ALLA RICERCA DEL SE’ Antico e Primitivo Rito Orientale...

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ALLA RICERCA DEL SE’ ALLA RICERCA DEL SE’ - Dicembre 2016 - Dicembre 2016 Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato di Mitzraїm e Memphis Sovrano Gran Santuario Byzantium A A l l l l a a r r i i c c e e r r c c a a d d e e l l S S E E Anno III Dicembre 2016 N.12 La presente pubblicazione non è in vendita ed è riservata ai soli membri del Rito. Stampato in proprio Viene riportata anche in Internet, sul sito dell'Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato di Mitzraïm e Memphis: http://www.mitzraimmemphis.org/

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ALLA RICERCA DEL SE’ ALLA RICERCA DEL SE’ - Dicembre 2016- Dicembre 2016Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato

di Mitzraїm e Memphis

Sovrano Gran Santuario Byzantium

AAll llaa rr ii cceerrccaa

ddee ll SSEE’’ Anno III

Dicembre

2016

N.12

La presente pubblicazione non è in vendita ed è riservata ai soli membri del Rito.

Stampato in proprio

Viene riportata anche in Internet, sul sito dell'Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato di

Mitzraïm e Memphis: http://www.mitzraimmemphis.org/

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ALLA RICERCA DEL SE’ ALLA RICERCA DEL SE’ - Luglio 2016- Luglio 2016

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SOMMARIOSOMMARIO

ACCENNI SULL’ANIMA E SUL NOSTRO METODO - S... G... H... S... G... M... - pag.3

LA CONQUISTA DEL SILENZIO ED IL V.I.T.R.I.O.L. - Alberto - pag.8

IL GREMBIULE MASSONICO IN GRADO DI APPRENDISTA - Giovanna - pag.12

DESIDERIO INTERIORE, VOCI DELLA COSCIENZA,

INTUIZIONE- Luca - pag.15

CONSERVARE UNA FIAMMA - Matilde - pag.17

IL MALE QUESTO SCONOSCIUTO - Menkaura - pag.20

Redazione

Direttore Responsabile: Renato Salvadeo - via Bacchiglione 20 - 48121 Ravenna

AALLA RICERCALLA RICERCA

DEL SE’DEL SE’intuizione della conoscenza e conoscenza dell’intuizione

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AAccenni sull’anima e

sul nostro metodo

Il S.Il S. .. .G..G. .. .H..H. .. ..S.S. .. .G..G. .. .M..M... ..

E’E’ frequente trovare nei suggerimenti sim-

bolici, tipici di un percorso Tradizionale, indica-zioni rispetto a qualche cosa che dovrebbe mori-re, eclissarsi, rigenerarsi, per consentire adun’altra realtà di sorgere, di evolvere, di crearenuovi equilibri, finalizzati ad un mutamentodello stesso stato dell’essere, proiettato ad undivenire spiritualmente sempre più vicino allaLuce del Creatore. Di solito tali affermazionisembrerebbero essere riguardanti l’evolversi diuna ipotetica personalità profana, in una spiri-tuale, oppure l’identificarsi, in diversi momenti,in ciò che genericamente si descrive come ilcorpo, l’IO, il Sé, la pietra occulta, l’anima, lasantità, ecc. . Di qualsiasi cosa si possa trattare,come ad esempio quell’esperienza descrittadalle tre policrome sequenze alchemiche,non credo che risulti essere facile per nes-suno tentare di spiegarla, anche avendola“intuita, percepita, sperimentata” in qual-che modo; ovviamente questa della speri-mentazione, percezione (almeno minimale)è una condizione auspicabilmente indispen-sabile, altrimenti si tratterebbe di disserta-zioni conseguenti ad atti di fede tipici percoloro che seguono una via mistica-religio-sa oppure di semplici congetture, più omeno fantastiche, spesso neanche persona-li, ma derivate da elementi culturali presisemplicemente a prestito.Ad ogni modo, tutte le informazioni, le leg-gende, le analogie simboliche sembrerebbe-ro suggerire, sia un’esistenza temporanea,materiale, carnale, che un’altra in differen-ti ambiti, senza quei condizionamenti.Al fine di evitare una contemporanea, com-plicata, proiezione su molteplici e diverse

focalizzazioni riguardanti i vari punti divista, proverò a proseguire la disserta-zione utilizzando come riferimento dibase, il termine generico di “anima”(tra-lasciando per ora riferimenti ad indica-

zioni egizie come ad esempio: Ab, Ka, Ba, Akh,ecc. o a quelle ebraiche come Nefesh, Ruach,Neshamà, ecc.), quindi supponendone contem-poraneamente (magari anche grossolanamente),sia una identificazione “carnale”, che una “divi-na-santa”, comunque per lo più in una sorta diconflitto tra loro.Per entrambe, gli attributi, i “rivestimenti”sarebbero evidenziati e riconoscibili, in partico-lare, attraverso pensieri, parole, azioni.In esclusivi ambienti tradizionali, si trova unaccenno molto interessante in merito alla stret-tissima relazione tra l’anima carnale ed il san-gue, ma anche con una parte del cuore a cui disolito vengono associate le emozioni, che cosìdiverrebbe il centro di quest’entità completa chesi integrerebbe anche con componenti intellet-tuali ed astratte.L’anima carnale si manifesterebbe in molte for-

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Essenza animica carnale - digital art

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me complesse. Queste avrebbero comeorigine costante l’eredità genetica istin-tuale di ogni singolo individuo.In tal modo, si svelerebbe prevalente-mente un amore per la vita materiale, piuttostoche per uno scopo più elevato. Avrebbe cosìsenso e coerenza l’assioma secondo cui il san-gue corrisponderebbe a quest’anima e viceversa.L’IO costituirebbe la vita e la vita rappresente-rebbe l’IO che si mostrerebbe come epicentrodell’essere; quindi tutto deriverebbe dall’IO eda lui tutto ritornerebbe.Questa esistenza dominata dall’IO non corri-sponde all’anima divina-santa che, per defini-zione, esisterebbe separata da quella carnalecaratterizzata dall’egocentrismo. Dove dominal’IO non potrà esserci “santità”. Così le manife-stazioni di anima-santa sarebbero individuabilisolo ove l’IO si sia arreso, ovvero dove si siaazzerato innanzi alla sua fonte divina. Risultaquindi facilmente intuibile che la personalitàemanata dall’anima-santa non può derivare osvilupparsi da un’origine egoistica come quelladell’IO.Un soggetto potrà quindimessere influenzato inmodo importante dall’anima carnale che detienele caratteristiche della personalità legate all’IOche si riverbera in tutte le manifestazioni dellapersona.Quindi, pur non dipendendo dall’anima carnale,

anche quella “divina-santa” pur costi-tuendo l’antitesi dell’altra collegata alsangue, assumerebbe manifestazionirispecchianti le caratteristiche eccezio-

nali o semplicemente modeste di quella, e dellaparte del centro cardiaco che risiede nel corpo.Giusto per approfondire un poco, esistono esibi-zioni del personale egocentrismo che non sonoriconducibili direttamente ad un desiderio preci-so come nel caso della bramosia per determina-te cose materiali. Ad esempio, potremmo rico-noscere nell’ostentazione esagerata, nella colle-ra sistematica, nella superbia, ecc., una sorta divenerazione di sé stessi.Da questi impulsi che sorgerebbero da una partedel cuore, si genererebbe poi, tramite il cervel-lo, l’intera struttura della personalità di base piùcomune nell’intera umanità.In effetti, potremmo intuire che da un lato sipensa poco a ciò che si vuole veramente, dalmomento che quegli impulsi abbastanza astratti,si sviluppano in complicate forme d’immagina-zione che alimentano passioni più o meno intri-cate e quindi ci si abbandona a reazioni automa-tiche di pensiero, parole, azioni.D’altro canto, si elaborano strategie anche raffi-nate, mirate a soddisfare il desiderio, tendendo adargli una veste razionale per mantenerlo erafforzarlo. Così le bramosie elementari posso-no assumere forme complesse, sostenute da basi

pseudo giustificative, senza lequali tutto crollerebbe.Una metafora interessanteriguarda la modalità con cui ilsangue si spande per tutto ilcorpo, attraverso il cuore. Sipotrebbe immaginare qualchecosa di simile, riguardo l’espan-sione dei desideri del cuore,sempre tramite il pensiero, laparola e l’azione.In ambito kabbalistico, potrem-mo trovare suggerimenti chefarebbero identificare con il ter-mine nefesh, la parte dell’animache più da vicino sarebbe inrelazione con il corpo; si tratte-

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Vanità della ricchezza o l’avaro malinconico - Lodovico Pozzoserrato, XVII sc.

