Best practices per le sezioni tipiche dei siti web delle charities usa

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Best practices per le sezioni tipiche dei siti web delle charities USA 1 Paolo Magosso Riassunto Nelle pagine seguenti saranno mostrate alcune best practice dei siti web delle charity statunitensi. All’inizio del testo trova spazio una breve descrizione del mondo delle charity e i principali ambiti d’intervento delle organizzazioni. Successivamente sarà analizzata la presenza sul Web e il suo utilizzo da parte delle charity ponendo in evidenza le sezioni tipiche dei siti web delle organizzazioni e mostrando le best practice relative riscontrate durante l’analisi di numerosi siti web istituzionali del mondo non-profit americano. Indice BEST PRACTICES PER LE SEZIONI TIPICHE DEI SITI WEB DELLE CHARITIES USA ............................................................................................ 0 LE CHARITY STATUNITENSI E LA LORO PRESENZA WEB ..................... 4 Cosa sono le charity ..................................................................................................................................... 4 Caratteristiche e principali ambiti di intervento del mondo delle charity USA ................................ 5 Presenza sul Web e suo utilizzo .................................................................................................................. 8 Sezioni tipiche dei siti web delle charity ................................................................................................. 10 BEST PRACTICE: STRUTTURA E SEZIONI DEL SITO............................. 15 Esempi di best practice per sezione ......................................................................................................... 15 1 Questo documento è estratto dalla tesi di laurea magistrale in Teoria e Tecnologia della comunicazione di Paolo Magosso: "Il Web 2.0 per le organizzazioni non-profit: best practice delle charity statunitensi", Università degli studi di Milano Bicocca, Relatore: Prof. Roberto Polillo, Contro-relatore: Prof.ssa Alessandra Agostini A.A. 2008 - 2009. Il testo di questo documento è reso disponibile con licenza Creative Commons “attribuzione, non commerciale, condividi allo stesso modo”: http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/legalcode. La licenza non si estende alle immagini (screen shot dei siti Web citati, e altro), i cui diritti sono in capo ai rispettivi proprietari.

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Best practices per le sezioni tipiche dei siti web delle

charities USA1 Paolo Magosso

Riassunto

Nelle pagine seguenti saranno mostrate alcune best practice dei siti web delle charity

statunitensi. All’inizio del testo trova spazio una breve descrizione del mondo delle

charity e i principali ambiti d’intervento delle organizzazioni. Successivamente sarà

analizzata la presenza sul Web e il suo utilizzo da parte delle charity ponendo in

evidenza le sezioni tipiche dei siti web delle organizzazioni e mostrando le best

practice relative riscontrate durante l’analisi di numerosi siti web istituzionali del

mondo non-profit americano.

Indice

BEST PRACTICES PER LE SEZIONI TIPICHE DEI SITI WEB DELLE CHARITIES USA............................................................................................ 0

LE CHARITY STATUNITENSI E LA LORO PRESENZA WEB..................... 4

Cosa sono le charity .....................................................................................................................................4

Caratteristiche e principali ambiti di intervento del mondo delle charity USA ................................5

Presenza sul Web e suo utilizzo..................................................................................................................8

Sezioni tipiche dei siti web delle charity .................................................................................................10

BEST PRACTICE: STRUTTURA E SEZIONI DEL SITO............................. 15

Esempi di best practice per sezione .........................................................................................................15

1 Questo documento è estratto dalla tesi di laurea magistrale in Teoria e Tecnologia della comunicazione di Paolo Magosso: "Il Web 2.0 per le organizzazioni non-profit: best practice delle charity statunitensi", Università degli studi di Milano Bicocca, Relatore: Prof. Roberto Polillo, Contro-relatore: Prof.ssa Alessandra Agostini A.A. 2008 - 2009. Il testo di questo documento è reso disponibile con licenza Creative Commons “attribuzione, non commerciale, condividi allo stesso modo”: http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/legalcode. La licenza non si estende alle immagini (screen shot dei siti Web citati, e altro), i cui diritti sono in capo ai rispettivi proprietari.

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Il mondo di Internet si è semplificato ed è divenuto più accessibile, e lo sarà sempre

di più. La Rete sta diventando uno strumento di comunicazione sempre più alla

portata di tutti grazie alla presenza di strumenti che consentono a chiunque, anche a

chi non possiede particolari conoscenze tecniche, di essere presente e dire la sua

attraverso il Web. Grazie all’avvento del Web 2.0, il modello di Internet che vedeva

l’utente come mero fruitore di contenuti, non rappresenta più il modo principale di

utilizzare il Web.2 Oggi siamo nell’era dello user generated content dove ognuno,

attraverso la Rete, può mettere a disposizione la propria conoscenza ed esperienza

nell’ottica di una condivisione senza limiti. Questo significa che la Rete mette a

disposizione dei suoi utilizzatori tutti gli strumenti di cui necessitano per comunicare

in modo efficace, senza preoccuparsi dell’aspetto tecnico del mezzo.

Il Web 2.0 segna l’evoluzione del World Wide Web da una serie (collegata) di siti

statici a un ambiente globale nel quale i software on line, le connessioni a banda a

larga e le applicazioni multimediali offrono contenuti più ampi e un’interazione più

stretta fra gli utenti. Il fenomeno del Web 2.0 è caratterizzato da un numero crescente

di sviluppatori (da un lato) e di utenti (dall’altro) che generano, condividono,

distribuiscono e riutilizzano il contenuto del Web.3

Oggi essere presenti sul Web non significa più avere soltanto un proprio sito internet

attraverso il quale parlare ai visitatori. La presenza in Rete, nell’era del Web 2.0, ha

diverse sfaccettature: ci sono i siti di social networking, i blog, i sistemi di

microblogging, foto e video sharing e molto altro ancora. In questo panorama

l’attenzione di chi desidera affacciarsi in Rete non deve, e non può, essere focalizzata

solo sul sito web e sul numero di utenti che questo riuscirà ad attrarre. Questo non

significa che tale aspetto non abbia più importanza, ma vuol dire che ve ne sono altri

che meritano altrettanta attenzione e investimenti in termini di energie da spendere.

Infatti, ciò che conta è utilizzare gli strumenti messi a disposizione dalla Rete nel

modo migliore possibile per entrare a far parte di ogni flusso comunicativo che abbia

importanza per un determinato contesto.

Accanto al sito web si situano numerosi altri canali attraverso i quali comunicare.

Questi, per essere usati in maniera efficace ed efficiente, necessitano di una coerenza

2 Questo neologismo è stato introdotto da Dale Dougherty, vicepresidente della O’Reilly Media, e ha avuto larga diffusione a partire dalla prima Web 2.0 Conference, promossa nel 2004 dalla stesa O’Reilly Media. 3 Cfr. V. Di Bari (a cura di), Il Web 2.0, Il Sole 24 Ore, Milano, 2007, pp. 3-sg.

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di fondo nel loro utilizzo che garantisca un’unica presenza sotto forma di tante

varianti, a seconda del canale web 2.0 utilizzato.

