Bianconero Magazine - N. 14 - 2013/2014

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ANNO IV N. 14 - 1 MARZO 2014 www.cesenacalcio.it CESENA- TRAPANI Sabato 1° Marzo h. 15:00 D’ALESSANDRO, IMPRENDIBILE FOLLETTO SULLA FASCIA

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anno IV n. 14 - 1 marzo 2014

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Mattia Graffiedi

www.cesenacalcio.it

Cesena-trapaniSabato 1° Marzo h. 15:00

d’alessandro, imprendibile folletto sulla fasCia

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La vittoria di Carpi ha fatto esplodere l’entusiasmo bianconero. Tre punti che valgono tantissimo per il Cesena, che in

Emilia è riuscito in quello che a Lanciano e contro il Palermo non era accaduto, ovve-ro monetizzare la superiorità territoriale nei confronti degli avversari.I segnali tecnico-tattici che la squadra ha dato a Bisoli sono importanti ed impossibili da non considerare. Tre indizi che fornisco-no una prova preziosa per risolvere il rebus della B.Prima di tutto, il blitz di Carpi è arrivato sen-za l’apporto attivo di Cascione (uscito per infortunio nel primo tempo) evento che, nu-meri alla mano, non era ancora accaduto da quando il tecnico di Porretta si è affidato alla qualità del centrocampista ex-Pescara, come mediano davanti alla difesa. Vincere senza Cascione ora è possibile, grazie ad un cen-

trocampo rimpolpato e traboccante di fame e talento, grazie agli innesti di Belingheri e Gagliardini, giovane che ha già conquistato tutti con le sue grandi qualità. Indizio numero due: se la salute assiste Ro-driguez, la rete arriva. La media-gol dello spagnolo è incredibile e si può paragonare, con le debite proporzioni, a due ex animali del gol come Montella e Inzaghi. Peter Pan vive per gonfiare la rete avversaria e per li-brarsi sotto la Curva con la sua tipica esul-tanza, con la spensieratezza che un ragazzo di ventidue anni deve avere. A Carpi si è gua-dagnato il rigore decisivo e lo ha calciato con freddezza e determinazione: prendersi que-sta responsabilità, con il pallone che pesava una tonnellata, è un segno inequivocabile di un cammino imboccato verso la maturità.Il vero ago della bilancia, e questo è il terzo indizio, però è D’Alessandro. Bisoli a Car-

pi ha adottato il 4-3-2-1 “zoppo”, per per-mettere alla freccia romana di valorizzare al meglio le sue devastanti caratteristiche nel dribbling. Consentire al numero 7 biancone-ro di agire nella sua zona di campo preferita, anziché relegarlo in posizione più centrale, garantisce al Cesena una pericolosità note-vole, specie nelle ripartenze. Da qui alla fine del campionato, sarà fondamentale sfruttare appieno le sue doti, anche se gli avversari gli riservano un trattamento speciale, fatto di falli e marcature triplicate. Mettere più uomini su D’Alessandro significa non aver-ne in altre zone del campo, dove il Cesena può far male. I bianconeri hanno alzato la testa nel traffico della caotica zona play-off ed ora contro il Trapani, serve l’ennesima dimostrazione di carattere, qualità che non è mai mancata al Cavalluccio e che con quei tre piccoli indizi, ora si sente più forte.

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di AndreA Gori di GiovAnni Guiducci

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TRE INDIZI PER RISOLVERE IL REBUS DELLA B

