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Centro Studi C.N.I. - 26 luglio 2014

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Centro Studi C.N.I. - 26 luglio 2014

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INDICE RASSEGNA STAMPA

Indice Rassegna Stampa

Centro Studi C.N.I. - 26 luglio 2014

Pagina I

FONDI EUROPEI

Fondi Ue: tre cose che il governo può fare subitoSole 24 Ore 26/07/14 P. 4 Giorgio Santini 1

INCENTIVI PROGETTISTI PUBBLICI

Tornano i premi ai progettistiSole 24 Ore 26/07/14 P. 5 Gianni Trovati 2

STP

Società professionali. Un cantiere apertoItalia Oggi 26/07/14 P. 28 Valerio Stroppa 3

UNIVERSITÀ

La «resistenza» dei corsi in ingleseCorriere Della Sera 26/07/14 P. 15 Gianna Fregonara 4

ILVA

Nella notte di Taranto il gigante dormeSole 24 Ore 26/07/14 P. 17 Paolo Bricco 6

«La Marzano? Sarebbe il colpo finale per tutti»Sole 24 Ore 26/07/14 P. 17 8

Sequestro Siderpotenza. Gozzi (Federacciai): «Daremo battaglia»Sole 24 Ore 26/07/14 P. 17 9

COMMERCIALISTI

Longobardi alla guida del CndcecItalia Oggi 26/07/14 P. 28 Benedetta Pacelli 10

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GiorgioSantilli

Fondi Uttre cosecheil

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Fondi europei Pagina 1

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. Rispuntano anche i diritti di rogito dei segretari comunali, ma solo nei piccoli Comuni

Tornano i premi ai progettistiGianni TrovatiMILANO

Tornano gli incentivi ai pro-gettisti delle pubbliche ammini-strazioni, che erano spariti a me-tà nella versione originaria deldecreto, erano stati cancellatidel tutto da un primo emenda-mento approvato in commissio-ne Affari costituzionali alla Ca-mera e orarientrano in campo,ri-servati sempre ai non dirigenti.Su un'altalena simile salgono i di-ritti di rogito dei segretari comu-nali, che un altro emendamentoapprovato ieri resuscita ma solonei piccoli Comuni.

Lo yo-yo su premi e voci ag-giuntive negli stipendi dei di-pendenti pubblici, che nei gior-ni scorsi ha riguardato anche gliavvocati dello Stato e degli entiterritoriali, è insomma il filo ros-so nei lavori di Montecitoriosullalegge di conversione al de-creto di riforma della Pubblica

amministrazione.Per i progettisti interni gli in-

centivi nuovo modello, che nonpotranno far crescere labustapa-ga di oltre il5o0io, sono statiinseri-ti ieri con l'articolo 13-bis dellalegge di conversione, che per-mette a ogni amministrazione diistituire un «fondo per la proget-tazione e l'innovazione», in cuifar confluire una somma fino al2% delvalore posto abase di garaper l'opera o il lavoro. 11 tetto è lostesso previsto nei vecchi «in-centivi Merloni», ripresi dall'arti-colo 92 del Codice dei contrattipubblicinella parte ora abrogata,manon tuttala somma finirà nel-le buste paga dei progettisti; ri-spetto alle vecchie regole, del re-sto, si restringe anche la platea,che ora esclude i dirigenti. Il fon-do sarà diviso in due quote: la pri-ma, pari all'8o0io, serviràper i pre-mi, mentre ll resto andrà dedica-to all'acquisto di «strumentazio-

ni etecnologie» per ammoderna-re ente, servizi e controlli sui cen-tri di costo. Un meccanismo ana-logo potrà essere adottato anchedai concessionari di servizi pub-blici e dalle società con capitalepubblico, anche quelle miste incui i soci privati sono la maggio-ranza, purché operino fuori dagliambiti di libera concorrenza: sitratta di un'estensione inedita,che può "premiare" le societàstrumentali e le in house, mentresembra difficile da applicare an-che alle società miste.

