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Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato di Mitzraїm e Memphis Sovrano Gran Santuario Byzantium A A l l l l a a r r i i c c e e r r c c a a d d e e l l S S E E Anno V Gennaio 2018 N.01 La presente pubblicazione non è in vendita ed è riservata ai soli membri del Rito. Stampato in proprio Viene riportata anche in Internet, sul sito dell'Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato di Mitzraïm e Memphis: http://www.mitzraimmemphis.org/

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Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato

di Mitzraїm e Memphis

Sovrano Gran Santuario Byzantium

AAll llaa rr ii cceerrccaa

ddee ll SSEE’’ Anno V

Gennaio

2018

N.01

La presente pubblicazione non è in vendita ed è riservata ai soli membri del Rito.

Stampato in proprio

Viene riportata anche in Internet, sul sito dell'Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato di

Mitzraïm e Memphis: http://www.mitzraimmemphis.org/

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ALLA RICERCA DEL SE’ ALLA RICERCA DEL SE’ - Luglio 2016- Luglio 2016

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SOMMARIOSOMMARIO

CONSIDERAZIONI VARIE E NOTE OPERATIVE - S... G... H... S... G... M... - pag.3

PENSIERI SU OGGETTI E SIMBOLOGIE - Luca - pag.11

RICORDI ED ECHI INTERIORI SUL CAMMINO - Ludovico - pag.14

OMBRE ED INIZIAZIONE - Salvatore - pag.16

IL CAVALIERE - Alberto - pag.18

PERSEVERARE NELLA RICERCA DELLA PERSEVERANZA - Matilde - pag.21

Redazione

Direttore Responsabile: Renato Salvadeo - via Bacchiglione 20 - 48121 Ravenna

AALLA RICERCALLA RICERCA

DEL SE’DEL SE’intuizione della conoscenza e conoscenza dell’intuizione

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CConsiderazioni varie

e note operative

Il S.Il S. .. .G..G. .. .H..H. .. ..S.S. .. .G..G. .. .M..M... ..

AA volte, tentando di comprendere cosa voglia

indicarci la grande quantità di oggetti, di simbo-li che troviamo, sia nei Rituali, che fisicamentenello stesso Tempio, ci potrebbe cogliere unsenso di smarrimento nell’intuire la limitatezzadella mente e delle nostre conoscenze.Però, esercitando attenzione e perseveranza, èpossibile trovare un metodo d’indagine persona-le che consenta di scoprire qualche cosa.Ad esempio, riferendosi al Vangelo di San Gio-vanni che da un certo punto di vista appare cosìimportante durante lo sviluppo liturgico dellacerimonia, si potrebbe notare subito come nelsuo prologo risulti anche una trilogia: ilPensiero Divino (il “non ancora creato”),Parola (Verbo creatore) ed Azione (creazio-ne dell’universo). Se si riflette sul fatto chel’uomo dovrebbe essere stato creato adimmagine e somiglianza di Dio, divieneinteressante provare ad intuire quanto l’u-manità potrebbe essere emulante anche inquesti tre aspetti. Credo che dovrebberomeditarci ed ascoltarsi attentamente ancheo soprattutto coloro che assistiti dalleMuse, creano e suonano armonie o che lecantano. Per altro, poiché durante i lavorisi viene invitati a considerare necessarie laconcentrazione e la vigilanza, si svelerebbeemblematica una parte teurgica dove laparola dell’officiante, supportata dalleenergie dei presenti, dovrebbe essereindubbiamente strategica per favorire l’ele-vazione spirituale, consentendo “in alto”l’accoglimento della preghiera e l’eventua-le positiva risposta per l’auspicabile, con-seguente, oggettiva, presenza ai Lavori. Così non dovrebbe essere strano chiedersi

con un pizzio di preoccupazione, che ti-po di servizio si offrirebbe a sé stessi edai Fratelli, Sorelle, se durante una ceri-monia i pensieri continuassero ad essere

rivolti alle personali esigenze cupidamente pas-sionali, se le parole venissero pronunciate acaso e se i movimenti previsti, venissero malde-stramente compiuti per distrazione.Il metodo previsto sul nostro percorso, prevedeche prima dei lavori, durante la permanenzanella “sala dei passi perduti”, si tenti per lomeno di svuotare la mente da tutto il caricoemotivo proveniente dai problemi quotidiani. Senon lo si fa, o se non ci si riesce pur provandoci,le possibili conseguenze disarmoniche sonofacilmente immaginabili.Continuando a dissertare sugli oggetti e sullesimbologie, è scontato osservare alcuni stru-menti come la squadra ed il compasso (non sem-pre posizionati nello stesso modo); magari ten-tando d’indagare la loro funzione, un Appren-dista (ma non solo) potrebbe ritrovarsi anche achiedersi il perché voglia veramente ricevere

