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INDICE RASSEGNA STAMPA

Indice Rassegna Stampa

Centro Studi C.N.I. - 26 novembre 2014

Pagina I

UE

Piano Juncker da 21 miliardiSole 24 Ore 26/11/14 P. 8 Beda Romano 1

INFRASTRUTTURE

Infrastrutture globali dal G20Italia Oggi 26/11/14 P. 16 Mario Lettieri, PaoloRaimondi

3

DEBITI PA

Debiti Pa, l6mila istanze senza rispostaSole 24 Ore 26/11/14 P. 14 Carmine Fotina 4

GRANDI OPERE

Grandi opere sotto controllo con il SepaSole 24 Ore - Focus 26/11/14 P. 38 Valeria Uva 6

DISSESTO IDROGEOLOGICO

Pantano ItaliaPanorama 26/11/14 P. 72 8

NORME TECNICHE

Norme tecniche, pronte le correzioni di LupiSole 24 Ore 26/11/14 P. 21 Giuseppe Latour 15

PREVIDENZA PROFESSIONISTI

Casse, investimenti trasparentiItalia Oggi 26/11/14 P. 41 16

LEGGE DI STABIITÀ

Enti, investimenti rilanciati grazie all'indebitamentoItalia Oggi 26/11/14 P. 36 17

MERCATO DELLE COSTRUZIONI

Edilizia fuori dalla crisi con il recupero-boomSole 24 Ore 26/11/14 P. 21 Giorgio Santini 18

ENERGIA

Starace: «Hi-tech elettrico modello per conquistare nuovi mercati all'estero»Sole 24 Ore 26/11/14 P. 1 Federico Rendina,Laura Serafini

19

LEGGE DI STABIITÀ

Crediti inesigibili recuperatiItalia Oggi 26/11/14 P. 36 27

BREVETTO UE

L'Italia che innova è viva più che maiSole 24 Ore 26/11/14 P. 28 28

ENERGIA

La versione di CARLOEspresso 27/11/14 P. 100 29

UNIVERSITÀ

Il caso matricole della Sapienza Iscrizioni giù del 20%Corriere Della Sera 26/11/14 P. 27 Leonard Berberi 34

COMMERCIALISTI

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INDICE RASSEGNA STAMPA

Indice Rassegna Stampa

Centro Studi C.N.I. - 26 novembre 2014

Pagina II

L'Ordine punta sulla tecnologiaItalia Oggi 26/11/14 P. 40 36

ARCHITETTI

Gli architetti al collassoItalia Oggi 26/11/14 P. 38 Benedetta Pacelli 38

Gli architetti? Nuovi poveri (e bussano al Catasto)Corriere Della Sera 26/11/14 P. 35 Dario Di Vico 39

AVVOCATI

Legali Tariffe controllateItalia Oggi 26/11/14 P. 32 40

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Viene presentato oggi all'Europarlamentoil progetto per ridare slancio alla crescita

i il denaro mobilitato sarà destinato per 240miliardi a progetti strategici, per 75 alle Pini

Piano Juncker da 21 miliardiLa dotazione iniziale servirà a generare investimenti per oltre 300

Beda RomanoSTRASBURGO. Dal rostro irviato

In sé, il piano di investimen-ti da 300 miliardi di euro, che laCommissione europea presente-rà oggi qui a Strasburgo dinanzial Parlamento europeo, rischiadi deludere molti osservatori.Da solo, poco potrà fare per aiu-tare la congiuntura. Il successodel piano, che dovrebbe scattaredalla metà del 2015, dipenderà inmodo particolare dalla capacitàdei Paesi membri e delle istitu-zioni comunitarie a riformare leeconomie nazionali e a rilancia-re il mercato unico.

Il pacchetto, che ricorda permolti versi il Libro bianco presen-tato nel 1993 da Jacques Delors,prevede la creazione di un nuovoFondo europeo per gli investi-menti strategici (l'Efsi), con unun capitale iniziale di 21 miliardidi euro, si legge nella documenta-zione pubblicata ieri dalla Com-missione. Il denaro è limitato a unapporto di cinque miliardi dellaBanca europea degli investimen-ti.Ilresto è composto da16miliar-di di garanzie comunitarie, di cuiotto garantiti a loro volta da fondiesistenti nel bilancio europeo.

I Paesi membri potranno inve-stire denaro proprio nel capita-le, se lo vorranno. «Ciò - spiega-va ieri un funzionario comunita-rio - non significa che il Paese po-trà avere necessariamente un ri-torno finanziario legato al suocontributo». Bruxelles è prontaa considerare l'investimento sta-tale con favore quando analizze-rà i conti pubblici nazionali, de-ducendo l'ammontare dal calco-lo del deficit, come è avvenutocon il contributo nazionale per

la nascita del Meccanismo euro-peo di stabilità (Esm).

L'obiettivo è di consentireall'Efsi di generare tra il 2015 e il2017 prestiti e poi investimenti«per almeno 315 miliardi di euro»,grazie a un effetto leva di circa 15volte. Secondo la Commissione,questa stima è prudente , tenutoconto delle esperienze passate. Ilnuovo fondo dovrà investire de-naro nei settoripiù strategici: itra-sporti, l'energia, la ricerca, l'istru-zione . «Non vogliamo una politi-cizzazione della selezione . A deci-dere saranno Bei e Commissio-ne», notava sempre ieri lo stesso

RISORSENUOVEI Paesi membri potrannoinvestire denaro proprionel capitale del nuovo Fondoeuropeo per gli investimentistrategici (Efsi)...........................................................................

funzionario comunitario.Proprio in questi giorni un

gruppo di lavoro composto an-che dai Paesi membri sta lavoran-do a una prima lista di progetti.Bruxelles ha deciso che dei 315 mi-liardi di euro di investimenti gene-rati dal Fondo, 240 miliardi an-dranno a progetti strategici, 75 apiccole e medie imprese. Semprea proposito di cifre, la Commissio-ne europea prevede che il pianopossaaumentareilprodotto inter-no lordo a lungo termine per untotale di 330-410 miliardi di euro,e creare 1,0-1,3 milioni di posti dilavoro all'anno nel triennio.

La nuova entità, che benefice-rà dell'esperienza della Bei, po-

trà a differenza di quest'ultima in-vestire in progetti rischiosi. Ilpacchetto si fonda su una mobi-lizzazione dell'abbondante li qui-dirà privata sui mercati, che do-vrebbe essere incentivata all'in-vestimento grazie al fatto che lamano pubblica è pronta a pren-dersi a carico la prima perdita diuna eventuale operazione fallita.Ipiù critici metteranno l'accentosulla leva finanziaria, sempre ale-atoria, tanto più che il capitale ini-ziale è molto limitato.

La Commissione europea èstata costretta a tenere conto del-la scelta di molti Paesi di non au-mentare il debito. È anche perquesto che il piano ha varie sfac-cettature. Non si tratta solo dicreare un nuovo strumento fi-nanziario. Bruxelles è convintache il volano finanziario potràfunzionare solo se i progetti sa-ranno selezionati a dovere e so-prattutto se verrà riformato l'am-biente regolamentare per libera-re risorse, e consentire agli inve-stimenti di attecchire su un tessu-to produttivo più dinamico.

Il pacchetto si basa quindi suun trittico: investimenti, respon-sabilità dibilancio, riforme strut-turali. Sul fronte europeo, l'ese-cutivo comunitario intende ri-lanciare la possibilità delle carto-larizzazioni finanziarie; promuo-vere un mercato dei capitali inmodo da aiutare il finanziamen-to delle piccole imprese; raffor-zare il mercato unico delle tele-comunicazioni; ridurre gli osta-coli ai trasporti intra-europei suimari, nei cieli, su rotaie; facilita-re l'import-export di fonti ener-getiche tra i Ventotto.

0 RIPRODU[IONE RISERVATA

Ue Pagina 1

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Il Fondo per gli investimenti strategici

Dati in miliardi

CAPITALE INIZIALE

Bei Budget Totale

Ue

T T T5 16 21

Effetto levaIl piano juncker per gliinvestimenti, al centro delprogramma del nuovo presidentedella Commissione europea,prevede la creazione di un Fondoeuropeo per gli investimentistrategici (Efsi) che avràinzialmente un capitale piuttostolimitato: 21 miliardi di euro.Cinque arriveranno dalla Bancaeuropea degli investimenti, glialtri 16 dal bilancio Ue. Grazie allaleva finanziaria la Commissioneconta di mobilitare un ammontare15 volte più ampio di investimentiprivati: 315 miliardi in tre anni

INVESTIMENTI FINALI

Mobilitati grazie allaleva finanziaria

coinvolgendo i privati

I315

La distribuzione dei fondiGli investimenti generati dalnuovo Fondo, secondo i piani dellaCommissione europea,dovrebbero andare per 240miliardi a progetti strategici(trasporti, energia, ricerca,istruzione), 75 alle piccole e medieimprese. Un gruppo di lavoro stagià lavorando a una prima lista diprogetti. L'Esecutivo comunitarioprevede inoltre che il piano possaaumentare a lungo termine ilprodotto interno lordo per untotale di 330-410 miliardi di euroe creare tra uno e 1,3 milioni diposti di lavoro in più all'anno

Ue Pagina 2

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Il vertice di Brisbane ha creato le prernesse per ¿ailziare le ¡nega opere corltirzentali

Infrastrutture globali dal G20Dalla Cîna all'Europa e anche nell 'intera AinerîcaLatina

DI MARIO LETTIERI*

E PAOLO RAIMONDI **

---- bbiamo imparato anon aspettarci daisummit del G20 cam-biamenti significativi

e di importanza sistemica perl'economia soprattutto per lafinanza. Anche da Brisbanein Australia, purtroppo, èarrivato lo stesso messaggio.Si ammette però che «l'econo-mia globale è vulnerabile afuturi choc, resta la fragilitàfinanziaria e i rischi esistentisono esacerbati da tensionigeopolitiche». Tuttavia dalcomunicato finale del mee-ting di novembre emergonoalcuni passaggi interessanti.In un mondo dove i Paesi delBrics risultano essere le uni-che locomotive della ripresaè intollerabile che dal 2010gli Stati Uniti continuinoa bloccare la riforma dellequote di controllo del FondoMonetario Internazionale equindi quella della governan-ce mondiale.

Per questa ragione Bri-sbane ha dato tempo finoalla fine del 2014 per ratifi-care quanto concordato, dopodi che si dovrebbe procederealla realizzazione dei nuo-vi assetti. In una economiaglobale ancora dominata daiparadisi fiscali e da «sistemibancari ombra», che permet-tono a tutte le grandi multi-nazionali private di scegliersii posti fiscalmente più conve-nienti per la domiciliazionedelle proprie attività, il G20afferma di voler lavorare uni-tariamente per una riformadel sistema fiscale internazio-nale. In futuro «i profitti do-vrebbero essere tassati doveoperano le attività economi-che che li producono e dove ilvalore viene creato». Si trattadi una dichiarazione di buonavolontà, come una delle tanteregistrate in passato, attesaperò alla prova dei fatti.

Il passo avanti più signi-ficativo ci sembra sia il rico-noscimento della mancanza

di investimenti globali nelleinfrastrutture che riteniamo

sia il vero freno per la ripre-sa. Perciò il G20 promuovela «Global Infrastrutture Ini-tiative» (GII), un programmapluriennale di grandi lavoriper migliorare la qualità degliinvestimenti infrastrutturalipubblici e privati. Si consideriche la necessità mondiale diinfrastrutture è stimata in 57trilioni di dollari e gli inve-stimenti richiesti potrebberoessere di 3 trilioni di dollariall'anno. A Brisbane si è deci-so di aggiornare i canali di in-formazione sui vari program-mi e progetti e di creare nuovimeccanismi di finanziamentodi lungo termine per coinvol-gere sia gli investitori istitu-zionali che le reti di PMI.

Secondo noi è la stradamaestra per indirizza-re i flussi finanziari versol'economia reale, a partiredalle infrastrutture di base,e toglierli alla speculazionefinanziaria che, come è noto,opera nel breve periodo. Equindi i Paesi del G20 han-no deciso anche di creare un«Global Infrastructure Hub»,una piattaforma di coordina-mento tra i governi, il settoreprivato, le banche di sviluppoe le altre organizzazioni in-ternazionali per realizzarei grandi lavori e le grandiinfrastrutture nel mondo,nonché gli investimenti neisettori delle Pini.

Il succitato Hub opereràda Sidney con un mandatodi 4 anni ed un budget di 10-15 milioni di dollari all'an-no che saranno sottoscrittivolontariamente da tutti iPaesi, anche non del G20, daorganizzazioni internazionalie da privati. Sarà una «cen-trale» privata ed indipenden-te, controllata da un consigliodirettivo di fatto in mano airappresentanti del cosiddettomondo avanzato. In ogni caso,se dovesse funzionare in modocorretto, le sue potenzialitànon sarebbero irrilevanti.

Nel contesto il G20 diBrisbane ha anche avalla-to la recente iniziativa dellaBanca Mondiale per un «Glo-bal Infrastructure Facility»,di fatto un progetto moltosimile, se non un doppionedell'Hub menzionato. Sareb-be opportuno prima di tuttochiarire se la GII del G20,visto che avrà una struttu-razione molto privata, sia lastessa «Global InfrastructureInitiative» lanciata due annifa dalla McKinsey & Com-pany insieme ad altre entitàprivate americane e inter-nazionali. In merito quindisorgono legittimi dubbi sullevere intenzioni operative edegli Stati Uniti e dell'Ue.Mentre si ricordi che, finora,sono stati i Paesi del Bricsad avviare a realizzazione inmodo concreto e indipendenteuna serie di importanti infra-strutture. Si tratta dei grandicorridoi di sviluppo terrestre,ma anche marittimo, avvia-ti dalla Cina, dalla Russia,dall'India. Il Brasile, per al-tro verso, sta lavorando peruna moderna infrastruttura-zione dell'interno continentelatino americano. Purtroppola grande sfida rimane ancoral'Africa.

Per finanziare i vari pro-getti, i Brics hanno creatouna Banca di Sviluppo con100 miliardi di dollari di capi-tale. Inoltre stanno sorgendoanche delle banche di svilup-po regionale come la AsianInfrastructure InvestmenttBank (AIIB). Non vorremmoche la Facility della BancaMondiale ed in particolare laGII fossero, più che promotri-

ci di iniziative, degli strumen-ti per «incapsulare» le attivitàdei Brics per un controllo piùstringente da parte del cosid-detto mondo occidentale. Sa-rebbe di fatto un sabotaggio eun atto assai grave. Occorreuna grande consapevolezzadelle necessità globali ed ilcoraggio dei veri governan-ti «visionari» per battere lelogiche egoistiche del pas-sato e guardare all'universomondo in un'ottica unitariadi un vero sviluppo diffuso epacifico.

*Sottosegretarioall'Economia

del governo Prodi**Economista

O Riproduzione riservata

Infrastrutture Pagina 3

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Debiti Pa, l6mila is e senza rispostaAsl di Salerno prima tra gli enti inadempienti - Ferme richieste per 115 milioni alla Regione Calabria

Carmine FotinaROMA

Trenta giorni di attesa passatiinvano. Sono migliaia le impreseche non hanno ricevuto dalle Pub-bliche amministrazioni debitriciunarisposta entro itermini inmeri-to alla richiesta di certificazionedelloro credito commerciale. Lata-bella aggiornata resa disponibiledal ministero dell'Economia è unamappa eterogenea, a seconda deicasi, di ritardi tecnici odi mero las-sismo. Asl, Regioni, Province, Co-muni, ministeri, università, scuole,ma anche organismi come Bancad'Italia, Inps, Inpdap, Istat, Agen-zia del Territorio, alcune sedidell'Agenzia delle Entrate, un paiodi reparti della Guardia di Finanza.

Alla data del 18 novembre risul-tano 15.795 istanze pendenti per uncontrovalore di circal,4miliardi dieuro. E le Pa inadempienti risulta-no essere 4.616. Il ministerodell'Economia sottolinea comun-que che il file è aggiornato in baseai dati disponibili nella piattafor-ma elettronica per la certificazio-ne dei crediti e che alcune amm ini-strazioni potrebbero aver pagato ildebito senza averne dato tempesti-vamente conto nel sistema. Tutta-via, al netto di questa indispensabi-le precisazione e di qualche possi-bile correzione in corsa, il fenome-no appare evidente in tutti i sui con-

TIFI:,Elenco del Mef aggiornato inbase ai dati immessi nellapiattaforma elettronica:in attesa praticheper un valore di 1,4 miliardi...........................................................................

torni. A giacere senza risposta è

quasi un quinto delle 87.651 istanze

presentate da un totale di 20.470

imprese registrate sulla piattafor-

ma. Il primato spetta all'Asl Saler-

no con 211 istanze inevase, per un

controvalore di 34,5 milioni di eu-

ro. A seguire l'Azienda sanitaria di

Cosenza (191), il polo Città della Sa-

lute di Torino (186), l'Asl Foggia

(185) e Rama Capitale (171). La clas-sifica degli importi, invece, vede alprimo posto la Regione Calabriacon n5,6 milioni (divisi in 88 istan-ze). Nel confronto delle Regioni se-conda piazza per la Campania, con59 domande senza risposte per 33,3milioni. LaP rovincia menovirtuo-sa è quella di Salerno, con 43 prati-che giacenti che valgono poco me-no di 1,6 milioni. Trai Comuni spic-cano Giarre (63 pratiche per 7,1 mi-lioni) e Napoli (62 per 23,7milioni).Quanto ai ministeri, la Giustiziacompareintestaper il ritardo delleprocure di Catanzaro e Palermo(88 e 86 mancaterisposte),poifigu-rano ministero delle Politiche agri-cole e ministero delle Infrastruttu-re. Catania prima tra le Universitàritardatarie, a quota 28.

