GRIFONE Ottobre 2012

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a Città di Noto e l’Ente Fauna Siciliana hanno riservato una calorosa accoglienza a Fulco Pratesi, Premio Marcello La Greca “Grifone d’Argen- to” per il 2012, intervenuto a Noto per ricevere il premio. L’assegnazione del premio a Fulco Pratesi, rappresenta il riconoscimento del suo ruolo nella storia dell’ambientalismo come te- stimonianza e punto di riferimento di alto valore per tutti coloro che si sono impegnati e si impegnano per la difesa della natura. L’evento ha marcato altresì un momento significativo della vitalità culturale della “città del barocco” che ospita la manifestazione. Il premio è dedicato alla memoria di Marcello La Greca, zoologo di rilievo internazionale, professore emerito dell’Università di Catania, membro di società scientifiche italiane e interna- zionali, tra gli studiosi più impegnati in difesa dell’ambiente, in particolare in Sicilia viene assegnato annualmente ad un personaggio di particolare le- vatura sul piano della tutela dell’am- biente, della ricerca naturalistica o della educazione e comunicazione ambientale che abbia espresso uno speciale messaggio culturale con la propria opera. L’Ente Fauna Siciliana istituendo il premio a lui dedicato onora Marcello La Greca per averlo avuto suo presidente dal 1992 al 2001; il “Grifone d’Argentoevoca il simbolo dell’associazione. Il Comune di Noto, che fa propria l’iniziativa, intende proporlo come testimonianza di impegno civile per la tutela, il rispetto e la promozione dei valori della eredità naturalistica e cultu- ANNO XXI n. 5 (114) ** ISSN 1974-3645 PREMIO “MARCELLO LA GRECA” Il “Grifone d’Argento 2012” a Fulco Pratesi Porgo i miei saluti agli organizzatori di questo prestigioso premio “Grifone d’Ar- gento 2012”, al Sindaco di Noto, a tutti gli intervenuti e agli esponenti del WWF Sicilia presenti in sala. Ringrazio sentitamente l’Ente Fauna Siciliana per il ruolo affidatomi, ovvero presentare il profilo di Fulco Pratesi. Sono particolarmente emozionata per- ché ospite della città che più amo in Sicilia, insieme a Modica, e tra le persone che hanno Fulco Pratesi una vita spesa per “…proteggere gli animali, gli ambienti, fare qualcosa per costruire un mondo in armonia tra uomo e natura” segnato buona parte delle scelte della mia vita, incidendo in maniera determinante nella mia formazione, perché ho avuto il privilegio di preparare la mia tesi spe- rimentale proprio nel Dipartimento di Biologia Animale di Catania (fondato da Marcello La Greca, ndr), con fantastici professori come Alfredo Petralia, Dome- nico Caruso, Italo Marcellino, negli anni in cui c’era il Prof. Marcello La Greca, che ammiravo profondamente. Cronaca della manifestazione di Alfredo Petralia di Annamaria Scifo Fulco Pratesi con il Grifone d’Argento appena ricevuto dal Sindaco di Noto, Corrado Bonfanti, e dal Presidente dell’Ente Fauna Siciliana, Pietro Alicata (a destra). Madrine d’onore del premio l’Assessore alla Cultura, sig.ra Costanza Messina (a sinistra), e la sig.ra Caterina Meduri La Greca. Bimestrale dell’ENTE FAUNA SICILIANA “associazione naturalistica di ricerca e conservazione” - ONLUS ADERENTE ALLA FEDERAZIONE NAZIONALE PRO NATURA 31 ottobre 2012

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a Città di Noto e l’Ente Fauna Siciliana hanno riservato una calorosa accoglienza a Fulco Pratesi, Premio Marcello La Greca “Grifone d’Argen-to” per il 2012, intervenuto a Noto per ricevere il premio. L’assegnazione del premio a Fulco Pratesi, rappresenta il riconoscimento del suo ruolo nella storia dell’ambientalismo come te-stimonianza e punto di riferimento di alto valore per tutti coloro che si sono impegnati e si impegnano per la difesa della natura.

L’evento ha marcato altresì un momento significativo della vitalità culturale della “città del barocco” che ospita la manifestazione.

Il premio è dedicato alla memoria di Marcello La Greca, zoologo di rilievo internazionale, professore emerito dell’Università di Catania, membro di società scientifiche italiane e interna-zionali, tra gli studiosi più impegnati in difesa dell’ambiente, in particolare in Sicilia viene assegnato annualmente ad un personaggio di particolare le-vatura sul piano della tutela dell’am-biente, della ricerca naturalistica o della educazione e comunicazione ambientale che abbia espresso uno speciale messaggio culturale con la propria opera.

L’Ente Fauna Siciliana istituendo il premio a lui dedicato onora Marcello La Greca per averlo avuto suo presidente dal 1992 al 2001; il “Grifone d’Argento” evoca il simbolo dell’associazione.

Il Comune di Noto, che fa propria l’iniziativa, intende proporlo come testimonianza di impegno civile per la tutela, il rispetto e la promozione dei valori della eredità naturalistica e cultu-

ANNO XXI n. 5 (114)

** ISSN 1974-3645

LPREMIO “MARCELLO LA GRECA”

Il “Grifone d’Argento 2012” a Fulco Pratesi

Porgo i miei saluti agli organizzatori di questo prestigioso premio “Grifone d’Ar-gento 2012”, al Sindaco di Noto, a tutti gli intervenuti e agli esponenti del WWF Sicilia presenti in sala.

Ringrazio sentitamente l’Ente Fauna Siciliana per il ruolo affidatomi, ovvero presentare il profilo di Fulco Pratesi.

Sono particolarmente emozionata per-ché ospite della città che più amo in Sicilia, insieme a Modica, e tra le persone che hanno

Fulco Pratesi una vita spesa per “…proteggere gli animali, gli ambienti, fare

qualcosa per costruire un mondo in armonia tra uomo e natura”

segnato buona parte delle scelte della mia vita, incidendo in maniera determinante nella mia formazione, perché ho avuto il privilegio di preparare la mia tesi spe-rimentale proprio nel Dipartimento di

Biologia Animale di Catania (fondato da Marcello La Greca, ndr), con fantastici professori come Alfredo Petralia, Dome-nico Caruso, Italo Marcellino, negli anni in cui c’era il Prof. Marcello La Greca, che ammiravo profondamente.

Cronaca della manifestazione

di Alfredo Petralia

di Annamaria Scifo

Fulco Pratesi con il Grifone d’Argento appena ricevuto dal Sindaco di Noto, Corrado Bonfanti, e dal Presidente dell’Ente Fauna Siciliana, Pietro Alicata (a destra). Madrine d’onore del premio l’Assessore alla Cultura, sig.ra Costanza Messina (a sinistra), e la sig.ra Caterina Meduri La Greca.

Bimestrale dell’ENTE FAUNA SICILIANA“associazione naturalistica di ricerca e conservazione” - ONLUS

ADERENTE ALLA FEDERAZIONE NAZIONALE PRO NATURA

31 ottobre 2012

Grifone

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E poi Fulco Pratesi, il mio Presidente, il mio maestro, il mio amico, Fulco Pratesi il WWF, dove milito da 31 anni, associazione che mi ha consentito di approfondire le mie conoscenze naturalistiche e di ricoprire svariati ruoli al servizio della tutela ambientale.

Grazie di cuore a tutti voi.Fulco Pratesi è nato a Roma, si è laureato

in architettura all’Università La Sapienza nel 1960 e nello stesso anno ha sposato la signora

Fabrizia, ha quattro figli e sei nipoti. Dopo 20 anni di caccia, accadde un episo-

dio che lui stesso racconta così: “Un giorno, mentre mi trovavo a caccia di orsi nei boschi della Turchia, ho assistito ad una scena che mi ha cambiato la vita: un’orsa con i suoi tre cuccioli, a pochi metri da me. In una manciata di secondi ho ca-pito che stavo facendo una follia. Sono tornato in Italia e ho venduto i fucili.”

Era il 1965 e insieme all’amico Hardy Reichelt, un tedesco appassionato di uccelli, cerca di creare un’area protetta nella lagu-na di Orbetello.

Era proprio lì che nella primavera di quell’anno, aveva scoperto la prima colonia di Cavalieri d’Ita-lia, l’elegante trampoliere bianco e nero dalle zampe rosso fuoco che, dopo circa 100 anni, era tornato a nidificare in Italia.

Ma in quegli anni non esisteva alcun articolo di legge con il quale poter istituire un’area protetta per gli uccelli. La caccia era aperta fino al 30 aprile e si potevano uccidere legalmente, lupi, gufi reali, aquile, lontre, frin-

guelli etc… Nel Parco Nazionale D’Abruzzo si

stavano costruendo centinaia di villette e resi-dences. Il Parco del Circeo veniva ricoperto di cemento. In quell’anno, il 1965 si erano estinti i grifoni in Sicilia, il daino, l’aquila di mare e il falco pescatore in Sardegna e nella grotta del Bue Marino, uno degli ultimi rifugi della Foca monaca in Sardegna, era stato installato un dancing; chi uccideva un lupo riceveva un

premio di 20.000 lire; gli alberi più antichi, veri pa-triarchi del bo-sco, venivano abbattuti perché troppo maturi, deperiti e “sec-caginosi”.

L’unica voce che in quegli anni denunciava questa situazio-ne era Italia No-stra, fondata nel 1955. E proprio nel gruppo Ver-de, all’interno di Italia Nostra, Fulco Pratesi in-sieme a Arturo Osio, pensarono

di dare maggior impulso alla politica di tutela naturalistica.