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rebbe quindi di una sorta di energia vivi-ficante della vita fisica. Sarebbe prevalentemente istintuale.Come per il sangue, il suo asse e il suomotore sarebbero in una parte del cuore e si irra-dierebbe attraverso il corpo, andando fino alcervello dove si svilupperebbe edificando unastruttura logica al cui interno opererebbe e sirealizzerebbe.Però, il cervello sarebbe anche l’ambito overisiede l’intelletto con le sue facoltà, le sue fun-zioni percettive, e soprattutto con le predisposi-zioni alla consapevolezza.Da ciò, si potrebbe pensare che l’anima-divinaanziché risiedere nel sangue come l’altra mate-riale, specifica per il contatto con il corpo e conil pulsare della vita nella materia, sia allocatanel cervello con facoltà di “coscienza”.Si potrebbe conseguentemente intuire che l’IOcollegato al sangue e ad una parte dell’elementocardiaco concepirebbe esclusivamente sé stessocome meta ultima di ogni desiderio. Differentemente, il Sé cerebrale dell’anima-divina avrebbe la facoltà di per-cepire, assorbire empaticamenteanche ciò che fosse fuori di séstesso.Si arriverebbe così a dedurre chela base di ogni percezione sareb-be progressivamente realizzabilea seguito del superamento dell’e-gocentrismo derivato dall’IO delcuore che, tutto preso dai suoibisogni, non è in grado di perce-pire e soprattutto accogliere alcu-na verità oggettiva che sia oltre alsuo stretto punto di vista. Per questo motivo, negli ambitidi cui ho accennato sopra, si ipo-tizza la dimora dell’anima-divinain connessione con il cervello,dove si può concepire il sacrifi-cio di sé per dirigersi verso un’al-tra realtà più elevata. Il tutto tra-mite una sorta di auto negazionedell’individualità, inconcepibileper l’IO che al contrario propu-

gna il concetto di auto creazione e di rea-lizzazione di sé stesso, tendendo a chiu-dersi completamente in quei gusci pro-tettivi, che contemporaneamente sono

anche fonte di grandi guai, che i kabbalisti defi-niscono Kelipot e che nella simbologia massoni-ca possono risultare ben rappresentati dallabenda che avvolge gli occhi del postulantedurante le cerimonie iniziatiche in diversecamere del nostro Rito.Ovviamente, il pensiero collegato al Sé dell’ani-ma-santa non si limita a rinunciare alla superbaenunciazione di una presunta auto creazione, maanche al riconoscimento che nulla di tutta lacreazione gli appartiene.Ne deriverebbe che un elemento di saggezza, disapienza, potrebbe sorgere dalla reale capacitàdi porsi in modo ricettivo empatico, rispetto aciò che si trova fuori e dentro di sé. Qualcuno,attraverso un’ipotesi interpretativa, avrebbeassociato la stessa sephirah identificata colnome di Chokhmah (la più elevata dopo Keter)al potere di essere completamente ed umilmente

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Belisario chiede l'elemosina - Jacques-Louis David, 1781

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ricettivi della Luce Divina, divenendonei semplici servitori.Si potrebbe quindi supporre, in sintesi,che l’anima-divina risieda e venga preva-lentemente manifestata nella mente da cui,allorchè sia rivestita dalla consapevolezza e dalpensiero, avrebbe la possibilità di diffondersiprogressivamente negli altri organi attraverso ilsentimento e l’azione.A tal proposito, sempre secondo i kabbalisti, visarebbe una sua residenza anche in una parte delcentro cardiaco (però diversa da quella dell’ani-ma carnale), ove sarebbero allocate le suefacoltà emotive che però rimarrebbero latentifino a quando le possibilità di riequilibrio con-seguenti alla prevalenza del Sé sull’IO nondiverrebbe stabile e si realizzasse la corretta sti-molazione cerebrale.Rispetto a quanto sino a qui esposto, si potrebbededurre che il centro cardiaco non si presente-rebbe come unico ed omogeneo, ma bensì dico-tomico.In una parte (alcuni suggeriscono quella destra)sarebbero situati i sentimenti luminosi dell’ani-ma-divina che però si manifesterebbero solo aseguito di un particolare stimolo cerebrale con-seguente alla dominanza del Sé; in un’altra(quella sinistra, collegata maggiormente al san-gue e quindi all’anima carnale) sarebbero allo-cati i sentimenti ed i desideri che derivano dallacomponente animale, fisica, egocentrica, della

persona, quindi anche dalla kelipah, osempre simbolicamente dal velo, bendadi cui sopra.A seguito di questa ipotetica non unicità

del centro cardiaco, si potrebbe iniziare ad intui-re la motivazione degli impulsi contradditoriche caratterizzano l’uomo il quale conseguente-mente, ha difficoltà a comprendere quale possaessere la sua vera personalità o identità. Infatti, pur supponendo l’anima carnale associa-ta essenzialmente all’istinto, alle esigenze mate-riali, e l’anima Divina primariamente percettiva,tramite la facoltà della coscienza cerebrale,rivolta ai livelli luminosi superiori, l’emotivitànon apparterrebbe esclusivamente alla kelipah,guscio, velo, dal momento che la contemporaneapresenza, seppur dicotomica, nel centro cardia-co, consente il manifestarsi anche delle emozio-ni collegate all’anima-divina come, ad esempio,l’amore per Dio che però, come già precisato, sirisveglia non certo autonomamente, ma solo aseguito di una consapevolezza intellettuale, per-sonale, che non va in alcun modo confusa conciò che si potrebbe mutuare dalla pedissequaacquisizione culturale di ciò che si troverebbeindicato nei libri.Quando però si riuscisse a riflettere, a meditarecon sempre maggiore cosapevolezza su argo-menti che possano suscitare progressivamenteamore per ciò che è Luce divina o per Dio stes-so, si risveglierebbe ciò che è in attesa di farlo

nel centro cardiaco e chediffondendosi come un’emo-zione santa, attraverso tutti gliorgani, non rimarrebbe unasemplice esperienza teorica,intellettuale. Tutto quanto de-scritto sino ad ora, sembrereb-be convergere pienamente conil metodo suggerito dal nostroRito. Alcuni punti formativi, inizia-li, potrebbero essere schemati-camente riassunti in particolaririferimenti principali, per altrosimbolicamente contenuti nel-la sintetisi riassunta nei tre

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La materia, il drago mentre viene fecondata dallo spirito santo - allegoria alchemica, , 1652