Gli incentivi, in ogni caso, pro-vano almeno sulla carta a seguirela strada della "meritocrazia": lePa dovranno scrivere nuovirego-lamenti per l'assegnazione deipremi, legando i criteri di ripartosoprattutto alle prestazioni «nonrientranti nella qualifica funzio-nale» del "premiato", e il dirigen-te o il responsabile del serviziopossono riconoscere l'incentivo

solo dopo aver verificato che l'at-tività aggiuntiva è stata davverosvolta.Ilregolamento, inoltre, de-ve prevedere tagli ai premi quan-do crescono itempi o i costi direa-lizzazione, a meno che ritardi eoneri aggiuntivi non dipendanoda nuove regole o da imprevistigeologici e idrici.

Un ritorno a metà è previsto,come accennato, anche per i di-ritti di rogito dei segretari:l'emendamento approvato ieri liprevede solo per gli enti più pic-coli, in cui non ci siano altri diri-genti, perché negli altri casi imec-canismi di adeguamento dellare-tribuzione del segretario a quelladel dirigente già alza il trattamen-to economico. Un via libera intutti gli enti, del resto, avrebbesmentito il taglio annunciato daRenzi nella conferenza stampadi presentazione del decreto Pa,ma quando si prevedono mecca-nismi retributivi diversi all'inter-no della stessa categoria il con-tenzioso è dietro l'angolo.

gianni. [email protected],m

0 RIPRODUZIONE RISERVATA

Incentivi progettisti pubblici Pagina 2

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Società pro,fessionaliUn cantiere aperto

Resta aperto il cantiere delle Stp. E sullesocietà tra professionisti (legge n. 18312011)continuano gli interventi legislativi. L'ul-timo è un emendamento al dl n. 9112013,sul quale ieri il senato ha votato la fiducia,che va a incidere sulle società di ingegne-ria costituite ai sensi del dlgs n. 16312006.La modifica, oltre a confermare che questatipologia societaria è ancora perfettamenteutilizzabile, integra il novero dei soggettiche possono offrire servizi multidisciplinr-ri ai sensi del dl n. 22312006: d'ora in poisaranno società di persone, studi associatie, appunto, società di ingegneria. L'emen-damento fa salvi anche tutti i contrattistipulati da queste ultime dall'U agosto1997 in avanti, anche con soggetti privati.Al di là di questi aggiustamenti, però, a dueanni e mezzo dalla loro introduzione le Stpnon hanno ancora trovato diffusione trai professionisti italiani. Il freno maggiorealla costituzione del nuovo veicolo societa-rio è indubbiamente la qualificazione ai finitributari dei redditi prodotti. La bozza didlgs sulle semplificazioni fiscali predispo-sto dal governo introduce una norma cheequipara le Stp agli studi associati, indi-pendentemente dalla loro forma giuridica,con il reddito tassato per trasparenza incapo ai soci in rapporto alla quota di par-tecipazione. Tale disposizione, salutata confavore dalla maggior parte degli ordini edelle casse di previdenza, avrebbe però losvantaggio di costringere le Stp costituitein forma di società di capitali a tenere unadoppia contabilità, applicando il principiodi competenza economica ai fini civilisticie quello di cassa ai fini fiscali. In questo

odo, più che la semplificazione auspicatadal governo, si avrebbe l'effetto contrario.Per questo motivo c 'è chi ipotizza di met-

e le Stp davanti a un bivio sul regimecale da applicare.

