Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato di Mitzraїm e...

Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato di Mitzraїm e Memphis

Sovrano Gran Santuario Byzantium

Alla ricerca del SE’

La presente pubblicazione non è in vendita ed è riservata ai soli membri del Rito. Stampato in proprio

Viene riportata anche in Internet, sul sito dell'Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato diMitzraïm e Memphis:http://www.mitzraimmemphis.org/

Anno VIIIFebbraio

2021

N.02

ALLA RICERCA DEL SE’ ALLA RICERCA DEL SE’ - Luglio 2016- Luglio 2016

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SOMMARIOSOMMARIO

ARMONIE NELLA CREAZIONE E POSSIBILITÀ DI TRASMUTAZIONE - S... G... H... G... S... G... M... - pag.3

GIUDIZIO E PREGIUDIZIO - Manuela B. - pag.13

LUCE E TENEBRE IN SAN GIOVANNI - Alberto - pag.16

IL GIARDINO DELL’EDEN - Giovanna - pag.20

ANALOGIE - Luca - pag.24

RedazioneDirettore Responsabile: Renato Salvadeo - via Bacchiglione 20 - 48121 Ravenna

AALLA RICERCALLA RICERCA

DEL SE’DEL SE’intuizione della conoscenza e conoscenza dell’intuizione

AArmonie nella

Creazione e possibilità di trasmutazione

Il S.Il S. .. .G..G. .. .H..H. .. .G..G. .. ..S.S. .. .G..G. .. .M..M... ..

PP er secoli e per lo meno sino al

1600, i filosofi, i musicologi ed imusicisti hanno dissertato su unaforma di musica non udibile con faci-lità dall'orecchio umano in condizioninormali: “la musica o armonia dellesfere”. Dal punto di vista metafisico,sarebbe prodotta dal movimento ditutti i corpi celesti che si muovononelle galassie, secondo i concettiarmonico-matematici che permeatidallo Spirito, regolano la Creazione.Quindi, la vita stessa si manifestereb-be avvolta da tali armonie.Se però si prendesse in esame qual-che cosa di normalmente udibile, allaportata di tutti, allora ognuno potreb-be scoprire alcuni aspetti importantidi sé stesso con relative esperienze.Ad esempio, quando si ascoltano suo-ni, prodotti da strumenti o dal cantodi altri, qualche cosa si attiva “all’in-terno” (che lo si voglia o no) ed inte-ragisce in modo estremamente variocon l’emotività di ogni singolo sog-getto.E’ qualche cosa che si può sperimen-tare continuamente.Ciò che però rimane solo nell’espe-rienza di alcuni, riguarda quello cheaccade quando si produce musica e/osi canta, concentrandosi nel ricercarela perfezione del suono desiderato.

In tali occasioni, alcuni possono testimo-niare di aver vissuto e di vivere momentiparticolari, non facili da descrivere. Tentando una sintesi grossolana, si

potrebbe dire che cuore e mente si riuniscononel tentativo di produrre quanto necessita loroper dirigersi in uno spazio e tempo differenti,mentre ogni cosa attorno sembra sbiadire, spari-re. Il suono sempre più perfetto, quando lo siraggiunge, divenendo sé stessi un tutt’uno conlui, impone il silenzio a tutto il resto, tendendoforse ad armonizzarsi con quella mistica armo-nia di cui ho fatto cenno.Qualche cosa del genere accade anche quando si

3Informazioni e storia sull’Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato di Mitzraїm e

Memphis possono essere letti sul sito: http://www.mitzraimmemphis.org/

ALLA RICERCA DEL SE’ ALLA RICERCA DEL SE’ - Febbraio 2021- Febbraio 2021

Santa Cecilia - Antiveduto Grammatica, 1610

vocalizzano correttamente alcuni mantra,confermando ancora una volta il rapportotra mente e cuore, nel dirigersi verso laluminosità dello Spirito più elevato. E’un’esperienza che si ritrova in modo analogico econvergente nella creatività di tutti coloro che lautilizzano nei molteplici ambiti esistenziali perdare forma a ciò che sorge dal flusso dell’intui-zione più pura, realizzando ai livelli più elevati,qualche cosa di unico, bello, armonico, che pri-ma non esisteva. Ad esempio, anche le rappresentazioni pittori-che più o meno classiche che tutto il mondoammira da secoli, ne sono una conseguentetestimonianza illuminante.

Chi abbia vissuto in prima persona taliesperienze, sa a che cosa sto facendocenno. Altri incuriositi, potrebbero pro-varci a loro volta, però tenendo conto

della purezza del desiderio e poi della volontà,dello studio, della concentrazione, della speri-mentazione pratica, della dedizione, del rigorenella correttezza esecutiva, ecc.Quindi, si potrebbe, dovrebbe, evitare di darretta e sfogo solo agli stimoli istintivi, passiona-li più animaleschi, al contrario proposti da alcu-ni che preferiscono la disarmonia caotica dell’i-stintualità fuori controllo.In effetti, poi, ciò a cui mi riferisco, se si staattenti, si svelerebbe trascendere i consueti limi-

ti delle percezioni materiali; è ciò di cuialcuni parlano spesso nei cosiddetti percor-si spirituali. E’ però auspicabile, sano, cor-retto, che lo si faccia (parlarne) solo aven-dolo sperimentato, almeno un pochino.Ad ogni modo, continuando a dissertare suquesto argomento, è bene ricordare ancorache la musica o armonia delle sfere, lamusica universale, deriva da un’intuizioneconcettuale tramite cui l'universo verrebbeimmaginato come un infinito sistema diproporzioni numeriche in cui si muovono icorpi celesti (Sole, Luna, pianeti, stelle,ecc.), producendo un suono continuo, unamusica, non udibili dall'orecchio umano,ma individuabili tramite concetti armonico-matematici e relative forme.Di conseguenza, la qualità della vita sullaTerra sarebbe influenzata, si svilupperebbeanche interagendo con questi suoni cosmi-ci, forse, come sostengono alcuni, ordinatasecondo proporzioni che corrisponderebbe-ro a tre intervalli fondamentali della musi-ca: 2:1 (ottava), 3:2 (quinta) e 4:3 (quarta).A tal proposito, è curioso notare l'anticavisione dell'universo che prevedeva novesfere o cieli concentrici ruotanti al di sopradella Terra (dieci entità oppure solo nove).Ogni sfera conteneva un’essenza spirituale.A partire dalla fascia più esterna, esseerano: Primo mobile (lontanissimo e miste-rioso), Stelle fisse, Saturno, Giove, Marte,