Per l’affermazione dell’ideale sportivo e dei suoi valori

morali e culturali

ceSenA

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Luca Caldirola

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Massimo Ambrosini

Quando Corrado Benedetti esordì in pri-ma squadra nel Cesena in serie A, ero un bambino e lo ricordo come un difen-

sore rude, potente e grintoso. Venti anni dopo, quando era nel frattempo diventato l’allenatore del Cesena ed io avevo iniziato a collaborare per il Corriere Romagna, ebbi il piacere di co-noscerlo personalmente. In verità il primo in-contro non fu proprio piacevole. Era una delle primissime volte che mi recavo a Villa Silvia come giornalista ed era la settimana seguente alla sconfitta del Cesena, all’epoca in C1, con-tro il Lecco. Mi presentai chiedendogli come pensava, visto l’ultima prestazione, di fermare la capolista Livorno reduce da 9 vittorie di fila. Mi rispose seccato e tagliò corto. Come inizio mi poteva andare meglio, ma aveva ragione lui. La domenica seguente, infatti, il Livorno venne travolto al Manuzzi e da lì iniziò la grande corsa verso il primo posto.Il giorno della festa promozione al Carisport lo incrociai nel parcheggio, mi chiamò per nome e mi salutò calorosamente, come a condivide-re quel successo, di cui egli era stato il grande artefice. L’anno seguente però le strade di Be-

nedetti e del Cesena si separarono. A malin-cuore Edmeo Lugaresi, che aveva una predile-zione per il tecnico di San Vittore, lo esonerò. Una decisione che lo amareggiò tantissimo.Rividi Benedetti qualche anno dopo a Pisa, dove era stato chiamato in panchina, in occa-sione della gara contro i bianconeri. Vinse il Pisa e al termine della partita nella sala stampa dell’Arena Garibaldi quando vide i giornalisti di Cesena, ci disse beffardo: “Siete contenti che ha vinto il vostro allenatore, vero?”. Vin-se anche al ritorno al Manuzzi e ricordo la sua esultanza sfrenata sotto la curva Ferrovia dove i tifosi pisani avevano esposto lo striscione “Nessuno è profeta in patria. Vai Corrado”.Benedetti amava invece la sua “patria”, il suo Cesena che da quest’anno lo aveva riabbrac-ciato come allenatore degli Allievi. Un amore per la squadra della propria città che ho avuto l’onore di condividere all’interno dell’associa-zione “Cesena per Sempre”, a cui Corrado ave-va da subito aderito come socio sostenitore. Ciao mister.

CORRADO, IL MIO PRIMO “ALLENATORE”

ArcHivio STorico viTTorio cALBucci

IN MEMORIA DI EZIO BERTUZZO

Nei giorni scorsi è scomparso, stron-cato dalla malattia, Ezio Bertuzzo.Aveva 62 anni e nella stagione 1977-’78 vestì la maglia del Cesena, ma solo per pochi mesi, dall’estate all’ot-tobre del 1977. Attaccante-ala col-lezionò 6 presenze prima di tornare all’Atalanta.

ArcHivio STorico viTTorio cALBucci

KrAJnc: STAcco vincenTe e PAreGGio Per iL ceSenA, cHe vincerà A cArPi

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Eccoci arrivati davanti al cancello pronti a varcare la soglia del fortino del nemi-co. Quando i biglietti erano stampati in

tipografia e non da stampanti laser, ricordo con nostalgia la cura che si aveva al fine di salvarlo dagli strappi cruenti della maschera di turno. Quel tagliando, infatti, aveva per noi una sorta di valore simile alle mostrine che i militari hanno in divisa dopo ogni battaglia.L’ingresso dentro lo stadio era accompagna-to dai cori di odio e di scherno della tifose-ria avversaria di turno. Dopo un doveroso e veloce cambio di acqua alle olive (chiedo scusa al gentil sesso) si salivano le tribune e ci si sistemava nel posto che i capi trasferte sceglievano. Gli addetti agli striscioni aveva-no cura di sistemarli il più in vista possibile, onde far capire ai dirimpettai nemici, che il Cavalluccio era presente e ben organizzato. E giù boati di disapprovazione da parte degli autoctoni avversari; più i boati erano potenti più forte cresceva in noi l’orgoglio della no-stra partecipazione, della nostra presenza.Il primo coro era pronto a partire ed era soli-tamente una parola di tre sillabe che iniziava con Ce e finiva con Na, il tutto ripetuto più