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La "Ruota della Creazione" secondo la mistica ebraica contiene una sequenza numerica di 3-7-12

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spiegazioni in merito a qualsiasi cosa glisorga improvvisamente alla mente prima,durante o dopo lo svolgimento dei lavorie poi come tutto ciò che ha ascoltato,letto, meditato, possa essere correlato a comevive la sua quotidianità. Forse un Compagno chedovrebbe aver acquisito più intuito, potrebbetentare di rispondersi da solo, ed un Maestro chedovrebbe avere infine realizzato in sé un canaledi intuizione e di comunicazione ancora più“pulito”, avendo forse preso coscienza empiricadi qualche cosa (interiore ed esteriore), potrebberiuscirci ancora meglio e costituire veramenteuna risorsa spirituale, un aiuto per tutti. Pertanto, si potrebbe dedure che più della didat-tica, l’esempio di chi riveste gradi più elevatisembrerebbe essere decisamente prezioso, nel-l’incedere tra le difficoltà del vivere (nessunone è escluso) e nella corretta partecipazione ailavori. Va ricordato ancora una volta, che l’e-ventuale comportamento da sciocchi è solo unapropria responsabilità ed anche la non scelta, èsempre comunque una scelta. E’ pur vero che viviamo condizionati dal corpoin un mondo materiale, con tante distrazioni, macome iniziati è necessario riuscire lavorare pro-

gressivamente sempre meglio ed in modoarmonico, sulla relazione pensiero-paro-la-azione, al fine di non continuare acomportarci in maniera meramente pro-

fana mentre si fantastica di essere altro. I pensieri sono un essenziale punto di partenza.Suppongo che quanto riportato in diversi testimistici sia “interessante” riguardo alla possibi-lità che nei piani più elevati conoscano bene lanostra interiorità, persino quando, in modo ipo-crita, mostriamo esteriormente una maschera dibenevolenza; ciò che abbiamo “dentro” non èmai per loro nascosto. Occorre quindi cammina-re coscientemente lungo questa strada, poiché ilpercorso non va avanti per inerzia, ma compien-do scelte e spesso sacrifici (soprattutto per ilpunto di vista più egocentrico), al fine di farevolvere la nostra personalità.Tornando al libro posto sull’ara, se lo sfogliamoandando ai primi capitoli della Genesi (chi ha lapossibilità di leggere e di comprendere il testoin lingua originale ebraica, scoprirà una bellez-za espressiva che la nostra lingua non riescesempre a recuperare nella traduzione), troviamoin sintesi riepilogativa, che all’inizio della crea-zione esiste una strana terra rossa (il suo nome

contiene nell’ebraico, la radicedella parola sangue). Allorchè viene irrorata da unvapore, le viene data prima unaforma particolare e poi Dio eser-cita un soffio che consente all’a-nima vivente, da Lui modellatacon quella terra, di mostrarsicreata spiritualmente ed identifi-cabile come ADAM umanità, peruna funzione nella creazione mul-tidimensionale che ancora oggi èper tutti misteriosa, anche semolti vi hanno fantasticato sopra,magari forzando impropriamentele risposte agli interrogativi.Evidentemente, il progetto di unaentità unica, inizialmente allocatain un contesto paradisiaco, carat-terizzato da precise regole (unadelle quali, se violata, implicava

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Opulenza vitale - Alex Grey, 1989

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però drastici cambiamenti dello statodell’essere), non era forse completo edoveva evolvere in qualche modo persvolgere quanto ulteriormente previstodalle imperscrutabili finalità divine.Infatti, si legge anche di un sonno profondo,estatico, di tutta l’umanità, durante il quale unaparte di essa viene estratta da quella originaleunica; si tratterebbe di quell’elemento femmini-le indicato poi come ISHAH che assieme al con-seguente risultato maschile ISH, costituisconodue nuovi soggetti che in tal modo rendono l’u-manità ADAM qualche cosa di nuovo, composi-to, duale, plurimo. E’ interessante leggere il pas-saggio biblico (genesi 2-23) del riconoscimentodel nuovo elemento femminile (in lingua ebrai-ca), perché l’origine “dell’estrazione” vieneindicata con la parola מאיש MEÌSH contenentele tre lettere madri e la lettera “Iod”. I ricercato-ri kabbalisti potrebbero così immerger-si in una indagine “midrashica” a cuitale straordinaria composizione di let-tere sembra invitare. Quindi, osservando il testo, si nota cheprima di mangiare il frutto proibito, glielementi maschili e femminili, in sinto-nia con l’aspetto dicotomico (ma anchetrino) dell’universo, sono già divisi,nudi, senza pelli, senza corpi materiali,senza motivo di preoccupazione, colpa,vergogna ed ancora inseriti nel pro-gramma iniziale. Hanno ovviamentedue nuove personalità diverse che perònon vengono descritte se non nella pos-sibile decriptazione delle lettere checompongono i nomi (di nuovo sononecessari i kabbalisti per ipotizzare levarie interpretazioni).All’interno del’umanità ADAM (cheresta l’identità composita di riferimen-to base), l’elemento femminile diventaevidentemente un canale particolar-mente ricettivo, e tramite questa facol-tà, acquisisce e comprende indicazioni,suggerimenti provenienti dal serpente(di solito identificato tramite l’antro-pomorfizzazione di un soggetto spiri-

