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Rassegna Stampa Centro Studi C.N.I. - 08 luglio 2017

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INDICE RASSEGNA STAMPA

Indice Rassegna Stampa

Rassegna Stampa Centro Studi C.N.I. - 08 luglio 2017

Pagina I

CRISI GOVERNO

#Noiprofessionisti, nasce il Comitato permanenteItalia Oggi 08/07/17 P. 31 Giovanni Galli 1

SICUREZZA ICT

I nuovi rischi assicurativi Gli attacchi informatici»Corriere Della Sera 08/07/17 P. 43 Andrea Ducci 2

Ogni cinque cyber attacchi uno colpisce la finanzaSole 24 Ore - Plus 08/07/17 P. 10 Daniela Russo 3

INARCASSA

Inarcassa, sì al cumulo ma senza oneri aggiuntiviItalia Oggi 08/07/17 P. 34 Simona D'Alessio 4

INDUSTRIA 4.0

Un'élite che il Paese non trasforma in sistemaSole 24 Ore 08/07/17 P. 1 Paolo Bricco 5

SERVIZI IDRICI

Il settore idrico volta paginaSole 24 Ore 08/07/17 P. 17 Giorgio Santilli 7

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#Noiprofessionisti, nasceil Comitato permanente

Nasce il Comitato permanente #Noipro-fessionisti. A seguito della manifestazio-ne dello scorso 13 maggio a Roma, che havisto il coinvolgimento trasversale di piùcategorie e dei relativi sindacati, tutti uni-ti e compatti nella richiesta alla politicadi intervenire sul tema del giusto com-penso, gli Ordini coinvolti hanno decisodi proseguire l'opera di sensibilizzazionesul tema. Ecco, quindi, che architetti, in-gegneri, avvocatie medici degliordini di Roma,insieme agli av-vocati di Napoli,si riuniranno oggia partire dalle ore11,00 presso lasede dell'Ordinedegli architet-ti della capitaleper presentareil Comitato per-manente #Noi-Professionsiti.«È giunto il mo-mento di raccogliere il grande risultatodella manifestazione del 13 maggio che havisto scendere in piazza migliaia di pro-fessionisti e presentare la nostre proposte,accogliendo tutte le istanze dei presenti»,ha fatto sapere il Comitato, «l'obiettivoprimario, infatti, è quello di restituiredignità ai professionisti e, punto inde-rogabile per tutti, sarà il ripristino del-le tariffe. Abbiamo registrato diverseaperture sul tema da più parti politichee abbiamo ricevuto il sostegno di moltiparlamentari. Auspichiamo quindi unaapertura e una seria presa di posizionedalla politica su questo tema. Il tema del

giusto compenso non è più rinviabile».Nel dettaglio lo statuto del Comitato,composto in una prima fase da Mauro Va-glio (presidente Coa di Roma), ArmandoRossi (presidente Coa di Napoli), CarlaCappiello (presidente Consiglio dell'Or-dine degli ingegneri della Provincia diRoma), Alessandro Ridolfi, (presidentedel Consiglio dell'Ordine degli architettipianificatori paesaggisti e conservatori

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Da Italia0ggi del 16 maggio 2017

di Roma e Pro-vincia), Giusep-pe Lavra (presi-dente Ordine deimedici di Roma),stabilisce che gliobiettivi prima-ri da perseguiresono: ottenerel'introduzione delgiusto compensoper le prestazio-ni professionali

con riferimentoalle tariffe e aiminimi tarif-

fari per ciascuna professione oltre cheidentificare congiuntamente le pro-blematiche determinate dall'attualecontesto legislativo ed affrontarle inmodo sistematico. Compito del Comita-to, inoltre, sarà quello di esaminare lepossibili soluzioni al fine di inserirle inun quadro normativo omogeneo; suppor-tare la stesura di una legge che tutelile professioni intellettuali in congruitàcon il dettato Costituzionale e, infine,individuare gli interventi necessari perrendere il sistema fiscale più equo per iprofessionisti.

