BlogsPaper di Ottobre 2012

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N. 2 - OTTOBRE 2012 www.blogspaper.net Huffington Post Turismo, Città e Social Media Perché dovrei scrivere gratis? Aziende e QR Code KickStarter La privacy nel mondo del lavoro Colori ed Equilibrio

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Numero 2 di BlogsPaper Ottobre 2012

Transcript of BlogsPaper di Ottobre 2012

N. 2 - OTTOBRE 2012 www.blogspaper.net

Huffington Post

Turismo, Città e Social Media

Perché dovrei scrivere gratis?

Aziende e QR Code

KickStarter

La privacy nel mondo del lavoro

Colori ed Equilibrio

SPECIALE - SPECIALE - SPECIALE - SPECIALE - SPECIALE - SPECIALE - SPECIALE - SPECIALE SP

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La Mossa Kansas Cityai tempi del Social Media di Shonel Geri

A chi non piace l’Huffington Postdi Asy Claypool

Valorizzare un territorio:da dove inizio? di Pasquale Stroia

Social Media Marketing per Hotel: cosa e dove? Eccovi qualche esempiodi Luca Rosati

Will blog for … What?di Shonel Geri

L’arte del disegnare QR Code. Weevo per Pinstreet Market di PinterestItaly

Storia del Comune più “Social Oriented” d’Italiadi Web In Fermento

Amore Azteco: la storia del matrimonio tra Mr. Cioccolato e Miss Arancia di Cuoco Personale

Tanto Love da Canon sotto l’albero di Natale di sTen

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Impaginazioni, Colori ed Equilibriodi LaAlex

Controllare i propri movimenti su linkedin: gestire la privacy di Gian Paolo Ghilardi e Bytelite

Come risparmiare con i led per illuminazione di Money Farm

44Kickstarter fa chiarezza di Money Farm

SPECIALE - SPECIALE - SPECIALE - SPECIALE - SPECIALE - SPECIALE - SPECIALE - SPECIALE

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www.blogspaper.netAUTORI

con la collaborazione di

Gian Paolo Ghilardiwww.bytelite.it

Pasquale Stroiawww.costruireturismo.com

Alessandra Cravero aka LaAlexwww.alessandracravero.it

Stefano Forzoni aka sTenwww.stenblog.com

Annalisa Silingardi aka Asi ClaypoolTwitter: @AsiClaypool

Matteo Bellini aka Cuoco Personalewww.cuocopersonale.com

Shonel Geriwww.shonel.it

Arch. Martina FazlicTwitter: @martina_fazlic

Paolo Brunowww.paolobruno.net

Contatti

non è una Testata Giornalistica poiché i contenuti della rivista stessa non hanno una periodicità e quindi ai sensi della legge n. 62/2001 non può essere considerata un prodotto editoriale.

blogspaper Direttore Responsabile: [email protected]: [email protected]

Stefano Slacabos

Laura Colciagowww.moneyfarm.com

www.moneyfarm.com

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Social Media SpecialistHigh Tech Blogger

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Social Media Lover&Manager

Cari lettori,non è facile esprimere la soddisfazione dei risultati ottenuti con il primo numero.Dopo un solo mese BlogsPaper ha raggiunto più di 5000 persone (siamo persone non utenti), di cui oltre 1000 tramite la piattaforma ISSU.com, circa 3000 tramite il sito web www.blogspaper.net e oltre 1000 hanno scaricato il pdf interattivo.A pochi giorni dalla pubblicazione molti altri blogger si sono uniti a BlogsPaper.Un benvenuto a Asi Claypool con il suo articolo sull’Huffington Post, a Pikadilly con la sua originalità e franchezza, Gian Paolo Ghilardi di Bytelite.it con la sua conoscenza di Linkedin, Anna Martini con la sua esperienza decennale in Outplacement e Career Management, Andrea Romoli che ci fornirà ad ogni uscita l’infografica più interessante e a Pasquale Stroia con i consigli su come coniugare il turismo dei Comuni Italiani con i Social Media.Un benvenuto particolare a Web In Fermento che ritroverete sia nella rivista che nell’inserto speciale.I contributor sono molti, così come gli articoli interessanti e di qualità. Ci siamo resi conto di avere molti contributi con riferimenti al mondo del lavoro, abbastanza da crearne un inserto a parte.Nascono due rubriche, una sui concetti basilari di grafica e design e una molto appro-fondita sulla creazione e gestione di un profiloLinkedin, seguitele costantemente nelle prossime uscite.Inoltre mi sembra giusto informarvi che stiamo cercando di ottenere fondi dalla Regi-one Lombardia per poter ampliare il progetto e sviluppare le molteplici idee.Ringraziando gli autori e i lettori, chi volesse contribuire fornendo idee o articoli (ricor-do che non devono essere per forza inediti), può contattarci su Facebook o scriverci una Mail.

Direttore Responsabile

Luca Rosatiwww.rosatiluca.itSocial Media SpecialistBlogger

Andrea RomoliTwitter: @androm

Cucina con D.Twitter: @Gala_Pauglios

Anna Martiniwww.annamartini.comCareer Management e Outplacement - Blogger

Francesca Lucianiwww.pikadilly.itWeb DeveloperBloggerEnrico FilippucciTwitter: @efilippucciSocial Media Architect

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*nell’Inserto Speciale

Chiunque abbia visto “Slevin – Patto criminale” dovrebbe essere a conoscenza di cosa sia la Mossa Kansas City.Per tutti gli altri e’ quella per la quale ti fanno guardare da una parte mentre ti stanno ingannan-do dall’altra.(Bruce Willis la spiega meglio nel video a destra).

Ma cosa può centrare questo nel mondo dei Social Media?Molto, e la cosa si potrebbe estendere anche a quello del lavoro freelance in generale.

Quando un freelance, sopratutto nel settore infor-matico, cerca dei clienti si mette nelle condizioni di essere al quanto appetibile, serio, professionale, competente, padrone del Know-How e tutte quelle cose che possano farlo risultare “Splendido Splen-dente” e unico, senza però risultare arrogante o saccente.Il possibile committente resterà affascinato e col-pito dalla grinta e dalla sapienza che mostrerà il giovane freelance, esattamente come potrebbe guardarvi una donna che fosse di fronte ad Anto-nio Banderas, cercando però di restare il più im-passibile possibile.

E’ qui che inizia a scattare la Mossa Kansas City.

Il possibile committente, infatti, vi farà credere di esser innamorato perdutamente di voi, tenendosi però sulle sue, MA vorrà la prova d’amore; ovvero, vorrà che voi facciate vedere cosa siete disposti a fare per lui, per farlo vostro.Insomma, un preventivo dettagliato.

La Mossa Kansas City sta andando avanti e voi state guardando a destra, distraendovi dalla vostra sinistra.

Alla fine, il galvanizzato freelance, sicuro di se, la-vorerà alacremente per consegnare un prospetto dettagliato di tutte le mosse e strategie per arrivare al risultato finale sperato; che il fiabesco commit-tente lo contatti inebriato al grido di “SI, LO VO-GLIO!”

E ora c’è la fregatura a sinistra.

Infatti lui sparirà con la vostra bella idea, e voi resterete con un pugno di mosche.

La Mossa Kansas City è compiuta

Credete che visti i toni ironici e “fiabeschi” che ho usato sia tutta una finzione? O il tutto vi suona più familiare del previsto?

La Mossa Kansas Cityai tempi del Social Media

Shonel Geri

Web & Social Media Manager- SEO - Consulting Articolista/Recensore per hwgadget.com

www.shonel.it

A TTUALITA’

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Provate a chiederlo a @AsiClaypool che è stata vit-tima di una storia praticamente identica a quella che vi ho appena raccontato, ma qui narrata con più rabbia e disappunto.

Il problema è appunto questo per chi opera da solo: il rischio di farsi soffiare idee e contenuti!(anche le grandi agenzia non sono immuni, ma si-curamente soffriranno meno di un singolo libero professionista)

Come difendersi allora in tali situazioni?Sopratutto quando uno non ha un entourage alle spalle sul quale fare affidamento (inteso come commercialisti ed avvocati) e deve vedersela da solo contro queste iene?

Mi piacerebbe poter dare una risposta certa su come muoversi, ma purtroppo per voi questo non è il post “10 consigli per non farsi fregare” e in rete non è facile trovare una risposta (se non dopo una chirurgica ricerca tra le varie pagine di Google).Si potrebbe chiedere a chi fa consulenze legali gratuite ma le risposte sarebbero sempre un pò blande, o far riferimento ai vari blog di studiosi di “diritto informatico” che ne sapranno sicuramente più di tutti noi (anzi, spero che qualcuno di loro legga questo post e ci dica la sua nei commenti).Ma tirare su un polverone legale rischia di diven-tare molto più oneroso in termini di tempo, den-aro e stress.

Un metodo per avere, quantomeno, un piccolo ri-entro per la fatica ed il tempo occorso a sviluppare un progetto potrebbe essere quello di farsi pagare una certa percentuale del compenso richiesto nel momento in cui si sottopone il preventivo, da sca-larsi poi dal prezzo finale in caso di accettazione; e nemmeno presentando il progetto nei minimi dettagli su carta, ma spiegarli a voce (come sug-gerisce Cristina Simone, fondatrice del movimen-to “NoFreeJobs”, in un tweet : “è meglio presentare il progetto di persona e non lasciarglielo“).Oppure nel momento in cui si volesse far capire la precisione che si sta offrendo, alzare la percentuale dell’anticipo.Ovviamente questo indisporrebbe qualunque possibile committente e penalizzarebbe i poveri freelancer mettendoli già nella condizione di es-ser squalificati da eventuali gare, ma almeno, se dovesse succedere come raccontato nella “fiaba” di cui sopra, l’arrabbiatura sarebbe minimamente mitigata.