Cercando aiuto per istituire l’area protetta di Orbetello (realizzata poi nel 1971), Pratesi

venne a sapere che in Svizzera nel 1961, era nata una organizzazione, il World Wildlife Fund, che aveva come scopo la salvaguardia attiva e concreta della natura. Si mise in con-tatto con la sede di Morges del neonato WWF Internazionale, ma ebbe solo delle risposte generiche.

Nel 1966 Pratesi era fortemente impe-

Fulco Pratesirale del territo-rio e per la loro salvaguardia come segni di identità.

La cerimonia di consegna del “Grifone d’Argento” è avvenuta ancora una volta nello splendido Salone delle Feste di Palazzo Nicolaci di Villadorata il 5 otto-bre alla presenza di un pubblico entusiasta e partecipe.

Ha aperto la manifestazione Corrado Bianca, Segretario Re-gionale dell’Ente Fauna Siciliana che, dato il benvenuto agli inter-venuti all’incontro, ha espresso il più vivo ringraziamento ai relatori presenti e quindi al Sin-daco di Noto, Corrado Bonfanti, per il sostegno all’evento che diventa un momento di tangibile collaborazione tra l’Ente Fauna Siciliana e la Amministrazione Comunale di Noto.

Ma, naturalmente, uno spe-ciale ringraziamento lo rivolge a Fulco Pratesi per avere accetta-to la designazione e per la sua presenza il che porge l’opportu-nità per rilanciare un messaggio, soprattutto ai giovani, perché operino per la costruzione di un rapporto armonico tra uomo e ambiente seguendo l’esempio di uomini che, come Pratesi, per tale obiettivo si battono.

Il Sindaco di Noto, nel suo intervento, ha sottolineato come l’Amministrazione da lui guidata intenda assumere il Premio Gri-fone d’Argento come speciale segno di distinzione per una co-munità sempre più protesa verso una connotazione che fa della cultura, nel senso più ampio del termine, un elemento centrale per uno sviluppo equilibrato e in sintonia con le risorse natu-rali, umane e sociali che sono il suo patrimonio, da difendere e da incrementare, valorizzando così il contributo che la comu-nità netina apporta nel contesto regionale, nazionale e globale.

Il Presidente dell’Ente Fauna Siciliana, Pietro Alicata ha, tra l’altro, messo in evidenza come il Grifone d’Argento 2012 a Fulco Pratesi, che nel corso della sua lunga militanza ambientalista ha contribuito significativamente

Il Sindaco Corrado Bonfanti da il benvenuto della Città di Noto a Fulco Pratesi e illustra gli obiettivi della amministrazione nel sostenere la manifestazione.

Corrado Bianca, Segretario Regionale dell’Ente Fauna Siciliana, interviene in apertura della manifestazione. Da destra: Pietro Alicata, Presidente dell’Ente; Annamaria Scifo, socia attiva del WWF Italia; Corrado Bonfanti, Sindaco di Noto; Fulco Pratesi, Angelo Messina, Presidente della Accademia Gioenia di Catania; Alfredo Petralia, coordinatore della manifestazione.

2Premio “Marcello La Greca”

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in Kenya e Tanganyka) gli hanno fatto conoscere

le aree naturalisticamente più interessanti di tutto il mondo, dal Kamciatka alla Patagonia, dal Labrador all’Amazzonia, dal Pantanal brasiliano alle Galapagos, dalle Sunderbans bengalesi alle Isole Kurili, dalle giungle del Congo alle savane dell’Angola, tutti luoghi che ha descritto in decine di taccuini naturalistici da lui stesso illustrati all’acquerello.

E proprio l’acquarello è una delle sue gran-di passioni, che gli ha permesso di illustrare molti dei libri scritti, di realizzare decine di quadri ispirati alla natura, taccuini didattici utilizzati nelle scuole. Ha scritto, tra l’altro, le Guide alla Natura d’Italia (Mondadori), Clandestini in Città (Mondadori), Esclusi dall’Arca (Mondadori), il Mondo della Palude (Rizzoli), i Cavalieri della Grande Laguna (Rizzoli), Natura in Città (Rizzoli), Taccuini Naturalistici (Mondadori), Dalle caverne ai grattacieli (Laterza), Nel mondo degli uccelli

(Laterza), Un cane (Salani), Storia della Na-tura d’Italia (Editori Riuniti), Nella giungla di Sandokan (Gallucci), Sulla rotta di Darwin (Gallucci) e numerosi altri libri, sempre legati al mondo della natura e degli animali.

Dal marzo 1995 al 2005 ha ricoperto la carica di Presidente del Parco Nazionale d’Abruzzo e dal 1998 è stato rieletto Presi-dente del WWF Italia, rimanendo in carica fino all’aprile del 2007. Da quella data ri-copre la carica di Presidente Onorario del WWF Italia.

Considerato uno dei fondatori dell’am-bientalismo in Italia, anticipatore di temi oggi radicati sia nella società civile come nella comunità scientifica, Fulco Pratesi da più di 60 anni è divulgatore, ambientalista, giornalista, naturalista e tanto altro, con un solo fine, con-tribuire all’affermazione di una nuova cultura della sostenibilità e quindi alla conservazione della natura e della biodiversità.

anche alla vita di diversi soda-lizi che hanno fatto proprio del la natura l’obiettivo principe, esprime appunto la sottolineatura della importanza delle associazioni ambientaliste sulla ribalta, lo-cale, nazionale e internazionale come entità fondamentali nel difendere la vivibilità del nostro pianeta.

Il coordinatore della mani-festazione, prima di dare inizio alla sequenza degli interventi previsti ha dato lettura di alcuni messaggi di partecipazione per-venuti alla segreteria del premio.

Roberto Bertolani, Profes-sore Ordinario di Zoologia del Dipartimento di Educazione e Scienze Umane dell’Università di Modena e Reggio Emilia, nel confermare la stima per Mar-cello La Greca, cui il premio è dedicato, sottolinea l’importanza del premio e del suo vincitore esprimendo apprezzamento anche per la bellezza del luogo in cui l’evento si svolge.

Danilo Mainardi, Premio Gri-fone d’Argento 2011, nel com-plimentarsi con Fulco Pratesi ricorda simpaticamente come, in un tempo ormai lontano, si fosse trovato insieme allo stesso Pratesi nella commissione che assegnò proprio a La Greca il Premio Agrigento.

Un messaggio di partecipa-zione è pervenuto dal Presiden-te della Association Memoire de la Terre de Tunisie (gemellata con l’Ente Fauna Siciliana), Yamoun Messaud, che si con-gratula con l’Ente e il Comune di Noto per la designazione di Fulco Pratesi, amico della natu-ra e fondatore del WWF Italia, che certamente merita di essere onorato con il Premio Marcello La Greca per aver dedicato la sua vita alla difesa della natura e alla diffusione della scienza.

Nel suo intervento Carme-lo Frittitta, Dirigente Prov.le dell’Azienta Foreste Demaniali di Siracusa (ente gestore, tra altre in Sicilia, della riserva di Vendicari) ha in particolare sottolineato il ruolo avuto da

gnato nella sua attività di architetto, che abbandonò dopo essersi reso conto dei danni ambientali che molti colleghi perpetravano, così chiese al WWF Internazionale un aiuto per creare un’area protetta nella Laguna di Orbetello, dove era tornato a nidificare il Cavaliere d’Italia. Dopo questo primo contatto, Fritz Vollmar, Segretario Generale del WWF In-ternazionale, venuto in Italia, chiese a Pratesi di fondare il WWF italiano. Dato che il WWF Internazionale non prevedeva aiuti, versando 20.000 lire a testa, Pratesi, insieme a Franco Cuneo, direttore di zoo, Fabrizio Palombelli, documentarista, Enzo Patrizi-Montoro, natu-ralista e agricoltore, Arturo Osio, naturalista e banchiere e altri, il 5 luglio 1966 fondò il WWF Italia.

Bisognò però attendere l’investitura uf-ficiale del WWF Internazionale, che si ebbe nel novembre successivo. Alla fine dell’anno i soci erano 758, con una quota di iscrizione di 2.000 lire. Iniziarono le battaglie, le manife-stazioni, gli interventi sul territorio, ovvero la mission del WWF: “costruire un mondo in cui l’uomo possa vi-vere in armonia con la natura”. Dopo 25 anni i soci erano 300.000.

Pratesi diventa Vi-cepresidente del WWF Italia nel 1970 e poi Presidente dal 1979 al 1992.

Dall’aprile 1992 al marzo 1994 è stato deputato nel Parlamen-to italiano nel gruppo dei Verdi. Dal 1975 al 1980 è stato anche Presidente della L.I.P.U., Lega Italiana Protezione Uccelli. Ha progetta-to numerosi parchi nazionali, riserve naturali e piani paesistici in Italia e all’estero.

Come rappresentante dell’associazione Italia Nostra - di cui è stato dal 1970 al 1980 consulente per i problemi ecologici - ha par-tecipato ai lavori della Commissione Conser-vazione Natura del Consiglio Nazionale delle Ricerche dal 1966 al 1972. E’ stato anche membro della Consulta per la Difesa del Mare e del Consiglio Nazionale dell’Ambiente.

Giornalista specializzato in argomenti ecologici e naturalistici, collabora da molti anni con il Corriere della Sera, con l’Espresso e numerose riviste del settore, sempre con articoli riguardanti la conservazione della natura. Dirige, dal 1979, la rivista per ragazzi “L’Orsa”.