Valerio Stroppa

Stp Pagina 3

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La sentenza aggirata dai singoli corsi di laurea. «Non sono i giudici a decidere come si forma un ingegnere»

La «resistenza» dei corsi in ingleseIl Politecnico disobbedisce al Tar che imponeva la lingua italiana

di GIANNA FREGONARA

a battaglia è persa ma laL guerra è (quasi) vinta: il

Politecnico di Milanonon può decidere di teneretutti i corsi in inglese perchéviola la Costituzione, il regiodecreto del 1933, la libertà diinsegnamento, il primatodella lingua italiana e con-travviene alle indicazionidella Crusca. Ma se a decide-re di insegnare in inglese so-no i professori di ogni singo-lo corso di laurea, invece del-l'ateneo, allora si può fare:l'inglese, o forse meglio il«globish» (quell'inglese or-mai semplificato che sta di-ventando la lingua francadell'insegnamento scientifi-co), può diventare la linguamadre anche in una univer-sità italiana. Perché il Tarnon potrà nulla contro lesingole decisioni. La deliberadel Senato accademico del2011, quella in cui si stabilivache «almeno Zoo insegna-menti fossero tenuti da do-

centi stranieri» e che le lau-ree magistrali e i dottorati diricerca a partire dall'annoscolastico 2014-2015 si te-nessero «esclusivamente» ininglese, è stata invece cancel-lata dai giudici amministra-tivi un anno fa e il Consigliodi Stato ha rinviato la sua de-cisione a novembre quando icorsi saranno già iniziati edunque anche se cambierà ilverdetto del Tribunale am-ministrativo di primo gradosarà comunque troppo tardiper impostare la didattica e icorsi per il prossimo annoscolastico.

Ma dal prossimo autunno,come da tabella di marciastabilita due anni fa, al Poli-tecnico di Milano si potràfrequentare il corso di laureamagistrale esclusivamentein inglese. Solo sei corsi su34 saranno in italiano, 21 sa-ranno esclusivamente in in-glese e 8 a scelta o in italianoo in inglese. Abbastanza perparlare di internazionalizza-zione.

«Noi speriamo ancora cheil Consiglio di Stato ci dia ra-gione - spiega il rettore

Giovanni Azzone - ma in-tanto quattro studenti su 5potranno vivere in un am-biente internazionale, stu-diare in inglese e confrontar-si anche con ragazzi che ven-gono da altri Paesi e altre re-altà». Così come del resto staavvenendo nelle universitàfrancesi e tedesche che or-mai organizzano molti corsidi laurea magistrale % ma-ster esclusivamente in ingle-se.

La decisione del Senato ac-cademico del Politecnico,certo molto netta, aveva pro-vocato la rivolta di una parte(minoritaria) dei docenti cheavevano fatto ricorso. LaCrusca aveva pubblicato unappello - firmato anche dalministro Giannini allora«soltanto» glottologa, condue figli al Politecnico di Mi-lano - contro l'abbandonodella lingua italiana. Il Tar hagiudicato «irragionevole»voler pensare di spingereverso l'internazionalizzazio-ne usando l'inglese, perché«non si tiene conto dell'am-pio respiro sotteso all'esi-genza di internazionalizza-zione che comporta un'aper-tura verso il pluralismo cul-turale... e non un'aperturaselettiva, limitata ad unaparticolare lingua», l'ingleseappunto.

«Ma noi non vogliamo fa-re una crociata contro l'ita-liano - insiste Azzone -.

Avevamo proposto uno sfor-zo dei nostri professori perdare più opportunità aglistudenti: molti docenti ita-liani hanno accettato di inse-gnare in inglese, non è scon-tato. Siamo la terza universi-tà per la qualità dei laureatisecondo le classifiche deicacciatori di teste, sapremoben come si forma un inge-gnere per il ventunesimo se-colo? I laureati che possono

lavorare in lingua inglesehanno cinque volte le offertedi lavoro di chi non sa l'in-glese. Invece come si formaun ingegnere oggi lo decideil Tar e diventa una questionedi protezione o meno dellalingua italiana: non è questo

il punto».Del resto i corsi in inglese

ormai sono presenti in tuttele facoltà scientifiche da Mi-lano a Lecce, che addiritturada quest'anno nella facoltà diingegneria ha le quote per icinesi: cinque posti riservatia cittadini dell'estremoOriente per l'anno prossimonei corsi di laurea magistra-le.