L’obbiettivo di questa tesi è indagare come i diversi Strumenti Web 2.0 sono

utilizzati dal mondo del non-profit statunitense, al fine di rilevare delle best practice

che possano essere utili a tutte quelle ONG (Organizzazioni Non Governative), in

particolare italiane, che si affacciano o che sono già presenti, nel mondo Internet 2.0

e desiderano farlo nel miglior modo possibile.

Lo scopo è mettere in evidenza tali aspetti e fare in modo che le organizzazioni non-

profit, aventi a disposizione risorse limitate dal punto di vista economico, tecnologico

e delle competenze spendibili, possano trovare indicazioni utili per utilizzare il Web

2.0 nel modo più efficace possibile.

Il lavoro di questa tesi si colloca nel contesto del Laboratorio TangoLab del

Dipartimento di Informatica, Sistemistica e Comunicazione dell’Università degli

Studi di Milano Bicocca. Tango è acronimo di Technology Assistance for Non-

Governmental Organizations. La missione di questo laboratorio è quella di

sperimentare e proporre strumenti informatici che possano aiutare il mondo del non-

profit (e in particolare le ONG che operano nei Paesi in via di sviluppo) a fare meglio

il proprio lavoro. L’obbiettivo non è quello di creare nuovo software o strutture

informatiche costose, ma quello di scoprire ciò che di utile esiste sul Web,

selezionarlo e costruire soluzioni semplici ma utili, facili da usare e da installare. 4

Il laboratorio è stato costituito di recente, nel maggio 2009. La prima fase del

progetto vede un’ampia indagine esplorativa sullo stato dell’utilizzo del web da parte

delle ONG italiane e delle charity statunitensi, allo scopo di individuare le best

practice attuali e gli strumenti/servizi a basso costo disponibili in Rete, che possano

essere utilizzati da queste organizzazioni per realizzare una presenza web efficace e a

basso costo.

Il lavoro di questa tesi è coordinato a quello svolto in altri elaborati, che verranno via

via citati nel seguito.

La decisione di rivolgere questa ricerca al mondo del non-profit americano è dettata

dal fatto che, tradizionalmente, il mondo del Web made in USA si distingue da quello

4 Polillo R., “Nasce TangoLab!”, 2009, http://labtango.wordpress.com/2009/05/14/nasce-oggi-tangolab/#more-143.

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di altri Paesi, e dell’Italia in particolare, per la rapida adozione dei nuovi paradigmi di

utilizzo di questo mezzo. Proprio per questo motivo, è ragionevole pensare che anche

il mondo delle ONG statunitensi utilizzi il Web in modo innovativo, soprattutto sotto

il punto di vista degli strumenti Web 2.0.

Nelle pagine che seguiranno vedremo brevemente cosa sono le charity, quali sono gli

ambiti principali di intervento e in che modo utilizzano la Rete.

Il corpo centrale della tesi indagherà le best practice nell’utilizzo del Web 2.0

analizzando sia la struttura tipica delle sezioni dei siti web delle ONG statunitensi sia

l’utilizzo che le organizzazioni fanno degli strumenti Web 2.0 (Web Feed, Blog,

Twitter, Facebook, ecc.).

Oltre a questo tema assumerà una rilevanza particolare quello delle donazioni on-line.

L’obbiettivo in questo caso è quello di capire le modalità di utilizzo del Web per la

raccolta di fondi e, allo stesso tempo, rilevare delle best practice che possano aiutare

le ONG a migliorare il proprio approccio nei confronti delle donazioni on-line. Anche

in questo caso verranno riportati esempi di sezioni e donation form che possono

essere considerati esempi da seguire.

Nel seguito della tesi sarà fatta una breve rassegna dei social button, strumenti che

permettono di collegare il sito web dell’organizzazione agli altri siti sociali sui quali

la charity ha un proprio spazio dedicato, e si cercherà di capire il modo migliore per

implementarli e renderli disponibili all’utenza.

Altra parte molto rilevante sarà il capitolo inerente ai design pattern web 2.0 per le

ONG. Lo scopo è quello di estrarre, dalle best practice individuate, dei design pattern

generali che possano essere specializzati nelle varie situazioni pratiche. Attraverso le

indicazioni ivi contenute ci si propone di fornire delle linee guida che siano d’aiuto

alla realizzazione di una presenza Web 2.0 efficace e a misura di ONG.

La parte conclusiva di questa tesi sarà dedicata a tracciare le conclusioni del lavoro

svolto e a indagare possibili scenari futuri sul rapporto tra mondo del non-profit e We

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Le Charity Statunitensi e la loro presenza web

Cosa sono le charity

Il termine charity è riferito a una tipologia di organizzazione non-profit che si pone

obbiettivi caritatevoli a favore delle persone che necessitano di aiuto.

Sotto il profilo legale non è possibile dare una definizione univoca di queste

organizzazioni poiché questa varia a seconda del Paese in cui operano.

Negli Stati Uniti una charity è definita come un’organizzazione il cui unico fine è

quello di portare benefici caritatevoli alla società. Tali benefici devono rientrare

all’interno di una categoria legale di scopi e devono raggiungere un numero indefinito

di beneficiari per godere di esenzioni fiscali specifiche per il mondo del non-profit.

Infatti, la legge statunitense non permette l’esistenza di charity private che abbiano

come scopo quello di portare giovamento a un particolare soggetto o a un numero

definito di persone.5

Il Tax Reform Act del 1969 ha diviso l’universo delle organizzazioni descritte nella

sezione 501 (c) (3) del Internal Revunue Code statunitense in due sezioni: le charity

pubbliche e le fondazioni private.6 Il termine private, utilizzato per descrivere le

fondazioni dal Tax Reform Act, non deve essere frainteso con il discorso delle charity

private precedentemente accennato. Infatti, ciò che distingue una fondazione privata

da una charity pubblica è che la prima non utilizza i fondi raccolti in maniera diretta,

ma li destina ad altre organizzazioni che si adoperano al raggiungimento degli

obbiettivi della fondazione. Tra le organizzazioni a cui vengono destinati i fondi

raccolti vi sono anche le charity pubbliche che li utilizzano in maniera operativa

adoperandosi attivamente per il raggiungimento degli scopi caritatevoli.

Riassumendo, il mondo delle charity statunitense comprende quella parte di economia

che non è controllata né da soggetti privati né da aziende. Negli Stati Uniti le

espressioni per rivolgersi a questo settore sono diverse: philantropic sector,

5 Marion R. Fremont-Smith , Governing Nonprofit Organizations - Federal And State Law And Regulation, Harvard University Press, Cambridge, 2008, pp. 3-sg. 6 L’Internal Revenue Code, nato il 10 Febbraio del 1939, è il codice statunitense per la regolamentazione delle imposizioni fiscali.