tuale emblematico rappresentante anchela magia, la divinazione, e comunquecostituente una possibilità di astuziaintellettiva superiore ad ogni altro essere

vivente nel giardino paradisiaco) che la induce anon prendere alla lettera il dispositivo divinoriguardante l’avvertimento di non mangiare dal-l’albero vietato.Ella accoglie e comprende la possibilità di anda-re concretamente oltre ai confini programmaticidelineati, costruendo una nuova situazione, maforse non è in grado di intuirne i costi e le pro-spettive di diverso sviluppo da quello primitivo(opzione probabilmente più attinente alle carat-teristiche maschili).Le azioni conseguenti che comunque coinvolgo-no entrambi (femmina e maschio) portano aduna condizione “contaminata”, rispetto a quellaoriginale, non più con lo stesso tipo di lumino-

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Sollievo Della Creazione Della Facciata Della Donna Della Basilica Romanica San Zeno.

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sità, con uno nuovo stato dell’essere, dicoscienza, di consapevolezza, di furbi-zia, inadatti qualitativamente al prose-guimento del progetto di sequenzialitàiniziale. Entrambi coscienti della novità esisten-ziale, deviante e deviata, da loro costituita, cer-cano di nascondersi dietro foglie e cinture(disquisendo sull’etimologia delle radici in lin-gua ebraica, per alcuni quelle potrebbero corri-spondere ai desideri più o meno cupidi che sem-brano avvolgere volontariamente, come ulterio-re scelta autonoma, la personalità originale) pertentare inutilmente di non svelare alla divinità imutamenti causati al proprio stato dell’essere.Probabilmente, per tali oggettivi motivi, noiesseri umani non potevamo più continuare ilprogetto dove eravamo. Così, anche la nostrapersonalità animale, avvolta, sempre a curadell’azione divina, da rivestimenti (tuniche dipelle כתנות עור) necessari per la condizione pre-vista in un diverso percorso, ove la coscienza ela consapevolezza sono una nuova dotazione daesercitare, si è stati predisposti a sperimentareuna vita controllata dalle leggi della naturamateriale per finalità programmatiche che anco-

ra oggi continuano a risultarci ovviamen-te sempre misteriose. Maschio e femmi-na, in realtà decisamente differenti anchenella materia, da come si comportano si

potrebbe dedurre che si detestino, ma che nell’e-sistenza terrena, per un’esigenza biochimicasiano costretti ad incontrarsi ciclicamente perriprodursi e per proseguire con quelle prerogati-ve esistenziali, ereditate, che però sembrano nonconoscere quasi affatto. I due si pongono abba-stanza male l’uno con l’altra, e per lo più tenta-no di controllarsi prevaricandosi a vicenda. Luitentando di dominarla genericamente anche infunzione di un presupposto signoreggiamentoenunciato dalla stessa divinità (come descrittonella Genesi), l’altra opponendosi (forse in fun-zione di un progetto di riscatto previsto sullostesso serpente, quindi di ruolo particolare, stra-tegico per entrambi) e cercando di manipolare ilmaschio, portandolo su un terreno di concretez-za costruttiva per lui poco comprensibile.Se però l’intelligenza di cui i due sono dotati,riesce ad armonizzare l’intuizione maschile conla comprensione femminile, potrebbe scaturirneuna preziosa ed unica conoscenza. Ad esempio,

rimanendo nelle piccole cose, se cisi ricorda il ruolo della donna nellasocietà agricola di non molti de-cenni addietro, non si può non no-tare che seppur con molteplicivarianti, senza eliminare completa-mente l’ostilità di fondo, c’era al-meno una sorta di solidarietà tra isessi per la sopravvivenza; ci siaiutava, si diventava una cosaunica per poter mangiare e vivere,anche se spesso si rimaneva abba-stanza carenti d’empatia e di condi-visione (se non fisica). Oggi, pur-troppo, anche nel finto benessere dialcuni sembrerebbe non conservar-si neppure questo aspetto minima-le. Diviene quindi necessario cam-minare su un percorso per la ricer-ca di conoscenza che ci consenta inqualche modo, anche tramite l’ese-gesi dei suggerimenti insiti nei Ri-

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Ángelus - Jean-François Millet, 1857,59