volte!!! Tutto il resto non esisteva, in quel momento i colori della nostra maglia era-no stampati sulla nostra pelle e la passione pronta ad uscire dalle nostre ugole. Fra poco sarebbero scesi in campo i calcia-tori e noi eravamo già lì, pronti come non mai a difendere la nostra fede.In molti stadi allora non esisteva il settore ospiti, riservato quindi esclusivamente alla tifoseria viaggiante, e molte volte ci si siste-mava in mezzo ai tifosi di casa, soprattut-to quando si andava nei grandi stadi come Milano, Torino e Roma. In queste occasio-ni il trattamento riservatoci andava da una “forzosa” indifferenza a perfide occhiatacce che si trasformavano in dita medie alzate, una volta che si abbandonavano le tribune scortati dai solerti e arcigni tutori dell’ordi-ne preposti. Alcune volte tali tutori però non erano sufficienti e potevano accadere incon-tri ravvicinati del quarto tipo come quelli che ogni tanto si verificavano in stadi, per esem-pio, come l’Arena Garibaldi di Pisa o il Ben-tegodi di Verona. A differenza delle partite casalinghe le coreografie erano quasi sem-pre assenti, l’esiguità dei partecipanti non permetteva queste manifestazioni. Ricordo però perfettamente le migliaia e migliaia di quadratini bianchi e neri che tappezzarono

la San Luca di Bologna in quella famigerata partita, che si concluse sì con una sconfitta sul campo, ma con una grande vittoria sugli spalti. Ho ancora davanti agli occhi la rab-bia agonistica di Seba Rossi quando parò il rigore al bolognese e subito dopo si voltò verso di noi con i pugni alzati.Semplici immagini di gioia per i più, ma per noi imponenti affreschi di sentimento ed amore. Da ricordare anche le occasioni in cui si tifava in stadi di squadre “gemellate” od amiche e dove si veniva accolti da ap-plausi ed incoraggiamenti. Ricordo lo striscione ed il coro conseguente “resterete in serie A” rivoltoci dai tifosi par-tenopei in una trasferta degli anni ‘90, quan-do tra le due tifoserie esisteva una sorta di amicizia e rispetto reciproco. Un boato mai sentito prima e dopo allora.Ma qualsiasi stadio si visitava, immutato e continuo era il nostro calore.Corde vocali vibranti all’unisono, mani con-sumate da applausi ritmati, cuori pulsanti di passione hanno accompagnato da sempre il tifoso in trasferta.Dall’alba al tramonto novanta singoli minu-ti d’orologio... per noi un tempo infinito di splendide ed irripetibili emozioni.

(Continua)

di “BALBo” LuiGi BALducci coordinAMenTo cLuBS ceSenA

OSTERIA LA CAPANNINA: fESTOSA CENA IL 15 gENNAIO SCORSO DEI CLUB “SNOOPy CAPANNI”

E “PAOLO MARTELLI”

Periodico SPorTivo ceSenA cALcio Iscr. Reg. Stampa n. 36/010 il 15.10.2010ediTore Coordinamento Clubs CesenadireTTore reSPonSABiLe Giovanni GuiduccicAPoredATTore Vittorio CalbucciconTriBuTo di redAZione Gabriele Papiin redAZione Andrea Bertozzi, Giampiero Ceccarelli, Roberto Checchia, Davide Cucchi, Matteo Fanesi, Omar Galassi, Giovanni Guiducci,

Giorgio Lugaresi, Daniele Magnani, Marco Valentini, Ettore Pasini, Andrea Gori, Fabio Pagliarani, Luigi BalducciSTAMPA Kando, CesenaticoFoToGrAFie Vittorio CalbucciGrAFicA Lisa CamporesiMArKeTinG, PuBBLiciTà e diSTriBuZione Coordinamento Clubs Cesena tel. 0547.632502 / 0547.313090 / [email protected]

ECCOCI!