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charitable sector, third sector, ecc. Nei Paesi al di fuori degli USA, ad esempio nel

Regno Unito, le organizzazioni non-profit sono spesso definite come Non

Governamental Organizations o NGOs e il loro settore è identificato da questo

termine. Nonostante le diverse terminologie utilizzabili per descrivere il mondo del

non-profit, nessuna di queste esprime in modo esaustivo tutte le attività che lo

caratterizzano.7

Caratteristiche e principali ambiti di intervento del mondo delle charity USA

Le charity che sono registrate all’IRS (Institute For Revenue Service), agenzia

governativa americana responsabile della raccolta delle tasse e dell’applicazione delle

leggi sulle trattenute fiscali, sono approssimativamente 1.4 milioni.8 Le

organizzazioni del terzo settore producono il 5.2% del PIL statunitense e coprono

l’8.35% dei salari dei lavoratori americani.9 Queste cifre fanno luce sulle dimensioni

del settore ma non è comunque possibile ottenere un quadro completo della

situazione se non si tiene conto di due fattori rilevanti che caratterizzano il mondo del

non-profit: il volontariato e le donazioni. Nel 2005 singoli, enti e fondazioni hanno

donato circa $241 miliardi al mondo delle charity e il 29% degli americani si è

impegnato personalmente in attività di volontariato presso organizzazioni non-

profit.10

Il terzo settore statunitense è composto da organizzazioni di vario tipo, che spaziano

da quelle di quartiere a quelle che operano in campo nazionale e internazionale. La

maggior parte delle organizzazioni è registrata presso l’IRS come public charity. In

questa categoria sono incluse diversi tipi di charity: artistiche, umanitarie, mediche,

ecc. Oltre a quelle iscritte formalmente all’IRS, si contano anche oltre 350.000

charity religiose che, a differenza delle altre organizzazioni non-profit, non hanno

alcun obbligo di registrarsi presso il servizio di tassazione statunitense.

7 Marion R. Fremont-Smith , Op. cit., pp. 3-sg. 8 Id., p.1. 9 Blackwood A., Wing K., Pollak T., The Non Profit Almanac, “The Non Profit Sector In Brief, Facts and Figures from the Nonprofit Almanac”, Urban Institute Press, 2007, pp. 1-sg. 10 Id., p. 6.

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Nella Tabella 2.1 sono proposte alcune percentuali riguardanti la composizione del

settore non-profit negli Stati Uniti.11

Composizione Settore Non-Profit USA

TIPOLOGIA CHARITY PERCENTUALE

Organizzazioni religiose 0.8%

Organizzazioni a tutela della salute 58.7%

Organizzazioni a tutela dell’istruzione 16.3%

Organizzazioni con scopi umanitari e sociali 19.1%

Organizzazioni artistiche e culturali 2,3%

Organizzazioni per la salvaguardia dell’ambiente e per la protezione degli animali

0.9%

Organizzazioni per gli affari internazionali 1.9%

Tabella 2.1

I dati riportati nella Tabella 2.1 mostrano che la maggior parte delle charity

statunitensi ha come obbiettivo la tutela della salute: sono presenti organizzazioni

dedicate alle cure ospedaliere, al primo soccorso e alla ricerca medica. Le altre

tipologie di charity che occupano una fetta importante del terzo settore USA sono le

organizzazioni con scopi umanitari (19,1%) e quelle dedicate all’istruzione (16,3%).

11 Blackwood A., Wing K., Pollak T., Op. cit., p. 3. Alcuni ambiti di intervento, valutati come simili, sono stati aggregati rispetto alla divisione originale.

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Le organizzazioni con altri obbiettivi, quali ad esempio la salvaguardia ambientale,

godono di una presenza esigua all’interno del mondo del non-profit americano.

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Presenza sul Web e suo utilizzo

Per valutare la presenza sul Web delle charity statunitensi si farà riferimento a una

ricerca del 2009 condotta dalla società USA Blackbaud specializzata nella ricerca e

nello sviluppo di software per la raccolta fondi on-line.12 Lo studio ha coinvolto 96

charity e il primo dato che emerge è che il 97% delle charity partecipanti è presente

sul Web e di queste il 52% utilizza strumenti per il social networking.13 Il 32% dei

presenti sui social network attribuisce a questo canale di comunicazione una

responsabilità nella raccolta fondi della charity.

Figura 2.1 – Presenza delle charity sui social network

Come si nota nel grafico sopra riportato (fig. 2.1), Facebook è il social network

maggiormente utilizzato. Questo sta a significare che il mondo del non-profit ha

compreso le potenzialità di questo strumento che connette oltre 300 milioni di utenti

in tutto il mondo. Il secondo strumento più utilizzato è Twitter, sistema per il

microblogging molto diffuso nel panorama Web statunitense.

Oltre il 60% delle charity che hanno partecipato allo studio dichiara di essere

insoddisfatto riguardo agli investimenti per la attuale presenza web ma, nonostante

ciò, per il 2010 destinerebbero più risorse all’e-mail marketing (vedi grafici nella

pagina seguente). L’attività di mailing è sicuramente importante per una charity, ma il

12 Blackbaud, Internet return on investments, 23 Aprile 2009. 13 Per una panoramica completa dei dati ricavati dalla ricerca e delle metodologie utilizzate si invita il lettore a scaricare il report completo su www.blackbaud.com/files/.../Survey_ReturnOnInternetInvestments.pdf.

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proposito di aumentare i fondi destinati a questo settore della propria presenza nel

Web denota, a mio parere, una comprensione ancora limita delle potenzialità messe a

disposizione dal mezzo. Infatti, condividendo il pensiero di Triglia, avere un sito web

non deve essere considerato un obbligo o un onere che l’organizzazione deve

sostenere ad ogni costo: deve essere visto come un investimento dal quale poter

ricavare ritorni positivi, non solo in termini economici. Le charity dovrebbero

adoperarsi per ottenere un sito usabile ed accessibile dove le informazioni si leggono

e si comprendono facilmente.14 Questo dà la possibilità di attirare più simpatizzanti,

utenti, nuovi volontari e donatori. Chiaramente acquisire tutto questo con l’e-mail

marketing non è nemmeno pensabile.

Una charity deve utilizzare i propri spazi nel Web in modo efficace per fornire

all’utenza consapevolezza circa l’organizzazione, i suoi obbiettivi, la sua missione, il

suo lavoro e in che modo utilizza i fondi raccolti.

Figura 2.2 – Adeguatezza Investimenti Internet per l’anno 2008

Figura 2.3 – Previsioni di investimento in Internet per il 2009

14 Triglia F., I siti Web delle organizzazioni di volontariato in Italia. Analisi e un caso: Auser Lombardia, A.A. 2006 – 2007, Università degli Studi Milano-Bicocca, p. 84.

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Sezioni tipiche dei siti web delle charity

I siti web delle charity statunitensi, nel corso della loro presenza nel Web, hanno

costruito uno stile tipico che, nella varietà delle realizzazioni, presenta dei tratti

comuni. Questo fa sì che, potenzialmente, l’utente possa navigare da un sito all’altro

agevolmente grazie alla struttura di navigazione simile tra i siti. Infatti, accedendo ai

siti web del terzo settore americano, si riscontrano delle somiglianze nel tipo di

esperienza di navigazione proposta all’utente. I siti propongono sezioni tipiche, sia

nel contenuto che nel labelling, che intendono spiegare all’utente di che cosa si

occupa la charity, quali sono i suoi obbiettivi, la sua mission, la vision, i programmi

ecc.