Giovanni Galli

Crisi Governo Pagina 1

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I nuovi rischi assicurativi?Gli attacchi informatici»Case (Aon): cyber risk, negli Usa causa 450 miliardi di dollari di perdite

L'intervista

d i Andrea Ducci

ROMA I numeri spesso sonospietati. A fronte di ogni dolla-ro perso a seguito di attacchiinformatici la disponibilità as-sicurativa per riparare al dan-no ammonta a o,oo5 dollari.Un paio di cifre sono sufficien-ti a restituire l'entità del cyberrisk. A riassumerne le dimen-sioni e le caratteristiche è GregCase, presidente e ammini-stratore delegato del giganteassicurativo Aon (10,2 miliardidi euro di ricavi e oltre 1,2 mi-liardi di utile netto nel 2016),in occasione del suo passaggioin Italia. «Il rischio cyber si staespandendo, al punto che nelnostro Global Risk Survey, èsalito dalla posizione numeronove al quinto posto, e negliStati Uniti si classifica già co-me primo», spiega Case.

Intanto, nel Vecchio Conti-nente l'introduzione dal 2018del Regolamento generale eu-ropeo sulla protezione dei daticontribuirà ad armonizzare lenorme sulla privacy dei datipersonali, fornendo la cornice

Ruolo chiaveAbbiamoappena assuntol'ex capodel cyber dell'Fbi

normativa per rafforzare laprotezione e la riservatezza deidati. Una novità, insomma, de-stinata a concorrere nella pre-venzione della vulnerabilitàinformatica delle aziende edelle istituzioni, che già oggipatiscono su scala globale ef-fetti e danni per centinaia dimiliardi di dollari. «Vorrei sot-tolineare una questione: l'an-no scorso negli Stati Uniti èstata registrata una perdita di450 miliardi di dollari a causadel cyber risk. In risposta a taleperdita il settore assicurativoha avuto a disposizione solo2,5 miliardi di dollari per co-prire i danni», puntualizza Ca-se, confermando così che perogni dollaro perduto la coper-tura disponibile si ferma benal di sotto di un centesimo didollaro.

«Il cyber è un rischio enor-me e le assicurazioni non sonoancora ben organizzate per co-prirlo. E qui che Aon vuole en-trare in gioco, supportando inostri clienti. Nel 2016 abbia-mo acquistato Stroz Friedberg,società che ha già affrontatoalcuni dei principali casi cyberal mondo. Oltre a valutare altreacquisizioni abbiamo appenaassunto un signore che era ilcapo del cyber all'interno del-l'Fbi», aggiunge Case. L'obiet-tivo del gruppo è muovere daquei 2, ,5 miliardi di premi assi-curativi e aumentarli di 10-20volte.

A tratteggiare la mutazionein atto nel settore assicurativoe nella gestione dei rischi sonole parole di Carlo Clavarino,che oltre a rivestire il ruolo dipresidente e amministratoredelegato di Aon Italia è a capodell'area Europa, Medio Orien-te e Africa. «Si tratta di un set-tore dove sono cambiati primadi tutto gli interlocutori delmercato assicurativo. Una vol-ta nelle aziende ad occuparsidella gestione dei rischi era ildirettore amministrativo, oggitocca agli amministratori de-legati» racconta Clavarino.Che aggiunge: «Questa novitàdiscende in buona misura dalfatto che è cambiato il tipo di

Carlo Clavarino e Greg Case di Aon

livello di rischio . L'incendio oil danno alla proprietà di unostabilimento industriale sonodiventati eventi più prevedibi-li, grazie alla tecnologia e ai si-stemi di sicurezza avanzati,quindi si configurano come ri-schi dall'entità relativamentecircoscritta , rispetto al poten-ziale danno causato da un at-tacco informatico o dalla vio-lazione di una banca datiaziendale . Basti vedere cosa ècapitato a British Airways

10,2miliardi

I ricavi,in euro,del gruppoassicurativoAonnel 2016che hannogeneratoutili nettiper oltre1,2 miliardidi euro

qualche settimana fa, quandosi è vista obbligata a cancellaretutti i voli da Londra per un at-tacco». Non a caso, gli investi-menti di Aon in Europa punta-no a sviluppare il mercato, of-frendo una gamma di nuoviprodotti assicurativi. Un capi-tolo a sé vale per l'attività inItalia: dove una lunga serie dibilanci evidenzia crescite co-stanti e marginalità superiorialla media del gruppo Aon.«Noi operiamo in 120 Paesi eAon Italia è sempre stato unodei maggiori performer all'in-terno delle nostre geografie. Èstato così anche negli scorsianni, quando l'economia glo-bale e la stessa Italia erano sot-toposte a un tremendostress», precisa Case. All'iniziodel 2o17 Aon ha ceduto alcuneattività non strategiche, incas-sando circa r) miliardi di dolla-ri. Una parte di quella liquiditàservirà a definire nelle prossi-me settimane una nuova ac-quisizione proprio in Italia.

