7 – Giornalino di Ottobre 2012

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Giornalino di Ottobre 2012

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QUANDO PARTE UN AMICO

Quando parte un amico, va via anche un pezzo di noi. Gli amici sono pezzi del nostro cuore, per-sone che condividono con noi gioie e dolori, ci sosten-gono nel bisogno, si sacrificano per noi ed hanno a cuore il nostro bene. Sono indispensabili, danno gioia alle nostre giornate con la loro semplice presenza. L'amicizia è fatta di vicinan-za, sguardi, serate passate insieme, e non solo. Va ben oltre i limiti dello spazio e del tempo. Anche Gesù, nella sua vita terrena, ha

sentito forte il desiderio dell’amicizia. E’ un’esigenza di ogni essere umano. Nel libro del Siracide troviamo una bellissima definizione di amici-zia: “Un amico fedele è una protezione potente, chi lo trova,trova, trova un tesoro. Per un amico fedele, non c’è prezzo, non c’è peso per il suo valore. Un amico fedele è un balsa-mo di vita, lo troveranno quanti temono il Signore”. A fondamento di ogni successo nell’ambito dell’amicizia c’è un segreto importante: il rapporto con Gesù. Il contatto con Lui, nellanella preghiera, nella medita-zione, diventa una condizione essenziale per amare gli altri in maniera fraterna.Alcuni ragazzi dell'associa-zione sono partiti in questi giorni, per costruire il loro futuro, nei modi più diversi (università, Accademia Milita-re..). E' normale che quando gli amici partono lasciano un vuoto. Da un lato c'é la tristez-za per non poterli avere più accanto ogni giorno fisica-mente. D'altra parte, questo vuoto è colmato dalla gioia che proviamo per loro, per le nuove esperienze a cui si aprono. Sono esperienze co-struttive che certamente li aiu-

teranno a crescere e ad essere più maturi e re-sponsabili. Noi che rimaniamo qui non dobbiamo certamente abbandonarci allo sconfor-to. Il nostro compito princi-pale sarà piuttosto quello di sostenere questi nostri fratelli con la preghiera. E' la cosa più bella che pos-siamo fare per loro. Dunque perseverando nella preghiera potremo essere vicini a loro in ogni istante. Potremo aiutarli, attraverso questo potente mezzo che abbatte ogni barriera, a non lasciarsi trasportaretrasportare dalle cattive tendenze che potrebbero incontrare. Prendiamo esempio da Gesù, quindi, e sapremo amare i nostri fratelli in ma-niera sincera e fedele.

GIORNALINO A CURA DEI GIOVANI DELL’ORATORIO

ASSOCIAZIONE “DON BOSCO”

ANNO 2 N°7 OTTOBRE 2012

EMAIL: [email protected] WEB: salettadonbosco.wordpress.com

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PIETRE VIVE PER LA COSTRUZIONE DEL TEMPIO

Casa di Spiritualità “Padre Pio”. E noi, Associazione Don Bosco, essendo laici impe-gnati nel sociale e in parroc-chia, non potevamo mancare a quest’appuntamento. L’ As-semblea, riunita alle ore 16,00, si è caratterizzata dal momento di preghiera diviso in due parti: la prima parte, quella più importante, è stata la lettura del secondo capitolo della Prima Lettera di San Pietro Apostolo, commentata

da Don Alessandro Gambuto e dell’insegnante Lina de Meo, laica impegnata nel vo-lontariato. Gli interventi sulle linee pa-storali sono stati fatti dal pro-fessore Michele ILLICETO e dallo stesso Arcivescovo Mons. Michele Castoro. Il primo intervento è stato quello di don Alessandro Gambuto, il quale ha fatto una lectio molto approfondita sulla lettura che avevamo ascoltato mettendo in risalto il fatto che più siamo perseguitati tanto piùpiù somigliamo a Cristo e fa-cendo notare ai presenti che la pietra angolare descritta nel testo che è Gesù Cristo ha una duplice funzione: una prettamente positiva, in quanto costituisce per i credenti la roccia salda della fede, e una prettamente nega-tiva, cioè quella di essere da inciampo a coloro che non credono in Dio e la Chiesa, in questi tempi, deve essere anche lei da inciampo in una cultura che sta sempre più al-lontanando Dio da essa. Dopo don Alessandro è stata la volta dell’insegnante Lina de Meo la quale, nel suo discor-so, ha sottolineato il fatto che il servizio non è un incarico ricevuto, ma è consegna, è do-narsi a 360 gradi, donarsi to-talmente; inoltre ha detto che dobbiamo riconoscere di essere parte della costruzione del tempio; che tutti siamo in-dispensabili per la costruzione del tempio, del regno di Dio. Su questo punto l’insegnante ha evidenziato il fatto che molte volte ci sentiamo a posto con noi stessi e questo ci porta ad uscire fuori da ciò di cui facciamo parte e la giu-dichiamo e quindi dobbiamo stare molto attenti a non far accadere questo. Dopo questo intervento è stata la volta del professore Michele