Lo sforzo di creare un am-biente di studio internazio-nale e di aprire alle iscrizionidegli studenti stranieri con-tinua in tutte le universitàitaliane, anche se i dati di af-flusso dall'estero - compli-ce anche la lingua - non so-no competitivi. Al Politecni-co di Milano, mentre per lalaurea triennale gli studentisono esclusivamente italiani,solo il 6 per cento viene dal-l'estero, nelle lauree magi-strali uno studente su 5 (il 18per cento, circa) è ormai inarrivo da altri Paesi, nel 2010era uno su sei. La politicadell'internazionalizzazione,degli scambi, da ormai diecianni è infatti tutta puntatasulla seconda parte del corsodi studi, sulla laurea magi-strale. Tar permettendo.

1111 rettore Ai_«Noi non vogliamo

fare nessuna crociatacontro la nostralingua»

I

Nel 2011 il Politecnico diMilano decide di attivareper il 20141 15 laureemagistrali e dottoratisolo in lingua inglese

Ma 150 docenti fannoricorso al Tar : nel maggio2013 i giudici boccianoil provvedimentodell'ateneo

La decisionedell'ateneo violerebbeanche il regio decretodel 1933 e il primatodella lingua italiana

Ma i corsi partiranno lostesso: se a decidere diinsegnare in inglesesono i professori di ognicorso allora si può fare

Università Pagina 4

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l niversita e lingue straniereI corsi attivati per l'anno accademico 201412015

Per regione

86

Corsi AteneiI corsi interamente I corsi che prevedonoin lingua straniera lezioni in lingua ingleseper il prossimo anno nell'anno 2014/2015accademico

Pari all'8%sul totale

0

58id U® Le università - pubbliche, private e telematiche

- che ospitano lezioni in lingua straniera

13 6 64 3

La quota degli atenei italianiche hanno attivato corsi in lingua straniera

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Fonte: ministero dell ' istruzione, II Sole 24 Ore

Università Pagina 5

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. -i due alll'i c _)DAi.t

Migli aia di 4 , ncll:ror,tl 6hrl. l9! Lo stallo. Le enormi lingue di fuoco non fendono più l'aria serale

mentre «nella fabbrica sembra prevalere l'immobilismo»

Nella notte di Taranto il gigante dormeIl bioritmo dell'acciaieria è rallentato il più possibile come quello di una città in attesa del risveglio

di Paolo Bricco

-1 gigante si è addormentato. Di notte, quia Taranto, si intravede a stento il profilodell'acciaieria. Poche luci ne definiscono

_il perimetro. L'esistenza dei camini deglialtoforni è provata dai neonrossi collocati sul-le loro cime. Serenò, il buio coprirebbe ognicosa. A due anni esatti dagli arresti e dal se-questro dell'area a caldo, il maggior organi-smo industriale italiano - eredità dell'econo-miapubblica, nella forma delle privatizzazio-ni di metà anni Novanta- haridotto le sue fun-zioni vitali al minimo.

Le enormi lingue di fuoco non fendono piùl'aria serale. I fari artificiali non illuminano agiorno le cokerie. Lo spettacolo vagamentefaustiano dell'industrialismo novecentesco,qui declinato per quarant'anni nella formaestrema della siderurgia, ha ceduto il passo auna imperscrutabile inerzia.