Armonia delle sfere - arte digitale


Sole, Venere, Mercurio e Luna. E’ interessante notare sempre con pru-denza, tra le consuete rappresentazionisimboliche di molteplici piani esistenzia-li, una convergenza analogica con dieci manife-stazioni spirituali della creazione in ambito kab-balistico, rappresentate dall’albero delle dieciSephirot. Anche qui, la posizione terrestre, ilRegno, è la più bassa rispetto alle altre che sisviluppano sino alla misteriosa identità dellaCorona.Vertice in cui oppure oltre il quale, tuttoappare inconoscibile.Nella mistica cristiana, questi concetti furonoulteriormente meditati e approfonditi, fornendola base intuitiva per numerose raffigurazioni diAngeli musicanti, suddivisi in Cori angelicigerarchicamente ordinati, collegandoli ad astri epianeti. In tal modo, nella musica delle sfere, ilcoro degli angeli interagiva con gli eventi prin-cipali che avvenivano in Cielo, a partire dallaTrinità, riverberandosi nelle Discese dello Spi-rito e nelle Ascensioni di chi odi che cosa ritornava verso l’al-to.Un’altra interessante analogiacon queste immagini, se oppor-tunamente meditata, si puòindividuare in un passaggiodella Tavola di Rubino: “…Poiché discende dal Cielo allaTerra e risale in cielo disper-dendo le forze inferiori nellaForza Superiore indefinibile…” oppure in quella di Smeraldo:“…Ascende dalla Terra alCielo e ridiscende in Terra rac-cogliendo la forza delle cosesuperiori e delle inferiori…”.Troviamo anche in Dante, mol-teplici allusioni alle sfere, adesempio nel primo canto delParadiso della Divina Com-media; qui disserta sull'Amoreche governerebbe le Sfere deiCieli, il cui movimento rotato-rio, sarebbe reso eterno daldesiderio che esso accende in

loro. Gabriele Rossetti nel 1860 accennòa tutto questo in una sua opera pittorica:“Amor Dantis”.Nel Rinascimento, si sviluppò una visio-

ne magico-ermetica dell'armonia. Si può ricor-dare quella descritta da Robert Fludd, nel suotrattato: “Utriusque Cosmi, maiores scilicet etminores, metaphysica, physica atque technicaHistoria” nel quale le sfere degli elementi, deipianeti, degli angeli sono disposte verticalmen-te, accordate dalla mano del divino architetto emusicista supremo del creato.Qualche cosa di simile era stata immaginata daFranchino Gaffurio, con i pianeti attorno a unaideale corda musicale, con sequenza armonicadiretta da Apollo, eseguita dalle nove Muse, as-sistite dalle tre Grazie.Tutto questo venne però criticato da Keplero cheprivilegiava un preciso riscontro sperimentale;fondamentale per avvalorare le proprie ipotesi.Ad ogni modo, poi, anche in “Musurgia Univer-



Amor Dantis - Dante Gabriel Rossetti, 1860


salis” di Athanasius Kircher (1650), l'ar-monica nascita del mondo è rappresenta-ta da un organo cosmico.A seguito di questi piccoli incisi, sipotrebbe quindi intuire e poi forse comprendereciò che ho suggerito più volte, riguardo ad alcu-ni percorsi iniziatici ed a particolari personaggiche con il loro dire e fare impersonano lo stereo-tipo del guru a capo di sette a volte anche in-quietanti. Mi riferisco poi all’inutilità (ma nondi rado anche al pericolo) di alcuni pronuncia-menti, vocalizzazioni che si persistono ad esibi-re con l’improbabile utilizzazione di lingue an-tiche delle quali ormai nessuno conosce più lacorretta sonorità, la precisione del ritmo, ecc.

ottenendo quando va bene, solo cacofo-nie insopportabili ma evidentemente fa-scinose per alcuni che le “subiscono” ot-tusamente, nonostante l’evidente disar-

monia con quella universale.Ad ogni modo, come accennavo sopra, la creati-vità armoniosa, si manifesta in sintonia, in mol-teplici occasioni e nel suo significato più ampio;comprende ogni attività umana che porta singo-larmente o collettivamente a forme d’espressio-ne estetica, usufruendo di accorgimenti tecnici,di abilità innate o acquisite e soprattutto dinorme derivanti rigorosamente dallo studio edall'esperienza applicativa. Pertanto, pur non esistendo un unico linguaggio

artistico e neppure un'unica modalità diinterpretazione, la manifestazione finaledella creatività armonica, rappresenta lacapacità di trasmettere con l’arte in ognicampo espressivo, emozioni e messaggipresenti nell’interiorità, in stretto collega-mento con la mente.Si potrebbe affermare che l'arte è l'espres-sione estetica dell'interiorità e dell'animoumano. Rispecchia le opinioni, i sentimentie i pensieri di un essere creativo (maschileo femminile) in ogni ambito del suo perio-do storico, mentre ricerca conoscenza del“bello” naturale o spirituale, percepibileattraverso la mediazione dei sensi; comun-que quando accade nei momenti più “eleva-ti e luminosi”, si ripete sempre il fenomenosperimentato dai creativi, in merito a quellaparticolare concentrazione interattiva tramente e cuore che porta a ritrovarsi nel“silenzio a-temporale”.Questi concetti, in gran parte, sono ricon-ducibili anche all’origine del cosiddettoclassicismo (intorno al 450 a.C.). In quelperiodo la creatività manifestata nella scul-tura, trovò un compromesso tra la simboliz-zazione delle intuizioni spirituali e la vero-simiglianza del mondo della natura, reale.Ad esempio, le statue di Fidia esemplifica-rono i canoni di bellezza, inducendo poi ipoeti ad immaginare l'ideale dell'imitazionedella natura, come base razionalistica del



Organo cosmico - Athanasius Kircher (1650).


classicismo diffusosi dal Rinascimentoin avanti, recuperando alcuni elementifondamentali del metodo esecutivo,come il perseguimento di uno stile checomportasse un equilibrio fra contenuto eforma, fra immaginazione e ragione. E’ ovvia conseguenza trovare ad esempio, ele-menti cosiddetti classici già nell'arte carolingiadella cappella Palatina di Aquisgrana, in quellaromanica, gotica e duecentesca, osservandoArnolfo nella scultura e Giotto nella pittura,mentre solo a partire dal XV secolo apparveropiù evidenti nei lavori di alcuni artisti, i qualiricercavano oltre le norme estetiche ed il rigoredella perfezione esecutiva, ciò che conducessead un migliore collegamento con lo Spirito chepermea ogni cosa.Chiunque abbia letto qualche cosa dellastoria dell’arte, ne ricorderà vari cheforse più noti di altri, si misero in evi-denza, sia con le opere, che con gliscritti. Ne cito solo alcuni (senza voler-ne scordare tanti altri), per comprenderemeglio ciò di cui sto scrivendo: Dona-tello, Masaccio, Mantegna, Bra-mante,mentre in Leonardo, Michelangelo eCorreggio furono presenti caratteri siaclassici che innovativi. Per quanto riguarda l'architettura, Bru-nelleschi e Leon Battista Alberti diederoun forte impulso al classicismo nelcorso del XV secolo. Si deve a loro l’in-troduzione e l’utilizzazione sistematicadella prospettiva e il rispetto delle rego-le vitruviane di proporzione, di armonia.Nel secolo successivo, il Palladio con lasua Teoria delle proporzioni architetto-niche e il Savoldo con elementi primi diriflessione storicistica, mitologica, na-turalistica, completarono quelle moda-lità che formeranno le basi dell’armoniacostruttiva, classica, unitamente a quel-le della percezione luminosa e cromati-ca, poi rigidamente incanalate dalleimposizioni della Controriforma cheinfluenzò, sia l'ultima fase del manieri-smo del Cinquecento, che le tendenze

seicentesche, come quelle di GiulioRomano e dei fratelli Agostino eAnnibale Carracci, ispirati dai grandiartisti dell'ellenismo.