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Sicurezza ICT Pagina 2

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Ogni cinque cyber attacchiuno colpisce la finanza

È quanto emergedal report 2016 M-TrendsCresce la consapevolezzasui rischi informaticima si fa ancora poco

Daniela Russo

0 Finanzasemprepiùnelmirinodeglihacker. Un attacco informatico su cin-que è diretto contro gli operatori delsettore. Nel 2016, secondo il report M-Trends 2017 (a cura di FireEye), circa il19% delle aziende mondiali che hannosubitominacce informatiche offre ser-vizifinanziari, il 13%ènel settoredelre-tail e hospitality, il 1o% nell'high-tech.Sono colpite soprattutto le reti inter-bancarie ma si registra un aumentodell'uso di malware (software danno-so) destinati a prosciugare ibancomat.

1L 2016, ANNO NEROII 2016 è stato l'annus horribilis della

cybersicurezza mondiale, con un au-

mento degli attacchi gravi compiuti

per finalità di cybercrime del9,8% e un

boom di quelli riferibili ad attività di

cyber warfare: +117 per cento. A rile-

varlo è il report di Clusit (associazione

italiana per la sicurezza informatica),

da cui emerge che il 32% degli attacchi

è stato sferrato con tecniche scono-

sciute (+45% sul 2015). Crescita aquat-

tro cifre (+1.166%) per quelli compiuti

contecniche di Phishing/Social Engi-

neering e sensibile aumento per i

malware (+116 per cento). «Gli attacchi- dice Alessio Pennasilico, membrodel comitato direttivo Clusit - sonosempre più automatizzati e condottida gruppi legati alla criminalità orga-nizzata, mossi da scopi economici. Laqualità è bassamala capacità di crearedanni è elevata. L'industria 4.o aprescenari complessi che devono impor-reunaseriarifiessione acfoe ammini-stratori delegati. La cybersicurezzanon può più essere delegata ai tecnici,deve diventare una delle variabili

strutturali nella pianificazione degliinvestimenti».

LE INIZIATIVE INTERNAZIONALIDalla direttiva Ue sulla sicurezza dellereti e dei sistemi informatrici del 2016,finalizzata a garantire lo sviluppo di li-velli di protezione comuni tra i mem-bri, alle raccomandazioni e al gruppodi lavoro ad hoc istituito dai Paesi delG7, diverse sono le iniziative messe incampo a livello internazionale per tu-telare il mondo dellafinanzadaquesteminacce. Dal 2018, inoltre, entrerà invigore il regolamento Ue generale sul-laprotezione deidati che prevede mul-te salate per le aziende inadempienti.«Non bastano le norme per garantirel'adeguamento delle imprese - sottoli-neaAntonio Pescapè, docente di siste-mi di elaborazione delle informazionidell'Università Federico II di Napoli -.È necessario educare aziende e perso-ne a una correttagestione e tuteladelletecnologie e formare esperti di cyber-security. L'introduzione del digitale incontesti che da sempre hanno un rap-porto difficile con le tecnologie, comela PA, richiede amonte unarivoluzioneculturale. Si creano alleanze trahacker

FINANZA (E NON SOLO) NEL MIRINO

Afronte di attacchi sempre più sofisti-

cati, di cui NotPetja e WannaCry sono

solo l'ultima espressione, si procede

con lentezza all'adozione di adeguati

strumenti di tutela e protezione. L'an-

no scorso, in Europa, nel mirino degli

hacker sono finite istituzioni e impre-

se dei settori finanziario, manifattu-

riero e delle tic di Germania (19%), Bel-

gio (16%), UK (12%), Spagna (12%). È

quanto emerge dall'indagine condot-

ta sempre da FireEye, assieme a Mar-

sh&McLennan, tra 75o aziende euro-

pee. II 31% di queste ha un'idea chiara

dei cyber-rischi a cui potrebbe andare

incontro (nel 2015 il dato era al 21%), il

32% considera la sicurezza informati-

internazionali e locali che rendono più

Attacchi malware

Dati europei per settore, gen-set 2016

' I trim II trim III trim

0 15 30 45 601 1 1 1 1

Finanza

Governoca una priorità (il 17% un anno prima),il 9% - il 23% nel 2015 - non considera ilcyberterrorismo una minaccia. «Inmedia, nel mondo, si registrano unmilione di attacchi informatici al mi-nuto - spiega Andrea Farina, presi-dente di Itway -. Sono minacce sem-pre più sofisticate e nessuno può con-siderarsi al sicuro. Latuteladeidatide-ve essere un asset strategico per leimprese e i consigli di amministrazio-ne. Il mondo della finanza, pur rima-nendo tra i target preferiti dagli hac-ker, è anche traquelli capaci di tutelar-si meglio, il problema riguarda sem-pre più pmi e studi professionali».