Il bioritmo dell'Ilva è rallentato il più possi-bile. Mercoledì 16 luglio l'impianto haprodot-to la quantità di acciaio minore della sua sto-ria: in quella giornata ha realizzato poco piùdi iomila tonnellate. Nel 2013 - durante la ge-stione del Commissario Enrico Bondi, che èstato sostituito con Piero Gnudi il 6 giugnodal Governo Renzi - lamedia è stata di 16,3mi-latonnellate algiorno.Bondi, che erastatono-minato il 4 giugno 2013 dall'esecutivo Letta,aveva gradualmente incrementato nei primicinque mesi del 20141a produzione portando-la, a fine maggio, verso una media giornalieradi 19mila tonnellate. La produzione effettivaviaggia adesso a un ritmo compreso fra leiomila e le 14mila tonnellate medie al giorno.Nella delicata fisiologia industriale, perché ilsonno non si tramuti prima in coma e poi inestinzione, una equazione elementare nonva trascurata. L'equilibrio è a quota 22milatonnellate. A 22mila tonnellate di acciaio me-die prodotte al giorno l'Eva è abreak-even: néperde né guadagna soldi. Con l'effetto molti-plicatore delle grandi fabbriche e dei grandivolumi industriali, se riesci a collocarti al disopra di questa asticella, allora guadagni mol-to.Per fare un esempio: nel2007, ultimo annoprima della crisi, il record assoluto di uname-dia quotidiana di 27,3 mila tonnellate consend all'Ilva dibeneficiare diun margine operati-vo lordo di poco più di un miliardo di curo.Allo stesso modo, se sei costretto a rimanereal di sotto di questa soglia, rischi di perdere abocca dibarile.

Enrico Bondi e Piero Gnudi, Mario Monti eEnrico Letta, Matteo Renzi, Corrado Clini eAndrea Orlando, Gian Luca Galletti, CorradoPassera e Flavio Zanonato, Federica Guidi,Emilio e Fabio Riva, Franco Sebastio e Patri-zia Todisco. Nell'astratta e inflessibile durez-za dei fenomeni economici, tutti i nomi deiprotagonisti degli ultimi due anni - con i loromeriti e i loro limiti, le loro responsabilità e leloro colpe - scompaiono di fronte a questosemplice numero: 22mila. Ogni mille tonnella-te inmeno fatte al giorno provoca in proiezio-ne una perdita mensile di 17 milioni di curo.Certo, una perdita puramente "manifatturie-ra" - circoscritta al perimetro prettamente in-dustriale dell'Uva - che si può limitare e tem-perare tagliando, tagliando, tagliando. Ma èesattamente questa l'entità della pallina datennis in bocca all'Ilva commissariata, che leimpedisce di respirare finanziariamente eche rischia di trasformare il suo attuale sonnoirrequieto in una rantolante agonia.

Il presidente del Consiglio Renzi avevapromesso, sull'Ilva, un cambio di passo. Biso-gnerà verificare la destinazione forale di que-sto nuovo stile di camminata. Ma un cambiodi passo, senz'altro, c'è stato. La gestione Bon-di ha avuto - rispetto ai diciassette annidi pie-na proprietà Riva- un tratto di continuità: unaimpostazione molto focalizzata sull'hardwa-

UNA DELICATA EQUAZIONEL'equilibrio economicoè a quota 22mila tonnellatemedie prodotte al giornoQuesta è la soglia del break-even:ey-l'azienda né perde né guadagna

re industriale, concettualmente non dissimi-le da quella della famiglialombarda, maricali-brata sulle prescrizioni dell'autorizzazioneintegrata ambientale. Bondi - tre giorni in ac-ciaieria a Taranto e due negli uffici di VialeCertosa a Milano- era un chimico che preferi-va circondarsi di ingegneri. Senza entrare nelmerito della realizzabilità o meno di una con-versione alla tecnologia del preridotto rifiuta-ta dall'attuale Governo e dalla comunità side-rurgica itali an a, anche questa opzione si iscri-vevain uno scenario delimitato dallatecnolo-gia e dalla produzione. Alle otto del mattinoriunione con gli ingegneri di produzione.Con Gnudi, invece, l'impostazione è diversa.Per lo stesso gigante malato, è stata cambiatacompletamente la specializzazione del medi-co. Gnudiè ungrande commercialista.E capa-ce di muoversi fra la politica e l'economia findai tempi in cui, nel 1994, aveva la delegaall'Iri perle privatizzazioni. E dotato di un pac-chetto di relazioni ampio e trasversale. Gesti-sce il problema secondo le sue attitudini. Eopera con un mandato differente. Il GovernoLetta aveva assegnato a Bondi i poteri reali di