So che molti non saranno d’accordo con quanto appena detto, ma son pronto a sentire consigli da chiunque voglia sottoporli nei commenti, e se ade-guati poterli anche aggiungere in coda al post o in un eventuale “reprise”.

Del resto, se non fossimo “Social” su queste cose e ci si aiutasse a vicenda in occasioni simili verreb-be meno anche il senso dell’idea #iocollaboro del team WePlus.

A TTUALITA’

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A chi non piace l’huffington post

Il web accoglie una nuova creazione made in America che ha avuto mol-to successo: da ieri sera è possibile leggere Huffington Post Italia. Per chi non lo sapesse Huffington Post è un progetto editoriale statunitense creato da Arianna Huffington , Ken-neth Lerer e Jonah Peretti, apprez-zato in tutto il mondo e noto ai più per la sua strategia mediatica incen-trata sul sistema blog e sui blogger. Le firme che collaborano sono fra le più famose (in America da Obama a Madonna, in Italia a quanto pare leggeremo Tremonti), la forma con cui si presenta online è senza dubbio snella ed efficace...

Annalisa Silingardi aka Asi Claypool

Social Media Lover&Manager divisa fra Milano, Palermo e Catania.

caffeinainchiostroecaos.wordpress.com

A TTUALITA’

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...ciò che non mi è piaciuto è stato il saluto di Arian-na Huffington comparso ieri sera. Il suo “benvenuto”, confidenziale e informale, ma a mio parere marchiato di un vago e sibillino senso di superiorità. Fra le righe compaiono i classici stereotipi degli italiani ”la gente ti offre sempre qualcosa da mangiare e nulla è mai pun-tuale.” oppure ”amo la tradizione italiana del riposo – ossia quel momento della giornata, nel pomeriggio, in cui i negozi e gli uffici chiudono – e della “passeggiata”, l’usanza di fare due passi la sera”. Apprezzabile che la si-gnora Huffington sia così vicina ai nostri costumi locali ma le vorrei ricordare che non siamo un gruppo di indi-geni cannibali che hanno bisogno dell’alfabetizzazione digitale proveniente dall’America ( oppure sì?) e che nel nostro paese vantiamo (oltre a pizza e mandolino!) una tradizione giornalistica non indifferente.

L’idea che non mi piace è riportare un prodotto che ha funzionato oltremanica paro paro in Italia con la pre-tesa di educare tutti a come si scrive e come si tratta l’informazione. Ovviamente non è l’obiettivo dichiarato ma, se questo è ciò che se ne percepisce, allora sarebbe meglio aggiustare il tiro da subito.

A capo del progetto la Annunziata, sulla cui profession-alità nessuno discute, ma che prima aveva espresso un punto di vista abbastanza infelice sui blogger (ricordate la frase “I blog non sono un prodotto giornalistico, sono commenti, opinioni su fatti in genere noti; ed è uno dei motivi per cui i blogger non vengono pagati”).

Potrà Huffington smuovere le fondamenta dell’editoria, far tremare le penne in mano alla vecchia guardia gior-nalistica e contemporaneamente avvicinare gli italiani alle notizie, quelle vere, che riguardano il paese?

In questo momento l’apertura è dedicata ad un’interv-ista a Silvio Berlusconi , molti flash su #Arenata Pol-verini, politica, qualche scoop e gli immancabili post a firme varie.A vederla così la pagina sembra un enorme condominio dove, guardando il prospetto dell’edificio, il passante può riconoscere l’inquilino dalla finestra e sbirciare cosa combina.

Il post del direttore è scarno ed essenziale. L’Annunziata parla di un Huffingotn meticcio sottolineando la col-laborazione del gruppo editoriale Espresso. E poi c’è la storia dei 189 blogger. Scelti in base a criteri non meglio specificati saranno una manovalanza in continuo au-mento. A proposito se volete collaborare con Huffing-ton a questa pagina potete mandare i vostri CV: peccato

che l’indirizzo a cui inviarlo in questo momento non esista e le mail tornino indietro (grazie alla segnalazi-one di Carola Venturini).

La mia prima impressione a meno di 24 ore dall’ap-ertura è quella di un esperimento non riuscito bene come si voleva. Spero davvero di ricredermi in futuro, magari fra una settimana o due quando entreremo in argomenti più delicati.

Intanto resta a tutti gli esperti e studenti di comuni-cazione osservare l’evoluzione di questo strano ibrido, una sorta di Minotauro digitale, che promette di mix-are la velocità del web con lo spirito di ricerca e obiet-tività giornalistica. Sarà l’ennesimo flop o gli italiani, complici le tecnologie, decideranno di usufruire di un nuovo media?

Aggiornamento: a quanto leggo da più voci online e da questo articolo di Rudy Bandiera i blogger di Huff-ington non vengono retribuiti. Non voglio gridare allo scandalo ma fornire, in coda alla mia breve analisi, uno spunto di riflessione.

Nel suo post Rudy sostiene che avrebbe scritto per Huff anche gratis in cambio di una visibilità che nel tempo sarebbe diventata fatturato. Ma chi può permettersi di fare questo deve avere alle spalle un minimo di tran-quillità economica che gli consenta di compiere questa scelta. Non tutti, soprattutto i giovani, possono farlo, e questo non perché siamo attaccati all’idea del den-aro o del posto fisso o di chissà cosa. Semplicemente abbiamo delle spese come tutti e un lavoro dignitoso dovrebbe avere un minimo di retribuzione se non altro per pagare la corrente elettrica consumata dal portatile e una connessione.

Perdonatemi Rudy, Arianna e Lucia ma questa storia della visibilità in cambio di contenuti, del fai perché un giorno ti sarà utile, deve essere vista nell’ottica di ciò che è: manodopera gratuita che non costa niente e sforna carne da macello. Crea in chi comanda l’aspetta-tiva che, se lo fai a costo zero, allora vale meno di zero.

Scrivere gratis può essere un interessante hobby, un bel passatempo, una gavetta agli inizi. Ma il lavoro, quello per cui accedi al tasto “invia il tuo CV” dovrebbe avere un trattamento diverso sia dal punto di vista umano che sociale che economico. Altrimenti non si chiama lavoro: si chiama volontariato.

Questo è l’interrogativo posto durante una lezione autogestita all’università approfittando dell’assen-za di un docente. (Si, siamo arrivati anche a farci lezione da soli). È una domanda alla quale ten-terò di rispondere in questo post sulla base delle esperienze personali e secondo quanto detto in quell’occasione.

Il destination management interessa tutte quelle at-tività volte all’elaborazione e messa in opera di un piano strategico di sviluppo e valorizzazione turis-tica di lungo periodo con l’obiettivo di migliorare l’organizzazione e la gestione (governance) turis-tica di una destinazione. Le azioni operative dov-ranno assicurare effetti diretti, in base agli obiettivi prefissati, con criteri di costi-benefici in relazione al tempo.

Diverso è il caso in cui questa destinazione deb-

ba esser creata, valorizzata e portata a conoscen-za (come direbbe qualcuno: commercializzata). È il caso, ad esempio, dei piccoli comuni che spes-so faticano ad emergere nel panorama dell’offerta turistica di una nazione. In questa circostanza il processo di destination building parte da un check delle risorse in senso lato: paesaggistiche, stori-co-culturali, monumentali, delle risorse umane (necessarie all’attuazione del progetto), ecc. che in parte formeranno il mio potenziale turistico.

Si passa, poi, per l’analisi socio-demografica del territorio da valorizzare che nella maggior parte dei casi, in riferimento ai piccoli comuni, tra l’al-tro, dimostra il rischio spopolamento di cui ques-to soffre. È importante, inoltre, percepire – anche attraverso la somministrazione di questionari- quanto la popolazione locale conosce il posto in cui vive, quanto sia disposta ad accogliere turisti e

VALORIZZARE UN TERRITORIO:DA DOVE INIZIO?

Molisano di origini, fiorentino di adozione mi reputo un tipo creativo, curioso, preciso e attento. Nella vita mi interesso e mi occupo di turismo, destination management, marketing, comunicazione e web con particolare attenzione ai piccoli comuni.

Pasquale Stroiawww.costruireturismo.com

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cosa ci si aspetta da un’eventuale sviluppo turistico del proprio comune.

Si procede, così, con l’analizzare il sistema (se es-iste) di offerta turistica locale avvalendosi, anche in questo caso, di un’indagine per questionari agli operatori (N.B.: Gli operatori sono anche i piccoli bottegai del centro storico!). Allo stesso modo, si osserva l’andamento della domanda turistica anal-izzandone i trend ai vari livelli (non solo e pretta-mente locali). Si mettono in chiaro, con un’anal-isi SWOT, i punti di forza della destinazione che voglio valorizzare; quelli su cui devo lavorare per migliorare (debolezze); quelli su cui devo investire per trarne benefici (opportunità esterne); e quelli dai quali mi devo difendere per proteggere il suc-cesso dei miei sforzi (minacce esterne). Ci si guar-da dalla concorrenza, ovvero dai territori limitrofi, con un’analisi di benchmarking e sulla base di tutti i risultati ottenuti definisco gli obiettivi del piano e la strategia da adottare (offline e online) per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti. Il moni-toraggio non è indispensabile ma d’obbligo per un corretto follow up del mio piano.

