IVM Magazine 2011-01

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IVM Magazine Bollettino dell'Istituto di Mineralogia "F. Grazioli" 1/2011 Istituto Valtellinese di Mineralogia - "Fulvio Grazioli" - Palazzo Martinengo - 23100 Sondrio numero speciale IVM Magazine sarà inviato in omaggio ai Gruppi Mineralogici, Associazioni Naturalistiche ed Enti Locali che invieranno loro pubblicazioni. Ogni articolo pubblicato implica esclusivamente la responsabilità dell'autore. Grafica & Computer A. Costa Minerali: una lunga storia ricca di meraviglie p. 3 di A. Costa La terza edizione della Mostra Scambio di Minerali a Lanzada p. 10 di A. Costa Domenico Lovisato, scienziato insigne e grande patriota p. 12 di Franco Benetti Andar per meteoriti p. 15 di M. Bignami Quando la roccia diventa arte p. 18 di I. Foianini Attività IVM p. 21 Annunci e notizie varie p. 22 In questo numero Demantoide - Sferlùn - Cristallo di 1,4 cm in Amianto - Miniera dello Sferlùn Coll. A. Pedrotti - Foto R. Appiani Pirofanite - Vallone di Scerscen Coll. F. Bedognè - Foto R. Appiani PROVINCIA DI SONDRIO con il patrocinio della

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IVMMagazineBollettino dell'Istituto di Mineralogia "F. Grazioli" 1/2011

Istituto Valtellinese di Mineralogia - "Fulvio Grazioli" - Palazzo Martinengo - 23100 Sondrio

numero speciale

IVM Magazine sarà inviato in omaggio ai Gruppi Mineralogici, AssociazioniNaturalistiche ed Enti Locali che invieranno loro pubblicazioni. Ogni articolopubblicato implica esclusivamente la responsabilità dell'autore.

Grafica & Computer A. Costa

Minerali: una lunga storia riccadi meraviglie p. 3di A. Costa

La terza edizione della MostraScambio di Minerali a Lanzada p. 10di A. Costa

Domenico Lovisato, scienziatoinsigne e grande patriota p. 12di Franco Benetti

Andar per meteoriti p. 15di M. Bignami

Quando la roccia diventa arte p. 18di I. Foianini

Attività IVM p. 21

Annunci e notizie varie p. 22

In questo numeroDemantoide - Sferlùn - Cristallo di 1,4 cm in Amianto - Miniera dello Sferlùn

Coll. A. Pedrotti - Foto R. Appiani

Pirofanite - Vallone di ScerscenColl. F. Bedognè - Foto R. Appiani

PROVINCIA DI SONDRIO

con il patrocinio della

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Molti anni fa, venendo in Valtellinacon il vecchio treno trainato da duelocomotive, di color marrone e conuna striscia di rosso sui fianchi, passa-to Colico e all’ingresso della Valtelli-na, sono rimasto stupito e impressio-nato da quella lunga valle fiancheg-giata da catene opposte di montagneche sembravano volersi scontrare.Nei punti in cui il treno scorreva sullato più prossimo alle Alpi Orobie leimponenti pareti sovrastanti mi dava-no quasi un senso d’angoscia: la sen-sazione che potessero schiacciarmi.Allora sapevo ben poco sulla forma-zione di queste montagne, ignoravoche proprio qui lungo la linea insu-brica si sono scontrate e sovrappostele placche paleoafricana e paleoeu-ropea, Proprio lì dove si stendono iprati e scorre placido, l’Adda, giace-va un tempo il superoceano “Taeti-de”. Forse quel mio senso di ango-scia rifletteva inconsciamente unlontano periodo geologico, verso lafine del Giurassico in cui iniziò laformazione dell’arco Alpino. Unperiodo di migliaia di anni di grandisconvolgimenti in cui terremoti,estreme pressioni e temperaturefusero e trasformarono le rocce.Successivamente le masse rocciosefurono intruse dalle rocce ignee pre-senti soprattutto nell’area del Pluto-ne Masino-Bregaglia.Un inferno dunque, uno spettacolod’orrore che, per fortuna, almeno aquanto ci risulta, nessun uomo potévedere e se fosse vissuto non avreb-be sicuramente potuto raccontare.Oggi dell’orrore rimangono solo letestimonianze geologiche: le struttu-

Minerali: una lunga storia, ricca di meravigliere dell’arco Alpino. Prati, bellissimifiori, boschi e pinete ricoprono lependici dei monti, addolcite dalloscorrimento delle acque provenientidai perenni ghiacciai. Val Chiaven-na, Valtellina, Val Masino, Valma-lenco, Val Fontana, Alta Valle: unvero paradiso terrestre che offre lapossibilità di splendide vacanze esti-ve e invernali: trekking, alpinismo,escursionismo, sci alpino.Ma queste meraviglie ne escludonouna, apparentemente invisibile: lapresenza di splendidi minerali e cri-stalli nelle vene, nelle aree di contattodelle rocce, più di 460 specie nell’in-tera provincia di Sondrio (più di 270nella sola Valmalenco). Una bellapercentuale se si considera che alivello mondiale le specie mineralogi-che sono circa 3600). Ma non è tutto,delle specie presenti in provinciamolte rappresentavano il primo rinve-nimento al mondo, altre, come laSigismundite, ora chiamata dall’IMA“Arrojadite (Ba,Fe)” è unica a tut-t’oggi.Più recente il rinvenimento di unnuovo politipo: la Mckelveyite-(Y)-2M nella Miniera Fabi sopra Tornadri.Sfortunatamente i minerali non sonofiori, sono nascosti fra le rocce e sal-vo in casi eccezionali possono essereindividuati solo guardando bene perterra ed intorno a se, talvolta anchecon l’ausilio di una lente d’ingrandi-mento, perché spesso i cristalli piùpiccoli sono anche i più belli e rari.Come tutte le cose, si deterioranonel tempo e vengono spesso ricoper-ti (o scoperti) a seguito di frane osmottamenti oppure da glaciazioni

nelle aree più elevate. Se vogliamoconservarli dobbiamo raccoglierli edesporli in collezione. Ogni nuovoreperto raccolto dal cercatore oescursionista, se giudicato scono-sciuto, viene fatto analizzare dalleUniversità e se confermato trasmes-so con le analisi all’IMA, Organiz-zazione internazionale con sede aTokyo, che dà o meno il benestare eil nome a un minerale nuovo. Così èstato per l’artinite e la brugnatelliterinvenute per la prima volta sulMonte Motta e alla Rocca di Castel-laccio in Valmalenco nel primo 900e più recentemente nel 1989 per laChiavennite, rinvenuta per la primavolta a Tanno in Val Chiavenna, allaquale l’IMA ha dato il nome dellavalle di provenienza.Grazie a comuni cercatori, talvoltaanche sprovvisti di nozioni scientifi-che, sono stati trovati minerali, erbe,ceppi di antibiotici e sostanze varierisultate preziose alla scienza.I campioni più belli, rari ed impor-tanti dei minerali rinvenuti sonoandati ad arricchire i Musei di Scien-ze Naturali sparsi nel mondo.Oggi, la ricerca dei minerali rappre-senta un importantissimo richiamoper turisti, collezionisti, scienziati ericercatori, e un importante apportoculturale ed economico per la nostraprovincia.

I nostri “progenitori”L’attività estrattiva in provincia diSondrio traspare già in antichi testi:è noto come l’antica Piuro, nella ValBregaglia Italiana fosse famosa perla lavorazione della “pietra ollare”.