Ho dissertato sino ad ora di una particolare pre-disposizione mentale che risulta importante, senon indispensabile quando ci si ritrova nelTempio e si contribuisce in qualche misuraall’esecuzione dei lavori.Non a caso, prima di procedere con qualsiasiattività rituale, è predisposto un luogo ove ci sidovrebbe raccogliere in rigoroso silenzio, alme-no un certo numero di minuti prima dell’ora pre-vista per l’inizio dei Lavori, preparandosiall’abbandono dei “metalli” ed alla sacralità del-l’azione rituale. Analogamente, nel tempo im-



Cappella Palatina di Aquisgrana


mediatamente successivo all’uscita dalTempio, ci si condurrà sempre in silen-zio, a rientrare nel mondo profano, dopoessersi scambiati il triplo fraterno ab-braccio, cercando, per quanto possibile, di nondisperdere i frutti del Sacro Lavoro Compiuto.Tutti avranno sperimentato in più occasioni,come non sia affatto facile abbandonare i metal-li costituiti soprattutto dai condizionamentiemotivi, collegati alle personali passioni più omeno cupide.Se non si ha già un certo allenamento con esiti

di successo, a seguito di una buona e cor-retta formazione implicita nelle liturgiedelle varie camere rituali, assieme aisuggerimenti orali dei Mistagoghi o delle

Sibille preposti a tali compiti, è probabile che sitroveranno le stesse difficoltà non solo fisichedi chiunque tenti di servirsi di un muscolo cheutilizza raramente.Non è affatto facile formarsi in questo modo,perché da un lato ci si deve concentrare nonpoco per avere il controllo della mente, madall’altro non si deve forzare, non ci si deve far

coinvolgere emotivamente. L’adrenalina non deve essere prodotta.In queste condizioni, è bene lasciare scorrerei pensieri, senza fissarsi su nessuno in parti-colare.In sintesi, è indispensabile cercare di ritro-varsi oltre il tempo e lo spazio, senza nessunosforzo psichico e fisico per tendere a proiet-tarsi oltre la percezione fisica.E’ “semplicemente” un modo per ritrovarsi,di riconoscersi, immediatamente ma senza laminima tensione avendo sempre più consape-volezza di sé, della propria essenza; alteran-do in tal modo, la personale costrizione usua-le del vivere nello spazio-tempo. Ovviamente quanto ho sintetizzo è forse sem-plice da descrivere ma come tutti coloro checi hanno provato e che lo stanno ancora ten-tando, non lo è da mettere in pratica.La Luce che potrebbe derivarne, costituireb-be un legame con quella personalità che sicaratterizzerebbe per una presenza che èassenza, mentre le percezioni sensoriali siespanderebbero spontaneamente, senza nes-suno sforzo e costrizione, svelando a sé stessiuna mutazione della stessa essenza personaleche poi ritornando nei normali parametri divita quotidiana, si concretizzerebbe in preci-se scelte conseguenti.Questo, oltre che dalle liturgie delle variecamere e dalle comunicazioni orali, lo sideduce anche dai nostri tre pilastri tradizio-nali di riferimento (Ermetismo-Alchimia,Astrologia, Kabbalah) che però occorre avvi-cinare con desiderio genuino, volendo vera-



Incisione di Franchino Gaffurio (Practica musice, 1496) che raffigura Apollo, leMuse, le sfere planetarie e i rapporti musicali.


mente “conoscere”. Quindi è opportunolasciar perdere invitanti suggerimenti diqualcuno (anche tra i fratelli e sorelle)che evidentemente dei nostri metodi hacompreso ben poco, per applicativi metodologi-ci differenti, ad opera di qualche autore che perònon ha mai camminato sui nostri sentieri e cheproprio per questo, quando va bene, risulta ine-vitabilmente “deviante”.Quindi, mentre si lascia aprire il cuore all’inda-gine della coscienza, si dovrà portare la massi-ma efficacia su ciò che ci si accinge a fare,sull’argomento meditativo previsto per un deter-minato giorno, sulle intenzioni di avvicinamentospirituale al Supremo Artefice, cercando di eli-minare un poco alla volta, tutti i pensieri parti-colarmente materiali, forse ricchi di emotivitàche sino ad allora erano stati liberi di fluire,badando bene di non farne arrivare altri,nuovi.Tutti sanno che senza l’opportuna pre-parazione, come spesso accade per qual-siasi profano, il fallimento di ogni tenta-tivo è ripetitivamente inevitabile anchesolo dopo qualche secondo.La volontà indispensabile è sempre lastessa, più o meno simile a quanto hodescritto sopra, per la forma mentale deicreativi nell’ambito esecutivo di ogniforma artistica.Ancora una volta, ricordo che il solodesiderio non serve a molto, senza alcu-na, corretta, diligente, messa in praticadell’azione necessaria e del conseguentesuccesso realizzativo.Inoltre, ancora una volta, consiglio confermezza di non utilizzare metodi diconcentrazione, di meditazione, ecc.descritti da personaggi anche abbastan-za noti che però non abbiano mai cam-minato sulla nostra via e neppure sualtre Tradizionali, convergenti con essa.Lo ribadisco anche se tali metodi venis-sero proposti da qualcuno tra noi, cheevidentemente, seppur in buona fede,ben poco ha oggettivamente compresodel nostro metodo.

Le conseguenze negative, caotiche, affat-to piacevoli, di una tale mancanza di dili-genza personale, potrebbero essere sub-dolamente simili a quelli descritti da

Ventura nel suo romanzo: “La terra delle quattrogiustizie”.Questo ci riporta alla condizione fisica, psichi-ca, spirituale, necessaria per partecipare ainostri Lavori e ad intuire, comprendere le analo-gie simboliche di varie camere dove i riferimen-ti metafisici alle forme angeliche, ai guardiani,sono sempre più ineludibili, mano a mano che siassumono responsabilità nella progressione deigradi e si prende coscienza che, ad esempio: ciòche è in alto è simile a ciò che è in basso e ilvisibile non è che la manifestazione dell'invisi-bile... mente ciò che il mondo profano chiamamale, disgrazia, miseria … non è che un ele-



Angeli armati - Guariento di Arpo, XIV sc.


mento necessario all’armonia universa-le.Ovviamente non di rado, si constata unamarcata diversità tra noi ed altre viecomunque indicate come massoniche, nellequali tutto questo non viene ormai preso in con-siderazione, privilegiando sempre più frequen-temente necessità sociali, economiche, ecc. sep-pur ancora ammantate da eventuali scenari miti-ci con arricchimenti moralistici più o meno eroi-ci che spesso non fanno altro che alimentaresolo il desiderio di potenza.Al fine di non incorrere in equivoci, suggeriscodi intuire, di comprendere sempre meglio cosapossa aver voluto suggerire con la dissertazionesulla creatività, su un particolare tipo di concen-trazione e sulla volontà.E’ indispensabile provarci, altrimenti diviene

difficile capire come sia necessario pre-disporci, formarci, affinché ogni nostraattività teurgica, ogni preghiera sia rivol-ta correttamente al Supremo Artefice.

