Centro Studi C.N.I. - 13 novembre 2015 · INDICE RASSEGNA STAMPA Indice Rassegna Stampa Centro...

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Centro Studi C.N.I. - 13 novembre 2015

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Centro Studi C.N.I. - 13 novembre 2015

INDICE RASSEGNA STAMPA

Indice Rassegna Stampa

Centro Studi C.N.I. - 13 novembre 2015

Pagina I

INFRASTRUTTURE

Guida all'appalto senza errori per i fondi europeiSole 24 Ore 13/11/15 P. 55 AlessandroSacrestano

1

Infrastrutture, l'occasione e la sfidaSole 24 Ore 13/11/15 P. 30 Claudio De Albertis 3

APPALTI

Appalto, se è verde c'è lo scontoItalia Oggi 13/11/15 P. 40 Andrea Mascolini 4

PREVIDENZA PROFESSIONISTI

Casse, investimenti rivistiItalia Oggi 13/11/15 P. 33 Beatrice Migliorini 5

COSTRUZIONI

«Sali-Impregilo diventa più americana Dal Ponte sullo Stretto 10 miliardi all'Italia»Corriere Della Sera 13/11/15 P. 41 Fabrizio Massaro 6

Salini Impregno conquista il gigante Usa delle autostradeStampa 13/11/15 P. 22 Luigi Grassia 8

INNOVAZIONE

Microsoft, informatica per tuttiItalia Oggi 13/11/15 P. 20 Marco Livi 9

INNOVAZIONE E RICERCA

Il personal computer non è finito Il mercato vale 170 miliardi cli dollari»Corriere Della Sera 13/11/15 P. 42 10

PERITI INDUSTRIALI

Formazione in cerca di identitàItalia Oggi 13/11/15 P. 35 11

La laurea, una scelta lungimiranteItalia Oggi 13/11/15 P. 35 12

TARIFFE

Da Agcom tariffe «pro-fibra»Sole 24 Ore 13/11/15 P. 18 Andrea Biondi 13

GEOMETRI

Nel Paese complicato torna il geometraCorriere Della Sera 13/11/15 P. 1 Dario Di Vico 15

COMMERCIALISTI

I commercialisti: «Misure punitive»Sole 24 Ore 13/11/15 P. 54 18

CAMBIAMENTI CLIMATICI

High pressure in ParisFinancial Times 13/11/15 P. 6 Pilita Clark 19

A climate deal in Paris need not be bindingFinancial Times 13/11/15 P. 8 23

Vademecum per funzionari pubblici e consulenti

Guida all'appalto11enza erroriper i fondi europeiLa gara trasparente inizia dalla pianificazione

Alessandro Sacrestano

Unaguidaper evitare erro-ri nella gestione delle risorseprovenienti dai Fondi struttu-rali e d'investimento euro-pei. Il 29 ottobre la Commis-sione europea, in collabora-zione con la Bei, ha pubblicatole linee guida per gli Statimembri e, in particolare, per ifunzionari deputati alla gestio-ne degli appalti nei progetti fi-nanziati dai Fondi strutturali ed'investimento europei.L'obiettivo è di scongiurare glierrori più frequenti in materiadi appalti pubblici di progetticofinanziati. E, per quanto ri-guarda l'Italia, questo potreb-be tradusrsi in un aiuto controil mancato utilizzo delle risor-se assegnate: secondo le ulti-me stime sitratta di 8,8 miliardidi curo che rischiano di restarenelle «casse» dellaUe (si vedail Sole 24 Ore dell'8 novembrescorso).

I fondi europei gestiti diret-tamente dalla Commissioneeuropea sono assegnati o attra-verso sovvenzione (grants) o,appunto, gare d'appalto (con-tracts). Mentre le prime sonopropedeutiche al co-finanzia-mento di progetti o di obiettivispecifici, gli appalti pubblicivengono aggiudicati tramitegare d'appalto, e sono finalizza-ti all'acquisto di beni, servizi oopere con un impegno del48a odei fondi. Bruxelles intende ga-rantire che il denaro - circa il19% del Pil dela Ue - sia asse-gnato con il massimo dell'effi-cienza e della trasparenza.Spesso, però, i funzionari nonsono adeguatamente preparatiper gestire al meglio le proce-dure, anche per la complessitàdi queste ultime.

Stop agli erroriLa strategia sottesa dal manua-le è quella di introdurre unarinnovata filosofia gestionaledei fondi destinati ai progettiin programmazione fino al2020. L'erronea applicazionedi norme riguardanti gli appal-ti pubblici rappresentala prin-cipale casistica dei rilievi ope-rati dai revisori contabili na-

zionali e della Ue nel corso del-le verifiche sulle modalità diutilizzo dei fondi comunitari.

Bisogna, quindi, lavoraresulle capacità di chi gestiscelaprocedura.Ilprogetto, in talsenso, si affianca allo svilup-po di «Peer 2 Peer», una piat-taforma per i funzionari pub-blici in tutta l'Ue per favorirelo sviluppo di capacità ammi-nistrative e a « IntegrityPacts», uno strumento permigliorare la trasparenza e laresponsabilità in materia diappalti pubblici.

Laguidahapuntidiallertaedelementi interattivi con link aitesti legislativi e ad altri docu-menti utili. La struttura delcompendio è divisa in due ma-cro sezioni. Nella prima parte,gli orientamenti, la Commis-sione dettagli indirizzi, distintiper ognuna delle diverse sei fa-si della procedura di appaltopubblico, evidenziando leprincipali criticità gestionali.

Le fasi degli appaltiSi ricorda che la procedura di

Tutti i giorni le notiziee gli approfondimentiper gli operatori

SulQuotidianodel Fiscotutti igiorni una seriedi contributioriginali pergli abbonati. Oggi, fragli altri, un contributodi FerruccioBogettl e Gianni Rota su unasentenza di Cassazione in materiadi bancarotta fraudolenta.........................................................................

www.quotidianofisco .ilso[e24ore.com

appalto può essere suddivisanelle seguenti fasi:

preparazione e pianifica-zione;

pubblicazione;presentazione delle offerte

e selezione degli offerenti;valutazione delle offerte;aggiudicazione dell'appalto;esecuzione del contratto di

appalto.

Obiettivo trasparenzaMerita particolare attenzionela fase della pianificazione. Ge-stire opportunamente taleaspetto, ribadisce la guida, ga-rantisce in buona parte l'esitodella gara d'appalto. Eppure èquella statisticamente più tra-scurata.Atalriguardo, infatti, lelinee guida evidenziano la ne-cessità di coinvolgere da subitotutte le parti interessate.

Capita, di contro, che i fun-zionari interessino solo rara-mente le parti esterne, con laconseguenza di dover soppor-tare costi supplementari perrettificare omissioni o errori.Coinvolgere, precisa il docu-mento, non significa compro-mettere l'indipendenza delprocesso decisionale dell'Am-ministrazione, in quanto i ne-cessari commenti delle partiinteressate non devono condi-zionare la sostanza e l'obiettivodell'offerta. Il manuale, poi,passa in rassegna altre criticitàper ognuna delle fasi residue.Ad esempio, nella valutazionedelle offerte, il manuale evi-denzia che i punteggi assegnatidevono essere chiari, giustifi-cati e trasparenti. La relazionedi valutazione, poi, dovrà con-tenere tutti gli elementi richie-sti per dimostrare come si ègiunti alla decisione di aggiudi-care l'appalto ad un determina-to offerente (si vedano le sche-de afianco).

Inuna sezione delle linee gui-da, infine, trova spazio lo stru-mentario, il vero e proprio va-demecum, ricco di documenti ededicato all'esame di fattispe-cie specifiche con l'ausilio diesemplificazioni di cosa fare ecosa non fare nelle procedure.

0 R]V R' CN E RISERVATA

Infrastrutture Pagina 1

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Infrastrutture Pagina 2

Infrastrutture, l'occasione e la sfidaBene l'aumento delle risorse. Ora le amministrazioni siano efficaci

di Claudio De Albertis

a legge di stabilità per il 2016varata dal Governo e ora al-l'esame del Parlamento con-tiene tutte le premesse per

aprire una nuova stagione per le in-frastrutture . Dopo anni bui, in cui gliinvestimenti sono stati sistematica-mente e drasticamente tagliati , final-mente le opere pubbliche sono tor-nate a rappresentare il punto di forzadella strategia del Governo per ag-ganciare la crescita e recuperare ilpesante gap del nostro Paese con glialtri partner europei.

La stessa Banca d'Italia ha più voltesottolineato , infatti , quanto l 'inade-guatezza delle nostra rete infrastrut-turale influenzi negativamente laproduttività e la competitività delleimprese, oltre che la qualità della vitadei cittadini.

In questo contesto , appare certa-mente positivo il cambio di passoadottato dal Governo con la nuovalegge di Stabilità , grazie alla quale gliinvestimenti in opere pubbliche tor-nano a essere possibili . Non si trattasolo di un problema di risorse, chepure per la prima volta dal 2009, au-mentano dell '1% in termini reali, rap-presentando , dunque, una svolta si-gnificativa rispetto al meno 43%, fat-to segnare dal 2008 a oggi.

Ma di un vero e proprio cambio di

paradigma della nostra politica eco-nomica.