Sono solo alcuni esempi. Per-ché c'è un profluvio di amminista-zioni che non ha rispettato il termi-ne di 30 giorni entro il quale avreb-be dovuto fornire una risposta alcreditore. Un'operazione di nontrascurabile importanza visto cheavere tra le mani la certificazione è

La certificazione è lo strumentoche consente lo smobilizzo deicrediti commerciali vantati dalleimprese nei confronti della Pa. Leamministrazioni pubblichedebitrici devono certificare, suistanza del creditore, le sommedovute per «somministrazioni,forniture, appalti e prestazioniprofessionali.Il processo di certificazioneè gestito attraverso la piattaformaelettronica del ministerodell'Economia. Una volta ottenutala certificazione, ilcreditore puòcedere alla banca o compensare unproprio debitofiscale indicando gliestremi della certificazione nelmodello F24 online

il prerequisito per recarsi in unabanca e chiedere di cedere il pro-prio credito usufruendo delle con-dizioni previste dal governo Renzicon il decreto 66, ovvero tasso disconto molto basso (massimol'1,9% per crediti fino aun controva-lore di 5omila euro e l'1,6°io per som-me superiori) e garanzia dello Sta-to. Lo stesso decreto 66 nel defini-re il termine di 30 giorni precisavache in alternativa all'accettazionedella richiesta, la Pa può opporreun «diniego, anche parziale» ma«puntualmente motivato». Che co-sa succede invece in caso di silen-zio assoluto da parte dell'ente debi-tore? Il vademecum predispostodal ministero dell'Economia chiari-sce che, in questo caso, il creditoredovrebbe ricevere un messaggiodi posta elettronica relativoall'inerzia dell'amministrazione, afronte del quale può presentareistanza a un commissario ad acta,direttamente dalla piattaformaelettronica del Tesoro (http://cer-tificazionecrediti.mef.gov.it).

©RIPR.ODOZI ONE RISERVATA

Debiti Pa Pagina 4

Page 8: Centro Studi C.N.I. - 26 novembre 2014 · INDICE RASSEGNA STAMPA Indice Rassegna Stampa Centro Studi C.N.I. - 26 novembre 2014 Pagina I UE Sole 24 Ore 26/11/14 P. 8 Piano Juncker

Pa che non rispondono : gli 80 casi più critici

NumeroAmministrazione Istanze ImportoAzienda Sanitaria Locale di Salerno 211 34.528.211,32Azienda Sanitaria ProvincialediCosenza 191 16146160,03Azienda Ospedaliero - UniversitariaCittà della Salute e della Scienza 186 46.877.005,22di TorinoAst Foggia 185 26.856.955,93Roma capitale 171 17.779.427,96Azienda Sanitaria ProvincialeCatania 125 14.065.306,95

Azienda Sanitaria Provinciale N.5 125 8913 237 306di Reggio Calabria . . ,Azienda Sanitaria Provinciale 122 4 254 33di Catanzaronzaro . ,Azienda Sanitaria Locale

Napoli i Centro ------------ ----------------------115

----------20,025164,23

Istituto Autonomo per le Case109 1 724 155 40Popolari della Provincia di Napoli . . ,

Regione Calabria - DipartimentoBilancio e Patrimonio

88 115.608 .781,69

istero della GiustiziaMinisteroProcura della Repubblica presso ilTribunale (Giudice Unico di Primo

88 1.,Rß1 .279,51

Grado) di CatanzaroMinistero della GiustiziaProcura della Repubblica presso ilTribunale (Giudice Unico di Primo 86 1ß.619.34$,5S

Grado) di PalermoAzienda Sanitaria Provincialedi Vibo Valentia 78 4.931.877,10____Azienda OspedalieraPugliese- Ciaccio

75 6.858.529,82

Comune di Giarre 63 7.I2s1üü,44Comune di Napoli 62 23.706.664,49Regione Campania 59 33.319.683,56Azienda Ospedaliera di Rilievo 54 26 722 253 56Nazionale Antonio Cardarelii . ,._Azienda Unità Sanitaria Locale

54 8 848 195 14Viterbo , . ,

Comune di Paola 54 6.774.595,76-Azienda Sanitaria Provinciale 52 3 201 636 41di Agrigento . . ,Azienda Sanitaria Usi Roma'C' 49 4.917.251,67Azienda Sanitaria Provincialedi Palermo 46 7,481.206,44

Azienda Ospedaliera Universitaria ___46 7 366 413 17Mater Domini . . ,

Comune di Aci Sant'Antonio 46 667,311,04Ater della Provincia di Roma 45 1.322.688,.30Azienda Sanitaria Locale CN2Alba-Bra 44

_

5.963 .941,75

Provincia di Salerno ------

43 1.577.956,86Aziendaienda Ospedaliera per l'Emergenza 42 4 490 286 78Cannizzaro . . ,

une di Nola ____42- 3.403.885,76Azienda Sanitaria Locale 2

42 943239 450Lanciano Vasto Chieti . ,Comune di Rignano Flaminio 41 811.945,75Azienda Lombarda Edilizia

40 647 194 003Residenziale Milano ,. .

Azienda Usi Roma H di Albano Laziale 39 12.320.319,27fenda 0 ali ra di CosenzaAzienda Ospededaliera di --------39 - ------3 3,085..085.960,28

Azienda Sanitaria LocaleCR1d i Cuneo, Mondovì e Savi ligi iano 39 2.353.584,48

Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti 39 1 352 596 69Villa Sofia Cervello . . ,Comune di Salerno 37 6.198.72742Ministero delle Politiche Agricole,Alimentari e Forestali - Digpai -Dipartimento delle politiche 35 9.549.055.21competitive della qualitàagroalimentare ippiche e della,escaComune di Capua 35 2.523.93684Regione Siciliana - Dip. dei Beni 35 1 465 428 39Culturali e dell'Identità Siciliana . . ,Comune di Grisolia 35 501.22463Azienda Ospedaliera UniversitariaPoliclinico Paolo Giaccone

34 2.071.785,02

Comune di Avellino 32 8.436.431,67Azienda Complesso OspedalieroSan Filo Neri 32 1.692.284,53_Azienda Sanitaria Locale Benevento 1 31 22.827.773,00

.-1------i-a---------------------Commuunened di Catania ---------31 13.4033.27.275,83Azienda Ospedaliera Ospedale

31 738129 38di Circolo di Mele nano ,

Azienda Usi Roma D 30 5.319.793,68Azienda sanitaria Locale - ASL - Asti 29 2.279.44057Comune di Vibo Valentia 28 5.284 .792,31Università degli Studi di Catania 28 153.105,96 _Comune di Maierà 27 368.790,46Comune di San Lorenzo Maggiore 27 67.219,00Regione Abruzzo 26 6.032.772,58Comune di Sciacca 26 677.029,49Comune di Baselice 26 146.184,94______Comune di Pozzallo 25 3.889.506,46Comune di Villa Literno 25 2.292.62441Comune di Sant'Arpino 25 1.237.142,27Comune di Reino 25 222.112,75Azienda Sanitaria Locale n. 6

24 3 309 740 88di Livorno . . ,

Comune di Monreale 24 1088,649,16Regione Siciliana - Dip. della

24 1 074AS6 40Funzione Pubblica e del Personale . ,Comune di Bari 24 325.519,92Comune diMontesilvano 23 3.612254,55Comune di Gaeta 23 1135.66106Ospedale SS. Antonio e Biagio

23 1 089 110 24di Alessandria . . ,

Comune di San Va tentino ToTorio 33 358203,13-----Comune di Isernia

-------22 1.754.623 84

Ministero delle Infrastrutture e deiTrasporti - Direzione Generale del 21 14.486162,00Trasporto Pubblico LocaleComune di Ragusa 21 4.747.302,64Comune di Milazzo 21 3.649.580,92Comune di Maddaloni 21 3.274265,62Comune di Cori 21 1.630.600,76Comune di Portici 21 _860.096,43Comune di Deruta 21 321.423,35

----ProvinciadiSassari ------20 2.203.458,50-Comune di Lusciano 20 497.574,74

Debiti Pa Pagina 5

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r . I risultati del progetto Capaci

Valeria Uva

Il monitoraggio elettroni-co dei flussi finanziari nellegrandi opere pubbliche è l'ar-ma in più per arginare i feno-meni di corruzione e riciclag-gio del denaro che passano at-traverso i grandi appalti. E pro-prio ora si sta passando da unafase sperimentale - durata dueanni - di sorveglianza elettro-nica di alcune opere-test al-l'applicazione universale diquesto controllo a tutte le in-frastrutture strategiche.

Il punto di partenza è il pro-getto Capaci. L'acronimo staper Creating automated proce-dures against criminal infiltra-tion inpublic contractsmavuo-le anche evocare fin dal nomel'obiettivo di proteggere i la-vori pubblici dalle infiltrazio-ni mafiose. A metterlo a puntoè stato, dal 2009, il comitato disorveglianza sulle Grandi ope-re (il Casgo), creato e presie-duto fino a qualche mese fa, dalprefetto Bruno Frattasi, anchegrazie all'accesso a finanzia-menti europei. In pratica suquattro opere simbolo (unatratta della Metro C diRoma,ilprogetto grande Pompei, lava-riante di Cannitello in Cala-bria e, da ultimo, la metro 4 diMilano per l'Expo), è stato atti-vato il pieno controllo di tutti iflussi finanziari in uscita dalleamministrazioni appaltanti fi-no alle tante imprese coinvoltenella realizzazione dei lavori.

La struttura tecnica del pro-getto è stata sviluppata dalConsorzio Cbi (in sinergia conAbi) in collaborazione con ilministero dell'Interno. A lu-glio scorso erano 175 le impre-se monitorate, che hanno svi-luppato un flusso di circa 6.5oooperazioni per oltre 1,2 miliar-di di curo di valore.

Due ifattori chiave intornoa cui ruota il progetto: ilcontocorrente dedicato, riservato

Grandi operesotto controllocon il Sepa

cioè ai flussi finanziari legati

alla singola opera, e il bonifi-

co Sepa, l'unico mezzo di pa-

gamento ammesso fin dalla

partenza di Capaci, nel 2009,

per i rapporti finanziari tra Pa

e appaltatori, che è diventato

obbligatorio solo dal 1° feb-

braio 2014.

Unavolta immesso ilbonifi-co nel circuito bancario si ge-nera un rapporto di esito checonfluisce nellabanca dati ge-stita dal Dipe (Dipartimentoperla programmazione e il co-ordinamento della politicaeconomica). «Il vantaggio -spiega il prefetto Frattasi - èche gli investigatori possonofare qualsiasiricerca o interro-gazione senza spostarsi, erico-struire in tempo reale il flussodi denaro sia in partenza che inarrivo». Di fatto - sottolineanodal consorzio Cbi - non è ne-cessario che l'investigatoreacceda presso le banche, masono quest'ultime a mettere adisposizione il dato che vieneaggregato automaticamente erappresentato secondo moda-lità prestabilite (per esempioper operazioni superiori a cer-ti importi, per piazze finanzia-rie, per categorie di destinata-ri). Tutte richieste che gli isti-tuti di credito soddisfano fa-cendo leva su assetpreesistenti (strumenti finan-ziari e reti informatiche).

Il sistema può rilevare pos-sibili anomalie nei flussi finan-ziari e segnalarle alle agenzie

investigative, generando deglialert. Ma la banca dati non hasolo funzioni investigative: difatto, attraverso il monitorag-gio dei pagamenti alle impre-se, tiene sotto controllo anchel'avanzamento delle opere.

Il progetto ha funzionato alpunto che oggi è, di fatto, ap-plicato a tutta la rete degli ap-palti. Dal 2010, infatti, la leg-ge 136 ha esteso a tutti gli ap-palti pubblici - e non più soloalle grandi infrastrutturestrategiche - l'obbligo per leimprese di creare un contocorrente dedicato alla singo-la opera e di registrare entra-te e uscite con mezzi traccia-bili (anche se in questo casooltre al bonifico sono am-messi pure gli assegni).

Capaci è poi uscito dalla

GLI OBIETTIVIUna lente sui flussi finanziarirelativi ai grandi appaltiin modo da arginarei fenomeni di corruzionee di riciclaggio

sperimentazione con il decre-to legge 90.1`2014 che damaggioscorso ha esteso il meccani-smo a tutte le infrastrutturestrategiche.

Il progetto è stato presenta-to anche a livello europeo (Pa-esi interessati Germania eSvizzera) ed è ora replicato inCroazia.

«Sappiamo che negli appal-ti la falsa fatturazione è unodei metodi con cui si alimentala corruzione - conclude Frat-tasi - sicuramente la piena tra-sparenza dei flussi finanziarirappresenta un argine a que-sto fenomeno».

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Flussi sorvegliai . baro 4 di Milano è trai lavori super-monitorati

1. ] ` r i

Controvalore transazioniIn cinque anni sono statecontrollate attraverso ilprogetto Capaci più di 6milaoperazioni bancarie relative aquattro grandi opere (M4 diMilano, Metro C di Roma,grande Pompei evariantediCannitello) per un valore chesuperai I miliardo di euro

reseCoinvolteSi tratta di appaltatori esubappaltatori coinvolti a variotitolo nell'esecuzione dellequattro grandi infrastrutturepilota del Progetto Capaci esoggette al monitoraggiofinanziario sui conti correntidedicati alle singole opereaperti per l'occasione

2CInizio sperimentazioneCon il protocollo firmato cinqueanni fa da Roma metropolitanee aziende esecutrici ha presoavvio il monitoraggio dei flussifinanziari su una grande opera.I l cantiere sotto osserv azioneera quello della metro C diRoma, nella tratta T5. Oggi ilmonitoraggio è diventatoobbligatorio su tutte le grandiopere

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COPERTINA

j][11 111"MilPer mettere al sicuro il Paese, con l'80 per cento dei comuni a rischiodi calamità e un clima estremo cronicizzato, occorrono40 miliardi di euro. Peccato che non ci siano. E si comincia a pensareche l'unico modo per uscirne sia obbligare tutti i cittadini ad assicurarsi.

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COPERTINA

Eventi estremi, così li chiamala scienza, che si ripre-sentano ogni anno con la puntualità di una cambia-le. Estremi nella loro intensità, ordinari ormai nellaloro frequenza. E mentre il disastro di fango e acquaha innescato nel governo una seconda frana di accusee scaricabarile, e rischia di ingoiare anche i contipubblici, una cosa è certa: questo meteo «eccezionale»sembra diventato assai normale.

Colpa dei cambiamenti climatici planetari? Èpresto per dirlo, avvertono gli scienziati. Non è chepiova dipiù rispetto al passato. Anzi, se vogliamoessere pignoli, negli ultimi 50 anni in Italia, per citareuno studio Enea, «il numero complessivo dei giorni dipioggia su tutto il territorio nazionale è calato di circail 14 per cento». È che piove in modo diverso. Le piog-ge sono più violente e concentrate: in pochi giorni, suuna sola area, precipita tanta acqua quanta ne cadein genere in un anno.

Ma il maltempo, nel caso dell'Italia, davveroaggiunge solo «l'ultima goccia». A rendere il nostroPaese un luogo dove i morti per alluvioni e frane sono(contabilità degli ultimi 50 anni) quasi 10 mila, eil danno perle calamità idrogeologiche, dal 1944 aoggi, ha superato i 61 miliardi di euro, è il modo in cuiè fatto il territorio: lungo, stretto, per il 75 per centocostituito da montagne e colline, con il 10 per centodella superficie a rischio idrogeologico.

Una vulnerabilità strutturale. Cronicizzata dauna disinvolta cementifrcazione e dalla mancatariqualificazione del territorio. E date queste premesse,eventi estremi sempre più frequenti su un territoriosempre più fragile, il risultatosi riassume in treparole: non ne usciamo. Certo, dopo la sarabanda dipolemiche tra governo e regioni, si è deciso unpianoantidissesto di 9 miliardi di euro peri prossimi 6anni; più 700 milioni per rimediare all'ultima emer-genza; e i comuni colpiti potranno derogare dal Pattodi stabilità. Ma i soldi per la prevenzione (soprattuttose malspesi o non spesi affatto come è stata finora laregola) difficilmente potranno bastare.

E soprattutto, da dove tirare fuori i 40 miliardidi euro (la stima dei Piani di assetto idrogeologico)per mettere in sicurezza il Paese? Sarà inevitabile,come già fanno vari paesi europei, ricorrere a polizzeobbligatorie per tutti i cittadini contro maltempo ecalamità naturali. L'unica alternativa che resta alloStato per non dover spendere, anziché 40 miliardiprima (fingiamo che ci siano?) 140 miliardi per ripa-rare, dopo e malamente, i danni.

di Carmelo Abbate,

Laura Maragnani,

Luca Sciortino

n clima impazzito?Ben 540 millimetri di pioggia caduti in 24 orein Veneto nell'ottobre 2011; 500 millimetriin 5 ore a Genova nel novembre 2013; 400millimetri in 24 ore in Sardegna nel settembre

2014; 395 millimetri in 24 ore a Genova nel novembre 2014.Quantità di pioggia che corrispondono a un terzo di quella ca-duta in media in un intero anno . Gli eventi meteo estremi sonoaumentati? E saranno sempre più frequenti?

Dal punto di vista scientifico , eventi localizzati nel tempo comequelli citati non sono statisticamente significativi . Le risposte piùesaurienti le danno alcuni studi dell 'Isac (Institute of atmosphericsciences and cimate) del Cnr pubblicati sull'Intemational Journalof Climatology. Una di queste indagini ha esaminato gli ultimi 120anni (o 180 anni a seconda della zona ) di piogge nel nostro Paese.Michele Brunetti , uno degli autori , riassume i risultati : «Abbiamoosservato un calo delle precipitazioni totali e dei giorni piovosisul territorio nazionale , ma un aumento dell'intensità, cioè deimillimetri per giorno piovoso . Gli eventi ad alta intensità eranoconcentrati nel nord-est».