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tuali, di recuperare coscienza interioredei personali, diversi ruoli. Non a caso lanostra Obbedienza prevede liturgie diffe-renti per il percorso femminile e perquello maschile. A scanso di equivoci e di inutili“ingenuità”, è bene chiarire che il cammino, lapresa di coscienza, la trasformazione della per-sonalità, non possono essere evitati sorvolandosul metodo, supponendo di poter usufruire dichissà quali Rituali per velocizzare il percorso,o di eventuali “magherie”, magari spacciate perteurgie tradizionali, miranti ad avere un impro-babile rapporto diretto con i piani angelici, man-tenendo comunque la “sporcizia interiore”, confinalità alquanto sospette. Con buona pace degliaspiranti novelli ma improbabili maghi, reste-rebbe comunque il problema decisamente insor-montabile della “genetica del sangue”, oltre allostato dell’essere con relativa qualità di“luce”(ma questi concetti qualcuno non vuole onon riesce proprio a capirli e continua a fantasti-care); in ogni caso poi, ammesso che non si trat-ti delle solite, mere fantasie, la possibilità discivolare in condizioni controiniziatiche è sem-pre altissima. Tornando a quanto già accennatoriguardo la Genesi (ma contemplato anche inaltri riferimenti mistici), in merito ai livelli fun-zionali già divisi anche in ambito più luminoso,sarà opportuno supporre la necessità che ilmaschio, nel tentativo di conoscere sé stesso,provando una risalita sulla verticale,prenda sempre più coscienza della suafunzione, maschile, attiva, intuitiva, per-ché la donna non lo potrà fare al postosuo; essa, infatti, raccoglie comprende,costruisce (non solo nella materia), e nonpuò prendere il posto del maschio che neltentativo di proiettarsi anche quotidiano,terreno, oltre ogni ostacolo, rispetto agliobiettivi intuiti, potrebbe dare in dono lasua stessa vita fisica, mentre lei si predi-sporrà a crearne una nuova, tramite laloro prole. Ad ogni modo, nel tentativo di conoscer-ci, sarà opportuno non limitare mai lepossibilità di esplorare l’ambito scientifi-co. Ad esempio, sarà bene dotarci anche

delle informazioni, per lo meno elemen-tari, inerenti all’antropologia ed all’eto-logia, oltre a capire sempre meglio comeè fatto e come funziona il corpo che stia-

mo abitando. Tutto ciò, in modo da evitare dimuoverci solo in funzione di concetti filosofici,se non addirittura, come accade in am-bienti“new age” emulanti spesso maldestramentequelli religiosi, quelli di tipo fideistico e fanta-stico. E’ necessario conoscerci il più possibile,per poi riuscire a scoprire la “verità” oltre che innoi, anche nell’altro e per cercare di capire per-ché ci deve essere una pari dignità tra i diversisessi, con ruoli differenti ma di uguale, indi-spensabile importanza. Se tutto ciò viene esplo-rato in un percorso iniziatico, sarà opportunoconoscere sempre meglio la metodologia di cuisi fa uso e l’organizzazione che viene messa incampo. In particolare, il nostro Rito si presentacome una struttura piramidale ed aristocratica,tesa ad indicare che più si sale, più ci sono delleresponsabilità da parte di coloro che sono prepo-sti a condurla, verso tutti gli altri. Questo fattonon è sempre comprensibile nel vivere comune,ma nella conduzione dell’Ordine, è necessariometterlo in pratica affinchè chi è più in alto siaintelligentemente al servizio delle necessità spi-rituali di chi è in basso. Tutto ciò potrebbeindurci ad osservare con una certa attenzione lecomposizioni della liturgia (come già accennato,

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La scuola di Atene - Raffaello Sanzio (1509)

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differente per ogni grado e/o per settoremaschile e femminile) e le sue funzioni,sia formative, che teurgiche. Quindianche l’opportunità di partecipazionealle cerimonie.La frequentazione ai lavori può essere vissuta invari modi, ma occorre analizzare anche gli even-tuali problemi che in tutti si manifestano, deri-vando per lo più dalla personalità profana. Esiste di base, il condizionamento egoistico, ildesiderio di potenza, che portano a privilegiare-solo i propri interessi; non va scordato neppureil problema dell’ignavia che spesso ostacolanella ricerca e nello studio. Questi ed altri ele-menti non certo virtuosi, impediscono poi fre-quentemente quello svelamento rappresentatoritualmente con la rimozione delle bende, duran-te la cerimonia dell’iniziazione. Quindi, continuando il discorso precedente, solose si riesce a trasformare queste caratteristiche

problematiche in qualche cosa di virtuo-samente diverso, possiamo percepire noie gli altri. In questo modo, con l’eserci-zio della volontà, libera dalle passioni, è