Infatti, non siamo mai noi che operiamo d’ini-ziativa e per potere personale. Ogni cosa, comerecitano continuamente i nostri Rituali, vienesvolta su più piani, in Suo Nome e tramite Lui dicui siamo parte.Per questo, si richiede lo spargimento dei raggispirituali, ricchi del Suo amore e della Suasapienza, affinché ci sia data la possibilità didistinguere chiaramente ciò che è giusto, da ciòche non lo è; ci sia concesso di operare separan-do il denso dal sottile con cura, come fanno iSuoi benefici raggi. In tal senso, dovrebbe essere inteso anche l’innoal Sole che si recita in una particolare Camera

maschile, recuperando in qualche modoi concetti insiti in quello che si decla-mava nei templi dell'antica Memphis interra d'Egitto.Teniamo conto che maschi e femminesono parimenti inclini a particolaridebolezze umane e che, di conseguenza,certi studi e certe esperienze devonoessere affrontati con umiltà e prudenza.Infatti, c’è sempre la possibilità di usci-re dalla Luce Divina; anche nelleCamere femminili le liturgie proprie diquel cammino, indicano comportamentianaloghi che inducono a prendere con-tatto con la parte spirituale che ogniessere umano ha in sé ed a fortificarla.Così quando ci riferisce alla contempla-zione di una visione, da parte di unaSibilla, si ricorda che non è legata a datidi fatto ed a ragionamenti, ma alla sup-posta capacità, insita in ognuno di noi,di svuotare la mente e di aprirsi alDivino, con l’avvertimento che ciòrichiede che ci si sia prima liberati daldominio delle personali passioni.Come conseguenza di un eventuale suc-cesso, si constata nel nuovo favore delloSpirito Divino che tra i vari doni com-prensivi della “veggenza”, favorisce



Sibille e angeli - Raffaello, 1514


l’apprendimento della parte nascosta deinostri rituali, così come accade per ognitesto sacro.La Tradizione ci suggerisce che si posso-no avere queste possibilità, sia per elevazioneintellettiva e spirituale, che per visioni favoriteda angeli e intermediari divini o tramite la stes-sa Shekhinah, manifestazione di Dio. Tuttodipenderà dalla purezza dell’anima e dalla luci-dità della mente. Entrambe, solo ogni singolaSorella potrà conquistarle, diventando un trami-te, un semplice strumento al fine di favorire pertutta l’umanità, la realizzazione dell’ineffabileprogetto divino.Così, quando nel Tempio risuoneranno in modogiusto i sistri, non sarà affatto ininfluente pro-nunciare con lo stato dell’essere appropriato econ la volontà ormai affinata, una particolarepreghiera che ci riporta anche a quanto ho dis-sertato all’inizio:“..Voi che esistete nella Luce,Sorelle, Fratelli che ci aveteudito e che siete stati testimonidei nostri lavori, portate musica,canto, davanti al Supremo Arte-fice Dei Mondi, alla Gloria delcui Nome e per il bene dell’uma-nità ogni cosa è stata da noi com-piuta. Ci sia da lui concesso digettare alle spalle malanni, sof-ferenze, crucci, infermità e divolgere l’animo alla gioia per lagrazia che ci dona, in modo dapoter rigenerare, risanare, farrisorgere, quello che lo necessi-ta, finché si leverà il giorno incui dovremo viaggiare versoquella terra che ama il silen-zio...”Concludendo, immagino però,che nonostante il piccolo, perso-nale tentativo di descrizione diquel pochissimo che posso averappreso soprattutto in modo em-pirico, ognuno dovrà sforzarsipersonalmente nel cercare d’in-tuire e di comprendere in modo

progressivo, possibili “scintille” delleineffabili armonie della creazione, auspi-cabilmente ricevute durante il correttoincedere sul nostro cammino, tra le ar-

monie della creazione, in direzione della Lucepiù elevata.Ciò è particolarmente importante, necessario, seci rapportiamo anche a quanto ognuno possaaver dichiarato e firmato con i propri giuramentidi fronte ai presenti visibili, invisibili e poi, inalcune Camere, invocando terribile giustiziaangelica, in caso di tradimento.Ne consegue l’auspicio che un iniziato possaessere sempre aiutato spiritualmente non solodai componenti la nostra eggregora, affinchéascolti la propria coscienza e comprenda sempremeglio cosa stia veramente facendo. Così, potrebbe scoprire che tra le tante cose“strane” che compie istintivamente, potrebbeesserci l’abitudine comportamentale, antitetica



Angeli musicanti - Gaudenzio Ferrari, 1532


ai molteplici giuramenti (sempre piùimportanti, mano a mano che aumentanoi gradi e le responsabilità) a diffondere:maldicenza, diffamazione, pettegolezzo,frottola, malignità, insinuazione, non solo nel-l’ambito quotidiano, esterno a quello fraterno.Forse, potrebbe anche chiedersi perché lo fac-cia. Nella migliore delle ipotesi, potrebbe scopriredi farlo per sciocca abitudine consolidata nellapersonalità profana evidentemente non evoluta,nonostante i suggerimenti formativi e le fre-quentazioni ai Lavori. Forse potrebbe intuireche sta facendo del male a sé ed agli altri. Forse potrebbe prendere consapevolezza, peresempio, di farlo solo per sentirti superiore,nascondendo così la propria debolezza, la perso-nale inadeguatezza per qualsiasi cosa. Forse intal modo, riuscirebbe ad immaginare di riusciread indebolire un ipotetico avversario, che maga-ri non sa neanche della sua esistenza oppure chepur sapendolo, non gli dimostra la considerazio-ne che si vorrebbe oppure per altri motivi affattonobili.

Se però oltre a tutto questo, dovesse sco-prire, sempre tramite la coscienza, unaaggiunta volontaria di: falsità, fandonia,inganno, raggiro, impostura, allora è

auspicabile che inizi ad intuire la gravità dellasituazione in cui sarebbe immerso il personalestato dell’essere.Potrebbe scoprire anche altro.In effetti, il soggetto colpito dalla “Grazia illu-minante”, potrebbe svelare a sé stesso anche dipeggio. Infatti, potrebbe aver operato in modo dasovraccaricare il tutto con: calunnia, denigrazio-ne, falsa o infondata accusa, discredito, utiliz-zando con grande facilità, l’astuzia, l’ipocrisia,la menzogna. Pur di risultare “vincente”, avrebbe aggredito isuoi avversari veri o immaginari, infangandoli,sporcandoli, tramite la calunnia e magari facen-do in modo che tramite quella, danni di ognigenere possano averli colpiti.Non sarebbe una bella situazione personale epurtroppo non sono pochi quelli che però persi-stono caparbiamente a volerla perpetuare.

Poiché tutti, nessuno es-cluso, possono commet-tere errori, non sarebbemale fermarsi a medita-re su sé stessi; soprat-tutto in questo stranoperiodo nel quale ovun-que, non parebbe emer-gere spesso la parte mi-gliore dell’animo uma-no.Forse qualcuno potreb-be avere un pochino ditempo e di interesse aprovarci.

Il S.Il S. .. .G..G. .. .H..H. .. .G..G. .. ..S.S. .. .G..G. .. .M..M... ..



L'angelo sterminatore distrugge l'esercito di sennacherib - Antonio Tempesta, 1613


GGiudizio e pregiudizio

MANUELA B.MANUELA B.

SS i può dire con assoluta certezza che tutti,

prima o poi, cadiamo nella rete invisibile delgiudizio o del pregiudizio. Un corretto comportamento in linea con ilnostro percorso iniziatico ci suggerisce normal-mente di non giudicare il nostro prossimo, difare attenzione a non inciampare in questa debo-lezza che se protratta nel tempo, può trasformar-si in una cattiva abitudine o peggio ancora, sipuò diventare inconsapevoli di esserne succubi.Bisogna tuttavia riconoscere che è veramentedifficile riuscire costantemente nel tempo, a non

farlo, soprattutto quando in noi prendeforma la capacità di riconoscere la diffe-renza fra il bene e il male, tra ciò che ègiusto e ciò che secondo le nostre regole,

non lo è; questo infatti ci viene insegnato fin giàdalla tenera età. Ancora più difficile di questo,penso che vi possa essere nell’adulto, l’atto diosservare dentro sé stessi senza esprimere alcungiudizio. Guardare dentro di sé e analizzare i nostri og-gettivi comportamenti con obiettività ed inmodo oggettivo, senza farsi influenzare dalleproprie emozioni, è un lavoro arduo per tutti. Guardarsi dentro talvolta non è affatto piacevo-le. Tuttavia riuscire a farlo, ci potrebbe indicarese la via presa è quella corretta o se eventual-mente ci sia bisogno di effettuare delle rettifichedi rotta nei nostri comportamenti. La domandache ci si potrebbe porre a tal proposito, sembre-rebbe essere quella di come riuscire a non espri-