Dopo anni di blocco sostanzialedegli investimenti e dei pagamenti,determinando una crisi senza prece-denti nel settore delle infrastrutturee danni ingenti alterritorio, ilpatto distabilità viene finalmente cancella-to. Un obiettivo raggiunto grazie an-che all'azione e all'iniziative che inquesti anni il sistema Ance ha intra-preso con forza per denunciare glieffetti distorsivi di un meccanismocontabile inefficiente che ha impedi-to agli enti locali di investire sul terri-torio, senza peraltro riuscire a met-tere un freno alla spesa corrente. Inumeriparlano chiaro: conilpatto distabilità gli investimenti dei Comunisono calati de147% e le spese corren-ti aumentate del 17%. Con il nuovocriterio del pareggio di bilancio si ri-torna finalmente a una normale con-tabilità finanziaria, che non penaliz-za le spese in conto capitale, comeavveniva precedentemente, e dàquindi agli enti locali il via libera apoter investire in opere pubbliche.Un'occasione che non possiamo per-metterci di sciupare.

Il cambio di strategia adottato dalGoverno è una scommessa per il no-

Spese per le infrastrutture

stro Paese. Ilsuccesso diquesta poli-tica, che torna a puntare sulle infra-strutture per crescere, trae forza esostanza, infatti, dalla richiesta al-l'Europa di sfruttare la clausola diflessibilità per gli investimenti. Unadecisione che potrebbe aumentaredi 3,5 miliardi di curo la spesa del2oi6 in infrastrutture e quindi libe-rare importanti risorse rimaste fino-ra bloccate.

Ma per riuscirci, ed è qui la scom-messa ancora da vincere, le ammini-strazioni dovranno dimostrare di sa-per spendere bene e in maniera effi-cace le risorse a propria disposizio-ne, concentrando la propria azionesu interventi realmente in grado diinnescare la crescita. Ed è propriosulla base dei lavori realizzati e deipagamenti realmente effettuati alleimprese da parte delle amministra-zioni locali che l'Europa misurerà lanostra credibilità e affidabilità.

È una sfida alla quale siamo chia-mati tutti senza più alibi. Gli stru-menti per tornare a rendere compe-titivi ed efficienti i nostri territori,potenziando le reti di collegamentocon l'Europa e riqualificando i centriurbani, adesso ci sono e dobbiamodimostrare di saperli sfruttare almeglio nell'interesse del Paese e delnostro futuro.

Claudio De Albertis è presidente dell'Ance

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Andamento della spesa corrente e in conto capitale nei Comuni italiani. Base 2008 =100

Spese correnti

2008

,,,, Spese in conto capitale Totale spese

2009 2010 2011 2012 2013 2014----------------------------

Fonte: e'aborazione Ance su dati Ragioneria dello Stato

Infrastrutture Pagina 3

Le novità ciel diseg-no di le o,e srclla grf en econorn y approvato al senato. Obblighi per iAnac

Appalto, se è verde c'è lo scontoCauzioni ridotte. Certíficazíone ambientale aiuta in graduatoria

Pagina a curaDI ANDREA MASCOLINI

conti sulle cauzioni etitoli preferenziali pergli appaltatori in pos-sesso di qualificazioni

ambientali; obbligo per le sta-zioni appaltanti di indicazionenel bando di gara del metododi misurazione dei costi del «ci-clo di vita» del progetto e deicriteri ambientali minimi chedovranno essere previsti an-che nei bandi-tipo dell'Anac;offerta economicamente piùvantaggiosa da valutare anchein riferimento alla sostenibilitàambientale.

Sono queste alcune del-le novità contenute nel di-segno di legge sulla greeneconomy approvato la scorsasettimana al senato e adessoall'esame della camera in ter-za lettura, che prevede alcunenorme innovative riguardantila disciplina degli appalti pub-blici.

Un primo intervento delprovvedimento approvato alsenato attiene alla disciplinadelle garanzie a corredo dell'of-ferta nei contratti pubblici, dicui si modificano gli articoli 75e 83 del Codice dei contrattipubblici.

Potrà essere concessa lariduzione dell 'importo dellagaranzia e del suo eventualerinnovo agli operatori economi-ci in possesso di specifiche qua-lificazioni ambientali.

Viene previsto che il bando,nel caso di previsione del cri-terio relativo al «ciclo di vita»,indichi, tra l'altro, il metodo chel'amministrazione aggiudica-ti ice utilizza per la valutazionedei relativi costi inclusa la fasedi smaltimento e recupero.

Ê poi stabilito che sianoda considerarsi titolo pre-ferenziale nella formulazio-ne delle graduatorie, oltrealla registrazione al sistemacomunitario di ecogestione eaudit (Emas), anche il pos-sesso di altre certificazioni, invia alternativa o aggiuntiva:la certificazione ambientaleai sensi della norma Uni EnIso 14001; la certificazione Iso

5001, relativa a un sistema digestione razionale dell'ener-gia; il possesso del marchio diqualità ecologica Ecolabel Ueai sensi del regolamento (Ce)n. 66%2010 per un proprio pro-dotto o servizio da parte delleorganizzazioni pubbliche e pri-vate interessate.

Un'assoluta novità è l'in-troduzione nel codice deicontratti pubblici (con ilnuovo articolo 68-bis nel co-dice dei contratti) dei «criteriambientali minimi» (Cani) chedovranno essere inseriti nei

bandi di gara per gli appaltipubblici di diverse forniture edi servizi (per esempio il ver-de pubblico), nell'ambito dellecategorie previste dal pianod'azione per la sostenibilitàambientale dei consumi nelsettore della pubblica ammi-nistrazione (Pan-Gpp). Moltosignificativo è il fatto che sianointegrati i criteri di valutazio-ne dell'offerta economicamentepiù vantaggiosa, richiamandoespressamente i profili attinen-ti alle caratteristiche ambien-tali e al contenimento dei con-sumi energetici e delle risorse

ambientali, e specificando chetali criteri devono riferirsi an-che al servizio, e non solo allavoro e al prodotto.

Il provvedimento assegnainoltre all'osservatorio deicontratti pubblici il monito-raggio dell'applicazione deicriteri ambientali minimidisciplinati nei relativi decretiministeriali e del raggiungi-mento degli obiettivi previstidal piano d'azione per la soste-nibilità ambientale dei consuminel settore della pubblica am-ministrazione (Pan Gpp).

Importanti indicazionivengono previste anche perl'Autorità nazionale anticorruzione (Anac) che ha ilcompito (confermato anche dalddl delega appalti pubblici) diredigere i bandi-tipo, sulla basedei quali sono predisposti i ban-di di gara da parte delle sta-zioni appaltanti: nella messa apunto di questi format l'Anacdovrà infatti inserire indicazio-ni per l'integrazione dei criteriambientali minimi.

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Appalti Pagina 4

Allo studio del Mef nuove regole per gli enti di previdenza privati

Casse, investimenti rivistiPer il mattone tetto al 30% in dieci anni

DI BEATRICE MIGLIORINI

er le casse di previ-denza più tempo perrientrare nei limitidegli investimenti

finanziari e immobiliari.L'arco temporale passa, in-fatti, da cinque a dieci annipurché, preventivamen-te, il piano di rientro siasottoposto al vaglio dellaCovip. Non solo. Eccezionfatta per il limite relativoagli investimenti immo-biliari che sale al 30% deltotale delle disponibilitàcomplessive, prevista lacontrazione di quasi tuttigli altri limiti in campo fi-nanziario. Queste, in base aquanto risulta a ItaliaOggi,le modifiche apportate dalministero dell'economia edelle finanze allo schema diregolamento in materia diinvestimento delle risorsefinanziarie degli enti previ-denziali a seguito della con-clusione della consultazionepubblica sul testo iniziataalla fine del 2014 e che havisto la partecipazione oltre

che degli enti interessatianche dell'Adepp e dellacommissione bicamerale dicontrollo degli enti gestoridella camera. Pronti a cam-biare, quindi, i parametri diriferimento a cui dovrannoattenersi le casse di previ-denza. E se per quegli entiparticolarmente coinvoltiin vicende immobiliari è inarrivo una boccata d'ossige-no, altrettanto non avverràper coloro particolarmenteesposti in campo finanzia-rio. Sul fronte del matto-ne, infatti, il limite degliinvestimenti complessivipasserà dal 20% origina-riamente previsto nel testodel Mef entro cui rientra-re in cinque anni al nuovo30% entro cui rientrare inun decennio. Purché entroun anno dall'entrata in vi-gore del regolamento l'enteinteressato trasmetta allaCovip e ai ministeri vigilan-ti il piano di rientro.