più agevole trasformare il semplice desiderio(quello che ci ha portato a bussare alla porta delTempio) in qualcosa di concreto per camminaresulla via indicata. A tal proposito, mutuando unpunto di vista particolare di cui ho già fattocenno in altre occasioni, potremmo provare adipotizzare il Tempio e la liturgia rituale come larappresentazione di un percorso che dobbiamocompiere per provare a ritornare verso i livellidello Spirito più luminoso. Utilizzando un’ico-nografia sephirotica, all’Oriente si potrebbe ipo-tizzare la raffigurazione della triade “dominan-te” della creazione (Keter – Khokhmà – Binà)rappresentate dall’acronimo, oppure dalle ema-nazione della stella fiammeggiante, quindi dalsole, dalla luna, e poi la misteriosa Daat (laconoscenza, conseguenza interattiva amorosatra maschile e femminile intersecante anche lalinea che collega la corona alla bellezza, al fon-damento ed al regno) che forse potrebbe essereassociata anche all’occhio allocato sopra altrono. Scendendo potremmo immaginare di tro-vare la rappresentazione delle altre sette sephi-rot inferiori (forse dovremmo riprendere in con-siderazione anche la collocazione costituita dallibro sacro “emanante” di cui ho già fattocenno). Il percorso che però dobbiamo fare èascendente, magari zizzagante, o serpentino; siconfigurerebbe come una risalita dal Regnodella materia, superando Yesod, sperando diarrivare sino a Keter. La volontà è necessaria per togliere i veli, peravere la possibilità di intuire, e per conquistaresempre di più una parte del silenzio; è strategi-ca, quando è libera dalle passioni. Questo puòavvenire solo conoscendosi progressivamente. Ivizi si trasformano in virtù conoscendosi e poi,solo in assenza di “rumori”, si può sceglierecoscientemente di farlo. Credo sia indispensabi-le imparare a capire come funziona la nostraparte interiore (sia quella luminosa, che quellaoscura) oltre a quella fisica che però ben pochisi preoccupano d’indagare.

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Allegoria dell’ignoranza - sale del Seminario di Venafro

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Dal punto di vista mistico, il soffio divi-no mantiene un progetto, che riguardaanche il “ritorno” per quel fine che per-mane misterioso. Se ipotizziamo che la parte luminosa di ognunovoglia ritornare al Supremo Artefice Dei Mondi,è ovvio che il nostro rituale con l’invocazione diinizio e chiusura lavori ci parli di questo. Il problema più grande è così quello di renderciidonei a tentare d’intuire la luminosità di ciòche non capiamo dell’esistenza multidimensio-nale della creazione e poi se lo vogliamo, dimetterci comunque sinceramente al serviziodello Spirito Divino e del suo progetto di cui noistessi facciamo parte. Quindi in generale, è infunzione del desiderio che si è manifestatodiversamente in ognuno, prima ancora di venireiniziati, che ci si è trovati nel “gabinetto delleriflessioni” dove sono state lette le parole:“vigilanza e perseveranza”. E’ stato un primoavvertimento, anticipandoci tali necessità comeindispensabili per poter riuscire a camminarecon successo sul percorso a cui si stava per esse-re iniziati. In effetti, se non si mettono in pratica questisuggerimenti, si rischia di farsi anche male. Ovviamente, tutti noi nel tentare il cammino,inciampiamo, cadiamo spesso equindi non è subito chiaro cosa siintenda per necessità di vigilare eperseverare; basti pensare a comesia facile sfuggire a noi stessi,magari sovraccaricandoci apposita-mente di impegni quotidiani, ritor-nando a convincerci che le colpe, leresponsabilità di tutto ciò che ciaccade, che ci è accaduto, siano solodegli altri e che magari siamo pro-prio buoni, che ci vogliamo bene(facendolo addirittura in sintoniacon le bizzarrie di particolari prati-che psicologiche molto “new age”;alcune delle quali producono spessorigurgiti egocentrici devastanti).Magari dopo un certo numero d’in-ciampi si comincia però a capire unminimo di quanto sia necessario,

anche da parte dei più ottusi e forse sievitano i guai più gravi. Così, conse-guentemente è bene comprendere chenessuno verrà giudicato dai fratelli di

Loggia se non presenzierà ai lavori, ma è anchevero che siccome noi sappiamo che qualcunoinevitabilmente inciamperà e cadrà, allora gliverrà ricordato che è veramente interesse diognuno riuscire a “conoscere” e quindi che èprezioso perseverare per andare verso qualcosadi pulito, luminoso e bello. A scanso di equivo-ci, queste buone cose potrebbero ovviamentenon riguardare solo l’elementare sviluppo diqualche particolare sensibilità che, ad esempio,consenta a chi lo desideri veramente, magarianche durante la deambulazione nota come cam-mino delle serpi, di imparare qualche cosa disemplice, come percepire le energie dei presentilungo le colonne, anzichè eseguire la funzioneoperativa in modo automatico ma “sordo”.Infatti, se lo si farà correttamente, forse anchetutti gli altri presenti lo sentiranno e così si avràun’armonizzazione percettiva corale. La doman-da che ognuno potrebbe, dovrebbe porsi è: per-ché può essere indispensabile essere perseveran-ti nell’essere presenti ai lavori? Forse la risposta migliore potrebbe essere di ti-

