Armi Per Una Dea in Magna Grecia Alcune

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    SEMINARI

    E CONVEGNI

    7*

    Laboratorio di Storia,

    Archeologia e Topografia

    del Mondo Antico

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    Atti delle quinte giornate internazionali di studi sull'areaelima e la Sicilia occidentale nel contesto mediterraneoErice, 12-15 ottobre 2003

    Workshop G. Nenci diretto da Carmine Ampolo

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    Guerra e pacein Sicilia e nelMediterraneo antico(VIII-IIIsec. a.C.)Arte, prassi e teoriadella pace e della guerra

    vol. I

    EDIZIONI

    DELLA

    NORMALE

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    Redazione a cura di

    Maria Adelaide Vaggioli

    2006 Scuola Normale Superiore Pisa

    isbn 88-7642-210-2

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    Abbreviazioni

    Autori antichi

    Sono state adottate, di norma, le abbreviazioni dellOxford ClassicalDictionary, Oxford-New York 19963o del dizionario di H.G. Liddell, R. Scott,Oxford 19689, ad eccezione dei seguenti casi: Aristoph., Demosth., Diod.,

    Hesych., Moschion, Plato, Ps. Hipp., Strabo, Tim.

    Opere generali

    AE = LAnne pigraphique, Paris 1888-BMC = Catalogue of the Greek Coins in the British Museum.BTCGI= Bibliografia Topografica della Colonizzazione Greca in Italia e nelle Isole

    Tirreniche (fondata da G. Nenci e G. Vallet, diretta da C. Ampolo), Pisa-Roma 1977-1994, Pisa-Roma-Napoli 1996-

    BullEp =Bulletin pigraphique, pub. in Revue des tudes Grecques.CEG = P.H. Hansen, Carmina Epigraphica Graeca, Berlin-NewYork 1983-

    1989, I-II.

    CID= Corpus des inscriptions de Delphes, Paris 1977-

    CIG= Corpus Inscriptionum Graecarum, Berlin 1828-1877, I-IV.CIL = Corpus Inscriptionum Latinarum, Berlin 1863-CIS = Corpus Inscriptionum Semiticarum, Paris 1881-DGE = E. Schwyzer, Dialectorum Graecarum exempla epigraphica potiora, Lipsiae 19233.EAA = Enciclopedia dellArte Antica, Classica ed Orientale, Roma 1958-FGrHist = F. Jacoby, Die Fragmente der griechischen Historiker, Berlin 1923-GGM = C. Mller, Geographi Graeci Minores, Parisiis 1855-1861.IDlos= Inscriptions de Dlos, Paris 1926-1972, I-VII.IG = Inscriptiones Graecae consilio et auctoritate Academiae Litterarum Regiae

    Borussicae editae, Berolini 1873-IGASMG= R. Arena, Iscrizioni greche arcaiche di Sicilia e Magna Grecia, I-V,

    1989- (I21996).IGCH =M.Thompson, O. Mrkholm, C.M. Kraay (eds.), An Inventory of

    Greek Coin Hoards,New York 1973.IGDGG = L. Dubois, Inscriptions grecques dialectales de Grand Grce, Gnve

    1995-2002, I-II.

    IGDS = L. Dubois, Inscriptions grecques dialectales de Sicile: contribution ltude du vocabulaire grec colonial, Rome 1989.

    ILLRP = A. Degrassi, Inscriptiones Latinae Liberae Rei Publicae, Firenze 1957-1963, I-II; 19652, I-II.

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    XIV Abbreviazioni

    ILS= H. Dessau, Inscriptiones Latinae Selectae, Berlin 1892-1916.Inscr. Ital. = Inscriptiones Italiae, Roma 1931-IvO= W. Dittenberger, K. Purgold, Inschriften von Olympia, Berlin 1896.LIMC = Lexicon Iconographicum Mythologie Classicae, Zrich-Mnchen 1981-LSAG2= L. Jeffery, The Local Scripts of Archaic Greece. A Study of the Origin

    of the Greek Alphabet and its Development from the Eighth to the Fifth CenturiesB.C., revised edition with a supplement by A.W. Johnston, Oxford 1990.

    LSJ = H.G. Liddell, R. Scott, Greek-English Lexicon, Oxford 19689[reprintof the 9thed. (1925-1940) with a new supplement edited by E.A. Barber

    and others].

    OMS= L. Robert, Opera Minora Selecta, Amsterdam 1969-1990, I-VII.PGM = K. Preisendanzet al. (hrsgg.), Papiri Graecae Magicae. Die griechischen

    Zauberpapyri, Stuttgart 1973-19742, I-II.PMG = D.L. Page(ed.), Poetae Melici Graeci, Oxford 1962.POxy. =B.P. Grenfell, A.S. Hunt (eds.),The Oxyrhynchus papyri,London 1898-

    RE =G.

    Wissowa(hrsg.), Paulys Real-Encyclopdie der klassischen Altertums-wissenschaft(neue bearb.), Stuttgart-Mnchen 1893-1972.SEG = Supplementum Epigraphicum Graecum, 1923-SGDI = F. Bechtel et al.,Sammlung der Griechischen Dialekt-Inschriften(hsrg.

    von H. Collitz),Gttingen, 1884-1915, I-IV.Syll.2 = W. Dittemberger, Sylloge Inscriptionum Graecarum, Lipsiae 1898-

    19012, I-III.

    Syll.3 = W. Dittemberger, Sylloge Inscriptionum Graecarum, Leipzig 1915-19243, I-IV.

    TLE= M. Pallottino, Testimonia linguae etruscae, Firenze 1954; 19682.TLG = Thesaurus Linguae Graecae (electronic resource), Irvine, University of

    California, 1999.TrGF = B. Snell, R. Kannicht, S. Radt (eds.), Tragicorum Graecorum

    Fragmenta, Gttingen 1971-1985, I-IV; 19862, I.

    Periodici

    Sono state adottate, di norma, le abbreviazioni dellAnne Philologique, adeccezione delle seguenti e dei titoli riportati per esteso:

    AMuGS = Antike Mnzen und Geschnittene Steine.

    ArchMed = Archeologia Medievale.ASSir = Archivio Storico Siracusano.

    BCASicilia = Beni Culturali ed Ambientali. Sicilia.

    BollArch = Bollettino di Archeologia.

    GiornScPompei = Giornale degli Scavi di Pompei.

    JAT = Journal of Ancient Topography. Rivista di Topografia Antica.

    JbHambKuSamml = Jahrbuch der Hamburger Kunstsammlungen.

    JbZMusMainz = Jahrbuch des Rmisch-Germanischen Zentralmuseums

    Mainz.

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    XV Abbreviazioni

    IncidAnt = Incidenza dellAntico: dialoghi di storia greca.

    OpArch = Opuscula archaeologica ed. Inst. Rom. Regni Suaeciae.

    QuadAMessina = Quaderni dellIstituto di Archeologia della Facolt di

    Lettere e Filosofia dellUniversit di Messina.