Diversa la vicenda, invece,per quel che riguarda il com-parto strettamente finan-ziario, dove l'unico margine

di allentamento con un in-nalzamento del tetto dal 30al 35% è stato previsto perinvestimenti in beni diversidagli strumenti finanziarinegoziati nei mercati rego-lamentati , ivi inclusi gli in-vestimenti in azioni o quoteOicr ( Organismi di investi-mento collettivo del rispar-mio) alternativi . Ammesso,inoltre, un investimento en-tro il 5% delle disponibilitàcomplessive dell'ente nelleattività di carattere finan-ziario a medio e lungo ter-mine individuate tra quelleche daranno alle Casse diprevidenza la possibilità diusufruire del credito di im-posta previsto dalla leggedi stabilità 2015 a parzialecompensazione dell'aumentoimpositivo sui rendimenti fi-nanziari (passato dal 20% al26% per le casse e dall'11,5%al 20% per i fondi pensione).Previsione contenuta nel de-creto del Mef del 19 giugno2015 pubblicato in G. U. n.175 lo scorso 30 luglio. Aessere dimezzata , invece, èla quota di investimenti in

strumenti derivati che pas-sa dal 10% al 5%. Stretta,poi, sul fronte investimentiOicr. Le esposizioni infattisaranno consentite a condi-zione che, fermo restando ilrispetto del principio di ade-guata diversificazione degliinvestimenti, l'investimentoin Oicr alternativi diversi daquelli immobiliari sia cotte-nuto entro il limite del 10%delle disponibilità comples-sive dell'ente e del 10% delvalore dell'Oicr alternativo.Limiti che, nella versioneoriginaria del testo, eranofissati rispettivamente nel20% e 25%.

Confermato, invece, ilsettore incompatibilità. Losvolgimento di funzioni diamministrazione, direzionee controllo dell'Ente saràincompatibile con lo svol-gimento di funzioni di am-ministrazione, direzione econtrollo del gestore conven-zionato e del depositario e inaltre società dei gruppi cuiappartengono il gestore con-venzionato e il depositario.

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Previdenza professionisti Pagina 5

«Salini-Imprcgilo diventa più americanaDal Ponte sullo Stretto 10 miliardi a1PItalia»Parla Pietro Salini dopo l'acquisizione della statunitense Lane. «Puntiamo a 9 miliardi di ricmi»

MILANO Con l'acquisizione dell'americana Lane, pri-mo produttore (non quotato) di asfalto e costruttoreautostradale per 406 milioni di dollari, il gruppo Salini-Impregilo che in Usa controlla già S.A. Healy

sposta ancora più lontano dall'Italia il baricentrodel gruppo. Già oggi nel colosso delle costruzioniche sta ultimando il raddoppio del Canale di Pana-mal'Italiapesa solo l'ui del fatturato (cresciuto nei 9mesi dell'8,4% a 3,37 miliardi). E peserà anche menodopo l'imminente vendita della Todini. «Stiamoscendendo in Italia perché sale la quota dell'este-ro», spiega Pietro Salini, amministratore delegatoe primo azionista del gruppo. «Tanti Paesi voglio-no migliorarsi e necessitano di grandi infrastrut-ture. Oggi siamo in piu di 5o Paesi con circa 35 mi-la dipendenti, e con questa acquisizione potenzia-mo una presenza importante sia per il mercatoUsa, che ha enorme bisogno di rinnovare le pro-prie infrastrutture il Congresso ha appena mes-so sul piatto oltre 300 miliardi per strade e ponti

ma anche come hub verso Canada e Messico etrampolino verso l'Australia.

Fonderete Lane con la vostra società Usa?«Oggi l'idea è mantenere tutto separato. E devono

rimanere società americane. E possibile la quotazio-ne a New York. Ma è presto per parlarne. Con Lanetutto il gruppo diventa più visibile al mercato degliinvestitori Usa. Con gli 1,5 miliardi di fatturato di Lane, Salini-Impregilo arriva a un giro d'affari di oltre 6miliardi di euro, un gruppo globale focalizzato ingrandi infrastrutture: dighe, autostrade, metro, ferrovie, idroelettrico».

Avete quasi centrato l'obiettivo di 7 miliardi difatturato entro il 2017- Ora lo aggiornerete?

«II nuovo piano lo avremo a marzo-aprile. Al 2019potremmo collocarci oltre 9 miliardi di fatturato malo vedremo con il nuovo piano industriale. La no-stra crescita è stata tumultuosa: come Salini nel2001 fatturavamo 75 milioni, e circa 6oo come Impregilo. Anche l'organizzazione sta crescendo comespessore, metodo, procedure, controlli. E la dimen-sione conta anche per le professionalità che si pos-sono attrarre».

Il premier Matteo Renzi ha aperto al Pontesullo Stretto, per il quale avevate vinto la gara.Malo ha rinviato di fatto alle calende greche.

«Alle calende greche? Non credo. Renzi ha dettodue cose importanti su cui sono d'accordo: non puòessere fatto prima di dare l'acqua a Messina o di averrisolto i problemi immediati di quelle terre. Ma sonoproblemi di carattere diversi: uno quotidiano, l'altrostrategico. Lo stretto separa 5 milioni e mezzo di si-ciliani, la Sicilia è grande come la Danimarca. Se noninvestiamo per collegare l'Europa alla Sicilia nonla Sicilia all'Europa , perdiamo una occasione straordinaria. Pensi: si raddoppia il canale di Suez, aumentano i traffici davanti alla Sicilia, ma le merci viamare devono arrivare fino a Rotterdam per tornarepoi magari in Sicilia, mentre potremmo farle partire

da Palermo e distribuirle da E in Europa. Ma per far-lo serve il Ponte».

Voi stimate che il Ponte si auto-ripaghi.«Abbiamo una stima interna secondo la quale il

Ponte si può fare tutto finanziato dai privati utiliz-zando la norma sulla defiscalizzazione dei ricavi delPonte, dei contributi e altre voci. Con un ammontaremodesto 1,5 miliardi di tasse non pagate, non dicontributi versati dallo Stato potremmo ottenereio miliardi per lo Stato tra maggiori tasse, impostedirette, mancati contributi alla disoccupazione. Esono solo i ricavi diretti. Il Ponte darebbe lavoro a 40mila persone. Ed essendo parte del corridoio euro-peo, potrebbe accedere ai finanziamenti del pianoJuncker».

Intanto state portando avanti la causa per ilpagamento della penale perla cancellazione delvecchio contratto.

«Potremmo decisamente guadagnare di più vincendo la penale oltre i miliardo a livello del con-sorzio Eurolink, di cui Impregilo è parte rilevante

anche se trovo pazzesco, per l'ordinamento lega-le del Paese, che si possa cancellare un contratto traprivati con il fine di abolire la penale prevista. Noisiamo disponibili a rinunciare alle penali e a rico-minciare. Vogliamo lavorare, non incassare penaliper cose di cui il Paese ha grande necessità. Il Pontenon è né di destra né di sinistra. Serve ai siciliani eagli italiani. Dobbiamo capire che senza infrastrut-ture competitive non siva da nessuna parte. Speria-mo che non si sprechi un'occasione come questa. Esperiamo che non si torni al dibattito sugli uccelli osui pesci. In commissione ambiente al Senato han-no portato uno studio secondo cui l'ombra del Pon-te farebbe venire il mal di testa ai pesci pelagici. Ec-co, questa gente dovrebbe occuparsi d'altro».

Fabrizio Massaro© RIPRODUZIONE RISERVATA

Renzi haragionequando diceche prima vadata l'acquaa Messina.Ma il Pontenon è né didestra né disinistra: èstrategico.Guadagnereidi più con lapenale manoi vogliamorealizzareun'operadecisivaperil Paese

Pietro Salini,56 anni, è ceo eprimo sociocon il 61,8% diSalini-Impregilo, natadalla fusionetra le duesocietà dopol'opa del 2013.Presidente èAlbertoGiovannini, incarica da lugliodopo l'uscita diClaudioCostamagna

Costruzioni Pagina 6

Salini Impregilo nel mondoFatturato per aree geografiche Un anno a Piazza Affari

Ieri

110/0rn ri a Eatirìa

16%Europa

+6,8%

GEII I .I-R I.I UJ ET I-013

Costruzioni Pagina 7

RILEVATA LA LANE INDUSTRIES PER 400 MILIONI DI DOLLARI. NASCE UN COLOSSO DA 6 MILIARDI

Impregno conquistail gigante Usa delle autostrade

LUIGI GRASSIA

Il gigante italiano (e globale)delle costruzioni Salini Im-pregilo fa una grande acqui-sizione negli Stati Uniti. Ieriil suo consiglio di ammini-strazione ha approvato l'ac-quisto del 100% di Lane In-dustries, che è il maggiorecostruttore di autostrade eil principale produttore pri-vato di asfalto negli Usa. Ilvalore della transazione è di406 milioni di dollari. L'ope-razione fa crescere il gruppoSalini a più di 6 miliardi dieuro di fatturato annuo nelmondo.

Lane è un'azienda privatacon più di 100 anni di storia,specializzata nella costruzio-ne di infrastrutture civili edei trasporti, con circa 1,5miliardi di dollari di volumed'affari annuo. Opera su tresegmenti: produzione diasfalto, progetti stradali e al-tre infrastrutture nel merca-to interno e internazionale.

«L'acquisizione di Lane»commenta l'amministratoredelegato Pietro Salini «è unapietra miliare nello sviluppodell'azienda. Il nostro grup-po già opera già negli StatiUniti con la controllata He-aly e ha sviluppato progettiimportanti come la metropo-litana di San Francisco e ilprogetto del Lake Mead inNevada. Con l'acquisizionedi Lane faremo un ulteriorepasso avanti verso una di-mensione globale, preser-

Un'autostrada realizzata da Salini Impregilo in Brasile

vando una solida struttura fi-nanziaria. Ci sentiremo a casain più di 50 Paesi con un orga-nico di oltre 35.000 dipenden-ti. Avremo una posizione dileadership negli Stati Uniti, inEuropa e in regioni ad alta cre-scita. Saremo in grado di com-petere a livello mondiale».