Ma chi decide obiettivi e strategie? Il sindaco? L’amministrazione? Il project/destination man-

ager? È giusto o sbagliato far arrivare turisti in un piccolo comune? L’indagine sociale di cui accenna-vo prima potrebbe fornirci delle risposte, utili al successo delle nostre idee. La popolazione locale è da considerare quale principale stakeholder di un comune e non solo per progetti di valorizzazi-one turistica. L’ascolto permette di virare il mio progetto nella direzione giusta, quella direzione condivisa con chi sarà l’anima, il biglietto da visi-ta della mia destinazione. I progetti partecipati dal basso, quindi ideati e realizzati con l’appoggio ed il supporto della popolazione locale, ne permet-tono una più serena gestione con effetti sociali quali consapevolezza, coesione e responsabilità tra cittadini (ognuno si sentirà parte del proget-to), garantendo sostegno e volontariato. Siete certi che i residenti di un comune conoscano il patri-monio esistente sul territorio che abitano? Avete mai provato a contare quante associazioni esisto-no nel vostro piccolo comune? E quanti volontari (o potenziali tali) sono coinvolti? Valorizziamoli, poniamoci delle domande e indaghiamo! E non lasciamo gli operatori locali e gli addetti ai beni culturali (guide, accompagnatori, ecc.) allo stato brado; supportiamoli e formiamoli alla cultura tur-istica (accoglienza in primis).

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Dall’ondata dei social network non restano fuori neanche grandi marchi legati al mondo degli hotel ed ecco che da un anno a questa parte arrivano foto su Facebook e Flickr, video su YouTube, co-municazioni via Twitter e Google+, articoli all’in-terno di piccoli blog e tanto altro. Per entrare in contatto con la propria clientela, e mantenere un alto livello di customer service, bisogna sfruttare ogni canale web disponibile e i social network pos-sono sicuramente soddisfare tali obiettivi.

Ad inizio anno Pursuitist.com – blog dedicato ai viaggi, al benessere, alla moda e tecnologia – ha pubblicato diverse interviste effettuate ad espe-rti di social media marketing che lavorano pres-so alberghi di lusso come il Four Seasons Hotel, il Trump Hotel Collection, il Ritz-Carlton Hotel, il Peninsula New York, l’Hilton Worldwide e altri ancora. Trattasi di grandi marchi di lusso – certo! – ma all’interno dei social network contano anche le idee e non solo i budget. Ecco perché dalle loro dichiarazioni possiamo trarre alcune affermazioni – di cui forse già ne eravamo al corrente – e pos-sibili spunti su come gestire al meglio le diverse piattaforme che il web ci offre.

Felicia Yukhic, Social Media Marketing Manager per il Four Seasons Hotels and Resorts, ha affer-

mato «come si possa investire nel mondo digitale e nei nuovi canali social media, affidandosi con forza alla conversazione degli utenti stessi: condivisione non solo di foto e video ma anche di ricette e consigli, racconti di clienti soddisfatti, sono solo alcune del-le possibilità per arricchire l’esperienza degli ospiti che potranno riconoscere in “quell’hotel” e nel brand un solido punto di riferimento nei propri viaggi». Ogni nuova attività è un’importante alleata per aumentare la visibilità del proprio brand. Inter-agendo giorno dopo giorno sui propri account, il Four Seasons Hotel ha rapidamente ampliato i propri followers, ricevendo anche riconoscimenti nel settore. L’hotel dispone di un team che gestisce e utilizza quasi tutti gli strumenti digitali da noi conosciuti: su Facebook rafforza la sua presenza con strumenti nuovi e design rinnovati per offrire contenuti interessanti come ad esempio esclusive promozioni per pranzi e cene, servizi termali o di altro tipo; su Flickr sono stati creati concorsi per premiare le foto migliori con offerte di viaggio; su YouTube vengono sviluppati contenuti altamente curati come, per esempio, il tour dei teatri e pub di Dublino oppure consigliando i migliori lu-oghi da esplorare a Marrakech; su Twitter, grazie ad hashtag quali #luxchat, #FriFotos, #TTOT,si partecipa in chat con i propri followers; grazie a check-in effettuati in Foursquare e all’allora Gow-

Social Media Marketing per Hotel: cosa e dove? Eccovi qualche esempio.

Luca Rosatiwww.rosatiluca.it

Abruzzese doc, è un appassionato di Blog e Social Network.Attualmente vive e lavora a Milano nel campo del Social Media Marketing. Porta avanti la passione di urban-blogger per la sua città di residenza, oltre a pubblicare articoli, dedicati in gran parte al mondo dei “social media”, per periodici nazionali di attualità, turismo e cultura.

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alla gli ospiti guadagnano crediti per il pranzo oppure usufruiscono di promozioni; sui propri blog vengono pubblicate storie vere sulle esperienze di loro clienti e vengono condivisi consigli per una vacanza qualitati-vamente migliore.

Per Laura Troy, Social Media Manager del Ritz-Carlton Hotel Company, sui social network è «importante in-teragire con gli ospiti anche quando non sono nei nostri alberghi. Approfondire il legame con gli ospiti presenti, o che arriveranno in futuro, è l’obiettivo finale per aumen-tare la fedeltà del cliente stesso». Il Ritz-Carlton punta maggiormente ai servizi quali Facebook, Twitter e cana-li YouTube, usufruendo anche delle reti di Foursquare e Pinterest. La presenza del marchio è curata grazie alle esperienze di viaggio dei propri ospiti condivise con i loro amici.

«Uno dei componenti più interessanti di social media è la capacità di condividere le informazioni rilevanti con i nostri fans e followers, e di ricevere un feedback imme-diato o apprezzamento per la condivisione» è ciò che ha dichiarato Tricia Rosentreter, Direttore Regionale delle Comunicazioni del Peninsula New York. The Peninsula New York ha a disposizione una persona che si occupa, a tempo pieno, di e-commerce. Vengono gestite non solo campagne di social media marketing ma anche importanti siti di recensioni online: consigli dedicati allo shopping, alla cura del corpo o al miglior ristorante della zona sono solo alcuni esempi di successo e racco-lta feedback.

Carlisle Connally, Direttore Marketing Online di Hil-ton Worldwide, ha affermato come usufruiscano dei «social media per offrire servizi on-line ed esperienze uniche e mirate in modo che i loro ospiti non possano trovare nulla di simile altrove». L’Hilton Worldwide offre consigli sulle più recenti tec-nologie per i viaggiatori e, a tutti i membri delle comu-nità social, descrive singolari esperienze, link alle attra-zioni culturali, ecc. A gennaio 2012, dopo un contest dedicato al Festival di Sundance, la Compagnia ha in-viato il vincitore come reporter del festival, che ha con-diviso tutte le sue impressioni tramite tweet e articoli su blog. I responsabili della Compagnia sono sempre in stretto contatto con le città in cui sono presenti i loro hotel, al fine di conoscere attività e luoghi di interesse...... culturale, in modo da condividerle nelle proprie pag-ine social, allegando consigli su cosa fare e dove andare quando si visita una particolare destinazione...

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... «I social media sono il mezzo ideale per comu-nicare il messaggio di un brand oltre a creare un forum aperto per relazionarsi con i clienti in tempo reale» è quanto disse Lisa Lavian, Direttore Mar-keting per il Trump Hotel Collection. Questi tipi di interazioni sono molto importanti nel mostrare che un determinato marchio è sempre in ascolto e ciò valorizza la fedeltà dei clienti.Trump Hotel Collection possiede una pagina Face-book e un account Twitter, oltre ad account singoli per ciascun albergo della Catena. Il team gestisce quotidianamente tutte le operazioni di social me-dia marketing usufruendo non solo di Facebook e Twitter, ma anche di YouTube e l’immancabile Foursquare. Ogni membro dello staff ha il compi-to di produrre contenuti coinvolgenti e originali al fine di produrre un viaggio di lusso focalizzato esclusivamente sugli hotel presenti in determinate destinazioni: articoli promozionali, descrizioni di eventi e attività locali, corredati da caratteristiche e servizi, possono ispirare i possibili clienti a vivere in prima persona i “loro” hotel. Durante i mesi di vacanza, per ogni check-in su Foursquare, Trump Collection Hotel ha donato 1$ al St. Jude Children Hospital: tale campagna è stata un’iniziativa unica

che ha dato maggior risalto all’intera Compagnia. Grazie ad un lotteria - “Vivi il Lifestyle Trump” - il vincitore ha potuto soggiornare due notti nella Suite glamour presidenziale del Trump Interna-tional Hotel & Tower di Toronto, godendo di una cena per due al Ristorante Stock & Bar e di tratta-menti di benessere presso il Quartz Crystal Spa. Su Facebook la Trump Hotel Collection ha potuto ricevere alta visibilità grazie a foto e video condi-visi dai clienti che hanno soggiornato in un hotel Trump. La filosofia adottata su Twitter, invece, è stata quella strettamente legata alla conversazione per far sapere ai propri ospiti che sono costante-mente ascoltati.

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Will blog for … What?

Shonel Geri

Web & Social Media Manager- SEO - Consulting Articolista/Recensore per hwgadget.com

www.shonel.it

A TTUALITA’

Il tema di questi giorni è l’Huffington Post Italia.