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in Collaborazione con:

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di GiovAnni Guiducci

Per la prima volta in assoluto, il Manuzzi ospita il Trapani. A parte il match di andata (deciso da una

rete di Volta) non ci sono infatti prece-denti tra Cesena e Trapani, il terzo club più antico dell’isola (1905), che tra fallimenti societari, radiazioni e illeciti sportivi era finito tra i dilettanti. Nella stagione 2007-’08 i granata militava-no ancora in Eccellenza, poi la rapida ascesa fino alla serie B dove quest’an-no vestono i panni della matricola.Sarà invece un ritorno al Manuzzi quel-lo dell’ex Maurizio Ciaramitaro (classe 1982), che da questa stagione difende i colori del Trapani dove finora ha col-lezionato 17 presenze. Con il Cesena disputò due campionati cadetti dal 2004 al 2006 per 70 pre-senze e ben 11 reti. Nelle sue prime apparizioni in bianconero si dimostrò in realtà poco brillante, lezioso e legno-so, non facilitato dall’impiego come mezzapunta o tornante. Nella stagione seguente (2005-’06) mister Castori lo schierò invece come mezzala e diven-tò un trascinatore della squadra che raggiunse i play-off, poi persi contro il Torino. La serie A arrivò comunque per Ciaramitaro, il quale si trasferì al Parma in prestito dal Palermo. Nella massima serie però faticò ad affermar-si e così negli anni successivi militò prevalentemente tra i cadetti, con una non fortunata parentesi svizzera al Bel-linzona (2009-’10).In occasione della gara di andata tra Trapani e Cesena, Ciaramitaro dichiarò: “Per me giocare con il Cesena è sempre un’emozione forte. Ricordo bene quei due anni stupendi passati in Romagna: Cesena è una di quelle piazze che den-tro ti lascia tanto, l’unico rammarico è di non aver centrato la promozione. Si è parlato spesso, anche un anno fa, di un mio ritorno e la cosa mi faceva mol-to piacere. Poi, però, non se n’è fatto più nulla. Sono comunque contento che la famiglia Lugaresi sia rientrata nel Cesena, loro amano la squadra”.

CESENA-TRAPANI: UNA NOVITÀ E UN RITORNO AL MANUZZI

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UN VIAggIO NEL CALCIO: DAL SETTORE gIOVANILE AL SOgNO AZZURRO

da sinistra: roberto checchia, l’amico rino Lecci (coordinamento Pro Brindisi e consigliere F.iS.S.c.), il c.T. azzurro cesare Prandelli e Andrea Monti (consigliere coordinamento clubs cesena), in occasione della recente convention nazionale organizzata

dall’A.c. cesena in collaborazione con Technogym e il patrocinio del comune di cesena.

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di eTTore PASini

Se ripenso agli anni quando il Cesena si recava in trasferta sistemato alla meglio su un camion preso a noleggio mi sem-

bra di sognare. Oggi le squadre di calcio viag-giano ben sistemate su pullman di gran lusso spesso firmati.Negli anni ’50 nel mondo del calcio non esi-stevano procuratori od intermediari; se una società voleva vendere od acquistare bastava una stretta di mano fra presidenti e la trattati-va andava a buon fine.I soldi? Pochi da spendere e sempre pochi quelli che entravano in cassa. Ricordo che al-lora fece notizia la vendita di Renato Ronconi dal Cesena al Verona per 5 milioni delle vec-chie lire; l’attaccante bianconero in campiona-to aveva messo a segno ben 19 reti.Sempre a quei tempi non esistevano gli ad-detti-stampa. Al giornalista era permesso di avvicinare il presidente, l’allenatore oppure i giocatori anche all’interno dello spogliatoio per l’intervista da inviare al giornale via tele-fono con reversibile (a spese del giornale che riceveva!).La tribuna stampa? E’ nata dopo decenni; il cronista lavorava sulle gradinate fianco a fian-