Il sito web di un’organizzazione può essere diviso in alcune aree tematiche principali,

che costituiscono le fondamenta su cui si vanno a posizionare le diverse pagine.

Queste fondamenta vanno a costituire i nodi più significativi e riconoscibili

all’interno del processo di navigazione e fanno sì che l’utenza, navigando

nell’universo dei siti delle charity, riesca a riconoscere una coerenza di fondo nei

percorsi di navigazione e nella presentazione dei contenuti proposti.

Quindi, quali sono le principali aree tematiche dei siti web delle charity e come sono

identificate? 15

Identità della charity A questo tema sono dedicate solitamente le sezioni “Home”, “About US” o “Who We

Are”. Nella pagina iniziale del sito web, le organizzazioni forniscono all’utente

informazioni essenziali circa l’ambito e i modi d’intervento (ad esempio tramite

l’utilizzo di uno slogan o d’immagini significative). Le sezioni “About Us” / “Who

We Are” hanno lo scopo di fornire informazioni dettagliate circa la mission della

charity, la vision, i suoi obbiettivi. Spesso queste sezioni presentano delle sottosezioni

15 Le osservazioni riguardanti i siti web delle charity statunitensi sono state elaborate visionando diversi spazi web istituzionali del mondo non-profit americano. Gli indirizzi utilizzati sono stati presi sia da liste visionabili tramite i link sotto riportati, sia attraverso le indicazioni sul mondo del non-profit statunitense fornite da alcune watchdog organization (ad es. www.charitynavigator.org). http://ceres.ca.gov/org/ngo.html http://www.summit-americas.org/ngolist2.htm http://library.duke.edu/research/subject/guides/ngo_guide/ngo_links/namerica.html http://www.charitywatch.org/azlist.html

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che raccontano in maniera più dettagliata la storia dell’organizzazione e i suoi

obbiettivi.

Attività della charity Sono rivolte a questo tema le sezioni “What We Do” / “Our Work” / “Our Program”,

“Where We Work”. In queste pagine le charity cercano di fornire all’utente una

panoramica completa circa il modo in cui le organizzazioni si adoperano per

raggiungere gli obbiettivi alla base del loro lavoro. Oltre a questo, sono presentate

informazioni circa i programmi portati a termine, quelli in corso d’opera e quelli

futuri.

La sezione “Where We Work”, solitamente utilizzata dalle charity che operano a

livello internazionale, contiene informazioni sui Paesi in cui opera l’organizzazione.

Spesso sono utilizzate mappe geografiche interattive, che evidenziano le zone

d’intervento della charity.

Gallerie di documenti fotografici e filmati Sono rivolte a questo tema le sezioni “Photo” / “Photogallery” e “Video” /

“Videogallery”. Qui sono contenuti i documenti fotografici e i filmati utilizzati dalle

charity sia a scopo informativo sia come strumenti di sensibilizzazione dell’utenza.

Informazione, sia per gli addetti ai lavori che per i semplici curiosi Per informare i volontari e gli utenti occasionali, le sezioni più utilizzate sono:

“News” / “News & Events”. Qui sono contenute informazioni circa le nuove attività

della charity, eventi promossi o collegati al lavoro dell’organizzazione, notizie

rilevanti e aggiornamenti dei contenuti del sito.

Interazione con gli utenti A questo tema si rivolgono i blog delle charity. Nel panorama statunitense si riscontra

l’utilizzo sia di blog interni che esterni al sito istituzionale, implementati tramite

l’utilizzo di piattaforme gratuite (es. Blogger). I blog permettono alla charity di

rapportarsi con l’utenza attraverso la funzionalità dei commenti. Oltre a svolgere una

funzione di interazione con i visitatori, il blog è un mezzo efficace per la

comunicazione tra gli addetti ai lavori della charity.

Solitamente la presenza del blog è evidenziata nel menu principale di navigazione del

sito web oppure in box dedicati.

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Nella visione dei siti web delle charity statunitensi non è stata rilevata una presenza

diffusa di forum. Probabilmente le funzionalità di questo strumento sono state

assorbite sia dalle opportunità di interazione messe a disposizione dai social site, sia

dalla diffusione di strumenti come i blog.

Coinvolgimento Questo tema è identificabile nei siti web delle charity statunitensi attraverso le sezioni

“Get Involved” e “Work With Us”. Qui sono mostrati i diversi modi per entrare a far

parte attivamente del lavoro della charity.

Alcune organizzazioni collocano in questa sezione anche i collegamenti agli spazi

web esterni al sito (es. social network).

Raccolta fondi Questo tema, come prevedibile, occupa una posizione rilevante nei siti web delle

organizzazioni non-profit USA. Infatti, oltre a riportare il link per la sezione delle

donazioni “Donation” / “Support Us” / “Donate” come voce del menu principale di

navigazione, una delle soluzioni più adottate dalle charity è quella di fornire, per ogni

pagina del sito, un pulsante che consente all’utenza di collegarsi velocemente con la

sezione dedicata alle transazioni on-line. Nella pagina delle donazioni, oltre alle

modalità on-line, sono proposte informazioni circa l’utilizzo di metodi tradizionali

per sostenere economicamente la charity.

Comunicazione Gli strumenti utilizzabili per comunicare direttamente con la charity sono proposti

all’utenza nella sezione “Contact Us”. Qui, vengono indicati indirizzi e-mail, numeri

di telefono e referenti vari.

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Comunicazione con media / organi di stampa Le charity più grosse prevedono anche una sezione adibita alla comunicazione con i

media (ad esempio i giornalisti) etichettandola con i “Media Center” / “Press” /

“Pressroom”. Questa sezione contiene i comunicati stampa dell’organizzazione,

nominativi e metodi specifici per comunicare con la charity.

Solitamente il label di questa sezione compare nel menu principale di navigazione del

sito web.

Collegamenti ai social site utilizzati dalla charity Sono rivolti a questo tema i social button: icone cliccabili che collegano l’utente con i

canali di comunicazione esterni al sito utilizzati dalla charity (Facebook, Twitter,

ecc.). Le organizzazioni statunitensi posizionano questi link direttamente in home

page, tipicamente nell’header e nel footer del sito, e fanno si che questi rimangano

disponibili durante la navigazione nel sito web. Un’altra soluzione adottata per

sponsorizzare questi collegamenti è il loro posizionamento all’interno delle sezioni

dedicate al coinvolgimento dell’utenza.

Comunicazioni e annunci mirati Sono rivolti a questo tema i banner. Le charity statunitensi li utilizzano per diversi

fini: sponsorizzare le donazioni on-line, comunicare emergenze e bisogni urgenti,

fornire scorciatoie di navigazione a sezioni del sito particolarmente rilevanti.

I banner sono presenti principalmente in home page, a eccezione di quelli che

sponsorizzano il collegamento alla sezione del sito dedicata alle donazioni on-line.