Sulla vari canali Social (Google+, Facebook, Twit-ter) ho già detto testuali parole:

Se fossi uno “giusto” ora farei anche io un pezzo sull’HuffPostItalia ma sarebbe solo un pessimo blabla per cavalcare l’onda e farmi vedere.C’è chi dice che la “visibilità sia tutto” in questo mondo/settore lavorativo, ma continuo a ritenere che quello che si dice e quando lo si dice sia ancora fondamentale.

Comunque...Basta quello di @AsiClaypool come post sull’argo-mento. Leggi l’articolo a pagina 9.Essenziale e perfetto.

Allora perché questo post?Perché parallelamente si è sviluppata la questione (qualcuno la chiama polemica, ma costoro devo-no esser risentiti per qualcosa, porelli) sul “Ma il blogger che scrive per me, lo devo pagare o no?”

Questa è una cosa FONDAMENTALE di cui dis-cernere ma la gente ancora fa orecchie da mer-cante, sopratutto quelli che dovrebbero elargire la pecunia (sempre che se lo possano permettere, ma a quel punto possono chiamarsi testate o sono Onlus?).

Quindi che fare?Da un lato abbiamo il buon Rudy Bandiera, che non sbaglia quando dice :“…se mi avessero chiesto di scrivere per Huffington Post avrei detto di si, certo di avere avere un ritorno

d’immagine che sarebbe diventato, nel tempo, fat-turato.”

Dall’altro però la brava AsiClaypool ribatte: “…chi può permettersi di fare questo deve avere alle spalle un minimo di tranquillità economica che gli consenta di compiere questa scelta. Non tutti, so-prattutto i giovani, possono farlo, e questo non per-ché siamo attaccati all’idea del denaro o del posto fisso o di chissà cosa. Semplicemente perché abbi-amo delle spese come tutti e un lavoro dignitoso dovrebbe avere un minimo di retribuzione se non altro per pagare la corrente elettrica consumata dal portatile e una connessione. “

Il problema è che entrambi hanno ragione!

Lo scrivere non retribuiti potrebbe esser parago-nabile allo stagismo aziendale e come “rimborso spese” ti senti dire: Hai la visibilità.

Io stesso sono collaboratore di una testa come HwGadget (nella quale oltretutto è noto sia co-involto Rudy a livello redazionale) e con loro ho scritto sempre e solo gratis (al massimo capita pos-sa tenermi alcuni prodotti recensiti), portandomi una buona dose di visibilità e non si può negare.Ovviamente (e correttamente) loro non hanno mai preteso nulla da me, lasciandomi carta bian-ca, sul come e sul quando scrivere, senza scadenze e limiti (tranne quello del buongusto ovviamente).

Io però posso anche ritenermi “fortunato”, perché so di altri posti in cui ti chiedono di scrivere per la gloria (o a prezzi veramente irrisori) con un il trattamento redazionale “simil-nazi” (tra scadenze

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A TTUALITA’

Ie linee guida editoriali), con gente che è andata via al grido di “MA CHI ME LO FA FARE!”

Solo che quanto può andare uno avanti a fare lo stagista?Oggi giorno ti senti dire “piuttosto che niente..”, però almeno lo stagista le prende quelle 6-700.. se ha fortuna anche 800 € e si può permettere di pa-garsi l’affitto e la connessione.Il blogger no, purtroppo vive come in un sogno speranzoso, ma in cui crede.

Huffington Post non paga? Ok, allora che facciano come il neonato BlogsPaper che raccoglie i post già scritti dai blog personali/professionali di set-tore! Potrebbe essere un buon compromesso.

De resto, perché chi opera nel settore del web si apre un blog personale?Per crearsi visibilità, fare quel famoso “Personal Branding” di cui si parla tanto.Investendo il PROPRIO tempo ed il PROPRIO denaro sperando di poterlo poi in un futuro (più prossimo che anteriore) recuperarli venendo no-tato da qualcuno che voglia accordargli fiducia per una collaborazione.

Allora visto che l’Annunziata pensa che il blog non siano degni d’esser pagati, che faccia almeno da cassa di risonanza.

Infine lasciatemi dire una cosa sulla visibilità.E’ sicuramente una tra le cose più importanti su internet ma bisogna anche trovare il modo giusto per arrivarci.Nel settore del Social Media leggo tantissimi post riguardo agli argomenti “del giorno” ma quanti sono effettivamente validi? Si contano sulle dita di una mano, forse anche meno, e spesso vengono da quelli che non sono “famosi”.Capisco sia fondamentale “cavalcare l’onda” ma è il come che fa la differenza.Dire qualcosa di vacuo, anche se ben confezion-ato, è pur sempre qualcosa di vacuo, ma tanto quello che interessa è che il sito/blog/pagina sia in bella vista.

Probabilmente sarò io a sbagliare, ma preferisco, come oggi, o come ieri, come accadrà la prossima volta che scriverò, farlo perché avrò qualcosa da dire. Una ispirazione.

Ma forse è per questo che ancora non mi hanno chiamato a scrivere per una testata... retribuito.

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Gabriele Carboni è uno dei partner del Pinstreet Market (#pinstreet), il nostro evento che si terrà durante la Settimana della Comunicazione a Mi-lano, dal 1 al 7 ottobre. Per noi Gabriele, con la sua Weevo, ha realizzato lo splendido QR code che è diventato il simbolo dell’evento: siamo ri-masti subito affascinati dalla bellezza di questa piccola “opera d’arte”, soprattutto perché era-vamo totalmente all’oscuro del fatto che i QR code potessero essere realizzati in modo diverso rispetto al solito quadrato nero! Come? Lasciamocelo spiegare dallo stesso Gabriele!

1. Ciao Gabriele, grazie per aver partecipato all’evento di Pinterestitaly! Parliamo un po’ di te: presentati in 5 righe!

Gabriele Carboni, trent’anni, originario di Cas-telvetro di Modena. Sono uno dei tre fondatori di Weevo.Appassionato della buona cucina ma, ahimè, sem-pre a dieta, esperto di Lambrusco e birre ricercate, amo cantare ma sono stonato come una campana. Nella compagnia di Weevo impersonifico il mo-tore di ricerca per il bello e più che un art director mi definisco un visionary. Un entusiasta del mon-do di internet e tutti i suoi risvolti, quando non dormo ricerco le novità, quando dormo sogno come sarà domani. La galassia dei social mi attrae inesorabilmente…

2. Come nasce Weevo e quali sono le vostre attività?

Metti tre persone, tre amici, tre percorsi profes-sionali diversi e World of Warcraft. Quando si stu-fano di raidare* che fanno? Fondano una startup. Non pretendiamo di escogitare soluzioni tecno-logiche che faranno tendenza o algoritmi rivolu-zionari ma intendiamo offrire, al segmento delle PMI, i servizi che occorrono quotidianamente per incrementare la loro visibilità sul web. Si sono fatti passi in avanti in Italia ma c’è ancora tantissima strada per colmare il gap tecnologico legato alle

L’arte di disegnare QR code.Weevo per Pinstreet Market

www.pinterestitaly.comIl primo blog italiano su Pinterest

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opportunità del web 2.0La nostra proposta parte da una visione integrata di quello che oggi offrono le nuove tecnologie del-la comunicazione web, ragionamo in termini di mix delle soluzioni dove il sito web diventa l’hub dei contenuti che sono diffusi attraverso i social network, il web avertising, il direct marketing e con il SEO. Non a caso il SEO è per ultimo. Per la carta abbiamo pensato di rispolverare una tecno-logia già vecchia ma ancora da scoprire in Italia. I QR codes.

3. Noi ci siamo subito innamorati del design dei vostri Qr code dinamici. Ci spieghi come riuscit a realizzarli?

Volevamo qualcosa che ci distinguessenel panora-ma generale. Ci siamo accorti che i QR codes fino a quel momento erano un pò il calimero della situ-azione. Intanto va detto che i ns. codici personal-izzati sono veramente unici perché non ce ne sarà mai uno uguale all’altro.La realizzazione grafica non avviene con software automatici come accade su alcuni siti ma ogni personalizzazione viene pensata ad hoc sulla base delle esigenze del cliente o…su come mi sono svegliato quella mattina! La parte dura di questo passaggio è integrare il concept grafico con il ret-icolo dei punti che deve assolutamente rimanere leggibile, pena il malfunzionamento. Per asseg-nare le altre funzioni abbiamo realizzato una piat-taforma proprietaria.

4. Ci sono differenze rispetto ai QR code classici?

Li abbiamo trasformati in uno strumento di mar-keting in modo che potessero generare dati utili per l’azienda che li impiega. I codici sono infat-

ti tracciabili, geolocalizzabili e ottimizzati. Vuol dire che possono essere associati a campagne Ad-Words, definire in modo preciso l’area geografica di attivazione e fornire in modo automatico con-tenuti nella lingua locale del posto in cui sono stati attivati.Sempre con lo stesso codice. Ma la cosa ancora più interessante è che sono dinamici. Possiamo associare in tempi diversi contenuti diversi allo stesso codice. Quindi non è necessario buttare via stampe o etichette solo perché il contenuto di riferimento è cambiato. Utilizzando un’apposita piattaforma, il cliente, può intervenire in qualsiasi momento cambiano la landing page del codice. O possiamo farlo noi per lui.Per questo il codice vale la pena personalizzarlo, rimarrà utilizzabile come un logo.