co dei tifosi con tanto di block-notes in mano.I ritiri pre-partita? Neppure parlarne; anche il pranzo del giocatore veniva consumato in famiglia prima della gara. Ricordo che l’al-lenatore del Cesena, il sig. Ellena, era solito convocare i suoi giocatori verso le 13 della domenica al Caffè Italo-Svizzera (sito in città in Corso Mazzini); in gruppo partivano a piedi verso l’ippodromo del Savio dove, all’interno, era sistemato il campo di calcio.Le diete per i calciatori? Con quella miseria che esisteva allora era già tanto se si trovava qualcosa da mettere sotto i denti!Il terreno di gioco? In gran parte, terra battuta condita anche da macchie di carbone. Campo erboso? Pochi cespugli sul campo del Cesena Calcio.Gli spogliatoi di quel campo di calcio? Niente a che fare con quelli di oggi dove primeggia-no ceramiche, armadietti personalizzati, doc-ce e vasche per massaggi, accappatoi e teli firmati per tutti, studio medico, sala riunioni e quant’altro. Lo spogliatoio del Cesena degli anni ’50 (vedi foto) era un capanno trasandato in legno marcito dal tempo; in quello spoglia-toio dovevano convivere le due squadre im-

pegnate per la partita e l’arbitro designato a dirigere. Non ricordo se le docce fossero più di due. Senza dimenticare che, all’interno di quel fantomatico spogliatoio, dovevano trova-re spazio anche il dottor Marcatelli ed il mas-saggiatore Fornari del Cesena.La segreteria del Cesena di quei tempi? Per anni trovò un piccolo spazio all’interno dell’uf-ficio della Croce Rossa di Cesena dove l’ap-passionato Mario Neri, oltre a lavorare per i movimenti dell’ambulanza locale, si dava un gran da fare per preparare le scarse paghe dei giocatori ed organizzare le riunioni della squadra.A quei tempi la parola “team-manager” non esisteva. Alle trasferte della squadra del Ce-sena pensava Decio Candoli, un bancario che solo per la passione calcistica che aveva sa-crificava gratuitamente il fine settimana lonta-no dalla famiglia.Altri tempi, dirà qualcuno. Eppure quel calcio assai povero di mezzi, per noi e per loro, era un ricco motivo di passione calcistica in una città che non faceva neppure provincia.

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Quando hai incominciato a collezionare e perché? Sono sempre stato affascinato dalle divise e da come cambiavano di anno in anno; ricordo che a quattro anni ero stato stregato dai colori del calcio e mia mamma mi realizzò una maglia dell’Italia per vivere al meglio le mera-vigliose “Notti Magiche” di Italia ‘90. Qualche mese dopo per Natale arrivò la prima maglia del Cesena con sponsor con il numero 4 di Piracci-ni… decisamente bei tempi!

tifi Cesena da quando? Da sempre, sono sta-to la prima volta allo stadio a 4 anni, Cesena-Torino 2-2 di una lontanissima serie A, da allora le mie presenze allo stadio si sono fatte sempre più frequenti fino a arrivare all’abbonamento fisso di ogni stagione.

Qual è la maglia a cui sei più affezionato? Ce ne sono tantissime, tra tutte la nera di Gadda con la toppa di Lega in stoffa perché è la prima della collezione, la maglia di Giaccherini, la pri-ma presa in curva, a Lecce dopo Cesena-Galli-poli, la maglia di Granoche agguantata insieme

a mio fratello dopo Brescia-Cesena la scorsa stagione a suggellare una trasferta molto diver-tente con amici.