Per un gruppo di costruzio-ni come Salini Impregilo raf-forzare la presenza in Ameri-ca proprio in questo momentoè importante anche perchénella scorsa settimana negliStati Uniti un evento ha mo-strato la volontà del Paese diricostruire le sue infrastruttu-re, ormai vecchie dopo decen-ni di tagli di bilancio e di rinviidi importanti opere di costru-zione e persino di manutenzio-ne. Il 5 novembre la Cameradei Rappresentanti di Washin-gton ha approvato un investi-mento di più di 300 miliardi didollari nei prossimi anni perripristinare strade e ponti fati-scenti. L'acquisizione di Lanerende Salini Impregilo più for-te nella partecipazione alle fu-ture gare di appalto.

Ieri il gruppo ha anche dif-fuso i dati di bilancio dei priminove mesi. Salini Impregilo haavuto ricavi pari a 3,4 miliardidi euro, in crescita dell'8,4% ri-spetto ai 3,1 miliardi dello stes-so periodo del 2014. L'Ebitda èstato di 340,4 milioni (+11,1%) el'Ebit di 185,2 milioni (+2,6%)mentre l'utile netto è salito a87,8 milioni contro i 45,3 milio-ni dei primi nove mesi delloscorso anno (+94%).

Costruzioni Pagina 8

Il ceo presenta a Moina la nuova m ssione della società. Al via un programmuna per start up

Microsoft, informatica per tuttiNadella: vogliamo ecosistema globale, n solo dispositivi

DI MARCO Livl

n «ecosistema glo-bale, non solo dispq-sitivi innovativi». Equello che è inten-

zionato a costruire Microsoftda un anno e mezzo guidatada Satya Nadella. Ieri ilceo della società america-na era a Roma per FutureDecoded 2015, un eventodedicato all'innovazione conoltre 3 mila sviluppatori,professionisti It, studenti eimprenditori all'AuditoriumParco della Musica. Nadellasi è soffermato sulla nuovamission di aiutare le perso-ne e le aziende a realizzarecon efficacia i propri proget-ti in un mondo dominato dastrumenti mobile e cloudcomputing (l'elaborazione ela presenza dei dati diretta-mente sulla nuvola di Inter-net), puntando a inaugurareuna nuova produttività, asviluppare una piattaformacloud intelligente e a creareun connubio di hardware esoftware in linea con le esi-genze delle persone.

La missione di Microsoftè «essere globali, diffonder-si in tutti i Paesi» e mette-re a disposizione la propriapiattaforma anche di chi uti-lizza altri sistemi operativi.«Strumenti, dati, applicazio-ni devono essere disponibilia tutti, ovunque e su ognidevice», ha sottolineato Na-della. È in arrivo una nuovarivoluzione nell'informatica«sta avvenendo contempo-raneamente nel cloud e nelmobile», una rivoluzione chepunta a portare la grandequantità di dati disponibi-li in rete a disposizione ditutti, dalle piccole aziendealle start up fino ai singoli.Nadella ha anche aggiuntoche «tra cinque anni avremosempre più informatica in-torno a noi. Sarà importan-tissimo garantire l'esperien-za fra tutti questi dispositivie tutto verrà orchestrato dacloud e mobile, la cui rivo-luzione nell'innovazionedovrà avvenire nello stesso

momento».Della strategia di Micro-

soft fa parte anche diventareun punto di riferimento perla crescita di aziende inno-vative: «Le Start up in Italiarappresentano una grandeopportunità, un potenzialeancora inespresso che va va-lorizzato», ha detto l'a.d. diMicrosoft Italia, Carlo Pu-rassanta , aggiungendo chel'intenzione di Microsoft «ècreare un canale per far cre-scere le startup. Lavoriamocon la Fondazione Cariplo econ Invitalia per dare vita aun modello che selezioni lemigliori Start up e le aiuti afare il salto verso progetti piùambiziosi e grandi. Serviràcercare investimenti maggio-ri però per fare occupazione einnovazione in Italia».

L'iniziativa della filiale ita-liana si chiama GrowITUp,un programma triennale diaccelerazione d'impresa cheoffrirà servizi di incubazione,mentoring, supporto e appor-to di capitale e che vede comepartner strategici, come haspiegato , l'a.d. Fondazione

Cariplo , che metterà a di-sposizione la CariploFactory,e Invitalia , l'Agenzia nazio-nale per l'attrazione degliinvestimenti e lo sviluppod'impresa del ministerodell'Economia. Quest'ultimapresterà attività di advisore due diligence sulle startupche potranno essere oggettodi finanziamenti in capitaledi rischio.

Prima di salire sul palcodell'Auditorium Nadella haincontrato gli ideatori di trestart-up italiane: Baby Gol-drake, Heart Watch e Melixa.«Quando si cambia il mododi vedere il mondo, si cam-bia il mondo che si vede», hasottolineato Nadella, intro-ducendo HoloLens, l'ologra-phic computing che potreb-be essere sfruttato anche inItalia «dai vostri fantasticidesigner e architetti». PerNadella, la ricetta per realiz-zare un progetto di successoè «sfruttare la tecnologia perrisolvere problemi locali» edesportare il modello a livelloglobale.

-©R roc'-•-;onerisenva-

Innovazione Pagina 9

Il personal computer non è4, a*

finitoIl mercato vale 170 miliardi dï dollari»Lanci (Lenovo): il settore si sta stabilizzando. Per il ppo vendite in crescita del 16%

Mentre a Cupertino si prepa-rano a diffondere quello cheviene presentato come il peg-gior nemico del laptop, l'iPadPro, a Hong Kong Lenovo, chesi contende mese dopo mesecon Hp la posizione di primovenditore di computer al mon-do, ieri ha chiuso i conti del se-condo trimestre del proprioesercizio fiscale (luglio-set-tembre 2015) continuando acredere in un mondo di pc. «Lastoria della fine dei computerla sentiamo da 5 anni rac-conta Gianfranco Lanci, corpo-rate president del gruppo cine-se con la responsabilità mon-diale del comparto ma anco-ra oggi è un mercato da 270-280 milioni di pezzi l'anno con170 miliardi di dollari di fatturato. Certo, non posso dire chetornerà a crescere ma ci aspet-tiamo che si stabilizzerà a que-sti livelli».

Lenovo punta sulla mortalitàmolto alta del settore: «Noipensiamo di potere crescereancora racconta Lanci manon per acquisizione. I giappo-nesi e i taiwanesi sono in diffi-coltà. Molti usciranno dal set-tore e resteranno solo 4-5 gran-di player. E sempre stato unsettore molto competitivo maora lo è anche di più in quanto ipassaggi tecnologici richiedo-no delle economie di scala». Ilgruppo cinese sta comunquetagliando più di 3.000 posti dilavoro e ha chiuso il secondotrimestre con una perdita nettadi 714 milioni di dollari (664milioni di euro), un rosso chenon vedeva da tempo. Costi diristrutturazione per 599 milio-ni di dollari: «Lenovo ha agitorapidamente ed efficacementeper affrontare le sfide e annun-cia dei risultati trimestrali mi-gliori del previsto» ha sottoli-neato l'amministratore delega-to Yang Yuanqing. Bisogneràvedere come si muoverà la so-cietà dopo questo alleggeri-mento. Tra i costi sono com-presi anche 324 milioni di spe-se una tantum per liberarsi del-le sole giacenze di smartphone,

un'altra difficile scommessa incui Lenovo continua a crederedopo aver acquistato da GoogleMotorola. «Quando l'abbiamoacquistata spiega Lanci ciaspettavamo di portarla a bre-ak even in 4-6 trimestri e pernoi la previsione rimane quel-la. Ciò che è accaduto sulle gia-cenze è che il settore degli ope-ratori in Cina sta cambiando ilmodello di business. Abbiamofatto pulizia soprattutto per legiacenze dei loro canali di ven-dita. Per il resto anche suglismartphone in Cina stiamocrescendo rapidamente».

Lenovo ha chiuso il trime-stre con un fatturato di 12,2 mi-

liardi di dollari, in crescita del +16% anno su anno. Secondo idati preliminari Idc sul numerodi pezzi inviati sui mercati, Le-novo nel terzo trimestre 2015guida il mercato mondiale conil 21% dei pc (compresi laptop).Seguono Hp (19,6%), Dell(14,3%) e Apple (7,5%). Tra Le-novo e le catene di montaggioin Asia anche dei prodotti ame-ricani il panorama è chiaro:una polarizzazione tra l'Asiache governa gli hardware el'Occidente che sempre di piùproduce e punterà sullo svilup-po dei software.