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Illiceto il quale ha parlato di come secondo lui devono essere interpreta-te le linee pastorali che ci sono state consegnate dal Vescovo. Egli ha iniziato partendo da tre icone bibli-che che il Vescovo ha pre-sentato nelle Sue linee pa-storali e che, secondo lui, una buona pastorale le deve inglobare: Chiesa edificio, Chiesa sposa e Chiesa corpo. Dopo tutto ciò ha iniziato ad analizza-re ognuna delle tre icone proposte dicendo che per Chiesa edificio non si deve intendere come un insie-me di pietre mute, pietre arroccate, pietre rassegnate e pietre parcheggia-te nella parrocchia perché questa sarebbe una pasto-rale che si pone sulla di-fensiva e che dà risposte vecchie a domande nuove. La si deve intendere invece come un insieme di pietre lavorate dallo Spiri-to, pietre impiegate e attive, pietre pensanti, pietre che reggono la fragi-lità, pietre innescate le une sulle altre, pietre costrutti-ve e pietre d’inciampo perché solo così viene fuori una pastorale capace di leggere la storia e gli eventi alla luce della Parola di Dio. Dopo ha analizzato il concetto di Chiesa sposa che deve essere intesa non come chiesa ritualisti-ca, chiesa agenzia del sacro, chiesa della norma e dei precetti, ma come chiesachiesa che non presuppo-ne la fede ma la propone, chiesa che sa fare allean-za e che sa testimoniare la passione di Dio per l’uomo. Infine ha spiegato il concetto di Chiesa corpo che per lui deve essere

inteso come chiesa che deve promuovere la dignità e il ruolo dei laici, deve coltivare la differenza dei talenti per evitare l’appiattimento dei ca-rismi e deve fare unità per evitare la dispersione delle forzeforze in campo. Dopo Illiceto, è toccato al Vescovo interve-nire per spiegare ai presenti le linee pastorali da lui propo-ste. Ha iniziato il suo discorso dicendo che queste linee pa-storali devono rinforzare la posizione della Chiesa che deve essere proposta all’uomo come strumento di salvezza e di riconciliazione dell’uomo con Dio. Poi ha proseguito il suo discorso esplicando uno dopo l’altro i 55 obiettivi che formano l’architrave delle linee pasto-rali. Il primo obiettivo che viene enunciato è quello di fronteggiare l’individualismo religioso. Questo obiettivo per il Vescovo è importante perché bisogna rafforzare il senso coniugale per mostra-re all’esterno un Dio che è unione in modo da contrasta-re l’idea che ognuno si può fare il pensiero di Dio e di Chiesa che vuole. Questo obiettivo per il Vescovo lo si può raggiungere attraverso le seguenti linee pastorali: abi-tuarsi a lavorare e a progetta-

re insieme ad ogni livello, creare maggiore attenzione ai carismi che ci sono e creare maggiore attenzione ai soffe-renti. Il secondo obiettivo pro-posto è quello di contrastare l’analfabetismo religioso, cioè contrastare il fatto che molti battezzati conoscono poco o sono del tutto all’oscuro della dottrina cristiana. Questo obiet-tivo per il Vescovo deve essere raggiunto trovando nuove forme di comunicare il Vangelo e questo compito spetta soprat-tutto alle parrocchie.Da qui si sviluppa la seconda linea pastorale la quale indica di curare il nostro modo di co-municare sia all’interno che all’esterno, di passare dal mo-mento trasmissivo al momento esperienziale interrogando i giovani sul loro vissuto, di curare in modo particolare la li-turgia e i sacramenti per supe-rare un’idea di Chiesa ritualisti-ca, di creare una comunione tra catechesi, sacramento e diaco-nia, di non trascurare l’ alfabetizzazione morale, di curare la formazione dei pre-adolescenti e degli adulti e di usare la meto-dologia della rete (tutti devono collaborare per educare). Il terzo obiettivo che viene af-fermato è quello di vincere l’apatia di fronte all’annuncio evangelico.