ILVA Pagina 6

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un capoazienda "di fabbrica", che dal manda-to commissariale estendeva la sua mano sututta l'impresa, partendo dalla componentepiù manifatturiera Gnudi, invece, è spesso ne-gli uffici dell'Ilva di Milano e di Roma. Parlacon le banche. Delega ad altri la quotidianitàproduttiva, in un contesto segnato a Tarantodallo svuotamento delle competenze mana-geriali iniziato con l'azione giudiziaria. Tantoche, proprio in questi giorni, sta realizzandoun turn-around della prima linea di impresa edi "acciaieria", non soltanto con promozioniinterne ma anche con innesti selezionati dalmercato della siderurgia italiana. Il tutto pertrovare un equilibrio - giuridico e azionario,gestionale e finanziario - fra la vecchia Ilvadei Riva e la nuova Ilva che verrà.

I franco-indiani di Arcelor Mittal, a Taran-to, sono giàvenuti due volte. «Certo - osservaFausto Durante, responsabile per l'Europadella Cgil - bisognerebbe vedere quale delledue anime che coesistono nel gruppo franco-indiano prevarrebbe. Arcelor aveva una go-vernane concertativa con i sindacati e i lavo-ratori negli organi di controllo e di indirizzo,molto interessante per un caso come quellodi Taranto. Mittal, invece, è durissima con isindacati e i governi». A Taranto non è anco-ravenuto nessuno dellaArvedi, che fragli ita-liani è il più liquido. Completatala due diligen-ce dei franco-indiani (entro fine agosto), in ac-ciaieria dovrebbero entrare i tecnici degli al-tri gruppi, italiani e stranieri, interessati.«L'auspicio - dice Biagio De Marzo, vocedell'ecologismo non radicale e settario di Ta-ranto e dal 1971 in Italsider - è che, chiunquefaccia una offerta nei prossimi mesi, com-prenda che questa acciaieria vive soltanto sesoddisfa il proprio gigantismo: il ciclo integra-le stainpiedi con almeno 8,5 milioni di tonnel-late all'anno. Il livello standard minimo rag-giunto dai Riva. Una punta che ai tempi dellePartecipazioni Statali fu toccata soltanto perun mese nel 1976. Sappiamo bene che volumipiù bassi significherebbe una violenta ridu-zione del personale». De Marzo è un ingegne-re che, fra 1979 e 1981, è stato il responsabiletecnico della parte italiana nella ristruttura-

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zione fatta da Nippon Steel: «Adesso l'Ilva ècome un corpo dormiente. Non solo di notte,ma anche di giorno. Nella fabbrica sembraprevalere l'immobilismo. Molti cercano di as-sumersi le minori responsabilità possibili.Un corpo gigantesco, frutto della maledizio-ne del raddoppio di dimensione volutodall'Iri fra il 1971 e il 1974, quando nessuno almondo faceva più impianti così giganteschi.Il risveglio sarebbe amaro, se un ipoteticonuovo azionista decidesse di modificarel'equilibrio interno di questo gigante».