Sid.

numeri

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GianfrancoLanci,corporatepresidentdi Lenovo

Lenovo,nel terzotrimestre2015, guidail mercatomondialecon il 21%dei pc(compresilaptop).SeguonoHp (19,6%),Dell (14,3%)e Apple (7,5%)

Innovazione e ricerca Pagina 10

Ccrtegoricc oggi riunita per rïflettere su come pr•eparare il prófessionist,a di dornar i

Formazione 111 cerca, d1 identitàUn percorso per una qualificazione sempre maggiore

1 tema della formazionerappresenta una dimensio-ne centrale per il futuro diuna professione chiamata

ad affrontare una domanda diservizi professionali semprepiù qualificata. Occorre quin-di un bagaglio di conoscenzeal passo con i tempi, che nontrova però adeguato riscontronell'offerta formativa esisten-te. Da un lato, la formazionetecnica di tipo tradizionalenon più in grado di preparareil professionista del domani.Dall'altro lato, l'assenza di unmodello reale di formazionepostsecondaria che rispondaalle esigenze dei professioni-sti tecnici.

Il tutto malgrado l'Europaavesse fissato, già nel 1989(con la direttiva 48), un capo-saldo storico per l'accesso allalibera professione: «Una forma-zione almeno triennale, oltre ilsecondario, nelle università oaltro istituto del medesimolivello». Da allora il rapportotra formazione e professionetecnica soprattutto nella for-ma libero professionale, si èandato sfilacciando. E a pocosono servite le lauree trienna-li, giacché il legislatore non leha mai raccordate con il mon-do delle professioni, tradendoquello che era stato da sempreun principio guida: a una for-

mazione deve corrispondereuna sola professione.

In questo scenario, con ilcongresso straordinario delnovembre 2014 la categoriaha deciso di innalzare il livelloformativo di accesso alla pro-fessione, individuando nellalaurea triennale ingegneristicao titolo equivalente a tutti glieffetti di legge (180 Cfu) il futu-ro requisito formativo necessa-rio per l'iscrizione. Si tratta diun percorso complesso, che ne-cessita di un adeguato ricono-scimento anche sul piano giu-ridico formale. Di tutto questosi discuterà oggi in Lui incontrosul tema «Una formazione, unaprofessione. Per un percorso diinnalzamento dei livelli forma-tivi delle specializzazioni tecni-che» all'università La Sapien-za di Roma (via Caserta 6). Aparlarne i rappresentanti delmondo delle istituzioni, dellapolitica che interverranno an-che tramite una serie di inter-viste video e dell'università. Aseguire nella giornata di do-mani un incontro tra i verticidel Cnpi e i dirigenti dei colle-gi territoriali dove proseguiràil dibattito sulle prospettiveconnesse all'innalzamento dellivello formativo di accesso allaprofessione e su tutte le azionigià intraprese dalla categoriaa tal fine.

Periti industriali Pagina 11

o oogogoooooooooqoi qo roqoooro oi o oooooorooitrio/ii ioirroooo/iooooooi oooPoi9i o ro riioooi o o/ii riio/ro oooooioi ii9iooiir/ oooi o rirrior ioooioooooi r%

La laurea, una scelta lungimirante«L'elevazione del titolo di studio per l'ac-

cesso all'albo proietta la figura del peritoindustriale nello scenario del f u.turo». Per ilpresidente della Conferenza dei rettori del-le università italiane, Gaetano Manfredi, ilprogetto di riforma della categoria, che pas-sa attraverso una modifica dell'ordinamentoprofessionale, è una scelta «lungimirante» eal passo con un mercato del lavoro che «richie-de professionalità sempre più qualificate». Adassecondarla poi ci penseranno gli atenei, se-condo il presidente dei magnifici, pronti piùdel passato a collaborare con il mondo delleprofessioni.

Domanda. Il consiglio nazionale deiperiti industriali con un congresso stra-ordinario ha fissato nella laurea trien-nale o in una formazione equivalenteun titolo obbligatorio per l'accesso aun albo composto , fino a ora, per lo piùda diplomati, che cosa pensa di questascelta?

Risposta. Mi sembra una scelta lungimi-rante. Il mercato del lavoro richiede profes-sionalità sempre più qualificate e definire lalaurea triennale come requisito di accessoall'albo proietta la figura del perito industria-le in questo scenario del futuro.

D. La preoccupazione di una partedella categoria rispetto a questa sceltaè legata al fallimento, sancito di fatto dalmercato, delle lauree triennali , e conse-

guenza, tra le altre cose, della mancanzadi norme di raccordo con le professioni.Per cui nel campo ingegneristico a unastessa formazione corrispondono fino asei professioni diverse. Non crede ci siauna responsabilità anche delle universi-tà che non hanno considerato i percorsiformativi come una possibilità di acces-so al mondo delle professioni?

R. Le università devono dare una rispostaconcreta alla domanda di formazione profes-sionalizzante che viene dal mondo del lavoroe delle professioni. Dobbiamo pensare a lau-ree triennali che integrino didattica frontalee formazione ori the job, in modo da fornirecompetenze adeguate ai nuovi scenari. I tem-pi sono maturi e il sistema universitario èpronto ad affrontare questa nuova sfida.

D. Per raggiungere questo obiettivo ilCnpi ha predisposto un progetto di col-laborazione con le università che riguar-da sia la formazione per i futuri iscrittiche quella degli attuali . L'università ita-liana ha gli strumenti per sostenere leesigenze di formazione e aggiornamentodei professionisti?

R. La formazione permanente è un'ulterioredomanda che viene dal mondo delle professio-ni. La rapida obsolescenza delle competenzeche deriva da un'evoluzione tecnologica sem-pre più veloce può essere affrontata solo da unsistematico ricorso alla formazione permanen-te, come altri paesi industrializzati hanno giàlimostrato. Il sistema universitario ha com-petenze e strumenti per raccordarsi con leprofessioni e costruire percorsi condivisi.

D. Come rendere la professione diperito industriale attrattiva per i lau-reati triennali nelle materie ingegne-ristiche?

R. La figura del perito industriale harappresentato il motore della prima indu-strializzazione italiana. Oggi è necessariocostruire una nuova figura che abbia capa-cità tecnologicamente più avanzate e diauna risposta alle esigenze del manifattu-riero avanzato di figure intermedie tra ildiplomato e il laureato magistrale. Se sa-remo capaci di disegnare percorsi formativicompetitivi nei nuovi scenari occupazionali,non ho dubbi che i giovani li sceglierannocon entusiasmo.

Periti industriali Pagina 12

Nella delibera con le regole per l'accesso alla rete costi più bassi per favorire gli investimenti

Da Agcom ¡fe «profibra»Aperta a terzi la manutenzione solo con tecnici certificati da Telecom

Andrea BiondiMILANO

Un testo che rappresenta ilriferimento "regolatorio" per ilmercato delle Tic fino al 2017.Certo, servono interventi attua-tivi, come per esempio per ren-dere operativa la decisione dinon lasciare all'esclusiva com-petenzadiTelecom l'attivazionee lamanutenzione delle linee un-bundling e subloop (la parte inrame): misura molto richiestadagli operatori alternativi, maavversata dalla stessa Telecomche ne ha sempre denunciatol'impraticabilità.

A ogni modo la delibera cuiAgcom - relatori i commissariAntonio Nicita e Antonio Preto -ha dato l'ok definitivo lo scorso 5novembre, dopo aver incassato ilsì di Bruxelles, mette nero subianco punti chiave per le tic: ol-tre alla già citata manutenzioneaperta a terzi, il "vectoring mul-tioperatore"; tariffe "di passag-gio" e "di servizio" più basse ri-spetto al passato che dovrebberoincentivare gli investimenti nellafibra (nella versione mista fibra-rame); regole più chiare per lami-grazione dal rame alla fibra, lad-dove Telecom Italia intenda ab-bandonare la rete in rame, conagevolazioni per il passaggio allafibra da parte degli operatori. In-somma, ci sono gli elementi chepermetteremo di far girare il set-tore e che, forse,potranno aiutarea frenare la litigiosità ancora fre-quentissima fra gli operatori.

Tecnicamente la deliberaAgcom riporta 1-analisi dei mer-cati dell'accesso all'ingrosso allarete fissa di Telecom Italia". Tra-

All'ex monopolista 60 giorniper fare proposte operativesulla manutenzioneesu nuove misureper la non discriminazione

dotto in parole più povere defini-sce prezzi e regole per l'accessoalla rete di Telecom Italia in ramee fibra da parte degli operatoriconcorrenti. Detta così può sem-brare facile, ma il provvedimentoera stato avviato dagli ufficiAgcom i14 s ettembre 2012. In que-sti oltre tre anni è successo di tut-to: scontro al calar bianco fra Te-lecom e Agcom sull'unbundling;multa da 103,8 milioni di euro perTelecom accusata di abuso di po-sizione dominante sulla rete;istruttoriadell'Antitrust sull ama-nutenzione correttiva che hacoinvolto la stessa Telecom e va-rie aziende subfornitrici (si atten-de un responso a dicembre). E inpiù c'è stato l'irrompere sulla sce-na della fibra ottica con tutti i pro-getti (in qualche caso sonorimastipropositi) da parte di governo eoperatori per cablare il Paese.«Mi piace dare atto agli operatorie in particolare a Telecom Italiache c'è stato un notevole incre-mento degli investimenti privatiper l'infrastrutturazione del Pae-se» sulla banda ultralarga, ha sot-tolineato due giorni fa il sottose-gretario alle Comunicazioni, An-tonello Giacomelli.