Parco geologico di Chiareggio Collezione Sigismund a Chiesa Valmalenco

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Con quel materiale particolarmenteadatto alla cottura di pietanze veni-vano costruite pentole per cucina,esportate in numerosi Paesi dell’areaeuropea e mediterranea. I cosiddetti“lavegg”. Non solo, il materiale siprestava alla lavorazione di oggetti,statue, bassorilievi artistici. Cito alriguardo il famoso fonte battesimaledella Chiesa di San Lorenzo a Chia-venna opera d’arte che risale al1156. Purtroppo la bellissima Piuro,come Pompei, fu completamentesepolta, non da ceneri vulcanichebensì da una gigantesca frana duran-te l’alluvione del 1618. Tracce diantichi scavi sono presenti in nume-rose località della provincia e pento-le ed oggetti decorativi in pietra olla-re vengono ancor oggi prodotti inValmalenco. I cibi cotti nelle pento-le di pietra ollare sono particolar-mente prelibati e ricercati.La presenza di minerali in provinciaè documentata da una pubblicazionedi Lodovico Balardini apparsa su“Topografia statistico-medica dellaProvincia di Sondrio”, edita a Mila-no nell’anno 1834.In essa si parla di estrazione di cal-care nel distretto di Bormio e in Val-malenco , di granito venato o Gneisin Val Masino e nel Chiavennasco.Abbondava il ferro nella riccaminiera di Fraele (il cui sfruttamen-to sembra sia iniziato nel 13° secolo)e in Valle d’Ambria. Altre miniere diferro meno importanti erano note inVal del Bitto, in Val Masino e in Val-malenco dove viene pure citata lamagnetite. In località Campeccio(Val di Livigno) era data la presenzadi galena di piombo. Piriti di ramenelle località di Boffetto, al MonteGerlo in Val d’Ambria e in Valma-lenco; piriti d’argento in Carona e

Val Belviso, zinco ai Cagnolettipresso Torre in Valmalenco.Risulta anche la presenza di oro inCampovico (anno 1804), in concen-trazioni così basse da non esservi laconvenienza di estrazione. L’orosarebbe stato presente anche alMonte dell’Oro, Mantello, Dazio enel Masino. Altri minerali citati: lapirite aurifera a Lanzada, ipersteneed orneblenda a Sondalo, cristalli dirocca (quarzo puro) a Sondalo e inValmalenco; granato in matricequarzosa dal Monte dell’Alto vicinoa Castione e da Sondalo.Ci dice anche che è famoso l’amian-to finissimo di Valmalenco utilizzatoper abiti incombustibili ed armature,cui era associata la magnetite in cri-stallizzazioni differenti da quelleallora note in natura: “prismi esae-dri terminati alle basi con piramidiesaedre aventi facce poligone edirregolari”. Altra interessante infor-mazione: il monte Caspano noto permarmi di varia natura: frequente la“pietra marina” così denominata peril suo colore, che veniva utilizzataper fregiare gli stipiti delle porte del-le case, nonché dei templi di Son-drio, Morbegno e altrove. Un marmodurissimo proveniva dalla Valle delBitto, marmo di color sanguignodalla Valmalenco.Importante infine nel distretto diBormio la presenza di calce, seleniteo gesso.Sono già famosi in quell’epoca i“graniti” della Val Masino e dellaVal Chiavenna che venivano traspor-tati per via d’acqua nella bassa Lom-bardia, la pietra ollare, le belle lastredi ardesia, la saponaria e l’ossidonero di manganese che venivanoestratti in Valmalenco.Ma è solo all’inizio del ‘900 che ini-

zia in provincia la ricerca approfon-dita di minerali da collezione, primaper opera di Pietro Sigismund(1874-1962). Commerciante e pro-prietario di un negozio a Milano,giunto in Valtellina nel 1894, siappassionò alla mineralogia e dedi-cò il tempo libero alla ricerca e col-lezione di minerali. Disponeva diun’ampia collezione di mineraliconsistente in oltre 2000 pezzi rac-colti in varie zone d’Italia, Svizzerae Germania. Rendendosi conto dinon poter disperdere i propri sforziin zone diverse, si concentrò sullaValmalenco. Si accompagnarono alui nelle ricerche l’ing. Luigi Magi-stretti, il prof. Fulvio Grazioli, l’ing.Guiscardo Guicciardi e il prof. Car-lo Maria Gramaccioli. La Collezio-ne Sigismund della sola Valmalencoconsisteva in oltre 1700 pezzi rinve-nuti in oltre 50 località.All’età di 80 anni Sigismund subì uninvestimento e rimase paralizzato.Visse fino a 88 anni dedicandosi nel-la sua casa di Chiesa Valmalencoallo studio dei minerali. Non hoconosciuto Sigismund perché sonoarrivato in Valtellina 4 anni dopo lasua scomparsa, ma i suoi appunti,molto precisi, raccolti in un libro diC.M. Gramaccioli, mi hanno guida-to con successo ai primi ritrovamen-ti. A Sigismund è stato dedicato unminerale unico al mondo rinvenutoall’Alpe Groppera sopra Madesimo:la “Sigismundite”. Con nostro gran-de rammarico il nome è stato recen-temente modificato dall’IMA in“arroiadite (Ba,Fe)”.Alla morte di Sigismund la collezio-ne della Valmalenco è stata divisa edè andata in parte alla Scuola Politec-nica di Zurigo e in parte al Comunedi Chiesa Valmalenco dove si trova

Museo dei Minerali della Valmalenco-Lanzada Museo minerario della Bagnada

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biettivo che la famiglia Grazioli e i 9amici e compagni di ricerca di Ful-vio si sono prefissi quando, congrande dispiacere, Fulvio, improvvi-samente, ci ha lasciato per un mon-do diverso. Il Gruppo ha costituitol’Istituto Valtellinese di Mineralogiache nel dicembre di quest’annocompie 20 anni.

Lavori in corso.Per creare a Sondrio un museo deiminerali della Provincia di Sondrio iminerali ci sono, mancano solo localie strutture adeguate. Abbiamo presen-tato un progetto finalizzato all’Am-ministrazione Provinciale di Sondrioche ha deliberato un contributo finan-ziario di 5000 euro ai fini della coper-tura delle spese necessarie per unaadeguata sistemazione e promozione.Per attuare il progetto, che si conclu-derà nella seconda metà di agosto,l’IVM ha acquistato un microscopiocon camcoder per le riprese fotografi-che dei microcristalli, una vasca dilavaggio a ultrasuoni per pulire iminerali delle collezioni prima dellaloro collocazione negli spazi espositi-vi, un proiettore di immagini digitaliper lezioni e conferenze, un dvd diintroduzione ai minerali e guida all’e-sposizione. Inoltre sono stati prepara-ti 96 cartelli descrittivi da apporre suled luminoso o da inserire nelle vetri-ne. Inoltre un percorso di “navigazio-ne” su computer per consultazioni ericerche sui minerali da parte di stu-denti e interessati. Si tratta di mate-riale importante per incrementarel’interesse dei visitatori, particolar-mente studiato per le visite delle sco-laresche e per i turisti che visitano leesposizioni al Palazzo Martinengo ein altre località.