Newsletter Nei siti delle charity, per fornire all’utente la possibilità di rimanere in contatto con

gli aggiornamenti sull’operato e l’iniziative dell’organizzazione, è data la possibilità

di sottoscrivere una newsletter. Solitamente sono presenti moduli localizzati in

posizioni ben visibili del sito in cui l’utente deve inserire i dati richiesti per registrarsi

al servizio.

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Strumenti di ricerca dei contenuti presenti nel sito Le charity più grosse forniscono all’utenza la possibilità di rintracciare i contenuti

presenti nel sito tramite l’uso di motori di ricerca interni, strumento che si aggiunge

alla tradizionale mappa del sito, cliccabile, molto spesso disponibile. Nella maggior

parte dei casi il posizionamento del modulo per l’inserimento delle informazioni

ricercate è posto in alto a sinistra nella pagina web, in linea con il menu principale di

navigazione o con l’header del sito.

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Best Practice: struttura e sezioni del sito In questo capitolo saranno prese in considerazione le best practice riguardanti le

sezioni dei siti web delle charity statunitensi.16 Per best practice si intende una

tecnica, un metodo, un processo, un’attività particolarmente efficace per ottenere un

determinato risultato se applicata in un dato contesto.17 Una best practice può anche

essere intesa come il modo migliore (il più efficace e il più efficiente) per portare a

termine un compito, basato su procedute ripetute che hanno dimostrato di essere una

valida soluzione per diverse persone.

A seconda dell'ambito di applicazione, le migliori pratiche possono essere definite

come raccolta di esempi opportunamente formalizzati in regole che possono essere

osservate.

Nelle pagine seguenti saranno esaminate alcune sezioni di siti web di charity

statunitensi ritenute esempi da seguire. Questi sono stati presi sia da charity note che

da altre meno note, il tutto per rendere significativa la trattazione proposta, e

utilizzabile in un contesto, come quello italiano, costituito prevalentemente da piccole

organizzazioni.

Le best practice analizzate saranno formalizzate in regole nel capitolo sette, dedicato

ai design pattern Web 2.0 per le charity.

Come il lettore potrà notare, gli esempi riportati dimostrano che, nonostante il mondo

web del non-profit statunitense sia più evoluto di quello italiano, i siti delle charity

americane sono in generale migliorabili. Probabilmente ciò può essere rapportato alla

quantità di risorse investite nel campo della comunicazione in Rete.

Esempi di best practice per sezione

Home page La home page di un sito ricopre un ruolo molto importante. Come suggerisce Polillo

nel suo libro Il check-up dei siti web, non potremmo concepire un libro che non abbia 16 v. nota 11 del II capitolo. 17 La paternità di questo termine può essere riferita a Frederick Taylor che nel 1911, nell’ambito del business management, definisce una best practice un’idea manageriale che asserisce l’esistenza di una tecnica, o metodo, più efficace di qualunque altra nel raggiungere un particolare risultato.

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una copertina con il titolo e, preferibilmente, un’illustrazione che ne suggerisca il

contenuto. Eppure non è sempre stato così: nella tecnologia del libro l’invenzione

della copertina è relativamente recente e oggi, data l’enorme produzione di libri, non

è più possibile farne a meno. Sarebbe molto difficile, se non praticamente

impossibile, riconoscere un volume fra le migliaia che riempiono lo scaffale di una

libreria.

Questo discorso può essere ritenuto valido per i siti web, in particolar modo per quelli

associati a marchi poco conosciuti, come ad esempio quelli delle charity. Solitamente

la home page deve spiegare qual è lo scopo del sito e quale vantaggio ne può trarre

l’utente. Varie analisi empiriche sul comportamento di campioni di utenti hanno

dimostrato che la navigazione nel Web è “saltabeccante”. Nella maggior parte dei

casi la permanenza per più di dieci secondi sullo stesso sito è piuttosto rara.18 Questi

dati ci suggeriscono che un sito ben concepito dovrà essere in grado di far percepire

all’utente il suo scopo in meno di dieci secondi, senza richiedere clic aggiuntivi per

esplorare pagine diverse dalla home page.

Parlando di siti web per le organizzazioni non-profit questo discorso può essere

riferito al fatto che, sin dalla pagina iniziale, l’utente deve riuscire a capire di cosa si

occupa la charity: quali sono gli ambiti di intervento e le tematiche centrali della sua

missione. Una tecnica molto efficace è quella di aggiungere, a fianco al nome (o

marchio) del sito, uno slogan che caratterizzi in modo chiaro e sintetico lo scopo del

sito. Offrire all’utente messaggi che stimolano la sua curiosità ma che potrebbero

rivelarsi fuorvianti nel veicolare l’informazione essenziale è controproducente.

Nella pagina seguente saranno riportati alcuni esempi di best practice delle home

page di charity statunitensi.

Charity: World Vision

Website: www.worldvision.org

18 Cocburn A., McKenzie B., “What do Web User Do? An Empirical Analysis of Web Use”, Internet Journal of Human-Computer Studies, Academic Press, 2000.

Page 18: Best practices per le sezioni tipiche dei siti web delle charities usa

17

La home page del sito di World Vision comunica in modo efficace quali sono gli

scopi dell’organizzazione. Il logo della charity è accompagnato dal motto “building a

better world for children” che fa capire all’utente qual è l’ambito di intervento

dell’organizzazione. Il sito propone un menu di navigazione chiaro che consente al

visitatore di orientarsi facilmente.

La home page propone all’utente uno slide show dei destinatari del lavoro

dell’organizzazione e delle eventuali donazioni provenienti dagli utenti. Ogni

proposta di aiuto è corredata da immagini e spiegazioni.

World Vision aiuta i bambini costretti a vivere in povertà. Il modo migliore per farlo

è quello di mostrare le storie, e chiedere un aiuto concreto, direttamente in home

page. La pagina web di apertura va dritta al punto, senza proporre contenuti poco

utili.

Il sito di World Vision è realizzato ottimamente sia sotto il punto di vista grafico, sia

sotto quello delle funzionalità messe a disposizione dell’utenza. Questo comporta

però un rallentamento nei tempi di caricamento delle pagine, soprattutto per chi non

ha a disposizione connessioni a banda larga, basti pensare ai volontari che operano

nei paesi in via di sviluppo e che desiderano utilizzare il sito web istituzionale per

comunicare con la charity.

Page 19: Best practices per le sezioni tipiche dei siti web delle charities usa

18

Charity: Action Against Hunger

Website: www.actionagainsthunger.org

Action Against Hunger (già il nome della charity è auto esplicativo) pone a fianco al

proprio logo lo slogan dell’organizzazione “providing innovative solutions to world

hunger”. La home page propone uno slide show delle attività che l’organizzazione sta

portando avanti nei paesi in via di sviluppo tramite il quale è possibile approfondire

gli argomenti proposti e fare una donazione on-line in modo immediato.

Il menu di navigazione è chiaro e le sezioni sono definite da etichette adeguate.