Industria

Tic

Servizi

FONTE: FireEye/Mmc

sofisticate le minacce, con virus mo-dellatiinfunzione dei Paesidestinataridegli attacchi. È fondamentale affian-care agli obblighi di legge una correttainformazione per ridurre i rischi. Valeper le imprese e peri cittadini».

RI PRODUZIONE RISERVATA

Sicurezza ICT Pagina 3

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Inarcassa , sì al cumuloma senza oneri aggiuntiviInarcassa ( l'Ente di previdenza di ingegneri e archi-

tetti liberi professionisti) mette i paletti : il cumulogratuito dei contributi versati in più gestioni «s'ha dafare». Ma i costi non dovranno piombare sui conti dellaCassa pensionistica . E quel che ha deciso ieri il Comi-tato nazionale dei delegati che, accogliendo la nettapresa di posizione pubblica del presidente GiuseppeSantoro (che nei giorni scorsi , quantificando in «550milioni di euro» gli oneri dell'operazione che riguardacirca 66 mila professionisti attualmente non iscrittiall'Ente, aveva auspicato una reazione «forte » da partedell 'organismo , si veda ItaliaOggi del 29 giugno 2017),ha deliberato di dare mandato al Consiglio di ammi-nistrazione , affinché predisponga quanto necessarioper il recepimento nel Regolamento di Inarcassa delcumulo contributivo . A condizione , però , è stato pun-tualizzato , che da tale ritocco all 'ordinamento «nonsi determinino oneri aggiuntivi» per l 'Istituto pensio-nistico delle due categorie tecniche ; l'iniziativa deivertici dell 'Ente arriva , dunque, in una fase d'attesadi una «mossa» politica che dia chiarezza e serenità aiprofessionisti (che vorrebbero usufruire della chancedi riunire i contributi fornita dalla legge 236/2016)alle Casse e all'Inps, il cui presidente Tito Boeri hadenunciato le lacune di un provvedimento «incomple-to», perché privo di spiegazioni su dove ne ricadrannole spese.

Nel frattempo, al termine del mandato 2015-2020, glielettori di Inarcassa si serviranno delle urne telemati-che: il Comitato dei delegati ha detto sì alla modificadel regolamento per il passaggio al voto online, conl'intento di «accrescere la partecipazione degli iscrit-ti alle votazioni e alla gestione della vita associativadella Cassa», di tagliare i costi , trasformando «la cor-rispondenza cartacea in elettronica e usando il sitoistituzionale dell'Associazione e del portale InarcassaOn Line», nonché per permettere «l'adozione di modi-fiche idonee ad ovviare a problematiche interpretativee gestionali , riducendo così contenziosi». La delibera,che passerà al vaglio dei ministeri vigilanti per l'ap-provazione , segna , a giudizio di Santoro , «una svoltaepocale nel sistema democratico della nostra gover-nance», ponendo l'Ente «all'avanguardia».

Simona D'Alessio

Inarcassa Pagina 4

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Un'éliteche il Paesenon trasformain sistemadi Paolo Bricco

I meccanismo industrialeeuropeo si è riattivato. Quelloitaliano, no.I dati Eurostat

sono chiari. La Germania macina- continua a macinare, visto cheha azzerato del tutto ormai daquattro anni la voragine originatadalla Grande Crisi del 2008-fatturato e utili, distribuiscedividendi e crea posti di lavoro. LaFrancia, che in questi anni haavuto per noi una funzione conso-latoria perché in molti compartimanifatturieri ha arrancato di più,ha rimesso in moto una economiasemi-statale che ha ostinatamenteperseverato nel culto della grandeimpresa e una economia privataassistita dall a mano pubblica estrenuamente aggrappata allastessa dimensione di impresa.

L'Italia, invece, resta nelfossato profondo scavato nelnostro Paese - e nelle economiestrutturalmente più deboli - dall acrisi finanziaria di dieci anni fa,che si è fatta disagio industriale emalessere sociale, fino a condur-re all'attuale poco aurea medio-critas. Da questo fossato, l'Italiaprova a uscire: si aggrappa allesterpaglie, mette un sasso sull'al-tro e tenta di salirci sopra, riesce afare spuntare il naso per annusa-re il profumo della crescita vera,non quella da zerovirgolaqualco-sa, ma poi torna a cadere.