5. Che tipo di aziende ti richiedono questo servizio più italiane o estere?

Non c’è una categoria particolare, se ci pensi può essere utile a tutte le aziende che stampano qual-cosa. E non solo a scopo pubblicitario ma anche come mezzo di informazione operativa come la definizione di lotti di prodotto e listini. Al mo-mento il mercato interno è in vantaggio ma è quel-lo estero che apprezza di più l’idea della person-alizzazione grafica. In realtà in Italia sono ancora poco conosciuti o addirittura sottovalutati. In rete si possono invece trovare parecchi esempi dell’uso dei QR code che lasciano pochi dubbi sulla loro utilità. Uno degli ostacoli è che gli smartphone non hanno preinstallato un lettore di qr codes ma va scaricato appositamente e questo è un pò un deterrente.Grazie mille Gabriele!

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Oggi voglio parlarvi di un nostro cliente, il Co-mune di Ceglie Messapica e raccontarvi quello che abbiamo fatto per “trasportare” un Comune nel mondo del social web, praticamente partendo da zero.

Ceglie Messapica è un Comune dell’entroterra brindisino e immerso nella Valle d’Itria, noto so-prattutto per la storia millenaria che lo caratter-izza, i paesaggi artistici e l’eccellente gastronomia che da decenni distingue la città, che può fregiarsi dell’appellativo “Città d’arte e terra di Gastrono-mia”. La scelta di attivarsi nei canali social media principali è derivata dal fatto che la città soffriva, in termini di comunicazione di “prodotto turisti-co”, della vicinanza geografica a città ben più note e che nei decenni avevano conseguito diversi rico-noscimenti, come Ostuni, Cisternino e Martina Franca. Si è quindi deciso di sfruttare le logiche comunicative e “virali” che i social media e i blog rendono possibile puntando al Web 2.0 e allo svi-luppo di una Content Strategy che permettesse di comunicare costantemente a un pubblico etero-geneo tutti i motivi per cui dovrebbero visitare la città., puntando a comunicare paesaggi, cultura, tradizioni e gastronomia su tutti.

Obiettivi principali della strategia sono quindi stati i seguenti:• creazione di una piattaforma di ascolto, conver-

sazione e comunicazione con i cittadini che vi-vono in città o che sono originari di Ceglie. In particolare per questi ultimi, obiettivo è quello di trasmettere un senso di legame con la pro-pria terra, aggiornandoli con contenuti (esem-pio foto di vicoletti che possano far emergere ricordati di vita vissuta nella città) e comuni-care l’abbattimento delle distanze geografica e quindi la vicinanza grazie agli strumenti “so-cial”, tra la città e loro;

• diffusione di contenuti di forte impatto attratti-vo che incentivassero la diffusione e posizionas-sero la città di Ceglie Messapica come una delle più belle e desiderate destinazioni turistiche della Puglia che il turista non può non visitare almeno una volta;

• diffusione del brand “Ceglie Messapica, città d’Arte e Terra di Gastronomia” nel web orienta-to allo sviluppo di logiche di marketing virale e all’indicizzazione e posizionamento di mag-giori contenuti nei motori di ricerca.

Storia del Comune piu’ “Social Oriented” d’Italia [Case Study]

Web In Fermento é un network di specialisti nello sviluppo di Progetti di Comunicazione e Marketing nei Social Media, visibilità nei Motori di Ricerca e sviluppo di web e mobile application per grandi aziende e PMI.

web in fermentowww.webinfermento.it

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I canali utilizzati sono stati diversi ed ognuno di essi con uno scopo specifico. Nel dettaglio la strategia ha previsto la creazione di una pagina Facebook, di un canale Twitter, un canale YouTube, un canale Pinter-est, una brand page su Foursquare e la realizzazione di un blog tour dedicato al settore food&Travel, il CeglieFoodCamp.Piattaforma centrale della strategia comunicativa è stato il portale comunale dedicato alla comunica-zione dell’offerta turistica, (www.ceglieturismo.it) a cui sono stati integrati i vari account dei social me-dia utilizzati per rendere il sito quanto più “social” e aperto alla interazione e condivisione di contenuti possibile.

Pagina FacebookStilisticamente, abbiamo creato una cover image con un’immagine di uno dei paesaggi evocativi del-la campagna della città e con dei “pin” che indicano all’utente tutto quello che potrà trovare sulla pagina in ambito informativo-turistico. Abbiamo inoltre in-tegrato nella pagina l’applicazione Pinterest che per-mette di visualizzare la gallery di immagini caricate su Pinterest restando però all’interno della pagina.

Infine sono raggiungibili velocemente anche i video di YouTube per mezzo dell’applicazione.La pagina Facebook come detto sopra, viene utiliz-zata sia come strumento di comunicazione di news, bandi pubblici e aggiornamenti di varia natura pos-sano interessare direttamente il cittadino, sia per vei-colare contenuti, o meglio vere e proprie “emozioni” che riescano a incentivare il turista e visitare la città e generino meccanismi di condivisione e diffusione degli stessi contenuti. Sappiamo infatti che le im-magini evocano ricordi ed emozioni e su facebook sono i contenuti che più di tutti gli altri attirano lo sguardo nella propria bacheca e spingono ad un’in-terazione generando engagement (somma di likes, commenti, condivisioni) e dando luogo a loro volta, allo sviluppo di logiche “virali” di diffusione. Come potrete vedere analizzando la pagina Facebook, le foto della città, dei vicoletti, dei paesaggi rurali e dei prodotto gastronomici, riscuotono un engagement a dir poco sorprendente, risultati visibili anche dag-li Insights e ha permesso un aumento degli iscritti alla pagina in pochi mesi. Viene dato anche spazio agli utenti in ottica “consumer empowerment” con la pubblicazione sulla pagina di foto e video inviateci dagli stessi.

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Account TwitterL’account Twitter è stato utilizzato quasi esclusiv-amente a scopo di promozione turistica. Il nostro obiettivo di Social Media Marketing con Twit-ter, è stato e continua ad essere quello di arrivare agli “Influencers” del settore travel e finire sotto i propri “radar” per ottenere condivisione dei con-tenuti ed esposizione naturale. Abbiamo quin-di iniziato a seguire, oltre ai cittadini presenti su Twitter, alle testate giornalistiche locali ei Comuni limitrofi, i migliori Travel Blogger nazionali e non. I travel blogger, sono a tutti gli effetti degli opin-ion leaders del loro settore. Giornalmente, grazie ai loro racconti di viaggio, influenzano le decisioni

d’acquisto di pacchetti turistici di migliaia di utenti nella rete, rendendoli consapevoli dell’esistenza di destinazioni, luoghi da visitare, strutture ricettive, ristoranti tipici e tradizioni locali di cui prima non ne erano a conoscenza. Abbiamo quindi iniziato a stringere relazioni con i vari travel blogger con l’obiettivo di fargli sorgere spontaneamente la vo-lontà di conoscere Ceglie (qualcuno lo ha già fat-to) per poi parlarne nei rispettivi blog e portando a conoscenza la città dei propri lettori. Per definire un hashtag che permettesse di promuovere Ce-glie in ogni tweet inviato, abbiamo lanciato un sondaggio tra gli utenti di Twitter che hanno scel-to #VisitCeglie.

Account PinterestCeglie Messapica è stato il primo Comune in Ital-ia a sbarcare con un account ufficiale su Pinterest, come testimoniano dal blog italiano PinterestItaly. La scelta di Pinterest è legata a 2 motivi: in pri-mo luogo è un social media che è esploso in poco tempo fino a raggiungere il tempo di permanenza medio dell’utente pari a quello che oggi ha Face-book. Questo fa capire che è un canale che piace alla gente e che viene utilizzato in modo assiduo. In secondo luogo permette di comunicare in modi anche creativi ogni singola caratteristica della cit-tà, con un’organizzazione dei board che altri social

media, come Flick’r non permettevano. Inoltre il tasso di diffusione dei contenuti su Facebook e Twitter e l’audience che rendeva possibile rag-giungere (pensiamo ai food blogger e agli appas-sionati di food che sono il nostro target preferito ) ne hanno determinato la scelta. Mirando quindi ad un target ben preciso (essenzialmente utenti dell’estero e non italiano, poiché veri utilizzatori della piattaforma Pinterest), abbiamo deciso di caratterizzate i pin e le boards in lingua inglese. L’account Pinterest è stato inoltre utilizzato come gallery d’immagini sul sito web turistico (www.ce-glieturismo.it).

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Brand page su FoursquareAnche in questo caso, il Comune di Ceglie Mess-apica è stato il primo Comune in Italia a dotarsi di una brand page. La brand page su Foursquare ha avuto una destinazione specifica all’interno della strategia di Social Media Marketing del Comune di Ceglie Messapica. In particolar modo è sta-ta utilizzata per dare un supporto informativo ai turisti e visitatori “in mobilità”. Nei vari “venue”

presenti nella città sono stati infatti lasciati diversi consigli (in lingua inglese, tenendo presente che Foursquare è utilizzato soprattutto negli States e nord Europa) dei posti da visitare, luoghi da sco-prire e informazioni storiche sugli edifici storici della città. Sono inoltre state create 2 liste che rac-chiudono le cose più belle da visitare nella città e un’altra per i migliori ristoranti e trattorie dove de-gustare i prodotti tipici della gastronomia locale.