Nessun commento da parte diTelecom o degli Olo alla delibera,anche perché non è stata ancorapubblicata. Incrociando però laproposta notificata alla Ue con la

comunicazione di Agcom, quel

che si evidenzia sul fronte tariffe è

una sostanziale stabilità del cano-

ne unbundling (l'ultimo miglio in

rame), ma ribassi per i costi dei

servizi di accesso "virtuale" (bit-

stream e Vula Fttc e Ftth) e anche

per il subloop (l'ultimissimo trat-

to in rame che potrebbe in teoria

spingere gli operatori a investire

sulmodello Fttc: fibra fino al cabi-

net e poi rame). Forse per questo

Fastweb avrebbe voluto un taglio

più marcato rispetto a quello dai

5,79 euro per linea del 2014 ai 5,3euro del 2017. Decisione che però

avrebbe scontentato Telecom la

quale, con ogni probabilità, po-

trebbe dirsi invece soddisfatta

dalla stabilità del costo unbun-

dling (8,61 euro per linea).

Quanto agli obblighi di acces-so, trale novitàimposte daquestoprovvedimento vi sono gli obbli-ghi di co-locazione ai punti di ac-cesso intermedi della rete, comegli armadi, comprese le struttureconnesse (pozzetti di ispezione ocavi di connessione fra armadi elo spazio nei connettori). L'obbli-go di accesso all'armadio (cabi-net) consentirà di sperimentare,come già detto, il vectoring mul-tioperatore : un'architettura re-golamentare che consentirà a piùoperatori di utilizzare la tecnicadelvectoring (che, in estrema sin-tesi, permette di eliminare le in-

terferenze e migliorare le presta-zioni dei collegamenti). Qui però- e siamo alla necessità di misure"attuative" - occorrerà attendereil risultato del tavolo tecnico cheentro la fine del 2015.

Per quanto riguarda l'aperturaa terzi nella attivazione e manu-tenzione delle linee in unbun-dlinge subloop (misura che affon-da le sue radici nel decreto sem-plificazioni del Governo Monti),la soluzione messa nero su biancoda Agcom prevede che i tecnicipotranno fornire i servizi diretta-mente agli operatori alternativi(Olo) a condizione però che ilcontraente scelto sia certificatoda Telecom Italia. Su questo fron-te è comunque attesa una propo-sta operativa da parte di Telecomentro 6o giorni «che verràvaluta-ta nell'ambito di un apposito pro-cedimento». E sempre in 6o gior-ni dall'ex monopolista si attende,a quanto si legge nella comunica-zioneAgcom,unapropostadiim-plementazione anche per «nuovemisure sulla non discriminazionetese a ridurre le differenze nellafornitura e nella qualità d ci servizidi accesso tra le divisioni internedi Telecom e gli operatori con-correnti». Il pensiero corre allarecente decisione di Telecom diaffiancare la funzione Open Ac-cess al Wholesale. Si vedrà.

C) RI RD RIGA E RISERVATA

Tariffe Pagina 13

A confronto

I dati della rete in ramee in fibra in Italia

M~ .. .

!Accessoin rame

Architettura1 con reteá tradizionale

FTTCFibra fino agliarmadi (fttc)Architettura sucui Telecom e

1 Fastweb hannoconcentrato gliinvestimenti

RETE FISSAAccessi diretti complessivi.Milioni di linee

Accessi fisici Telecom ItaliaAccessi diretti altri operatori

TOTALE 22,34

20

15

10

5

0

Giugno 2011

Fonte: Agcom

; FTTHFibra finoa casa (ftth)Obiettivofinale secondoil pianodel Governo

21,90 21,44

FIBRAAccessi broadband NGADati in milioni

Giu 2011

20,88

Gü.i 201S

20,37

2012 2013 2014 2015

È l'architettura direte di nuovagenerazione che prevede l'utilizzodella fibra ottica fino al cosiddettocabinet, cioè l'armadio stradale,che dista, mediamente, 200 metridalle abitazioni. Il collegamentodal cabinet agli edifici e al clienteviene effettuato, invece, tramitecavo in rame.

Tariffe Pagina 14

el Paese complicato torna il geometraIndispensabile per interpretare norme e muoversi nella burocrazia un lavoro in ascesa

di Dario Di Vico

aranno i geometri aff. , salvare l'Italia? I di-

retti interessati giuranoV che per affrontare i suoi

mali endemici, a partire dal dis-sesto idrogeologico , il Paese habisogno di quello che una voltaveniva definito « il geometracondotto», un factotum che sa-peva di tutto. Magari non avevauna grande cultura generale maera amato dal ceto medio checonsiderava l'architetto unaspesa per soli ricchi.

continua a pagina 23

Geometri Pagina 15

Il ritorno dei geometraFa da cuscinetto tra Stato e famiglierisolve i problemi quotidiani141 eE con 10 mila euro può aprire uno studio

di Dario Di Vico

SEGUE DALLA PRIMA

II geometri iscritti all'albo

1 tempo è passato ma il geometra nell'Italia dellamodernizzazione incompiuta è una sorta di cor-po intermedio, filtra le politiche che vengonodall'alto e le cuce con le famiglie, soffre la buro-crazia però ha clienti proprio perché il processo

amministrativo è complicato. Del resto in ogni paesi-no c'è un geometra, persino nell'isola di Favignana cene sono tre e si occupano delle piccole pratiche edili-zie, dell'esame dei locali per aprire un estetista e persi-no dei lavori al cimitero.

I geometri liberi professionisti sono quasi io8 mila,quasi tutti a partita Iva, nel 2000 erano solo go mila. Ledonne sono in larghissima minoranza stanno sotto il10 e arrivano solo al 16% tra gli studenti. Le classi dietà sono ben distribuite con un picco tra i 4o e i 49 an-ni con circa io mila professionisti sotto i 3o anni.

A differenza di architetti e ingegneri i geometri cre-scono a un ritmo proporzionato, non c'è mai stato unboom bensì un flusso costante. Grazie a questa pro-grammazione spontanea non si può dire oggi che cisia un disoccupato e gli iscritti all'ultimo esame di abi-litazione erano circa 6.500. «Non siamo una professio-ne alla moda come sono diventati anche gli chefcommenta Maurizio Savoncelli, presidente del Consi-glio nazionale geometri ma sappiamo farci trovaresempre pronti. Esce una norma nuova? Il geometra ègià pronto a interpretarla». Così specie nei piccoli Co-muni le loro competenze sono tanto ricercate e sonoben i.5oo i geometri che fanno gli assessori o i consi-glieri comunali. Aggiunge Fausto Amadesi, presiden-te della Cassa di previdenza della categoria: «Siamo inrapporto quotidiano con i cittadini. Catasto, monito-raggio dell'ambiente, strade interpoderali, piccole in-frastrutture, tutto passa da noi. E i tribunali si rivolgo-no a miei colleghi come consulenti».

Se ne volessimo trarre una morale potremmo direche l'attualità del geometra dimostra come nonostan-te tutte le promesse sulla semplificazione della pub-blica amministrazione la burocrazia negli anni sia au-mentata e abbia bisogno di un cuscinetto tra lo Stato ele famiglie.

Se i geometri sono insediatissimi nella società laGrande Crisi non li ha di certo risparmiati. La loro fi-liera di riferimento, quella del mattone, è stata terre-

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d'Arco

motata. Non si costruisce più, l'industria del riusostenta a partire e persino intercettare il lavoro è diven-tato difficile. Senza i grandi cantieri che erano la«piazza» della professione il business si è polverizza-to, il rischio di dumping si avverte e si vive di passapa-rola. Per passare la nottata anche i piccoli studi di geo-metri si sono trasformati, hanno tagliato persino la se-gretaria e si sono salvati grazie alla tecnologia che haabbassato i costi di ingresso.

Un giovane può aprire uno studio con un investi-mento iniziale da io mila euro e se una volta, per misu-rare le distanze servivano complesse strumentazionielettro-ottiche, oggi basta un laser che costa 1.5oo euro. Risultato: i costi si sono abbattuti da io a i ma per lacrisi i redditi sono calati al livello del 20o6 tanto che unterzo dei geometri ha un volume d'affari sotto i 20 milaeuro. Racconta Davide Viganò, geometra a Triuggio inBrianza, da 45 anni nella professione: «La nostra è unaprofessione polivalente e quando è mancato il flussodell'edilizia ne abbiamo presi degli altri dimostrando

Geometri Pagina 16

II bilancio

Trai geometriin Italiale donnesono inlarghissimaminoranza:la loro quota,sul complesso,è al di sottodel 10%.La percentualesale tra glistudenti finoa raggiungereil 16

Per quantoriguardale fasce d'età(qui i datisi riferisconoall'annoconsolidato2014)il 10,1%ha menodi 30 anni,il 24,4%trai30ei39anni, il 26,3%trai40ei49anni, il 21,8%trai50ei59anni, il 12,6%tra i 60e i 69 anni.Il rimanente4,8% dellacategoriaè costituitoda geometriche hannodai 70 anniin su

I una grande capacità di adattamento. Facciamo stimeper le banche, dichiarazioni di successione e soprat-tutto ci scontriamo con la burocrazia. L'8o% del tempose ne va così, la componente tecnica è il 20%». Per igiovani geometri però cambierà tutto. «Non ci saràpiù la polivalenza. Il mestiere con gli stivali, il regolocalcolatore, la matita e le tavole logaritmiche andrà ascemare. Bisognerà che si specializzino e scelgano unsegmento».