I dati sono, appunto, eloquenti.Fatta Zoo la produttività nel 2010,il nostro Paese è piantato a 100,3punti, mentre la Germania è a105,7 punti e la Francia è a 1o8,1punti. In subordine, la nostraminorità è confermata dall'ulti-ma rilevazione tendenzialemensile della produzione indu-striale che mostra una crescita dicinque punti percentuali per laGermania, di poco meno di duepunti per la Francia e di un solopunto per l'Italia.

Industria 4.0 Pagina 5

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L'EDITORIALE

Un'élite che il Paese non trasforma in sistemadi Paolo Bricco

► Co,

questo punto, occorre° dire le cose come stan-

no. Nella sua natura piùprofonda, il nostro Paese hauna serie di problemi che stan-no diventando cronici. Primadi tutto la polarizzazione 20-8o, con il 20% delle impreseche sviluppa l'8o% del valoreaggiunto e a cui si deve l'8o%dell'export, si sta cristallizzan-do; l'élite delle nostre aziende,che ottiene ottimi risultati suimercati internazionali, nonriesce ad assumere la leader-ship della nostra economia.

E, su questo, dobbiamo in-terrogarci tutti: probabilmen-te ciò accade anche perchéquesta minoranza virtuosacoltiva un rapporto quasi di ri-fiuto o almeno di riduzione deldanno rispetto al Paese di ori-gine, cioè l'Italia. Un Paese checontinua ad avere illegalità dif-fusa e costo dell'energia di unterzo superiore al livello dellamedia europea, tribunali civiliingolfati e una insana passioneperlasottoculturadel«nonnelmio giardino», secondo cui glieffetti dello sviluppo vannobene a patto che siconcretino acasa degli altri.

Il secondo problema è di ti-po politico. O, meglio, dipoliti-ca economica e industriale. Gli

Gli incentivi del GovernoRenzi hanno rivitalizzatola nostra manifattura ma nonhanno indotto un mutamentodella sua natura

incentivi messi a disposizionedal Governo Renzi hanno co-stituito una base finanziariaimportante per le nostre im-prese: il super e iperammorta-mento, il credito di impostaperlaricercae laprorogaperlaNuova Sabatini valgono unadecina di miliardi di euro conun impatto di finanza pubblicache dura sette anni.

Non sono pochi soldi, so-prattutto in uno Stato che haconti pubblici deficitari. Aquesto punto, però, occorreiniziare una riflessione. Que-ste risorse, per quanto nellaloro fase iniziale di erogazio-ne, hanno senz'altro rivitaliz-zato la nostra manifattura. Manon hanno attivato alcun pro-cesso di cambiamento dellasua natura. Non hanno provo-cato processi di crescita. Nonhanno causato mutamentidella specializzazione pro-duttiva. Non hanno favoritoslittamenti verso l'alto nellecatene globali delvalore. O, selo hanno fatto, è accaduto asingole imprese o a specifichefiliere o a ben determinati ter-ritori. Ancora una volta: tuttoquesto non è diventato un me-todo e non si è trasformato inuna metamorfosi sistemica. Ilgas si è diffuso.

Ma non ha fatto esplodere lacrescita. Per questa ragione,non si può non tornare a fareuna valutazione sul tema dellatassazione finale deirisultati diimpresa e sul più generale li-vello del cuneo fiscale. Il terzoproblema che pone il ritmo dif-ferente delle tre manifatture -l'italiana, la tedes ca e la france-se - è quasi di ordine culturale.Ed è il problema della strutturaproduttiva italiana. Negli anniNovanta, quando è andato incrisi il paradigma della grandeimpresa di matrice Iri e hannoiniziato a ritirarsi le famigliedel capitalismo privato del se-colo scorso, in molti hannosperato che le piccole e le me-die aziende potessero assume-re un ruolo di leadership, eco-nomica e sociale. Neiprimi an-niDuemila, l'introduzione del-l'euro ha portato a unaselezione delle imprese.

Poi, c'è stata la grande crisi.E, adesso, la nostra economiaprocede con questo meccani-smo della polarizzazione infe-lice 20-80, che non è riuscita adiventare l'Orsa Polare di unagalassia - l'industria italiana -che ha diversi pianeti e moltemeteore, ma pochi grandi soli.