Antonio Costa

oggi, da noi sistemata, nel CentroServizi della località.Più ricca di minerali della Valmalen-co è la Collezione Fulvio Grazioli.Grazioli, laureato in avvocatura, percontinuare le ricerche dei mineraliiniziate con Sigismund all’età di 12anni, prese una seconda laurea in let-tere e insegnò greco e latino nelLiceo Piazzi di Sondrio. Così potéevitare di spostarsi per motivi dilavoro dalla Valtellina e cercareminerali nel tempo libero. In 60 annidi instancabili ricerche ha assembla-to una delle più ricche e completecollezioni locali esistenti in Italia,consistente in circa 12000 campioni,raccolti prevalentemente in Valma-lenco. A lui si deve la scoperta diben 12 nuove località e il rinveni-mento di almeno 31 minerali nuoviper la Valmalenco. Tre di queste spe-cie: la calzirtite, la nakauriite e latiragalloite quando furono da lui rin-venute erano nuove alla scienza edalmeno uno avrebbe potuto chiamar-si “Graziolite” se lui avesse potutoappoggiarsi ad un mineralista in gra-do di definirne la natura, prima chealtri facessero studi su campioni rin-venuti altrove.La Collezione Grazioli è esposta perla parte più consistente nel PalazzoMartinengo di Sondrio e in parte nelMuseo dei Minerali della Valmalen-co di Lanzada.Importante è anche la Collezione diGuiscardo Guicciardi, oggi con-servata nel Museo Civico di ScienzeNaturali di Morbegno. Contempora-neo di Fulvio Grazioli si univa tal-volta a lui nelle ricerche. La Colle-zione Guicciardi riguarda anche areeesterne alla Valmalenco. Di lui hogià trattato nel numero precedentedell’IVM Magazine (2/2010). Scri-

vo queste righe non senza profondacommozione e bei ricordi, essendostato assiduo compagno di ricerchedi Grazioli e in parte di Guicciardinel periodo dal 1968 al 1991.Prima del mio trasferimento in Val-tellina (1968) avevo ammirato aMilano, nel Museo Civico di ScienzeNaturali, una vetrina di minerali inte-ramente dedicata alla Valtellina. Unaprima panoramica che ha richiamatoil mio interesse verso una valle chegià frequentavo per escursioni alpini-stiche. Non mi rendevo però contodell’importanza internazionale delterritorio valtellinese, che ho scoper-to poi quando, viaggiando nel mon-do e visitando occasionalmente iMusei di Scienze Naturali, ho rile-vato che la Valmalenco era presentecon bei minerali: soprattutto con deicristalli verdi, dal nome strano:“demantoide”. Mi sono detto: devocercarli e, giunto stabilmente in loco,mi sono dato da fare fino a trovarli.Visto che ero completamente adigiuno di conoscenze mineralogi-che, ho acquistato il Dana’s Systemof Mineralogy e l’Encyclopedia ofMinerals e mi sono abbonato adalcune importanti riviste di minera-logia (Mineralogical Record edita inUSA e Lapis di Monaco di Baviera).Nei testi inglesi e tedeschi ho trova-to citazioni, immagini e studi deiminerali della Provincia di Sondrio,che mi hanno confermato l’impor-tanza mineralogica internazionaledel nostro territorio.Come in altre località mineralogicheimportanti era opportuno costituirenel capoluogo un vero e propriomuseo, dove raccogliere quanto dimeglio era stato trovato ed evitareche i frutti di tanti anni di ricercheandassero dispersi. Questo era l’o-

Collezione Fulvio Grazioli a Sondrio Sede dell’IVM al Palazzo Martinengo (SO)

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Minerali di particolare bellezza

Area Valmalenco

Actinolite – Pineta di Primolo Anatasio – Alpe Pirlo Andradite – Corna Rossa

Artinite – Rocca di Castellaccio Calzirtite – Rocca di Castellaccio Clinocloro v. ripidolite- Girosso

Demantoide - Sferlùn Diopside cobaltifero -Costi Epidoto – Ghiacciaio Cassandra

Grossularia – V. Sissone Ilmenite – Miniera IMI-Fabi Magnesite – Miniera IMI-Fabi

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e rarità rinvenuti in provincia

Area Valmalenco

Magnetite – Alpe Pirlo Meionite – Val Sissone Millerite – Miniera IMI-Fabi

Molibdenite – Val Sissone Perovskite – Rocca di Castellaccio Quarzo – Dosso dei Cristalli

Quarzo con magnesite -Dosso Realgar – Pizzo Canciano Spinello – Val Sissone

Tiragalloite – Val di Scerscen Titanite – Ghiacciaio Cassandra Vesuvianite – Cava Mauri

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Minerali di particolare bellezza

Area Val Chiavenna e Val Masino

Andalusite- Chete

(Val Bregaglia italiana)

Arrojadite (Ba,Fe)-(Sigismundite)

Unico rinvenimento al mondo

Berillo v. acquamarina

Val Codera

Berillo – V al Codera Chiavennite- Tanno

1° rinvenimento al mondo

Diopside Val di Preda Rossa

Dravite – Val Bodengo Ferroaxinite – Le Mede Ferrocolumbite - Tanno

Monazite-(Ce) - Vamlera Quarzo – Val Loga Schorlite – Prata Camportaccio

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e rarità rinvenuti in provincia

Area Val Fontana e Alta Valle

Farmacolite- V. Fontana- Capanna

Cederna

Realgar – V. Fontana-Capanna

Cederna

Aragonite –Piattagrande

Sondalo

Brookite – Piattagrande-

Sondalo

Quarzo a scettro- Piattapiccola-

Sondalo

Crisoberillo – Val di Dombastone

Sondalo

Elbaite –Dossa di Sondalo Arsenico nativo-Stabiello

Sondalo

Kermesite – Stabiello- Sondalo

Scolecite- Val Cedèc Gesso – Val Zebrù Gismondina – Val Zebrù

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La terza edizione dellamostra scambio di minerali a Lanzada

Lanzada.. quanti ricordi! Conl’arrivo della primavera e sino afine giugno, quando si liberavanodalla neve le aree di alta quota, epoi da fine settembre fino all’arri-vo della neve, era l’appuntamen-to settimanale di noi cercatoriSondriesi. Io, Fulvio Grazioli eGiuseppe Grazioli (il Pin) conaltri amici occasionali, eravamosoliti partire da Sondrio di buonmattino, bere un caffè al bar risto-rante Marco e Rosa e poi salirepiù su, alla discarica della minie-ra Fabi, alla Cava Mauri, sulMonte Cavaglia, Sferlùn eAcquanegra. Altro punto di sostaera la piazzetta di Franscia pro-spiciente l’Albergo Edelweiss,dove c’era la baracchetta del Sig.Rinaldo Longoni, che esponevale novità raccolte dai minatori. Ipezzi meno interessanti eranoesposti sul bancone, quelli piùricercati dai mineralisti nascostisotto, ben incartati: li mostravasolo a clienti più qualificati. Lìincontravamo i cercatori di Mila-no e di altre località italiane. Era

un punto base annuale per scam-bi, salutare tanti amici e raccon-tare tante avventure di… cacciamineralogica.Quando Rinaldo è morto, labaracchetta è scomparsa e tuttiabbiamo sentito un grande vuoto.Si era chiuso un periodo di tem-po, di cui ancor oggi abbiamonostalgia.Con la prima edizione dellaMostra Scambio abbiamo volutoperò ricostruire un punto d’in-contro con tanti amici. Dopo ilsuccesso delle prime due edizio-ni, alle quali hanno preso partevari espositori e gruppi lombardied esteri, l’esposizione vede que-st’anno la sua terza edizione, conalcune modifiche suggerite daipartecipanti: anticipazione delladata di apertura a sabato 20 edomenica 21 agosto, periodo incui si riscontra maggior presenzadi turisti ed interessati.Una felice occasione per i colle-zionisti che vogliono effettuaredegli scambi e per i turisti chepossono ammirare cristalli e

minerali multicolori, provenientida tutto il mondo.A prescindere dall’interesse cul-turale e collezionistico, la mostraè un grande richiamo per il turi-smo locale, perché promuove laconoscenza di un ambiente alpi-no di incomparabile bellezza,unico nel suo genere di abbina-mento: la montagna e i suoi teso-ri. E di turismo del resto abbiamobisogno, soprattutto in anni dicrisi come quelli che stiamovivendo.Per questo il Comune di Lanzada,in collaborazione con il nostroIstituto, organizza quest’annoanche altre iniziative di comple-mento, che riguardano in partico-lare il Museo dei Minerali dellaValmalenco.Sabato 9 luglio – 0re 17 aperturadel Museo (che sarà aperto nellegiornate di martedì, giovedì,venerdì, sabato e domenica dalle17 alle 19.30)L’’I.V.M. provvederà a una revi-sione dei minerali esposti eall’organizzazione dei seguenti