    QuadIstLingUrbino = Quaderni dellIstituto di Linguistica dellUniversit di

    Urbino.

    QuadMusSalinas = Quaderni del Museo Archeologico Regionale A. Salinas.

    SicA = Sicilia Archeologica.

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    In apertura dellampio resoconto dei lavori con-dotti con tre campagne di scavo a Kaulonia, PaoloOrsi mi piace avviare queste considerazioni nelsuo ricordo scriveva: Lattuale collina di CapoStilo, che fu il perno e il nocciolo della Cauloniaprimitiva, sorge sul mare fra gli sbocchi di duepiccole fiumare lAssi e lo Stilaro [che]hanno un assai limitato bacino idrico Dietro le

    loro scaturigini le masse dellAppennino forma-vano allora un quasi insuperabile sbarramento Caulonia veniva cos ad avere condizioni noneccessivamente favorevoli compressa per giuntafra due potenti vicini, rivali fra di loro (Orsi1914). La citt achea, anche se per Orsi quasischiacciata tra grandi colonie uno statarellolo definiva , fu tuttavia per lui campo di lungheed attente indagini, prontamente dite e per moltotempo non seguite n eguagliate da altre; mentre,nella ricerca successiva, rimasta quasi relegata

    in un angolo, anche se per motivi forse casuali.Da alcuni anni le cose stanno cambiando: un pro-gramma di ricerca sistematico stato definito dallacompetente Soprintendenza Archeologica dellaCalabria, che ha voluto coinvolgere a pieno laScuola Normale, proprio in quel perno e nocciolodella Caulonia primitiva larea del santuario diPunta Stilo, dalla quale le indagini di Orsi eranopartite e che gli forn dati numerosi e solidi perrisolvere [] in modo irrefragabile la questionedel sito di questa dianzi sconosciuta citt.

    Le nuove indagini nel santuario urbano kaulo-niate (fig. 39) (Parra et al.2001; Parra 2001/I,con sintesi in Ead. 2005/IV; Ead. 2004, 2005/II,2005/III, e c.d.s./I; Parra et al. c.d.s.), anche semirate in prima istanza ad un recupero di vec-chi interventi, non hanno mancato di restituiresignificativi dati sia in termini architettonici, siain termini cultuali. In questa sede il riferimentoprincipale sar ai secondi; ma bene fare qualche

    Armi per una dea, in Magna Grecia: alcune considerazioni,a proposito di nuove testimonianze kauloniati

    cenno seppure rapido e selettivo ai primi, sein relazione con la (o con le) divinit del santua-rio. Mi preme soprattutto citare alcune presenzescultoree, restituite da un lembo residuo di crollo databile nella prima met del IV sec. a.C. in baseai materiali ceramici dellepistilio del tempiodorico classico, vale a dire delledificio datato daBarello (Barello 1995), sulla scia di precedenti

    analisi di Gullini, al 430-420 a.C., che Orsi facevarisalire invece alla prima met del V sec. a.C. Einnanzi tutto, i frammenti di due ali piumate, diuna mano, di un braccio e di una zampa (figg. 32-37) tutti di elevata fattura ed in marmo bianco,identificato da recentissime analisi petrografichecome il lychnites, il Pario pi pregiato che si cavavanei giacimenti in galleria di Stephani: una sfingeacroteriale? ovvero una sfinge su sostegno comeanathema singolo? Ma il braccio e la mano sonoestranei allo schema di questa figura: ho proposto

    pertanto (Parra 2001/I), di pensare ad un gruppoin cui tutti i frammenti potessero ricomporsi, cioad unaltra attestazione di cavaliere su sfinge, queltipo acroteriale diffuso forse nel solo Occidente,con esempi certamente pi antichi di Paestum(520 a.C.), Metauros (490 a. C.), forse Taranto(ca. 500 a.C.) e Gela (490-480 a.C.) , e ben notonella limitrofa Locri con le sue plurime, plurima-teriche (e forse coeve?) occorrenze dei gruppi diMaras e di Marafioti (Danner 1997).

    Anche i frammenti marmorei di Kaulonia sono

    forse pertinenti dunque ad uno di quei gruppiscultorei il cui vero significato, qua come altrove, tutto sommato ancora da comprendere a pienotitolo. Da Sparta ed in particolare da Amyklai a Locri: questo il percorso tra Grecia edOccidente definito per il tipo da unormai conso-lidata ipotesi di J. de La Genire (de La Genire1986); ma non escludo che il percorso possa esserestato diverso o diversamente articolato, se riconsi-

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    deriamo sia i frammenti locresi metropolitani digrande plastica fittile arcaica dal tempio di Hera adHalai (Locride Opunzia) frammenti di cavallo,di sfinge e di una figura femminile resi noti daWalker e Goldman gi agli inizi del secolo scorso,ma poi negletti, tanto che il tipo comunementeritenuto occidentale; sia gli altrettanto neglettiframmenti locresi locali di et arcaica (Danner1997). E da Locri a Kaulonia il passo potrebbeessere stato breve; e forse non bisogner cercareloccasione storica come fortemente e da parte dimolti stato fatto per i gruppi locresi (fino almenoa Costabile 1995) perch elevate sono a mioavviso le probabilit che, a Kaulonia come altrove,i cavalieri sui tetti abbiano avuto generica valenza

    di soteres, gemelli divini soteresin epifania sui tettidi case e templi, o sugli alberi delle navi, come pro-tettori di edifici o della navigazione. Dovremmocos sfumare il valore dato a sfingi, sirene o tritoniche sostengono i Reiterkavalieren dellOccidentegreco: una schiera di figure mostruose, credo, chein vario modo, in vari luoghi ed a partire almenodalla prima met del VI sec. a.C., sostennero suitetti dei templi i cavalieri divini, quasi inter-cambiandosi, ed assumendo progressivamente unvalore sempre pi decorativo.

    Nello stesso strato di crollo dellepistilio deltempio, stato recuperato un frammento di lastrain calcare decorata ad altorilievo con un trattodi spira di serpente (fig. 38), da mettere in seriecon altri due frammenti scultorei di serpente ginoti: piccole testimonianze, con ogni probabilit,di un elemento figurato del fregio, se come molto probabile il frammento deve considerarsiun angolo di una metopa. immediato, credo, ilcollegamento con elementi apollinei che in areacrotoniate furono particolarmente accentuati: dal

    templum Apollinis Alaeidi Cir, al tempio urbanodi Apollo Pizio ricordato da Giamblico; dai monu-menti delfici di Crotone, alle vittorie atletichedi crotoniati nei giochi pitici; dai didrammi e glistateri crotoniati con Apollo che saetta il serpentePitone in uno schema che stato collegato ad ungruppo bronzeo di Pitagora; da un kerykeionvotivodal Lacinio e ad una dedica al dio restituita da unpresunto punto di approdo presso il santuario. Ma

    non si pu dimenticare neppure il serpente pereccellenza, lIdra, e dunque Eracle che uccise ilmostro in una delle fatiche; Eracle associato nelculto ad Hera nel santuario del Lacinio, insiemead Achille; Eracle che sta alle origini del santuariocrotoniate (cfr. Parra 2001/I). Non escludo cheallo stesso fregio debba ricondursi anche una bellatesta maschile barbata di calcare, dagli scavi deglianni Sessanta, gi riferita da Barello ad una meto-pa (Barello 1995), che sembra quasi riecheggiareforme prepartenoniche ricordo solo una testa diEracle ritenuta pertinente alla decorazione del tem-pio prepericleo (Museo dellAcropoli, Inv. 6508).