Page 20: Best practices per le sezioni tipiche dei siti web delle charities usa

19

Charity: Micheal J.Fox Foundation

Website: www.michaeljfox.org

L’organizzazione, fondata dall’attore statunitense Micheal J. Fox, propone una home

page efficace dal punto di vista comunicativo, nella quale si capisce immediatamente

l’ambito di intervento della charity: sostenere la ricerca contro il morbo di Parkinson.

Accanto al logo della charity sono presenti informazioni supplementari (Foundation

for Parkinson’s Reasearch) che spiegano all’utente lo scopo e l’ambito di intervento

della fondazione. Inoltre, la missione è collocata direttamente nella pagina iniziale, in

modo tale che l’utente non debba prodigarsi in ulteriori approfondimenti per capire

gli obbiettivi che la charity intende perseguire.

Come per gli esempi precedentemente riportati anche qui è possibile accedere

direttamente alla sezione dedicata alle donazioni on-line.

Page 21: Best practices per le sezioni tipiche dei siti web delle charities usa

20

About Us / Who We Are La sezione “About Us” / “Who We Are” del sito di una charity riveste un ruolo

importante. Qui l’utente può trovare informazioni più dettagliate a proposito della

mission e della vision dell’organizzazione. È importante che tramite questa sezione

sia possibile capire in modo chiaro cosa fa la charity e come lo fa.

Affinchè questa sezione sia facilmente rintracciabile, è bene che il suo link sia posto

nel menu principale e che abbia un’etichetta intitolata “About Us” / “Who We Are” o

equivalente.

I contenuti della sezione “About Us” dovrebbero essere organizzati seguendo lo stile

della piramide invertita: si inizia dalla sintesi per proseguire con i dettagli. Una

sezione di questo tipo deve essere ricca di microcontent. Con questo termine, coniato

da Jakob Nielsen, si indicano quei contenuti espressi in frasi brevi, che tuttavia

contengono tutte le informazioni essenziali, senza alcuna ridondanza. Questo non

vuol dire non fornire informazioni esaustive, ma renderle disponibili in ulteriori

pagine di approfondimento per chi ne è interessato, rendendo così la fruizione dei

contenuti meno pesante per chi desidera ottenere informazioni esaurienti ma non

estremamente dettagliate.

La piramide invertita dovrebbe seguire il seguente schema per presentare le

informazioni rilevanti in modo efficace e far capire la missione della charity in

maniera chiara:

1. Proporre uno slogan in home page che sintetizzi di cosa si occupa

l’organizzazione;

2. Sintetizzare, in uno/due paragrafi all’inizio della pagina “About Us”, gli

obiettivi e i risultati ottenuti dalla charity;

3. Proporre un’ulteriore sezione a quella precedente in cui sviluppare i punti

chiave e i fatti essenziali riguardanti l’organizzazione;

4. Se necessario, prevedere delle pagine supplementari dove le persone

fortemente interessate e motivate possono approfondire la conoscenza

dell’organizzazione.

Uno schema di questo tipo sfrutta la natura ipertestuale di un sito web per preservare

l’utente da informazioni aggiuntive e ridondanti, che possono indurlo a sperimentare

un’esperienza di navigazione frustrante e lontana dai propri obbiettivi.

Page 22: Best practices per le sezioni tipiche dei siti web delle charities usa

21

Nel seguito del paragrafo saranno riportati alcuni esempi di best practice riguardanti

la sezione “About Us” / “Who We Are” dei siti web delle charity statunitensi.

Charity: Oxfam America

“Who We Are” Web Page: www.oxfamamerica.org/whoweare

La sezione “Who We Are” di Oxfam America presenta le informazioni riguardanti la

charity in maniera concisa ed efficace. Il titolo della sezione cattura subito

l’attenzione dell’utente e la porzione di testo sottostante aiuta a capire che cosa fa la

charity e in che modo lo fa. La vision e la mission occupano ciascuna lo spazio di una

riga e, nonostante questo, risultano sufficientemente esaustive dal punto di vista

informativo.

Per gli utenti che desiderano approfondire la conoscenza di Oxfam America sono

presenti diversi link: in alto a destra è situato un box che contiene diverse

informazioni finanziarie e sotto il riquadro “Who we are”, l’utente trova un menu a

tab che contiene ulteriori informazioni circa l’organizzazione.

Page 23: Best practices per le sezioni tipiche dei siti web delle charities usa

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Charity: World Vision

“About Us” Web Page: www.worldvision.org/content.nsf/about/who-we-are

La sezione del sito di World Vision dedicata a fornire all’utente maggiori

informazioni sull’organizzazione è ben strutturata. Infatti, le informazioni sono

presentate in maniera concisa e all’interno della sezione è presente un menu di

navigazione di secondo livello.

Oltre alle informazioni basilari sulla charity, sono a disposizione di chi ne volesse

approfondire la conoscenza, contenuti circa la leadership e gli aspetti finanziari

dell’organizzazione. Il menu della sezione è ben strutturato e consente all’utente di

navigare tra i contenuti in modo coerente al label proposto.

Page 24: Best practices per le sezioni tipiche dei siti web delle charities usa

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Charity: US Fund for Unicef

“About Us” Web Page: www.unicefusa.org/about

Le informazioni messe a disposizione dell’utente nella sezione “About Us” del fondo

statunitense dell’Unicef sono sufficienti per far capire di cosa si occupa

l’organizzazione. Nel testo sono inseriti diversi collegamenti ipertestuali che

consentono di approfondire la conoscenza dei temi al centro delle missioni di Unicef.

Per chi desidera ottenere più informazioni è possibile visionare e scaricare il report

annuale (in formato .pdf).

La sezione “About Us” di Unicef USA ha un menu dedicato tramite il quale l’utente

può approfondire la conoscenza di temi specifici riguardanti la charity (“Our Value”,

“Leadership”, “Next Generation”, “Regional Offices”, ecc.).

Page 25: Best practices per le sezioni tipiche dei siti web delle charities usa

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Get Involved Questa sezione, presente nella maggior parte dei siti delle charity statunitensi, è

utilizzata con diversi fini: invitare gli utenti a seguire la charity attraverso i social

media, offrire l’iscrizione alla newsletter, dare la possibilità di diventare volontari,

invitare gli utenti a effettuare donazioni, ecc.

La sezione “Get Involved” dovrebbe essere messa in evidenza tramite un’etichetta

omonima del menu principale o attraverso un link ben visibile all’interno delle pagine

del sito web istituzionale. La sezione è molto importante dal punto di vista utente

poiché fornisce informazioni che lo riguardano direttamente.

Nelle pagine seguenti saranno proposti esempi di siti di charity che utilizzano al

meglio tale sezione.

Charity: Greenpeace USA

“Get Involved” Web Page: www.greenpeace.org/usa/getinvolved

Page 26: Best practices per le sezioni tipiche dei siti web delle charities usa

25

La sezione “Get Involved” del sito di Greenpeace USA offre all’utente diverse

possibilità per entrare a far parte del mondo della charity e del suo lavoro. La

moltitudine di proposte è corredata da poche righe che forniscono informazioni circa

le alternative di coinvolgimento. Se l’utente lo desidera può approfondire il suo

bagaglio informativo riguardo le differenti proposte, valutandole nello specifico

attraverso il menu contestuale della sezione.