L'intensificazione delle piogge nel Mediterraneo appare unfatto probabile nelle prossime decadi: secondo il Journal o fClimate, la frequenza di eventi estremi crescerà nei prossimidecenni se gli scenari di aumento della temperatura descrittidall'Ipcc (Intergovernmental panel on climate change) dovesseroverificarsi . Uno degli autori dello studio, Silvio Gualdi, direttoredella divisione servizi del clima del centro Euro-mediterraneo suicambiamenti climatici , sostiene : «Differenti modelli prevedono uncalo delle precipitazioni e un aumento della frequenza di pioggeintense . Non significa che nei prossimi 10 anni gli eventi estremidebbano sempre aumentare : un arco piccolo di anni è modulatodalla variabilità naturale». Sempre secondo i modelli, più in là siandrà nel tempo più il cambiamento sarà visibile.

Nella continua emergenza idrogeologica , il clima non è tuttavial'imputato principale. Sostiene Luca Mercalli , presidente dellaSocietà meteorologica italiana : «L'intensificazione delle pioggeè un fatto ancora non chiaro dal punto di vista statistico; ma laragione delle continue alluvioni si deve soprattutto alla cementi-ficazione del territorio . Registriamo più danni perché, rispetto acent 'anni fa, un evento estremo ha più probabilità di colpire cosee persone . Siamo più vulnerabili a causa dell'aumento vertiginoso

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AREE A ELEVATA CRITICITÀPER RISCHIO IDROGEOLOGICO

Fonte: Mattm

Comuni interessati 6.633Superficie delle aree29.517 kmq

O

NUMERI DA PAURA

9,8% della superficienazionale è ad alto rischio

idrogeologico.

8 comuni su1Oa rischioUna scuola su 10

è in potenziale pericolo:6.400 edifici scolastici

sorgono su aree vulnerabili.

6.180 punti di criticità perfrane lungo la rete stradale

principale (autostrade,superstrade, strade statali,

tangenziali e raccordi).

1.862 punti critici lungo i 16mila km di rete ferroviaria.

della popolazione e delle infrastrutture».Dall'agricoltura arrivano segnali più chiari di un cambiamento

meteorologico e climatico. «Negli ultimi anni c'è stata una costantecrescita nella quantità di danni all'agricoltura» afferma RolandoManfredini, capo area responsabile qualità della Coldiretti. «Inalcune aree vi sono state piogge più intense e siccità più prolun-gate; e dal punto di vista climatico si percepisce una sofferenzadi alcune specie di piante in aree dove prima erano endemiche».Lorenzo Bazzana, responsabile del settore tecnico ed economico,fa alcuni esempi: «Quest'anno abbiamo avuto un calo del 35 percento per l'olio di oliva, del 15 per il vino e del 4 per il grano duro.Nel complesso la perdita per la difesa delle colture, le perditeproduttive e lo stravolgimento nei consumi è di 2,5 miliardi».

Suolo sempre più fragileOsserviamo il cielo, ma il problema è sotto i nostri piedi. Basta

lasciare parlare le cifre: il 10 per cento del territorio è a rischioidrogeologico, una superficie che interessa l'80 per cento dei co-muni. Le persone esposte al pericolo potenziale sono 6 milioni.Potenziale ma non troppo: negli ultimi 100 anni abbiamo avutooltre 4 mila frane e alluvioni, con 12 mila vittime.

E il quadro appare sempre più nero. Gli esperti hanno ag-giornato le previsioni, calcolando in circa 2 milioni le località arischio (10 mila esposte a pericolo elevato). Un rapporto europeosu Nature Climate Change lancia un allarme che sarebbe meglionon ignorare: alluvioni e inondazioni potrebbero raddoppiareentro il 2050 con un impatto economico in crescita del 500 percento, fino ad arrivare a 23,5 miliardi l'anno. Il dato si riferisceall'Europa, ma se teniamo conto che il 68 per cento delle franesu scala continentale interessa l'Italia, ecco che le proiezioni ciassegnano, per il 2050, un conto di 10 miliardi l'anno tra costidiretti e indiretti provocati da disastri idrogeologici.

L'ultimo rapporto Ance (Associazione nazionale costruttoriedili) e Cresme (Centro ricerche economiche, sociologiche e dimercato) punta il dito sulla mancata manutenzione del territorio. Ilrapporto ha quantificato i lavori per la prevenzione delle situazionidi dissesto idrogeologico nel periodo 2002-2012: 13.483 interventiper un volume d'affari complessivo di 6,2 miliardi di euro. Sembratanto? Rispetto all'intero mercato delle opere pubbliche, rappre-senta il5 per cento per numero di interventi.

È drastico Fausto Guzzetti, direttore dell'Istituto di ricerca per

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COPERTINA

Fonte Polaris-Irpi-Cnr-Ansa

PIOGGE IN CIFRE

12.690 fra morti dispersie feriti negli ultimi 100 anni,

oltre 700 mila sfollati a causadel dissesto idrogeologico.

oltre 4 mila i morti per franee alluvioni dal 1960.

293 mortifra il 2002 e il 2014

CONSUMO DEL SUOLO

6.153.860 abitantipopolazione espostaad alluvioni in Italia

considerando lo scenariomassimo atteso (aree a

criticità idraulica con tempodi ritorno fino a 500 anni).

12.263 chilometri quadratiaree italiane ad alta criticità

idraulica (rischio moltoelevato di alluvioni).

23.903 km2aree a rischio moderato.

Ai "*1 6,9%n n n n n n n n

Oggi

2,80n n n n n

Anni 60

la protezione idrogeologica del Cnr. «Non si può difendere ciòche è stato costruito nelle zone in cui il territorio è fragile. Se nonvogliamo più morti, dobbiamo spostare gruppi di costruzioniun po' ovunque nel Paese, e nei casi estremi avere il coraggio diabbatterle. Tenendo conto che non stiamo parlando di edifici dipregio come il Palazzo degli Uffizi di Firenze, per intenderci».

«Se guardiamo ai dati, è chiaro che le cause sono da cercarsisolo per il 10-20 per cento nel clima, il resto è dovuto all'usoscellerato del territorio» conferma Nicola Casagni, ordinario digeologia applicata al dipartimento di scienza della terra dell'U-niversità di Firenze.

l :Italia è il Paese con il tasso di natalità tra i più bassi d'Europa,ma in quello di consumo del territorio non ci batte nessuno. Tantoper avere un'idea, la Liguria negli ultimi 20 anni ha inghiottito il45 per cento della superficie libera dal cemento. Dal 2001 al 2006il Veneto ha costruito abitazioni per il triplo del numero dei suoiabitanti. Dal 1954 a oggi si sono consumati 8 metri quadrati disuolo al secondo, 70 ettari al giorno, pari a 100 campi di calcio. Enon hanno aiutato i condoni edilizi, in media uno ogni 10 anni,che hanno sanato 4 milioni e 600 mila abusi (dal 1948 a oggi) perun totale di 800 milioni di metri cubi di volumi edificati.

Non è facile invertire la rotta, soprattutto in un periodo dicrisi economica. «I comuni si ritrovano con le casse vuote oimpossibilitati a spendere» afferma Casagni. «La prima cosa chefanno quando hanno bisogno di soldi è rilasciare concessioniedilizie per incassare oneri di urbanizzazione». Oneri destinati alterritorio ma che finiscono per pagare gli stipendi dei dipendenticomunali. «Bene allentare il patto di stabilità. Allo stesso tempovanno obbligati i comuni a usare gli oneri di urbanizzazione soloper le opere di prevenzione e difesa del suolo».

#italiasicura«Fino al 2006 avevamo una media di 10-15 eventi meteo estre-

mi l'anno. Nel 2013, 352. Nel 2014 abbiamo superato i 500. Non èpiù possibile parlare di eventi eccezionali: ormai sono ordinari».Roma, largo Chigi, secondo piano, Struttura di missione controil dissesto idrogeologico. A Erasmo D'Angelis, ex sottosegretarioai Trasporti, Matteo Renzi ha affidato #italiasicura. Che non è unhashtag, ma una rogna vera: rimediare a 70 anni di distruzionesistematica del territorio e a un caos burocratico dove 3.600 entidiversi si sono rimpallati competenze e responsabilità fino allostremo, riuscendo a bloccare perfino quei pochi progetti per cuisi erano trovati i finanziamenti.

Basta dire che nei cassetti, dice D'Angelis, «abbiamo trovato2,3 miliardi già stanziati ma mai spesi», contando i 420 milioniper Sarno (alluvione del 1998), gli 80 milioni per l'Arno (fermi

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Dissesto idrogeologico Pagina 11

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EVENTI ESTREMI IN ITALIA NEGLI ULTIMI ANNISolo nel 2014, gli eventi meteorologici estremi nel nostro Paese hannosuperato i 500 (fino al 2006 la media era 10-15 l'anno).

GARGANOsettembre

2014

242,5 miliardi di euro costocomplessivo dei danni provocati

in Italia da frane, alluvionie terremoti. 61,5 miliardi

di euro solo per le calamitàidrogeologiche.

1 miliardo di euro stima dei dannicausati dal maltempo

in Italia dall'inizio dell'autunno.

2 milaepisodi di dissesto

idrogeologicoin Italia

dal 2002 a oggi.

26 novembre 2014 I Panorama 77

Dissesto idrogeologico Pagina 12

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COPERTINA

in cassa dal 2005), i 30 per il Seveso (esondato 9 volte solo nel2014). Ora tocca alla sua struttura pianificare e coordinare 7mila cantieri da aprire entro il 2015, con una spesa di 9 miliardi,che il governo assicura «veri e pronti da spendere» nei prossimi6 anni, passando da una spesa di 50-200 milioni l'anno per ladifesa del territorio a una media di 1,5 miliardi. Soldi benedetti,secondo l'Ance: ogni miliardo investito creerà 23 mila posti dilavoro, per il Paese potrebbe iniziare un new deal.

«Siamo uno dei paesi a più alto rischio idrogeologico delmondo, con un territorio cementificato in maniera insensata».Con costi enormi, in termini di vittime ed economici. Il dete-rioramento del territorio incide sul bilancio dello Stato per 3,5miliardi l'anno. Cifra sottostimata: ci sono danni per centinaiadi milioni che non conteggiati perché, magari, avvengono achilometri di distanza, dove l'emergenza non è stata dichiarata.

Dall'alluvione di Firenze (1966) a oggi abbiamo speso 168miliardi per ricostruire case, fabbriche, autostrade, ferrovie,reti idriche ed elettriche il cui danneggiamento ha causato altricosti e ritardi. Una spesa, dice brutalmente D'Angelis, che «nonpossiamo più permetterci».

L'ITALIA CHESPROFONDA

tttttttt1 milione 989 mila abitanti

popolazione espostaa fenomeni franosi

(ossia al rischio di morti,dispersi, feriti, evacuati).

Faresti assicurarela tua casa controdisastri e calamitànaturali?DP la tua sullapagina Facebookdi Panorama.

78 Panorama 126 novembre 2014

Ognuno deve fare la sua parteSe il Paese è «una penisola-catalogo di rischi naturali», come

avverte l'home page di #italiasicura. Se i soldi in cassa per risar-cimenti sono pochissimi. Se per risanare il territorio occorrono40 miliardi, e possiamo contare sì e no su 9. Allora è il momentodi cambiare non solo passo, come promette il governo, maanche mentalità: «Bisogna stringere un nuovo patto sociale traistituzioni e cittadini per rendere resilienti le comunità, i centriurbani e il "Sistema Paese"». Questo è Franco Gabrielli, capo deldipartimento Protezione civile, appena atterrato a Roma dopoi sopralluoghi nel Nord allagato.

Ha la voce esausta: «Qui ognuno deve fare la sua parte. E cideve essere una condivisione di criteri, regole, norme di com-portamento. Allo Stato spettano le opere di difesa del suolo,il consolidamento dei versanti e degli argini, le dighe. Ma c'èanche una prevenzione non strutturale di cui i cittadini devonodiventare protagonisti. Abbiamo assistito a una perdita intolle-rabile di vite umane dovuta a comportamenti che aumentanol'esposizione al rischio. Basta con la gente che annega perchédeve salvare il motorino in garage, o perché sale in auto e si infilain un sottopasso quando già l'alluvione è in corso».

Gabrielli lo ripete ogni volta che ha un'audizione in Par-lamento: servono investimenti e manutenzione, ma anche laformazione dei cittadini. La difesa del suolo, ma anche unacultura dell'autodifesa. Se i sindaci non hanno uno stracciodi piano locale di emergenza, «i cittadini lo pretendano». E la

Dissesto idrogeologico Pagina 13

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ALESSANDRIA 16 novembre 2014

responsabilizzazione deve essere anche sul piano economico.Perché non si può più pensare di intervenire sui danni solo coni soldi dello Stato: «Non si può prescindere da un interventoassicurativo».

GENOVA 11 novembre 2014

CARRARA 6 novembre 2014

Assicurarsi è d'obbligoDa anni, lo Stato annaspa sui risarcimenti postcatastrofe.

Il Fen, il Fondo per le emergenze nazionali, è allo stremo. Peril 2014 era stato rimpolpato con una cinquantina di milioni,ora in cassa non c'è più un euro. Al grido di «lo Stato non puòaccollarsi tutto» è stato riesumato un vecchio tavolo apertonel 2003: quello con l'Ania, l'associazione delle compagnie diassicurazione, che da anni puntano al business del cosiddetto«rischio catastrofale».

Un business diffuso «dagli Stati Uniti al Giappone, dallaSpagna alla Francia» dove, secondo Aldo Minucci, presidenteAnia, già esistono accordi per ripartire «fra Stato e assicuratorila responsabilità del risarcimento». Lo Stato pone un tetto alrisarcimento dei danni, per esempio il 50 per cento, il resto vacoperto con una polizza ad hoc. Lo Stato «beneficerebbe di unariduzione del costo dei risarcimenti», mentre i privati, «conuna spesa ragionevolmente contenuta, potrebbero contare surisarcimenti certi e tempestivi».

Fin qui la teoria. Che piace al governo: con l'Ania sta trattan-do su due tipi di polizza (il rischio sismico e alluvioni e frane),il cui costo (si ipotizzano 150 euro) potrebbe essere detrattodalla dichiarazione dei redditi. Polizza obbligatoria o facoltati-va? Nel primo caso rischierebbe di essere percepita «come unanuova tassa sulla casa» ammette Minucci. Non solo. Come lametteremmo con milioni di abitazioni costruite nelle zone a piùalto rischio idrogeologico, per esempio vicino agli alvei di fiumisoggetti a straripamento? Verrebbero assicurate a costi più alti?

Il tavolo a Palazzo Chigi è aperto, ma la tendenza è chiara.Lo si è visto in Europa. Per l'agricoltura, la nuova Pac (la Politicaagricola comune della Ue) punta sul ricorso a polizze multiri-schio, con incentivi per chi si assicura (sono stati stanziati 1,6miliardi di euro dei fondi europei 2014-202) e niente rimborsi perchi non lo fa. Nel 2013 si sono assicurate 100 mila aziende, perun valore di 7 miliardi di euro (vino, cereali, ortofrutta), pagandopremi per 361 milioni e ottenendo risarcimenti per 280. Ma c'èun però: obbligatoria o incentivata, nella realtà «per i consorzidi agricoltori la contrattazione con le compagnie è sempre piùdifficile e onerosa» spiega Paola Grossi, capo ufficio legislativodi Coldiretti. Trenta, cinquanta pagine piene di cavilli, codicilli,eccezioni, mille variabili diverse. Prima sommersi dal fango,poi dalle carte. n

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26 novembre 2014 I Panorama 79

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Da modificare il testo varato dal Consiglio superiore

Norme tecniche, prontele correzioni di LupiGiuseppe Latour

Il lavoro di revisione delleNorme tecniche per le costru-zioni (Dm 14/1/2008) non si èchiuso con il passaggio davantial Consiglio superiore dei lavoripubblici. Il testo che aggiornaleregole per la realizzazione dellestrutture degli edifici nel nostropaese è stato appena licenziato,dopo un percorso di circa quat-tro anni, dal massimo organo diconsulenza tecnica del ministe-ro delle Infrastrutture.E adesso,stando a voci interne al Gover-no, è proprio il Mit che si prepa-ra arimettere tutto in discussio-ne. L'impianto dell'aggiorna-mento, per gli uffici di MaurizioLupi, è troppo conservatore: bi-sogna rimaneggiarlo. Nel miri-no c'è soprattutto il capitolo 8,che riguarda i materiali.

Il processo di revisione delleNtc2008, attualmente invigore,è partito a fine 2010 ed è andatoavanti presso il Consiglio supe-riore fino al 14 novembre scor-so. Dopo un'infinità di rinvii, èarrivato il tanto atteso parere.Nonostante il lavoro di anni, pe-rò, quel testo viene giudicato damolti esperti un compromessoal ribasso in diversi passaggi.

I punti controversi alla vigi-lia erano due. Il primo riguarda-vagli edifici esistenti.Il C slp, al-lafine,hascelto di differenziarein alcuni casi i criteri di sicurez-za antisismica dei fabbricatinuovi da quelli dei vecchi. Ilmotivo è che, utilizzando glistessi parametri per tutti, si im-ponevano regole inapplicabiliall'esistente, perché troppo co-stose. Così, nell'impossibilitàdi rispettarle, spesso non ci siimbarcava neppure negli ade-guamenti antisismici. Se suquesto punto è statatrovataunasoluzione piuttosto apprezza-ta, nel mirino resta, soprattutto,la seconda questione, rimastainvece completamente irrisol-

ta. Riguardai materiali da usareper le strutture: con le regole invigore è molto difficile immet-tere sul mercato e usare prodot-ti innovativi, spesso diffusi intutto il mondo, come le fibre.

Così, il ministero delle Infra-strutture sta pensando di inter-venire. Le Norme tecniche, in-fatti, chiuso il lavoro del Consi-glio superiore, adesso dovran-no passare da un decreto delMit, previo parere di Interni,Protezione civile, ConferenzaStato-Regioni e commissioniparlamentari competenti. Percompletare questo giro serviràalmeno un anno. In questi me-si, allora, sono almeno tre leipotesi di modifica allo studio.