    Ma bene parlare adesso di espressioni pi espli-cite di culto messe in luce di recente nel santuario

    kauloniate: installazioni ed offerte. Tra le prime,la struttura pi macroscopica costituita da unagrande vasca a pianta subquadrata (Garginic.d.s.), tutta rivestita di tegole piane: sul fondo amo di vaschetta centrale una grande olla tagliataa met; a Nord, una scaletta di pietra a tre gradini(fig. 43). Allinterno sono stati individuati pilivelli di riempimento, tutti con ossa animali (conpreponderanza di bos taurus e scarse attestazioni disus scrofa), hydriaied anforette acrome o verniciatea bande, volontariamente frammentate e per lo pi

    col fondo intenzionalmente forato al centro a scoporituale. Le forme riconducono per lo pi agli ultimidecenni del V ed alla prima met del IV sec. a.C.;pochissimi i materiali della fine del IV o degli inizidel III sec. a.C., quando cio in una fase di siste-mazione e/o di rifunzionalizzazione del santuarioattestata anche in altri settori, dovette verificarsiuna sorta di colmata rituale della struttura con imateriali utilizzati per il culto e ritualmente foratidopo (e non per) luso sacrale, successivamentead una fase duso coeva a quella del tempio dorico

    classico. Anche se la cassa di tegole, come i vasicol fondo forato sembrano a tutta prima rinviarea contesti di culto thesmophorico e/o chtonio, inquesto caso altre ipotesi dovranno essere tenutein considerazione, in particolare se la struttura siastata funzionale a cerimonie connotate dallacquae connesse alla sfera femminile, e legate ad Hera oad Artemide, ad esempio; ad Hera, divinit di ungruppo di luoghi di culto epitalassici nei quali lac-

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    qua, la sorgente, gioca un ruolo di rilievo insiemeal bosco: mi riferisco naturalmente in primo luogoallHeraion crotoniate del Lacinio, ma anche adaltre attestazioni, tra cui anche quella ipponiatedel Corno di Amaltea, discusse di recente da G.Colonna in relazione al caso di Pyrgi (Colonna2000); ovvero Artemide, a buon diritto presente inun santuario limitrofo ad uno scalo portuale comefu quello di Punta Stilo dove non mancano offer-te parlanti di attrezzature navali (cfr. infra) , eper giunta ben collegata a rituali dacqua attraversoforme di iniziazione diparthenoie nymphai.

    Parlando di offerte, necessario operare unaselezione tra le pi significative di quelle espressio-ni di religiosit che a Punta Stilo, come in tutti i

    santuari del mondo greco, cominciano a parlarci diriti, di organizzazione di spazi di culto, di produzio-ni insomma di societ e di economia. Tra queste,merita attenzione un piccolo settore del santuario(fig. 41) in cui il crollo dellangolo SudEst dellepi-stilio del tempio sigill tracce di attivit cultualicospicue ed ancora ben leggibili, sia oggetti chepiccole strutture. I riti dovevano svolgersi almenoin parte al coperto: probabile infatti che questosettore sia stato riparato in forme non monumen-tali da una sorta di tettoia addossata al muro di

    sostruzione orientale della terrazza del tempio; ne indizio la presenza di tegole e di antefisse trale quali un esemplare riconducibile ad una serienassio-locrese databile tra la met del V e la metdel IV sec. a.C. (Parra 1977e 1991). Numerosi iframmenti di lamine in bronzo, con decorazionea sbalzo perlinata, rinvenuti in giacitura primariadirettamente sul piano di calpestio: tra questi uno,di grosse dimensioni (cm 23 x 10 ca.) e di formarettangolare, forse parte di una schildband nonfigurata; altri sono certamente riferibili invece,

    per la loro forma curvilinea con margini ribattuti,a rivestimenti di scudo, lo scudo rotondo argivo,laspis in senso proprio. Due lame di spada cortasono state rinvenute accanto ad un blocco di cal-care quadrangolare, con foro da incasso quadrato,rivestito di piombo: una poggiava direttamentesulla faccia superiore del blocco, ancora in giaci-tura primaria (fig. 40). Le lame trovano un ottimoconfronto ad esempio in quegli esemplari medmei

    di spada corta a foglia di lauro allungata conguardamano a traversina; lama quasi piatta o conlieve nervatura centrale, a cui corrispondono duelievi sgusciature che Orsi rinvenne nel grandedeposito di Calderazzo ed accuratamente classi-fic nelledizione delle settanta lame di spade,daghe e pugnali l rinvenute, delle quali sot-tolineava la natura di vere e proprie armi di carattere militare, e non domestico o rituale(Orsi1913).

    Il blocco di calcare su cui poggiava una dellespade corte, da identificare come una base diun qualche recipiente su piede funzionale al cultoo piuttosto alla luce della recente e dettagliataanalisi di Daphni Doepner, da rivedere tuttavia a

    mio avviso per la valutazione di alcune attestazio-ni prese in esame (Doepner 2002) un sostegnodi una di quelle pietre o stele aniconiche, diffusenel Mediterraneo greco e attestate in Occidentesoprattutto nel santuario urbano di Metaponto in particolare intorno allaltare di Apollo apartire dai primi argoi lithoidella fine del VII, finoaddirittura al III sec. a.C.: un tipo di offerta che da ricollegare forse a pratiche di culto importatedirettamente dallAcaia, dove sono attestate daPausania a Fare (7,22,4). Nel santuario di Punta

    Stilo non dovette essere lunico esemplare pre-sente: possono infatti inserirsi nella serie quei pilastrini quadrati e rotondi che Orsi rinvenne nellarea di rovina sovrastante e sottostantealla grande scalea, assieme ai molteplici pezziarchitettonici caduti dallalto, e che gi egliinterpret come sostegno di svariati anathe-mata esposti al piede della gradinata, o aldi sopra di essa nella fascia libera fra gradinata etempio , pensando che lesposizione avve-nisse un po dappertutto, dove vi era spazio libero

    (Orsi 1914). Unaltra attestazione di questo gene-re dal santuario kauloniate potrebbe individuarsiin un cippo rinvenuto a Sud del tempio neglianni Settanta con iscrizione retrograda, in cui laTomasello leggeva in alfabeto corinzio arcaicodella fine del VII o degli inizi del VI sec. a.C. un improbabile Anemian riferibile ad unaltret-tanto improbabile divinit dei venti (Tomasello1972), da ricondurre forse piuttosto ad una pi

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    semplice forma verbale di dedica (anetheke?):cippo iscritto al quale le indagini pi recentihanno aggiunto un secondo esemplare con dedica(per entrambi, Parraet al. c.d.s.; Ampolo c.d.s.),accanto ad altri anepigrafi che segnano duepiccoli spazi di culto limitrofi. In un caso, lo spazio contraddistinto dalla presenza di una cassetta dipiccole dimensioni costruita con quattro tegoleinfisse nel terreno (fig. 42): accanto, sia un cippo,che una sorta di trapeza, anchessa litica, da ritene-re entrambi con buona verisimiglianza materiali diriutilizzo da attrezzature navali (ancore?), secondoun uso ben attestato in pi contesti santuariali (insintesi Boetto 1997).

