.Come mai proprio questo titolo?“Perché ci sono TUTTI i calciatori che hanno gio-cato per UNA sola squadra, che è la Roma. Lacasa editrice è Lozzi e il libro è reperibile nelleedicole e librerie”.

    Quanto ha impiegato per riordinare tutti idati?

    “Se pensiamo che i calciatori recensiti sono sei-centosette e per ognuno sono andato alla ricer-ca di tutti i tabellini, vi posso garantire che nonè stato facile e infatti il lavoro è durato oltre tremesi”.La persona più difficile da trovare?“Di un giocatore non sono riuscito a rintracciarela data di nascita che risaliva alla fine del 1800”Dopo questo lavoro di analisi, c'è un dato sta-tistico che l'ha sorpreso?“Sapete chi è il quindicesimo goleador della sto-ria della Roma? Amantino Mancini con 59 reti.Non credevo. Mentre al decimo posto dei piùpresenti c'è Damiano Tommasi, un dato che miha sorpreso”.

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