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passaggi alchemici fondamentali (nigre-do, albedo, rubedo, relativamente sem-plici da descrivere, ma come tutti sannoo dovrebbero sapere, molto difficili dariuscire a realizzare, soprattutto nella terzaparte). In particolare:• Necessità di utilizzare la mente in modo diver-so da quello abituale, in quanto per lo più sem-plicemente reattiva verso gli stimoli prevalente-mente esterni e scarsamente capace di mantene-re la concentrazione in assenza di supporti emo-tivi.• Esigenza di silenzio, per lo meno esteriorenella prima fase (vedasi imposizione del silen-zio all’Apprendista), al fine di consentire dirivolgere l’attività cerebrale verso l’indispensa-bile indagine interiore di sé (Visita InterioraTerrae) per comprendere la vera natura dei veli;quindi, successivamente, alla conquista di quel-lo interiore e cardiaco.• Meditazioni oltre che sui simboli posti insequeza ben definita nei rituali che rappresenta-no l’indispensabile supporto di base per la

nostra via, anche su altri argomenti pos-sibilmente strutturati, inerenti agli ele-menti passionali, (il tutto, magari coa-diuvato da opportune indagini astrologi-

che tese a svela le predisposizioni istintuali, nelcaso si fosse coltivata intelligentemente questastraordinaria, preziosa disciplina); tali medita-zioni sono finalizzate, soprattutto nella primafase, a riconoscere i livelli egocentrici, passio-nali collegati all’IO e le predisposizioni carnaliereditate nella forma fisica, nel sangue.• Presa di coscienza sempre più approfondita,delle caratteristiche dicotomiche della persona-lità e delle esigenze di cambiamento degli equi-libri interiori caratterizzati da pensieri, parole,azioni (rettificare).• Scelte consapevolmente coscienti e messa inpratica con successo delle stesse.

Credo che tutto quanto sopra esposto possa rive-stire un certo interesse per chi stia cercando diconoscersi.Ad ogni modo, al fine di consentire a tutti, com-

preso a me stesso, dicontinuare a ragionar-ci, per il momento mifermo.Probabilmente, avre-mo occasione e neces-sità di ritornare sul’argomento, riuscen-do forse ad approfon-dire qualche elementoparticolare.

Il S.Il S. .. .G..G. .. .H..H. .. ..S.S. .. .G..G. .. .M..M... ..

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Ricerca sul Talmud - Carl Schleicher, 1860-71

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LLa conquista del

Silenzio ed il V.I.T.R.I.O.L.

Alberto Alberto

QQ uesti argomenti sono da sempre tra i nostri

principali nell’affrontare possibili studi, e risul-tano estremamente collegati tra di loro.Prendiamo in esame il silenzio. Sappiamo chequesto è visto esteriormente come una preroga-tiva degli apprendisti; ovvero, è la modulazionecomportamentale che viene imposta al soggettoche ha subito l’iniziazione e che pertutto il primo grado, salvo momentiparticolari, dovrà essere rispettata. Inuna prima fase, per la maggior partedegli interessati, questa sorta d’impo-sizione è difficile da comprendere,forse perché in qualche modo si èancora legati alle scorie profane, aimetalli. I rumori esterni, ma soprattutto quelliinterni che si scoprirà essere di granlunga più importanti, fanno resistenzaa possibili tentativi di attenuazione(infatti, di metterli a tacere non c’èproprio alcuna possibilità senza lamessa in pratica del metodo collegatoal Rito). Ad ogni modo, raramente, siriesce a comprendere che, in determi-nate condizioni psicofisiche, il silen-zio imposto potrebbe rappresentaresoprattutto un dono che viene elargitoda chi ha le responsabilità della forma-zione. Nello specifico, potrebbe rappresenta-re una fondamentale possibilità pertentare di stabilire attraverso la vocedella coscienza (da riscoprire) queicontatti con gli stati superiori di cui sipuò solo ipotizzare l’esistenza, senzauna concreta verifica esperienziale.

Quindi, il silenzio fisico dovrebbe esserevisto come una condizione operativanecessaria, invece di una imposizione,per conquistare progressivamente quello

interiore, per raccoglierci in meditazione e poiattraverso essa, riuscire a contemplare quelloche si vede o si percepisce dentro ed oltre noistessi. Di conseguenza, il silenzio non deve essere inte-so solo come un semplice “non parlare”, masoprattutto deve evolversi come risultato di unprogressivo “mettere sotto controllo gli istinti ele passioni veicolate attraverso i pensieri, leparole e le azioni”; se la pratica dovesse averesuccesso, forse sarà possibile poter percepirequella “voce” che risuona nel cuore come unavibrazione.

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Tacere - Dino Valls, 1992

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Nel silenzio conquistato con la messa inpratica del metodo suggerito da questonostro Rito, si potrebbe riscoprire anchela voglia ed il sincero desiderio di prega-re; forse perché si percepisce, si intuisce, l’esi-stenza di più piani. Inizialmente ci era stata solodescritta una possibile esistenza oltre la materia;avevamo fatto delle ipotesi od avevamo comin-ciato a percepire qualcosa per conto nostro, orainvece, a seguito dell’iniziazione e della messain pratica del metodo di lavoro, sono a disposi-zione degli strumenti idonei per consentire a chine abbia il desiderio, la volontà e la tenacia, diprovare a verificare concretamente l’esistenza ele opzioni d’interazione con quelli che vengono

definiti piani sottili. Ma è nel silenzio che avviene tutto que-sto; è un silenzio “sferico”, non solodella mente ma soprattutto del cuore,

come canale prioritario per ritrovare consapevo-lezza dell’anima. È probabile, anzi indispensabile, che un iniziatopercepisca veramente la grandezza del nostroRito solo dopo aver conquistato progressiva-mente (e quindi solo se avrà successo) il silen-zio interiore. È nel silenzio che si intuisce cosasi muove realmente nel Tempio quando le fiam-melle si accendono e le invocazioni sono pro-nunciate. Una volta che si sperimenterà questoanche nel Tempio interiore, i veli cadranno un

poco alla volta, e difficilmenteritorneranno, perché se uno hapercepito, se uno ha sperimentatocosa c’è di vero oltre il mondovisibile, attraverso l’intuizionecardiaca, allora tutti gli incontriprogrammati, ove la percezionedi uno ha la possibilità di riverbe-rarsi in quella di molti (e vicever-sa), si individueranno come unaserie di appuntamenti agognati danon perdere mai.Probabilmente questo avvieneperché capiamo che non siamosoli, che abbiamo dato un appun-tamento ai fratelli invisibili e cheli chiamiamo tra noi, avendo benchiaro che tutto si mette in essereper la Gloria del Supremo Artefi-ce dei Mondi.Ci si accorge di questo solo conla quiete interiore. È nel silenzio che si intendonoquelle vibrazioni che passano peril corpo ed arrivano al cuore e poiritornano facendo il percorsoinverso; è nel silenzio che si pre-sta attenzione a come il nostrobattito cardiaco sembri sincroniz-zato con qualcos’altro, forse inarmonia con ciò che va oltre lamateria.

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Silenzio e meditazione nel cuore del fuoco - Cynthia Sheppard - digital art.