Chiesa Valmalenco e Lanzada Particolare di Lanzada

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eventi (conferenze ed escursioni):Venerdì 15 luglio – alle ore 20.30(apertura Museo) –Conferenza diErnesto Ceribelli su: “Natura inValmalenco”Venerdì 22 luglio – alle ore 20.30(apertura Museo) – Conferenzadi Flaminio Benetti su: Minieredi amianto”Sabato 23 luglio – incontro deipartecipanti alle ore 7 al Museodi Lanzada, prosecuzione per lavisita alle miniere d’amianto(Cengiasc), guidata da FlaminioBenetti.Venerdì 29 luglio –alle ore 20.30(apertura Museo) - Conferenza diPietro Nana su “Berillo e acqua-marinaVenerdì 5 agosto – alle ore 20.30(apertura Museo ) - Conferenzadi Ivano Foianini su: “Le grottedella Val di Scerscen”.Sabato 6 agosto – Incontro deipartecipanti alle ore 6 al par-cheggio di Campo Moro perescursione alle grotte di Val diScerscen guidata da Ivano Foia-nini.Venerdì 19 agosto –alle ore 20.30(apertura Museo)- Conferenza diFrancesco Bedognè su: “I mine-rali della Valmalenco”Sabato 20 agosto – ore 9 apeturadella Mostra Scambio Minerali di

Lanzada (orario per il pubblicodalle 13 alle 22 (eventuale pausacena alle 19.30)Domenica 21 agosto alle ore 8 –apertura della Mostra Scambiochiusura ore 15

****Se abiti a Milano o in altre città evuoi trascorrere delle bellevacanze estive, vieni in Valma-lenco.Il Parco geologico di Chiareggioti mostrerà la tipologia di nume-rose rocce presenti in valle, nellequali puoi rinvenire minerali par-ticolari; a Chiesa Valmalenco nelCentro Servizi del Comune puoiammirare i minerali della Colle-zione Sigismund. Finalmentevedi cosa quelle rocce, apparente-mente sterili, possono dare, emagari pregustare la gioia di unbel rinvenimento in occasione diqualche escursione. Questi peròsono solo i primi passi: ecco aLanzada il Museo dei Mineralidella Valmalenco, dove sonoesposti minerali scelti delle Colle-zioni di 18 Soci dell’IVM, e altridonati o dati in comodato daminatori e persone del luogo. Unaricchezza di forme e colori chenon avresti mai immaginato. Mail percorso non è finito puoi visi-tare il Museo Minerario della

Bagnada entrare nelle galleriedella Fabi, miniera di talco e delDosso dei Cristalli dove venivanoestratti favolosi quarzi utilizzatinella prima metà del 900 sia perle proprietà ottiche che piezoelet-triche. Poi scendi a valle, a Son-drio, e nell’antico Palazzo Mar-tinengo, trovi l’Esposizione Per-manente della Collezione Grazio-li, la più ricca di minerali dellaValmalenco, dei minerali dellaFondazione Bombardieri, del-l’Amministrazione Provinciale diSondrio, e i minerali donati daPeppo Miotti, Marino Bignami edalla stessa IVM.Un percorso che ti illustra, inmodo completo, la storia geologi-ca di questo singolare lembo del-l’arco alpino. Una provincia dovetrovi tutto: splendide valli, impo-nenti ghiacciai, occhi di azzurrocome lo splendido lago Palùnascosto fra i pini, e imponentipareti di roccia dalle quali preci-pitano spumose cascate.Mi sono spesso chiesto: perché leaziende turistiche di Milano nonorganizzano viaggi in pulman perammirare anche le ricchezze geo-logiche e mineralogiche dellenostre valli? Mi auguro ciò possaavvenire in futuro.

Antonio Costa

Mostra Scambio di Minerali - Lanzada 2010 Museo dei Minerali della Valmalenco

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Domenico Lovisato nasce a Isolad’Istria il 24 luglio 1842, terzo-genito di cinque figli, da famigliamolto povera e la sua infanzia èsegnata da anni molto difficilidato che ancora bambino rimaneorfano di padre. La famigliaviene allora aiutata da uno ziosacerdote e da CostantinoCumano conservatore dell’Archi-vio Diplomatico triestino, nomi-nato a questo incarico nel 1860dal podestà cittadino. Domenicofrequenta le scuole elementari aIsola e il ginnasio a Capodistriaper concludere poi gli studiliceali a Udine con i professoriCarlo Combi, storiografo ed eco-nomista istriano, Paolo Tedeschi,insigne studioso triestino e con lostesso Costantino Cumano.Fin da giovanissimo Domenico sidistingue nelle materie scientifi-che e uno dei suoi passatempi

preferiti è quello di osservare,riconoscere e raccogliere i sassiche trova sulle rive del suo paesed’origine. Sempre in povertà esempre con grande difficoltà, sof-frendo anche la fame e nutrendo-si per lo più di pane e castagne, siiscrive al corso di matematicadell’Università di Padova, senza

per questo mai dimenticare glialtri studenti corregionali che sta-vano in condizioni anche peggio-ri della sua. La sua passione perla scienza e la ricerca si sviluppaassieme ad uno sfrenato amorepatrio, che a più riprese lo porta asoggiornare forzatamente nellecarceri austriache, fino ad essereconsiderato indesiderabile e adessere espulso da tutte le scuoledell’impero. Fortunatamente ilsenato accademico interviene eottiene il mutamento del provve-dimento in un anno di confino adIsola, città di residenza dellafamiglia. Scontato questo anno dipunizione, si arruola con i Cac-ciatori delle Alpi di Garibaldi percombattere nel Trentino, durantela terza guerra d’indipendenza, aMonte Suello, a Condino e pres-so il torrente Caffaro. Quando,terminato il conflitto, Padova

Domenico Lovisato,scienziato insigne e grande patriota

Lo spunto per questo articolo mi è stato dato da Mario Vesnaver, figu-ra molto conosciuta e rimpianta soprattutto nel Tiranese, che purtrop-po ci ha lasciato lo scorso anno improvvisamente dopo una breve mafatale malattia; l’avevo conosciuto proprio all’Ospedale di Sondriodove eravamo entrambi ricoverati e dove fra una flebo e l’altro, cer-cavamo reciprocamente di tenerci su di morale, scambiandoci qual-che battuta. Tra l’altro Vesnaver, da profugo istriano profondamentelegato alla sua terra d’origine, mi parlò con grande ammirazione del-la figura di Domenico Lovisato, nome che mi rammentò subito la suaattività di ricercatore di minerali in Val Malenco. Tramite la figlia mirecapitò in seguito una breve biografia del Lovisato che mi è statamolto utile per scrivere queste righe.