In ogni sistema industriale

complesso, il grande sole è rap-presentato dalla grande im-presa. L'industria tedesca èfat-ta di una serie di grandi gruppi.Quella francese anche. La no-straspecializzazioneprodutti-vabasata sulle piccole e medieimprese è importante. Ha per-messo al Paese di non collassa-re negli ultimi venti anni. Hafornito una identità alternati-va, mentre il cuore culturale eeconomico del Novecento sistava spegnendo.

A questo punto, però, la di-stonia con gli altri due Paesileader dell'Europa industriale,la Francia e la Germania, e l'ec-cessiva lentezza con cui l'Italiasta uscendo dal fossato scava-to dalla recessione iniziata nel2008 dicono una cosa moltochiara: l'assenza di un nutritonovero di grandi imprese ab-bassa la capacità di innovazio-ne generale e riduce la forzadel Marchio Italia.

Le grandi imprese garanti-scono strutturalmente alcunielementi essenziali perla vitadi un sistema economico:hanno un effetto traino per lepiccole e medie imprese suimercati internazionali in cui,nonostante venti anni di glo-balizzazione, conta non solo ilprodotto ma anche la forzapersuasiva di una Nazione nelsuo insieme; sviluppano Ri-cerca e Sviluppo formalizzatadi alto livello che, poi, si tra-sferiscono per processoosmotico alle piccole e medieaziende; creano piattaformelogistica che servono a pro-muovere e a veicolare i pro-dotti nazionali.

L'automobile della Germa-nia e la grande distribuzionedella Francia. L'automazionetedesca e la moda francese. Legrandi imprese non nasconoin provetta. Servono senz'al-tro politiche economiche cherendano vantaggiosi i pro-cessi difusione. E serve ancheun cambiamento di mentalitànella classe imprenditorialeitaliana. Perché piccolo - o,meglio, soltanto piccolo -non è più bello.

O RIPROD lJZION E RISERVATA

Industria 4.0 Pagina 6

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Il settore idrico volta paginaDal 2016 al 2019,10 miliardi di investimenti per acquedotti, depurazione e fognature

di Giorgio Santini

I"e12012Il settore idrico integrato (ac-quedotto, depurazione, fognatura)ha investito in infrastrutture 961mi-lioni, saliti a i miliardo e 490 milioni

nel 2015. Per il quadriennio 2016-2019 è pro-grammata una spesa per investimenti di 7,8miliardi finanziati con la tariffa idrica cui si ag-giungono 2,2 miliardi derivanti da fondi pub-blici.Intutto diecimiliardi che significa 2,5 mi-liardi l'anno. E 2,5 miliardi sono programmatiper il 2017: 1.933 milioni coperti dalla tariffa e567 da fondi pubblici.

Questa crescita degli investimenti è il pri-mo dato rilevante nel valutare gli effetti dell aregolazione tecnica nei servizi idrici affidatadal 2012 all'Autorità per l'energia elettrica, ilgas ei serviziidrici (Aeegsi). Proprio l'Autori-tà ha pubblicato in questi giorni sul proprio si-to la Relazione annuale sullo stato dei servizi esull'attività svolta fino al 31 marzo 2017. Unasintesi era stata fatta in settimana al seminarioAnea dal responsabile dell a Direzione sistemiidrici dell'Autorità, Lorenzo Bardelli. «In que-sti anni-ha detto- è stata fatta un'attività rego-latoria significativa, costruendo un telaio diregole su molti aspetti».

Un altro dato per capire dove va un settoreche aveva avuto nel 2011 una cesura con il votoal referendum «per l'acqua pubblica» è quellodella diffusione del nuovo sistema tariffarioimposto dalla regolazione dell'Autorità. Unaregolazione silenziosa, lontana dalle polemi-che politiche di inizio decennio. Recentemen-te il Consiglio di Stato, con la decisione2481/2017, ha giudicato conforme agli esiti delreferendum il metodo tariffario idrico appro-vato dall'Autorità: è una decisione storica chespazza via il rischio di ritorno indietro e dà so-stanziale stabilità alla regolazione dell'Autori-tà. Possibile che ora acceleri la diffusione dellanuova tariffa sul territorio, superando resi-stenze forti soprattutto nel Centro-Sud. Le ta-riffe sono infatti state aggiornate con il nuovometodo peril97%nelNord-Est, per l'87,4%nelNord-Ovest, per il 58° al Centro e solo per il23pioalSud,dove continuano adominarelevec-chie gestioni pubbliche dirette dei Comuni.