Qual è la maglia che ti dà più ricordi? Si-curamente le maglie di inizio anni ‘90, le tre di Hubner e le due stellate. A volte riescono a ritrasmettermi sensazioni ormai lontane di un calcio che purtroppo non c’è più.

hai un calciatore al quale sei più legato? Si-curamente i giocatori che mi hanno dato di più dal punto di vista umano sono stati Gianluca Segarelli, una bella persona e disponibile, che conobbi dopo una partita, e Giampiero Cecca-relli, amico di famiglia di vecchia data che ho ritrovato in questi ultimi anni grazie al Museo.Poi per simpatia e disponibilità vorrei ricordareanche Roberto Guana e il “Malaka” Martinez.

museo bianconero, quali i sogni e le ambi-zioni? Creare un punto di riferimento per tutti i tifosi prima di tutto sul web, in modo da re-alizzare una sorta di enciclopedia della maglia

del Cesena accessibile a tutti per ricordare i bei tempi andati. Poi sarebbe bello creare un luogo fisico come tutti i club in Europa hanno, per po-ter visitare dal vivo i tanti cimeli sparsi in giro per il territorio. Infine sarebbe bello organizzare qualche evento, magari a scopo benefico, grif-fato Museo Bianconero.

di AndreA BerToZZi e MATTeo FAneSi

I VOLTI DEL MUSEO BIANCONERO: ANDREA BERTOZZI

Se da anni il Cesena veleggia nell’élite-del calcio lo deve innanzi tutto al suo condottiero, Pierpaolo Bisoli, in asso-

luto l’angelo custode della compagine bian-conera, un uomo che proprio nella Romagna ha trovato il luogo dove esprimersi al me-glio professionalmente, in assoluta serenità ed armonia. Un angelo custode, ma anche un salvatore, che si materializzò un anno e mezzo fa, quando stracciò il ricco contratto che ancora lo legava al Bologna, per fornire anima e corpo alla società che lo aveva lan-ciato ad alti livelli, mostrando a tutti i tifosi bianconeri il suo profondo sentimento di ri-conoscenza.Il tecnico di Porretta Terme è un personaggio a tutto tondo, che con il suo modo di porsi ha saputo far ritornare Cesena quell’ambien-te ideale dove poter coltivare talenti per il fu-

turo e dove poter rigenerarsi, dopo momenti poco fortunati. Assistere ai suoi allenamen-ti è uno spettacolo a cielo aperto, l’occhio dell’osservatore è colpito dall’energia con la quale dirige l’intera truppa e motiva ogni sin-golo giocatore. Il suo fare autoritario, a volte anche dittatoriale, se da una parte può ren-derlo un filo antipatico, dall’altra mostra un professionista serio, cultore del valore della meritocrazia, per il quale il posto da titolare va sudato e guadagnato in allenamento gior-no dopo giorno.Pur essendo molto rigido e puntiglioso, Bisoli mostra anche una sua creatività nel-lo schierare in campo la squadra. Oramai non si contano più gli assetti tattici variati partita dopo partita, o addirittura a gara in corso, andando di fatto a togliere ogni punto di riferimento alle squadre avversarie. Come

non ricordare con affetto il tanto caro “mo-dulo zoppo” che nell’anno della promozione in serie A ha saputo esaltare talenti assoluti come Giaccherini e Schelotto. Un modulo che ha rispolverato anche la settimana scor-sa a Carpi allo scopo di andare all’uno contro uno, sfruttando la velocità di D’Alessandro e i risultati si sono visti, eccome.Il suo gioco spesso non va a genio ai pala-ti fini, ma è pratico e redditizio, l’avversario viene prima studiato e controllato nella pro-pria metà campo, difendendosi in dieci, per poi sorprenderlo puntualmente con veloci ripartenze.Tutto questo con l’obiettivo di coronare un sogno, quello di allenare il Cesena in serie A, ambizione legittima di un mister emiliano all’anagrafe, ma romagnolo in panchina.

EMILIANO ALL’ANAgRAfE, ROMAgNOLO IN PANCHINA

di FABio PAGLiArAni

iL deBuTTo A cArPi deL PorTiere BiAnconero

AGLiArdi

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FoTo ZAnoTTi

TuTTA LA PAncHinA FeSTeGGiA iL GoL di KrAJnc A cArPi

GrAn GioiA di rodriGueZ,e FeSTA, doPo iL riGore vincenTe A cArPi AL 90°

fOTOREPORTAgE DA CARPIVITTORIO CALBUCCI