Mario Vesnaver era nato nel 1924, 86 anni fa a Capodistria. Nel 1947,con l’entrata in vigore del trattato di pace che segnò il passaggio dellacittà alla parte del Territorio libero di Trieste amministrato dalla Jugoslavia, fu tra i 135mila istrianiche presero la via dell’esilio e che partirono per l’Italia, dopo avere sopportato la prigionia slava neicampi di concentramento della Dalmazia.Così Bruno Ciapponi Landi lo ricorda: «Il pregio di Mario Vesnaver è stato quello di saper coniugareil radicamento e l’affetto per Tirano con il rimpianto per la patria ed il paese perduto».

Domenico Lovisato

Mario Vesnaver

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passa con tutto il Veneto, sottol’Italia, ritorna ad iscriversiall’Università riuscendo a lau-rearsi, nel 1867, in matematica escienze naturali, assumendo inseguito l’incarico di assistentealla cattedra di algebra, geome-tria e calcolo infinitesimale. Edecco che, dopo essere stato abili-tato all’insegnamento nelle scuo-le secondarie, come accade spes-so ai docenti (cosi accadde anchea mio padre), nel 1869, viene tra-sferito in quel di Sondrio, esatta-mente presso il Liceo di Sondrionelle vesti di professore di mate-matica. Qui, affascinato dai mon-ti della Valtellina e dalla loro par-ticolare conformazione, si cimen-ta in varie spedizioni effettuandole sue prime analisi sistematichedi geologia. In questo periodoinfatti elabora la sua avvincenteteoria sulla Pangea e sulla derivadei continenti ripresa poi, quaran-t’anni più tardi da altri illustrigeologi come ad esempio AdolfWegener. Come si sa, la Pangeaera il continente primordiale cheraggruppava tutte le terre emersee da cui poi per frammentazione eallontanamento si formarono gliattuali continenti. A riprova diqueste sue ricerche, che evidente-mente dalla geologia (con annes-si studi cartografici), si allargaro-no anche alla mineralogia, ripor-tiamo la citazione di G. Struever,presente nel volume “I mineralidella provincia di Sondrio” a curadi F. Bedognè. A. Montrasio, E.Sciesa: “Il prof. Domenico Lovi-sato, durante il rilevamento dellacarta geologica della Valtellina,trovò nell’amianto del monteLagazzolo in Val Malenco, pro-vincia di Sondrio, e più precisa-mente sopra il lago e sopra lavedretta, a 2700 metri sul mare,alcuni cristalli ottaedrici gialli,accompagnati da altri rombodo-decaedrici di magnetite, e ne vol-le far dono al Museo mineralogi-

co della r. Università di Roma…I cristalli in questione sono pocoperfetti e non si prestano ad esat-to esame cristallografico, madalle misure fatte col goniometrodi applicazione risulta che se laforma dei cristalli non è quelladell’ottaedro regolare, vi si avvi-cina però grandemente. In qual-cuno dei pochi cristalli che poteistudiare, si aggiungono le faccedel cubo poco sviluppate e quelledel rombododecaedro anchemeno larghe. Il più grosso misura29 mm, 24 mm, 19 mm, gli altripiù piccoli 13-15 mm nel sensodegli assi cristallografici… Talu-ni cristalli presentano color gial-lo di miele volgente al grigio,come la perovskite della valle diBinn nel Vallese, descritta dalDescloizeaux, in altri passa dallatinta gialla fino al nero, coloreabituale della perowskite di Ach-matowsk”.Unica traccia, sebbene importan-te, trovata in quel di Sondrio,esattamente presso la Bibliotecadi Villa Quadrio, è un articolocomparso sul periodico settima-nale “La Valtellina” nel lontano28 agosto 1874, articolo in cui ilprof. Lovisato, che scrive da Cor-mons, si dichiara sconcertato eaddirittura disgustato di quantoscritto in un precedente articolocomparso sullo stesso settimana-le, con cui due professori, taliGerini-Rivetta si vantavano diuna supposta scoperta paleonto-logica avvenuta, udite….udi-te…addirittura nella zona delLago Palù sopra Chiesa inValma-lenco. Così si riferisce nell’arti-colo, dove dai toni talvolta sarca-stici, traspare oltre allo stupore eall’incredulità anche il caratteredeciso del nostro professore:“[…] Di questa pretesa scopertadi conchiglie fossili udii parlareappena ritornato dal mio giro nelChiavennasco, e non posso dissi-mulare il sentimento di stupore

che provai a quella notizia; giac-chè non sapea persuadermi colmio povero cervello, come con-chiglie di tante specie e di dimen-sioni anche colossali potesserotrovarsi in quella posizione da mealtre volte visitata, prima ancorche il signor prof. Gerini venissea portare la rivoluzione geologi-ca in Valtellina […]”. Mi portaiallora nel famoso sito in questio-ne, ma come al solito trovai deglistupendi arnioni di quarzo coper-ti di talcoschisto e schisto cloriti-co, nonché altri di un bel attinotoasbestiforme […]. Dirò anzituttoche la scoperta di fossili nelpaleozoico è importante assai,ma di rinvenirne è molto difficile,per non dire quasi impossibile[…]. Ma volendo finire dirò alprof. di Geologia, che appuntoperché quei sassi (e dico propriosassi) assomigliano troppo a con-chiglie, non sono conchiglie, diròanche che per le diverse dimen-sioni e per la grande eguaglianzadi forma per nulla corrisponden-te ai generi indicati nella suamisera appendice, non sono con-chiglie ma pietre qualunque […].Al termine dell’articolo si accen-na poi all’invio, che sarebbeavvenuto nell’anno venturo quin-di nel 1875, presso il Ministerodella Pubblica Istruzione e quellodell’Agricoltura e Commercio diuna carta per lo meno geognosti-ca della Valtellina, colla relativadescrizione, a cui lavorava da piùdi 8 anni.Da Sondrio, dove contribuì con isuoi studi a creare le basi delMuseo Valtellinese, viene trasfe-rito nel 1874 al Liceo di Sassari equesta diventa la sua base per poipercorrere e visitare tutto il mera-viglioso territorio sardo, di cuiscopre non solo le ricchezzemineralogiche ma anche le anti-che civiltà, interessandosi parti-colarmente delle “domus dejanas” o case delle fate. Il Lovisa-

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to ha un particolare interesse perle isole maddalenine, dove scoprel’esistenza di due specie minerali,la tormalina e il granato, e dovestudia il pregiato granito di CalaFrancese. Ama particolarmenteCaprera, dove può trattenersi conl’amico Garibaldi e dove spessotorna, dopo la morte dell’eroe,per onorarne la memoria. AlLovisato si deve anche l’organiz-zazione del Club Alpino Sardo ela costruzione del Rifugio LaMarmora sul Gennargentu. Altresue sedi di insegnamento sonopoi il Liceo di Girgenti in Siciliae quello di Catanzaro dove, fortedell’esperienza valtellinese e diquella fatta insieme al prof. Tara-melli nella predisposizione di unacarta dell’Istria, approfondisce lesue conoscenze geologiche epaleontologiche preparando unacarta geologica dettagliata delterritorio calabrese. Nel 1881partecipa poi ad una spedizionescientifica in Patagonia e nellaTerra del Fuoco, dove studia lepopolazioni indigene sfatando ilmito che fossero cannibali e con-