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Canale YouTubeIl canale YouTube viene costantemente aggiornato con il caricamento di video sia realizzati dall’amminis-trazione Comunale, sia inviati dagli utenti e cittadini, sui principali eventi realizzati. Inoltre sono presenti i video dei consigli comunali realizzati e tutte le notizie giornalistiche che possono riguardare la città di Ceglie.

Blog Tour/Barcamp“CeglieFoodCamp 2012”L’esigenza di organizzare a Ceglie Messapica un barcamp, per la prima volta, è nata dalla volontà di promuovere le tipicità gastronomiche locale av-valendosi di canali di marketing innovativi e ori-entati alle nuove forma di comunicazione del web, ovvero le cosiddette “digital pr”. I blogger della rete sono si stanno oramai sostituendosi ai giornalisti della carta stampata ponendosi come veri e propri soggetti in grado di influenzare le decisioni dei let-tori. Obiettivo del FoodCamp è stato allora quello di sfruttare le potenzialità “di rete” dei blog più in-fluenti del settore food & travel affinché potessero raccontare con un post nei loro blog tutto quanto avessero degustato di prodotti tipici locali e visto

in termini di paesaggio e attrazioni di Ceglie.Abbiamo quindi proceduto all’ideazione di un programma della giornata e relativa locandina e pagina web sul sito CeglieTurismo, che non com-prendesse soltanto la sessione di talk in stile bar-camp ma che fungesse anche da cosiddetto “blog tour” ovvero che accompagnasse i blogger alla scoperta di ristoranti, forni storici, masserie, ecc. e conoscere i prodotti tipici della gastronomia cegliese enfatizzando il concetto di produzione di prodotto gastronomico a chilometro zero, au-mentando così il posizionamento strategico della città di Ceglie Messapica quale realtà primeggi-ante nella gastronomia pugliese.

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Individuazione e scelta dei bloggers da invitare:La scelta dei bloggers è avvenuta sulla base di un’analisi tecnica: si è preferito contattare quelle persone che gestissero blog con molti visitato-ri unici mensili, un page rank del sito elevato, e diverse centinaia di lettori iscritti ai canali social network (facebook e twitter). Tra questi si sono presi in considerazione i blog molto influenti del settore “travel” e “social” come NinjaMarketing, Bigodino, Non Solo Turisti, PugliaEvents, Il Tur-ista Informato, ecc. In questo modo diffondendo foto, contenuti, e post su Ceglie li avrebbero espo-sti a centinaia di migliaia di lettori in tutta Italia e non solo, facendogli conoscere Ceglie e portarli magari a fargli emergere dal profondo la voglia di visitare Ceglie e scoprire la sua gastronomia nei prossimi mesi. E’ stata inoltre contattata buona

parte della nicchia di bloggers del settore “food” i quali hanno per la maggior parte aderito, potendo anche contare sulla presenza di uno tra i più influ-enti di quel settore, ovvero la blogger Jul’s Kitchen.

Obiettivo era in questo caso sfruttare Twitter, ora-mai secondo social network più utilizzato dopo Facebook e ideale per comprendere quelle che sono le tendenze nazionali di cui si parla in rete in tempo reale, per dare visibilità al CeglieFoodCamp, a livello nazionale. Per riuscire nel raggiungimen-to dell’obiettivo abbiamo quindi fornito ai parte-cipanti dei badge dove fossero stampati tutti gli ac-corgimenti che permettessero di condividere foto, tweet e check-in rispettivamente su Instagram, Twitter e Foursquare, aumentando così la diffusi-one “virale”.

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Per comprendere la diffusione dell’evento su sca-la nazionale, basti pensare, che nella sola giornata del 20 agosto la forte partecipazione dei bloggers nella condivisione di foto e emozioni su Twitter, aveva permesso all’hashtag #CeglieFoodCamp di posizionarsi al 3 posto tra le principali tendenze italiane su Twitter.Abbiamo pensato di indire un concorso fotografico

con Instagram, interno al FoodCamp, finalizzato alla stessa promozione dei prodotti gastronomici ceg-liesi mediante l’utilizzo delle foto che i partecipanti hanno condiviso seguendo alcune parole chiave da noi fornite. Le condizioni del concorso permetteva-no di individuare le 5 foto che avevano ricevuto più “mi piace” e sottoporle alla scelta del team pugliese della community di Instagram, IgersBari.

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RISULTATI PRINCIPALI CONSEGUITIIn soli 4 mesi dall’inizio i risulta-ti raggiunti finora con l’avvio di una strategia di social media marketing sono molto importanti. Parlando dei soli canali social, notiamo come l’en-gagement sia molto elevato e gli is-critti siano cresciuti un po’ per tutti i canali. In particolar modo la crescita è visibile analizzando la pagina Face-book e l’account Twitter del Comune e le interazioni che si sono sviluppate.la città di Ceglie.

A sinistra alcuni dei dati salienti rac-colti per il CeglieFoodCamp. Il solo Twitter ha totalizzato un totale di 545 nella settimana dell’evento con 625.477 impressioni visualizzate dagli utenti e raggiungendo un totale di 81.158 utenti Twitter.

Prossimi stepLe strategie di Social Media Marketing sono in continua sperimentazione ma chiaramente quello che non deve mai mancare è l’ascolto e la conversazione con gli utenti. Uno dei nostri prossimi step è quello di svilup-pare speriamo presto un’applicazione mobile del Comune.

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I NTERNET

UNA COPPA NELLA QUALE L’AVVOLGENTE CALORE DEL CIOCCOLATO FONDENTE ABBRAC-CIA L’ACIDULA FRESCHEZZA DELL’ARANCIA… UNA DANZA SENSORIALE… UNA COCCOLA PER L’ANIMA!

UN’ANTICA LEGGENDA AZTECA NARRA DI COME LA PIANTA DEL CACAO SIA NATA DAL SANGUE VERSATO DA UNA PRINCIPESSA CHE MORÌ PER DIFENDERE UN TESORO LASCIATO A LEI IN CUSTODIA DAL SUO SPOSO (CHE UNA BATTAGLIA CHIAMÒ A COMBATTERE LON-TANO)…PER QUESTO MOTIVO LA PIANTA DEL CACAO È AMARA (COME LE PENE D’AMORE), FRAGILE (LA PRINCIPESSA SOPRAFFATTA DAI NEMICI), MA ALLO STESSO TEMPO FORTE (LA FEDELTÀ CHE NON FA TRADIRE LO SPOSO)…

“Per il popolo azteco il cacao era una moneta, vale-va più dell’oro… ed ogni volta che mangio del buon cioccolato sono d’accordo con loro…

Questa coppa è nata per essere un inno d’amore al cioccolato quindi… e come in ogni amore che si rispetti anche in questa preparazione ci sono dei contrasti… che alla fine come tutti gli opposti finis-cono per attrarre…

Contrasto di colore… l’arancione della gelatina d’arancia ed il colore scuro e deciso del cioccolato fondente…

Contrasto di gusti…il morbido di mousse e gelatina ed il croccante delle gocce di cioccolato fondente che nuotano nella spumosa mousse… l’avvolgente dolce cremosità del cioccolato che quasi riempie fauci e

cuore e l’asprigno piacevole dell’arancia che pulisce la bocca grazie ai suoi vispi saliscendi retrolfat-tivi…

Agrumi e cioccolato fondente… uno sposalizio che a mio avviso non sarà mai destinato al divorzio…

Un amore eterno quello tra l’arancia ed il cacao… eterno come l’amore della principessa il cui sangue cadendo sulla nuda terra ha dato origine alla pi-anta del cacao… Ed il cerchio ancora una volta si chiude… ed ancora una volta pochi semplici ingredienti riescono a comunicare qualcosa di grande… e come sempre parlano sottovoce… bi-sogna solo saperli ascoltare…”

AMORE AZTECO: LA STORIA DEL MATRIMONIO TRA MR. CIOCCOLATO E MISS ARANCIA

Matteo Bellini aka Cuoco Personalewww.cuocopersonale.com

Giovane chef padovano, da sempre nella ristorazione,laureato in Scienze Forestali, diplomato a pieni voti all’Accademia Internazionale di Cucina Italiana di Gualtiero Marchesi, svolgo l’at-tività di cuoco personale e di docente di cucina.

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C UCINA

PER LA MOUSSE DI CIOCCOLATO FONDENTE150 g di cioccolato fondente(avente almeno un 70% di pasta di cacao);1 tuorlo;4 albumi;70 ml di latte fresco intero;25 g di zucchero semolato;50 g di gocce di cioccolato fondente.

PER LA GELATINA D’ARANCIAIl succo di 3 arance grandi;1 cucchiaio di zucchero semolato;1 foglio di colla di pesce (di 2 g di peso).

PER LA DECORAZIONE1 arancia;1 albume;1 cucchiaio di zucchero semolato;50 g di cioccolato fondente.