    Non pu tuttavia essere totalmente scartata

    lipotesi che la base con incasso quadrangolarepotesse sostenere un qualche recipiente intornoal quale si svolgevano riti che prevedevano sia ladeposizione di armi uno scudo e due spade corte,da riferire forse ad una dedica unitaria di almenouna parte di armatura oplitica sia luso di liquidi: probabile infatti che debba considerarsi comepertinente ad ununitaria azione di culto anche unpiccolo accumulo di una quindicina di skyphoi avernice nera tutti di tipi compresi nella secondamet del V sec. a.C. e di produzione locale ad ecce-

    zione di uno (cfr. Gagliardi 2001) rinvenuti apochissima distanza, deposti a ridosso del muro disostruzione/temenosorientale. Ed a pratiche ritualiomogenee e connesse potrebbe collegarsi ancheunaltra cassetta quadrangolare di tegole rinvenutaa poca distanza, totalmente vuota, e come talepossibile vano di raccolta di liquidi versati conquei piccoli contenitori ceramici. Mi domandose, seguendo questa linea interpretativa, non siapossibile collegare non solo per una suggestionevisiva il piccolo contesto votivo kauloniate ad

    un noto tipo di ermetta fittile locrese dal santua-rio di Grotta Caruso: quella cio in cui compareuna statua di toro androprosopo leroe Eutimo?o Acheloo? , con una corta spada appoggiataalla base della statua su cui compare liscrizioneEuthymou nome delleroe rappresentato dallastatua? o nome del dedicante? (Costabile 1991;Arias1999). Armi ed acqua parlo di acqua per-ch laltare davanti al quale posta la statua in

    realt una vaschetta per offerte di liquidi, come hada tempo riconosciuto Maurizio Paoletti (Paoletti1988) sono dunque elementi comuni, ma nonnecessariamente unificanti in termini di identitdi culto, bens solo in termini formali di rito.

    Con lanalisi di questo piccolo contesto sacro,siamo arrivati cos nel merito specifico delle dedi-che di armi nel santuario urbano di Kaulonia, rife-ribili nel caso specifico alla fase di vita del tempiodorico classico. Ma sono note altre attestazioni piantiche, di et tardoarcaica, in particolare dallareaa Sud dello stereobate del tempio.

    Innanzi tutto si devono citare quelle restituite dainterventi di scavo precedenti ai nostri, che ripor-tarono in luce tra laltro due strutture interpretabili

    come basamenti di altari o di piccoli naiskoi, ovve-ro basi di anathemata il rudere A ed il rudere B,come li definiva lo scavatore B. Chiartano in unarelazione darchivio, solo in parte nota (Barello1995: basamenti 7 e 8). I nuovi scavi intrapresiin questo settore (Parra 2001/I) nel quadro diun sistematico e generale recupero planimetrico,funzionale e cronologico delle strutture scopertenel santuario in precedenza , hanno evidenziatola presenza di due strati accomunati da una massic-cia presenza di scaglie lapidee, ma riconducibili ad

    interventi di sistemazione dellarea ben distinti: ilpi recente, ad interventi certamente successivi alcantiere del tempio come segnala con chiarezzala presenza di frammenti architettonici pertinentiad elementi gi in opera nelledificio (colonne sca-nalate, guttaedi gocciolatoi ed altri) mirati allarifunzionalizzazione forse in termini insediativi diparti dellarea sacra, come riscontrato ormai in pisettori del santuario; il pi antico, riferibile invecea sistemazioni funzionali allimpianto del cantieredel tempio classico, che dovettero obliterare strut-

    ture e residui vari di azioni di culto.Rilevante la presenza in questultimo livello

    di materiali in metallo, talora associati ad ossaanimali e con tracce di bruciato, ma non riferibilia deposizioni sacre in giacitura primaria: tra questi,oltre ad un piede di grande vaso con attacco dizampa leonina (un calderone?), frammenti di cin-turoni, di fibule, spilloni, borchie (di scudo?), tuttiin bronzo, e molti residui di armi in ferro, punte

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    di lancia, lame di spade corte (?), punte di frecciaa sezione triangolare; e ancora molti frammentidi lamine, per lo pi di forma non determinabile,che in parte potranno essere riconosciute come dirivestimento di scudi, ma che in parte potrebberointerpretarsi anche come scarti di lavorazione.

    Di questa fase tardoarcaica duso sacrale dellarea,i nuovi interventi hanno individuato varie e signi-ficative tracce. Tra queste, nel medesimo settoredei ruderi A e B, parte di una fossa di deposizioneche insieme a ceramica arcaica in particolareoinochoaiconiche corinzie, coppe a filetti, coppedi tipo ionico , ossa animali, carboni, scorie diferro ed una fibula in bronzo, conteneva ancheun puntale di lancia in ferro. Forse addirittura alla

    stessa fossa di deposizione, e comunque alla stessafase, deve essere connesso in termini di giacituraprimaria il famoso spallaccio arcaico in bronzodecorato a sbalzo con ungorgoneion oggi al Museodi Reggio Calabria rinvenuto negli anni Sessantapresso il rudere A, insieme ad un recipiente inlamina di bronzo ed una cuspide di lanciadi ferro, come attesta un documento darchivio(Barello 1995; Parra c.d.s./I; cfr. Guzzo 1988,per linterpretazione come ginocchiera).

    Ad altri interventi funzionali alla sistemazione

    della terrazza sulla quale fu costruito il tempiodorico classico da riferirire la formazione deglistrati in cui furono sistemate le piccole aree didevozione con cippi litici e cassette fittili di cuisi detto sopra: anche in questo caso, sono staterilevate consistenti presenze di materiali votiviresiduali dalla fase tardoarcaica e/o protoclassica(Parra c.d.s./I), tra i quali continuano a distin-guersi le armi, come constatato in precedenza nelmedesimo settore e come peraltro evidente in altrisettori del santuario (cfr. infra). Tipologicamente,

    il panorama gi noto si arricchito di elmi corinzi,anche se attestati solo da due paranasi, evidentiresidui sparsi di un rituale di deformazione e/odi frammentazione ben noto e documentato nelmondo greco (Jackson 1983), a partire dallareasacra ipponiate di Scrimbia (Sabbione 1996).I medesimi livelli hanno restituito abbondantemateriale laterizio concotto delle coperture di unoo pi impianti artigianali distrutti e frantumati

    nellopera di livellamento: forte indizio, credo,della presenza di unarea produttiva, forse di ettardoarcaica e comunque anteriore alla costru-zione del tempio classico specializzata per usointerno del santuario: forse non la sola, comesembrano suggerire altri materiali significativi intal senso provenienti dallarea del grande altare,di cui diremo. Senza contare anche, che veri-simile ritenere pertinente agli spazi del santuariounaltra zona produttiva, messa in luce da recentiindagini immediatamente a NordOvest del tempio(Iannelli 2005; cfr. Parrac.d.s./I).