quista varie cime della Terra delFuoco appellandole con nomi ita-liani. In seguito ai meriti acquisi-ti per questa importantissima spe-dizione, nel 1884, ottiene l’ambi-ta cattedra di professore ordinariodi geologia e mineralogia all’U-niversità di Cagliari. In Sardegnail Lovisato compie importantistudi geografici e sociali sul Gen-nargentu, unendosi poi in matri-monio a Venezia con la piranesePia Tamaro, che gli diede tre figli,Maria, Mario e Domenica. Connel cuore la sua Istria, rimastapurtroppo in mano straniera,dove si reca camuffato da carbo-naro nel 1886 a trovare la madre,fonda sempre in Sardegna il pri-mo nucleo dell’Istituto geologicoche poi più tardi si trasformerànel museo che oggi porta il suonome. Si spegne a Cagliari, dopolunghe sofferenze, il 23 febbraio1916 e il suo corpo riposa nelcimitero di Bonaria, sotto unapietra di granito proveniente daCaprera. A testimonianza dellasua immensa attività scientificarimangono i suoi appunti e un

centinaio di pubblicazioni,riguardanti soprattutto la geolo-gia sarda, reperibili negli “Attidell’Accademia Nazionale deiLincei”, nel Bollettino del Comi-tato Geologico e della SocietàGeologica italiana”, nelle“Memorie della Palaentographiaitalica”, “nella Rivista italiana diPaleontologia”, nel Bollettinodella Società geografica italiana”,negli “Atti dell’Istituto Veneto”ed infine nel “Bollettino dellaSocietà Adriatica di ScienzeNaturali di Trieste”.

Franco Benetti

(La biografia di Domenico Lovi-sato è tratta da un articolo pub-blicato su un’edizione speciale alui dedicata de “La Colomba”,periodico della comunità degliitaliani “Dante Alighieri” di Iso-la -Settembre 2002 - Anno III -Numero 11, nel 160° anniversa-rio della nascita) e dal volume“Domenico Lovisato”scritto daReclus Vascotto e a cura dell’as-sociazione “Isola nostra”.

Lago Lagazzuolo Lago Palù

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Vi siete mai chiesti che cosasono e che fine fanno le cosiddet-te stelle cadenti che si vedonoattraversare il cielo in alcune not-ti estive? Io si.Gli astronomi le chiamanometeoriti: sono pezzetti di rocciao di metallo che attratti dalla gra-vità terrestre entrano nella partesuperiore dell’atmosfera delnostro pianeta e a causa dell’attri-to, si riscaldano ad alta tempera-tura, fondono e si polverizzanocon un lampo di luce quandoentrano negli strati più densi del-l’atmosfera. Raffreddandosi sidepositano al suolo in minuscolesferette del diametro medio dicirca un decimo di millimetro odanche meno (qualcuna arrivararamente al mezzo millimetro).Sono frammenti di un pianeta chenon si è formato, oppure che si èdisintegrato nella fascia degliasteroidi in orbita fra Marte eGiove; essi, attratti dalla gravitàterrestre, entrano alla velocità dimigliaia di chilometri l’ora nellanostra atmosfera fra gli 80 e i 100

Andar... per meteoriti

Km di altezza e i loro frammentifusi dal calore si depositano alsuolo, sui continenti e nei mari.

Ma cominciamo dall’inizio.Tempo fa, anzi molto tempo fa,sono andato sulla Bessa (é lamorena depositata dall’anticoghiacciaio uscente dalla ValD’Aosta) con un amico del Grup-po Mineralogico Lombardo, checi ha spiegato (eravamo una deci-na di soci) i segreti per trovarel’oro. Era la prima volta che “devisu” partecipavo alla raccolta delmetallo nobile, l’unica cosa chetrovai quella volta è stato il diver-timento nell’operazione di ricercae la compagnia degli amici; trovaipoco oro, veramente poco, duescagliette poco più che millime-triche che incollai su un pezzo dinastro adesivo trasparente per nonperderle. Però portai a casa la par-te nera pesante che era rimastanella canaletta del lavaggio dellesabbie, sia la mia che quella deglialtri che me la cedettero volentie-ri. La sua composizione mi incu-

riosiva: da dove arrivava, checomposizione aveva? La osservaial microscopio e vidi che era unapolvere nera mischiata ad altricorpi dai colori diversi. Prevalen-temente era composta da ossidi diferro attratti dalla calamita, peròsi notavano delle sfere grige di unpaio di millimetri opache e plasti-che allo schiacciamento che indi-viduai come piombo dei pallini dacaccia, di misura sotto il millime-tro, notai dei granati (alcuni com-pleti e trasparenti), della magneti-te (anche ottaedrica) e frammentidi cristalli rossi aciculari di rutiloe forse anche della monazite gial-lo verdastra, (questi granelliall’UV presentavano la caratteri-stica fluorescenza verde dellamonazite).Ciò che vidi mi affascinò piùdelle due misere scagliette auree.Avevo notato anche alcune sferet-te nere lucenti che classificaicome magnetite arrotondata dal-l’abrasione, misi il tutto in unascatoletta e ....me ne dimenticai.Una trentina di anni fa (accipic-

Micrometeoriti di ferro-nickel sferiche ed allungate, alcunenon magnetiche estratte dalle sabbie nere residue della

ricerca dell’oro (anno 2000 ca.)

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chia come passa il tempo !) men-tre passavo le vacanze a ChiesaValmalenco e come al solito fre-quentavo il Passo del Muretto incerca di minerali, salendo notaiuna parete nevosa che scioglien-dosi aveva messo in luce deglialoni di polvere nera, siccome unamico di escursioni mineralogi-che mi aveva da poco raccontatoche l’anno prima sulla neve delPasso aveva visto un brulicare di“pulci delle nevi”, incuriositoandai in esplorazione.

In un colatoio si era raccolta del-la polvere nera e controllai se percaso non ci fossero le mitichepulci. Non vidi nulla di animatoma notai del materiale nero condelle minuscole sferette che sierano raccolte in un punto, neraccolsi una parte in un conteni-tore per pellicole. A casa osser-vandole al microscopio vidi chein mezzo al materiale pulverulen-to spiccavano delle sferette lucidenere che erano attratte dalla cala-mita; conclusi che in quella giaci-tura non potevano essere altroche delle micrometeoriti di ferro!Le fotografai per farle vedere agliamici.Più tardi mi ricordai delle sferet-

te raccolte sulla Bessa, e conclusiche probabilmente anche quelleerano micrometeoriti e nonmagnetite arrotondata, cercai lascatoletta, ma con un trasloco dimezzo non la ritrovai.

Tempo dopo mi capitò di aggre-garmi a dei cercatori che andava-no sovente a “lavare le sabbie”aurifere. Memore delle “sferettenere” pregai gli amici di cedermianche la loro sabbia nera (senzapagliuzze d’oro naturalmente)che generosamente mi diedero.Controllando uno per uno i gra-nelli al microscopio, notai alcunesferette che erano di due tipi:alcune erano nere lucenti (qual-cuna con tracce di ruggine), altreinvece di colore grigio metallicogiallognolo simile all’alpaccache a differenza delle nere eranopoco magnetiche ed alcune addi-rittura non magnetiche. Seppisuccessivamente che la diversaattrazione alla calamita è dovutaalla diversa percentuale di nichelcontenuto nella micrometeoritemetallica lega ferro-nichel.