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Riunione di preghiere - Jan Voerman (1884 circa)

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po pratico (quindi tralasciando per ora diricordare che cosa ognuno abbia giuratoe quanto sia sempre serio onorarlo, conle relative e probabilmente spiacevoliconseguenze, se gli impegni vengono disattesi,soprattutto in relazione a ciò che non è materia,mano a mano che si accende a camere semprepiù elevate) Un esempio minimale riguarda pro-prio un’interazione che in fondo non è sponta-nea o facile per tutti, tra le enenergie spiritualipersonali e quelle dei Fratelli e/o delle Sorelledurante i momenti teurgici previsti. Forse la sicomprende, solo tramite il progressivo cambia-mento di personalità, conseguente alla rigenera-zione spirituale; come sempre accade ad esem-pio, nel sentire prima di tutto sé stessi e poi glialtri durante i Lavori. Questa necessità vale inparticolare per gli Apprendisti che devono impa-rare ad armonizzarsi un poco alla volta con tutti. Durante lo sviluppo liturgico, quando dal-

l’Oriente si parla e si indica cosa fare,questi (ma non solo loro) devono imme-desimarsi nei ruoli e svolgere interior-mente ciò che viene chiesto di fare ai

Dignitari officianti. Se qualche cosa risultaincomprensibile, è sempre opportuno formularedomande nei modi e coi tempi previsti dallastessa liturgia. Per coloro che sono preposti ai livelli Magistraliè importante seguire personalmente la formazio-ne di quelli inferiori, invitando “dolcemente”sempre tutti a presenziare ai lavori con coscien-za e volontà. Non ci si si deve dimenticare però,che nel Tempio ci si limita ad intuire, ad ascol-tare, a percepire, a sentire, a condividere più omeno empaticamente; la vera difficoltà, però, èrappresentata dall’applicare personalmente iltutto fuori, nella vita quotidiana. Ad ogni modo, per allenare la volontà nella per-severanza è opportuno iniziare con piccole cosepratiche da realizzare scentemente (con vigilan-za sulle passioni); poi nel tempo, portando a ter-mine con successo gli “allenamenti”, questipotranno diventare piacevoli consuetudini. Se si sceglie veramente, si può constatare cheper qualsiasi opzione, non ci si costringe ad unamessa in pratica particolarmente faticosa, e que-sto è un bene. Al contrario, se non si sceglie e cisi obbliga comunque a fare qualche cosa in fun-zione di presupposti comunque non accolti, ci sicarica come una molla che poi esploderà violen-temente perché, di fatto, si va anche contro lavolontà istintuale.Come già accennato più volte, le indicazioni chepossiamo ricavare sinteticamente dalla nostraliturgia, ribadiscono la necessità prioritaria diconoscersi metodologicamente, ma per riuscirciè anche necessario vigilare coscientemente sunoi stessi e perseverare nel farlo. Tornado alla simbologia dell’eliminazione dellabenda durante la cerimonia iniziatica, questapuò suggerisce come in partenza, si abbia a chefare con impedimenti emozionali legati almondo materiale, che spesso a causa delle cupi-dità appaiono “debordanti di passionalità”. Lasua eliminazione (che durante la cerimoniaavviene anche con un aiuto esterno; questo è

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Intelligenza, Memoria e Volontà - Vouet Simon. XVII sc.

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bene non scordarlo), non implica peròmai lapossibilità di non continuare adessere vigili. Ovviamente, per esserlo ènecessario ribadire l’esigenza di svilup-pare la volontà senza particolari supporti emo-zionali. In merito alla perseveranza, mi permet-to di riportare un breve aneddoto che mi sembraabbastanza pertinente. Per istruirci sul metodo esulla sacralità dei lavori, Sebastiano Carraccioloinsegnava che allorchè si fosse fissato un pro-gramma di lavoro, dovevamo ricordarci chequell’impegno da noi liberamente voluto, sisarebbe riverberato anche su altri piani. Ovvero,che con quel nostro calendario, avevamo inviatol’invito e preso l’impegno anche con altri livel-li. Quindi, se alcuni senza giustificazione vera-mente importante non si fossero presentati ailavori, provocando difficoltà per svolgere nor-malmente quanto programmato, magari anchesolo il Venerabile, come conseguenza operativa,bisognava che entrasse comunque nel Tempio,per accendere le luci (tutte le fiamme previstedalla liturgia), per meditare, per pregare e poiper salutare. Personalmente ritengo che si tratti di un inse-gnamento molto importante. Infatti, l’esperienzapluriennale mi ha portato a constatare per chiun-que, che rimandare per cause affatto “nobili”, ledate fissate o addirittura annullare una riunioneverso cui si era preso l’impegno di partecipare,può creare sgradevoli risonanze sui piani sottiliche poi si riverberano inevitabilmente sui singo-li responsabili.Ricordo anche per corretteza, evitando così inu-tili “arrampicate sugli specchi”, che le opzionidi “messa in sonno o in meditazione” sono pos-sibilità straordinarie e necessarie per ovviare adimpedimenti insormontabili come malattie, tra-sferimenti, ecc. ma che le promesse ed i giura-menti verso sé stessi, verso i Fratelli visibili masoprattutto verso quelli invisibili, permangonocomunque, anche al di là del nostro tempo. E’bene non scordarlo.Suppongo (quindi è un’opinione assolutamentepersonale) che le entità che non hanno un corpomateriale, non “pesino” in modo simile a noi lemotivazioni che diamo riguardo il perseverare o