Ciò che colpisce, della sezione “Get Involved” di Greenpeace USA, è il ventaglio di

possibilità offerto all’utente per invitarlo ad entrare a far del mondo della charity. Ci

sono alternative per tutti: sia per chi desidera impegnarsi attivamente sul campo, sia

per chi desidera sostenere l’organizzazione attraverso un attivismo più blando.

Charity: Charity Water

“Get Involved” Web Page: www.charitywater.org/getinvolved

Charity Water, organizzazione dedita allo sviluppo e alla diffusione di fonti idriche

disponibili e sicure dal punto di vista sanitario, nella sezione “Get Involved”, mette a

disposizione dell’utente diverse alternative per entrare a far parte attivamente delle

attività dell’organizzazione. Oltre alle possibilità di diventare volontario e di

iscriversi alla newsletter, l’utente può proporre un progetto e dare vita a una nuova

Page 27: Best practices per le sezioni tipiche dei siti web delle charities usa

26

raccolta fondi. Inoltre, è data la possibilità agli studenti e alle scuole di offrire il

proprio aiuto a una scuola bisognosa dal punto di vista della disponibilità di fonti

d’acqua sicure.

Charity: World Vision

“Get Involved” Web Page:

www.worldvision.org/content.nsf/getinvolved/getinvolved

L’immagine sopra riportata rappresenta solo una porzione della sezione del sito web

dedicata al coinvolgimento diretto degli utenti. Le possibilità loro offerte sono molte

e, all’inizio della pagina, l’utente è informato del fatto che esistono diversi modi per

sostenere l’organizzazione.

Le alternative sono presentate sia in funzione delle tematiche trattate, sia in funzione

del numero di soggetti che desiderano prendervi parte. Inoltre, in conclusione della

sezione, è presentata una sorta di mappa delle possibilità che riassume tutte le opzioni

date all’utente per entrare a far parte del mondo di World Vision. Le voci di questa

mappa sono cliccabili e consentono all’utente di ottenere maggiori informazioni sui

singoli progetti.

Page 28: Best practices per le sezioni tipiche dei siti web delle charities usa

27

Our Work / Project Nella maggior parte dei siti delle charity statunitensi è presente una sezione dedicata

al lavoro e ai progetti che coinvolgono le attività dell’organizzazione. Solitamente

questa parte del sito è caratterizzata dalla presenza di informazioni sommarie circa il

lavoro svolto e da link di approfondimento dello stesso.

Visitando la sezione in questione, l’utente deve poter capire appieno i progetti della

charity, anche senza ricorrere ai link citati in precedenza. Le informazioni riportate

dovrebbero essere esaustive e al tempo stesso coincise. Nel caso in cui la charity

operi in diverse nazioni o zone geografiche è bene riportarlo.

Il link alla pagina dedicata al lavoro dell’organizzazione dovrebbe essere incluso nel

menu principale del sito, con un label che rappresenti in modo chiaro le informazioni

presenti nella sezione.

Charity: Orphan Aid Africa

“Our Work” Web Page: www.oafrica.org/front_content.php?idcat=83

Orphan Aid Africa, attraverso la sezione “Our work” opportunamente etichettata e

presente nel menu principale di navigazione del sito web istituzionale, spiega ai

propri utenti cosa fa in maniera chiara e concisa. Oltre a queste informazioni, sono

presenti link che consentono di approfondire ulteriormente la questione. Nella pagina

Page 29: Best practices per le sezioni tipiche dei siti web delle charities usa

28

trova posto anche un menu di navigazione dedicato che permette di ottenere maggiori

informazioni circa specifici progetti e attività concluse.

Nella sezione “Our Work” del sito di Orphan Aid Africa è presente anche un link che

collega in maniera diretta l’utente alla sezione dedicata alle donazioni on-line. Come

vedremo nelle pagine seguenti è bene che questo collegamento sia presente e

facilmente riconoscibile per tutta la navigazione all’interno del sito web di una

charity. La scelta di renderlo disponibile in maniera esplicita all’interno della sezione

dedicata al lavoro dell’organizzazione è corretta e consigliabile. Infatti, è probabile

che, se l’utente desidera effettuare una donazione on-line a favore della charity, una

volta conosciuto il suo modo di lavorare, porti a termine tale intenzione.

Charity: Oxfam America

“What We Do” Web Page: www.oxfamamerica.org/whatwedo

Oxfam America, attraverso la sezione “What We Do”, presenta all’utenza del sito il

proprio lavoro in maniera chiara e approfondita. Le informazioni sono organizzate e

riportate in una forma adatta al mezzo di comunicazione utilizzato, ovvero il sito web

istituzionale.

Page 30: Best practices per le sezioni tipiche dei siti web delle charities usa

29

Sono presenti diverse sottosezioni (“Emergencies”, “Campaigns”, “Issues”) che

descrivono il lavoro che la charity sta svolgendo, o ha svolto, nelle diverse zone del

mondo. Inoltre, poiché Oxfam America agisce in diversi Paesi, è presente una cartina

geografica interattiva che permette di approfondire le diverse situazioni affrontate

dalla charity nel mondo.

Page 31: Best practices per le sezioni tipiche dei siti web delle charities usa

30

Charity: Care

“Our Work” Web Page: www.care.org/careswork/index.asp

La charity statunitense Care si occupa di combattere la povertà in diversi paesi del

mondo.

L’esempio riportato non ha lo scopo di delineare una best practice per quel che

riguarda il design della sezione, ma vuole sottolineare il fatto che la charity pone nella

sezione dedicata al lavoro dell’organizzazione una mappa interattiva. Tale scelta,

corretta e consigliabile, spesso non è presa in considerazione da charity che sembrano

avere investito buone competenze nella progettazione del sito web.

La sezione del sito istituzionale dedicata al lavoro dell’organizzazione è nominata in

maniera chiara: “Care’s Work”. All’interno di questa, il lavoro svolto dalla charity è

presentato in maniera efficace attraverso una descrizione sintetica. Oltre a ciò, è

presente anche una cartina geografica interattiva che consente all’utente di scoprire in

che modo lavora la charity nelle diverse zone del Mondo.

Page 32: Best practices per le sezioni tipiche dei siti web delle charities usa

31

La scelta, per le charity che operano in diversi Paesi, di utilizzare una cartina

geografica interattiva, è da ritenersi utile ed esaustiva dal punto di vista informativo.

Un’alternativa alla mappa geografica potrebbe essere un’apposita sezione o

sottosezione.

News & Events La sezione dedicata alle notizie e agli eventi collegati alla charity e alle sue attività è

importante dal punto di vista informativo poiché permette di comprendere il livello di

vitalità del sito e, al tempo stesso, fa sì che l’utente possa avere un’idea dell’impegno

speso dall’organizzazione nel promuovere notizie e attività che la riguardano da

vicino. È molto importante che le news riportate, così come gli eventi, siano

strettamente connesse al lavoro della charity e al suo ambito di intervento. Infatti, un

evento o un articolo la cui relazione con il mondo della charity non sia facilmente

comprensibile potrebbe confondere l’utente sulle attività svolte dall’organizzazione.