I suoi innumerevoli viaggi (iniziati a 19 anni su una nave da carico che l’ha portato

Fulco Pratesi

Pietro Alicata, Presidente dell’Ente Fauna Siciliana, durante il suo intervento.

3 Premio “Marcello La Greca”

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Fulco Pratesi nelle tematiche relative alla gestione delle aree protette pro-ponendo modalità e impegno esemplari.

Salvatore Sac-cone, V. Direttore del Dipartimento di Scienze Biolo-giche, Geologi-che e Ambientali e Responsabile della Sez. di Biologia Animale “Marcello La Greca” dello stesso dipartimento, dell’Università di Catania esordisce esprimendo un vivo apprezzamento per l’opera svolta da Fulco Pratesi nel campo della difesa della natura nel corso di una intera vita di azioni in campo ambientale, per la sua significativa opera di divulgazione ed educazione ambientale, per la sua lunga militanza ambientalista; sottolinea la partecipazione ad una manifestazio-ne che ricorda il prof. Marcello la Greca, fondatore del Dipartimento di Biologia dell’Università di Catania ed, in esso, di una scuola di zoologia tra le più apprezzate; testimonia in particolare la

partecipazione della Sezione di Biologia Animale del Dipartimento citato che è appunto intitolata a La Greca.

Con il suo intervento Angela Guardo ha espresso il più vivo ringraziamento del WWF Sicilia, di cui è Consigliere Regionale, all’Ente Fauna Siciliana e al Comune di Noto per aver voluto insignire Fulco Pratesi, fondatore del WWF Italia, del Premio Marcello La Greca “Grifone

d’Argento”.Dal Presidente

della Federazio-ne Nazionale Pro Natura Mauro Fur-lani è pervenuto un messaggio di partecipazione che si riporta integral-mente: “Caro Pre-sidente, cari amici e colleghi dell’Ente Fauna Sicil iana, rinnovo i miei più cari auguri e quelli della Federazione Nazionale Pro Na-

tura per l’attività svolta, per la pubblica-zione della vostra bella rivista “Il Grifone” e per questo annuale appuntamento.

La Federazione si ritiene gratificata di avere al proprio interno Associazioni come la vostra in grado di coniugare con equilibrio la protezione della natura e la passione scientifica.

Dualismo che richiede uno sforzo costante per mantenere un equilibrio per nulla semplice. Da quando mi onoro di presiedere la Federazione tale equilibrio l’ho sempre ricercato anche se non sono certo di essere riuscito a trovarlo in ogni circostanza.

Sono lieto che il premio intitolato a Marcello La Greca, grande scienziato e maestro per molti di noi che si sono ap-passionati alla zoologia, quest’anno sia stato dedicato a Fulco Pratesi, a cui indi-rizzo, insieme agli insigni ospiti intervenuti alla cerimonia, i miei più cordiali saluti.

Ho avuto il piacere di conoscere per-sonalmente Fulco Pratesi ad Ancona, appena pochi giorni fa in occasione della presentazione di un libro di una nostra federata, l’ARCA -Associazione Ricerca e Conservazione Avifauna- su ricerche avifaunistiche effettuate all’interno di un’Oasi WWF, apprezzandone la sua avvincente passio-ne verso tematiche di conservazione.

Ho la speranza che questo ricono-scimento da parte di una Associazio-ne legata alla Fe-derazione affidato ad uno dei mas-simi rappresentati di una grande As-sociazione come il WWF, persona che ha speso gran parte della propria vita per l’afferma-zione e la diffusione

Interviene Carmelo Frittitta, Dirigente Prov.le dell’Azienda Foreste Demaniali di Siracusa.

di tematiche protezionistiche, possa co-stituire un ponte, non solo simbolico, tra due Associazioni storiche nel panorama ambientalista nazionale.

Oggi che le sfide di fronte al mondo ambientalista si estendono come non mai a settori che in passato sembravano ad esso estranee è assolutamente indispen-sabile mobilitare tutte le intelligenze, le competenze e le conoscenze scientifiche per affrontarle.

Le sfide ambientali sono talmente imponenti che richiedono uno sforzo

congiunto da parte di tutti che guardi ben oltre i confini delle singole Associazioni.

Seppure ogni Associazione ha un suo percorso e una visione non sempre coincidente con quella di altre, è ugual-mente necessario far prevalere i motivi di unione a quelli di dissenso, proprio perché le vie d’uscita appaiono strette ed anguste”.

Il coordinatore ha quindi dato la parola al Presidente dell’Accademia Gioenia di Catania, Prof. Angelo Messina, che ha ri-cordato la figura di Marcello la Greca, cui è intitolato il premio “Grifone d’Argento”, per il ruolo avuto nella stessa Accademia di cui è stato presidente. Il testo dell’intervento

è riportato a pag. 8. I l compito di

presentare il profilo (v. in prima pagi-na) di Fulco Prate-si, Premio Grifone d’Argento 2012 con la motivazione “in segno di riconosci-mento per avere speso la sua vita in azioni per pro-teggere gli ambienti naturali, per l’im-pegno finalizzato a costruire un mondo in armonia tra uomo e natura e quindi

Salvatore Saccone esprime la partecipazione del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania di cui è V. Direttore e Responsabile della Sezione di Biologia Animale “Marcello la Greca”.

Angelo Messina, Presidente dell’Accademia Gioenia di Catania, illustra il contributo di La Greca alla vita dell’Accademia.

Il saluto e il ringraziamento del WWF Sicilia per l’attri-buzione del Grifone d’Argento a Fulco Pratesi, viene espresso dal Consigliere Regionale Angela Guardo.

4Premio “Marcello La Greca”

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per la sua lunga militanza attiva in difesa dell’ambiente e per il riconoscimento e l’affermazione delle aree protette come propulsori di sviluppo”, è stato egregia-mente assolto da Annamaria Scifo, socia

attiva del WWF e già direttrice della Riser-va Naturale dell’Isola Bella di Taormina.

È seguito a questo punto l’atto forma-le di consegna del Grifone d’Argento al premiato che è avvenuta per mano del Sindaco di Noto, Corrado Bonfanti, e del Presidente dell’Ente Fauna Siciliana Pietro Alicata, madrine la signora Caterina Meduri La Greca, e l’Assessore alla Cul-tura del Comune di Noto sig.ra Costanza Messina.

Ha quindi avuto luogo il dono di omag-gi floreali alla sig.ra Messina, alla sig.ra La Greca, alla sig.ra Scifo e alla sig.ra Fabrizia De Ferrariis Pratesi presente alla manifestazione, omaggi che vengono consegnati dalla sig.ra Antonella Oddo consorte del Segretario dell’Ente Fauna Siciliana Corrado Bianca.

È il momento in cui prende la parola

Fulco Pratesi in escursione a Vendicari, visita il Centro Visitatori della Riserva, accompagnato (da destra) da Filadelfo Brogna Direttore della Riserva, e da Marco Mastriani e (di spalle) Alfredo Petralia Consiglieri Regionali dell’Ente Fauna Siciliana.

il premiato che ha espressioni di sentito ringraziamento per la assegnazione del Grifone d’Argento e per tutto quanto Comune di Noto ed Ente Fauna Siciliana hanno predisposto per rendere gradevole la sua permanenza nella città di Noto. Fulco Pratesi pronuncia quindi l’intervento che riportiamo nelle pagine seguenti.

A coronamento della manifestazione ha luogo il concerto dell’ ensemble “Amato Jazz Trio” che, con i suoi coinvolgenti vir-tuosismi musicali, affascina il pubblico il quale partecipa con ripetuti ed entusiastici applausi sottolineando così la bravura dei musicisti.

Un cocktail di ringraziamento agli in-tervenuti, nella corte di Palazzo Nicolaci, chiude l’evento.

Annamaria Scifo, esponente del WWF, mentre traccia nel suo intervento il profilo di Fulco Pratesi.

L’ensemble “Amato Jazz Trio” (da sinistra: Loris Amato, batteria, Elio Amato, trombone, Alberto Amato, con-trabbasso) in un momento della sua coinvolgente performance. Le foto del Premio sono di Salvo Fancello

Fulco Pratesi, con accanto Corrado Bianca, Segretario dell’E.F.S. ringrazia per l’assegnazione del Grifone d’Argento.

5 Premio “Marcello La Greca”

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La conservazione della biodiversità: una mission senza frontiere

e associazioni ambientaliste hanno avuto un ruolo determinante nella acquisizione delle tematiche ambientali come aspetto centrale dei problemi posti dallo sviluppo economico e sociale della specie umana.

Ovviamente, le associazioni sono nume-rose, con storie e obiettivi diversificati, ma tra questi la difesa della natura, e in particolare della sua componente più fragile e preziosa racchiusa nel termine biodiversità, è senza dubbio il centro unificante.

Nel conferire il premio La Greca ad uno dei più significativi rappresentanti del mon-do ambientalista, l’Ente Fauna Siciliana e il Comune di Noto hanno inteso sottolineare l’importanza del comune impegno del mondo ambientalista nelle sue più di-verse articolazioni, regionali, nazionali ed internazionali.

Infatti, nel pieno di una crisi econo-mica e ambientale della quale ancora non si scorge la fine, senza il reciproco riconoscimento e la collaborazione del-le associazioni ambientaliste sarebbe difficile sperare nel successo del ten-tativo di evitare un drammatico crollo della biodiversità.

In questo contesto, il contributo del WWF è stato ed è particolarmente im-portante e significativo: Fulco Pratesi nel suo intervento ne espone gli aspetti salienti (ndr).