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Per il Vescovo l’apatia si può vincere solo con la pas-sione; dobbiamo essere noi cristiani a crederci per primi per sconfiggere l’apatia. Da qui si sviluppa la terza linea pastorale che consiste nellanella ricerca dei lontani, nelle iniziative di evangeliz-zazione e nella conoscenza del territorio affidato con le chiese aperte anche il sabato sera. Il quarto obiet-tivo proposto è quello di combattere i pregiudizi e la cultura del sospetto. Ciò, secondo il Vescovo, si può combattere solo con il dia-logo e da qui deriva la quarta linea pastorale che consiste nell’organizzare incontri culturali nelle par-rocchie e nell’animazione sociale. Il quinto obiettivo che viene enunciato è quello di fronteggiare il clima cupo delle crisi delle relazioni. Per il Vescovo si deve creare una pastorale che abbia cura dei soffe-renti e da qui parte la quinta linea pastorale che consi-ste nel promuovere iniziati-ve di solidarietà e di volon-tariato sociale, nel promuovere la cultura del dare, la logica del servizio e del bene comune, nel far si che ogni parrocchia abbia la Caritas parrocchiale che funzioni al cento per cento. Da questi 5 obiettivi il Ve-scovo rimanda a tre seg-menti fondamentali: la fami-glia come luogo dove si for-mano le relazioni calde che devono opporsi ai legami occasionali, il mondo giova-nile e gli ultimi e i poveri. vescovo ricorda che dob-biamo recuperare nelle scuole l’insegnamento della religione cattolica e ci dob-biamo impegnare ad aiuta-re i poveri e gli ultimi perché gli abbiamo sempre con

noi. Il Vescovo poi conclude il suo intervento dicendo che le linee pastorali propongono una pastorale di comunione e di missione cioè pastorale che mira ad educare la fede e al rie-ducare alla fede e solo soste-nendoci l’un l’altro sapendo che Gesù ci porta tutti su di sé si può crescere come Chiesa. Con la fine dell’intervento del Vesco-vo è iniziato la seconda parte del momento di preghiera nella quale c’è stata la preghiera dei fedeli, la preghiera di benedizio-ne e la conclusione con la bene-dizione dell’Arcivescovo. Possa Dio aiutare sia il Vescovo, sia i sacerdoti,sia i laici, sia i religiosi e anche noi dell’Associazione don Bosco a realizzare in maniera concreta nella nostra vita queste linee pastorali che ci sono state donate e ci possa sempre aiutare con la forza che ci viene data dal Suo Santo Spi-rito a crescere sempre più come Chiesa ed essere sempre più vero Corpo Mistico di Cristo.

Sono cinque i ragazzi di questa Associazione iscritti al corso di Teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Giovanni Paolo II°” di Foggia.AntonioAntonio LAURIOLA (prossimo alla Laurea di II livello); Dome-nico FACCENDA (prossimo alla laurea di 1° livello); Alessio PAPPALARDO (ha iniziato il 3° anno); Denise DAMIANO(ha iniziato il 2° anno) e Salvatore DIDI CANDIA che ha iniziato il I° anno.L’attività dell’istituto, collegato alla Facoltà Teologica Pugliese, è finalizzata ad una puntuale e rigorosa formazione nell’ambito del sapere teologico nel con-fronto con la cultura contempo-ranea. Il percorso formativo offre l’opportunità di una cono-scenza sistematica e scientifica