Coefficienti soft perii legno,prodotti innovativi,niente standard più severidelle regole deciseda Bruxelles

Le regole quadro® Le Norme tecniche perlecostruzioni, varate nel 2008,sono il testo base perlarealizzazione di strutture nelnostro paese. Definiscono, trale altre cose, i criteri disicurezza degli edifici e lecaratteristiche dei materialiper realizzarli.

Eurocodici® Sono le norme comunitarieche regolano la progettazionedi strutture, usate dai tecnicidi tutta Europa. In alcunipassaggi, come nel caso dellegno, prevedono coefficientidi sicurezza più bassi dellenorme italiane.

La prima riguarda proprio laqualificazione dei prodotti peruso strutturale. Rispetto al si-stema attuale, serviranno mec-canismi di flessibilità: bisognafacilitare la diffusione di pro-dotti innovativi che non sonoancora coperti da una specificaregolamentazione. "Già oggi -dicono fonti interne al Gover-no - è per irrazionalitàburocra-tiche di questa natura che alcu-ni produttori stanno delocaliz-zando all'estero".

Il secondo affondo riguarde-ràil legno per uso strutturale. Iltesto approvato il 14 novembreha, nella sostanza, confermatoper questo materiale gli stessicoefficienti di sicurezza delleNtc 2008. Questi coefficientidefiniscono lo spessore deglielementi portanti (travi e pila-stri) e, al momento, nel nostropaese sono più alti che nelrestod'Europa. Un appesantimentoingiustificato, soprattutto seletto insieme all'articolo 14 deldecreto Sblocca Italia in mate-ria di overdesign: qui il Gover-no attacca proprio le norme ita-liane che impongono aggravirispetto ai corrispettivi comu-nitari. Servirà, allora, un decisopasso in avanti. I coefficientisaranno ridotti, per allinearsiagli Eurocodici.

Ma il tema dell'allineamentoagli standard europei non ri-guarderà solo il legno. E siamoal terzo punto. Nell'aggiorna-mento delle Ntc sono "ingiusti-ficatamente aumentati nume-rosi coefficienti di sicurezza",dalle fondazioni superficialinel capitolo della geotecnicaad altri casi. L'esecutivo temeche questo appesantimentopossa portare aumenti ai costidelle opere pubbliche, senzaincrementare in maniera realeil livello di sicurezza delle no-stre costruzioni.

El RI PRO DUZION E RISERVATA

Norme Tecniche Pagina 15

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11 presidente dell'(_Igrc, Luigi Capuo.=o, c,onnnenta le scelte dell en.te di previdenza

investimenti trasparentiCasse ,

I ragionieri sce lgono la gara europea per la gestionerasparenza e investi-menti nel futuro delleCasse di previdenza.A partire da quella

dei ragionieri, che si sta im-pegnando in tal senso conprovvedimenti innovativiper l'Ente e per gli iscritti.Luigi Capuozzo, presidentedell'Ugrc, Unione commer-cialisti ed esperti contabilidi Milano, fa il punto sullasituazione dell'Istituto pre-videnziale guidato da LuigiPagliuca.

Domanda . Presidente,in queste settimane si èparlato della Cassa ragio-nieri prevalentemente permotivi che sono legati allacronaca. Qual è la posizio-ne dell 'Ugrc in merito?

Risposta . Della vicendaSopaf se ne sta occupandola magistratura e tengo aribadire la massima fiducianei confronti dell'operatodegli inquirenti. Quello checonta, intanto, è cercare dimigliorare e di individuarenuove modalità che possanoevitare il ripetersi di quanto

avvenuto. Il nuovo consi-glio di amministrazioneha già da qualche meseavviato un'azione legataal raggiungimento di unamaggiore trasparenza. Ilmio pensiero va all'inizia-tiva intrapresa dalla nuo-va governane guidata daLuigi Pagliuca di applica-re un innovativo modellodi investimenti mobiliari,con una gara europea concui la Cassa selezioneràcinque diversi gestori pergli investimenti. Si trattadi una modalità che nonpuò che incontrare il mio

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Luigi Caprsozzo

favore, in quanto la Cassa po-trà esercitare una maggiorevigilanza sulle performancee potrà anche sostituire igestori meno performanti.Ma, al di là dei risultati eco-nomici, che sono comunquefondamentali, un'iniziativadi questo tipo è importanteproprio perché rende il nostroIstituto previdenziale un pa-lazzo di vetro nel quale gliiscritti potranno affacciarsicon maggiore tranquillità.

D. La sentenza 24221

della Corte di cassazioneha dato ragione alla Cassaragionieri in merito allaquestione del pro rata. Ilprincipio può essere atte-nuato per motivi di inte-resse generale costituzio-nalmente rilevanti, e traquesti c'è l'esigenza degliIstituti previdenziali diassicurare l'equilibriofinanziario nel lungo pe-riodo.

R. Una Cassa di previden-za, dove le risorse economiche

non sono infinite, deve potertutelare i diritti di tutti i suoiiscritti e futuri pensionati.Deve mantenere in equili-brio il fondo e garantire lepensioni future. Non possonoessere sempre e solo i giovania dover pagare le colpe di unsistema che in passato è statotroppo generoso, creando deiprivilegi ad oggi insostenibi-li. Nel corso di questi decennila situazione nel nostro pae-se è cambiata radicalmente,sono state fatte modifichelegislative sia nel sistemaprevidenziale privatizzatoche in quello pubblico. Sonostati fatti sacrifici enormi.Per questo ritengo che la de-cisione della Cassazione siapregna di buon senso e vedaprevalere ragioni di diritto,ovviamente.

D. Ê indubbio che in que-sti anni la crisi economi-ca ha messo in ginocchiomolti professionisti, tracui ovviamente gli iscrit-ti alla Cassa . Secondo leanalisi del centro studidell 'Adepp, l'Associazio-ne che riunisce gli enti

previdenziali privati, nel2013 circa 360 mila profes-sionisti under40 hanno vi-sto scendere i loro redditimedi sotto la soglia dei 25mila curo annui.

R. Molti colleghi vivono unperiodo di difficoltà che si ri-flette spesso nell'impossibilitàdi poter pagare i contributi. Eil fenomeno ovviamente coin-volge soprattutto i giovaniche non sono ancora riusciti acostituirsi una clientela con-solidata. So che il consiglio diamministrazione della Cnprrenderà nota la possibilità diuna riscossione dei contribu-ti agevolata. A breve, inoltre,anche gli iscritti di Cassaragionieri potranno fare unacompensazione tributaria conF24: se un iscritto ha dei cre-diti nei confronti della pubbli-ca amministrazione (per l'Ivao altro) potrà utilizzarli perpagare i contributi. Inoltre èallo studio un potenziamen-to della possibilità di poterversare i contributi tramitela carta di credito conven-zionata, attraverso la Bancapopolare di Sondrio.

Previdenza professionisti Pagina 16

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Enti,, investimenti rilanciatigrazie allindebitamento

Per rilanciare gli investimenti dei comuni si torna a farleva anche sulla possibilità di ricorrere all'indebitamen-to. Gli emendamenti al ddl stabilità 2015 approvati neigiorni scorsi, infatti, concedono nuovi spazi ai sindaci perattingere al mercato dei capitali. Inoltre, viene previstolo stanziamento di un fondo statale ad hoc per la conces-sione di contributi in conto interessi. Il primo coirettivomodifica nuovamente l'art. 204 del Thel, oggetto di conti-nue riscritture negli ultimi anni: dal 1° gennaio, i comunipotranno indebitarsi a condizione che l'importo annualedegli interessi passivi, sommato a quello delle operazio-ni in essere (mutui, prestiti obbligazionari, aperture dicredito, garanzie fideiussorie) e al netto dei contributistatali e regionali in conto interessi, non superi il 10%delle entrate relative ai primi tre titoli del rendiconto delpenultimo anno precedente a quello in cui viene previstal'assunzione del nuovo debito. Attualmente, invece, il tet-to è fissato all'8%. Oltre ai comuni, la modifica interessaanche gli altri enti locali (unioni, comunità montane ecc.),non invece (se non marginalmente) le province. Questeultime, infatti, dal prossimo 1° gennaio incapperanno neldivieto di ricorrere a mutui per spese non rientranti nellefunzioni concernenti la gestione dell'edilizia scolastica, lacostruzione e gestione delle strade provinciali, nonché latutela e valorizzazione dell'ambiente. Il ricorso al mercatodei capitali, inoltre, è incentivato anche dalla previsionedi un fondo statale (125 milioni nel 2016,100 per ciascunanno dal 2017 al 2020) per la concessione di contributi inconto interessi agli enti locali a valere su operazioni diindebitamento attivate nel 2015 (con ammortamento adecorrere dal 2016). Ovviamente, la possibilità di accen-dere nuovi prestiti dovrà essere attentamente valutataalla luce dei vincoli del Patto di stabilità interno: al fini delcalcolo del relativo saldo, infatti, le entrate da indebita-mento non rilevano, mentre le spese di investimenti corre-late sì. Ciascun ente dovrà valutare i margini di manovradisponibili alla luce, da un lato, della prevista riduzionedegli obiettivi, dall'altro, dell'inclusione nei conteggi delfondo crediti di dubbia esigibilità. In ogni caso, si trattadi una vistosa correzione di rotta rispetto al recentepassato. Basti citare, al riguardo, l'art. 8, comma 3, del-la legge 183/2011 che ha imposto un obbligo in tal sensoa carico degli enti con un livello di indebitamento procapite superiore alla media, Tale previsione è rimastalettera morta, non essendo mai stato approvato il dmministeriale attuativo.

Matteo Barbero

Legge di stabiità Pagina 17

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Nel 2015 il mercato crescerà dell'1,1% dopo otto anni di discesa

Ediliafieri dalla crisicon il recupero- , boomRapporto r :+ ,% per il rinnovo, -, il nuovoGiorgio SantiniROMA

A portare fuori dalla crisil'edilizia nel 2015 sarà il mercatodel recupero che crescerà del3,5% mentre per le nuove co-struzioni resta una previsionenegativa di -3,40.1122° Rappor-to sulle costruzioni del Cresme, presentato la settimana scorsaa Milano, conferma la svolta,con una previsione di crescitaperilmercato complessivo del-l'1,1% dopo otto anni consecuti-vi di flessione.

Il mercato del «riuso» siconferma in Italia largamenteprevalente, circa il 7o% delmercato complessivo: 118 mi-liardi nel 2014 di cui 82 miliardidi manutenzione straordina-ria e 36,3 miliardi di manuten-zione ordinaria.

Il 2014, nonostante i segnalipositivi di inizio anno, chiuderàcon segno negativo a -2,9%. Peril Cresme è «una grande delu-sione» perché «le attese eranomolto più ottimistiche». «C'èstata una gelata da giugno inavanti - spiega il direttore delCresme, Lorenzo Bellicini - chea sorpresa ha riguardato ancheil recupero abitativo incentiva-to con ibonus fiscali del 65 e del50 per cento, uno dei grandi mo-tori del mercato di questi anni».

Fatto sta che il quadro di sin-tesi finale dell'anno in corsoresta fortemente negativo conuna caduta del mercato del2,9%, dato da una flessionedelle nuove costruzioni del1o,6% e da un dato positivocontenuto all'1,7°o per gli inve-stimenti in rinnovo.

Ipicchi negativi del 2014 sonoancora una volta per le nuovecase (-14,5%) e per gli edificinon

residenziali(-11,9°o per gliinvestimenti privati e -4,9% perquelli pubblici). Caduta verticale anche per le opere pubbli-che (-6%). In controtendenzainvece, nell'ambito del mercatodel rinnovo, gliinvestimentinegli edifici non residenziali pubblici, in calo del 3,3% e, ancoraunavolta,quelli delgenio civile,con-3,5per cento.

A spingere sulla ripresa del2015 - dice il Cresme - ci sarà invece, insieme al rinnovo, ancheil settore delle opere pubblicheper cui l'istituto di ricerca ac-credita una crescita del2°%°. An-che qui parliamo di un compar-to in caduta da otto anni, fm dal2005, con l'eccezione del 2007,quando fece registrare una leg-gera crescita dello 0,5°i°.

«Il nuovo quadro degli inve-stimenti in opere pubbliche -

spiega il Rapporto Cresme - si cancellando le vecchie pendenze, consente di mettere inbasa sui nuovi documenti di ficampo le risorse aggiuntivenanza pubblica, sui bilanci an-

nuali consolidati e sulle relazio-ni semestrali delle principali Fin qui i dati. Ma il Cresme si

sforza ancora una volta di metimprese pubbliche e privatetere in guardia gli operatori delche gestiscono infrastrutture,

nonché sui dati del mercato del settori che un grande cambiale opere pubbliche (bandi e ag mentoèalleporte.Crisistruttu

raie, destinata a cambiare Ilgiudicazioni)» monitorati quo-mercato anche drammaticatidianamente da Cresme Euro-

pa Servizi (e pubblicati da Edili- mente, non solo prolungata crizia e Territorio). La ripresa sidel ciclo edilizio. «Le cose che

stanno cambiando hanno pesi eprevista per il 2015 tuttavia «èmisure sorprendenti», affermastrettamente collegata al suc-

cesso dei provvedimenti messiin atto dagli ultimigoverni per ilrilancio dell'economia e in par

va sempre più letto come unticolare lo sblocca-Italia e dallalegge di stabilità 2015 varati dal ambito economico più coml'attuale governo».

tuati a considerare: l'attivitàIn sostanza il Cresme rilevache la crescita dei bandi e delleaggiudicazioni, soprattutto nessa alla nuova produzione, è

oggiprevalentemente riqualifi-cazione , è progettazione, inter-mediazione immobiliare e ge-Investi enti nelle costruzioni stione, impiantistica ed energy

Variazioni % su anno precedente. Calcolate su valori costanti 2005

201L 2015

Investimenti in nuove costruzioni

- Residenziali

-10.6

-14,5

-3.4

-9,5

- Non residenziali private -11,9 -2,9

- Non residenziali pubbliche -4,9 1,8

- Genio civile -6,0 2,0

Investimenti in rinnovo 1. 3.5

- Residenziali 3,0 4,1

- Non residenziali private 2,9 2,0

- Non residenziali pubbliche -3,3 4,7

- Genio civile ,5-3 2,8

degli enti territoriali, sono col-legabilidaunaparte alle politi-che di allentamento gradualedel patto di stabilità, dall'altraanche alla politica di paga-menti dei debiti della Pa, che

technology, ed è da sempre cor-relato alla finanza». In questavisione ampiailsettore «harap-presentato il 56% della crescitaoccupazionale del Paese nelprimo decennio del 21° secolo el'8o°i° della caduta occupazio-nale del Paese tra 2011 e 2014».L'innovazione tecnologica e so-prattutto quella dell'informa-zione e della digitalizzazione«stanno ridefinendo lo scena-rio delle costruzioni facendoloentrare in una storia nuova».

O RIPROOUZION E RISERVATA

Mercato delle costruzioni Pagina 18

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Starace: «Hi-tech elettricomodello per conquistarenuovi mercati all'estero»

a nuova struttura orga-nizzativa dell'Enel ha ri-

portato dignità e centralitàall'Italia rispetto alle altre areein cui il gruppo è pre-sente. L'innovazionedei contatori digitalinelle reti di distribuzio-ne, che dobbiamo aun'intuizione di FrancoTata, ha reso il nostro Paese ilprimo al mondo a svilupparsinelle smart grids e ci sta proiet-tando verso nuovi servizi e

prodotti all'insegna dell'evolu-zione tecnologica. Nel 2oi6lanceremo un contatore digi-tale ancora più evoluto, per

dare nuovi servizi ainostri clienti. Un mo-dello che stiamo espor-tando in Spagna e inAmerica Latina». Fran-cesco Starace (foto)

dallo scorso maggio alla gui-da di Enel, illustra al Sole 24Ore la sua strategia.

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Energia Pagina 19

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«Gli asset in Romania e Slovacchia saranno ceduti entro i12015. Bastacon emissioni di bond, gestione più oculata anche sul capitale circolante»

10 e

CD op'«ÉL'innovazione ele

11ca

itaianaeunmo delloperconquistarenuovi mercati all'estero»Starace (Enea: «Reti intelligenti, rinnovabili e riassettoorganizzativo nelle ricette da esportare - Dal 2015più cassa per 1,6 miliardi e debito sotto 39,4 miliardi»

PAGINAA CURA DIFederico RendinaLaura Serafini

Continua pagina t

amministratore delegato intenderipartire dall'Italia e dai punti di for-za che il gruppo ha nel paese (reti

intelligenti, tecnologie delle rinnovabili,ma anche un modello di razionalizzazionedegli investimenti e di taglio dei costi) pervincere le nuove sfide della globalizzazio-ne. Starace non ha paura di confrontarsicon uno scenario non facile. L'indebita-mento, consistente e atteso a 39,4 miliardia fine anno, non spaventa più di tanto. Ilmanager si prepara a declinare, nel pianoindustriale che sarà presentato a marzo, lasua strategia: un'azione mirata per garanti-re maggiori flussi di cassa, che farà pernosu dismissioni (Slovacchia e Romania) esulla capacità della nuova organizzazionedel gruppo di razionalizzare gli investi-menti e ridurre quelli sinora dedicati allamanutenzione, per liberare almeno 1,6 mi-liardi di liquidità aggiuntiva tra il 2015 e il2016. Di pari p asso andrà un ridimensiona-mento del ricorso all'emissione di bond:«siamo stati un "bondificio" per troppotempo», chiosa.