Già oggi però il vertice della piramide professionaleha abbandonato la polivalenza e preso la strada dellostudio associato. Casi come quello di Luciano Facelli,54 anni, torinese che proprio in virtù della specializza-zione è riuscito a entrare con il suo studio nelle filieredi fornitura delle grandi imprese. «Sono appena tornato da Copenaghen dove su incarico dell'Ansaldo halavorato come topografo».

In questa situazione i geometri ce l'hanno con la ri-forma Gelmini che ha tolto la parola stessa della pro-fessione dal sistema scolastico. Non ci sono più gliistituti tecnici per geometri ma esce fuori un diploma-to tecnico per costruzioni, ambiente e territorio.«Hanno eliminato diritto dalle materie di studio e im-poverito i programmi» denuncia Savoncelli. È una fe-rita che non si è rimarginata tanto che ora i geometrispingono perché venga ridisegnato il percorso di studi per recuperare credibilità presso le famiglie.

Vogliono anche una laurea triennale specialistica eil ministro Giannini sembra che abbia dato loro ragio-ne. «La laurea breve è in linea con gli orientamenti europei e un giorno garantirà ai giovani di potersi spo-stare». Per ora la professione, grazie all'alto tasso diburocrazia del nostro sistema, non teme invasioni dal-le frontiere. Non c'è il geometra polacco alla frontiera.Ma le commesse più interessanti, quelle dai loo milaeuro in su, vanno a gara europea e se le disputano igrandi studi italiani e non. Per oltrepassare il tunneldella crisi non basta la scuola, ci vogliono scelte a bre-ve.

Croce e delizia del geometra è il rapporto con lapubblica amministrazione, ogni Comune ha un rego-lamento edilizia diverso e il sistema è spezzettato. Inpiù gli enti locali spesso non hanno più le competenzeinterne, i vecchi uffici tecnici che erano un presidio disapere del territorio non ci sono più. Il sogno dei geo-metri è quello che lo Stato riconosca loro un ruolo sus-sidiario sia per alcune procedure autorizzative sia perle autocertificazioni. Nell'attesa che lo Stato accetti didimagrire uno sbocco occupazionale immediato èrappresentato dai condomini. La riforma del 2014 ac-cresce il ruolo dell'amministratore che avrà compe-tenze di carattere fiscale e dovrà formarsi. Oggi la metàdegli oltre 4o mila amministratori professionali è geo-metra già oggi ma Savoncelli è convinto che si possafare di più e già intravede almeno io mila occasioni dilavoro per i suoi.

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Geometri Pagina 17

I commercialisti::

«Misure punitive»

«Sulla lotta alla mafia le molte(forse troppe) proposte dilegge presentate e "l'effettoPalermo" hanno prodottomodifiche lacunose epunitive per gli stessi attoricoinvolti nel processo digestione». t il giudizio delConsiglio nazionale deicommercialisti dopo ïl vialibera della CameraalnuovoCodice antimafia.«Riteniamo assurdo, oltre cheinapplicabile - ha dichiarato ilpresidente del Consiglionazionale, GerardoLongobardi -l'incarico diamministratore giudiziario diaziende "di straordinariointeresse socio-economico"ai dipendenti della societàInvitalia, così come riteniamoassurda la norma che prevedeun tetto massimo di treincarichi peri professionistichiamati a gestire i benisequestrati e confiscati». «Lafunzione di amministratoregiudiziario,- ha continuatoLongobardi-deve essereriservata a un professionistaqualificato (commercialista oavvocato) e non puòcoincidere con un dipendentepubblico eí/o di una societàpartecipata, ancorchécompetente, anche per ipossibili conflitti di interesseche potrebbero configurarsi,giacché l'azienda che gestiscedurante la fase giudiziariapotrebbe poi essereconfiscata e quindi acquisitadallo Stato». «La gestione diun'impresa sequestrata- hadichiarato il consiglierenazionale delegato allefunzionigiudiziarie, MariaLuisaCampise -, oltre aiprofili di pericolosità,richiede un impegno costantee continuo che va oltre lemansioni e gli orari lavoratividi un dipendente pubblico opara-pubblico».

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Major players including the US and China have bold pla.ns to tackle climate change. But as fears grow thatthe UN talks will not deliver a strong deal, the focus will be on how to make nations honour their pledges.

By Pilita Clark

n four weeks' time, the world willawake to news that a marathonround of talks in Paris has pro-duced a new global climate changeaccord. Or collapsed in failure.

If a deal is struck, it will be the thirdUN climate agreement in 23 years. Thefirst two - a 1992 accord sealed in Rio deJaneiro and the 1997 Kyoto protocol -both failed to meet their chief objective:preventing a rise in the carbon dioxidepollution from burning fossil fuels thatscientists say is warming the atmos-phere to risky levels.

The question is whether a new pactwill achieve more than the first two didto shape the fate of the earth's climate,and an estimated $90tn worth of invest-ment. That is the sum experts think willbe spent over the next.15 years on infra-structure for the world's energy sys-tems, cities and farm sectors.

If the Paris meeting delivers a globalagreement robust enough to persuadeinvestors they will make more moneyfrom backing, say, a wind farm insteadof a coal power plant, or green bondsinstead of BP shares, it is possible toimagine emissions falling.

But even this close to the two-weekParis meeting, which starts on Novem-ber 30, it. is almost easier to say what aneventual agreement will not contain,rather thanwhat. it will have in it.

ex r-•^t , cwficr ial car'M t or a

fossil f a w su si iesThat is because, just as generals oftenfight the last war, the Paris negotiationshave been shaped by the failure of theKyoto protocol and the attempt toreplace it at the 2009 Copenhagen sum-mit - the last time the world's govern-ments tried to work out a way to collec-tively curb their carbon pollution.

The Kyoto treaty was sealed amidwarnings from scientists that C02 wasaccumulating in the atmosphere at sucha rate that soaring global temperatureswould raise sea levels, melt Arctic iceand magnify extreme weather disasters.

So, borrowing from past global armstreaties, the agreement included spe-cific, legally binding emissions targetsfor each of the nearly 40 rich countries it

was supposed to apply to . But climatechange proved a more intractable prob-lem than nuclear warheads. The USnever ratified Kyoto , largely becauseChina was never covered by it, and Can-ada pulled out of it , leaving a handful ofcountries accounting for a dwindlingshare of emissions still in it.

The Paris negotiations , which werelaunched nearly four years ago , are sup-posed to cover all countries , rich andpoor. But they are also a recognition thatit. is impossible to force nations to cuttheir pollution . No gunboat will ever besent to stop a government building anew coal power plant.

So the Paris agreement is based on allcountries volunteering climate actionplans. To give the accord teeth, manycountries want these pledges to bereviewed every five years to see if theyare producing enough global emissionscuts, then ramped up if they are not.

That is similar to the approach inCopenhagen . Back then , however, gov-ernments left it very late to spell outwhat sort of pollution reductions theywould offer for the deal . The world lead-ers who arrived in the Danish capital tofinalise the accord were confronted withan unwieldy mess of options and theconference collapsed in acrimony.

This time , it was decided countrieswould spell out their plans well ahead oftime . More than 160 of the 195 countriesinvolved in the Paris talks have donethis since March, the first time so manynations have made so many climate

Pollution rises despite accords...Global carbon emissions I(billion tonnes of CO2)

1992

Ìi1990 95 2000 05

n-rl

10 13

35

30

25

20

% ïí/r m;,;;;1;;

pledges in such a short space of time.In another acknowledgment of past

wars, world leaders will come to Paris atthe start of next month's meeting,deliver a bevy of encouraging speeches,then fly off leaving their ministers

behind to complete the deal.But an accord, if reached, will still be

based on dozens of widely differingnational promises, not one single, inter-nationally agreed policy such as a globalcarbon price.

In other words, the European oil andgas companies that have called for a glo-bal carbon pricing framework ahead ofthe Paris meeting have done so safe inthe knowledge this would never emergefrom the talks.

O 'tk o 0.r y a new accord will be

Ahead of next month's meeting, it. wasdecided negotiators would meet fourtimes this year, in Geneva and Bonn, toproduce a clear and concise draft agree-ment for ministers to finalise in Paris.

But there was so much bickering overthe draft text atthe last meeting in Bomiin October that the final documentgoing to Paris is far from concise. Atmore than 50 pages it is shorter than thedrafts that went to Kyoto or Copenha-

...so do global temperatures

Difference from 1961-1990 average(°C)

0.4

0.2

0.0

-0.2

-0.4

1850

Sources: CDIAC; Climafiic Research Unit, University of East Anglia

-0.6T T T r

1900 50 2000 14

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gen but it is still highly repetitive andconfusing . There are several competingoptions for almost every importantclause in it.

"The most experienced lawyer on thisearth will not be in a position to inter-pretthis text ," Russia's negotiator said atthe end of the meeting in Bonn.

That is slightly over-egging things, butit. is far from an ideal document.

The problem is not just that there is aplethora of rival options on the mostbasic points , including how much coun-tries should collectively cut global emis-sions by and when. The larger difficultyis that there is so much in it that the EU,the US and other countries most eagerfor a successful deal will find almostimpossible to swallow.