Il downsizingprovocherebbe uno scenariocomplesso, che tutti - dal governo al commis-sario - vogliono scongiurare. Qui, nella nottedi Taranto, il gigante dorme. Intorno a lui, peralcuni la realtà inizia a essere popolata dai fan-tasmi e dalle paure del cattivo sonno. L'asfis-sia finanziaria ha preso le forme del contagiosistemico. Roberto Galluzzo, titolare dellaTecnogal Service di Brindisi (manutenzionee montaggio in impianti e in officina, un centi-naio di addetti, lo milioni di curo il fatturatoante crisi, ridotto l'anno scorso a sei), nonprende nemmeno il fiato mentre snocciolo isuoi numeri: «197mila euro a marzo, 318mila aaprile, 626mila a maggio, 256mila a giugno e29omila a luglio. Quasi mi vergogno a dirlo: amaggio sono riuscito a pagare solo la metà del-le buste paga. A giugno, nulla. 1 mancati paga-menti dell'Ilva sono diventati un incubo».

Nelle sere di Taranto, mentre il gigante dor-me, non sono mai tranquilli nei loro letti gliabitanti di Tamburi, il rione che si trova a ri-dosso dei parchi minerali. «Non mi capacito -dice Bruno Manghi, sociologo che qui a Ta-ranto ha diretto frail1981 e il1983la Scuola delSud della Cisl - come negli ultimi vent'anninonvi sia mai stato in alcuna agenda, naziona-le e locale, lo spostamento degli abitanti. Intutto il mondo si fa così. Come fanno a dormi-re tranquille, le nostre classi dirigenti, senzapensare a questi nostri connazionali?». Dor-me il gigante, dorme Tamburi, dorme Taran-to, dorme l'Italia.

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Prima di due puntate

losmnc, atelOmilaeloYr tonnellate medie al gìorna eleciminiere spentetiunge.

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La Marzano?Sarebbe il colpofinale per tutti»

T na cosa deve essere chiara.Se qualcuno, dentro o fuo-ri il Governo, pensa chel'amministrazione straor-

dinaria sia una parte della soluzione, alloraci troverà sulle barricate. La Marzanoavrebbe conseguenze devastanti per i cre-ditori. Sarebbe il colpo finale per l'indottoe per l'economia locale».

Enzo Cesareo occupa una delle poltro-ne ricoperte da più spine in Italia. E presi-dente di Confindustria Taranto. Da un latosi trova di fronte a problemi enormi, chefarebbero tremare i polsi a chiunque: l'ere-dità nei Paesi avanzati dell'impatto am-bientale dell'industria primaria del Nove-cento, il nuovo conflitto fra lavoro e salute,l'azione dei magistrati nel contesto dell'ob-bligatorietà dell'azione penale, il fallimen-to - non industriale, ma sociocivile - dellaprivatizzazione dell'Italsider, il ruolodell'imprenditoria privata rappresentatadalla famiglia Riva, le leggi speciali pro-mosse dai Governi, la prospettiva dell'arri-vo di un azionista di riferimento straniero.Dall'altro lato ha - addosso, fisicamente - lapressione di un sistema economico localeche sta per primo pagando il conto dellacrisi finanziaria dell'Ilva.

Presidente, perché una posizionecosì netta?

Ogni ipotesi sull'adozione dell'ammini-strazione straordinaria, che nessuno hamai avanzato ufficialmente ma di cui si sen-te talvolta vociferare, si trasformerebbe inuna iattura per le imprese tarantine. Pos-siamo stimare che, i quattrocento fornito-ri, abbiano un centinaio di milioni di credi-ti verso l'Ilva. Cancellarli con un tratto digommapane equivarrebbe a porre la firmasotto il loro atto di morte.

Da quando queste imprese nonvengono pagate?

Da marzo. La crisi di liquidità è moltoacuta. E si declina in tre modi: le impresenon solo hanno problemi di cassa, ma sitrovano anche in difficoltà con il sistemabancario: allo sportello non vengono piùscontate le fatture dell'Ilva e anche le so-cietà di factoring preferiscono non finan-ziare chi lavora per l'acciaieria. I nostrifunzionari non fanno altro che accompa-gnare gli imprenditori in giro per le ban-che. La situazione è critica. Noi conoscia-mo le persone, ascoltiamo le loro voci, ve-diamo i loro volti.