Alcuni anni dopo, interessandomidi quarzo in cristalli sia della suamorfologia che della sua degra-

dazione, volli documentare anchele tipologie dei frammenti e dellesabbie derivate dalla loro disgre-gazione. Raccolsi perciò sabbiedel deserto, sabbie marine, flu-viali e torrentizie come residuodei cristalli di quarzo. Al passo diS. Giacomo in alta Valdossola incerca di cristalli di quarzo, oltre aqualche pezzo in matrice, raccol-si in un torrentello sotto una zonadi ricerca dei cristalli anche dellasabbia formata da frammenti eminuscoli cristallini di quarzo.Con mia sorpresa controllando almicroscopio la sabbia quarzosaraccolta, oltre a frammenti diquarzo cristallino e di cristallibiterminati piccolissimi (e alcuniminutissimi geminati del Giappo-ne), notai anche una sferetta chesembrava di vetro. Dopo moltiarzigogoli (avevo ipotizzato per-sino fosse un uovo di insetto maera durissimo) controllai attenta-mente tutto il materiale quarzosoraccolto e ne trovai altre due.Penso senza ombra di dubbio chesiano micro-tectiti (materialevetroso di origine spaziale comele micrometeoriti metalliche) cheho fotografato per documentazio-ne.Sicuramente anche nelle sabbie

Micrometeoriti di magnetite dallo scarico del pluviale del tetto, lagrande irregolare è 0,6 mm, la piccola mm 0,03 (anno 2009 ca.)

l nevaio con aloni di polvere (cosmica?) del Passo delMuretto (anni’80)

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Micrometeoriti di magnetite raccolte nei colatoi del nevaiodel Muretto (anni ‘80)

Tectiti trovate al passo di San Giacomo nelle Sabbiequarzose (anno 1990 ca.)

dei fiumi inevitabilmente ci sonodelle micro-tectiti ( anzi, secondogli esperti sono maggiormentediffuse di quelle metalliche, perònel lavaggio delle sabbie auriferequesto materiale vetroso dal bas-so peso specifico se ne va con lacorrente d’acqua usata per laseparazione dei vari componentie non si vede mai, peccato!).

Tralasciando le micro-tectiti sili-cee che ho trovato solo per uncaso fortunato a causa del lorobasso peso specifico, ho volutocontinuare la ricerca, concentran-domi a cercare altre micrometeo-riti ferrose (attratte dalla calami-ta) che fra quelle metalliche sonopiù numerose, ma che nel tempoarrugginiscono e scompaiono. Hoconcluso che per il grande nume-ro di micrometeoriti che ci cado-no sulla testa (gli esperti parlanodi molte tonnellate all’anno,qualcuno di 140.000 altri di90.000, comunque tantissime,ovviamente quasi tutte silicee) sipotevano sicuramente trovare sianei canali di scolo dei tetti conpozzetto di raccolta (quelli dicasa mia), oppure su grandisuperfici che non venivano spaz-zate.

Dove abito, nel parco c’é unapista in cemento dove i ragazzivanno a pattinare, mi sembrava ilposto più adatto perché non è rag-giungibile dalle spazzatrici mec-caniche stradali (sono arrivato aquesta scelta ipotizzando chemolto probabilmente queste sonomunite di calamite per raccoglie-re i chiodi e i bulloni sparsi nellestrade e pericolosi per le auto e lemoto, in tal caso addio alle nostremicrometeoriti).Per le ipotizzate micrometeoriti

del tetto ho pensato di frugare neipozzetti di scolo con una potentecalamita, facendo la ricerca inuna giornata susseguente ad unadi pioggia. Per la ricerca nel par-co ho attrezzato una vecchia mac-chinina giocattolo, dimenticata incantina da mio figlio ormai piùche trentenne, con la stessa cala-mita. Fatto il progetto mi sonomesso all’opera.

Ho trovato micrometeoriti inambedue i casi, sia nei pozzetti diraccolta del tetto di casa mia, siasulla pista di pattinaggio.Devo dire che ho destato moltacuriosità fra i frequentatori dellapista: quando sono arrivato sulposto non c’era nessuno e mi

sono messo a fare la mia ricercatranquillo ma le cose non sonofilate lisce. Infatti mentre proce-devo, facendo scorrere la macchi-nina con la calamita sulla pista incemento (che ogni tanto solleva-vo per controllo) non mi eroaccorto che erano arrivati dei pat-tinatori che fermi e immobili miguardavano incuriositi. Mettetevinei loro panni: vedere una perso-na anziana che trascina, legatacon dello spago, una macchininagiocattolo era inconsueto, stranoed anche vagamente inquietante!.Li rassicurai sul mio operato,poco convinti cominciarono apattinare, però mi giravano allalarga. Perciò interruppi e feci unaraccolta di breve durata, macomunque coronata da successo.

Come conclusione della storia,pensate all’emozione che si puòprovare a scoprire che anche dopo4,5 miliardi di anni dalla forma-zione del sistema solare, il bom-bardamento cosmico continua equelle sferette minerali che face-vano parte del nucleo di una stel-la esplosa miliardi di anni fa, han-no continuato a vagare nello spa-zio e ci cadono ancora sulla testa.

M. Bignami

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La passione per i minerali o,meglio ancora, la passione di ricer-carli, spinge l’interessato ad andarper valli e montagne, con zaino emazza in spalla, a spaccare tuttociò che può esservi di promettente.Così descritto, il cercatore di mine-

rali potrebbe sembrare una figurapoco colta, di scarse conoscenze,dotato invece di estrema forza fisi-ca e brutalità; qualità che egli sfo-ga ogni qualvolta si venga a trova-

re davanti ad un sasso o ad unaparete rocciosa.In realtà non è così. Frequentandovecchi cercatori mi sono reso con-to che anche coloro che all’appa-renza sembravano “grossolani” neimodi di fare, trovandosi davanti ad

un pezzo interes-sante cambiavanocompletamente illoro comporta-mento, maneg-giandolo conestrema delica-tezza quasi fosseun cucciolo daproteggere; oppu-re scrutavano uncristallo con lalente nei minimiparticolari.

Chiacchierando poi con questepersone ho notato anche una cono-scenza del territorio ed uno spiritodi osservazione non comuni. Essinon conoscevano magari la teoria

Quando la roccia diventa arte

della tettonica a placche o la cartageologica con i nomi dei vari tipidi roccia, ma avevano memorizza-to nei dettagli le zone da loroesplorate; sapevano con precisionei punti mineralizzati, dove cercaree soprattutto erano in grado divalutare, in base ad una attentaosservazione dei particolari, se lavena fosse promettente o meno.Certo la loro non era una cono-scenza bibliografica, ma maturatacon l’esperienza sul campo. Adesempio alla Rocca di Castellacciomi ricordo frasi del tipo: “se ghèquel troia dun diopside, de mineraibei ne solta minga fo” oppure: “ seghe minga la calcite cuma elzucher, ghe gnanca minerai”; e poialtre frasi dette al Cassandra:“itocc cun calcite porti gne giò chetant i ga sota nient”; e ancora:“iminerai bei i se trova dua ghe latera”, alludendo all’argilla cheriempie le fessure.Nonostante la mia giovanile osti-