L’insieme degli esseri viventi, ani-mali e vegetali, che vivono sulla Terra nella loro multiforme varietà, frutto di lunghi e complessi processi evolutivi, costituiscono la diversità della vita definita con il termine di biodiversità.

Il WWF, nello svolgere la sua mission, ha la necessità di essere sempre più efficiente, cercando di dare un significativo contributo alla ricerca del modo con cui adattare i bisogni della vita umana alla capacità di rigenerazione dei sistemi biologici.

Poiché la conservazione della biodiver-sità deve essere perseguita senza limiti di frontiere, solo attraverso strategie e azioni internazionali è possibile attuare un’efficace azione di tutela.

Sulla base di questi e altri presupposti, il WWF ha definito le 238 Ecoregioni prioritarie sulla Terra (Global 200®), ovvero le aree in cui il WWF concentra le risorse economiche e umane.

L’approccio ecoregionale è la metodolo-gia proposta per agire a livello di ecoregione per la conservazione della biodiversità. Applicare la strategia di conservazione eco-regionale significa, non solo costruire un solido processo scientifico per definire le aree prioritarie in ogni singola ecoregione, ma soprattutto attuare un ambizioso processo

condiviso e a lungo termine.Il WWF Italia ha cominciato a svilup-

pare la conservazione ecoregionale (ERC) nell’Ecoregione alpina definendo, dopo un attento lavoro di analisi, la Biodiversity Vi-sion. Alla fine del 2002 il WWF ha avviato il lavoro anche nell’Ecoregione mediterranea arrivando alla definizione della Biodiversity Vision anche per questa ecoregione.

La Biodiversity Vision è un documento che oltre a contenere lo stato della conservazione della biodiversità per le Alpi e il Mediterraneo centrale, offre una visione di quello che do-vrebbe essere la situazione della biodiversità in una prospettiva di tempo sufficientemente ampia (50 anni). In una situazione in cui la

biodiversità si trova in un buono stato di con-servazione, la “Vision” potrebbe essere non lontana dalla situazione corrente, mentre dove è molto compromessa serviranno azioni di protezione, recupero e ripristino che saranno pianificate nel Piano di Conservazione.

Una delle azioni più significative da parte del WWF per la tutela della biodiversità è la protezione diretta di habitat e specie con i progetti di conservazione e la rete di aree protette gestite direttamente dall’associazio-ne: le Oasi del WWF.

Queste aree ospitano specie animali e vegetali preziose, molte delle quali caratteri-stiche ed esclusive dei nostri ambienti: sono le specie endemiche. Altre arrivano durante le migrazioni annuali oppure arrivano nelle oasi per cercare rifugio e un posto dove riposare e riprodursi.

Tra gli animali che vivono nelle oasi ge-stite dal WWF alcuni sono specie minacciate e che trovano in queste aree delle roccaforti:

• Cervo sardo Cervus elaphus corsicanus (endemico della Sardegna-Corsica)

Questo raro cervo vive solo in Sardegna e in Corsica, dove si era estinto ed è stato

reintrodotto recentemente. La Riserva WWF di Monte Arcosu, vicino Cagliari è una delle roccaforti per questa specie. È uno dei suc-cessi degli ultimi anni. Nel 1985 il WWF ac-quistò i 3.000 ettari per farne una riserva, poi si aggiunsero altri 650 ettari di Monte Lattias e oggi i cervi si sono riprodotti e moltiplicati, tanto che si può pensare di riportarli in altre aree dove un tempo era presente.

• Pernice bianca Lagopus mutus helveti-cus (endemica delle Alpi)

Spostandoci sulle Alpi, c’è una specie caratteristica degli ambienti alto-montani: è questo splendido uccello dal piumaggio invernale bianco candido. L’Oasi WWF di Valtrigona ospita questa specie nella parte

più alta, tra i ghiaioni dove si riproduce. È una specie fortemente minacciata per la caccia che ha subito fino a pochissimi anni or sono e anche per i cambiamenti climatici che rendono sempre più ridotto il suo habitat.

• Falco Lanario Falco biarmicus feldeggii (endemico italiano)

Questo rapace poco noto, molto simile al più comune Falco pellegrino, vive in Europa principalmente in Italia con circa 200 coppie. L’Oasi WWF di Rocconi in Toscana è una delle sue “case” preferite. È ancora minacciato dal bracconaggio, dal furto delle uova e dei pulcini e dal disturbo in genere, essendo una specie molto sensibile.

• Lontra Lutra lutraUn altro ospite d’eccezione nelle

Oasi del WWF è sicuramente la Lon-tra, uno dei mammiferi italiani più rari che sopravvive con ridotti nuclei nel

centro e sud Italia. Nell’Oasi WWF di Serre Persano viene regolarmente avvista e trova qui un habitat fluviale ancora integro e ricco di pesce: due condizioni essenziali per la sua sopravvivenza.

• Elicriso del Monte Linas Helichrysum montelinasanum

Questa pianta è endemica del compren-sorio del Sulcis-Iglesiente e vive sulle cime più alte del Monte Lattias. Quest’area fu ac-quistata nel 1995 grazie ai fondi raccolti con la campagna foreste del WWF. Questi 600 ettari si aggiungono ai 3.000 di Monte Arcosu e fanno un corpo unico per preservare specie animali e vegetali rare e minacciate.

• Fiordaliso del Sagittario Centaurea scannensis

Un altro degli importanti endemismi ospitato nelle Oasi del WWF è senza dubbio il Fiordaliso del Sagittario, una pianta ende-mica delle Gole del Sagittario in Abruzzo e inserita nella Lista Rossa delle piante italia-ne. Vive in quest’area grazie alle particolari condizioni del suolo e climatiche delle Gole.

• Pelobate fosco Pelobates fuscus in-subricus

di Fulco PratesiL

Pratesi nella Riserva Naturale di Berenty, Madagascar, con un esem-plare di Lemur catta (da: galleria PandaPhoto).

6Premio “Marcello La Greca”

Page 7: GRIFONE Ottobre 2012

Questa piccolo rospo della Pianura Padana è endemico delle nostre regioni settentrionali, soprattutto Piemonte e Lom-bardia. Il WWF da anni lavora per la sua conservazione realizzando, anche con il contributo della Commissione Europea, un piano di conservazione e avviando azioni di tutela e ricerca. Proprio recentemente, come frutto dei censimenti svolti in collaborazione con alcune aree protette, sono stati trovate popolazioni interessanti con numero di indi-vidui che sembrano in crescita.

• Abete bianco Abies alba var. apenninaI boschi di Abete bianco e Faggio dell’Ap-

pennino centrale sono fra le aree più interes-santi del nostro Paese, sia per la presenza di specie vegetali che animali minacciate. L’Abete bianco dell’Appennino centrale e meridionale è un testimone d’eccellenza della biodiversità di queste montagne. Oltre ad ospitare specie a tutti note come il Lupo e l’Orso bruno, qui troviamo anche uccelli rari come il Picchio nero, il Picchio dorsobianco e la Salamandrina dagli occhiali.

• Testuggine di Hermann Testudo hermanni

La Tartaruga di Hermann è la specie più comune fra tutte le tartaru-ghe del Mediterraneo, nonché l’unica Tartaruga terrestre originaria del nostro Paese. È un abitante tipico dei boschi, macchia mediterranea e prati degli ambienti mediterranei. Un tempo era molto più abbondante e i naturalisti dei primi del ‘900 raccontano di grandi assembramenti durante la stagione riproduttiva. Molte delle Oasi del WWF della costa tirrenica e dell’Italia centro-meridionale ospitano questa specie abbastanza elusiva.

• Orchidee selvaticheAltre presenze di rilievo delle Oasi

del WWF sono le moltissime specie di orchidee, sia quelle legate agli ambien-ti prativi che umidi. Si pensa sempre alle grandi orchidee tropicali, ma pochi sanno che anche in Italia vivono oltre cento specie di questi delicati e meravigliosi fiori. Quelle del genere Ophrys, hanno evoluto dei complessi rapporti di simbiosi con insetti che provvedono alla loro impollinazione. La primavera è la stagione migliore per fare incontri del tutto inaspettati con questi ospiti delle aree protette del WWF.

Ogni anno durante le migrazioni prima-verili e autunnali arrivano migliaia e migliaia di “ospiti” rispettivamente dall’Africa e dal Centro e Nord Europa:

• Fenicottero rosa Phonicopterus ruber roseus

Migliaia di Fenicotteri raggiungono d’in-verno le nostre zone umide mediterranee come gli stagni sardi e pugliesi e anche l’Oasi WWF di Orbetello in Toscana. In queste aree, quando trovano le condizioni oppor-tune si fermano anche per riprodursi. Questa specie si sposta lungo le coste del Mediterra-neo tra Francia, Spagna, Italia e Nord-Africa e testimonia la necessità di proteggere le zone umide a livello internazionale.

• Assiolo Otus scopsQuesto piccolo gufo di meno di un etto si

riproduce negli ambienti mediterranei dopo aver passato l’inverno in Africa tropicale. A marzo-aprile attraversa in volo il deserto e il mare per venire a nidificare da noi. L’Oasi di Orbetello è un ambiente ideale, con le sue distese d’erba e siepi piene di cavallette da mangiare e i grandi alberi scavati dal picchio in cui deporre le uova. Nell’Oasi sono state installate qua e là diverse cassette-nido fatte apposta per loro, che mostrano di gradire: in due anni più di 40 piccoli Assioli hanno pre-so il volo da queste nuove dimore costruite dall’uomo.