Nel frattempo si sta ridefinendo il peri-metro industriale del gruppo. Molte cen-trali termoelettriche italiane, oppressedai consumi tagliati dalla crisi e dalle quo-te crescenti delle rinnovabili incentivate,

dovranno essere chiuse o riconvertite. Ilbusiness sarà semmai nella gestione dellagenerazione distribuita, nelle reti intelli-genti, nelle nuove alleanze strategiche, inItalia e oltrefrontiera, con gli altri protago-nisti dell'innovazione. Ad esempio conTerna, il manovratore delle reti «che beneha operato negli ultimi anni», afferma ilmanager. E molto ci si aspetta dai regolato-ri italiani ed europei. Per rivedere, tra l'al-tro, le norme che hanno impedito, e tutto-ra impediscono, di stipulare con i clientifinali contratti di lungo periodo «che oggipotrebbero garantire concreti vantaggi aiconsumatori».

Il titolo Enel quota in questi giorniattorno a 3,68 euro. Quando arriverà a5 euro?

A fine 2015.Al suo arrivo al vertice di Enel il grup-

po aveva realizzato un posizionamentostrategico all'estero attraverso acquisi-zioni. La nuova stagione che lei ha avvia-to riporta al centro il ruolo dell'Italia,nel senso che lo sviluppo del grupposembra partire da una scommessa fortee innovativa in casa. Ci può spiegarequal è il suo piano?

La situazione che ho ereditato quando

Energia Pagina 20

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sono stato nominato vedeva un gruppomolto cresciuto all'estero e proiettato sumercati abbastanza lontani, come Russia,America Latina, Est Europa. La strutturaorganizzativa era più che altro il risultatodella stratificazione per così dire geologi-ca di varie ere che si sono succedute inEnel. L'organizzazione aveva due divisio-ni concentrate sull'Italia, Produzione eMercato e Distribuzione, che rappresenta-vano ciò che restava dell'Enel di unavolta.Ad esse era stata affiancata una divisioneInternazionale cui facevano riferimentotre paesi, Romania, Slovacchia e Russia. Inessa convivevano due business differenti,distribuzione e generazione, e tre azien-de, di cui una quotata (in Russia) e due chehanno partner statali come il governo slo-vacco in un caso e quello rumeno in un al-tro. E ancora: c'era la divisione Iberia eAmerica Latina, cui faceva riferimento an-che Endesa e dentro la quale c'era un coa-cervo di business diversi (generazione edistribuzione), geografie diverse (Spa-gna, Portogallo e cinque paesi dell'Ameri-ca Latina). E poi Enel Green Power, in cuiera presente una uniformità di tecnologiadeclinata in tutto il mondo. E infine c'erala divisione Exploration e Production digas. L'Enel che ho ereditato aveva una for-ma ibrida, con modelli diversi di organiz-zazione in parte per filiera tecnologica, inparte per entità societaria (Endesa), e inaltri casi guidata da una logica geografica(Est Europa).

Come ha cambiato questo modello or-ganizzativo?

Abbiamo deciso di ripensare il nostrobusiness su una dimensione globale, cre-ando grandi filiere trasversali. Riunifican-do sotto una unica divisione tutte le retiche possediamo abbiamo scoperto di pos-sedere la più grande società di distribuzio-ne privata a livello mondiale: 61 milioni di

Le reti del futuro dovranno essere dotatedi un'«intelligenza » propria grazie asoluzioni telematiche e informatiche ingrado di governare i flussi sempre piùcritici della generazione distribuita edell'apporto discontinuo delle energierinnovabili, garantendo sicurezza alsistema elettrico.

clienti, seppure distinti in otto realtà geo-grafiche, non li ha nessun altro. Abbiamoeseguito ilmedesimo processo perla gene-razione convenzionale (non da fonti rin-novabili) e anche in questo caso abbiamoscoperto di essere un grande produttorecon 9omila megawatt, presente in tutte letecnologie. Sotto le divisioni sono state in-dividuate quattro aree geografiche in cuiabbiamo suddiviso la nostra organizzazio-ne, partendo da America Latina, Est Euro-pa, Iberia. E così facendo abbiamo anchecapito che c'è un'altra realtà geograficache si chiama Italia. Abbiamo creato que-sta entità dandole quella dignità che han-no gli altri paesi nel gruppo. L'Italia è arri-vata per ultima nel perimetro dell'Enel,ma alla fine è arrivata. Nel giugno scorso.

Quali sono le carte su cui può scom-mettere l'Italia rispetto alle altre identi-tà geografiche?

Può scommettere molto sullo sviluppotecnologico. In Italia è stata avviata, tra iprimi paesi al mondo, una importante in-novazione tecnologica per un'intuizionedi Franco Tatò (amministratore delegatodi Enel dal 1996 al 2002, ndr) che oggi hareso il nostro paese l'unico a livello globa-le ad avere completamente digitalizzatola rete di distribuzione con l'istallazionedi 36 milioni di contatori digitali all'inter-no di un sistema completamente digitaliz-zato. La rete oggi è in grado di gestire gran-di complessità, come i 6oomila impiantidi generazione presenti sul territorio daiquali affluisce l'energia, senza particolariproblemi. E posso annunciare che prestosi compirà un ulteriore salto in avanti: dal2016 metteremo in funzione un nuovo con-tatore digitale, per dare una serie di servi-zi aggiuntivi e ulteriori capacità di gestio-ne di questa rete. Questa preminenza tec-nologica dell'Italia ne fa, all'interno del si-stema di Enel, un caso importante, un mo-dello da replicare all'estero. Stiamo istal-lando contatori digitali in Spagna e contia-mo di fare altrettanto in America Latina.

Quindi per vincere nel mondo si ripar-te dall'Italia.

Si riparte dall'Italia sia per quanto ri-guarda le reti e sia per alcune tecnologie,colpe il solare, che ci ha consentito di vin-cere gare in Sudafrica e in Brasile.

Le rinnovabili: una magnifica frontie-ra, ma anche un bel rebus . Anche e forsesoprattutto qui in Italia, dove il mercatodelle energie verdi si può considerarematuro . Dopo una lunga fase di robustisussidi si è detto basta. Le rinnovabili de-vono fare da sole, se sono in grado. Leiinsiste sul fatto che gli investimenti de-vono essere comunque garantiti da unaredditività . Le rinnovabili possono co-minciare a camminare con le loro gam-

«Dobbiamo accettare la realtà.Molti impianti non servono piùe non sono neanchecedibili perché comunquenon sarebbero redditizi»

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«La soglia di 39 miliardidi indebitamento netto è un livellodi sicurezza anche con le agenziedi rating. L'importante non è la cifradel debito ma l'Ebitda che generiamo>.

Energia Pagina 21

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be, senza sussidi? Insomma, possiamoparlare già oggi di grid parity (la conve-nienza di un impianto rinnovabile ri-spetto all'energia acquistata in rete,ndr) o addirittura di un imminentemarket parity (il costo di generazione di-rettamente competitivo rispetto alle al-tre fonti, ndr)?

Sì. All'estero come in Italia la competiti-vità assoluta delle rinnovabili è una realtà.In Brasile abbiamo vinto una gara con unprezzo di vendita dell'energia solare di 68curo a megawattora. La tecnologia fa pas-si da gigante. Le rinnovabili, il solare, l'eoli-co, ma anche le biomasse, possono esseregià oggi molto competitive.

Italia laboratorio strategico e tecnolo-gico . Ma proprio in Italia siete intanto ob-bligati ad una drastica razionalizzazio-ne. L'auspicata ripresa dei consumi elet-trici non basterà, ha detto . E ha annuncia-to un piano per chiudere più di 20 centra-li termoelettriche , o per favorirne la ri-conversione in qualcosa di diverso.

Dobbiamo accettare la realtà. Si trattadi impianti che da cinque o dieci anni sonofermi o producono pochissimo, non soloperché la domanda è scesa o perché le rin-novabili hanno guadagnato spazio. Nonproducono perché sono comunque spiaz-zati da altri impianti termo elettrici piùmoderni ed efficienti, o hanno addiritturaesaurito il periodo di autorizzazione a fun-zionare. Dunque, non hanno un futuro an-che se riprendesse la domanda elettrica.Non servono più, e non sono neanche cedi-bili perché comunque non sarebbero red-ditizi. Molti sono comunque fuori gioco,perché nel frattempo sono stati inglobatinelle aree metropolitane. Potranno diven-tare ad esempio centri commerciali o qual-cos'altro. Alcuni possono trasformarsi ininsediamenti produttivi di altro genere. Inqualche caso, ma solo in qualche caso, pos-sono tornare a produrre energia, ma conaltre tecnologie.

Si parla di una possibile soluzione perla mega-centrale di Montalto di Castro,che potrebbe essere riconvertita per lavalorizzazione dei rifiuti prodotti dallacapitale. E un'ipotesi realistica?

E una delle ipotesi possibili, da verifica-re attentamente tenendo conto di moltifattori, in primis quello del consenso loca-le. Montalto è un sito colossale, dove nonc'è solo la centrale più grande d'Italia maesiste anche un territorio di rispetto cheera stato previsto per l'originario progettodi una centrale nucleare. Si potrebbero fa-re tante cose, insieme, contemporanea-mente. Stiamo lavorando per trovare unasoluzione, non solo lì, tenendo conto dellaspecificità dei singoli siti.

Quando sapremo qualcosa di più?

A gennaio, dopo aver sentito glistakeholder locali. Poi avvieremo un veroconfronto con tutti. Ben consapevoli delleopportunità ma anche dei vincoli.

Ad esempio?Tra le ipotesi, ad esempio, non ci sarà la

conversione a carbone di Porto Tolle, do-po che per dieci anni questa soluzione èstata ostacolata in tutti i modi.

Dopo la riconversione a carbone puli-to di Civitavecchia pensate di realizzarealtre centrali di questo altrove?

No. Credo che non sia più praticabilené in Italia né in Europa, tenendo contodei nuovi crescenti impegni perla decar-bonizzazione. Forse è meglio occuparsidi rendere più ecologiche le centrali a car-bone esistenti, piuttosto che costruirenuovi impianti.

E il nucleare? Con l'uscita dalla Slovac-chia diminuirete il vostro ricorso a que-sta tecnologia. Rimarrà la Spagna. Conquali prospettive?

Con poche prospettive. Il nucleare di og-gi è poco interessante e richiede un oriz-zonte temporale non più accettabile perun investitore privato. Può essere forsepraticabile per uno Stato sovrano, o perqualcuno disposto ad azzardare operazio-ni davvero rischiose per gli stessi costi fi-nali dell'energia. Ê il caso dell'Inghilterra,dove gli investimenti privati nel nuclearesi materializzano solo quando lo Stato ga-rantisce 35 anni di prezzi molto elevatidell'energia, nettamente fuori mercato.Ecco perché dico che questo nucleare nonè interessante per un'azienda privata. Senei prossimi decenni verrà sviluppato nu-cleare diverso, meno critico dal punto divista dei tempi e delle tecnologie, ne ripar-leremo. Per ora è fantascienza.

Uno scenario ben diverso da quellotracciato dall'Enel solo quattro anni fa,con un mega studio che teorizzava l'as-soluta convenienza del ritorno al nuclea-re in Italia.

L vero, è cambiato tutto. La visuale ècambiata. Ed è bene che sia così.

Con quel piano abbiamo sbagliatotutto?

Sì. Abbiamo sbagliato.A proposito di Spagna, pensate di ce-

dere quote ulteriori di Endesa dopo ilsuccesso della vendita del 22 per cento?

No, non è previsto.Intanto il nuovo disegno industriale,

rovesciato rispetto alla preminenzadell'estero teorizzata anche nel recentepassato, deve fare i conti con l'impegnodella riduzione dell'indebitamento ri-confermato anche da lei. Eppure neigiorni scorsi avete annunciato a sorpre-sa la revisione al rialzo del target di debi-to di fine 2014, da 37 a 39 miliardi. Il mer-

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cato l'ha presa male. Secondo lei perchéquesta reazione?

Penso che il mercato in quel momentonon abbia capito, ma capirà. Quello che ab-biamo detto alla presentazione dei datidei 9 mesi è che avevamo un debito di 44miliardi a fine settembre che scenderà sot-to 40 miliardi a fine anno, perché nell'ulti-mo trimestre il flusso di cassa è tradizio-nalmente più elevato. Quello che abbiamofatto è stato dare priorità a una dismissio-ne che non era prevista, ovvero le cessio-ne del 220o di Endesa che ha determinatoun incasso di 3,1 miliardi (ieri Credit Suis-se ha comunicato di avere esercitato perintero la green shoe, ndr), ma che è stru-mentale al disegno organizzativo sopra de-scritto con la separazione delle attivitàdell'America Latina dalla Spagna. Dopo lacessione in Spagna possiamo affrontare ledismissioni in Slovacchia e Romania, pre-viste anche dalla precedente gestione,con un spirito competitivo nei confrontidi chi ci fa le offerte. Questo perchè co-munque ridurremo il debito a fine anno at-torno a 39,4 miliardi senza il bisogno di fa-re altre cessioni.

Ritiene che 39 ,4 miliardi di debito net-to sia una soglia di sicurezza anche conle agenzie di rating?

Su questo non c'è dubbio. Il livello delnostro debito, se confrontato con l'Ebitda(15,5 miliardi a fine 2014, ndr) non è un nu-mero straordinario. Sinora la comunità de-gli analisti che ci segue ha guardato il debi-to con grande attenzione perché non ave-va piena fiducia nella capacità di Enel dimantenere il livello di Ebitda nel tempo. Aquesto dubbio rispondiamo ora con uncambio di passo: da una parte, la creazionedi una struttura organizzativa che ci con-sente una gestione più oculata del busi-ness, un'azione di controllo dei costi perirrobustire la generazione di cassa. Dall'al-tra, abbiamo ancora due cessioni da fare,Romania e Slovacchia, che sicuramentechiuderemo il prossimo anno. Sin da ora eanche nel 2015 saremo più tranquilli per-ché queste sono due carte che possiamogiocarci il prossimo anno. Ritengo chel'impatto della notizia sul debito sia statogià riassorbito dal mercato e nelle prossi-me settimane si vedrà ancora meglio. Saràcompresa meglio la nostra visione, che sa-rà molto più chiara nel piano industrialeche presenteremo a marzo 2015. Sinora siera andati avanti confidando su uno scena-rio di crescita dei prezzi, trainati da unadomanda di energia che invece è stata fal-cidiata dalla crisi. Allora si è cominciato acostruire scenari sulle attese di un'uscitadalla crisi. Io penso che bisogna invece im-postare una pianificazione sulla base del-lo scenario attuale e poi in caso gestire le

opportunità di miglioramento. Dunque,ora portiamo a casa quello che ha sensoportare a casa: e cioè, una struttura orga-nizzativa rinnovata, la separazione e la ge-stione di Endesa e le due cessioni, Roma-nia e Slovacchia. Ma con il tempo giusto,perché fare la corsa per vendere la genera-zione e la distribuzione di due paesi in seimesi è un po' avventuroso.

Nella sua strategia , dunque, la sosteni-bilità del debito è legata ad una gestioneche fa perno su una maggiore generazio-ne di cassa . Ci può tradurre in numeri ibenefici che può ricavare , ad esempio,dalla nuova organizzazione?

Gli investimenti nel precedente pianoerano 27 miliardi in 5 anni. Di questi, dueterzi - ovvero 16,5 miliardi - servivano pertenere in esercizio gli impianti: un datosproporzionato che è indice di un malesse-re. Questa sproporzione nasceva dal fattoche c'erano più di trenta centri decisionaliin materia di investimenti e manutenzio-ne. Abbiamo individuato coloro tra questiche avevano le migliori performance e ab-biamo chiesto a tutti gli altri di attenersi aquegli standard. Abbiamo fatto qualcosadel genere in Enel Green Power e il risulta-to è stato un 20 per cento di risparmi sugliinvestimenti nei primi due anni. Traslan-do l'esperienza in Enel e volendo essereprudenziali diciamo che possiamo avere ilio%% di risparmi, ovvero 1,6 miliardi di ri-sorse che vengono liberate dalla manuten-zione (nei primi due anni del prossimo pia-no, ndr). Di solito, poi, ai risparmi sugli in-vestimenti di manutenzione sono connes-si risparmi di costi operativi. Dunque, unariduzione del io per cento negli investi-menti di manutenzione si porta dietro un20 per cento di costi operativi in meno. InItalia questo tipo di efficienza è stata fattaabbastanza, ma dobbiamo ancora farlo nelresto del mondo.

Nel piano di marzo includerete dun-que risparmi su investimenti per 1,6 mi-liardi?

L'ordine di grandezza dovrebbe esserequello. Sono risorse che possono diventa-re un Ebitda più elevato, dividendi, mino-re debito. Vedremo. Nel primo annodi pia-no si cominceranno a vedere i primi effettie nell'anno successivo si avranno la granparte dei benefici.

Lunedì è scaduto il termine per presen-tare le offerte per gli asset di E .On. Per-ché Enel alla fine non si è fatta avanti?

Gli asset idroelettrici di E.On sono mol-to interessanti, quelli termoelettrici unpo' meno. Penso che sarebbe stato pocosensato ricomprare una delle Genco (ov-vero una delle società di generazione, Eu-rogen, cedute da Enel sul mercato negli an-ni passati, ndr) dopo che la stessa è passata

di mano tre volte. Ci sono poi i clienti diE.On, sia per il gas che l'energia. Alla fineabbiamo ritenuto che fare un'offerta soloper i clienti, quando c'è chi invece fa offer-te per tutti gli asset, non avrebbe avuto sen-so, avremmo avuto poche chance.

A inizio dicembre il ministro dell'Eco-nomia, Pier Carlo Padoan, vorrebbe ce-dere sul mercato il 5% di Enel. Qual è lasua posizione?

Su questo tema dovete chiedere al mini-stero, non ho voce in capitolo. Per noi la co-sa importante è che si smetta di parlarne,perché ogni volta che escono articoli sullaprivatizzazione il titolo va giù in Borsa.

Forse qualcuno ne parla apposta, ma-gari per trarne vantaggi speculativi.

Non avevo mai pensato effettivamentea questa possibilità.

Lo scorso anno Enel aveva annuncia-to una revisione al rialzo della politicadei dividendi . Farete cambiamenti?