meno rispetto agli impegni presi. Ipotizzare di provare a giustificarsiprima di tutto con noi stessi sul perchénon si siano onorate le promesse, in fun-

zione di esigenze “deboli”, è purtroppo una abi-tudine molto umana e profana, spesso difficileda cambiare.Se però si supponesse di voler estendere il tenta-tivo ad altri piani, sarà opportuno considerareche in tali ambiti, non condizionati dalla mate-ria, il punto di vista potrebbe svelarsi moltodiverso dal nostro; così risulterebbe abbastanzacomplicato od addirittura inutile, oltre che“pericoloso”, provarci. In effetti, sarebbe anche ingenuo sperare che per“altri”, come ho accennato sopra, i nostri pen-sieri possano non essere “trasparenti”, qualsiasine sia la qualità.

Il S.Il S. .. .G..G. .. .H..H. .. ..S.S. .. .G..G. .. .M..M... ..

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Allegoria della Giustizia - Vasari Giorgio, 1543

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PPensieri su

oggetti e simbologie

LUCALUCA

MM artello, Scalpello e Silenzio

Lavorare su se stessi è un compito arduo, innan-zitutto perché risulta difficile trovare ed identi-ficare quel “se stessi” su quale lavorare; riusciread osservarsi spassionatamente richiede unaltissimo livello di consapevolezza.Consapevolezza che diviene quasi un’entità a séstante, come se qualcosa si sdoppiasse in noi e,lentamente, si mettesse all’opera per guardare estabilire dove e quali nostre parti necessitanocolpi di Scalpello più o meno forti. Se il deside-rio di evolvere può essere simboleggiato dalMaglietto, pronto per essere brandito, loScalpello ci fa comprendere che non possiamo enon dobbiamo lavorare in fretta e senza ocula-tezza; dopotutto siamo noila Pietra Grezza e siamonoi i primi a sentire i risul-tati di ciò che operiamo inquanto massoni. Se meditati ed interiorizza-ti, gli strumenti sull’Arapossono rappresentare efare molto, ma solo quandoentriamo in quella zona dilavoro che mi permetto didefinire “Silenzio interio-re”, i suddetti strumentitrovano la loro giusta fun-zione, il loro giusto utiliz-zo, sensibile, preciso edappropriato per la nostrapersonalissima Pietra Grez-za.Pare quasi che sia ilSilenzio stesso a mettersiall’opera, a lavorare, comese lui solo (il Silenzio)

fosse il vero Massone in grado di dirige-re i lavori, di sapere con quale forza col-pire in questo o quel punto, quale stru-mento usare e quando usarlo. Appare

strano, ma in quei momenti dobbiamo umilmen-te lasciare che qualcosa lavori sul nostro esseree più profondamente attendiamo, più in profon-dità può arrivare lo Scalpello colpito, con lagiusta forza, dal Maglietto. Nel momento stessoin cui ci induriamo, ci ribelliamo, per paura, perdolore o per qualsiasi altra cosa, il Silenzioferma la sua opera e pazientemente attende cheil ricercatore torni a cercarLo.La preghiera, che da un certo punto di vistapotrebbe corrispondere al Filo a Piombo, è sicu-ramente attiva, ma (secondo me) questa attività,raggiunto un certo punto, deve trasformarsi inricettività, deve cambiare polarità per permette-re a qualcosa di più elevato di lavorare su di noi.E’ dura, ma bisogna venire a patti con l’orgogliodi aver praticato tanto, di essersi esercitati alungo, perché lavoro ed esercizio sono “emissi-vi”, sono “attivi”. Se voglio ricevere l’acqua diuna cascata dovrò lavorare molto per costruir-

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Allegoria del Silenzio nel chiostro del monastero di Santa Chiara, a Napoli

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mi un contenitore, una coppa, ma poidovrò umilmente lasciare che la coppaben svuotata, venga riempita dall’acquache sgorga dalla sorgente. Mi si perdonise utilizzo paragoni così semplici, quasi puerili,ma operazioni che nel mondo sensibile, nelmondo profano, ci sembrano ovvie, scontate, serapportate al misterioso mondo interiore, ovviee scontate non sono. Se voglio scaldarmi vicinoad un Fuoco devo prima muovermi verso lafiamma e poi fermarmi e diventare ricettivoverso quel calore; se voglio cibarmi devo primaessere attivo nel preparare la pietanza, ma poipassivo nel riceverla dentro il mio corpo.Se voglio ricevere un Soffio devo prima muo-vermi verso quell’Alito luminoso e poi divenirericettivo, malleabile, per esserne impregnato.