• Ibis eremita Geronticus eremitaUn altro ospite molto particolare delle

Oasi del WWF è una specie rarissima, una delle più minacciate al mondo. Grazie ad un progetto di studio con il Konrad Lorenz Institute austriaco, l’Oasi di Orbetello in Toscana è la casa temporanea per un gruppo di Ibis eremita che sono arrivati fin qui dall’Austria seguendo il deltaplano guidato dai ricercatori.

Questo studio sulle tecniche di migrazione e alimentazione, permetterà di saperne di più su questa specie per salvarla dall’estinzione. Oggi essa sopravvive in piccolissime colonie in Marocco e in Turchia.

• Cuculo dal ciuffo Clamator glandariusTra gli ospiti un po’ “maleducati” delle Oasi

c’è n’è uno molto particolare: è il Cuculo dal ciuffo. Una specie che passa l’inverno in Africa e raggiunge le regioni mediterranee per fare il nido. Anzi, invece di costruire un suo nido, come tipicamente fanno i cuculi, approfitta di quelli delle Gazze per deporre le sue uova. In Italia, ci sono pochissime coppie e una di queste è ospite ormai regolare dell’Oasi del Lago di Burano in Toscana.

• Cavaliere d’Italia Himanthopus himan-thopus

Si tratta di uno degli uccelli acquatici più eleganti con il suo piumaggio bianco e nero e le zampe e il becco rosso corallo. In Italia è molto localizzato ed è tornato a frequentare il nostro Paese negli anni ‘60 in seguito ad una grave siccità che prosciugò gran parte dei suoi siti riproduttivi. Il Cavaliere d’Italia mostra una buona ripresa e dimostra di apprezzare

le nuove tecniche di ge-stione delle zone umide che si applicano nelle oasi naturalistiche. Le Oasi del WWF come le Saline di Trapani, Burano, Orbe-tello, Orti Bottgoni offrono un sicuro rifugio per la specie.

• Rondine Hirundo rusticaLa Rondine è uno degli abitanti più noti

delle nostre campagne. Raggiunge il nostro Paese in primavera dopo aver trascorso l’inverno in Africa. Negli ultimi anni sembra registrare un declino soprattutto a causa dei cambiamenti climatici nelle aree di sverna-mento a sud del Sahara e per la diminuzione di siti idonei per la riproduzione, in particolare le stalle aperte dove questo passeriforme costruisce i suoi nidi. In molte Oasi del WWF è possibile fare questi incontri durante tutta la primavera e osservare da vicino come gli adulti allevano instancabilmente i loro piccoli.

• Orso bruno Ursus arctosAlcune Oasi del WWF danno anche

la possibilità di ospitare, seppur tem-poraneamente alcuni animali di grandi dimensioni. Tracce della presenza dell’Orso bruno sono state rilevate recentemente sia nell’Oasi delle Gole del Sagittario in Abruzzo che nell’Oasi di Valtrigona in Trentino. Anche una pic-cola area protetta, se ben gestita, può svolgere il suo importante ruolo per una specie che ha bisogno di grandi spazi ecologicamente intatti come l’orso.

• Airone guardabuoi Bubulcus ibisQuesto piccolo airone ha mostrato

negli ultimi anni un incremento consi-derevole in varie parti del mondo. È comparso regolarmente anche in diver-se oasi del WWF della costa tirrenica come Orbetello, Burano, Orti bottagoni. Frequenta sempre le aggregazioni di bestiame domestico e così non è difficile scorgerlo tra mucche o cavalli al pascolo brado in Maremma.

• Torcicollo Jynx torquillaQuesto uccello dal curioso nome è in real-

tà un picchio, l’unico picchio europeo migrato-re. Anche questa specie dopo aver trascorso l’inverno in Africa arriva nel Mediterraneo e in Europa per nidificare. Purtroppo i grandi alberi sono sempre più difficili da trovare e questo picchio incontra spesso qualche problema a mettere su casa. Nelle oasi del WWF trova molte cassette-nido artificiali dove può alleva-re i suoi piccoli al sicuro e in tutta tranquillità. Le oasi del WWF sono anche questo.

• Piccoli ospitiL’Oasi del Lago di Burano è molto cono-

sciuta per la sua importante avifauna acquatica e per i mammiferi presenti, tra cui: l’istrice, il tasso, la volpe, la donnola, la faina e la rara puzzola. Ma si registrano anche presenze più discrete, meno note ma molto importanti. La coleotterofauna delle dune, ad esempio, annovera ben 233 specie, compresa anche la rara Eurynebria complanata.

Da alcuni anni, inoltre, ormai si ripro-duce la farfalla monarca, la sfinge testa di morto e la Lelya cenosa, una piccola farfalla notturna il cui bruco si alimenta della canna di palude.

Pratesi nella laguna di Orbetello negli anni ’60 (da: galleria Pan-daPhoto).

7 Premio “Marcello La Greca”

Page 8: GRIFONE Ottobre 2012

ssendo il Premio dedicato alla me-moria di Marcello La Greca, in ogni edizione della manifestazione viene evidenziato un aspetto della sua multiforme figura: in questa occasione l’intervento di Angelo Messina, Presidente della Accademia Gioenia di Catania, ricorda l’attività di La Greca come Accademico Gioenio (ndr).

Nel 1959 La Greca vinse il concorso a cattedra, ed essendo al primo posto nella terna, fu chiamato dall’Università di Catania. Arrivò a Catania da solo, ma portando con sé tutti i suoi argomenti di ricerca, libri e materiali: non fu seguito da allievi, ma coinvolse nella ricerca e nella didattica tutti i ricercatori locali. Fonderà così una solida e importante scuola accademica catanese che a tutt’oggi è molto apprezzata per l’attività di ricerca, avviata sot-to la sua guida. Il suo primo lavoro di questo periodo catanese fu pubblicato sul Bollettino dell’Accademia Gioenia nel 1960.

Inizia così il suo rapporto con l’Accademia Gioenia di Catania, una prestigiosa istituzio-ne scientifica catanese fondata nel 1824, che oggi rappresenta una valida testimonianza di un percorso scientifico della città di Catania.

La storia dell’Accademia inizia con una lettera del 22 dicembre 1823 firmata dal Direttore generale di Polizia, marchese Pietro Ugo Delle Favare, inviata all’Inten-dente della Valle di Catania avente per oggetto il permesso accordato agli scien-ziati di congregarsi e l’11 maggio del 1824 l’Intendente della Valle di Catania, Barone di Mandrascate, concede il nulla osta per le sedute pubbliche degli scienziati. La denominazione iniziale è di “Accademia Gioenia di Scienze Naturali in Catania”, che ha come simbolo una civetta posta sul Σ (simboli di sapienza e scienza) con una corona di alloro e il sottostante motto prudens magis quam loquax.

Il 16 maggio 1824 ha luogo la festa inaugurale dell’Accademia, con la prolusione del Commendatore Fra Cesare Borgia nella quale egli spiega la ragione del nome Gioe-nia: quindi l’Accademia Gioenia fu intitolata a Giuseppe Gioeni e il riferimento al naturalista non era soltanto simbolico nella Catania ap-pena uscita dalla guerra civile. Gli accademici erano cooptati in Sicilia ed altrove in quanto portatori di conoscenza e di metodo capaci di validare i risultati delle loro ricerche.

La nascita dell’Accademia che non aveva risorse, biblioteca e laboratori, coincise con l’impegno del governo che negli stessi mesi era impegnato alla rifondazione dell’Universi-tà. Come è noto, Giuseppe Gioeni dei duchi d’Angiò nacque a Catania da Francesco Agatino Gioeni e Agata Buglio Asmundo dei duchi di Casalmonaco e fu uno studioso insigne, naturalista e vulcanologo. Gioeni cominciò ad interessarsi di vulcanologia dopo la lettura degli studi condotti sui Campi Flegrei da Sir William Hamilton ambasciatore inglese alla corte dei Borboni.

La vita dell’Accademia è stata sempre legata all’Ateneo Catanese: ha avuto sede dapprima nel Palazzo centrale dell’Univer-sità, da dove fu trasferita, dopo circa 120 anni (11 dicembre 1946), nel Palazzo delle Scienze, in corso Italia a Catania, fino al

2005. Oggi ha sede a Palazzo Gioeni, quasi un ritorno alle origini.

Marcello La Greca nel 1960, subito dopo il suo arrivo a Catania, fu cooptato come socio effettivo dell’Accademia. Ne divenne Vicepresidente (1992) e poi Presidente nel 1993, dopo la scomparsa del Prof. Arcoria, fino al 1995.

La Greca coordinò l’attività di un gruppo di lavoro che predispose una bozza del nuovo Statuto e del nuovo Regolamento, in sostituzione di quello vigente dal 1948, per adeguarli alle nuove esigenze conseguenti allo sviluppo della ricerca.

Presentò come soci accademici i suoi allievi migliori.

Si dedicò con successo anche alla di-vulgazione ad alto livello. Di lui si possono ricordare, tra l’altro, due magistrali letture Gioenie: «Origine ed evoluzione dell’uomo» (1983) e «Zoologia ieri e oggi» (1991), pub-blicate negli Atti dell’Accademia.

Marcello La Greca Presidente dell’Accademia Gioe-nia dal 1993 al 1995.

Ritratto di Giuseppe Gioeni dei Duchi di Angiò.