Era stato annunciato che avremmo por-tato il pay-out dal 4o al 5o per cento dopo il2015. Penso che sia ancora possibile mante-nere questo target. Ora nonvedo il motivoper cambiarlo.

È una promessa?Allo stato attuale direi di sì.In occasione di un 'audizione in Sena-

to il mese scorso lei ha lasciato intende-re che vuole ripensare i piani di emissio-ni obbligazionarie del gruppo. Come?

Enel è stato, passatemi il termine, ungrande "bondificio" per molto tempo. Pen-so che possiamo fare una rimessa in belladi tutto il panorama di bond che abbiamo.C'è un potenziale miglioramento da que-sta punto di vista.

Può spiegarci come intende procede-re?

Possiamo fare molte cose. Ad esempio,negli ultimi mesi abbiamo riacquistatoun'emissione sul mercato.

Ma questo tipo di operazioni assorbeliquidità.

E vero, ma se conviene si può fare. So-prattutto in una fase in cui la disponibilitàdi liquidità da parte del sistema bancario èelevata. C'è forse qualche opportunità dimiglioramento in questo ambito e di ge-stione più oculata del circolante, piuttostoche fare ulteriori emissioni di bond.

L'aumento del capitale circolante net-to nei 9 mesi è stato un altro elementonon gradito dal mercato . Ha un pianoper rendere più efficiente il cosiddettoworking capital?

E indubbio che ci sia una stagionalitànel nostro sistema. I consumi del gas, perfare un esempio, sono concentrati in inver-no e in media i flussi di cassa dei pagamen-ti delle bollette arrivano a marzo. E ancheper l'energia elettrica va in questo modo.

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A fine anno nei nostri conti puntualmentearriva un flusso di cassa maggiore. C'è unadinamica intrinseca nel nostro sistema, èvero. Ma è anche vero che sopra questa di-namica si sono accumulati fenomeni neltempo e lì dobbiamo lavorare di più. Peravviare un cambiamento dobbiamo co-minciare a muoverci all'inizio di un annoper vedere risultati in quello successivo.In Enel Green Power avevamo lo stessoproblema: ci abbiamo messo due anni perstabilizzare il sistema.

Anche su questo versante la tecnolo-gia può aiutare non poco, rendendo piùcoerente e reattivo il sistema di venditae di fatturazione rispetto al flusso deiconsumi. Contatori digitali ancora piùevoluti, digitalizzazione di tutti i proces-si: sarà questa la leva della nuova redditi-vità?

Proprio così. In Italia abbiamo un gran-de patrimonio di innovazione su queste so-luzioni. Si tratta di un fattore con un gran-de appeal finanziario, che può produrremolto in termini redditività. Specie se riu-sciremo ad aprirci anche a nuove collabo-razioni. Ad esempio con Terna, la societàper la trasmissione di elettricità (guidatafino alla primavera scorsa da Flavio Catta-neo che ha ceduto il testimone a MatteoDel Fante, ndr). Terna è un'altra eccellen-za italiana che potrebbe e dovrebbe trova-re spazio su territori più ampi rispetto aquello nazionale. Anche per favorire l'evo-luzione del sistema elettrico ed energeti-co di un'Europa che ha consumi straordi-nariamente elevati, ma è geograficamentepiuttosto compatta. In questo scenario cisi domanda quale utilità abbia una fram-mentazione dei mercati europei, e dei ge-stori di rete e dei dispacciamento, che cista procurando molti danni e nessun bene-ficio. Che senso ha il fatto che per passareda un paese all'altro un elettrone debba la-sciare il sistema di gestione francese, esse-re sdoganato, entrare nel sistema di gestio-ne italiano, essere nuovamente sdoganatoper poi passare al sistema di gestione au-striaco. Bisogna fare come è stato fatto peril traffico aereo: una progressiva unifica-zione dei centri di controllo.

Con problemi tecnici, problemi politi-ci ma anche problemi di regolazione, te-nendo conto del ruolo comprensibil-mente crescente delle Authority nazio-nali ed europee, che per la verità sembra-no sempre un po' in ritardo nella loroazione.

Un ritardo comprensibile e in qualchemodo giustificabile quello delle Authori-ty. Lo scenario si evolve, e il destino delregolatore è quello di stare sempre un po'indietro rispetto a quel che accade, cercan-do di adattare appunto la regolazione ai

mutamenti. Certo, è importante il tempodi risposta, che non deve essere troppolungo. Vorrei fare a questo proposito unesempi: nel 2003 l'Unione Europea deciseche i contratti a lungo termine tra i produt-tori e i consumatori dovevano essere im-pediti, inserendo obbligatoriamente unaclausola che garantisse ai clienti la possibi-lità di recedere senza alcuna penale inogni momento. Una scelta che in quella fa-se era corretta, perché in Europa in quelmomento c'era scarsità di produzione eun eccesso di potere contrattuale dei pro-duttori. I clienti andavano dunque protet-ti. Dopo n anni lo scenario è cambiato. Ilpotere di mercato si è addirittura inverti-to, con un eccesso di capacità produttiva alivello europeo che consentirebbe a qua-lunque consumatore di avere un vantag-gio contrattuale importante apatto di met-tere di nuovo in gioco anche la durata neltempo del contratto.

Siamo sicuri che contratti più lunghi equindi più vincolanti sarebbero davve-ro più convenienti?

Sì, sono sicuro. È chiaro che tutto ciò vacontro l'interesse dei trader, che svolgonoattività senza valore aggiunto assicuran-dosi rendite puramente parassitarie, chesi sviluppano solo grazie ad una vivacitàartificiosa del mercato. Altrove, dallaThailandia al Cile, dagli Stati Uniti all'In-donesia, non funziona così. I contratti dilungo termine sono una leva del mercato euna garanzia per gli stessi consumatori.Consentono di pianificare ed avere certez-ze sul costo dell'energia per no o 15 annisenza pesanti clausole di recesso che di-struggono inevitabilmente il valore delcontratto.

Forse in Italia sarebbe necessario ri-solvere prima i problemi legati , ad esem-pio, agli effetti redistributivi legati aisussidi incrociati dei contratti cosiddet-ti di maggior tutela, ancora fortementeamministrati dall'Authority.

Purché questo non sia l'alibi per non co-minciare a mettere mano davvero al siste-ma.

E così un cliente a basso consumo cheoggi è sussidiato a spese di altri consu-matori e paga poco finirebbe per pagareinevitabilmente molto di più.

Non è detto. Con un sistema libero dagliattualivincoli quel consumatore, quella fa-miglia, troverà quasi sicuramente qualcu-no disposto a offrire un contratto comun-que conveniente.

Intanto si vuole mettere nelle bolletteanche il canone Rai. Che ne pensa?

L'idea emerge periodicamente, anchese ancora non è chiaro chi dovrebbe farsicarico di gestire tutto ciò. Se i venditori ochi fa la commercializzazione, non i distri-butori. Aspettiamo che l'ipotesi prendadavvero forma. Ci sono vari aspetti da af-frontare, come l'adeguamento dei sistemiinformatici. Una cosa è certa: se qualcunoavrà un'incombenza in più, dovrà essereremunerato per questo.

Tutto ciò in uno scenario nazionale diriferimento che negli ultimi anni è mol-to cambiato, ma che conferma uno dei

punti di forza storici della nostra econo-mia: un tessuto di medie imprese che vi-vono di mercato e tuttora garantiscono400 miliardi di esportazione e 100 mi-liardi di saldo attivo. Guai dunque se per-dessimo questi primati nella meccanicadi precisione , nella meccanica strumen-tale nell'arredo , nel sistema moda. Ab-biamo alcuni grandi player nei servizi:lei ritiene davvero che stiano facendotutto quello che possono devono fareper essere all'altezza di una sfida chequalche grande famiglia del capitalismoitaliano ha nel frattempo perso ? E secon-do lei il paese ha la consapevolezzadell'importanza di questa sfida?

Dobbiamo essere pienamente consape-voli del fatto che tutta l'economia italianaè molto più grande del paese in cui vive. Inaltri termini: non avremmo l'economia co-sì grande basandoci solo sull'Italia. Que-sto vale per il sistema economico e valeper i servizi. Oggi non si può dunque pen-sare di essere unplayer che fornisce servi-zi competitivi a livello globale rimanendosolo in un paese. Non si avrebbero le di-mensioni necessarie, non si avrebbe laconsapevolezza dei benefici della tecnolo-gia che il mondo ci offre ogni giorno. Dicoquesto perché occorre domandarsi se igrandi erogatori di servizi in Italia si sonodavvero costruiti una posizione globale,come l'Enel sta cercando di fare. Guardia-moci intorno: qualunque grande aziendaitaliana è diventata grande lavorando perl'Italia, ma soprattutto per i mercati inter-nazionali, portando fuori dal nostro paesequello che siamo capaci di creare in termi-ni di qualità e di innovazione.

Una sfida non facile in una fase di for-te contrazione dell'economia e di inco-gnite così pesanti sullo sviluppo.

Ecco perché è ancorapiù importante co-minciare a fornire alla gente segnali preci-si di affidabilità e di coerenza con una poli-tica davvero espansiva. La gente è preoccu-pata, spaventata. L'italiano è un risparmia-tore. Ma ora il rischio è che metta i soldi inbanca, se li ha. O magari acquisti l'ennesi-ma casa che non contribuisce al prodottonazionale. Certo, far ripartire i consumi inItalia è difficile, ci vuole ottimismo e servo-no le azioni per superare l'incubo dell'au-sterity a tutti i costi. Negli Stati Uniti la Fe-deral Reserve ha immesso trilioni di dolla-ri nel sistema, in Europa si stenta a decide-re di avviare misure analoghe.

RIPRO D OZIO NERI,, RVATA

Energia Pagina 24

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«Nel 2016 installeremo apparecchi di nuova generazioneper dare servizi aggiuntivi e gestire meglio le reti»

I numeri

«Troppi vincoli sulle bollette: sistema di regolazione da rivedere.E per i consumatori arriveranno veri vantaggi dalla concorrenza»

LA PRESENZA DI ENEL NEL MONDO IL MERCATO IN EUROPAProduzione di energia in GW La generazione di energia (quote percentuali)

di cui Nucleare Petrolio Gas naturale Carbone ResCapacità Enel green power

Italia

Spagna e Portogallo..................................

Russia.................................

Cile

Slovacchia

Argentina

Colombia

Perù....................................

Usa e Canada

40

24

9.1

Brasile 1.2...............................................................................

Centro America* 0.8

Romania 0.5

Resto d'Europa**

Italia Francia Germania Regno Unito Spagna

- 18

-6

Fo nte: E nel (*) Messico, Panama , Guatemala , Costa Rica , El Salvador ; (**) Francia, Grecia , Bulgaria 1- Fonte: Enel

16

-26

-41

-37

- 48 I, I 13

27 -21

----'1 ,

20 20- 16

IL FORUML'ammnistratoredel-gaso dell'Er elFrancesco Starace conil direttore del Sole 24Ore RobertoNapoletano nelcorsodel for: m che si esvolto presso laredazione romana delgiornale.

Energia Pagina 25

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Ex amministratoredelegato dell'Enel

«L'intuizione di Franco Tatòha reso il nostro Paeseprimo al mondo a svilupparsinelle smart grids e ci sta proiettandoverso nuovi servizi e prodotti»

Ex amministratoredelegato di Terna

«Terna ha operato bene.E un'altra eccellenza italianache dovrebbe trovarespazio su territori più ampirispetto a quello nazionale»

Ministrodell'Economia

«Sulla decisione annunciatadal ministro dell'Economiadi cedere sul mercatoun ulteriore 5% di Enelnon ho voce in capitolo»

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LLGGLDl STABILITA/IZ governo ha presentato un nuovo pacchetto di eniendanienti

Crediti inesigibili recuperatiPiano di rimborso fino al 2031 . Autotrasporto senza nero

n piano spalmato supiù anni per il recu-pero dei crediti diven-tati inesigibili. Arriva

un pacchetto di misure percontrastare il lavoro nero nelsettore dell'autotrasporto. Piùrisorse per il contrasto allemalattie infettive sulla sciadell'allarme Ebola. Istituitauna cabina di regia per gesti-re il Fondo per lo sviluppo e lacoesione. Infine, polizia e vigilidel fuoco avranno diritto allosfruttamento in uso esclusivodelle proprie denominazioni,stemmi, emblemi e segni di-stintivi, così come già accadeper Carabinieri e Guardia difinanza. Sono le novità intro-dotte nella legge di stabilitàda un ulteriore pacchetto diemendamenti del governodepositati ieri in commissio-ne bilancio della camera. Lamanovra dovrebbe arrivaredomani all'esame dell'aulae già si profila l'ipotesi che ilgoverna faccia ricorso al votodi fiducia.

Quote inesigibili. Laproposta di modifica consen-te uno sgravio delle spese acarico dei comuni per le quoteinesigibili. Il piano si artico-la su più anni, fino al 2031.L'onere per le amministrazio-ni dello stato e le agenzie fi-scali ammonta a 533 milioni.Le inesigibilità per gli anni2010-2000 saranno presen-tate nel corso di 11 anni, dal2021 (inesigibilità dell'anno2010) al 2031 (inesigibilitàanno 2000). Le quote di rim-borso saranno pagate conammontare costante di 48,45milioni annui.

Per quanto riguarda leprocedure effettuate su ruoliaffidati ai comuni per gli anni2000-2013, gli oneri ammon-tano a 150 milioni. Conside-

rando la previsione ventenna-le, l'onere annuale a carico delbilancio dello stato è pari a7,5 milioni l'anno a partiredal 2018.

L'obiettivo dell'emenda-mento, spiega la relazionetecnica, è quella di «indi-viduare regole di controllodell'inesigibilità tali da ren-dere il processo efficiente,efficace e compatibile con lacapacità operativa degli enticreditori». A questo scopola normativa viene rivista«semplificandola per alcuniaspetti e razionalizzandola epotenziandola per altri». Conun contraddittorio migliore epiù spedito fra ente e agentesi riducono tempi e costi am-ministrativi.

Inoltre, secondo il gover-no, l'attivazione del processodi gestione e controllo dellequote inesigibili può portareall'incremento delle sommeerariali riscosse (nel 2013 ilriscosso sulla base dei ruolidelle agenzie fiscali è statopari a 3,4 miliardi) che a regi-me può quantificarsi pruden-zialmente in almeno 5 milioniall'anno e, per il 2015, in 2,5milioni.

Cabina di regia per ilFondo sviluppo coesione.Entro il 30 aprile 2015 dovràessere istituita una cabinadi regia, composta da rap-presentanti di amministra-zioni centrali e regionali, chedovranno definire specifici«piani operativi» per ciascu-na area tematica nazionale.L'approvazione dei singolipiani è rimessa al Cipe chedovrà provvedere anche allaripartizione finanziaria delFondo.

Autotrasporto . Il governopunta a «ingenerare un mec-canismo virtuoso in forza del

quale potrebbe far emergereuna gran parte di attivitàche allo stato viene svolta innero e sfugge assolutamenteal controllo del Fisco».

La proposta, spiega la rela-zione tecnica, non comporta

alcun effetto sui saldi di bi-lancio in quanto è «finalizza-to a garantire la regolarità ela legalità dell'autotrasportodi cose per conto di terzi e ilsuo contenuto è direttamenteconnesso alla garanzia di re-golare pagamento degli onerifiscali contributivi del lavoroed assicurativi da parte delleimprese di autotrasporto».

Polizia e vigili del fuoco.Si pagherà per utilizzare i se-gni distintivi, gli stemmi, gliemblemi di polizia e vigili delfuoco (sulla falsariga di quan-to già accade per Carabinierie Gdf) a cui verrà riconosciutol'uso esclusivo degli stessi.

Frequenze televisive.Le frequenze televisive nonassegnate a operatori nazio-nali potranno essere messea disposizione delle emitten-ti locali. A prevederlo è unulteriore emendamento delgoverno che invece sembraaver rinunciato all'idea diinserire nella manovra la ri-forma del canone Rai (da farpagare all'interno della bol-letta elettrica) visti i ristrettitempi tecnici. Il termine perla deliberazione delle fre-quenze viene spostato dal 31dicembre 2014 al 30 apriledel 2015.

Malattie infettive. Per ilcontrasto delle malattie in-fettive vengono stanziati 5milioni nel 2015 e altri 5 nelbiennio successivo. Di questi,2 min nel 2015 e 1 milione perciascuno per gli anni 2016 e2017 saranno destinati alloSpallanzani di Roma.

Legge di stabiità Pagina 27

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L'Italia che innovaè Ava 1® che *

ori è tutto un pianto greco. É un fatto che, negli ultimi 7anni, abbiamo bruciato il 9% del Pile un quarto dellaproduzione industriale, molte aziende hanno chiuso,

ilcreditolangue e laPaannaspaneipagamenti.Eppure, l'Italiadelle imprese che brevettano, innovano, inventano e modifi-cano èviva e mantiene ilPaese della disoccupazione a doppiacifranella «top 5» deiPaesiche depositano dipiù. Un empireoin cui- secondo i dati della Uami (l'Agenzia Ue perla gestionedi marchi e design industriale) siamo in buona compagnia,con Germania, Usa e Gran Bretagna: esattamente 2° (solo die-tro ai tedeschi nel deposito di disegni industriali) e 4° dietroteutonici, statunitensi e inglesi (ma Londra è favorita dal «pa-tentb ox»e dagli incentivi "locali"). In questi anni,infatti,mol-te aziende italiane hanno capito o non hanno mai smesso diinvestire in qualità dei materiali, design e innovazione tecno-logica. Sono l'altra faccia dell'Italia, quella dell'export suimercati emergenti e delle nicchie di eccellenza capaci di farprofittie assumere personale. Dalla moda all'elettronica, dal-la farmaceutica al packaging. Cela fanno, nonostante tutto. Esono il fulcro del nostro futuro manifatturiero che non sap-piamo ascoltare. Men che meno "coccolare". (L.Ca)

Brevetto UE Pagina 28

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La politicaenergetica europea?