Quando tutto questo si trasforme-rà in problema occupazionale?

Temo che accada presto. Molte di que-ste imprese hanno smesso di pagare i lo-ro dipendenti. L'unica cosa che cercanodi fare è pagare l'Inps, perché senza con-tributi perderebbero il Durc, che è la con-dizione essenziale per potere lavorarecon una impresa commissariata, assimi-labile in questo alla pubblica amministra-zione. Per difendere il sistema economi-co locale, prenderemo presto, anzi pre-stissimo, iniziative eclatanti.

L'auspicio è che vi sia una accelera-zione nei lavori ambientali nel peri-metro dell'acciaieria.

É così. Adesso il nostro problema è evita-re, dopo il danno, la beffa. Prima le impre-se tarantine non sono state pagate. E, orache i lavori con il commissario Gnudi do-vranno accelerare, potrebbero non esserein grado di parteciparvi perché allo stre-mo dal punto di vista finanziario. Sarebbedavvero drammatico se, a quel punto, fos-sero chiamate imprese non tarantine.

P.Br.O R I PRO U UUONE RISERVATA

ILVA Pagina 8

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Sequestro SiderpotenzaGozzi (Federacciai):«Daremo battaglia»

Due indagati a Potenza nell'inchiesta

che ha portato al sequestro della

Siderpotenza, impianto che dà lavoro a 250

persone: Marco Minini e Federico Pittini,

legali rappresentanti delle Ferriere nord di

Osoppo, proprietari dello stabilimento. Il

decreto di sequestro del gip impone di

eseguire lavori per abbattere l'emissione

di diossina, furani, monossido di carbonio

e «altri composti nocivi in quantità

superiore al consentito». Dura reazione di

Federacciai. «Non ho avuto la possibilità

di leggerei dettagli - spiega il presidente

Antonio Gozzi - Dalle prime indicazioni,

però, si tratta di unavicenda grave. Dopo

Taranto, siamo pronti a condurre un'altra

battaglia per fare valere le ragioni della

siderurgia». Per il leader degli

imprenditori siderurgici, «si tratta di

un'acciaieria a forno elettrico nella quale

sono state investite molte risorse in tutela

ambientale. Gli impianti rispettano le

prescrizioni dell'Aia: c'è un

cronoprogramma valido e rispettato». Per

Gozzi «il sequestro senza facoltà d'uso,

senza neppure lasciare la possibilità di

lavorare i prodotti finiti, è un

provvedimento abnorme». Il nodo

riguarda il riferimento ai limiti Oms che,

secondo Federacciai, non ha collegamento

con le norme di legge: «C'è un quadro di

regole vigente in tutta Europa: le aziende

devono rispettare queste norme». Quella

di Potenza «è l'ennesima invasione di

campo, con la magistratura che interviene

sulle Aia. t il risultato della situazione

creata dopo la vicenda di Taranto».

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NGIUSTIZIA

Longobardialla guidadel Cndeee

Si terrà il prossimo 31luglio la proclamazionedel nuovo Consiglio nazio-nale dei dottori commer-cialisti e degli esperti con-tabili. Lo scorso 23 luglio,infatti, la commissioneministeriale ha conclusole operazioni elettorali,effettuando la somma deivoti ottenuti da ciascunadelle due liste «Vivere in-

la professione»«Etika». Confermata la

vittoria della prima com-pagine (si tratta solo diavere i numeri ufficiali)guidata dal presidenteGerardo Longobardi e dalvicepresidente Davide DiRusso. Salvo imprevistitecnici, quindi, sarà quel-la la data fissata dal mini-

ro della giustizia per lapubblicazione sull'apposi-to bollettino del risultatoelettorale. E dunque perl'insediamento degli elet-ti che hanno conseguito ilmaggior numero di voti.

Commercialisti Pagina 10