La ripresa degli investimenti è collegata al-l'avvio delnuovo sistemaregolatorio chehari-lanciato la missione contenuta già nella leggeGalli del 1994 di trasformare le gestioni idrichein gestioni industriali, poco importa se a carat-tere pubblico, privato (in concessione) o informa di spa miste. Dal 2012 al 2o15 nel Nord-Ovest gli investimenti programmati sono pas-sati18o milioni a42o; nelNord-Est da25o milio-nia4io; alcentro da32o a4io,nelSud sono scesida14o a13 o; nelle isole siamo partiti quasi daze-ro e siamo rimasti sotto i 4o milioni. Il tasso direalizzazione degliinvestimentiprogrammaticon il nuovo sistema - con riferimento ai costidelle immobilizzazioni computati in tariffa - èstato pari all'81,5% nel 2o14 e al 78,2%io nel 2015.

La relazione dell'Autorità individua anchele dieci cause principali di intervento sulle in-

frastrutture che assorbono il67%io delle risorsecomplessivamente destinate agli investimen-tipianiflcati.Contrariamenteaquantoraccon-ta la vulgata sull'acqua in Italia, che l'emergen-za numero i sia data dalle perdite idriche, que-sta causa di intervento siritrova soltanto all'ot-tavo posto, con un intervento dell'ordine dei200 milioni. La principale causa di intervento,per un valore che supera il miliardo, è la inade-guatezza degli impianti di depurazione: tipo-logia che ha anche l'obiettivo dicorrere ai ripa-ri spesso rispetto alle numerose multe Ue. In-torno al miliardo anche l'intervento per ovvia-re alla mancanza parziale o totale delle retifognarie. Poco sopra i 9oo milioni la terza cau-sa di investimenti: insufficienza o assenza ditrattamenti depurativi. La distribuzione, cioègli acquedotti, interviene solo alla quartavocecon spesa inferiore a 700 milioni.

L'obiettivo principale del sistema regolato-rio dell'Aeegsi è definire criteritariffari stabi-li, orientati a premiare una maggiore efficien-za gestionale e la realizzazione effettiva degliinvestimenti. Quic'èunpassaggio cruciale delnuovo sistema: una quota dell'aumento tarif-fario maggiormente legata alla spesa per inve-stimenti scatta solo se la spesaè stata effettiva-menterealizzata e contabilizzata e non- comeera con il precedente sistema - sulla base dipiani di investimento. Questa è anche laragio-ne vera dell'impennata degli investimenti, ol-tre al fatto che la stabilizzazione del quadronormativo e regolatorio ha ricreato un afflus-so di finanziamenti che si era interrotto nei

primi anni del decennio. Ora l'Autorità sta in-troducendo anche sistemi di controllo expostperla qualità del servizio e ha in programma diintrodurre un sistema di costi standard chedovrebbe far fare alle gestioni un salto di effi-cientamento gestionale che ancora è molto amacchia di leopardo.

Vediamo gli aumenti tariffari prodotti dal

sistema. Ne12o161'aumento medio accordato a

109 gestioni, che servono i 35,5 milioni di abi-

tanti sottoposti alla regolazione, è stato del

4,6%io, mentre è destinato a scendere: 3,6% nel

2017,24% nel2018,1,2%nel2019.

Se la regolazione ha imposto un camminovirtuoso nel rapporto tariffa-investimenti inuna quota consistente digestioni, non manca-no ancora aspetti criticinel sistema dei serviziidrici integrati. Il primo, come detto, riguardal'estensione della regolazione all'intero terri-torio nazionale. Il secondo aspetto che va cer-tamente migliorato è quell o dell a quota di rica-vi tariffari destinati allespeseincontocapitale:ne12014 i174° o dei ricavi se ne va a coprirei costioperativi, mentre solo il24%io va agli investi-menti. Questo rapporto non è sostanzialmen-te cambiato. Se si aggiungonoifondipubblicisiarriva al 26%. L'obiettivo dell'Autorità, anchecon una stretta e un efficientamento delle ge-stioni operative, è di arrivare al 32% nel 2019.