    Gli interventi di scavo pi recenti hanno inte-ressato anche unampia area a Sud, indagata a piriprese in precedenza con saggi disorganici e mal

    documentati: qua un paziente lavoro di recupe-ro e di documentazione sistematica di aree giindagate negli anni Sessanta e Settanta del secoloscorso, ha permesso di impostare uno scavo stra-tigrafico in estensione mirato alla comprensionedi edifici e strutture minori, solo in minima partenoti e pertinenti a pi fasi duso del santuario, finoal limite meridionale costitutito dalle strutture almeno in parte a carattere difensivo indagateda E. Tomasello e poi riesaminate da H. Trziny(Trziny 1989; cfr. anche Cannata c.d.s.). Non

    potendo in questa sede entrare nel merito deirisultati complessivi dello scavo di tale settore, chesta ricomponendo le varie parti con risultati assaisignificativi (Parra c.d.s./I; Parra et al.c.d.s.), milimito a porre laccento sulla presenza del grandealtare di oltre m 16 di lunghezza solo in minimaparte noto dopo gli invasivi interventi precedenti riportato completamente in luce (fig. 44), chia-rendone la natura e le fasi cronologiche, ma nonleventuale pertinenza ad un edificio maggiore aSud del tempio di et classica.

    Le indagini hanno chiarito tra laltro che il gran-de altare inglob strutture precedenti di naturaancora non definibile; che nel suo primo impiantorisale ad una fase anteriore (prima met del V sec.a.C.) a quella del tempio dorico; che presto subun forte cedimento ad Est contenuto con muri diterrazzamento; e che fu abbandonato contempo-raneamente al crollo primario del tempio (primamet del IV sec. a.C.). Per quanto riguarda le

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    pratiche cultuali collegate allimponente struttura purtroppo cancellate in buona parte dalle ampiee profonde trincee degli scavi pregressi, che nehanno conservato solo qualche traccia sonoemersi indizi che intorno ad essa fossero distribuitidei dispositivi per sacrifici di animali, costituitida blocchi lapidei con anelli metallici sporgentidal terreno, ai quali venivano legate le vittime,secondo quanto documentato archeologicamentead esempio a Claros ed a Dion (de La Genire,

    Jolivet 2003): ed probabile che anche il bennoto coperchio di teca (Costabile, Iannelli1992), col suo unico attacco centrale poco atto alsollevamento, fosse destinato a questuso. Accantoad un bel frammento di arula fittile arcaica con

    decorazione dipinta, che trova esatto confrontoin un esemplare dallabitato (Simonetti 2001 e2005), si deve segnalare in questa sede che nondovevano mancare neppure deposizioni votive conarmi, indiziate da un ulteriore esemplare di spadacorta e forse anche dai numerosissimi frammenti dibronzo, per lo pi minuti ed informi, restituiti daquesto settore: una quantit tanto consistente tut-tavia da far pensare in alternativa (o in aggiunta?)a residui di lavorazione, che insieme ad altre scoriedargilla vetrificata ed a distanziatori da fornace

    recuperati in questa stessa area, danno ulterioree forte spessore allipotesi di una presenza di areeartigianali interne al santuario unitamente alletracce forse pi esplicite e consistenti restituite dalsettore pi limitrofo al tempio (cfr. supra).

    Del resto, la presenza di unattivit produttiva anche diversificata, di bronzi e di ceramiche,forse anche con forme di riuso delle offerte dimetallo come ipotizzato da T. Linders (Linders1987) ufficialmente organizzata allinterno delsantuario kauloniate, si allineerebbe facilmente a

    varie attestazioni, dal VI al IV sec. a.C., che perla Grecia propria sono state analizzate da Chr.Risberg (Risberg1992), sottolineandone il carat-tere pressoch costante di impianti temporanei,forse affidati ad artigiani itineranti, e come tali rin-tracciabili solo in base a piccoli indizi e per lo picancellati dai continui interventi di ricostruzione,sistemazione, pulizia rituale, propri dei santuari.

    Non escludo che il nucleo di skyphoia vernice nera

    utilizzati a poca distanza per il culto (cfr. supra),siano da riferire nella loro marcata bassa qualitdi verniciatura e di cottura, quasi affrettate e con-trastanti con la fedelt a modelli attici (Gagliardi2001) ad una produzione destinata a non usciredai limiti del santuario.

    Arrivando adesso al nucleo tematico portantedi questo contributo, credo importante osservareinnanzi tutto che il tema dediche di armi in san-tuari della Magna Grecia non pu essere affronta-to prescindendo da toni molto meno occidentalidi quelli spesso usati; toni che tengano conto nonsolo di Olimpia e Delfi che tuttavia devonostare a s, a mio avviso, dato il loro carattere tutto

    speciale di mostre internazionali di anathemata e degli Heraia di Samo, ovvero di Argo e diPerachora due santuari, questi ultimi, troppospesso pedissequamente citati per richiamare unapresenza occidentale di una Hera hoplosmia fati-cosamente attestata, o forse addirittura coniatada Licofrone, come voleva Giannelli (Giannelli1963); ma che non trascurino neppure e milimito a citare solo casuali esempi le offerte dipunte di freccia e di lancia, di lance, scudi, coraz-ze, schinieri e di elmi per lo pi miniaturistici dal

    santuario di Apollo Epikourios a Bassae (in sintesi,con letteratura Tzortzi 2002), un Apollo guerrie-ro e salutare, secondo Pausania (8,41,7-10), pressoil quale anche Artemide ed Afrodite avevanopropri oikoi; o quelle di armi reali e miniaturistichedallAthenaion di Ialysos (Martelli Cristofani2004); ovvero quelle dal santuario di Athena delSunio, che ha restituito una serie di piccoli scudi inbronzo ed un vaso plastico a testa di guerriero (exgr.Davaras1979), confrontabile ad esempio conquello dal deposito votivo del tempio di Athena

    ad Himera (per ultimo, Vassallo 2005); o ancorale offerte di scudi fittili dipinti associati a statuettedi guerrieri a cavallo con scudo dallHeraion diTirinto (in sintesi, con letteratura Solima 1998);o anche semplicemente di scudi miniaturistici daunarea di culto del quartiere dei vasai di Corinto(Newall Stillwell1952). Il tutto, naturalmente,ltto sempre in controluce di buone analisi di testie di iscrizioni, di cui gi Pritchett ci ha offerto

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    ottimi ed abbondanti esempi (Pritchett 1979;ma cfr. anche Lazzarini 1976), accanto invece aduna forse troppo rapida raccolta di testimonianzearcheologiche.