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Probabilmente chi ci ha preceduto inten-deva descrivere queste esperienze(incomprensibili per chi non le ha fatte)come il miracolo della cosa unica, ovel’alto ed il basso si fondono assieme. È nelsilenzio interiore ed esteriore che ci si rendeconto di concepire alcuni pensieri: “io esisto”,“io sono stato creato”, “io vivo”, “io non sonosolo materia” e tutto questo è meraviglioso!Inoltre è nel silenzio che si ringrazia ed è nelsilenzio che, a volte, non si può far altro chepiangere dalla commozione. Ma noi siamoumani e talvolta abbandoniamo la bellezzainfinita dell’armonia e della pace; ritorniamonel caos e ci dimentichiamo di ciò che abbia-mo vissuto magari e purtroppo, solo per pochiistanti. Ecco perché ci viene insegnato che l’e-sercizio della ricerca del silenzio deve essereripetuto costantemente, in tutti i gradi; quindinon solo tra gli apprendisti. Infatti, potrebbeessere necessario mantenere una sorta di alle-namento, sino a quando il tutto non diverràstabile, consolidato e consentirà di vibrare inarmonia con quei piani sottili che alcuni defi-niscono come Regni, magari conservandoanche “qua” un pizzico di quella luce che illu-mina l’anima degli uomini, ovvero la luce del-l’amore. Ecco quindi cosa potrebbe suggerire l’acroni-mo V.I.T.R.I.O.L.: “visita l’interno della tuaterra rettificando ciò che procura rumore. Tusei una miniera, cerca l’oro dentro te stesso...Ma come? Purificati, sgrossati, lavati, muori erinasci. Continua a farla sempre questa cosa,tu che sei minatore in questo regno oscuro,continua a farlo con perseveranza e magari ungiorno troverai l’oro; ma nel farlo, ti prego,stai attento perché dal momento che tu seistato iniziato, tutte le forze della contro inizia-zione si saranno risvegliate e lavorerannoaffinché tu fallisca l’opera. Loro vogliono chetu cessi la tua ricerca per far sì che per orgo-gliosa supponenza o nell’ignavia, tu restiancorato in questo stato dell’essere governatodalle passioni e non intraprenda il percorso dirisalita alla sorgente.” Ecco qual è il monito del V.I.T.R.I.O.L.: vigi-

late e perseverate! Vigiliamo dunque, celo confermano tutti i grandi maestri;anche Gesù nel Getsemani rivolgendosiagli apostoli lasciò un insegnamento

straordinario che potrebbe essere interpretato inquesto modo: “ State all’erta, pregate e vigila-te… le ombre stanno arrivando, noi le sconfig-geremo solo con la luce, noi le sconfiggeremoaccettando volutamente la morte e tornando invita trasformati”.

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Rimozione del velo - Mariana Palova, 2013

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Impegniamoci quindi a trovare dentro dinoi quello spazio sacro, quel “tempionella musica del silenzio” dove regna lapace e l’armonia. Questo regno potrem-mo paragonarlo anche alla prima lettera ebraica:l’Aleph. Questa lettera è legata indissolubilmen-te al silenzio, sappiamo infatti che è l’unica del-l’alfabeto ebraico a non avere un suono proprioma solo in funzione alla lettera a cui è affianca-ta. Forse è per questo motivo che l’Aleph èparagonata al respiro divino, alla forza primige-nia della creazione; è colei che precede ogniatto. Potremmo inoltre attivarci affinchè gli appren-disti non considerino il silenzio come una merapassività inerte, esclusivamente fisica, ma bensìe soprattutto come una modalità interiore daconquistare per riuscire a recuperare progressi-vamente una percezione della propria anima;quindi una via da seguire verso la scoperta diquella pietra occulta, attraverso il canale delcuore. Forse è questa la “via cardiaca” che i maestri dasempre cercano di tramandarci... e magari nelcercare di riuscire a percorrerla, ricordiamoci

che “Niente del creato è simile a Dio piùdel silenzio” come diceva il teologo M.Eckhart.Concludendo, vorrei evidenziare che

come conseguenza di quel silenzio conquistato(magari solo poco) seguendo le istruzioni insitenelle modalità formative del Rito, probabilmen-te è possibile percepire anche i fratellidell’Egregora. A volte si potrebbe avere l’impressione che loroci guidino, ci accompagnino per mano aiutando-ci e talvolta proteggendoci. Anche se non riusciamo a “sentirli”, forse per-ché non ascoltiamo o perché non siamo ancorain grado di farlo consapevolmente, loro sonosempre presenti tra di noi e ci ricordano che nelmomento dell’iniziazione abbiamo fatto unpatto anche con loro. Cerchiamo quindi di ono-rare questo patto, utilizzando le nostre energie,glorificando Dio ed impegnandoci in questocammino di salita che ci viene suggerito dalnostro Rito.

AlbertoAlberto

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Giardino del Pensatore - Olga Suvorova

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IIl Grembiule massonico

in grado di Apprendista

Giovanna Giovanna

AA l termine della Cerimonia di Iniziazione di

un nuovo membro, si passa alla sua vestizione;ora avrà una nuova “veste” esteriore, simbolodel mutamento della sua personalità in un nuovoessere interiore, che sarà protetta da un grem-biule, tutto di colore bianco portato con una“bavetta”, un triangolo appoggiato alla base matenuto alzato, con il vertice che “guarda” ilcuore.Fonti storiche hanno evidenziato che un grem-biule bianco l’avevano indossato anche gliappartenenti del culto di Mitra. Era l’orma dellesocietà segrete cinesi 10.000 anni fa. L’hanno portata con orgoglio i sacerdoti Ebrei e

Druidi. I primi cristiani lo mettevanodurante il battesimo. Con un grembiule bianco sono ricopertele sculture di divinità greche ed egizie.

Per i Persiani era una bandiera nazionale. Maya,Incas, Aztechi, Hopi, Vichinghi: tutti indossava-no un grembiule. L’hanno portato i membri della comunità degliEsseni; scrive H. Seruya, nel suo volume sullaKabbalah: “Gli Esseni, questi israelitici cheassomigliano molto ai profeti per il loro modo divivere, avevano una profonda propensione per ilmisticismo. Nessuno poteva essere ammesso nella lorocomunità, se non dopo aver affrontato un annodi noviziato alla scadenza del quale gli si conse-gnava una veste bianca e un grembiule chedoveva indossare in ogni circostanza”. Nei cantieri operativi delle ConfraterniteMedioevali dei Muratori, gli Apprendisti eranodetti anche Pesatori, perché il loro compito prin-cipale era quello di pesare le pietre; questo com-prendeva anche il primo lavoro di sbozzatura,alquanto pericoloso, perché il rischio di ferirsicon le schegge era piuttosto alto; questa è laragione (storica) per cui il grembiule diApprendista, porta la bavetta rialzata, in mododi proteggere almeno parzialmente anche ilpetto. L’Iniziazione Massonica, essendo legata aisegreti delle Corporazioni di Mestiere, richiamala necessità del lavoro architettonico e murato-rio per il quale si deve indossare il Grembiuleche simboleggia il duro lavoro sulla pietra grez-za: l'uomo - profano.Il Grembiule Massonico copre le parte inferioredel corpo, sede delle pulsioni istintive, per darerisalto alla parte superiore del busto, sede dellefacoltà razionali e spirituali. L’Apprendista è agli inizi del suo lavoro e cam-mina ancora tra la terra e l’acqua, è il momentodelle scelte, libere ma inconsapevoli, in cui ilpensiero, di per sé sottile, è prigioniero dellamateria fisica.Soltanto la Testa - simbolo di Razionalità - ed ilCuore - simbolo della Spiritualità - conduconolungo il percorso Iniziatico; spirito e saggezza

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dovrebbero contraddistinguere il Masso-ne in cui, a differenza del Profano, lepulsioni sono sublimate.Il grembiule, nel Grado d’Apprendista èformato da tre parti geometriche, cioè di duefigure piane - un triangolo separato dal quadri-latero, mediante la cintura - e ha, quindi, settelati come Sette sono le Arti liberali a cui l’ini-ziato, nella prima fase del percorso deve riferir-si per acquisire gli strumenti che, tramite la pra-tica e l’esperienza, lo condurranno verso laLibertà, la Verità e l’Armonia.