delle scienze religiose a partire dai loro fondamenti storici, biblici, dottrinali e spirituali, in dialogo con lo sviluppo della storia del pensiero e delle scienze umane. L’itinerario di studio è arL’itinerario di studio è ar-ticolato in conformità con gli accordi europei ( Pro-cesso di Bologna) riguar-dante i percorsi formativi accademici, secondo la struttura del I e II ciclo di studi (3+2), accolta anche dalle facoltà universitarie statali.Lo studio delle scienze religiose non è soltanto “ROBA DA PRETI” ma una risposta concreta alla caduta valoriale dei nostri tempi; un percorso che offre la possibilità di diven-taretare protagonisti di cultura cristianamente ispirata e teologicamente fondata, avendo come ambienti pri-vilegiati la famiglia, la scuola, il lavoro, la socie-tà.Un percorso di studi per una ritrovata nostalgia del senso, dare “RAGIONE DELLA SPERANZA” per afferrare ogni problema e ricondurlo al suo centro vitale: perché credere non significasignifica chiudere gli occhi sulla realtà.All'inizio di questo nuovo Anno Accademico deside-riamo farvi giungere un caloroso e sentito augurio. Il nostro augurio è diretto anche ai nostri tanti ragaz-zi dell’Associazione che sono partiti in questi giorni, per costruire il loro futuro, nei modi più diversi ( uni-versità, Marina Militare, Guardia di Finanza..).Sia per ognuno di voi un'occasione di crescita umana e di arricchimento personale".

CORSO DI TEOLOGIA

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Anche quest’anno nei locali dell’Associazione è stato istituito il servizio DO-POSCUOLA. Il servizio è rivolto a sette ragazzi di cui due di 5̂ ele-mentare e cinque di scuola media che hanno bisogno di un sostegno didattico nello svolgimento dei compiti as-segnati a scuola. Un gruppo di giovani diplo-mati e/o studenti universitari iscritti a varie facoltà è a di-sposizione dei ragazzi i quali sono seguiti individualmente per qualsiasi esigenza e per le ripetizioni.Il progetto si propone come luogo di opportunità non solo didattiche ma soprattutto di crescita, di apprendimento, di sviluppo, di creazione e di relazioni.IlIl doposcuola è studiato anche per assecondare l’ esigenza di quei genitori che non hanno la possibilità eco-nomica di far seguire i propri figli da insegnanti a paga-mento.Il primo obiettivo che l’ As-sociazione si propone di rag-giungere con il servizio dopo-scuola è chiaramente quello di offrire assistenza per i compiti, preparazione alle in-terrogazioni e alle verifiche scritte, esercitazioni periodi-che e spiegazioni delle lezio-ni poco chiare.Il doposcuola dell’ Associa-zione San Giovanni Bosco accoglie in orario pomeridia-no, dalle ore 15,30 alle ore 18,30 di tutti i giorni, esclusa la Domenica.

DOPOSCUOLA

La Confraternita di San Michele Arcangelo, in occa-sione della festività di San Michele Arcangelo a Monte Sant’Angelo, ha organizzato la Marcia degli Angeli, 2° pellegrinaggio per la pace, in collaborazionecollaborazione con i giovani della Croce Rossa Italiana e l’associazione di protezione civile Paser di Manfredonia. Noi ragazzi dell’ Associa-zione San Giovanni Bosco, per la prima volta abbiamo voluto partecipare a quest’ evento.Il cammino notturno aiuta a “vedere” la propria vita che dalle tenebre si apre alla

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IL DIFFICILE COMPITO DELL’EDUCAZIONETRA EGOISMO E AMORE

“L'educazione è cosa del cuore, e che Dio solo ne è il padrone, e noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se Dio non ce ne insegna l'arte, e non ce ne mette in mano le chiavi.”

(San Giovanni Bosco)

Gesù un giorno disse ai suoi discepoli: “E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me” (Matteo 18, 5).Spesso spingiamo i bambini a Spesso spingiamo i bambini a diventare adulti, accelerando quindi bruciando le loro tappe di crescita. Nel dire e ripetere: "Ma si! Lasciamo pure che fac-ciano le loro esperienze, la strada li farà crescere!”, perdia-mo per loro la figura di "educa-tori", lasciando che chiunque possa educarli.Se questi bambini e ragazzi trovano fuori dall’ambiente fa-migliare un buon amico ben venga, ma se invece trovano un disonesto, nella figura apparen-te di buon amico, non si asso-ceranno anche loro ad essi?Uno dei grossi errori che si fa, é credere che la nostra espe-rienza personale di strada, possa funzionare sempre, so-prattutto ai nostri figli. Credo sia importante ammettere che sce-gliere la strada per i figli prematuramente, è un modo di vivere il nostro sottile egoismo, che parte nel momento in cui il bam-bino è divertente con il gioco dei pannolini e ciucciotti finendo con l’aiutarmi a ritornare io, un