Marcello La Greca “Accademico Gioenio”

E

“A Natale, il melograno”L’Ente Fauna Siciliana, ripropone ancora una volta, “A Natale, il melograno” per promuovere uno stile di vita sobrio,

senza inutili sprechi, che elimini gli sperperi. In un momento di crisi economica dove la produzione di energia convenzionale ha una pesante influenza sulla

qualità della vita dal punto di vista ambientale ed economico, un uso razionale e sostenibile delle risorse naturali che eviti gli sprechi, potrebbe risultare già di per se una “importante fonte di energia”.

Il Melograno (Punica granatum L.), originario delle regioni comprese tra la Persia e l’India nord occidentale ora diffuso nella regione mediterranea, è così bello che gli antichi gli hanno attribuito significati e valenze simboliche.

Per i popoli mediterranei e orientali il Melograno, o meglio il suo frutto, che quando è maturo tende a spaccarsi mostrando il suo interno rosso rubino, è simbolo di fecondità. Molti sono poi i riferimenti al Melograno nel Vecchio Te-stamento, soprattutto nel Cantico dei Cantici. In Turchia secondo un’usanza di origine ellenica, la giovane sposa getta in terra una melagrana matura: avrà tanti figli quanti semi usciranno dal frutto. Il frutto ai nostri giorni è stato assunto come simbolo della democrazia, per i suoi molti semi che sono la parte valida.

Per l’occasione saranno esposti presso il Centro Visitatori della R.N.O. Vendicari, diversi presepi raffiguranti la natività, tutti realizzati con materiali naturali, legno, ampelodesma, semi ecc.

La mostra sarà visitabile dal 22 dicembre 2012 al 6 gennaio 2013 con apertura dalle ore 9,00 alle ore 13,00.

di Angelo Messina

Il logo dell’Accademia Gioenia.

8Premio “Marcello La Greca”

Page 9: GRIFONE Ottobre 2012

DOMENICA 23 SETTEMBREEscursione di lieve difficoltàPriolo Gargallo – le “Torri costiere”Guide: Concetto Giuliano, Dario CaccamoRaduno: ore 8,30 c/o Piazza Melbourne – Floridia;Durata: Mezza giornata (8,30-12,30);Equipaggiamento: da trekking;Contributo: € 5,00 (soci € 4,00);Info: 338/9595568

Le torri costiere della Sicilia costituiva-no il sistema difensivo di avvistamento e di comunicazione lungo la fascia costiera dell’isola. Furono costruite per avvistare in tempo l’approssimarsi di eventuali pericoli. In Sicilia le prime torri costiere si fanno risalire al periodo compreso tra il 1313 ed il 1345 come baluardo della monarchia aragonese contro le incursioni della flotta angioina che da Napoli muoveva all’assalto delle coste siciliane. A partire dal 1360 invece la minaccia provenne da sud, dal nord Africa ad opera soprattutto di pirati e corsari tunisini. Nel 1405 il Re Mar-tino il Giovane diede ordine di restaurare le torri esistenti, circa quaranta, e di costruirne di nuove, è il primo documento certo di un progetto organico di difesa costiera affidata alle torri. Per quanto riguarda la Sicilia, a partire dal 1547, l’organismo amministrativo che provvedeva alla gestione delle torri fu la Deputazione del Regno di Sicilia. Da ogni torre era possibile scrutare il mare e vedere la successiva, con la possibilità di inviare segnali luminosi, detti fani, e di fumo per trasmettere un messaggio, o richiedere soccorso. Nel periodo di massima funzionalità permettevano di fare il periplo dell’isola.

La Torre di Penisola Magnisi e quella del Fico, che visiteremo in questa escursione, appartenevano a questo sistema di difesa costiera della Sicilia. Facevano parte di un sistema di 218 Torri sparse sulle coste della Sicilia. Furono usate con questo scopo fino alla fine dell’Ottocento. Le torri costellano gran parte delle coste dell’Italia meridionale e oggi sono spesso interessanti dal punto di vista architettonico.

DOMENICA 30 SETTEMBREEscursione di lieve difficoltàNoto – “Helorus”Guide: Concetto Giuliano, Emanuele SuteraRaduno: ore 8,30 c/o Piazza Melbourne – Floridia;Durata: Mezza giornata (8,30-12,30);Equipaggiamento: da trekking;Contributo: € 5,00 (soci € 4,00);Info: 338/9595568

Eloro è un sito archeologico ubicato su una collina prospiciente il mare Jonio,

nei pressi della città di Noto, in provincia di Siracusa, alla foce del fiume Tellaro, fondata da coloni corinzi nel VIII secolo a. C., sulla direttrice della più tarda “via Elorina”, che metteva in comunicazione le colonie greche di Siracusa, Kamarina e Gela. Nel 263 a. C. fece parte dei possedimenti riconosciuti dai Romani a Gerone II di Siracusa nel 213 a. C. Nel 214 a. C. venne conquistata dai Romani, guidati dal console Claudio Marcello. La città rimase fiorente anche in epoca bizantina, ma venne quasi completamente distrutta con l’arrivo degli Arabi. Le mura urbane originarie furono datate da Paolo Orsi al V secolo a. C. In se-guito vennero ricostruite sopra i resti di quelle più antiche, forse nella seconda metà del IV secolo a. C. A sud-est venne costruita nel 1353 una torre medioevale (“Torre Stampace”) da Blasco Alagona, per la difesa della costa. Il santuario più importante si trovava all’esterno delle mura: era dedicato a Demetra e Kore, e riprende forse un più antico culto indigeno siculo. Verso sud, sulle pendici della collina, si trova un teatro greco, in parte scavato nella roccia e in parte costruito, risalente alla fine del IV - inizi del III secolo a. C. A nord-ovest si trovava la “Colonna pizzuta”, un monumento funerario, costituito da una colossale colonna in rocchi di pietra calcarea (diametro di 3,80 m e altezza ricostruibile in circa 10 m) nei pressi si trova un ipogeo scavato nella roccia, databile alla seconda metà del III secolo a. C. esaminato negli scavi di Paolo Orsi nel 1899 e successivamente reinterrato.

DOMENICA 7 OTTOBREEscursione di media difficoltàFloridia – le “Klimax dei Climiti”Guide: Concetto Giuliano, Antonino GozzoRaduno: ore 8,30 c/o Piazza Melbourne – Floridia;Durata: Mezza giornata (8,30-12,30);Equipaggiamento: da trekking, binocolo, borraccia;Contributo: € 5,00 (soci € 4,00);Info: 338/9595568

I monti Climiti, che formano una grande scarpata di calcare miocenico depositatasi su eruzioni vulcaniche submarine del Cretaceo, sono stati frequentati dall’uomo sin dalla più antica età del bronzo, che vi ha lasciato diver-se necropoli castellucciane, ma con numero esiguo di tombe. Il nome Climiti deriva dal greco κλίμαξ (klímax) che significa scala, scalinata, e infatti qui si trovano queste impo-nenti opere scavate nella roccia e realizzate per raggiungere l’altopiano. Diverse sono le scalinate scavate nei fianchi dei Climiti, quasi tutte sono d’epoca bizantina e vanno verso la valle dell’Anapo, verso oriente e verso cava Sorciaro. Una, “scala ruttuni”, la più grande è di epoca greca e da località Grottone sale fino al pianoro dei Climiti, la stessa località alla base del rilievo collinare, è attraversata dall’acquedotto Galermi. Cercheremo di percorrere questa scalinata, realizzata, for-se, sopra un preesistente sentiero utilizzato dai Siculi per abbandonare i villaggi costieri a causa di sopraggiunti pericoli dal mare. Un’imponente masseria abbandonata ed il pozzo dei Climiti, importante riserva d’acqua potabile, faranno da cornice all’escursione.

DOMENICA 21 OTTOBREEscursione di media difficoltàRosolini – I complessi monastici di “Cava Canzisina”Guide: M. Trigilia, A. Zocco, C. GiulianoRaduno: ore 8,30 c/o Piazza Melbourne – Floridia;Durata: Mezza giornata (8,30-12,30);Equipaggiamento: da trekking, (consigliati scarponcini, binocolo; borraccia; torcia elet-trica, mantellina da pioggia);Contributo: € 5,00 (soci € 4,00);Info: 349/5052858 338/9595568

Rosolini è situata all’estremità sud–orien-tale della Sicilia nelle ultime propaggini degli Iblei in posizione baricentrica tra le province di Siracusa e di Ragusa. Il suo territorio è ricco di testimonianze archeologiche risalenti alla preistoria del paleolitico superiore (10.000 anni a. C.) e dell’antica età del bronzo (1800-1400 a. C.), ma anche alle epoche greca, tardo romana, bizantina, paleocristiana ed alto medievale. Il suo paesaggio è dominato verso ovest da numerose cave dove, accanto alla macchia mediterranea, domina il verde scuro del carrubo. Interessanti sotto l’aspet-to naturalistico ed archeologico sono: Cava Grande di Rosolini, nei tratti Lazzaro, Croce Santa, Candelaro, Cava Scala Arangio, Cava Prainito, Cava Paradiso e Cava Canzisina, col suo famoso acquedotto e coi suoi complessi monastici. I Complessi Monastici di Cava Canzisina sono due complessi paleocristiani-bizantino-altomedievali, poco indagati dagli archeologi. Nella parete verticale nord si aprono due gruppi di grotte artificiali su più livelli. L’area dedicata al culto era nel piano inferiore mentre i locali abitativi erano nei piani soprastanti.