PROCEDIMENTO PER LA MOUSSE DI CIOCCOLATO FONDENTE1. Spezzettare il cioccolato con un coltello (meg-

lio se seghettato), metterlo in una ciotola resis-tente al calore e scioglierlo a bagnomaria o al microonde avendo cura di mescolare e di non farlo scaldare troppo altrimenti le sue caratter-istiche si rovineranno;

2. Aggiungere quindi il tuorlo e mescolare bene (controllare la temperatura del cioccolato che deve essere intorno ai 40° C), e lasciare poi raf-freddare;

3. Montare gli albumi a neve ferma, aggiungendo lo zucchero poco per volta;

4. Incorporare un terzo degli albumi al ciocco-lato, lavorare con la frusta e poi incorporare gli albumi rimanenti, amalgamandoli dall’alto verso il basso con una spatola;

5. Aggiungere le gocce di cioccolato e mescolare bene, quindi utilizzare la mousse.

PER LA GELATINA D’ARANCIA1. Ammorbidire la gelatina in acqua fredda;2. Scaldare senza far bollire il succo d’arancia as-

sieme allo zucchero mescolando;3. Togliere dal fuoco, aggiungervi la gelatina

ammorbidita e mescolare sciogliendola bene, quindi passare il liquido al colino fine per evi-tare imperfezioni;

4. Utilizzarla.

PER LA DECORAZIONE1. Tagliare dischi sottili d’arancia ed essiccarli

leggermente in forno ad 80°C o in essiccatore;2. Sbattere un pò l’albume con una frusta ed uti-

lizzarlo per spennellare i dischi d’arancia;3. Passare i dischi appena spennellati nello zuc-

chero semolato e lasciarli quindi asciugare ot-tenendo così l’effetto “brina”;

4. Sciogliere il cioccolato fondente a bagnomar-ia o utilizzando il microonde (avendo cura di tenere mescolato regolarmente) e nel frattem-po rivestire con della pellicola da cucina una griglia a buchi piccoli o qualcosa che crei un disegno ruvido;

5. Colare sulla pellicola da cucina il cioccolato appena sciolto e tirandolo con una spatola liv-ellarlo sottilmente;

6. Lasciarlo solidificare in luogo freddo e quindi romperne dei pezzi ottenendo la griglia di ci-occolato.

MONTAGGIO DELLA COPPA1. Creare sul fondo della coppa uno strato di

gelatina all’arancia e lasciarlo solidificare per 3 ore circa in frigorifero;

2. Una volta solidificata la gelatina, versarvi so-pra la mousse al cioccolato alla quale abbiamo precedentemente incorporato le gocce di cioc-colato e porre ancora in frigorifero per un paio d’ore;

3. Decorare con la griglia di cioccolato ed il disco di arancia brinato;

4. Gustare.

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C UCINA

Chi segue il mondo della fotografia e del video-making, chi insomma si interessa un minimo al mondo delle macchine fotografiche ha senza dub-bio sentito e letto dell’arrivo della nuova Canon 6D, finalmente Canon ha tolto veli e riserve ed ecco il nuovo gingillo in tutto il suo splendore! 20.2 Megapixel d’amore, un range ISO 100 – 25.600, Digic 5+, 11 punti di AF (Automatic Fo-cus), display esterno da 3 pollici, Full Frame con video in Full HD e 2.150 Euro da Dicembre 2012 (in tempo preciso preciso per un regalino di Na-tale niente male!).

Il segmento delle Reflex Full Frame “Low Cost” (dove i 2.150 euro proprio Low Cost non mi sem-brano ma questo è), è un segmento in fermento, Canon e Nikon si danno battaglia su ogni fronte a suon di caratteristiche e la competizione è serra-ta, si rischia pertanto di trovarsi di fronte a mezzi davvero buoni ma “incompleti”; di certo la nuova 6D promette molto bene (si vedano le caratteris-

tiche principali elencate sopra) sebbene non così innovativa. A tale proposito arriva in soccorso il modulo WiFi con GPS integrato che permetterà lo streaming delle riprese wireless (o il controllo remoto della camera stessa) e il geotag delle im-magini, e se proprio vogliamo lo fa anche il nostro smartphone!

La diretta concorrente della Canon 6D è la Nikon D600 (già nei negozi), vero però anche che la 6D sembrerebbe accontentare chi già possiede una Full Frame Canon ma non può passare alla 5D MK III (per via del prezzo non esattamente consumer oriented). Chi infatti ha avuto modo di provarla (sebbene in sample e senza poter scattare/ripren-dere) ammette che il paragone con la Canon 5D MK II è fattibile salvo il fatto che la nuova 6D è migliore in quasi tutto, e a questo punto poco im-porta se il sensore è in AF a 11 punti (contro i 61 della 5D MK III), ma come regalo di Natale non scontentereste nessuno, (sottoscritto compreso)!

Canon 6D - Tanto Love da Canon sotto l’albero di Natale

Stefano Forzoni aka sTen

VideoMaker, TimeLapser, Podcaster, Blogger - Milanese di adozione, Toscano di nascita, non è difficile trovarlo nei luoghi più interessanti delle città italiane alla ricerca di scorci carat-teristici da riprendere, rigorosamente in modalità TimeLapse. Audio e Video sono per lui il naturale strumento di comunicazione del genere umano, amante della buona cucina, le video ricette sono una delle sue più recenti scoperte, a patto che dopo le possa mangiare!

www.stenblog.com

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M ULTIMEDIA

La grafica di un Sito, di un Blog o di una qualsiasi Pagina web, non si differenzia molto da quella del-la grafica cartacea. La logica di base è sempre quel-la di un equilibrio tra forme, colore e contenuti.

Soprattutto sul Web, il modo in cui si utilizzano i colori è fondamentale; non c’è da tener conto uni-camente dalla forza visiva del tipo di colore che si sta utilizzando, occorre tener conto anche del fatto che, a differenza di una rivista, lo schermo di un computer affatica gli occhi molto di più e, a mag-gior ragione, bisogna aiutare il lettore in modo tale da permettergli una facile lettura. Queste, per parecchi di voi, son probabilmente cose scontate e banali, per altri invece possono non esserlo.

Impaginazioni, Colori ed Equilibrio (Prima parte)

Alessandra Cravero aka LaAlex

Blogger, Grafico Pubblicitario, Creativo, Web Editor, Web Content Editor, web web web…Creativa quasi a 360°, blogger per caso; disegnatrice, cuoca e Handmader per hobby, divoratrice di libri.

www.alessandracravero.it

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M ULTIMEDIA

Colori e contrasti cromaticiCominciamo con una basilare spiegazione sulla te-oria del colore. Per prima cosa i colori si dividono in primari e secondari. Fanno parte dei COLORI PRIMARI: il Giallo primario, il Blu chan (o ciano) e Rosso magenta. I COLORI SECONDARI sono il Viola, l’Arancione e il Verde. I colori secondari derivano dall’unione di due dei colori primari: Il VIOLA lo creiamo unendo Rosso magenta + Blu chan, l’ARANCIONE lo otteniamo unendo Ros-so magenta + Giallo primario e infine Il VERDE, che è il risultato di Blu Chan + Giallo primario. A questo punto passiamo alla complementarietà dei colori.

I COLORI COMPLEMENTARI sono invece impor-tanti per il contrasto che creano quando vengono accostati; in questo modo si rafforzano tra di loro dando risalto uno all’altro.Gli abbinamenti sono quelli delle foto qui a lato.

Il motivo di questa spiegazione (molto sintetica e basilare) sulla teoria del colore è che spesso, chi è alle prime armi con l’impaginazione di una Pagina web, è tentato ad usare il colore in maniera inap-propriata; non solo rispetto ai colori scelti ma an-che alla loro collocazione all’interno dell’impag-inazione. Questo avviene perché, quasi per istinto, sappiamo che evidenziandolo col colore, l’elemen-to della pagina salta subito all’occhio. Il discorso non è da sottovalutare, anzi, occorre però sapersi dosare e valutare dove “riempire” con il colore e dove no. In una pagina Web dove il colore non é ben dosato, si affatica il lettore e lo si distrae dal contenuto.

Occorre pensare all’impaginazione come ad una cosa reale, tangibile, formata da tanti elementi (colori, forme e contenuti) che se posizionati in maniera errata possono farla anche crollare.

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M ULTIMEDIA

A meno di prendere specifici accorgimenti del caso, LinkedIn notifica tutte le proprie attività ai propri contatti. In altre parole, aggiungere qualcu-no nella propria rete implica accettare di tenerlo informato sui propri movimenti, con tutte le con-seguenze del caso.

Fortunatamente LinkedIn fornisce apposite im-postazioni di privacy per limitare o addirittura dis-abilitare la diffusione di questo tipo di informazi-one, rendendole quindi private o confidenziali.

Per farlo basta accedere al pannello Gestione pri-vacy: cliccate sul vostro nome in alto a destra, poi su Impostazioni e quindi Profilo.

Le impostazioni dellaprivacy di Linkedin• Attiva/disattiva la diffusione della tua attività:

togliendo il segno di spunta a Informa tut-ti quando modifichi il tuo profilo, scrivi una segnalazione o segui un’azienda, bloccherete l’invio in broadcast di tutto quello che fate ai vostri contatti.Come saggiamente indicato da LinkedIn “po-tresti disattivare questa opzione se sei alla ricer-ca di un lavoro e non vuoi che il tuo attuale da-tore di lavoro veda che stai aggiornando il tuo profilo”. Se non è questo il caso o non ci sono motivi plausibili per disattivare questa funzi-

onalità, lasciare il segno di spunta non creerà particolari problemi.

• Seleziona chi può vedere il feed dell’attività: permette di decidere chi è autorizzato a ve-dere un elenco (feed) di tutte le vostre ultime attività. Le opzioni sono quattro, via via più restrittive: Tutti, La tua rete, I tuoi contatti e Solo tu. A meno di particolari situazioni tali da spingere alla privacy più assoluta (es: si è alla ricerca di un lavoro e non si vuole farlo sapere in giro), una delle prime tre voci di solita si riv-ela adeguata.