Charity: Amnesty International USA

“News & Events” Web Page: www.amnestyusa.org/events/page.do?id=1102261

Lo screenshot sopra riportato rappresenta la pagina “Events” della sezione “News and

Events” del sito di Amnesty International USA. Questa pagina web è particolarmente

interessante poiché consente di scoprire, a seconda della propria collocazione

geografica negli USA, quali sono gli eventi organizzati dalla charity a cui è possibile

Page 33: Best practices per le sezioni tipiche dei siti web delle charities usa

32

prendere parte. Nella stessa pagina è presente una cartina geografica interattiva degli

Stati Uniti che rimanda alle pagine web degli attivisti di ogni zona della nazione.

Charity: Micheal J.Fox Foundation

“News & Events” Web Page: www.michaeljfox.org/newsEvents.cfm

Il sito della fondazione di Micheal J. Fox presenta una sezione “News & Events” ben

strutturata. Sono presenti tre categorie di notizie: la prima riguarda quelle

strettamente legate al Morbo di Parkinson e alla sua cura, la seconda categoria “MJff

Press Releases” fornisce all’utente aggiornamenti sui comunicati stampa emessi

dall’organizzazione, la terza è dedicata agli eventi che vedono il coinvolgimento

diretto della charity o che sono correlati con la ricerca sul Morbo di Parkinson.

Le notizie presenti nella sezione “News & Events” sono strettamente connesse

all’ambito di intervento dell’organizzazione. La vicinanza tra gli scopi della charity e

i temi trattati nelle news fa sì che l’utenza non possa avere alcun dubbio circa le

tematiche che stanno a cuore all’organizzazione e che sono al centro del suo lavoro.

Page 34: Best practices per le sezioni tipiche dei siti web delle charities usa

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Charity: World Vision

“News & Events” Web Page: www.worldvision.org

World Vision utilizza la sezione delle news del proprio sito in maniera peculiare. Il

collegamento alle notizie è riportato in home page attraverso un box dedicato. Le

news riguardano le nuove emergenze per le quali è possibile prestare il proprio aiuto

tramite l’apposito bottone “help now”.

Ogni news è corredata di un’immagine e di una didascalia e l’utente ha a disposizione

un bottone “Read Story” che gli consentirà di approfondire le informazioni

riguardanti la notizia.

What You Can Do / Take Action Molte charity statunitensi dedicano almeno una sezione del loro sito al reclutamento

di aiuti da parte di chiunque abbia voglia di impegnarsi nelle attività alle quali

l’organizzazione dedica tempo e forze.

Spesso, fornire un aiuto non significa necessariamente prendere parte in modo diretto

alle attività della charity. In molti casi, ciò che è richiesto all’utente è promuovere la

charity o prendere parte ad azioni via web (campagne di e-mail alerts) in modo tale

che la voce dell’organizzazione sia sempre più udibile.

Page 35: Best practices per le sezioni tipiche dei siti web delle charities usa

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Per gli utenti del sito deve essere semplice trovare informazioni su come poter essere

d’aiuto all’organizzazione. È necessario che la sezione fornisca informazioni

dettagliate e dirette sul volontariato, che dia la possibilità di arruolarsi direttamente

per una causa laddove possibile. Proporre contenuti di questo tipo significa agevolare

il contatto tra l’organizzazione e l’utente interessato a far parte del mondo della

charity.

Il collegamento alla sezione “What You Can Do” / “Take Action” dovrebbe essere

reso disponibile in maniera evidente, possibilmente tra le voci del menu principale di

navigazione.

Charity: Earth Justice

“Take Action” Web Page: www.earthjustice.org/how_to_help/action/

Earth Justice propone la voce “Take Action” nel menu principale di navigazione del

sito web. In questa sezione l’organizzazione mette a disposizione dell’utenza diversi

modi per prendere parte in maniera attiva alle battaglie intraprese dalla charity.

L’utente può partecipare alle attività sia attraverso le petizioni messe in evidenza

nella sezione, sia tramite l’invio di e-mail (pre-compilate dalla charity stessa) ad

Page 36: Best practices per le sezioni tipiche dei siti web delle charities usa

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aziende ed enti che, nella realizzazione dei loro prodotti, non rispettano le leggi per la

tutela dell’ambiente e della popolazione.

Per partecipare alle campagne promosse dalla charity sono richieste informazioni

personali e dati sensibili dell’utente.

Charity: Amnesty International USA

“What You Can Do” Web Page:

http://www.amnestyusa.org/take-action-online/page.do?id=1031043

Il sito di Amnesty International USA mette a disposizione dell’utenza diversi modi

per partecipare alle iniziative della charity. La sezione del sito intitolata “What You

Can Do” comprende diverse sottosezioni tramite le quali è possibile scegliere in che

modo supportare l’organizzazione. Le sottosezioni utilizzano motori di ricerca interni

che consentono all’utente di trovare la causa più vicina a sé, sia dal punto di vista

geografico che dal punto di vista delle motivazioni alla base della causa stessa.

Page 37: Best practices per le sezioni tipiche dei siti web delle charities usa

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Charity: Oxfam America

“What You Can Do” Web Page: www.oxfamamerica.org/whatyoucando

Nella sezione del sito web istituzionale di Oxfam America troviamo diversi modi per

sostenere il lavoro della charity.

In apertura di pagina è fornita una breve introduzione che spiega all’utente perché il

suo supporto è importante per la charity. La sezione propone al visitatore diversi

strumenti tramite i quali concretizzare il proprio aiuto. Nella sezione “What You Can

Do” è presente un menu a tab che consente di scegliere in che modo sostenere il

lavoro della charity.

Nella sezione “Take Action” l’utente può scegliere di diventare parte attiva delle

iniziative promosse da Oxfam America. La tab “toolbar” consente di collegare il

proprio browser di navigazione web direttamente al sito della charity. Nel caso in cui

l’utente abbia uno spazio personale sul Web, attraverso la sezione “banners and

buttons”, può far comparire sul proprio sito un collegamento diretto con

oxfamamerica.org e promuovere così la charity.

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Donation Le donazioni on-line rappresentano uno strumento di fondamentale importanza per le

organizzazioni non-profit. Nel sito web di una charity non può mancare uno spazio

dedicato al suo sostegno economico. Il sito deve quindi dare la possibilità all’utente

di effettuare donazioni in maniera semplice, veloce e sicura.

Un sito donor-friendly dovrebbe proporre tutte quelle informazioni che possono

aiutare l’utente a capire in che misura e in che modo i suoi soldi aiuteranno le attività

svolte dalla charity.

Per una rassegna delle best practice delle sezioni dedicate alle donazioni on-line si

invita il lettore a consultare il paragrafo 5.4 del capitolo cinque.