ragazzino nel bisogno di vivere da fidanzatino.NonNon giochiamo! Non smet-tiamo di educare i nostri figli solo perché sono diventati alti! Apriamo gli occhi e guardiamo in che mondo ci troviamo: omicidi, violenze, stupri, rapine e delinquenze varievarie sono all'ordine del giorno e facilmente le si tro-vano in ogni paese o città. Facilmente qualsiasi ragaz-zo, lasciato solo, si va a rifu-giare in queste realtà.Per non parlare di alcune occasioni di festa come il carnevale, i diciotto anni, e altro, dove ci fidiamo che sia necessario e non ci curiamo di sapere i pericoli che poi comportano.PerPer la grande maggioran-za, questi luoghi di festa, di-ventano occasioni per ubria-carsi, drogarsi nella maniera più degradante.Perché aspettare che un nostro figlio\a torni a casa traumatizzato\a e non cerca-re di impedire tutto ciò e pro-teggerli? Abbiamo forse paura che i nostri figli, una volta messi in guardia, vadano controcorrente e noi con loro?La buon crescita nasce nell’accompagnamento in una relazione di fiducia e stima, é questa che ci fa av-vicinare ad una vita sana. Ecco perché Gesù ha detto che bisogna amare i bambini perchéperché sono bambini e dob-biamo amarli in tutte le fasi della loro crescita.

Quindi ben venga l'abban-dono di tutte le compagnie e strade sbagliate, se questo ci porta a capire che è Cristo la compagnia e la strada da seguire. Non c’è da aspettare quando si mette in gioco una vita umana. Sempre è l'ora nella quale siamo chiamati a cambiare.IlIl mese di Ottobre è una occasione dove siamo chia-mati a vivere la preparazione per la festività di tutti i Santi e a combattere invece una brutta tendenza, quale la festa di Halloween. E se c’è festafesta noi associamo i bambi-ni. Invece no! Dalla festa di Halloween si cade nella trap-pola dei satanisti. Per i sata-nisti Halloween non è uno scherzo, ma il compleanno di Lucifero. Si è registrato come durante questa festa, accadono violenze e omicidi in tutto il mondo.Il famoso e tanto imitato dai nostri bimbi il giochetto del "dolcetto o scherzetto", non è fantasia ma deriva dall'usanza dei druidi (seguaci di religioni pagane) di andare di casa in casa, in quellaquella notte a chiedere denaro, cibo e sacrifici umani. Se venivano accon-tentati promettevano fortuna in abbondanza a tutta la fa-miglia, al contrario lo scher-zetto era una maledizione lanciata sulla famiglia qualo-ra le loro richieste non venis-sero soddisfatte. Essi porta-vano con sé delle grandi

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Anche quest’anno, la notte tra il 7 e l’8 Settembre, siamo stati ospiti dei Monaci di Pulsano in occasione della festività di Santa Maria di Pulsano per una veglia di preghiera, meditazione e contemplazione. contemplazione. Siamo partiti da Manfredo-nia nel tardo pomeriggio del sette e, all’arrivo, siamo stati accolti dai Monaci. Dopo i saluti e qualche frase scher-zosa ci siamo riuniti in pre-ghiera per la recita del VESPRO. Dopo la preghiera del Vespro abbiamo condivi-so la cena.Alle ore 22,00 circa, è ini-ziata la veglia; una veglia di silenzio e di preghiera. Ab-biamo meditato la cattura di Gesù nell’orto dei Getsemani con l’intenzione di contem-plare il suo volto, il quale è morto per noi.La veglia è stata un’ espe-rienza di fraternità e di spiri-tualità molto intensa. Il mo-mento più significativo della veglia è stato la meditazione della passione e morte di Gesù. Meditare su tutto quello che Gesù per amor

nostro ha dovuto subire, c’è servito a capire che nella vita dobbiamo aprire maggiormen-te il nostro cuore all’ immenso amore di Gesù, perché solo se si è consapevoli di quello che lui ha patito per i nostri peccati sisi è disposti a cambiare la pro-pria vita per conformarla sempre di più a Lui.Alcuni ragazzi che hanno partecipato per la prima volta alla veglia hanno voluto espri-mere il loro pensiero dicendo: “E’ difficile spiegare ciò che abbiamo provato perché nella sofferenza della nostra sonno-lenza abbiamo ritrovato Gesù, nostro sostenitore. Nel silen-zio abbiamo meditato le letture riguardanti la cattura di Gesù e ognuno di noi con la massima libertà ha potuto esprimere qualche preghiera personale a Gesù. E’ stato un momento di profonda grazia”.E con le parole di Luisa Pic-carreta, La Piccola Figlia della Divina Volontà, concludiamo dicendo: “Gesù prontamente si diede nelle mani dei nemici, guardando nei suoi nemici la Volontà del Padre.”