• Seleziona le informazioni che gli altri vedono quando visiti il loro profilo: permette di defini-re cosa mostrare quando si visita il profilo di qualcuno. Quando si visita il profilo di qualcu-no, la visita viene tracciata e quest’ultimo può esserne informato tramite il modulo Chi ha visitato il tuo profilo?.A questo punto si può decidere di compari-re in quel modulo con nome e sommario, in formato anonimizzato oppure come perfetti anonimi. La prima voce, predefinita, riport-erà all’autore profilo visualizzato che siete stati proprio voi a visitarlo; nel secondo caso questi saprà di aver ricevuto una visita da qualcuno di sconosciuto e che lavora genericamente in un dato settore; nell’ultimo caso saprà di aver ricevuto una visita da un anonimo.LinkedIn suggerisce di mantenere la prima

Controllare i propri movimenti su linkedin: gestire la privacy

Gian Paolo Ghilardi

Sviluppatore Linux, Windows e MacOS (desktop e web),sysadmin, appassionato del mondo Open Source, consulente IT, docente di informatica, editor su riviste specializzate del settore.

www.bytelite.it

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I NTERNET

voce, anche scegliere una delle due restanti im-plica perdere la possibilità di vedere le statis-tiche di accesso al proprio profilo. In altre pa-role, si può vedere da anonimi il profilo di terzi, ma per farlo si rinuncia a sapere chi ha visitato il proprio: una scelta decisamente svantaggio-sa, perché significa accettare di non sapere chi è interessato al proprio profilo né quanto ques-to sia buono nell’attirare lettori.

Inoltre vale la pena sottolineare come i profili “non premium” possano vedere al massimo 5 nomi di visitatori recenti nel modulo Chi ha visitato il tuo profilo?, per cui è possibile, statis-tiche alla mano, visionare il profilo di qualcuno senza che questo lo venga a sapere.

• Seleziona chi può vedere i tuoi collegamenti: è probabilmente la voce più importante di tutte. Cambiando la voce da I tuoi collegamenti a Solo tu si decreterà l’impossibilità da parte dei propri contatti di accedere all’elenco completo di tutte le proprie connessioni, cioè impedire loro di visionare l’intera vostra rete.

• Modifica la foto del profilo e la visibilità: tra-mite questo pannello è possibile caricare una propria foto che, di norma, apparirà nel pro-prio profilo e nelle ricerche. Sempre nello stes-so pannello è possibile restringerne la visione ai collegamenti, alla rete oppure a tutti. La fo-tografia è qualcosa di strettamente personale per cui è accettabile restringerne l’accesso alle sole conoscenze o, al massimo, alla rete (con-tatti di contatti fino ad una certa distanza). Se invece non si ha una particolare necessità di controllo della propria immagine, allora l’opzi-one tutti non creerà particolari problemi.

• Mostra/nascondi il modulo “Gli utenti che han-no visualizzato questo profilo hanno anche vi-sualizzato…”: permette di nascondere dal pro-filo il riquadro che contiene un piccolo elenco di persone in qualche modo legate a voi o il cui profilo è stato spesso visualizzato insieme al vostro. Una sorta di analogo del Chi ha ac-quistato questo articolo ha acquistato anche… di Amazon solo che in questo caso si parla di

profili, non di libri o altra merce. Anche in questo caso, a meno di particolari necessità, lasciare abilitata la funzionalità non creerà particolari problemi.

Attenzione a limitaretroppo i propri movimentiRestringere la visualizzazione dei propri mov-imenti su LinkedIn non è sempre e per forza di cose la strada migliore da seguire. Diventare trop-po paranoici, magari cambiando da un giorno all’altro le impostazioni sulla privacy, può insos-pettire o comunque attirare l’attenzione su di voi in modo negativo.

Inoltre limitare la diffusione delle proprie attività può risultare controproducente se si vuole essere facilmente trovati o anche in chiave di personal branding: ogni attività notificata ai propri contatti rappresenta un buon modo, rapido ed efficace per autopromuoversi. comparendo regolarmente nella loro home page, facendo rumore per così dire.

A prescindere dalla scelta adottata, restrittiva o meno che sia, è fondamentale essere consapevoli che in un modo o nell’altro tutte le proprie attività su LinkedIn sono tracciate, anche se non sono vi-sualizzabili liberamente da chiunque.

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I NTERNET

Su questo blog, ci teniamo a parlarvi di idee di ris-parmio intelligente che possano aiutarvi a rendere la vostra quotidianità meno dispendiosa.Oggi ci piacerebbe ragionare con voi più appro-fonditamente di risparmio energetico casalingo (tema già affrontato in questo blog post) e in par-ticolare di come potete utilizzare le lampade LED nella vostra casa per tagliare i costi di illuminazi-one.Secondo diversi studi, mettetendo a confronto lampadine normali con quelle a LED, le seconde permettono di salvare il 93% dell’energia rispet-to alle lampade ad incandescenza, il 70% rispetto alle lampade a ioduri metallici, il 66% rispetto alle lampade fluorescenti e il 90% rispetto alle alogene.Inoltre, la durata delle lampade a LED può raggi-ungere 45000 ore (rispetto alle 2.000 di quelle ad incandescenza), è evidente quindi la maggiore po-tenza di durata delle LED.Quello a cui dovete pensare ora è se compensa cambiare tutte le lampadine per uso domestico con LED o se potete cambiarne solo alcune in de-terminate aree strategiche della casa.Una spesa intelligente a questo punto sarà quella di affidarvi ai consigli di un tecnico che vi fornis-ca indicazioni su come posizionare le nuovi luci

per massimizzare la loro funzionalità. Per farvi un esempio di quanto possa essere un investimento ammortizzabile nel tempo, sappiate che i trasfor-matori a circuito non sono più necessari una volta installate le lampade LED.Se poi come me, avete anche una coscienza ecol-ogista, sappiate che il led contiene polvere di sili-cio, non contiene gas nocivi alla salute e non ha sostanze tossiche, a differenza delle fluorescenti e delle lampade a scarica (alogenuri metallici e va-pori di sodio).Il LED brilla ma in totale assenza di inquinamen-to luminoso e inoltre vi fa spendere dei soldi che si rilevano una somma investita intelligentemente per risparmiare nel tempo.Nota: Quando ho postato questo blog post su Twitter, mi è arrivato un suggerimento di Carmine Colamonici riguardo a un blog post che ha scrit-to sulle Lifx che sono lampadine LED che, grazie ad un chip wi-fi in esse integrato, si collegheranno alla nostra rete domestica. Inoltre si sta studiando un apposita app che permetterà di controllare l’il-luminazione della nostra casa, ovvero innovazione e risparmio a portata di LED.turistica (accoglien-za in primis).

Come risparmiare con i led per illuminazione

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E CONOMIA

Per chi non lo conoscesse, Kickstarter è un servizio di crowdfunding con sede negli Stati Uniti. L’idea alla base del progetto è che chiunque può lanciare la propria idea e chiedere alle persone di investire in essa donando un ammontare di soldi (il mini-mo è 1 dollaro).Quando si posta il business plan sulla piattaforma, bisogna decidere un target d’investimento e quan-do si pensa di riuscire a lanciare l’idea. Il target rappresenta un traguardo importante in quanto se verrà raggiunto si otterranno i soldi per realizzare il progetto, in caso contrario chiunque avrà deciso di supportarlo non dovrà sborsare un centesimo.Ciò porta le persone a settare target molto alti al fine di ottenere l’ammontare di soldi più alto pos-sibile. Il sistema è quindi basato su una sorta di sincerità implicita tra gli utenti che versano i loro soldi a patto di veder realizzato il loro sogno im-prenditoriale nei tempi previsti.Nonostante questo però molti progetti che hanno raggiunto l’obiettivo indicato non sono riusciti a lanciare il prodotto/servizio con le tempistiche promosse.

Questo ha sollevato una serie diverbi che ora la società chiarisce tramite alcune nuove regole. Da adesso i fondatori dei progetti ad esempio devo-no essere più espliciti su rischi e difficoltà che po-trebbero incontrare nella realizzazione dell’idea. Questo serve per far prendere coscienza ai sosten-itori che qualunque ammontare loro versino, si tratta sempre di un investimento e come ogni in-vestimento è soggetto a dei rischi.Secondariamente Kickstarter sottolinea di non es-sere uno store. Tutti i progetti lanciati devo pre-sentare fotografie dell’attuale stadio di sviluppo e non simulazioni o rendering al computer, al fine di non creare una sovrastima delle aspettative. In sostanza prima si poteva fare una sorta di preven-dita, ora invece Kickstarter ha deciso di dare un taglio a questa pratica e finanziare idee solo con-cretamente raggiungibili.Una scelta coraggiosa da parte del sito che, come Twitter ha fatto da poco, va in controtendenza con l’uso per il quale gli utenti avevano utilizzato la piattaforma fino ad ora. Vedremo se il successo continuerà o se le restrizioni causeranno ulteriori problemi al sito.

Kickstarter fa chiarezza

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E CONOMIA

MERCOLEDì 07 NOVEMBRE 2012 *21.00TEATRO DELL’ARTE - VIALE ALEMAGNA 6

L #MMGCASTELLS

POST YOUR VISIONSwww.meetthemediaguru.org

Manuel Castells

RETE

INFORMAZIONE

POTERE

ED 2012

#07