    Ma certo questo genere di approccio, pur corret-to, travalicherebbe prepotentemente i limiti tema-tici di questo contributo: meglio dunque limitareil discorso a qualche considerazione emersa da unprimo esame di una documentazione certamentenon ancora completa come quella kauloniate. Inuovi scavi condotti nellarea del santuario diPunta Stilo hanno evidenziato, ancora una voltain un santuario magnogreco, una certa presenza diarmi tra gli anathemata depositati in almeno duefasi di vita dellarea sacra, quella tardoarcaica e

    quella che, tra V e IV sec. a.C., vide la costruzionee luso del tempio scoperto da Orsi. In terminiquantitativi le presenze di armi non sono elevate,dato che a quelle gi citate possiamo aggiungeresolo una decina di punte di freccia; dal punto divista qualitativo possiamo rilevare sia la presenzadi armi difensive e da parata, che di armi offen-sive: tra le prime, lo spallaccio tardoarcaico contesta di gorgone, qualche scudo ed un paio di elmi secondo uno schema canonico di questo tipo diofferte, nel quale facilmente individuabile quella

    che si definita la centralit dello scudo espressain modo pregnante nel rituale dellaspis ad Argo(Burkert1983; Giangiulio2002; contraSolima1998); una centralit alla quale si deve forsericondurre la predominanza degli scudi tra le armiofferte scudi veri e scudi falsi, o meglio poveri,vale a dire quelli miniaturistici, la cui origine e lacui ampia diffusione da intendere verisimilmentenello stesso senso, ferma restando la differenza distatusdi coloro che offrivano alla divinit armi ascala naturale ovvero miniaturizzata, ma comun-

    que ridotte a simbolo (di recente, con letteraturaMartelli Cristofani 2004).

    Credo che sia bene sottolineare subito la noneccezionalit dei rinvenimenti kauloniati nellam-bito delle numerose attestazioni note per la MagnaGrecia; tengo a sottolinearlo perch ancora silegge, in una recentissima sintesi sullargomento,che le armi non costituiscono un rinve-nimento particolarmente frequente nei contesti

    votivi della Magna Grecia (Cardosa2002),pur non mancando recenti contributi che hannostemperato questi toni di rarit (ex gr.La Torre2002). Lavorando sul tema, lo schedario si riempieinvece facilmente di casi. Ne cito solo alcuni,non limitando il discorso a quelli documentatiarcheologicamente; sar solo un elenco di luoghie di culti relativi.

    bene forse cominciare dallarea locrese, neicui santuari le dediche di armi hanno per cos diresullo sfondo la famosa dedica di due scudi di bron-zo ad Olimpia fatta da Medma, con Hipponion eLocri, nella seconda met del VI sec. a.C., dopouna vittoria quella della Sagra? su Crotone(SEG XI, 1211 = Guarducci 1967, 305-306 e

    fig. 147 = Jeffery 1961, 286, n. 2 e tav. 54, 2).A Locri, il grande deposito votivo dellarea sacradella Mannella la cui consolidata attribuzio-ne a Persefone ha fatto perdere di vista spessoaltre innegabili presenze forse il pi famo-so, purtroppo non ancora sistematicamente editodopo gli scavi di Paolo Orsi: tra i pochi oggettimetallici della stipe, sono presenti armi difensivevere tra cui lelmo con dedica di Thrasiadas tatheo (Lazzarini 1976, n. 195) e qualche armaminiaturistica scudi fittili ed un elmo di bron-

    zo. Ma per Locri dobbiamo ricordare che anchenellOlympieion ormai identificato nel tempiodi Casa Marafioti fu dedicato uno scudo doro,come si legge in una tabella dellarchivio templare(tab. 21, cfr. Costabile 1992), senza contare cheanche Nosside (Anth. Pal., 6,132) celebra i Locresiin lotta con i Brettii che gettarono via dagli meridi misero destino gli scudi che giacciono nei tem-pli degli di

    Medma si pone in linea con la madrepatria Locri,accogliendo nella famosa stipe di Calderazzo, trop-

    po spesso appiattita su quella della Mannella,molte armi vere, ma in questo caso offensive comespade e pugnali, ed armi miniaturistiche scudifittili, anche decorati come quello ben noto conBellerofonte, ed elmi a placchetta: Persefone inprimis, ma insieme ad essa Afrodite ed Athena(con Eracle?), sono ormai ritenute le divinit delsantuario (in sintesi, Paoletti 1996). E nellareasacra del Mattatoio, ricondotta dalla Iannelli e

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    dalla Cerzoso a Dioniso nellipostasi di Hades,sono presenti accanto a numerosissimi recum-benti singoli o in coppia punte di freccia insiemea figurine maschili a cavallo e nello schema del-lapobates, testine di Atena e testine barbate conelmo corinzio (Iannelli, Cerzoso c.d.s.).

    Hipponion con la stipe di Scrimbia che siconnota in termini di culto molto vicini a quellidel grande deposito votivo locrese della Mannella fu forse pi vicina alla madrepatria, con lesue numerose armi solo da parata tredici elmicalcidesi con paragnatidi di varia forma, ed unocorinzio; sei schinieri, uno con iscrizione dedica-toria ad un dio epimachos (che aiuta in guerra:v. Cardosa 2002); varie Schildbnder figurate e

    non; quattro episematae moltissimi frammenti dibordo di scudo, costituiscono il non piccolo patri-monio di armi votive noto, purtroppo non ancorain modo sistematico (per ultimi Sabbione 1996;Parra 2000/I e 2000/II).

    Ma per le tre stipi locresi maggiori, vorreisottolineare la necessit di una lettura pi sgom-bra da visioni iniziatiche che stancamente rin-viano anche per le armi a riti di passaggio,fino ad individuare unimprobabile quanto ignotaPersefone Signora delle Armi, come variante

    dellAfrodite armata nota da Pausania a Corinto,Sparta e Citera (e cara a Prckner), ovvero fino acostruire forme di specializzazione di una multi-forme Persefone locrese in divinit distinte, med-mee ed ipponiati (Cardosa 2002). Ma sarebbeanche bene poter valutare pi attentamente sullabase di edizioni sistematiche le proporzioni traaltissime percentuali di coroplastica e di ceramicarispetto agli oggetti metallici armi comprese, dadistinguere poi con attenzione tra difensive o daparata ed offensive.

    Non posso naturalmente non citare, almenoin elenco, i casi achei. Innanzi tutto quello delsantuario urbano di Hera a Poseidonia dove ladea invocata, da guerrieri o forse dalla polis, per-ch fortifichi a noi gli archi (Lazzarini 1976,n. 585) , con le sue armi miniaturistiche fittili scudi, una corazza e uno schiniere di bronzo ele sue armi vere, da offesa quali punte di frecciae di lancia, che ben si affiancano a statuette di

    una divinit promachos, interpretata come Herastessa o come una pi scontata Atena (in sintesi,con letteratura Cipriani 1997; Cardosa 2002).