It includes clauses requiring someform of support for small island nationsand other countries facing loss anddamage from climate change. There arealso measures to ensure developedcountries deliver not just $100bn a yearto developing countries by 2020 - apromise they have already made - but.ever larger sums in later years.

Ifthe agreement.legally obliges signa-tories to meet such goals , it willstrengthen arguments that . it wouldhave to go to the US Senate for approval,something the Obama administration iskeen to avoid.

The same goes for the clauses requir-ing rich countries to keep tougheningtheir climate actions over time, butallowing many developing countries todo a lot less - and only if wealthy coun-tries give them enough money.

That means there will have t o be verydeft diplomatic footwork by the Frenchgovernment when it effectively takesover the management of the Paris talks.

At the heart of France 's challenge isthe dilemma that has always bedevilledUN climate talks: the divide betweenwealthy countries whose pollution ini-tially caused global warming and devel-oping nations eager for their share ofindustrial wealth.

The issue is exacerbated by the factthat. unlike Kyoto , the Paris accord issupposed to induce emissions cuts in allcountries , including the 130-odd devel-oping countries in the largest negotiat-ing group at UN talks, known as theGroup of 77 and China.

That means wealthy countries are"asking for something that hasn't beendone before", says Bernarditas Muller, aveteran G77 negotiator. "They're shift-ing responsibility for mitigation [ofemissions ] to developing countries."And that , she says , will be impossibleunless these countries get large and pre-dictable sums of money to help them cutthelr pollutaon.

The Obama administration would pre-fer to j oin any Paris accord that emergesnext month by executive agreement,rather than putting itto a hostile Senate.

But that may be hard if the deal con-tains new legally binding obligations,such as a clear requirement to meet theclimate action pledges that countrieshave submitted this year. That smacksof a Kyoto-like treaty, which is "defini-tively" not going to happen , as US secre-tary of state John Kerry told the Finan-cial Times this week.

So it is unlikely the agreement willspecify that the targets in those 160-oddpledges must be implemented, and thepledges themselves could be shunted offinto a UN registry. Governments couldstill argue the deal was legally binding,because it may contain many require-ments, such as the rules for reportingand verifying countries' emissions.

The US is not the only country thatwould prefer this path. China and manyother nations are wary of legally bindinginternational obligations , especiallythose with the profound economicimpact of a climate treaty.

But it is far from clear what sort ofcompliance system, if any, mightemerge. Some countries have inserted ameasure in the draft text. to create anInternational Tribunal of Climate Jus-tice to penalise laggards. But . there is vir-tually no chance this will survive.

cou t "4 i< ► s targetsnot legali," i g,

.i i... restrars notice whatae:s out ofParis?

If investors know any deal struck inParis could be overturned by a newRepublican president in the US, theworld 's largest economy, and by politi-cians elsewhere, how much hope isthere of shifting that. $90tn into greenerinfras tructure?

It is tempting to say, not much.But it is also true that what has been

achieved so far for the Paris negotiationsis unprecedented . The countries thathave published climate plans over thecourse of this year account for almost 90per cent. of global emissions.

As a res ult, we now know how nations

from China and the US to Ethiopia andBrazil are planning to cut. their emis-sions from 2020 , the year the Parisaccord is due to take effect.. Dozens ofnations have spelt out plans to boosttheir solar power generation (India),install more wind farms (Myanmar) ormake their cars more fuel-efficient(Mongolia). If all the pledges are imple-mented , it would mean global emissions

More: onl'sneInteraetive: ,,Jha? ís the worddoira lo stop clirnate cf,anae-)

Video : Pilita Clark on the blocksor the road lo a deal in F'aris

ft.comlcop2,

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rise to the equivalent o156.7bn tonnes ofCO2 by 2030 according to an assess-ment the UN published last month.

That is nearly 4bn tonnes less than itwould have been without the pledges.But the trouble is, it is still well overIObn tonnes more than what the latest.scientific report from the UN's Intergov-ernmental Panel on Climate Changesuggests is needed to have a reasonablechance of avoiding 2C of global warmingfrom pre-industrial times.

Countries have already agreed at pastUN talks that this 2C threshold shouldnot be breached. The 2C number wasproduced by political, not scientific,consensus and some countries say theParis accord should require an evenlower 1.5C.

Either way, because temperatureshave already risen by nearly 1C since theindustrial revolution, it is clear that thecurrent round of climate pledges willhave to be significantly improved ifthere is any hope of avoiding riskywarming levels, as the FT's climate cal-culator and other research shows.

I IM

It is still broadly expected that. nextmonth's talks will produce some form ofnew climate agreement. After Copenha-gen, many countries are anxious not tobe blamed for a repeat of that disaster.

This time, the talks are not being heldin the shadow of a global financial crisis,as they were in 2009. The cost of sometypes of renewable power equipment,especially solar panels, have also plum-meted. The talks will be managed byFrance, a diplomatic giant. comparedwith Denmark.

And there are signs that the world'slargest carbon emitter, China, is farmore serious about cutting its emissionsthan it was in 2009. If it were not, it isdoubtful Washington would have beenable to engineer the groundbreakingdeal it announced with Beijing last year,in which each set out the climatepledges that are part of the Paris talks.

Still, the divide between developedand developing countries remains large.And there are several countries, includ-ing many big oil exporters, that wouldbe quietly pleased if there were no dealat all.

So Paris may turn out to be a diplo-matic triumph but a scientific failure.

In other words, there is a real chance adeal will be struck, a medium chance itwill be very strong - and a small chanceit will produce the deep cuts in emis-sions required to avoid risky globalwarming.

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Clockwise from top: Miami , a city atrisk of flooding due to climatechange; chimneys at a power plant inChifeng, Inner Mongolia; coolingtowers of a coal -fuelled powerstation in the UK; parched land inAustralia; and forest fires inCalifornia . Quotes are proposalsfrom the draft agreement reachedduring talks in Geneva and BonnAFP;Gttylmag-

f shaY16ìcal alobéiions of greenhousèq'

gases has originatedin developed countries,

that per capita emissionsin developing countries

are still relatively low and thatthe share of global emissions

originating indeveloping countries, ,,. ..A.. _ L. -=- - - -' - . r

?. :,:s .s.:sMs].

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A climate deal in Parisneed not be bindingIt is more important that a political pact drives energy investment

The UN climate conference in Paris,which begins at the end of this month,will be the world's fourth attempt in thepast 23 years to curb potentially cata-strophic global warming. That there isa case for concerted early action to con-front the threat is now generallyaccepted. According to a new paper inthe scientific journal Nature, climatechange may shrink the world economyby up to 25 per cent by the year 2100 ifnothing is done to prevent a rise in car-bon dioxide levels from the burning offossil fuels. Still, with less than threeweeks to go to Paris, governments dif-fer over what kind of agreement isneeded to qualify as success.

One issue of contention has longbeen how legally binding any accord to

cut emissions should be. The EuropeanCommission is calling for an "interna-tional treaty", preferably with copper-bottomed legal obligations along thelines of those in the 1997 Kyoto proto-col. Brussels believes this would be astrong expression of internationalpolitical will and provide predictabilityabout future pollution levels.

However, in an interview with theFinancial Times this week, John Kerry,US secretary of state, disagreed. Hesaid any accord should drive a "signifi-cant amount of investment" towards alow carbon global economy. But hestressed there was "definitively notgoing to be a treaty" akinto that agreedat Kyoto.

Mr Kerry's approach may seem tolack ambition, but it is not unreasona-ble. In preparation for Paris, govern-ments are not being asked to sign up toa single internationally agreed meas-ure such as a global carbon price.Instead, each has been asked to pro-duce its own voluntary climate actiontargets. This may appear too light atouch, but the 160-odd nations thathave thus far complied account for 90per cent of global emissions - far more

than the handful covered under theKyoto accord.

Tying these voluntary targets to aformal treaty would be counter-pro-ductive. If countries are asked to makebinding commitments they will limittheir promises to what they know theycan deliver. A treaty would require rati-fication by the US Congress, somethingthat is entirely unrealistic given thestrength of Republican opposition.

The pitfalls of the non-bindingapproach being pursued by the US andothers should be recognised. Even if allthe initial pledges from member statesare fulfilled, the world would still be oncourse to increase temperatures morethan 2C above pre-industrial times, alevel judged dangerous for the climate.This could store up substantial newchallenges in the decades ahead,requiring more drastic and expensiveaction to cut emissions.

Still, the agreement being sketchedout in Paris is worth having. It may notbe cast in iron. But a deal would notonly include the US but also China,which is now far more serious aboutcutting its emissions than it was at theCopenhagen summit in 2009. It shouldalso set the direction of travel forenergy investment. Over the next 15years, some $90tn will be spent oninfrastructure in the world's energysystems, cities and farming sectors. Anaccord that covers most of the world'snations will at least give country'spause before they pour investment intocoal power plants rather than greentechnologies.

When the world's nations meet inParis, they need to be ambitious butrealistic. A serious effort is required tochange the trajectory of global warm-ing. But countries cannot be forced tocut emissions any more than they wantto. An agreement that covers much ofthe globe may not deliver everything.But itwould still be a real step forward.

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