La chiesa del monastero orientale è com-posta da un’aula absidata, da un battistero e dal nartece. Quella del monastero occidentale ha un’aula più profonda che larga, di forma trapezoidale e il battistero, che occupa la par-te più interna, ha maggiori dimensioni. I primi eremiti e cenobiti si stanziarono in questi siti al tempo della venuta di San Ilarione in Sicilia (363-365 d. C.); la loro presenza continuò in periodo bizantino e dopo la dominazione araba riprese nel periodo normanno-basso medievale.

DOMENICA 18 NOVEMBREEscursione di lieve difficoltàPozzallo e la “Torre Cabrera”Guide: Concetto Giuliano, Melchiorre TrigiliaRaduno: ore 8,30 c/o Piazza Melbourne – Floridia;Durata: Mezza giornata; pranzo dietro pre-notazione;Equipaggiamento: da trekking;Contributo: € 5,00 (soci € 4,00);Info: 338/9595568

Pozzallo (Puzzadu in siciliano), cittadina situata nella provincia di Ragusa il cui nome deriva dalle antiche sorgenti d’acqua dolce, (i pozzi artesiani), disseminati in tutto il territorio circostante, pullula di attività in prevalenza marittime legate alla presenza del suo me-raviglioso porto. La sua importanza storica comincia verso la fine del XIV secolo, con la costruzione da parte dei Chiaramonte, Conti

Attività delle Sezionia cura diEmanuele Uccello

Grifone9 31 ottobre 2012

Page 10: GRIFONE Ottobre 2012

di Modica, di un “Caricatore”, un complesso di magazzini proprio sulla costa, e di pontili e scivoli per l’imbarco di merci sui velieri. Con il Caricatore, Pozzallo diventa uno degli scali più attivi dell’isola, per la sua importanza fu considerato il secondo Caricatore della Sicilia. A sua difesa agli inizi del XV secolo Alfonso V d’Aragona autorizzò la richiesta del conte Giovanni Bernardo Cabrera, di costruire una torre: “Torre di Cabrera” molto imponente e di grande importanza militare per l’avvistamento preventivo dei velieri pirata che in quel tempo miravano spesso ai magazzini del Caricatore, sempre colmi del grano della Contea di Modi-ca, che da Pozzallo raggiungeva i più lontani porti del mediterraneo. Nella torre prestavano servizio soldati e artiglieri e sulle sue terrazze erano piazzati cannoni di diverso calibro, mentre i cavalleggeri sorvegliavano la costa.

Nelle vicinanze della Torre cominciò così a nascere il primo agglomerato urbano, co-stituito in un primo tempo da poche centinaia di persone fra soldati e pescatori, ma ben presto con l’incremento delle attività marittimo-commerciale arrivò a triplicarsi e a passare da borgata dipendente da Modica, a comune autonomo in data 12 giugno 1829, con decreto di Francesco I di Borbone, Re delle Due Sicilie.

DOMENICA 25 NOVEMBREEscursione di media difficoltàBuccheri – il “Bosco Pisano”Guide: Concetto Giuliano, Giuseppe MazzarellaRaduno: ore 8,30 c/o P.zza Melbourne – Floridia;ore 9,00 c/o Rif. Agip ingresso Palazzolo;Durata: Mezza giornata;Equipaggiamento: da trekking;Contributo: € 5,00 (soci € 4,00); Info: 338/9595568

Sviluppatosi nel cratere di un vulcano spen-to, esteso alle pendici del colle Tereo, Buccheri è il Comune più alto degli Iblei. La città sorge a 820 m di altitudine, ma il territorio comunale si innalza fino a 986 m con Monte Lauro, la montagna più alta degli Iblei dedicata al mito del pastorello Dafni.

A circa 3 chilometri dall’abitato troviamo il bosco Pisano, complesso forestale di interesse naturalistico oltre che scientifico. Il Pisano si estende per 400 ettari a una quota media di 500 m. Ai suoi piedi scorrono le acque del torrente Sughereta che segnano il confine tra Buccheri e Vizzini prima e poi tra Buccheri e Francofonte.

Il bosco Pisano è composto quasi esclu-sivamente da specie originarie quali leccio, sughera, roverella, lentisco, ginestra spinosa, spinaporci, perastro, ecc. Fondamentalmente

è una sughereta impiantata intorno al 1870 al posto del ceduo preesistente.

Dagli anni 70 in poi il 10% della superficie è occupata da specie alloctone: Pini, cipressi ed eucalipti che, oltre a stravolgere l’aspetto naturale del bosco, si sono rilevati del tutto inefficaci perché alla messa a dimora non è seguito lo sviluppo delle plantule. Viceversa, i rimboschimenti a sughera, a sud di contrada Sughereta, seppure in limitate proporzioni, di-mostrano l’efficacia di tali interventi con specie originarie.

Alcuni documenti testimoniano la presenza del bosco già nel 1600 ma la sua presenza è ancora più remota.

Fino agli anni 50 del Novecento i buccheresi si avvalevano degli usi civici di questo bosco, soprattutto il diritto di fare legna e soprattutto carbone (ius lignandi), il diritto di pascolo (ius pascendi) e il diritto di caccia.

7 settembre 2012Si svolge a Canicattini Bagni un Forum sul

randagismo, sono presenti i rappresentanti dei Comuni della Provincia di Siracusa. Fra i vari relatori anche il Segretario Regionale Corrado Bianca, che ha svolto una relazione dal titolo “Vigilanza e controllo del territorio”.

9 settembre 2012 Operazione “Fondali puliti a Vendicari”.

La manifestazione è organizzata dall’Azienda Foreste Demaniali di Siracusa, dalla Capita-neria di Porto di Siracusa, dall’Associazione “Pro Natura Mare Nostrum” e dall’Ente Fauna Siciliana.

20 settembre 2012Incontro di lavoro a Palazzo Ducezio di

Noto con il Sindaco Corrado Bonfanti per

Dal “Giornaledi Bordo”dell’Associazione

ultimare i dettagli organizzativi del Premio Marcello La Greca “Grifone d’Argento”. Alla riunione hanno partecipato per l’E.F.S. Cor-rado Bianca e Alfredo Petralia.

1 ottobre 2012Riunione di lavoro a Siracusa con Rosario

Riggi per l’organizzazione di Corsi di formazio-ne ambientale. Presenti alla riunione Corrado Bianca, Paolino Uccello e Alfredo Petralia.

5/7 ottobre 2012Il Presidente Onorario dell WWF Italia

è ospite a Noto dell’E.F.S. e del Comune di Noto, per ricevere il Premio Marcello La Greca “Grifone d’Argento 2012”.

21 ottobre 2012Il Corpo Guardie Ecologiche dell’E.F.S.,

in collaborazione con il Sett. Veterinario dell’A.S.P., sequestra sospetta esca avvele-nata in c.da Piano Milo, a seguito di segna-lazione di privati per avvelenamento di un cane meticcio.

30 ottobre 2012Si riunisce a Noto nella sede legale la

Giunta Regionale dell’E.F.S. All’ordine del giorno anche le iniziative per il XL anniversario della fondazione dell’E.F.S.

Ricerca sull’ovodeposizione

delle tartarughe marine (Caretta caretta)

nella R.N.O. “Oasi Faunistica di Vendicari”

È stata effettuata, anche quest’anno, dal 1 luglio 2012 al 15 settembre 2012, la ricer-ca per l’accertamento della ovodeposizione negli arenili di Vendicari della Caretta ca-retta. La ricerca è stata svolta dai volontari dell’Ente Fauna Siciliana in collaborazione con l’Ente gestore della R.N.O. “Oasi Faunistica di Vendica-ri”, il Dipartimento Regionale Azienda Foreste Demaniali. I volontari hanno perlustrato quotidianamente gli arenili del-le Riserva, purtroppo non sono state rilevate ovodeposizione della Caretta caretta.

Organo Bimestrale dell’Ente Fauna Siciliana“Associazione naturalistica di ricerca e conservazione”Grifone

N. 3/93 reg. stampa - Tribunale di SiracusaDirettore responsabile Corrado BiancaResponsabile di redazione Giorgio SabellaComitato di redazione Fabio Amenta, Marco Mastriani, Messaoud Yamoun, Paolo Pantano, Alfredo Petralia, Abubaker Swehli, Paolino Uccello Redazione e Amministrazione Via Sergio Sallicano, 74 - Noto (SR)Tel. 338 4888822.Versamenti sul c/c postale n. 11587961 intestati a: Ente Fauna Siciliana - NotoSito: www.entefaunasiciliana.it - E-mail: [email protected] e stampa:Due Elle - Siracusa - [email protected] - Tel. 339 7708276

Hanno collaborato a questo numero

- Pierluigi LAROCCA, Dipartimento di Scienze Biologiche Geologiche ed Ambientali, Università di Catania.

- Angelo MESSINA, Presidente dell’Accademia Gioenia di Catania.

- Alfredo PETRALIA, Consigliere Regionale E.F.S.- Fulco PRATESI, Presidente Onorario del WWF Italia.- Francesca SAMMARTANO, Dipartimento di Scienze Biolo-

giche Geologiche ed Ambientali, Università di Catania.- Annamaria SCIFO, Socia attivista del WWF Italia.- Emanuele UCCELLO, Direttore della Biblioteca Naturalistica “Bruno Ragonese”.

1031 ottobre 2012Grifone

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teriale scheletrico è stato studiato negli anni ’70, e La Muculufa a Butera (Caltanissetta) dove sono state trovate camere tombali e aree rituali che nell’in-sieme hanno fornito frammenti ossei di 24 individui. Altri reperti di questo periodo comprendono 12 scheletri rin-venuti a Salemi (Trapani), tre scheletri provenienti da Monte Racello e Monte Tabuto a Comiso (Ragusa) e circa 50 individui sepolti in una tomba comune a Contrada di Paolina tra Ragusa e Santa Croce di Camerina.