    Non sembra trovare corrispondenza in terminidi presenza di offerte di armi lHeraion alla Focedel Sele, dal quale sono note solo poche punte dilancia e un piccolo scudo fittile, accanto ancora astatuine dipromachoi.

    Per quanto riguarda Crotone che tanto ci avvi-cina a Kaulonia e che continuamente richiamatain letteratura come centro del culto magnogrecodi Hera hoplosmia, a fronte di un solo rapidocenno nellAlessandra di Licofrone (v. 856) diun sacrificio di Menelao alla dea Hoplosmia nelgolfo Lacinio (Ciaceri 1901; Giannelli 1963)

    o nei fondi anfratti del Lacinio (GiganteLanzara 2000) stata sottolineata una certasingolarit nel fatto che gli scudi miniaturisticisiano gli unici a rappresentare la classe delle armi(Spadea1997), anche se forse bisognerebbe tenerin maggior conto anche varie lamine con decora-zioni puntinate rinvenute da Orsi (Orsi1911; cfr.Spadea1996). Ma nel santuario (suburbano?) diVigna Nuova riconosciuto ormai come secondopolo del culto di Hera crotoniate (Spadea 1997) che le armi meglio si distinguono tra le offerte,

    accanto alle famose catene e ceppi di ferro consa-crati ad Hera eleutheria, attestata epigraficamentepi volte al Lacinio (cfr. Giangiulio 1989): armida offesa, in particolare punte di lancia in bronzoe in ferro, punte di freccia e spiedi di ferro, ai qualipotrebbero aggiungersi quattro puntali dasta, duecon nome e patronimico del dedicante, alterna-tivamente intesi come terminali di lance o partidinsegne di kerykeia, da collegare, forse, al gi cita-to frammento di serpente in bronzo dal Lacinio.

    Senza dimenticare il santuario urbano a

    Metaponto, che ha restituito punte di freccia e dilancia da unarea ricca di ex voto aniconici pressolaltare B (Doepner 1998e 2002), mi limito a cita-re ancora il santuario di Athena a Francavilla, coni suoi elmi e scudi sia reali che miniaturistici, fittilie di bronzo (Stoop 1980 e 1991). E soprattutto,larea sacra di Campora San Giovanni lanticaTemesa secondo G. La Torre (La Torre 2002), chevi ha riconosciuto analogie con gli Heraia dambi-

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    to acheo: qua, allingresso delloikos, era deposto unnucleo di punte di lancia in ferro accatastate unasullaltra sul piano pavimentalein una sorta ditrofeo, interpretate come decima di una vittoriamilitare conseguita ai danni di una comunit indi-gena rivale anche se forse da tener presenteil fatto che le armi, insieme con gli utensili ed ilvasellame metallico, costituiscono solo il 17,5% deivotivi, contro l80% della ceramica. Nelladytoneraconservato un frammento di elmo crestato di tipovillanoviano: un oggetto di epoca decisamenteanteriore, forse tesaurizzato come cimelio, e poiofferto alla divinit (La Torre2002), che potreb-be farci toccare con mano, in termini archeologici,luso di conservare nei santuari armi con mutato

    statuto, armi cio dedicate a suo tempo da eroie semidei, e poi divenute reliquie. Un accuratoelenco letterario gi stato scritto quasi un secolofa da F. Pfister (Pfister1909); ed ora si possonoleggere bei riferimenti in merito in contributirecenti, quello di L. Lacroix (Lacroix 2002), esoprattutto il volume di J. Boardman in cui le armicampeggiano tra immagini e oggetti, coni quali i greci immaginavano e ricreavano illoro passato nelle pratiche dedicatorie, oggettodi unarcheologia della nostalgia (cos il titolo:

    Boardmann 2002). Ma non posso certo entrarenel merito, e mi limito solo a ricordare lesempiomagnogreco per eccellenza di reliquie: le armi diEracle dedicate da Filottete nel tempio di ApolloAleo (per ultimo con letteratura, Spadea 2005) che archeologicamente ha restituito solo qualchefreccia, una cuspide di lancia, una lancia in miniatu-ra , e poi contese tra Krimissa, Thurii e Crotone.

    Punta della Campanella con Atena, San Nicoladi Albanella con Demetra, Fonte di Roccadaspidecon Hera (?), San Biagio della Venella con

    Artemide e Zeus Aglaos, Siris-Heraklea conDemetra e Artemide, sono nomi di siti con areesacre e nomi di divinit che sono state loro asso-ciate, per i quali sono note altre dediche di armi;li cito soltanto, aggiungendo allelenco due casimeno espliciti, ma da non trascurare: Matauros,che restitu pi di un secolo fa un nucleo di cen-tinaia di armi per lo pi da offesa in particolarepuntali di lance in ferro segnalato da Orsi (Orsi

    1902), ma dincerta natura votiva e cronologia;e il sito dellodierna Castellace, ritenuto sede diun santuario di Eracle Reggino unarea sacra dariferire al confine tirrenico del territorio di Reggiosegnato dal Metauros/Petrace che ha restituito unframmento di scudo o di elmo con dedica alleroeliminare per eccellenza (per ultimi Cordiano,Accardo 2004; Parra 2005/III).

    Passare adesso dalla semplice citazione di casiad affrontare il loro significato, caso per caso, intermini di culto inteso come fisionomia nonsolo delle divinit ma anche dei dedicanti non certo possibile: perch la via non solo sarebbemolto lunga, e carica di pretese, ma anche moltoaccidentata, come suggerisce ex silentio il fatto

    che manchi ancora un lavoro complessivo e siste-matico sul significato delle offerte dopo quellodi W.H.D. Rouse (Rouse 1902), anche se nonmancano certo i contributi significativi, a se stantiovvero raccolti in studi miscellanei ed edizioni diincontri scientifici (ex gr. Grschel 1978; Kilian-Dierlmeier 1985; Linders, Nordquist 1987;Hgg, Marinatos, Nordquist 1988; Anathema1989-1990; Marinatos, Hgg 1993; Alcock,Osborne 1994; Hgg1994; Id. 1998;Jacquemin2000; Kilian-Dirlmeier 2002; de Cazanove,

    Scheid 2003).Mi limito dunque a qualche consi-derazione generale in proposito.Davanti alla lista assai varia di nomi di divinit

    per le quali sono attestate dediche di armi, nasco-no a mio avviso due perplessit fondamentali.Innanzi tutto, chiaro che i margini di attendibi-lit di identificazione delle divinit eponime deisantuari devono restare assai indefiniti, in assenzadi testimonianze letterarie o epigrafiche eloquenti;e dunque, luso comune di identificare tali divinitin base alla coroplastica presente nel santuario

    spesso fuorviante (cfr. per ultimo Lippolis2001).In secondo luogo, nellinterpretare le dediche diarmi, e non solo la cautela imposta dalle inequi-vocabili e ben note attestazioni di visiting godsnei santuari, come li ha definiti B. Alroth fornen-done significativi esempi archeologici (Alroth1987), da affiancare a quelli noti dalle fonti e gisegnalati fin dal Rouse cito ad esempio soltantola lista affollata di presenze divine diverse nel