Pregiudizio percettivo e realtà

mere giudizi vivendo in un mondo che sinutre principalmente di questo. La rispo-sta si potrebbe celare nell’osservanzapratica del V.I.T.R.I.O.L. ovvero, “VisitaInteriora Terrae, Rectificando Invenies Occul-tum Lapidem”. Visita la parte più profonda enascosta di te stesso, osservala, conoscila e cor-reggi ciò che di sbagliato vi troverai in essa. Orase osserviamo da un punto di vista logico questolavoro interiore, si potrebbe oggettivamentenotare la presenza del giudizio in base all’osser-vazione di sé stessi e all’analisi del sé, portan-dola ad una sorta di paradosso; io osservo mestesso, giudico se il mio comportamento è giusto

o sbagliato e di conseguenza lo correggo.Perciò effettivamente quello che espri-miamo è comunque un giudizio seppurcostruttivo. Allora la domanda sorge

spontanea, come non giudicare sé stessi o ilprossimo nel cammino della vita esterna ed inquello interno della trasformazione del sé, se giàtrovare le correzioni da fare è un giudizio essostesso? La risposta si potrebbe trovare nel signi-ficato dell’osservanza delle leggi dateci dalnostro Supremo Artefice Dei Mondi. Sono leleggi Sacre che determinano cosa è giusto e cosaè sbagliato, e solo lui stesso ha la facoltà di giu-dicare, mentre il nostro umile compito dovrebbe

essere solamente quello di limitarci a rico-noscere le incongruenze dei nostri compor-tamenti in relazione a tali Leggi Sacre, intotale assenza di emozionalità. Ecco lalinea sottile, oserei dire quasi invisibile chedivide il giudizio costruttivo, oggettivo, daquello soggettivo distruttivo. L’individuazione dell’errore commesso edella correzione da fare, associati all’emo-zione, trasformano inevitabilmente il giudi-zio soggettivo e o pregiudizio. Cosa proviamo quando vediamo qualcunocomportarsi male? Proviamo emozioni,proviamo rabbia, magari anche desiderio digiustizia o peggio ancora di vendetta.Oppure, nel contesto opposto quando ve-diamo qualcuno comportarsi bene, lo lodia-mo, lo elogiamo magari ritenendolo uneroe. Questo accade perché ci lasciamo tra-scinare dalle redini delle emozioni che sitrovano nella materia di cui esse si nutronomorbosamente nel mondo profano, cioènella vita di tutti i giorni. Ecco allora che inquesto ragionamento ritorna a galla l’im-portanza della meditazione, con l’acquisi-zione dell’autocontrollo da utilizzare nellapratica del V.I.T.R.I.O.L. che ci permette diaddentrarci nelle pieghe dell’animo umano,per poter togliere, uno alla volta, quei veliche ci impediscono di essere oggettivi,piuttosto che soggettivi verso sé stessi everso il nostro prossimo. Raggiunta questaconsapevolezza, il lavoro da fare è sola-



Labirinto


mente appena iniziato, dal momento checi si potrebbe accorgere che fino ad orasi è agito in modo non corretto, non coe-rente con le Sacre Leggi di Dio. Oppure,ci si potrebbe impigrire pensando erroneamenteche il lavoro sia finito lì. Questo non ci deveassolutamente scoraggiare anzi! E’ proprio gra-zie all’avere trovato, lavorato e superato questiscogli, che si è riusciti a trascendere qualchevelo di inesperienza. E’ proprio grazie ai prezio-si strumenti che vengono tramandati da Maestroad Iniziato che abbiamo la possibilità di lavora-re con efficacia su noi stessi per poter avanzare,ognuno col suo passo, e riuscire ad ottenere deirisultati concreti, positivi. Soprattutto in questoperiodo epocale, indubbiamente oscuro, chetutti stiamo vivendo, emerge l’importanza didare la massima attenzione a ciò che diciamo,come lo diciamo, ed a chi lo diciamo.Nell’indecisione, la cosa più saggia da fare po-

trebbe essere sempre quella di prendersitempo per meditare e chiedere sempreconsiglio e aiuto, soprattutto attraversola propria interiorità.

MANUELA B.MANUELA B.



Deuteronomio: frontespizio in cui Dio fa le leggi, dalla Bibbia di Norimberga (Biblia Sacra Germanaica) (xilografia colorata)


LLuce e Tenebre

in San Giovanni

ALBERTOALBERTO

QQ uesto particolare periodo ci impone rifles-

sioni ulteriori su alcune tematiche a noi care,approfondendo quindi argomenti che per alcunidi noi risultano già trattati, ma che magari po-trebbero essere arricchiti da un punto di vistadifferente. Ci discosteremo quindi leggermenterispetto a come siamo abituati a trattare questoargomento iniziando proprio ariportare quello che vienescritto nella prima parte delvangelo di San Giovanni, inquello che viene chiamato“Inno al Verbo”: si presupponeche queste parole venganolette diverse volte ed interio-rizzate nella profondità delproprio sé, ma si ritiene ugual-mente utile riportarle nuova-mente poiché, almeno sogget-tivamente, più queste parole sirileggono più raccontano cosediverse o perlomeno con nuoveprospettive:

In principio era il Verboe il verbo era presso Dioe Dio era il Verbo.Questi era in principio presso Dio.

Tutto per mezzo di lui fu fattoe senza di lui non fu fattoassolutamente nulla di ciò che è stato fatto.In lui era la vitae la vita era la luce degli uomini;e la luce nelle tenebre brillae le tenebre non la compresero.

Soprattutto si vogliono ulteriormente rimarcarele ultime righe ovvero: la luce nelle tenebre bril-la e le tenebre non la compresero. Ponendoappunto l'accento sul perché questo Vangelo ècosì importante.




Creazione - mosaico - Duomo di Monreale

Diverse volte è staro ricordato che que-sto scritto si ricollega direttamenteall’Antico Testamento, in particolare conla creazione descritta nella Genesi. Manon è essenziale solo per questo, poiché nelVangelo ovviamente sono numerosi i riferimentiai sacri testi ebraici. Le persone che erano vici-ne a Gesù erano ebree e si suppone che cono-scessero bene la Torah. Quindi perché è cosìimportante nonostante sia un testo composto ingreco? Probabilmente perché in poche righel’autore ci racconta tutto: ci parla di Dio e ci

parla dell’uomo. Ci parla della forzacreatrice della Divinità, ci parla dellanostra dualità, intesa come luce e tenebre(le tenebre sono la parte in ombra, quella

parte di noi che ci fa tenere legati alla materia,che rifiuta la Luce e lotta affinché non ci siavvicini ad essa).Riconoscere in noi l’esistenza di questa Luce masentire contemporaneamente che esiste qualchecosa che fortemente ci tiene legati alla materiaprovoca nella nostra interiorità un grande tor-mento. È uno scontro continuo, una lotta, uno

sforzo per non cadere nelle tenebre, etutto ciò è raccontato sapientementenel prologo di questo Vangelo. Ma que-sta lotta viene ribadito, avviene solo sesi riconosce l’esistenza di questa Luce.Se continuiamo ad essere avvolti dalletenebre, non vedendone le alternative,non ci scontreremo con nulla. È la voceinteriore, che come un leone, si mette aruggire una volta che si intravede laLuce. Perché in qualche modo si intui-sce la Verità e si desidera ardentementefare ritorno alla Sorgente. Un concettoimportante da sottolineare è proprioquesto: come in fisica anche qui, letenebre vengono viste come assenza diLuce, poiché esse non sono in grado diaccoglierle. La tenebra quindi nonviene vista come un'antitesi di paripotenza a Dio, bensì come un concettodi non inclusione, ma che non riesce adopporsi a Dio stesso. E' proprio questala sintesi del monoteismo: anche qui,Dio crea sia la Luce che le Tenebre, ilBene e il Male. Sono le ultime dueentità che non sono in grado di ricono-sce e quindi accogliere la gioia delSignore. Inoltre in poche righe del prologoprendiamo coscienza della parola inte-sa come forza creatrice, avendo chiaroed esplicito il riferimento al Verbo.Questa viene descritta come un suonoprimordiale che ha il potere di origina-re manifestazioni durante la Creazione.