Disastrosa.Il nucleare? Roba

da secolo scorso.Il Nobel e senatorea vita ha un nuovo

progetto. Perabbattere la C02e spendere meno.Ecco la sua shale

revolutionCOLLOQUIO CON CARLO RUBBIA

DI SIMONA REGINA

La arsionedi CARLOI

1 nucleare è un capitolo chiuso,perché non è né pulito, né sicuro,né innovativo. Il premio Nobel esenatore a vita Carlo Rubbia èlapidario. I dibattiti che ciclica-mente si riaccendono sono, se-condo lui, roba da secolo scorso.

Oggi, invece, il futuro dell'energia si giocasu un ben altro piano. Ce lo racconta aTrieste, dove è venuto a celebrare i 50 annidel Centro Internazionale di Fisica Teorica"Abdus Salam". Con qualche sorpresa.

Professor Rubbia , perché boccia il nucle-are?«Sul piano della protezione dell'ambiente,dobbiamo dire che è vero che un reattorenucleare non produce direttamente C02,ma è anche vero che c'è il grosso problemadelle scorie radioattive, e del loro smalti-mento; per non parlare del rischio di insta-bilità e di incidenti: sono assolutamente

UNA PIATTAFORMA PER TRIVELLAZIONI.A DESTRA: CARLO RUBBIA

poco probabili ma assolutamente disa-strosi quando avvengono. E poi, ormaiabbiamo a che fare con una tecnologia nonpiù al passo coi tempi: il programma nu-cleare è rimasto fermo agli anni Sessanta.È arrivato il momento di voltare pagina,di ridurre il consumo energetico e le emis-sioni di anidride carbonica puntando suforme di energia diverse».Quali?«Dovremmo sviluppare una fonte dienergia ben più abbondante del carbo-

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ne: mi riferisco al gas naturale nonconvenzionale, o shale gas, ed estrarloda riserve autoctone, locali, per poterabbattere anche i costi energetici. Se-guendo, in sostanza, la strada apertadagli Stati Uniti: l'unico Paese che,proprio grazie alla "shale revolution",sta abbandonando gradualmente ilcarbone riuscendo a ridurre le emissio-ni di C02 al livello degli anni Novanta.Con importanti ricadute anche per lacompetitività: infatti, oggi per le indu-strie americane il gas ha un costo circatre volte inferiore rispetto a quello chedevono sostenere le industrie europee,dato che l'Europa il gas naturale loimporta dalla Siberia e dall'Algeria».Di che gas si tratta?«È il cosiddetto gas di scisto intrappo-lato nelle rocce. A circa 2-3 chilometridi profondità, nelle rocce sedimentarieformate da depositi di materiale orga-nico, è intrappolato il gas naturale cheè composto principalmente da meta-no. Praticamente è disponibile ovun-que, anche se, a dire il vero, non sonoriuscito a trovare dati sui giacimenti discisto in Italia. In Europa ne sono par-ticolarmente ricche soprattutto Po- ►

Parole, parole, paroleEcco il significato dei termini tecnici usati da Carlo RubbiaGAS NATURALE: è una miscela di gas, formati per alterazione chimica di materiaorganica intrappolata nel sottosuolo . Il gas naturale più comune è il metano. Altrimeno diffusi sono etano, propano, butano , pentano , ecc. Viene estratto attraversole piattaforme di trivellazione e poi, attraverso una fitta rete di metanodotti,o per trasporto su navi in forma liquida, viene inviato alle centrali di trattamentoe di stoccaggio.SHALE: termine inglese con cui si indica una roccia sedimentaria argillosa.SHALE GAS: definito anche gas di scisto o gas di argille , è gas naturale intrappolatonelle rocce argillose , gli shale . Molto sfruttato negli ultimi dieci anni negli Stati Uniti,non può essere estratto con le convenzionali tecniche di estrazione cui si ricorre neigiacimenti tradizionali di idrocarburi . A differenza del petrolio e dei gas convenzionali,che migrano all'interno delle rocce, si concentrano in giacimenti e sono facilmentesfruttabili con uno o pochi punti di estrazione, lo shale gas è disperso su vaste areee richiede quindi numerosissimi punti di perforazione per l'applicazionedella tecnica del fracking.BLACK CARBON : è il carbonio elementare, che si genera dalla combustioneincompleta di una qualsiasi sostanza organica , sia combustibili fossili,sia biomasse (legna e residui agricoli).CLATRATI: o idrati di gas naturale , sono composti solidi formati da acqua e gas (per lopiù metano ), apparentemente simili a ghiaccio secco. Rappresentano il 20 per centodelle riserve globali di idrocarburi. Circa trenta anni fa si è scoperto che l'ambientemarino profondo ne è ricco . Si formano infatti in condizioni di bassa temperatura edelevata pressione tipiche dei fondali oceanici. Sono il frutto della trasformazionechimica o della decomposizione, ad opera dei microrganismi presenti nei sedimentimarini , di materia organica , processo che determina la formazione di metano.FRACKING: è la tecnica con cui si estrae il metano intrappolato nelle rocce attraversola fratturazione idraulica : si inietta acqua ad alta pressione per creare e propagarefratture nel sottosuolo e consentire , così, l'estrazione del gas.

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BISOGNA ESSEREREALISTI . LE FONTI

RINNOVABILI NON SONOCOMPETITIVE. MEGLIO

IL GAS NATURALElonia e Francia, e la Cina, ormai, staseguendo la direzione degli Usa e dianno in anno aumenta la produzionedi shale gas.Alcuni obiettano che usare questo gasespone al rischio di procurare terremoti?«Non credo che i terremoti in Americasiano causati dall'estrazione dello sha-le gas. In ogni caso c'è anche la possi-bilità di utilizzare un'altra forma di gasnaturale: i clatrati».Cosa sono?«Ancora poco conosciuti, sono dispo-nibili in quantità enormi in tutto ilmondo, nelle profondità degli oceani.E sono una sorgente abbondantissimadi metano, perché si tratta in fondo dimetano condensato nelle acque mari-ne profonde. Diminuendo la pressioneo aumentando la temperatura, i clatra-ti si svegliano e rilasciano il metano.Secondo me rappresentano la soluzio-ne migliore per il futuro energeticodell'Europa, sarebbe utile dunque for-mare un gruppo di ricerca per poteresplorare questa direzione: trovare nelfondo degli oceani l'energia di cui ab-biamo bisogno».In ogni caso , che si estragga gas di scistoo che si raccolgano i clatrati , il gas naturaleemette C02, anche se in misura molto mi-nore del carbone.«È questo a cui stiamo lavorando conl'Institute for Advanced SustainabilityStudies di Potsdam, in Germania: riu-scire a produrre energia pulita, senzaalcuna emissione di C02, partendo dalgas naturale. In pratica puntiamo ascindere il gas metano in idrogeno ecarbonio. Dalla combustione dell'idro-geno si ricava energia, pulita, mentre ilblack carbon rimane come scarto dellatrasformazione, da utilizzare come ma-teriale da costruzione, per esempionell'industria automobilistica. Risoltoquesto, il passaggio al gas naturalepotrebbe essere la soluzione definitivaai nostri problemi energetici dato chesarà disponibile per migliaia di anni».

Ma perché non puntare sulle energie rinno-vabili per affrontare il problema in manierasostenibile?«Bisogna essere realistici. Il consumomondiale di energia sta aumentando ele fonti rinnovabili non sono ancoracompetitive: rappresentano infatti so-

lo a mala pena l'I per cento dell'ener-gia prodotta. Per esempio, è vero cheil sole ogni giorno illumina e riscaldala Terra e che l'energia solare ha unpotenziale economico grande rispettoalle altre fonti rinnovabili. Ma ancherealizzando impianti efficienti nelle

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La produzione di idrogeno da metano senza emissioni di anidride carbonica è la sfida cheimpegna i ricercatori di due istituzioni pubbliche , l'institute for Advanced SustainabilityStudies ( lass) di Potsdam e il Karlsruhe Institute of Technology. II progetto "Combustionof Methane without C02 Emissions " è stato ideato proprio dal Nobel italiano CarloRubbia , direttore scientifico dello lass fino alla carica di senatore a vita.In pratica , i ricercatori stanno mettendo a punto un reattore che, ad altissimetemperature , riesca a scindere il metano (CH 4) nei suoi elementi costitutivi : idrogenoe carbonio elementare In forma solida , più noto con II termine Inglese black carbon.L'idrogeno diventa la forma finale di energia pulita . Mentre il carbonio , che non vienedisperso nell'ambiente , può essere utilizzato per la fabbricazione di pneumatici, batterieo anche come combustibile . La tecnologia si basa su un reattore colonna a bolle: uncilindro di circa mezzo metro di altezza e pochi centimetri di diametro. Viene riempito dimetallo liquido che , portato alla temperatura di 1000 gradi., innesca la decomposizionetermica del metano . La scissione si ottiene facendo gorgogliare il gas attraversoil metallo liquido caldo.II team ha costruito un prototipo e lo sta sottoponendo a una serie di test per verificarei tassi di conversione di idrogeno , per la sua applicazione a livello industriale.Alla base del progetto c'è la convinzione che nel medio -lungo termine i combustibilifossili , e il gas naturale in particolare , continueranno a svolgere un ruolo importantenel nostro mix energetico, pertanto servono soluzioni innovative per ridurne l'impattoambientale . E l'energia potenziale del gas naturale potrebbe in questo modo esseresfruttata senza incorrere nell'emissione di C02 in atmosfera.

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nostre regioni meridionali o in Africa,si pensi poi ai costi che dovremmosostenere per trasportare l'energia nelresto del Paese e dell'Europa. In prati-ca il costo dell'uso dell'energia, a cau-sa del trasporto, supererebbe il costodella produzione. A mio avviso, insom-

PRODUZIONE DI IDROMETANO NEL LAGO BAIKAL. A SINISTRA, UN ALTOFORNO

ma, devono passare ancora molti anniprima che l'energia solare, ma anchel'eolica, siano in grado di soddisfaretutte le nostre esigenze».Quindi secondo lei è da rivedere la politica

energetica dell'Unione europea?

«L'Europa, da decenni ormai, ha pun-

tato tutto sullo sviluppo delle energierinnovabili, per contrastare i cambia-menti climatici ma anche alla luce delfatto che, a fronte di un progressivo ecostante aumento della domandaenergetica, i costi dell'energia da fontifossili sono destinati a crescere visto ►

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Scienze

Aiuto, il sole si è impantanatoE pensare che è stato proprioCarlo Rubbia uno dei padri delsolare termodinamico. Era il2001 quando il fisico italiano,allora presidente dell'Enea,annunciò il progettoArchimede . L'idea? Sfruttarel'intuizione del geniosiracusano per creare energiapulita . Gli specchi , quelli chesecondo la leggenda permiseroad Archimede di bruciare lenavi romane che assediavano lasua città , nella mente di Rubbiadovevano servire a creareelettricità . Un progettomagnificato in tutto il mondo,ma che in Italia si è tradottofinora in pochi megawattinstallati . Colpa , dicono gliesperti , di processi autorizzativiinterminabili . Che ora, però,potrebbero essere sbloccati.A differenza del fotovoltaico,dove l'energia del sole vieneconvertita in elettricità graziea semiconduttori come il silicio,nel solare termodinamico laluce viene riflessa da una seriedi specchi verso un tubo al cuiinterno scorre un fluido.Possono essere oli mineralio sintetici . Oppure sali fusi,cioè nitrati di sodio e potassio:proprio questa è la varianteideata da Rubbia . Fatto stache, una volta raggiunta latemperatura ideale , il giocoè fatto . Il fluido finisce dentrouno scambiatore di caloree produce il vapore . Sarà poiquest ' ultimo , come in qualsiasicentrale termica , ad azionare la

il progressivo esaurimento dei giaci-menti e quindi delle scorte disponibili.Tutti abbiamo sentito parlare del pac-chetto clima-energia 20-20-20, cheprevede di ridurre, entro il 2020, leemissioni di gas serra del 20 per cento,di alzare al 20 per cento la quota dienergia prodotta da fonti rinnovabilie aumentare del 20 per cento l'efficien-za. Ma siamo sicuri che sia la strategiamigliore e più conveniente? »Risponda lei.«Io, personalmente, non credo. Gli Stati

turbina da cui si generaelettricità . Rispetto all 'eolicoe al fotovoltaico , il solaretermodinamico ha unvantaggio . Il calore del solepuò essere accumulato perparecchie ore dagli oli o dai salifusi. Insomma , con questatecnologia si può produrreelettricità senza sosta, anchedi notte o in caso di pioggia.Proprio come in una centralea gas o a carbone, con ladifferenza che il sole è unafonte energetica rinnovabilee non emette in atmosferagas inquinanti.La maggioranza dei sistemioggi in funzione nel mondo sitrova in Spagna , dove sono giàstati installati quasi 1.000megawatt . L'Italia si deveaccontentare di qualcheimpianto pilota , come quellogestito dall'Enel a PrioloGargallo , in provinciadi Siracusa . Ma l'Anest -Associazione Nazionale EnergiaSolare Termodinamica - èconvinta che le cosepotrebbero presto cambiare.L'organizzazione prevede chenei primi mesi del 2015inizieranno i lavori per costruiredieci impianti , per una capacitàtotale di 235 megawatt e uninvestimento complessivodi circa 1,5 miliardi di euro.Affinché le centrali sianoproduttive , le temperaturemedie devono essere piuttostoelevate . Non a caso quasi tuttele centrali dovrebbero sorgere

PALE EOLICHE A TOCCO DI CASURIA (PE)

in Sicilia , Sardegna eBasilicata . « Finora lo sviluppoè stato bloccato da processiautorizzativi particolarmentelunghi, ma adesso , anche aseguito delle rassicurazioni cheabbiamo avuto dalle istituzioni,sia a livello locale che centrale,siamo fiduciosi che i progettiotterranno il via libera», diceGianluigi Angelantoni,presidente di Anest e numerouno di Archimede Solar Energy,la società che commercializzala tecnologia dei sali fusisviluppata dall'Enea.Raggiungere i livelli di Madridè praticamente impossibile perl'Italia. La legge fissa infattia 600 megawatt la potenza

massima installabile entroil 2020 . Le aziende del settoresperano però che lo svilupposul nostro territorio delle primecentrali a sali fusi permettadi creare una filiera industrialesolida , così da esportare latecnologia ideata da Rubbia.Un'opportunità concreta.Basti dire che l'Arabia Saudita,il principale produttore dipetrolio al mondo, haannunciato di voler puntareforte sul solare termodinamico.L'obiettivo è installare,entro il 2032 , 25 gigawattdi potenza . L'equivalente diuna ventina di grandi centralinucleari.

Stefano Vergine

IN ITALIA IL FOTOVOLTAICO IDEATO DA RUBBIANON DECOLLA . COLPA DELLA BUROCRAZIAUniti hanno fatto una scelta che ha datorisultati positivi, puntando sul gas natu-rale come materia prima dai costi piùcontenuti perché prodotta in casa. Ediversi paesi, oltre alla Cina, sono staticontagiati dalla febbre dello "shale gas".L'Europa è a un bivio: può restare aguardare o fare la sua parte. E non èdetto che in futuro le scelte energetiche

debbano essere di continuità rispetto aquelle fatte negli ultimi venti anni. Infondo, l'energia migliore è quella cheimpatta meno ma anche che costa menoe il gas naturale è il più ecologico deicombustibili fossili. E, a maggior ragio-ne se riusciremo a sfruttare il suo poten-ziale energetico senza emissioni di C02,non c'è motivo per non usarlo». n

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Il caso matricoledella SapienzaIscrizioni giù dei 20%Il rettore: « Spazi stretti e alta concorrenza»Quasi tutti gli altri atenei sono in crescita

Il ritorno all'università. Ilboom delle «piccole». La resi-stenza delle «grandi». Il calodella Sapienza. Il caos, che con-tinua, per i corsi di Medicinadopo le sentenze del Tar sultest di ammissione. L'aumentodelle lauree ad accesso pro-grammato. E una certa difficol-tà a rilasciare i dati.

Eccola qui la «fotografia» -ancora parziale perché moltopuò cambiare - degli ateneiitaliani per l'anno accademico2014/2015. Il Corriere della Se-ra ha contattato le più grandirealtà e alcune di quelle medio-piccole per fare un primo bi-lancio. Un bilancio con molteluci ma anche qualche ombra.E che è fatto, è bene precisarlo,su cifre provvisorie di questigiorni nel confronto con quelle(definitive) del 2013/2014-

1 dati raccolti, poi, non ri-guardano sempre gli immatri-colati, cioè coloro che per laprima volta entrano nell'uni-versità italiana. Ma anche gli«iscritti» al primo anno, già in-seriti nei database del ministe-ro dell'Istruzione. Questo per-ché non tutti gli atenei hannofornito informazioni univoche.Così si è dovuto tornare indie-

tro di un anno e calcolare la dif-ferenza sulla stessa voce.

Per ora colpisce il «rosso»della Sapienza, il più grandeateneo d'Europa. Fino a ieri ri-sultavano oltre 5.5oo gli imma-tricolati in meno. Un decre-mento, provvisorio, del 20,3%.«Ma se facciamo il confrontotra i numeri di ieri e quelli del25 novembre 2013 siamo suglistessi livelli», chiarisce Euge-nio Gaudio, rettore da questomese dell'università romana.«E comunque c'è ancora tempofino al 23 dicembre per iscri-versi». «Però, è vero, da qual-che anno la mia università èquella che ha registrato il de-cremento maggiore», ragiona.E i motivi sarebbero quattro:«Il calo generale degli imma-

tricolati in Italia, la riorganizza-zione di alcuni corsi della Sa-pienza, l'aumento della con-correnza a Roma e le difficoltànel costruire nuove aule, tantoda costringere gli studenti afrequentare le lezioni in tenso-strutture».