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    tempio di Hera ad Olimpia fornitaci da Pausania(5,17,1-3). Il tutto complicato dal fatto che ormai chiaramente dimostrato che dalle stessematrici venivano ricavati prodotti destinati ad esi-genze di culto diverse, prodotti che spesso avevanoiconografie non sufficientemente caratterizzate peri nostri strumenti interpretativi attuali e che pergiunta dovevano assumere significato e funzioneparticolare solo in relazione ad ogni specifico rito.

    chiaro poi che il significato di un tipo di offertarispetto ad un altro tipo (o ad altri tipi) nellambitodi unarea sacra non potr mai prescindere da valu-tazioni quantitative e/o di tipo statistico; e, per learmi, come per altre tipologie di offerte minori,la documentazione disponibile in questi termini

    solo apparentemente dettagliata e significativa.Basti pensare che, sulla scia di unimpostazionedi studi ben consolidata che da tempo ha privi-legiato alcuni tipi di offerte (statuaria maggiore,coroplastica, ceramica ad esempio), il lavoro dellaDoepner relega ancora le armi tra il sonstiges:peccato lieve, perch in genere solo quelle chepotremmo definire le grandi armi per qualitdella manifattura, della decorazione e/o per lapresenza di dediche iscritte hanno ricevuto ericevono attenzione specifica. Da qui nasce un

    altro problema, a mio avviso non trascurabile,quello cio di una corretta valutazione quantitati-va e statistica, nei depositi votivi, di armi difensive quelle da parata e di armi offensive. Senza con-tare che la combinazione di dati quantitativi condati qualitativi correttamente valutabili potrebbeaiutare a definire in termini diacronici un quadrodelle tendenze di culto sviluppatesi nellambito diun santuario, un quadro entro il quale le offerte diarmi potrebbero assumere fisionomia pi distinta:lanalisi fatta da P. Brize per lHeraion di Samo

    (Brize 1997) mi pare significativa in tal senso.Pur nei limiti di ogni valutazione quantitativa e

    qualitativa, credo che si possa comunque affermareche le armi, nei santuari della Magna Grecia (manon solo, direi), sono unofferta eccezionale ecome tale con proporzioni numeriche decisamentebasse rispetto ad altre offerte: sono unofferta ecce-zionale perch anche nel mondo greco arcaicoe classico caratterizzato dallonnipresenza e dalla

    quotidianit della guerra[che era]condizionenormale del rapporto trapoleis, vera e propriaway of life (Hlkeskamp 1997) lofferta diarmi, pubblica (o meglio collettiva), ovveroprivata (o meglio individuale) che sia, comun-que determinata da eventi occasionali, origine dipaura e di ansiet (cfr. Burkert1981); e forsemai dovette essere legata a celebrazioni periodiche,come nel caso di altri anathemata: difficile valuta-re infatti se feste con processioni di uomini armaticome quelle attestate per gli Heraia di Argo e diSamo da Enea Tattico e Polieno abbiano potutoavere esiti votivi. Ma alleccezionalit del tipo diofferta si affianca una presenza pressoch costante,cosa che ne limita il significato di indicatore di

    un culto specifico.

    Armi per una dea: cos ho scritto nel tito-lo, sollecitata da unormai consolidata tradizionedi studi magnogreci che hanno stabilito quasiunequazione tra Hera e le armi. Lungi dal volerdare contributi risolutivi alla questione relativa alrapporto specifico esistente tra le dediche di armi especifiche divinit, le mie considerazioni voglionosolo sollecitare riflessione e dichiarare unindubbianecessit di approfondimento di problemi, che si

    sono quasi sclerotizzati col tempo. A Punta Stilo,per ora, conviene continuare a chiedersi con Orsi:Quale era la divinit eponima del tempio?; ela risposta ancora quella di Orsi: Ecco unal-tra imbarazzante domanda. Non il pi piccolobrano epigrafico viene ad illuminarci in tantaoscurit; e della stipe sacra nulla si rinvenuto,n sappiamo dove fosse (Orsi 1914). Oggi, unframmento di skyphosa vernice nera con alphae rograffite scoperto nella campagna di scavo del 2005potrebbe sollecitare il pensiero con assai deboli

    probabilit, peraltro, di cogliere nel vero versouna dedica ad Artemide (cfr. Parra et al. c.d.s.;Ampolo c.d.s.). Continuano cos a sollecitarci in positivo o in negativo le proposte di Orsi,con Zeus Homarios o Apollo Katharsios; quelle diTorelli e di Osanna, con Zeus Homarios associatoad Artemide ed Afrodite (Torelli 1987; Osanna1989); di Costabile, con Athena (Costabile,Iannelli 1992); di Barello con Demetra e Kore

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    (Barello 1995). E nuovi dati o forse piuttostoalcuni indizi spingono il pensiero verso Hera,verso Apollo, verso Eracle e verso Artemide pos-sibili divinit eponime o visiting gods; ma vienespontaneo chiedersi, col pensiero volto anche apagine di J.-P. Vernant (cfr. Vernant 1991/I e2003), se larcheologia potr mai fornire elementiper comprendere a fronte di una documentazio-ne storica particolarmente avara come nel caso diKaulonia il ruolo assegnato a ciascun offerentedi armi dal suo status sociale, o da un evento gene-ratore di ansia, di paura o di gioia.

    Maria Cecilia Parra*

    * [n.d.r.: i criteri di citazione adottati in questo contributo

    corrispondono ad una espressa scelta dellA.].

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    Maria Cecilia Parra

    32-37. Kaulonia.Santuario di

    Punta Stilo:

    frammenti di

    acroterio mar-

    moreo.

    38. Kaulonia.

    Santuario di

    Punta Stilo: fram-

    mento di metopa

    con serpente.

  • 7/24/2019 Armi Per Una Dea in Magna Grecia Alcune

    24/25

    Maria Cecilia Parra

    39. Kaulonia. Santuario di Punta Stilo: veduta generale

    da pallone areostatico.

    40. Kaulonia. Santuario di Punta Stilo: spada corta

    appoggiata su cippo.

    41. Kaulonia. Santuario di Punta Stilo: cassetta ad Est

    del muro di sostruzione/temenos orientale.

  • 7/24/2019 Armi Per Una Dea in Magna Grecia Alcune

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    Maria Cecilia Parra

    42. Kaulonia. Santuario di Punta Stilo: cassetta a

    SudEst del tempio.

    43. Kaulonia. Santuario di Punta Stilo: vasca cul-

    tuale a NordOvest della gradinata settentrionale del

    tempio.

    44. Kaulonia. Santuario di Punta Stilo: veduta del

    grande altare.