San Giovanni Evangelista - Giotto, 1325/30


Siamo di fronte al processo creativo divi-no: Dio crea attraverso il suono, prece-duto al suo pensiero. Non a caso le vibra-zioni hanno tuttora una rilevanza di nonpoco spessore, sia per quanto riguarda i suoni insenso fisico, sia in senso spirituale.Anche noi, similmente e nel nostro “piccolo”potremmo umilmente partecipare a questa crea-zione emettendo vibrazioni ma solo se le nostreparole sono genuinamente collegate alla scintil-la divina che è in noi. Solo in questo modopotrebbero essere a loro volta creatrici ed esserea disposizione del disegno divino. Proprio perquesto motivo dovremmo essere particolarmenteattenti su quello che pronunciamo, non solodurante una liturgia e dinnanzi alle candeleaccese, ma anche nel quotidiano dove diamorealmente prova di quanto abbiamo appreso edimostriamo la nostra integrità, lontani dell'ipo-crisia che la materia ci impone.

In Genesi si legge che all'Inizio nonc’era la Luce: prima c’era lo Spirito e loSpirito aleggiava sulle acque. Le tenebreinvece dimoravano negli abissi. Solo a

seguito del suono divino ci fu la Luce e questavenne separata dalle tenebre, ma solo dopo chevenne considerata “cosa buona”. Questo passag-gio merita però una piccola precisazione: questaLuce non è assolutamente da confondere con laluce del giorno o le tenebre della notte, poichéqueste due sono le conseguenze dei due luminaricollocati nel cielo per governare il giorno e lanotte. Il Sole e la Luna, come anche le altre stel-le sono state create in altri momenti che inGenesi sono specifici del quarto giorno.Quindi si sta facendo riferimento ad un’altraLuce, una Luce incomprensibile per i nostrisensi. E questa Luce viene continuamente emes-sa, anche nelle tenebre. Ma anche noi, a volte,non la facciamo entrare, non la comprendiamo,




Giovanni Battista indica il Cristo a Pietro e Andrea, del Domenichino, 1623-8

o ci vogliamo volutamente allontanare daessa volgendo lo sguardo da un'altraparte. Si legge poco più avanti nel Vangelo:Era la luce vera, che illumina ogni uomo, quellache veniva nel mondo.Era nel mondo e il mondo fu fatto per mezzo dilui e il mondo non lo riconobbe.Venne nella sua proprietà e i suoi non lo accol-sero.

Quest’ultimo passaggio Venne nella sua pro-prietà e i suoi non lo accolsero è terribile, se cisi ragiona un minimo. È come se fossimo stati alungo assistiti dal nostro amorevole padre, acasa sua, il quale ci ha costantemente elargitodella sua protezione ma soprattutto il suo amore

ed affetto incondizionato, e ad un certopunto noi non lo riconoscessimo più,anzi, lo scacciassimo addirittura da casasua.

Ma l'amore che Dio prova per i suoi figli è tal-mente ampio da non poter rientrare in nessunconcetto, tanto che ci ha dato la possibilità diintuire che quella Luce c’è tutt’ora e ci sarà fin-tanto che Egli lo vorrà, inoltre essa è ovunque. Ècelata soprattutto nell’uomo poiché è fatto a Suaimmagine e somiglianza. E proprio perché l'uo-mo è così intelligente ma anche così testardo staa lui poi scegliere se riconoscerla ed andarenella sua direzione.

ALBERTOALBERTO



Presentazione di Gesù al Tempio - Andrea Mantegna, 1465/66


IIl Giardino dell’Eden

GIOVANNAGIOVANNA

II l Giardino dell’Eden, citato nel libro della

Genesi della Bibbia, viene descritto come illuogo che Dio creò per tutti gli esseri viventi dalui creati. Una delle maggiori caratteristiche dell’Eden eral’assoluto equilibrio: “ Qui l’uomo poteva godere di pace e armonia,tutte le razze animali vivevano in modo pacificoe nessun fiore era velenoso. La sofferenza, lamalattia, il dolore e la fatica erano allontanate,così come la morte. Tutti i sentimenti negativinon avevano spazio nel giardino dell’Eden” . Tra gli esseri creati da Dio vi erano ancheAdamo ed Eva, la prima “coppia umana”. Dell’Eden, questo giardino dalla natura divina,creato da Dio durante i sette giorni di creazionese ne parla in diverse tradizioni, in quantomondo perfetto, privo di peccato.Le simbologie dei vari elementi che strutturanoil Giardino dell’Eden, e le analogie con altreciviltà arcaiche sono innumerevoli; il primoparallelismo che viene alla mente, è quello del“Giardino” percepito come un “Paradiso”.Tale termine è già presente nell’espressionebiblica gan b‘êḏen, “giardino in/di Eden” e,secondo alcuni studiosi, nel termine stesso -Eden- che conterrebbe la radice semitica -dn -lussureggiante, gradevole. Il greco biblico traduce –Eden- con il termineparádeisos che, a sua volta, lo si fa risalire alpersiano pairidaēza, termine che indicava i“recinti” entro cui erano predisposti gli splendi-di giardini dell’antico Medio Oriente; entra pre-sto nel linguaggio di libri sacri come l’anticopersiano Avestā, proprio per indicare le dimoredestinate agli eletti che avranno ben vissuto laloro vita terrena… Il giardino, rispetto al bosco, è un luogo protet-

to, recintato, in cui l’uomo può vivereserenamente; è quindi un ambiente diver-so dalla natura circostante, perché è la



Il giardino dell'Eden - Hieronymus Bosch, 1494


modificazione di un aspetto in generecaotico, in cui si porta un ordine, conci-liando natura e uomo; infatti nel giardinodivino, queste due forze riescono a unirsie a dare il meglio di sé, completandosi a vicen-da. Lo si può considerare come metafora dell’esi-stenza umana: il muro, che solitamente lo deli-mita, simboleggia il limite fra interno edesterno, consapevolezza e istintività, svolgendouna doppia funzione, sia di collegamento fra ledue parti ma anche di separazione. L’ingresso èil passaggio iniziatico che si può trovare dopoun lungo cammino, spesso difficile e articolato,in cui l’essere umano sceglie di cambiare la suacondizione.La volontà di scegliere un giardino per creare lavita faceva parte del disegno divino; è il ben

preciso piano di Dio che disegna un pas-saggio importante: il cambiamento nellarelazione di Dio e l’essere creato a suaimmagine e somiglianza.