La parte superiore o “coperchio/bavetta” delgrembiule con i tre punti d'angolo, potrebberoindicare anche i tre Gran Maestri che spessovengono ricordati nei rituali della Massoneria: Re Salomone, Hiram di Tiro e Hiram Abif.Il Tre è il simbolo del Ternario Divino, dellaPerfezione raggiungibile, dell’Assoluto compre-so: ossia la potenzialità di percezione che hal’uomo del Divino, concetto espresso da Dantecon il verbo “ trasumanare”. Il numero Tre è composto dalla somma dell’Uno– Assoluto -, con il Due - duale materiale eoppositivo -; il triangolo, - tre fatto superficie -è il simbolo concepito dell’Uno, essendo laforma reale piana generatrice di ogni altra, ed inquesta considerazione diviene Trinità ascetica diogni religione: Trimurti Indu: Brama, Visnu, Siva. Triade Memfita: Ptha, Sechmet, Nefertum. Triade Osiriaca: Osiride, lside, Orus. Trit Persiana: Ahura Mazda, Vohu Manah, AshaVahishta.

Come il Tre sia la realizzazionedell’Uno ideale, si riscontra nel DeltaVivo - il Triangolo con l’Occhio al cen-tro - che simboleggia la Luce che ci per-

metterà di vedere la via del nostro cammino edinfine il Verbo, il Principio Creatore, il S∴ A∴D∴ M∴ oppure il G∴ A∴ D∴ U∴ che, sulpiano spirituale, è intuibile attraverso laCoscienza dell’Uomo. Il Triangolo, è nettamente diviso dal Quadrila-tero, ovvero dalla rappresentazione del mondomateriale, quindi del Quattro.Il Quattro, evoca la realtà manifesta nei quattroelementi - Terra, Acqua, Fuoco e Aria - intesinella vita profana e compresi nella loro essenzaprofonda, complessa ed interconnessa nei viaggiiniziatici che segnano l’ingresso nella LiberaMuratoria e che riproducono in chiave ermeticail lavoro alchemico legato alla trasmutazione deimetalli.Il Quattro rappresenta anche le quattro stagionidell’anno solare, collegate all’anno massonico,scandito dai Solstizi e dagli Equinozi. Richiama i quattro punti cardinali e quindi ladirezione che, dopo il passaggio dalla vita pro-fana a quella iniziatica, porta verso l’Oriente delM∴ Venerabile, lungo il cammino delle colonnedel Nord e del Sud, sotto l’occhio attento dei“Sorveglianti”, a partire dall’Occidente, dove laparticolare Riflessione nel Gabinetto, ovecampeggia l’acronimo V∴ I∴ T∴ R∴ I∴ O∴L∴, ci ha condotto alla porta del Tempio. Il Quattro pone la considerazione anche sul con-cetto delle quattro Età dell’Uomo - Infanzia,Giovinezza, Maturità e Vecchiaia -, sulle quattroEtà dell’Umanità: Età dell’Oro, dell’Argento,del Bronzo e del Ferro, e sul loro ciclico ritorno. Ed infine, il numero che Pitagora rappresentacome l'unità del divino “ 3 ” e dell’essere umano“ 4 ”: il – Sette -. Sette è il numero dei pianetitradizionalmente conosciuti: il Sole, la Luna,Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno; icolori dell'arcobaleno e le note musicali. Settesono i doni dello Spirito Santo, le Virtù – treTeologali e quattro Cardinali - e i Vizi Capitali;sette sono le “Bushidu”* le Virtù dei guerrieri

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Samurai. Sette sono le antiche chiese inAsia Minore che divulgano l’amore Dio-Uomo.La Menorah, il candelabro ebraico hasette braccia; i musulmani hanno sette templisacri. Il Re Salomone per sette anni ha costruitoil Tempio e l’ha dedicato a Dio nel settimomese; il festeggiamento durò per sette giorni. La Loggia per operare correttamente, ha la giu-sta necessità della presenza di almeno sette fra-telli Maestri; sette sono i gradini dell’Oriente -centro magnetico del Tempio -, che rappresenta-no gli originali sette anni di preparazione cui erasottoposto l’Apprendista prima di poter essereconsiderato Compagno. Tra le tante interpretazioni simboliche, in ognu-no dei gradini si potrebbero ravvisare anche leArti Liberali che l’Iniziato deve curare per ilsuo approfondimento e per la sua compiutezza;il Trivio propedeutico: Grammatica, che insegnale parole e la scrittura; Retorica, che insegna aben esprimersi; Logica, che insegna a ragionaredi qualunque argomento; Il Quadrivio di cono-scenza: Aritmetica, che insegna la forza deinumeri; Geometria, che studia le forme e leggidell’Universo; Musica, che insegna l’armonia ela virtù dei suoni; Astronomia, che istruisce allaconoscenza della Volta Celeste. Fra i due piani geometrici del Grembiule è postauna linea - la cintura- (il cordone aggregante)che, funzionalmente e simbolicamente, li uniscee li differenzia richiamando il concetto numeri-co dell’Uno, numero dell’Assoluto, del Dio, delS∴ A∴ D∴ M∴ oppure il G∴ A∴ D∴ U∴La Cintura si può considerare come la parte più

importante del Grembiule, una linea marcata-mente indirizzata a separare la parte superioredel corpo dall’inferiore, affinché le energie, cheil cerimoniale massonico sollecita, non sidisperdano nella regione inferiore del corpo. In un antico Rituale Massonico si legge:“Userete il grembiule per tutta la vita e, allavostra morte, esso sarà deposto sulla bara desti-nata a conservare i vostri resti e con essi rimarràsotto le immote zolle della terra. Fate che il suocandore vi esorti sempre a quella purezza dicostumi e a quella rettitudine morale che ispira-

no nobili azioni, alti pensieri e grandirealizzazioni”.Il “cordone”, che può essere accostato aquello dei monaci e dei cavalieri come

segno di purezza e di ricerca interiore, richiamal’intelligenza intuitiva che penetrando nellaragione fisica, guida all’unione dello spirito conla materia.Il Grembiule è bianco, perché bianco è il pella-me d’agnello che in origine lo costituiva, perchébianco è il colore che contiene tutti gli altri e lipuò tutti esprimere nel processo dì trasformazio-ne, cosi come il nero è il non colore, quel vuotonaturale che si può solo riempire. Sotto l’aspetto del colore quindi il grembiule èla rappresentazione fisica dell’Athanor, stru-mento senza il quale non è possibile operarenell’Arte Reale. Il Grembiule del Libero Muratore è un “simbolodi simboli”, e i simboli massonici sono i modipiù sicuri in cui le verità morali ed etiche pos-sono insegnare comunicando al cuore delle per-sone, in modo diverso, secondo le tendenzedella loro individualità.

GiovannaGiovanna

* Il termine samurai deriva dal verbo saburauche significa servire, ma in realtà il termine piùappropriato è bushi che letteralmente è compo-sto da:“bu”, che significa militare, un kanji (ideo-gramma) utilizzato spesso come prefisso inparole marziali;“shi”, che rappresenta l’unione tra l’ideogram-ma numerico dell’uno e quello del dieci, i cuisegni simboleggiano la conoscenza (di colui chediscerne tutto, che è illuminato).

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DDesiderio interiore

voci della coscienza, intuizione

Luca Luca

LL e tre parole descritte nel titolo potrebbero

rappresentare un sunto della Ricerca Interiore,una sintesi più che valida, mi permetterei diaggiungere solamente una cosa: il Cerchiooppure il Triangolo Protettivo.Se proviamo a partire dalla Meta agognata,ovvero il Contatto stabile e sottolineo stabile,con ciò che viene inteso come Oriente, potrem-mo giocare con una semplice storia, una fiabaper bambini se vogliamo.********************************

Immaginiamo di aver scoperto in una landadesolata, sotto un cielo apparentemente semprebuio, una piccola casa diroccata, sferzata daiventi con un piccolo e curioso particolare; al suointerno vediamo baluginare la Luce di una can-dela che mai si consuma, questa Luce apparefragile, mai ferma a causa dei venti e sempre sulpunto di spegnersi.La Luce, neanche a dirlo, simboleggia ilDesiderio Interiore ed il viandante (il ricercato-re) viene chiamato ad una Scelta, continuare il

cammino tra i venti e l’oscurità oppureadoperarsi a sostenere e difendere la pic-cola (si fa per dire) Luce.