Durante la Media Età del Bronzo (1475-1250 a. C.), secondo Tucidide, la Sicilia era abitata dai Sikani, un popolo forse originario dell’Iberia. Dal punto di vista storico-archeologico si verificarono fenomeni di acculturazio-ne egea in alcune aree litorali e nella Sicilia orientale ed emerse la cultura

di “Thapsos” che, con i suoi centri costieri, rappresentò un ponte commerciale con il mondo miceneo.

Anche gli edifici, a cor-tile centrale, e la struttura urbanistica dei centri abitati subirono l’influenza egea e le tombe non fecero ecce-zione. La tomba ipogea è simile a quelle delle tradizio-ni precedenti, ma la pianta della cella diventa circolare e presenta uno scodellino apicale sulla volta. La cul-tura Thapsos-Milazzese è presente anche nella Sicilia occidentale dove non sono presenti influssi micenei negli scambi commerciali, ma appaiono chiari i contatti con il Mediterraneo orien-tale, come testimoniano i

manufatti provenienti dall’Egeo, da Cipro e dalla zona Siro-Palestinese. Insediamenti thapsiani sono pure quelli di Mozia e Favignana nel trapanese. Quest’ultimo insediamento fu impor-tante per i collegamenti con il Nord Africa, con la Sardegna e la penisola Iberica.

Il materiale scheletrico ritrovato nei siti di questo periodo non è abbondan-te. Alla fine dell ‘800 sono stati ritrovati diversi scheletri nella necropoli di Cozzo del Pantano (Siracusa), un sito occupa-to anche nel Tardo Bronzo. Anche i crani di Plemmyrion nel siracusano, ascrivibi-le alla cultura di Thapsos, appartengono a questo periodo. In Contrada Marcita, nel territorio di Castelvetrano (Trapani),

ricche di acqua, vegetazione e fauna, che attraversano l’area sud-orientale dell’isola. Gli scavi della necropoli di Castelluccio hanno prodotto una ricca serie di crani.

Il Castellucciano si presenta con caratteristiche differenti a seconda dei territori in cui si diffuse, ad esempio, peculiare del territorio etneo è la grot-

ta di scorrimento lavico utilizzata per soggiornarvi e tumulare i morti. Tra queste grotte spicca Grotta Maniace-Randazzo (Catania) in cui sono stati ritrovati frammenti cranici e ossa lunghe di 13 individui. Attribuibili al castelluc-ciano sono: i resti scheletrici rinvenuti a Pietralunga (Paternò) nella valle del fiume Simeto; la necropoli di Dessueri a Gela dove sono stati recuperati 21 crani; il materiale osteologico di Grot-ta Ticchiara (Agrigento) in cui è stata trovata una sepoltura collettiva; le ossa frammentarie provenienti da una singola tomba scavata a Contrada Pergola a Salaparuta (Trapani).

Importanti siti del castellucciano sono Castiglione (Ragusa), il cui ma-

’età del Bronzo costituisce un periodo interessantissimo in Sicilia, poiché si riscontra una eterogeneità culturale alla quale corrisponde una certa variabilità antropologica. Ge-neralmente l’Età del Bronzo viene suddivisa, vista l’importanza culturale, in tre periodi: Antica Età del Bronzo, Media Età del Bronzo e Tarda Età del Bronzo. A questo complesso periodo appartengono sepol-ture provenienti da numerose località della Sicilia, descritte e studiate da oltre un secolo.

All’Antica Età del Bronzo (2200-1475 a. C.) sono ascri-vibili diverse facies culturali tra cui particolare importanza ebbero quella del “Bicchiere Campaniforme” nella Sicilia occidentale e la cultura di “Castelluccio” nella Sicilia orientale.

La cultura del Bicchiere Campaniforme è caratteriz-zata dal tipico vaso a forma di campana da cui prende il nome ed arrivò in Sicilia forse dalla Sardegna. Questa cul-tura introdusse anche alcuni cambiamenti nella tipologia della tomba ipogea siciliana: la semplice “tomba a grotticella” acquisì un lungo corridoio. Legata alla cultura del Bicchiere Campaniforme è la facies di Naro-Partanna che si enuclea tra Mazara e Sciacca. Ad essa appartiene il sito di Stretto Partanna i cui resti ossei comprendono diversi scheletri di adulti ed un cranio trapanato, probabilmente il più antico esempio di intervento chi-rurgico avvenuto in Italia.

La più ricca e articolata tra le culture preistoriche della Sicilia è quella di Ca-stelluccio che prende il nome dal sito vicino Noto (Siracusa) e che da qui si diffuse nei territori del nisseno, dell’en-nese, dell’agrigentino e del catanese. Questa civiltà era legata al mondo ibleo delle “cave”, profonde incisioni naturali,

Ldi Pierluigi La Rocca e Francesca Sammartano

PARTE SECONDA

Resti scheletrici umani della Sicilia preistorica

Vaso della cultura di Thapsos

Grifone11 31 ottobre 2012

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Muxaro. Gli oggetti ritrovati a Polizzello dimostrano l’esistenza di legami con l’area peninsulare e, in particolare, con quella Apulo-Lucana. Polizzello

è un insediamen-to con una doppia cinta muraria che circonda una spia-nata sulla quale si erge l’acropoli dove sono state ritrovate sepolture di bambi-ni e adulti in posi-zione rannicchiata.

Ad Oriente gli Elimi si insediaro-no, probabilmente, nell’ambito della cultura sikana, rie-laborando l’artigia-nato e introducen-do elementi nuovi.

A dispetto di ques t i cambia -menti culturali e del numero di siti archeologici scava-ti, i resti scheletrici di questo periodo sono ancora esigui.

Una possibile spiegazione potrebbe essere l’utilizzo delle tombe in epoche successive.

L’Età del Ferro ed il periodo Proto-storico ricoprono un intervallo di tempo che va dall’inizio del primo millennio a. C. fino alle prime fasi della colonizza-zione greca e fenicia (VIII sec. a. C.). A questo periodo apparterrebbero le diverse sepolture con pochi scheletri trovati a Morgantina (Enna), forse si tratterebbe di un villaggio dei Siculi.

Gli scavi a Monte Castellazzo di Poggioreale (Trapani), nella Valle del Belice, hanno restituito alcuni fram-menti ossei.

La necropoli di Leontini in contrada Piscitello è ascrivibile a questo perio-do, ma le informazioni che abbiamo sui reperti scheletrici sono scarse così come le informazioni sul sito di Entella (nel palermitano).

Gli scavi a Monte Casaia sulle rive del fiume Dirillo a nord di Ragusa, hanno prodotto, invece, un nutrito campione di crani.

Intorno all’VIII secolo a. C. si inse-diarono i Greci ad Oriente ed i Fenici a Occidente.

Questi popoli portarono con sé la lingua scritta e traghettarono la Sicilia verso la Storia.

cultura Siculo-Ausonia.Anche a Pantalica prese il soprav-

vento questa cultura: è la cosiddetta facies di Pantalica Sud. Questa in-

fluenza culturale in gran parte dell’isola non significò la fine totale della cultura indigena, ma portò ad un sincretismo culturale. Il rito funebre dominante ri-mase, infatti, la sepoltura in grotticella.

La Sicilia centro-meridionale rimase sotto influenza sikana.

Questa sfera culturale è rappresen-tata da due siti: Polizzello e Sant’Angelo

è stato scoperto quello che sembra essere un vero e proprio ossario. Una tomba di questo sito presentava almeno 97 individui e rappresenta la collezione più integra di resti scheletrici uma-ni preistorici della Sicilia. Altri ritro-vamenti, di minore entità, sono quelli di Ulina a Palermo, di Massolivieri a Siracusa ed il ri-trovamento di una possibile sepoltura ad enchytrismos (all’interno di una giara o “pithos”) nel messinese.

La Tarda Età del Bronzo (1250-1000 a. C.) è uno dei per iodi p iù complessi della Sicilia preistori-ca. Si verificò un flusso migratorio dalla costa verso centri dell’entroter-ra siciliano come Pantalica, ad Oriente, e Mokarta ad Occidente. Tuttavia la costa non venne abbandonata del tutto, ma rimasero pochi siti in cui avvenivano gli scambi commerciali.

Il sito di Pantalica Nord, nel si-racusano, colpisce per la notevole concentrazione di tombe rupestri che crivellano la roccia. Il monumento più significativo di questo sito è il cosiddetto “anaktoron”, una struttura, di chiara de-rivazione egea, costituita da diversi vani quadrangolari. La prima occupazione del sito risale al 1250 a. C. e proseguì fino al IX secolo a. C.

La necropoli di Pantalica comprende centinaia di tombe che vennero riutiliz-zate durante l’età Bizantina.

Anche la necropoli di Dessueri a Monte Canalotti vicino Gela ap-partiene alla cultura di Pantalica e ha fornito una piccola collezione di reperti scheletrici La diffusione della cultura di Pantalica nel resto dell’iso-la è nota attraverso i siti di Calanca, vicino Ferla (Siracusa), di Anguilla di Ribera nell’agrigentino, di Naro e di Partanna nel Belice.

Intorno alla metà dell’XI secolo a. C. la Sicilia venne interessata da ondate migratorie provenienti dalla penisola italiana che importarono elementi della

Mozia, mosaico fenicio

Portello tombale di Castelluccio

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