Nella Bibbia, il giardino dell’Eden viene situatoad oriente (qualcuno lo ha addirittura immagina-to nell’attuale striscia di Gaza). Al suo internosi trovavano l’Albero della Vita e l’Albero dellaConoscenza del Bene e del Male; da esso uscivaun fiume che si divideva in quattro rami fluviali:il Pishon che circondava la terra di Evila doveera l’oro, la resina e la pietra onice; il Gihkonche circondava la terra di Etiopia; il Tigri cir-condante Assur e l'Eufrate. I quattro Fiumipotrebbero forse rappresentare, in una certa pro-spettiva, i quattro elementi fondamentali di cui ècostituita la materia prima e da cui tutti gli altrihanno inizio: Terra, Acqua, Aria e Fuoco; ele-




Giardino con i quattro fiumi - Athanasius Kircher, 1675

menti che non vanno considerati soltantocome sostanze corporee o chimiche nelsenso che oggi diamo a questi termini.I quattro principi sono, naturalmente, lequalità elementari più importanti ma, nel dise-gno divino, la Terra partendo dal basso, è illegante di tutti; è l’elemento fertile, origine delnutrimento umano tramite cui possiamo appren-dere gli insegnamenti degli altri elementi che,altrimenti mancanti, non arriveremmo a com-prendere. Tramite la connessione interdipendente tra lediverse forme di vita che abitano questo pianeta,si può comprendere che il simbolo della terrarisulta essere non soltanto fisico o materia-le, ma anche il collegante di tutte le cose ei concetti. La Terra, è identificabile con tutto ciò cheè solido e oppone resistenza, e il simboloche la rappresenta possiede le chiavi dellaprofonda comprensione. Elemento passivo e femminile ha, insiemeall’acqua, la facoltà di accogliere, abbas-sare le potenzialità dei due elementi attivi:fuoco ed aria, connettendosi così all’in-conscio ed al nascosto, in quanto sededelle energie ctonie ed infere ignoteall’uomo.Tutto ciò che può essere percepito dalnostro corpo, per l’alchimia ha un qualchecollegamento con questo particolare ele-mento che viene spesso associato al sale,che conserva, o alla pietra che deve esserescolpita e lavorata; ecco che la Terra è col-legata alla sensazione, alla percezione, allacorporeità e proprio per questo, ha unavalenza duplice: madre, ma anche figlia;creatrice, ma anche creata. Terra non significa soltanto materia, poi-ché questo elemento ha una natura più spi-rituale di quanto si pensi. Importante allapari di tutti gli altri elementi in quanto,come primo elemento nella dimensionemateriale, essa costituisce il fondamentodi ogni percorso iniziatico, di ogni inizia-zione e di ogni principio. La Terra è dovepoggiamo i piedi, è l’elemento che più di

tutti per l’uomo significa protezione,sicurezza, difesa, nutrimento, casa.La figurazione del Giardino dell’Eden incui, dopo il peccato originale, l’uomo ha

perso l’immenso privilegio di poter godere deibenefici presenti nel Paradiso Terrestre, analogoal Paradiso che deve essere ritrovato, rimandaistantaneamente alla natura non ostile dellacreazione dove tutti i principi del mondo coesi-stono armoniosamente poiché i tre elementi pre-cedenti, l’acqua creatrice, il fuoco trasformatoree l’aria che stabilizza l’equilibrio del creato, simescolano insieme offrendo il risultato finaledella creazione, o di un nuovo inizio: la nasci-



Un giardino di delizie cinto da mura di fuocoPagina di un manoscritto del De civitate Dei di Agostino, 1473-80 circa,


ta. Quando Dio scaccia la coppia umana dalGiardino perché hanno disobbedito allasua Legge, cadendo nel “peccato origina-le”, li allontana dall’armonia divina, ma dà lorouna possibilità meravigliosa e terrificante insie-me : il “libero arbitrio” …. ora l’essere umanopuò decidere cosa fare nella e della sua esisten-za.Se l’illusione della separazione subentra, l’esse-re umano non percepisce più la realtà in Dio, ese ne allontana identificandosi così col proprio“ego” e con la propria pretesa di “autosufficien-za”.Nel suo “A-mor-e”, Dio gli ha dato ogni stru-mento utile, può acquisire consapevolezza econoscenza, o restare “fango”; potrà essere asua volta creatore di sé stesso, se sceglierà diaffrontare il percorso di conoscenza, e sarà crea-tore di vita perché la forza tellurica del serpente,causa dell’allontanamento dall’Eden, ha reso lacoppia fertile e di conseguenza “immortale” ma

terrena.Possiamo riportare quell’antico giardino,dove l’uomo e la donna vivevano in sim-biosi con la Natura, di nuovo in terra?

Forse è questa la vera ambizione del giardino:uno spazio che trascende il fisico e libera l’ani-ma umana da questa prigione di materia, diven-tando un luogo mentale: un giardino interiore,uno spazio di meditazione e di armonia in Dio.

GIOVANNAGIOVANNA



Adamo e Eva nel Giardino - Jan Brueghel il Giovane, 1640


AAnalogie

LUCALUCA

SS e da un certo punto di vista, volessimo pren-

dere in esame il Sole come simbolo della Di-vinità più elevata, secondo alcuni accenni ripor-tati nella liturgia di una nostra camera particola-re, i riferimenti d’inizio lavoro, evidenzierebbe-ro il buio profondo in cui si trova l’ambito terre-stre, mentre coloro che sono stati iniziati, parte-cipando a quei lavori, potrebbero intuire l’esi-stenza di un’altra Luce, interiore, il Sole diMezzanotte, in grado di risplendere nelle tene-bre dell’interiorità, manifestando agli occhidegli iniziati la rettifica che hanno operato esoprattutto quella che devono ancora esercitare.Tutto ciò, al fine di condursi meglio sulla stradadella verità, seguendo la legge che l'Eterno hascolpita in tutti i cuori; infatti, è la sola che pre-disponga le modalità per giungere a conoscerela verità.Ciò sembrerebbe analogico con quanto già sug-gerito dal V.I.T.R.I.O.L., e poi dalla “pietra

occulta”, nascosta nelle interiorità dellaterra interiore. Quest’ultima potrebbeindicare la scoperta o riscoperta di unaltro Sole all’interno della pietra; ragio-

namento confortato anche dalla simbologia diun’ulteriore diversa camera dove Osiride-Asarviene ritrovato all’interno di un sarcofago,avvolto da una grande acacia, dopo un lungocercare.Ergo, ad un certo punto, per un cammino co-sciente e consapevole, non solo si dovrebbe giàessere entrati in contatto con la lapide occulta,ma forse si dovrebbe averla già lavorata, aperta,attivata, in modo da intuire, contemplare, unaparticolare visione complessa, ove i riferimentidi cui più volte si è disquisito, sono di nuovotutti visibili in rappresentazioni come quellebinarie, ternarie, quaternarie, ecc. unitamente alivelli esistenziali, temporali, progressivi, dasalire o discendere tramite un preciso numero digradini che collegano in moto alternato, l’altocon il basso e viceversa, alla presenza di energieangeliche e di altre come quelle viventi nelvento, similmente ad esseri che si spostano nellecorrenti aeree.Ancora una volta, è suggerito che soltanto ilsapere corredato di senno, santifica l'uomo.