“CHI MI CONTEMPLA, MI CONSOLA” DICE GESÙ.

rape scavate e intagliate con facce demoniache (le famose zucche che noi in questa giornata mettiamo in casa con tanta fierezza) cre-dendo che all'interno ci fosse uno spirito che li gui-dasse nella notte, cioè Il loro piccolo demone personale. Smettiamola quindi di la-sciare che i nostri bambini vivano queste feste e faccia-moli accostare e, noi con loro, alle celebrazioni religio-se cristiane. Pensiamo ad in-serire i nostri figli, nelle parrocchie e oratori, insegnan-do loro la buona dottrina at-traverso il gioco e la discipli-na. E' l'uomo senza Dio che rovina sé stesso con la sua superbia.Viviamo in un mondo con lo sguardo rivolto verso il basso, che chiamiamo egoi-smo. Tutti credono in Dio ma poi con le opere seguiamo il diavolo.Svegliamoci dunque, Dio è lì, pronto ad aiutarci qualora noi lo accettiamo nella nostra vita. Chiediamogli il dono dell'educazione e non esiterà a concedere amore per voler bene ai suoi piccoli.

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MERAVIGLIOSO VIAGGIO A MEDJUGORIE

Ciao a tutti voi ragazzi! Oggi voglio raccontarvi l’esperienza meravigliosa che ho vissuto con la mia famiglia andando a Medjugorie il 03/09/2012.RicordoRicordo ancora le mie prime sensazioni all’arrivo. Con gli occhi sgranati guardavo fuori dal finestrino rendendomi conto pian piano che l’idea mentale che mi ero creata non centrava proprio nulla con lo spettacolospettacolo a cui stavo assi-stendo… devo ammettere che inizialmente sono rimasta un po’ perplessa soprattutto nel vedere decine e decine di ne-gozietti, tutti uguali, che si susseguivano e che vendevano le stesse identiche cose tipo statuette, rosari, immagi-nette e cose del genere. L’inizio delle apparizioni ha significato per Medjugorje un evoluzione dal punto di vista economico e ha permesso di portare a sé un numero sempre più’ grande di pellegri-ni e ciò è stato un vero e pro-prio boom economico, che ha permesso tramite il turismo, di offrire nuovi posti di lavoro alla popolazione locale. E’ per questo motivo che non biso-gnerebbe guardare con di-sprezzo a quel lato “commerciale” che spesso si ritrova in alcuni luoghi di culto ma come

ad un’opportunità in più’ ,offer-ta ai loro abitanti, aumentan-done la qualità di vita. La cosa che fin da subito mi ha riempi-to il cuore è stato vedere tan-tissima gente proveniente da qualsiasi parte del mondo e di tutte le età. Arrivando a Medjugorie ci metti veramente poco a ren-derti conto che non sei da solo e che tutti i pellegrini che in-contri per strada sono li’ per il tuo stesso motivo ; ed è cosi’ che mi è partito un brivido lungo la schiena e ho iniziato a rendermi conto di quanto sia potente l’energia che caratte-rizza questo luogo. Durante il nostro pellegrinaggio non poteva mancare la salita alla collina del Podbrdo (è il luogo in cui la Regina della Pace ap-parve per la prima volta nel 1981.Esso non è altro che una collina brulla e piena di pietre. Nei primi anni, il sentiero era quasi impraticabile, oggi invece, grazie al gran numero di pellegrini, tra cui moltissimi giovani, che vi salgono ogni giorno, il sentiero è molto più semplice, anche se l'ascesa comporta sempre una certa fatica.) La salita di questa col-lina, coronata dal Rosario, ha regalato emozioni uniche, perché nonostante il fiume di pellegrini presenti, lassù regna un silenzio e una pace meravigliosa. In quel mo- mento ciò che sentivo era una concentra- zione di ener- gie mai sentita prima in vita mia. Inginocchian- domi ai piedi della statua della madon- na, ho avverti-

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Ahh! È troppo corta e non riesco ad attraversare…