“In quell’istante il viandante, tra i terribiliventi, percepisce un sussurro, un consiglio: perdifendere e coltivare la Luce devi riparare imuri della casa e attenzione, ci saranno forze,ben oltre i venti, che si opporranno a te perchénon sopportano quella candela accesa.Il viandante si volta e non vede nessuno, stupitosi chiede se non sia impazzito, ma in quei sus-surri ha percepito una pace, una dolcezza ed unaforza che non ricordava da molto moltissimotempo, tra il meravigliato e l’impaurito chiede:chi siete? Siete stati voi ad accendere quellaLuce? E come farò a difendermi da forze che neppureconosco, per non parlare dei venti…come farò ariparare la casa senza strumenti e senza mattoni?La Voce Invisibile disse: entra nella casa diroc-cata.Il viandante obbedì e trovò vicino alla candelauna pila di mattoni, una Cazzuola ed unaSpada…..la Voce Invisibile non aveva mentito.In quel momento il viandante capì ed operò la

Scelta.”

*********************************Tornando a noi, i muri potrebbero rappresentareil Cerchio, il Triangolo protettivo o, se voglia-mo, la necessaria calma esteriore alla casa, in-somma, il loro scopo è difendere dai venti e

dalla pioggia mentreil sussurro che ilviandante sente, quel-lo che ho chiamatoVoce Invisibile po-trebbe simboleggiarele Voci della Co-scienza oppure le Vo-

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Casa - wallpaper

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ci dei Maestri Invisibili. Rimane però la facoltà ritenuta necessa-ria per stabilire un Contatto duraturo conl’Oriente, cioè l’Intuizione. ***************************************“Il viandante posò la Cazzuola a destra dellaLuce e la Spada alla sua sinistra, si stropicciògli occhi perché era stanco, stanco eppure feliceo meglio soddisfatto. Era passato tanto tempo,non sapeva dire quanto a causa del cielo semprenuvoloso e tenebroso che persisteva nella landadesolata; aveva lavorato molto, i muri della casaora offrivano più riparo, benché il lavoro fosselungi dal terminare; ed aveva combattuto, dura-mente, con delle strane ed aggressive entità chelo avevano ripetutamente attaccato. Non sarebbe mai riuscito a perseverare o addi-rittura a sopravvivere se non fosse stato per laVoce Invisibile che gli aveva insegnato acostruire ed a combattere, lo avvisava dei peri-coli e lo incitava a non cedere allo sconforto;cosa strana, gli unici momenti durante i quali laVoce, il sussurro non si faceva sentire eranoquando si sentiva orgoglioso e sicuro di sé,magari dopo aver vinto un Nemico oppure dopoaver riparato un’intera parete: “buffo” si disse“la Voce Invisibile è diventata praticamente lamia più cara amica, come una Madre ed unPadre insieme, sembra impos-sibile che mi abbandoni…parequasi che l’orgoglio tappi leMIE orecchie, piuttosto che laSUA bocca. Questo orgogliorischia essere un nemico benpiù pericoloso di tutti queglistrani esseri che mi hannoattaccato, cosa posso fare?”.Il viandante in quel momentosentì un crepitio, alzò lo sguar-do e sorrise; la Fiamma dellacandela aveva ripreso a crepi-tare, ad allungarsi come sefosse felice, come se volessegiocare.“Ciao piccola Luce, come va?Ah, se solo anche tu potessiparlare come la Voce, starei

così bene”La Fiamma, lentamente, incominciò adondeggiare verso una direzione, verso unluogo della casa che il viandante strana-

mente non aveva mai visto ed al quale non avevamai pensato…il novello guerriero e costruttoresi alzò e si diresse verso quella zona, si chinò evide, seminascosto in un angolo buio, un rotolodi pergamena, antico, ma intatto; contenevadelle Parole, delle frasi che sembravano quasiuna Invocazione, una Preghiera.In quel momento la Voce Invisibile parlò “chicerca trova caro viandante, ora puoi permetter-ti di chiedere alla luce di conversare con te, mafai attenzione. Che il tuo cuore sia puro quando la chiami”“Perché?”“ perche’ la luce con la quale cerchi il contat-to e’ talmente pura che potrebbe specchiarecio’ che sei nel profondo, come un limpido lagodi montagna. Quando ti rivolgi a lei sii come un bambino”“Cos’ha di speciale un bambino? Non sa com-battere e nemmeno costruire.”

“no, pero’ sa intuire”.

Luca Luca

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Preghiera

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CConservare una fiamma

Matilde Matilde

SS olitamente chi incorre in un percorso inizia-

tico e decide di accedervi è mosso da quello chenoi definiamo “desiderio di conoscenza”. Taledesiderio può presentarsi come l’intuizione diqualcosa che esiste oltre la materia, il malesseredello spirito che non si accontenta del manife-sto, quello che la maggior parte delle personedefinisce, oso dire con terminologia quantome-no incompleta, realtà.Questa è la famosa epoca dell’informazione,della libertà di pensiero: dove a chiunque è con-cesso dire tutto, persino le stupidaggini più cla-morose o le scempiaggini più giustificate. Ed ècomplesso, per chi cerca davvero la conoscenza,trovare la via giusta o quantomeno qualcuno chegliela indichi, lo conduca. A mio avviso attual-mente ci sono due filoni di pen-siero estremamente pericolosi chepermeano quello che è l’ambien-te, chiamiamolo così spiritualeg-giante: da una parte la costrizionealla repressione degli istinti cheformano la natura umana e anima-le, dall’altra l’euforica esaltazio-ne degli stessi. Ora. Sia nel primosia nel secondo caso non si lavorache verso una direzione, quelladel basso. Trovo altamente e pericolosamen-te controiniziatico castrare eimpedire la conoscenza delle pre-disposizioni dell’individuo.Senza infatti un’adeguata letturadelle proprie capacità e dei proprilimiti risulterà improbabile ovenon impossibile combattere con-tro le proprie debolezze, che sonopresenti. Nessun essere umano (a

meno di pochi eletti che sono comunquepassati alla storia per la loro grandezza)è esonerato da averne. E’ necessario, alfine di non esplodere in spiacevoli punti

di non ritorno, prendere coscienza che dentrol’essere umano esistono dei demoni, che si ali-mentano delle passioni dello stesso. Un’abnegazione fine a sé stessa, con il soloscopo di infliggersi pene per puro scopo maso-chistico, potrebbe essere anch’essa una passionelegata magari a situazioni personali che ognunopoi provvederà da sé ad analizzare.Viceversa sguazzare nelle proprie passioni, invi-tandone all’esagerazione non è sicuramente unmodo alternativo per migliorare lo stato dell’es-sere. Ultimamente ho notato che questo filone èquello che sta acquisendo più territorio, proba-bilmente perché il più facile da seguire, giustifi-cando quelle che vengono considerate brutturedell’essere umano. Mi permetto un esempioestremamente becero al fine di farmi compren-dere: un individuo che ha la propensione geneti-ca all’alcolismo incappa in questi due filoni dipensiero.