Però non si può certoscordare l’oscuritàdel nero, come doveesiste l’antimonio, o“Stibium”; è un ele-mento che attraversocalcinazione e subli-mazione, svelerebbedue caratteristiche, dicui una ignea ed unapotabile, da reintro-durre successivamen-te nella Materia ini-ziale, mentre l’anima



Pallida luce dell’alba invernale, artica


anela ricevere la Luce tramite lo Spiritoche emana dalla Divinità. Se ne sarà per-vasa, si concretizzerà quel solvente uni-versale che funge da medicina in gradodi sconfiggere tutte le malattie, soprattutto quel-le dell’essenza interiore che poi si riverbereran-no nelle corrispondenze materiali.Ad ogni modo, come più volte ricordato, è ne-cessario intuire l'esistenza di un Essere Supremoinaccessibile, innominabile, incomprensibileche non è né spirito, né materia e che è spirito emateria, che occultando è manifestato e manife-stando occultato. Ovvero, si tratterebbe della complementareTrascendenza e dell’Immanenza di Dio a carat-terizzare il fatto che la Sua Presenza sia occultaovvero non percepita quando si tenta di immagi-nare la Sua Creazione. Però si potrebbe, vaga-mente, percepire la Sua Presenza quando si tentadi meditare sull’origine delle cose, di qualsiasicosa; da un fiore ad una stella o ad un qualsiasioggetto e/o creatura.Sarebbe un po’ come guardare ciò che viene col-pito dai raggi del Sole e chiedersi innanzituttoda dove viene quella luce; poi in un secondotempo, tentare di girarsi verso la Fonte dellaLuce e prendere la decisione di incamminarsiverso di Essa.Se comunque provassimo ad ipotizzare che lavita dell'uomo non siache un punto nel centrodell’eternità, è evidenteper chiunque la diffi-coltà ad intuirlo, com-

prenderlo ed esporlo, nel caso si fosseeffettivamente capito qualcosa.Se associamo Dio all’eternità, al Tutto,la vita dell’uomo, anche quella superiore

ovvero quella del suo Spirito, è ovviamente, unpunto infinitesimale rispetto alla Presenzadell’Altissimo, ma questo lungi dallo scorag-giarci potrebbe farci riflettere sull’immensoAmore Divino per tutte le Sue creature (tutti isuoi “punti”), allo stesso modo, senza preferen-za alcuna, proprio come il Sole dona i suoi raggial buono ed al malvagio; ciò potrebbe farcimeditare molto. Se Iddio ama tutte le sue creature, come mai nonci sembra di sentire il Suo calore? Forse perchésiamo noi stessi ad aver avvolto un guscio attor-no a noi, colpevoli quindi di farci sentire nelletenebre, pur se invasi costantemente dalla LuceDivina. Luce che illumina l’armonia universale. Questaproviene dall'equilibrio che scaturisce dall'ana-logia dei contrari. Ma come comprendere i contrari e soprattuttol’analogia tra di essi?Gli estremi, il bianco ed il nero, il bello ed ilbrutto, la valle e la cima della montagna hannola caratteristica di divenire sempre più intensi,qualora ci si avvicini ad essi, ma non vinconomai nei confronti del loro opposto. Mentre più



Armonia tra cuore e mentearte digitale


ci si avvicina al punto di mezzo dei con-trari, più l’intensità caotica diminuisce esi avverte una sorta di armonia; l’armo-nia del centro. Questa ipotetica “Verità”mi ricorda la decima carta dei tarocchi, la Ruotadella Fortuna, dove due forze sembrano rincor-rersi lungo una ruota ed al di sopra di loro siede

immobile la Sfinge, Sfinge che potrebbesimboleggiare l’equilibrio stesso.Però l'assoluto non è che la ragione esi-stente di per sé stessa.

La ragione ossia l’intelletto sono sempre attrattida qualcosa, che sia materiale, simbolico, astrat-to ecc.; il fatto di esistere per sé stessa, potrebbe

indicare una consapevolezza senza contenuti,senza oggetti ai quali rivolgere attenzione,quasi come un serpente che si arrotola su séstesso, fermo, libero di rimanere tale o dimuoversi. Ciò potrebbe aiutare il ricercatoread elevare la ragione od il serpente verso statidi coscienza superiori.Questo ci porterebbe ancora una volta a doverricordare che ciò che è in alto è simile a ciòche è in basso ed il visibile non è che la mani-festazione dell'invisibile. Noi percepiamo con i sensi del corpo tutto ciòche esiste di materiale, compresi avvenimenti,stati d’animo (sempre una materia, ma piùsottile) ecc.; tutto questo potrebbe trattarsi diuna conseguenza, di un effetto di ciò che è giàaccaduto nel mondo invisibile. Forse ci muo-viamo secondo le sue direttive create da noistessi tempo addietro, forse anni o decenni,con i nostri pensieri, le nostre parole e lenostre azioni.Per questo dobbiamo vigilare sui nostri pen-sieri, parole, azioni attuali, già quasi imposta-te da quelle del passato, perché saranno i semidel nostro avvenire. Spero ovviamente che piùci si avvicini alla Coscienza, più la capacità dimodificare ciò che pensiamo e sentiamoaumenti, per poter orientare le energie che ungiorno si materializzeranno verso il Supremo.Credo, ad ogni modo, che ciò che il mondoprofano chiama male, disgrazia, miseria, nonsia che un elemento necessario all’armoniauniversale. Però sarà opportuno chiedersi: esiste il male?Per noi deboli creature sì esiste, ma per gliesseri più evoluti di noi forse potrebbe nonesistere od essere visto semplicemente comeuna parte essenziale integrante, necessaria,della creazione.Se lascio scaldare l’acqua dove ho appoggiato



X – Tarocchi: la Ruota della Fortuna


la mano fino a bruciarmela, è colpadell’acqua o della mia inettitudine?A quel punto, potrei chiamare l’acquacome “il male”.In sintesi, fino a che non avremo la Chiarezza,incapperemo sempre in qualcosa stabilita dalFato; cose che finiremmo col chiamare come“male”.Il cosiddetto lato nero potrebbe avere ed ha unsignificato nell’Armonia, ma per percepire ciò,senza coinvolgimenti emotivi, passionali, pro-babilmente dovrebbe esserenecessario giungere ad unostato di coscienza che vada ol-tre la semplice esistenza nelladualità. Suppongo, ad ogni modo, chel'analogia possa svelarsi unachiave importante o forse l’u-nica della Natura come mezzoper penetrare nel santuariodelle scienze cosiddette occul-te.Infatti, l’analogia permette divedere la Natura come un libroin grado di svelarci misteriprofondi, ma che però sonosempre di fronte agli occhi ditutti.L’albero, con le sue radici, iltronco, i rami, le gemme, ifiori ed i frutti potrebbe rac-contarci molte cose sul mondospirituale, associando le radici,il tronco ed i rami alla partemateriale e grossolana che è innoi, sempre presente, anchedurante le varie stagioni. Legemme, i fiori ed i frutti, nonsempre presenti, potrebberoparlare anche di un mondo sot-tile, luminoso, fecondo e pienodi bellezza.Il fiume che sgorga dalla sor-gente potrebbe parlarci delTernario: la Via, la Verità e laVita, dove la Via sarebbe per

ipotesi, il letto del fiume, la Vita sarebbel’acqua in movimento e la Verità sarebbela Fonte del fiume, la Sorgente misterio-sa dalla quale sgorga l’acqua.

Queste e moltissime altre analogie potrebberoindicare all’Iniziato, misteri e conoscenze che,pur essendo visibili a chiunque, trasmettonosolo a chi le sa Vedere, insegnamenti sulla strut-tura dell’Esistenza.

LUCALUCA



Diana di Efeso come allegoria della Natura - Joseph Werner, 1680 circa


Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato di Mitzraїm e...

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