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nazione a non dar credito a questedottrine, come è giusto che sia, inseguito ho dovuto ricredermi equelle frasi ascoltate allora che eropoco più di un bambino, ora le sti-mo quasi quanto un vangelo nonscritto.Fortunatamente da allora le cosesono molto cambiate: i ricercatoridi oggi, anche se non hanno piùquella destrezza, quella forza equell’abilità nel rompere i sassi,possiedono d’altra parte delleconoscenze molto più approfonditeche li aiutano a riconoscere i mine-rali e ad individuare la loro giacitu-ra, ma soprattutto hanno più tempoe materiale a disposizione da poterconsultare.Il ricercatore odierno non è piùsolo un cercatore di sassi, masovente è anche un naturalista, ungeologo, un esperto del territorio odella sua storia, un volontario delle

conoscenze, anche senzaattestati o diplomi.E’ grazie a queste persone,alle loro fatiche, alle lororicerche, ai nuovi ritrova-menti o segnalazioni che laconoscenza sui minerali esul territorio ha potuto evol-versi, perfezionarsi e com-pletarsi.Grazie a loro, possiamoammirare oggi campioni diinaudita bellezza che laNatura, così come ha creato,avrebbe potuto distruggere otenere nascosto per semprenelle fessure della roccia;possiamo visitare collezionirese pubbliche o private,allestire musei, arricchirelibri di fotografie e biblio-grafie o accompagnare gruppi invisite guidate.Ed in merito a questo, la storia ci

insegna che molte volte la scienza,a cui tutti dobbiamo molto,dovrebbe trovare lo spazio e il tem-

po, ma soprattutto l’umiltà di rin-graziare queste persone che nelsilenzio di una passione hannosaputo lasciare molto ai posteri.Attualmente chi si aggira tra lemontagne è fornito della massimatecnologia che offre la civiltàmoderna e quelle emozioni che untempo erano solo soggettive, oggifortunatamente possiamo farlevivere, o rivivere, grazie a dellebelle immagini e filmati, anche acoloro che per un motivo o per l’al-tro in montagna non riescono piùad andarci o trasmetterle ai giovaniche rappresentano il futuro anchenel nostro settore.

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La scuola poi ci viene incontro, giàdalle elementari: le maestre parla-no spesso di minerali, di rocce, divulcani, di terremoti, di continentiche si muovono, ecc.Inoltre si parla di fossili, organismiviventi vissuti anche milioni dianni fa che oggi si trovano racchiu-si all’interno delle rocce in condi-zioni completamente diverse e lon-tane rispetto a dove ha avuto inizioquesto processo.Ai più questi concetti di culturagenerale entrano in testa senzasuscitare particolare interesse ostupore, ma per alcuni questenozioni diventano fonte di interro-gativi e stimolo per ulteriori appro-fondimenti.Certo non è semplice considerareche rocce un tempo posizionate suun fondale oceanico oggi emerga-no a quote molto elevate, oppureche porzioni di magma terrestre inmovimento verso l’esterno dianoorigine a imponenti ammassi gra-nitici in grado di influenzare emodificare le rocce circostanti perdecine di chilometri.Fortunatamente ci viene incontrola geologia con delle teorie ormaiconvalidate da anni; essa ci inse-gna che la superficie terrestre èdinamica, che gli ammassi rocciosisi incontrano, si scontrano, condi-vidono gli elementi, possono spro-fondare, riaffiorare, scaldarsi, raf-freddarsi, modificare la loro com-posizione, piegarsi e ripiegarsi sesoggetti a spinte; insomma ci inse-gna che alle nostre montagne èsuccesso di tutto e di più.Non è facile immaginare tutto que-

sto, anche perché quello che unuomo può sperimentare nel corsodella sua vita, al massimo puòessere una frana o uno smottamen-to; i fenomeni accennati sopradurano invece molti milioni dianni, un tempo al di fuori della per-cezione umana.E’ altrettanto vero che coloro i qua-li hanno approfondito queste cono-scenze, e guardano il territorio conquesti concetti nella mente, possie-dono un grado di percezione piùprofondo: allora riescono a vederee capire quello che la gente comu-ne non vede o non sa.Ai loro occhi si spalancano mera-viglie: ad esempio la scistosità diuna roccia, che a volte può esseretalmente uniforme e regolare dapoter essere spaccata in lastre, qua-si esse fossero dei fogli di carta checompongono un libro; altre voltequesta scistosità diventa irregolare

a formare delle onde; altre ancorasi ripiega su se stessa, oppure sipiega e si ripiega più volte conandamento molto suggestivo.Molte rocce invece non mostranoscistosità ma, soprattutto dove ilghiacciaio ha levigato la superfi-cie, lasciano scorgere cose altret-tanto spettacolari, come intrusionitra rocce, filoni e filoncelli che siincrociano, formazioni a macchiadi leopardo e tante altre.Tutto questo può essere definito espiegato con un’unica parolacomune agli addetti ai lavori: il“metamorfismo”.Ma se provassimo per un attimo adabbandonare questi concetti teoricie ci limitassimo a guardare la roc-cia per quello che è, quasi con unaforma di sacro rispetto, allora ciaccorgeremmo di essere di fronte adelle vere e proprie opere d’arte.

Ivano Foianini

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Foto Assemblea 26.02.2011

Il 26 febbraio si è tenuta laRiunione di Assemblea.Sono stati presentato il bilancio egli atti connessi che sono statiapprovati dai Soci presenti.Il bilancio si è chiuso con unavanzo di esercizio di euro634,62.

Per quanto riguarda le iniziative ele escursioni ci sono alcune novi-tà. Per le iniziative di Lanzadarimandiamo all’apposito articolopresente in questo numero.Un discorso particolare riguardainvece le nostre escursioni.Sono entrate in vigore nuove dis-

posizioni regionali e provincialiche riguardano le aree protette(SIC –ZPS).Attualmente i piani di gestioneapprovati riguardano le aree:Disgrazia-Sissone, Val Codera,Bagni di Masino-Pizzo Badile-Pizzo del Ferro, Val di Mello, Valdi Preda Rossa, Val Fontana.Ci siamo appellati all’Ammini-strazione Provinciale per potercontinuare le ricerche.Hanno deliberato che possiamocontinuare le ricerche, purchè inpossesso del tesserino IVM conbollino aggiornato, e a partiredalla seconda metà di luglio,

quando non si arreca più disturboalla crescita della fauna e avifau-na locale, rispettando comunquela flora e fauna locale e le normein vigore della Regione Lombar-dia.A integrazione del programmaescursioni di cui all’articolo“Lanzada…” noi prevediamodelle escursioni in Alta Val Sisso-ne e Vamlera.Per quanto riguarda le date,dipendono dalle condizioni d’in-nevamento, saremo dunque pre-cisi in seguito con comunicazio-ne diretta ai Soci.

Attività IVM

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Con grande dispiacere infor-miamo i Soci della dolorosascomparsa della Socia FrancaLorrei Fassin.Franca è stata di grande aiutoper il nostro Istituto, comeAssessore alla Cultura delComune di Sondrio, Socia ecompagna con il marito Ivannelle nostre escursioni. Neltriennio dal 2007 al 2009 hafatto parte del Consiglio delnostro Istituto, dando prova dicompetenza, valido supporto eaiuto.Abbiamo perso una cara amicail cui ricordo rimarrà semprenei nostri cuori.

Annunci e notizie varie

Abbiamo ricevuto dal Socio Publio Biagini, autore di numerosi volumi sulle miniere, l’ambiente ela storia della sua regione di residenza, alcuni suoi volumi da conservare in Sede per la consulta-zione dei Soci interessati:- S. Anna di Stazzema (non solo miniere)- Fatti e misfatti in Valdinievole- Valdinievole nel tempo che fu- Mulini e frantoi a nord di Pescia- Pasquale Benigni… un anno dopoBiagini ha spesso visitato e cercato minerali in Valmalenco di cui ha bellissimi ricordi. Ha assem-blato un vero e proprio Museo mineralogico: “La Miniera di Publio”, a Vellano, in provincia diPistoia.

Franca Lorrei Fassin