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Ubriachi- Giuseppe Boschetti, 1997

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Con il primo, reprimerà incoscientemen-te le sue pulsioni naturali, incorrendocosì in violente cadute; con il secondo, sisentirà giustificato, se non glorificato,del fatto che il vizio lo porta a estasi artificiali,ma in ogni caso dannose. E’ interessante medi-tare su quanto siamo circondati da tutto ciò. Senon mettesse un po’ di tristezza sarebbe quasibuffo poter notare che raramente si pensa ad unaterza ipotesi, quella che il Rito ci insegna: laconoscenza di noi stessi, pregi e difetti, al finedi concederci l’immensa fortuna di essere con-sapevoli di chi siamo e permetterci di sceglierechi vorremmo diventare. Tutto questo in manie-ra attiva, non subendo passivamente le situazio-ni che la vita ci presenta.Tuttavia a volte si ha la fortuna di scoprire (nelnostro caso) un Rito che effettivamente aiuta. Esi riesce persino a farne parte, riconoscendo unasorta di apparentemente illogica appartenenza.

Ma con l’iniziazione il lavoro non è cheappena cominciato. Si tratta infatti diniente di meno che di un’opportunità cheviene data, si è aperta una porta. Ma

attenzione, non è minimamente detto che si siafatto il passo per oltrepassare la soglia. Quindida un lato abbiamo qualcuno che ha creduto innoi, nella nostra compatibilità con il Rito, ed èbene ricordarsi che questo “qualcuno” non com-prende soltanto una o più persone fisiche più omeno sagge, ma concerne anche tutta la parteeggregorica dei maestri invisibili e magari altreentità su livelli ancora più elevati. Nel momento dell’iniziazione si è piuttosto pas-sivi, non si capisce bene cosa sta accadendo e cisi abbandona fiduciosamente nelle mani di quel-li che diventeranno per il neofita i fratelli o lesorelle. E credo possa essere normale sentirsifrastornati, confusi, incapaci di mettere a fuocola situazione. Ed è esattamente in questo puntoche comincia il lavoro interiore e personale.Ma cosa significa? Il lavoro varia in funzionedella persona che si è, in primis ci viene dataun’indicazione: conoscere sé stessi, lavorare susé stessi. Sembra la più grande banalità eppureoccorre prendere umilmente atto del fatto che èun lavoro che probabilmente non si finirà dicompiere in questa vita. I Maestri sono semprepresenti per sostenerlo, indicargli la via, fornir-gli consigli basati sulla propria esperienza, maè un lavoro che l’iniziato è chiamato a svolge-re, nessun altro può compierlo al suo posto.Proprio perché è un lavoro mai fatto prima(difatti, sebbene tutti svolgiamo il lavoro delV.I.T.R.I.O.L. nessun lavoro è uguale ad unaltro, poiché siamo tutti diversi) diventa quindiessenziale la partecipazione ai lavori.Innanzitutto è uno scambio energetico, si cercadi entrare in contatto con i piani sottili, si entrain una dimensione di sacralità che può risultarepiacevole. Ma soprattutto, attraverso la fre-quentazione, si ha la possibilità di vedere igesti, le movenze, si osservano i simboli all’in-terno del tempio, si ascoltano le parole dei fra-telli e delle sorelle. Parole che molte volte sirivelano essere portatori di pensieri in armoniacon i propri, che formulano domande cui non

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Ricerca interiore - surrealismo di Igor Morski

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si riusciva a giungere, propone nuovipunti di vista su un tema su cui si stavameditando senza giungere ad una conclu-sione, eccetera. Questi ritrovi non sonoutili solo per l’apprendista, ma anche per chi haconseguito il grado di compagno o maestro. Se ci si pensa attentamente infatti oltreal già faticoso lavoro che ci si è prefis-sati, l’ego rende difficoltoso persinol’impegno preso di portare anche solo lapropria presenza. Le giustificazioni checi si da’ sono molteplici, tutte legate aiproblemi materiali. Ma inizialmente, seci si ricorda, uno dei primi obiettivi eraproprio quello di trascendere la materia,provando a vedere qualcosa oltre, pro-vando ad andare oltre. Si iniziano per-corsi iniziatici per avere questo tipo diaiuti, ma poi inevitabilmente ci si ritro-va sommersi da cose a cui noi stessiabbiamo concesso la forza di dominarci. La partecipazione ai lavori attiva sensi-bilità che prima risultavano sconosciutee non si può sostituire. Insegna un meto-do che non si comprende se non attra-verso l’esperienza concreta dell’indivi-duo. Una lettura superficiale della litur-gia altro non presenta che uno scenarioteatrale apparentemente senza significa-to, ma approfondendola si scopre cheparla un linguaggio universale che per-mette, solo a chi veramente desidera, diconoscere, capire, vedere, mutare lostato di coscienza.Del resto, si chiama Tradizione perché èstata tramandata e per essere tramandatavuol dire necessariamente che sono esi-stite persone che hanno continuato aportarla avanti, a discapito di tutti glialtri impegni o in epoche passate di tuttii pericoli. Quando scegliamo di intra-prendere un percorso di questo tipo, nonsiamo più responsabili solo di noi stessi,lo diventiamo anche per gli altri, lodiventiamo anche nei confronti di que-sta Tradizione e soprattutto, lo diventia-mo agli occhi di chi non smette mai di

guardarci, anche se ogni tanto proviamoa fare finta che non sia così.

Matilde Matilde

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Un piccolo aiuto per provare a salire

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IIl male

questo sconosciuto

Menkaura Menkaura

CC hiedo preventivamente scusa in tutta umiltà,

poiché questo scritto rappresenta più uno streamof consciousness, che un insieme organizzato ecoerente, più un grido di allarme, che un discor-so razionale e coerente. Ma così lo sento e così,a costo di mettere a dura prova la vostra pazien-za, a voi lo offro.Il 06 giugno 2008, nella trasmissione televisiva"Enigma", il giornalista Corrado Augias intervi-stò il grande Sacerdote Esorcista GabrieleAmorth sul tema dell’esistenza, o meno, delMale, o, più propriamente del Male quale entitàspirituale effettivamente esistente ed operantenel mondo.Era presente anche unazzimato, giovane e chia-ramente potente, monsi-gnore di Curia, il qualebeffeggiò per tutta la tra-smissione l’anziano esor-cista, affermando apertisverbis che, nella chiesamoderna, il Male, il Dia-volo, Satana, dovesseroessere considerati qualiipostasi del male, cheognuno di noi compie evede compiere ogni gior-no. Insomma il monsi-gnore pretendeva chefosse tutta “roba” psico-logica, priva di autonomasostanza e che l’Infernoesistesse solo come luogodella coscienza e nonquale effettiva parte delcreato.