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GIROTONDO

DI LUCE

E DI COLOR

I

Il giorno 8 settembre alcuni volontari dell'Associazione Don Bosco hanno partecipato al XIV CONGRESSO NAZIO-NALE “Federazione fra le As-sociazioni”, per l'aiuto ai sog-getti con Sindrome di Prader Willi, tenutasi a Borgo Celano (a pochi minuti da S. G. Roton-do). Lo scopo era quello di far divertire alcuni dei ragazzi af-fetti da tale patologia, portan-doli al parco divertimenti ''MI-RAGICA'' (BA), insieme alcuni volontari ospedalieri di Manfredonia. Questa sindrome porta il nome di due studiosi svizzeri, Prader e Willi Labhart. Ci é stata descritta come una sin-drome che ha due fasi.Nella prima fase (periodo della ''incapacità di crescere'') la crescita di peso è lenta e le tappe dello sviluppo fisico e mentale vengono raggiunte in ritardo; il bimbo tende ad essere ''ipotonico'' per lo scarso tono muscolare.scarso tono muscolare.Quando il tono muscolare mi-gliora, si passa al secondo pe-riodo (della ''crescita troppo buona''). Tra i due ed i quattro anni (ma talvolta anche più tardi) si evidenzia un desiderio sfrenato di mangiare ed un pensiero ossessivamente ri-volto al cibo. Senza opportuni controlli, nel 95% dei bambini si assiste ad un enorme au-mento di peso. In questa se-conda fase diventano gradual-

mente evidenti anche dei pro-blemi comportamentali come la crisi di stizza, la cocciutag-gine e cambiamenti d'umore.Tuttavia la sindrome varia da persona a persona, con problemi comportamentali da molto lievi a molto gravi. Ogni individuo può comportarsi in modo differente in relazione all'età, alle situazioni sociali, ed allo sviluppo del carattere.ed allo sviluppo del carattere.I volontari, subito dopo aver radunato i ragazzi, si sono messi in viaggio con loro. Ov-viamente questa è stata un’occasione per iniziare a conoscerli e per arricchirsi re-ciprocamente, preludio di una giornata piena di nuove espe-rienze. Man mano che la meta si avvicinava, i ragazzi erano sempre più impazienti di arri-vare, volando con la fantasia su questa giornata, sognando di inaugurarla con un giroton-do di luce e di colori, ricco di emozioni.Arrivati a destinazione,

dopo aver fatto i biglietti di accesso al parco diverti-menti, i ragazzi si sono subito immersi in quel mondo fatto di colori. Ma i veri colori erano proprio loro!!I colori erano i loro occhi che brillavano di felicità. Sentivano realizzato il loro desiderio: trascorrere una giornata diversa dalle altre, lasciando per un po’ a casa le difficoltà di ogni giorno.giorno.Per il tardo orario, i ra-gazzi hanno dovuto mette-re a freno per un po’ quell'adrenalina di lancio, facendo spazio al pranzo. Dopodiché i ragazzi, af-fiancati dall'attenzione co-stante dei volontari, hanno aperto la festa con la gio-strina dei cavallucci, tazzi-ne e carrozze. La sorpresa più grande, però, è stata il Musical svoltosi nel teatro. Ha stupito e fatto sorridere i ragazzi ed i volontari con lo spettacolo dei perso-naggi di Miragica. La giornata si è riempita non solo di colore...ma anche di calore! Calore che trasmettevano a pelle, a chiunque stesse loro ac-canto. Fattosi pomeriggio, il calore si accendeva

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PUBBLICAZIONE AD USO INTERNO RISERVATO AGLI ASSOCIATI ED AMICI.RIDISTRIBUZIONE GRATUITA

sempre di più! E come non spegnerlo con un bel gelato fresco?DopoDopo il momento dello snack, i ragazzi hanno termi-nato l'ultima roulette di giri su alcune giostre (sempre atti-nenti alle loro possibilità emotive e/o fisiche). Durante il viaggio di ritorno, e una volta arrivati a destina-zione, ciò che ai volontari ha fatto riflettere è stato il con-statare che l’amicizia è fatta di piccoli gesti, semplici, con-creti e soprattutto fatti col cuore. Non c’è bisogno di fare grandi cose, l’importante è stare insieme, condividere, dedicare un po’ del proprio tempo, per regalare a questi ragazzi, un'amicizia sincera, senza pretendere nulla in cambio. cambio.