Qui arriva un altro tema cruciale per farfareun salto: è quello dei costi standard la cui appli-cazione comporta però una serie di difficoltà

che nascono proprio dalla forte eterogeneitàterritoriale delle gestioni al momento dell'av-vio della nuova regolazione. Per capire che iltema non è solo quello della contrapposizionefra Nord e Sud, è sufficiente vedere i dati sui co-sti unitari minimi e massimi del servizio perarea geografica. Nel Nord-Ovest sipassa daunminimo di 0,82 euro per metro cubo di acqua aun massimo di 2,97 euro con una media di 1,58.Nel Nord-Est sipassa da1,22 a2,8o conuname-dia di2,10. NelCentro da1,46 a2,97 con uname-dia di1,96.Al Sud da 1,44 a 2,15 conuna media di2,05. Questi dati dimostrano che, anche a stret-to contatto territoriale, possono esserci ge-stioni più o meno efficienti.

Unultimo elemento chevalelapenadinota-re sugli effettiprodotti dalnuovo sistemarego-latorio è quello dell a frammentazione delle ge-stioni, vecchio enorme problema del settore.Isegnali di miglioramento sono notevoli sulfronte delle amministrazioni pubbliche re-sponsabili del servizioidricointegrato,gliAto.Si èpassati dai7o del2o14a 64e larazionalizza-zione è dovuta soprattutto all'affermarsi delmodello dell'ambito territoriale ottimale uni-co regionale che, partito dalla Toscana, si è af-fermato in 12 Regioni. Più complessa la situa-zione sul fronte dei gestori del servizio: le ge-stioni idriche erano 2.600 nel 2014, nel 2017 nesono state censite 2.100. Va detto però - a con-ferma della bontà della riforma - che 1.300 diqueste gestioni riguardano i 1o ambiti territo-riali ottimali in cui la normativa vigente non èmai stata applicata.

El RIPROOUZ NERISERVATA

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DINAMICA DELLA COMPOSIZIONE DEL VRGDati in percentuale

Pesocrescentedei costi delleinfrastrutture

Pesodecrescentedei costioperativi

2014

2019

74 21 3 2Opex C pcx Ç Nf Saldo anni

precedenti

i i _j

Opex8 3

FoNI Saldo anniprecedenti

ETEROGENEITÀ DEI COSTI UNITARI DEL SERVIZIO PER AREA GEOGRAFICAVRG/vol (euro/mc). Anno 2016 Minimo Media Massimo

Nord Ovest

Nord Est

Centro

0 10 20 30

Sud e Isole

ITALIA

Fonte: Autorità per l'energia elettrica il gas e il sistema idrico - Relazione annuale giugno 2017

Ritarda il fondo garanziaper le opere idriche

ncora fermo il Fondo di garanzia per le° opere idriche. Lo strumento, oggetto di

frenate e accelerazioni damesi, era contenu-to nel collegato ambientale (legge 221/2015).Qui si gettavano le basi per la creazione«presso la Cassa conguaglio per il settoreelettrico, senzanuovi o maggiori oneri perlafinanza pubblica» di un plafond finalizzatoal potenziamento delle infrastrutture idri-che, «ivi comprese le reti di fognatura e de-purazione, in tutto il territorio nazionale».Ad alimentarlo dovrebbe essere «una speci-fica componente della tariffa del servizioidrico integrato, volta anche alla coperturadei costi di gestione». L'obiettivo era creareun sistema in grado di rendere più semplicelarealizzazione degli investimenti nel setto-re dell'acqua, abbattendo gli oneri a caricodegli operatori: una prima ipotesi era dare alfondo unacapienza damezzo miliardo. Are-golare lo strumento sarebbe dovuto arrivareunDpcm, elaborato su proposta del ministe-ro delle Infrastrutture, in accordo con il mi-nistero dell'Ambiente. Quel testo, però, èancora impantanato nel valzer dei concerti.

G.La.

O

2,80

1,96 2,97

O

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Il settore in cifre

REALIZZAZIONE DEGLI INVESTIMENTI PREVISTIInvestimenti netti programmati. In milioni di euro

0 50 100 150 200

Nord Ovest

Nord Est

Centro

Sud

Isole

2012

2015

2012

2015

2012

2015

2012

2015

2012

2015

INVESTIMENTI COMPLESSIVI PIANIFICATIIn milioni di euro

Finanziamentipubblici

2016

0 1.000

250 300 350 400 450

2.000 3.000iI I

Investimenticopertida tariffa

2017

2018

2019

560

607

MARI<A

Risorsa preziosa . La Controdiga di Maria al Lago, Fedaia, nel comune di Canazei in Trentino

447

567

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