E malgrado quasi ogni pontefice romanoabbia costantemente ribadito l’esistenzadel Male, tali posizioni hanno quasi uni-camente generato commenti rispettosa-

mente divertiti, su queste posizioni deliziosa-mente medievali che i vari Papi, quasi per dove-re d’ufficio, si sentivano in dovere di perpetua-re nell’evo moderno.In altre parole, la corrente totale delegittimazio-ne della sfera spirituale, dell’intangibile, del-l’invisibile, ha da lungo tempo raggiunto ancheil tema dell’esistenza del Male.Nell’ottica di questo scritto non siamo interessa-ti alla fondamentale diversità tra Cristianesimoed Ebraismo sulla natura del male. Essa è con-seguente alla differenza tra le due rivelazioni,antropomorfica la prima, cosmogonica la secon-da. Ove la Cristianità, che utilizza il veicolosoteriologico del D-o-uomo tende ad antropo-morfizzare anche il Male, l’Ebraismo ritiene chenella Creazione D-o abbia formato due realtà:quella della santità, che conduce alla unione conl’Ein Sof e quella dell’altro lato, il Sitra Achra,

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Gabriele Amorth

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che genera il Male.Il punto comune, però, risiede nel fattoche il Male esista quale entità autonomae nemica del genere umano e che esistaun “luogo” spirituale ove le anime soffrano peri propri peccati.Fatto questo che, anche fra coloro i quali sidichiarino credenti, possiede oggidì un impattospirituale, un’influenza sul comportamento quo-tidiano, quasi inesistente.Mi spiego con maggiore chiarezza: anche fra icredenti modernamente ci si comporta bene per-ché è la cosa giusta, responsabile, civile, cristia-na da farsi, non perché si abbia timore di D-o.Il timore di D-o. Yirat Adonai. REISHIT CHOCKHMAH YIRAT ADONAI -

Principio della saggezza è il timore delSignore (Salmo 111, 10).Qualcosa che non possediamo più; anchequando compiamo il Bene non temiamo

più il Creatore.Eppure la nostra Fede è teologicamente fondata,nella rivelazione Giudaico-Cristiana, sul duali-smo Timore-Amore di D-o.Ma noi non abbiamo più timore di Dio e quandola terra trema e spazza via la “culla” di SanBenedetto (Patrono d’Europa) a Norcia, preten-diamo che D-o non vi abbia nulla a che spartiree ci scagliamo con ferocia contro chi, seguendouna tradizione secolare, lo legga come un segnodivino.Anzi, porzioni importanti dell’establishment

religioso affermano che “è tutta colpa del-l’uomo” che “D-o non ha nulla a che farecon i fenomeni naturali.”Non voglio qui commentare la portata bla-

sfema di una tale visione (l’Onnipotentesenza potere, eventi che accadrebbero al difuori della Infinita Divina Volontà), comuneormai, purtroppo, a troppe braccia strappatead una gloriosa carriera agricola e paraca-dutate (a beneficio di colui che tanto nonesiste) nella posizione di pastori di anime.Come disse Louis Pasteur, "Mezza cono-scenza è peggiore dell'ignoranza" e questopotrebbe essere il motto dell’uomo moder-no, nella sua arroganza.E quale migliore situazione ci potrebbeessere per il Principe delle menzogne, chedi operare in un contesto storico ove le per-sone neppure credono che il Male esista?Quale migliore condizione di quella in cui ipochi che ancora credono e temono il Malesono additati come svitati, oscurantisti,bigotti, ignoranti, o peggio.Come deve essere soddisfatto il Male in untempo dove i pushers, gli happy hours, lateoria del gender, lo star system ed in gene-re gran parte della cultura mainstreamfanno a gara per rovinare le persone, senzache ci possa neppure opporre, senza esserebollati od ostracizzati?È questo il significato del libero arbitrio.

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Allegoria della superbia - Mitelli Giuseppe Maria, 1678

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E’ riconoscere l’esistenza del male den-tro di noi nonché quella del Male esternoa noi, costituisce l’altra faccia del timoredi Dio.Dobbiamo (se vogliamo) compiere il bene per-ché amiamo D-o, ma anche perché abbiamotimore di Lui, perché “Buono e pietoso è ilSignore, lento all'ira e grande nell'amore.”(Salmo 102,8) Lento all’ira, ma non privo di ira e chi pensi cheil Creatore, con un battito di ciglia, non possacancellarci dall’Universo, come la modernità ingrande maggioranza ritiene, mi sembra moltolontano dalla tradizione di Fede, sia Ebraica,che Cristiana.Questa è la funzione del Male, cioè di renderesignificativa, pregnante, fondante, la nostrascelta di fare il Bene.Se fosse in nostro potere di vedere con i nostriocchi il vero volto del Male, l’inferno, ovvero lagehenna, chi sano di mente sceglierebbe di farecose cattive, o malvagie?E qui, dopo questo accorato appello al recuperonelle nostre vite del timore di Dio, che non rap-presenta nulla di medievale, o di ignorante, mache, al contrario, costituisce un pilastro necessa-rio della Fede, vorreisottolineare un altroaspetto strutturale equalificante della tradi-zione Giudaico-Cristia-na, l’utilizzo della ra-gione, della logica for-male, quale elementonecessario e discrimi-nante della Fede stessa.Per essere chiari perl’Islam non è così, co-me pure accade, a benguardare, anche per iLuterani e non vi è nul-la di male in questo.Ciò che è male è di nonstudiare con sufficienzanoi stessi e la tradizio-ne cui professiamo diappartenere, tanto da

non comprendere neppure i fondamentidella nostra Fede.Da qui l’importanza epocale, che aglistolti delle cancellerie europee e comuni-

tarie cagionò grande irritazione, del famosodiscorso di Ratisbona, quando l’occidente lasciòsolo Papa Benedetto a rivendicare questa pecu-liarità della Fede.In questa epoca di menzogna continua, di noti-zie ed immagini contraffatte, di tentativi conti-nui di obnubilare la nostra mente a servizio dipochi burattinai, la logica e la razionalità devo-no essere per noi ciò che il bisturi rappresentaper il chirurgo, cioè un efficace strumento perdividere la parte sana da quella malata.Se i conti non tornano, non siamo noi ad esserein errore, c’è qualcuno che ci sta propinando inumeri sbagliati.Se le cose che vediamo ed udiamo, magarioccultate sotto una patina di credibilità e dibuone intenzioni, non hanno senso, è perchéqualcuno fa le pentole ma non i coperchi.Il Male non proclamerà mai di essere tale, sipresenterà sempre ammantato di falso Bene.Risulta quindi imperativo utilizzare questo stru-mento unico che l’uomo possiede, il cervello,

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Verità e menzogna - Alfred Stevens, 1866

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per leggere correttamente il fiume di fal-sità che vengono quotidianamente som-ministrate da chi realmente gestisce ilpotere a livello mondiale.Secondo la Kabbalah, l’anima Divina dell’uo-mo, ciò che rende l’essere umano diverso dalresto del creato, ciò che lo rende “immaginedivina” deriva “da una parte in alto di D-o,”dalla divina volontà e saggezza.Anche il vero amore per D-o, secondo lo stessoinsegnamento, nasce dal “cervello,” dalle tresefirot superiori, in altre parole dalla nostracapacità di intuire, razionalizzare e comprende-re.Non dalle nostre emozioni, le middot, che reagi-scono ad un corretto utilizzo delle ChaBaD,accendendo il nostro cuore dell’amore divino.Quindi, la nostra parte divina, “l’immagine” chenoi rispecchiamo, è quella “in alto” di D-o e noiabbiamo un obbligo preciso di mantenere lanostra mente attenta e concentrata e, soprattutto,ben disciplinata, anche attraverso lo strumento

della meditazione.Un atteggiamento mentale supino, letar-gico, che accetti passivamente ciò che ilmondo materiale cerca di descrivere

come la “realtà,” ovvero la “normalità,” com-porta di aver già perso la battaglia in partenza.Non si può davvero essere “buoni,” “giusti,” “incomunione con D-o,” se, in primo luogo, non sidifenda vigorosamente la propria mente dallemille insidie del quotidiano, dalle manipolazio-ni continue degli eventi, dagli attacchi allenostre umane debolezze che gli esperti dimarketing (che operano ormai in tutti i settori, acominciare dalla politica) congegnano ognigiorno con più baldanza. Non si può distinguere tra Bene e Male, traVerità e Falsità, senza l’utilizzo rigoroso dellarazionalità e della logica, soprattutto in untempo in cui il Principe della Menzogna circolaindisturbato, in piena vista di un’orda di ciechi,o al massimo di orbi (incluso chi scrive).

Menkaura Menkaura

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Suggestione di massa- digital art

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