Sempre nella Capitale sorri-de Tor Vergata : tra triennale especialistica l'aumento è del10,2%. Progressione a doppiacifra anche per l'Università delPiemonte Orientale (+13,2%), lesedi di Como e Varese di Insu-bria (+26,1%), Bergamo (+26%),Venezia (+10,80, Macerata(+20,5%).

Il tutto in un contesto doveda dieci anni le nuove matrico-le sono sempre meno, passan-do dai 338 .407 (tra triennale eciclo unico) del 2003/2004 ai267.806 del 2013/2014 . Un crol-lo del 20,9%.

Tra le altre «grandi» l'AlmaMater di Bologna registra+6,6%, Torino +4%, il vicino Po-

litecnico +2,2%. Scende, di po-chissimo (-o,9%), un altro Poli-tecnico, quello di Milano. Ma èuna diminuzione «fisiologi-ca», spiegano dall'ateneo, do-vuta «a una riorganizzazionedei corsi nell'area Architettu-ra». Tant'è vero che vanno me-glio dell'anno passato Ingegne-ria (+1,2%) e Design (+29,3%).

Segno meno anche per l'Uni-versità degli Studi di Milano.Ma il risultato «dipende dal-l'introduzione dell'accessoprogrammato in sedici corsi dilaurea». Al netto di questo ilsaldo è positivo, con un picconelle magistrali (+14%) e nelletriennali ad ingresso libero(+16,28%).

Aumentano gli studenti an-che in Bicocca e alla Cattolica.Così come a Trento, Verona, Pa-dova e Trieste. Bene anche Pe-rugia e «Federico II» di Napoli.

Leonard [email protected]

© R I PRO DUZIOfN RSERVA'A

Università Pagina 34

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datiLe iscrizioni negli atenei italianiAnno accademico 2014/2015 (dati non definitivi, in percentuale)

Chi è

• EugenioGaudio, 58anni, è statoeletto rettoredella Sapienzalo scorso 3ottobre con i I59,9% dei voti

Gaudio è

docente di

Anatomia

umana e

guiderà

l'ateneo per il

periodo 2014-

2020

Foi,ie. ela'borazioi,e Loi lei e della Sera su dati iói f i dagil atenei ui lei e della Sera

Università Pagina 35

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L'Asserrtblea de li iscritti ha approvato all unanirrait x il bilancio di previsione 2015

L'Ordine punta sulla tecnologiaiPiU' servizi o line e Pec gratuita ai nuovi t iroc inant i

DI GIOVANNI BATTISTA CALÌ*

.olto più di unasemplice verificadi numeri, perché

l'Assemblea ge-nerale degli Iscritti, che il 24novembre scorso ha approvatoall'unanimità il bilancio di pre-visione 2015, ha rappresentatosoprattutto l'occasione per rac-contare i risultati conseguiti ela strada sulla quale si intendecontinuare per completare gliimpegni assunti.

La relazione programmaticache accompagna il Bilancio pre-ventivo si presenta non come unfreddo elaborato ma come undocumento di indirizzo capacedi porre, in forma sintetica, gliobiettivi generali e le modalitàoperative che sostanzieranno leattività istituzionali dell'Odcecdi Roma per l'anno che tra pocoavrà inizio.

Si punta a concretizzareprogetti che confermeranno edaranno ulteriore sviluppo agliimpegni assunti col programmadi mandato del Consiglio in ca-rica, a completamento di quantogià realizzato.

Al bilancio è certamente unimportante documento contabi-le ma dietro le cifre c'è anche unmomento decisivo rivelatore diquello che abbiamo già fatto, diquello che stiamo facendo e diquello che faremo nell'immedia-to per concretizzare un'azionesempre più incisiva», non hadubbi il Presidente dell'Odcecdi Roma, Mario Civetta, sullastrada da seguire per completa-re il lavoro già avviato.

Nel prossimo anno si potràfattivamente contare su uninterscambio di idee, contenutie iniziative con il Consiglio Na-zionale che, superate le critici-tà degli ultimi anni , ha messo

a regime il proprio lavoro. «Lapresidenza dell'amico GerardoLongobardi e la presenza inConsiglio di Luigi Mandole-si, al quale, tra l'altro, è stataaffidata una delega strategicacome la fiscalità, ci impongonodi fornire loro un contributo co-struttivo di contenuti, di idee eproposte quali referenti sul ter-ritorio della professione e primainterfaccia degli Iscritti», avver-te Mario Civetta, «dobbiamoessere protagonisti anche nellafase proponente e dobbiamo far-lo anche dal territorio».

L'Odcec di Roma ha già fattomolto sul terreno dell'elabora-zione concettuale aderendo consuoi Iscritti alla composizionedelle Commissioni del Con-siglio Nazionale, chiamate acompiti delicati e decisivi, svolti

tra l'altro, a titolo gratuito. Sulpiano delle iniziative il 2014 perl'Odcec di Roma è stato segnatoda un record per il numero diconvegni gratuiti in aula dedi-cati a temi specifici di massimarilevanza, rafforzando in que-sto modo l'obiettivo di offrirea tutti gli Iscritti una elevataquantità di eventi formativi di

qualità per assolvere agli obbli-ghi di formazione prescritti. Nel2015 la formazione obbligatoriapotenzierà la modalità "e-lear-ning", attraverso uno specificoprogetto già finanziato, chesi snoderà con alcuni partnereditoriali di riconosciuto valorescientifico dell'area giuridico-economica e all'avanguardianello sviluppo delle piattaformeelettroniche. «Stiamo puntandomolto sull'innovazione tecnolo-gica applicata alla formazione adistanza», spiega Mario Civet-ta, «l'investimento progettualeche abbiamo realizzato e l'ope-ratività che conseguiremo sonomotivo di orgoglio. In questomodo stiamo raggiungendo treobiettivi: maggiori servizi pergli Iscritti; massima attenzionepossibile ai più giovani, Profes-sionisti e Tirocinanti; scrupolosocontrollo del livello dei costi digestione». Il 2015 rappresentaper l'Odcec di Roma l'anno dellasvolta tecnologica. La tecnologiasarà, infatti, il fattore comuneper il perseguimento di moltiobiettivi, con tante novità sia intermini di effettiva operativitàsia in termini di investimentoprogettuale. Tra le iniziativeimmediatamente operativea partire dal primo gennaio2015, in esecuzione di una deli-bera del Consiglio dell'Ordine,verrà attribuita gratuitamentead ogni nuovo iscritto nel regi-stro del Tirocinio una casellaPEC certificata per consentiredi comunicare oltre che con iDominus anche con i Praticantiattraverso la PEC.

Sempre a gennaio entreran-no nella fase operativa altriprogetti: un nuovo applicativoper la gestione del sistema diprotocollo dell'Ordine, che con-sentirà di gestire in manieraautomatica anche l'invio e laricezione delle comunicazionimassive via PEC. Sul pianodella comunicazione, un'altranovità riguarderà la Newslet-ter settimanale che oltre a rin-novare la veste grafica punta auna più efficace visualizzazionee compatibilità con i vari dispo-sitivi (tablet, smartphone e PC).L'obiettivo di puntare sul poten-ziamento del sito web istituzio-nale, quale strumento rapido diinterazione nei rapporti tra Or-dine e Iscritti, troverà completa-mento nel 2016 quando con ilnuovo portale si potrà utilizzarela firma digitale perle richiestedi certificati, per l'aggiornamen-to dei dati pubblicati nell'Alboe ogni altra attività ora svoltafisicamente presso gli sportelli,incluso il deposito dei librettidel tirocinio.

«Ci siamo impegnati non solo

sul piano dell'evoluzio-ne tecnologica», precisail Presidente Civetta,«nel 2015 andrà a regi-me un'iniziativa impor-tante come l'apertura didue sportelli decentratidell'Ordine presso lasede del Comune di Ma-

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Tino e dei Tribunale di Velletri,avviata, a livello sperimentale,in questi ultimi mesi dell'annoin corso». A fronte di un elevatoimpegno per garantire nuoviservizi, il contributo annuale ri-chiesto è stato mantenuto fermoa 50 euro per coloro che hannomeno di 36 anni di età e menodi 5 anni di iscrizione , portandoil limite di rt.à ria 2 5 a.29 anniper allinearlo a quello indivi-duato dal Consiglio nazionale,mentre un sacrificio di modestaentità è stato chiesto a chi hagià una posizione professionaleconsolidata che, però , è neutralenella sostanza . Gli investimen-ti straordinari sostenuti perla ristrutturazione della sede

e il potenziamentodi altri servizi han-

no infatti indotto ilConsiglio dell'Odcecdi Roma a deliberareun piccolo aumentodi 18 euro del con-tributo ordinarioriferito al 2015, che

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tuttavia, in ragione del credi-to di 50 euro vantato con ri-fermento al 2014 per effettodella riduzione della quotada destinare al Consiglio Na-zionale, comporterà un ver-samento comunque minorerispetto all'anno precedente.«In un tempo relativamentebreve», ha concluso Mario Ci-vetta, «siamo riusciti a con-seguire importanti risultati,grazie anche all'impegno delConsiglio tutto e dei vari col-laboratori, e soprattutto adimpostare il raggiungimentodi nuovi obiettivi».

* Consigliere Segretariodell'Odcec dì Roma

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* Il calendario completo dei corsi FPC e disponibile sul sito www.odcec . roma.it

Commercialisti Pagina 37

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La fotografia del Cres e. Freme: siamo alle soglie della povertà

Gli architetti al collassoMercato saturo. Il reddito si fer

DI BENEDETTA PACELLI

rchitetti italiani in esu-bero. Troppi rispettoalla popolazione, sono-oltre 152 mila (2,6

ogni 1.000 abitanti), e troppirispetto a quello che chiede oraun mercato, specie quello dellaprogettazione, in caduta libe-ra. Il risultato? Una categoriacomposta da tecnici, come hasottolineato il presidente delCnapcc Leopoldo Freyrie, «allesoglie della povertà». Sono soloalcuni dei dati contenuti nellaormai consueta indagine sullostato della professione di ar-chitetto, arrivata alla quartaedizione e promossa dal Con-siglio nazionale degli architet-ti, pianificatori, paesaggisti econservatori in collaborazionecon il Cresme.

Dunque un impoverimen-to del mercato che, si leggenel rapporto, va ricondotto alcrollo della domanda dei ser-vizi di progettazione scesa nelcomplesso del 41% tra il 2006e il 2013 e di oltre il 50% persingolo professionista. Se aquesto si aggiunge che il 68%

degli architetti vanta in-solvenze verso la clientelaprivata e il 32% verso ilsettore pubblico, il qua-dro complessivo diventadrammatico.

In media, i giorni ne-cessari per ottenere unpagamento da parte dellapubblica amministrazio-ne sono arrivati, nel 2013,a oltre 217 (erano 129 nel2010 e 90 nel 2006); perquelli da parte delle im-prese si è passati dai 114giorni del 2011 a 172 nel2013; da 70 a 98 giorniper quanto riguarda lefamiglie. Un problema, quellodelle insolvenze dei pagamentiparticolarmente grave soprat-tutto al Sud del paese, mentreè fortemente critico al Nord ilrapporto con le banche: il 57%degli architetti, infatti, ha debi-ti con istituti di credito, societàfinanziarie o fornitori. E così lapercentuale dei tecnici che hadichiarato di aver subito in unanno un forte calo del propriofatturato è cresciuta dal 26%del 2012 al 33% del 2013, perarrivare fino al 38% nelle atte-

se del 2014.In questo contesto tra crisi

economica e recessione dellecostruzioni il reddito profes-sionale annuo lordo ha subi-to negli ultimi sei anni unaperdita del 40%, tanto che nel2013 potrebbe essere sceso apoco più di 17 mila euro al net-to dell'inflazione, il valore piùbasso degli ultimi 15 anni. Intutto questo, secondo l'indagi-ne, non sembra neppure prati-cabile la possibilità di avviare odi incrementare la propria at-

tività all'estero, tenutoconto delle dimensionidegli studi professiona-li che non consentono diaffrontare le difficoltàdi lavorare all'estero.Sono, infatti, circa 70mila gli studi di archi-tettura in Italia, cheimpiegano appena undipendente non archi-tetto e 1,5 collaborato-ri esterni con partitaIva.

«Siamo alle sogliedella povertà», sottoli-nea Freyrie, «e senzaun'inversione di rotta,

da parte della politica e delgoverno, rischiamo di non so-pravvivere alla crisi. Siamodisposti a organizzarci in retiprofessionali e interprofessio-nali sul territorio nazionale e acambiare anche profondamen-te i nostri studi. Chiediamoperò un segnale da parte dellostato: estendere ai professioni-sti che si aggregano le agevola-zioni fiscali previste dalla leggedi Stabilità 2015 per le attivitàdi impresa e di lavoro autono-mo nella fase di start-up».

Architetti Pagina 38

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C%E* ' * - ti9 Nuovi poveri (e bussano al Catasto),.jn arcintet, •

L'Or 'ne: reddito giù del 40%. In Campidoglio per 140 posti si presentano in 25 mila«Gli architetti italiani? Sono i nuovi poveri». Il

presidente dell'ordine professionale, LeopoldoFreyrie, non usa mezzi termini e sciorina i dati diuna recentissima e cruda indagine condotta dalCresme. Il reddito medio della professione è at-torno ai 17 mila euro annui, in cinque anni laperdita di guadagno è stata del 40% e in più au-mentano vertiginosamente le prestazioni nonpagate.

Il 68% degli architetti vanta crediti nei con-fronti di aziende private e il 32% verso la pubbli-ca amministrazione. I fortunati che riescononell'impresa di farsi pagare devono però atten-dere in media 172 giorni se il committente è un

privato e 217 se invece si tratta di un soggettopubblico. Visto che non vengono remunerati peril lavoro che svolgono, i professionisti a loro vol-ta sono costretti a contrarre debiti verso terzi: alNord il 57% di loro deve denaro alle banche, allesocietà finanziarie o ai fornitori.

La recessione e la mancanza di lavoro non faevolvere la struttura degli studi che rimangonopiccolissimi: il loro reddito medio è di 38 milaeuro, in genere hanno un dipendente non archi-tetto e 1,5 collaboratori a partita Iva. In questecondizioni la possibilità di prescindere dal mer-cato italiano e di pescare clienti esteri è minima,se non nulla. I giovani ovviamente stanno ancorapeggio: dopo cinque anni di professione mensi-le è ancora attorno ai 1.200 euro mensili e il tassodi disoccupazione viaggia attorno al 30% - Cosìquando, come ieri a Roma si apre un concorsoper assumere 140 funzionari e tecnici dell'Agen-zia delle Entrate per potenziare il catasto, giovaniarchitetti (e ingegneri) si iscrivono a quella cheappare una vera e propria lotteria. Nel caso inquestione sono in 25 mila a partecipare, un nu-mero che non si era mai visto e riflette un disa-gio che all'Ordine fotografano così: «La profes-sione è a rischio sopravvivenza».

Dario Di Vico

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Page 43: Centro Studi C.N.I. - 26 novembre 2014 · INDICE RASSEGNA STAMPA Indice Rassegna Stampa Centro Studi C.N.I. - 26 novembre 2014 Pagina I UE Sole 24 Ore 26/11/14 P. 8 Piano Juncker

La Cassazione sul patto di quota lite. Le parcelle sono valutabili

Legali, tariffe controllateSanzioni in arrivo per compensi fuori misura

DI DEBORA ALBERICI

inea dura della Su-prema corte sul pattodi quota lite. Rischiainfatti di essere san-

zionato l'avvocato che chie-de compensi sproporzionatirispetto all'attività che do-vrà svolgere. Ma non solo: èlegittima una valutazionepreventiva della parcella.Sono queste le conclusionia cui sono giunte le Sezioniunite civili della Corte dicassazione con la sentenzan. 25012 del 25 novembre2014.

Il giudici di piazza Ca-vour hanno respinto ilricorso di un legale cheaveva fatto sottoscrivereal cliente una scritturaprivata nella quale eraprevisto un compenso del30% in relazione a unarichiesta di risarcimentodel danno per un incidentestradale.

Per questo motivo illegale era stato sospesoe poi censurato. Ora gliErmellini hanno reso de-finitivo il verdetto. Sulpunto, la Cassazione haspiegato che l'art. 45 delcodice deontologico foren-se, nel testo modificato conla delibera dell'organismodi autogoverno dell'avvoca-

tura del 18 gennaio 2007,conseguente alla riformalegislativa del 2006, con-sente all'avvocato di pattu-ire «con il cliente compensiparametrati al raggiungi-mento degli obiettivi per-seguiti», alla condizione,

tuttavia, «che i compensisiano proporzionati all'at-tività svolta».

La possibilità di pattu-ire tariffe speculative siaccompagna, quindi, all'in-troduzione di particolarecautele sul piano deonto-logico, tese a prevenire ilrischio di abusi commes-si a danno del cliente e aprecludere la conclusionedi accordi iniqui.

La proporzione e la ragio-nevolezza nella pattuizionedel compenso rimangonol'essenza comportamenta-le richiesta all'avvocato,indipendentemente dallemodalità di determinazio-ne del corrispettivo a luispettante.

La norma dell'art. 45del codice deontologicoriproduce infatti la previ-sione contenuta nell'art.43, punto II, dello stessocodice, che vieta all'avvo-cato di «richiedere com-pensi manifestamentesproporzionati all'attività

svolta. Peraltro», aggiun-ge la Corte, «l'aleatorie-tà dell'accordo quotalizionon esclude la possibilitàdi valutarne l'equità» se,cioè, la stima effettuatadalle parti era, all'epocadella conclusione dell'ac-cordo che lega compenso erisultato, ragionevole o, alcontrario, sproporzionataper eccesso rispetto allatariffa di mercato, tenutoconto di tutti i fattori ri-levanti, in particolare delvalore e della complessitàdella lite e della naturadel servizio professionale,comprensivo dell'assunzio-ne del rischio.

*www.cassazzone.net

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