Squadra sovrapposta al Compasso

La Squadra assume simbolicamente molteplicisignificati, come suggeriti, ad esempio, dalla

precisione o dalla fermezza trasmessadall’angolo retto. In contrapposizione alla (parziale) flessi-bilità del Compasso, la Squadra potrebbe

indicare che il percorso per scoprire, leggere,sentire il Libro Sacro, cioè la Conoscenza esigaordine, lavoro, forza di volontà e di scelta.L’Apprendista non ha a disposizione immediatala Squadra...deve crearla, attraverso sforzi efatiche dentro di se e questo potrebbe essereesteso anche ai gradi superiori; il Compasso èsempre potenzialmente presente, un’intuizione,una luce, qualcosa di sottile e luminoso che po-trebbe aiutare se non proprio dare un orienta-mento alla forza della Squadra, ma senza di essanon potrebbe fare nulla, non potrebbe “scende-re” nella personalità del ricercatore perché talepersonalità sarebbe dominata da un confusoammasso di forze caotiche. Se il Compasso potrebbe essere paragonato adun pilota, e se la Squadra forse ben rappresenta

il veicolo del pilota; una vettura smontataservirebbe a ben poco, per questo interio-rizzare il simbolo della Squadra, comesgrossare la pietra grezza, come rettifica-re la terra interiore è semplicementeessenziale.Il Sé superiore presente in noi può chia-marci, può invogliarci, a volte anche farcipresagire qualcosa, ma per manifestarsiha bisogno di una struttura psichica, men-tale ed emozionale adatta e funzionaleallo stato dell’arte; altrimenti, semplice-mente, non potrebbe operare od ancorpeggio rischierebbe di operare male attra-verso una “Squadra imperfetta”.L’Ara ove sono situati questi due stru-menti è posta nel centro del Tempio,equidistante dall’Occidente come dal-l’Oriente; la porta di Occidente è formatada due colonne quasi come se fossero legambe dell’essere umano, in questa ottical’Oriente potrebbe corrispondere allatesta e quindi l’Ara al plesso solare ed alcuore; a mio sommesso parere la creazio-ne della Squadra potrebbe simboleggiarela conoscenza ed il dominio intelligente

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Frontespizio degli Elementi di Euclide, tradotto da Adelardo in latino Meliacin Master, 1309/16

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sulle passioni inferiori, conoscenza edominio che permetterebbero al Cuore,al Compasso di “scendere anche nel ven-tre” ed armonizzare, illuminare, ordina-re, riparare ciò che vi si trova con mezzi epotenze difficili da immaginare perché sottili,perché superiori.Forse per questo la Squadra è rivolta in altocome una coppa che, quando perfetta, potrebbeessere in grado di “ricevere” il Compasso.

San Giovanni Evangelista

La figura di San Giovanni Evangelista è diprimo piano per la Massoneria Tradizionale; ilSuo Vangelo così come l’Apocalisse sono con-siderati tra i testi più esoterici del NuovoTestamento.Osservato assieme agli altri 3 evangelisti,Giovanni viene simboleggiato anche comeun’Aquila e corrispondente all’elemento Aria(secondo la mitologia ellenica e romana essaera propriamente riferita alle iconografie com-posite di Zeus), mentre un altro essenzialeaccostamento è quello al Solstizio d’Inverno.Aquila, Aria e Solstizio d’Inverno, come pene-trare questi tre aspetti per carpirne qualcosa?L’Aquila, secondo alcuni ricercatori, è associa-ta anche al simbolo astrologico dello Scor-pione (che però secondo quel contesto havalenza d’acqua), o meglio era l’immaginetolemaica di una costellazione forse antica-mente presa in considerazione al posto delloScorpione, nell’osservare sull’eclittica il per-corso del sole dalla Bilancia al Sagittario. Peralcuni forse ciò accadeva misticamente primadella caduta dell’uomo e tale osservazionedovrebbe riprendere il suo posto al rigenerarsidell’Anima umana; più precisamente, in unasorta di vero e proprio stravolgimento astrono-mico esteriore ed interiore, sarebbe lo Scor-pione stesso a divenire Aquila attraverso unprocesso di sublimazione...non a caso loScorpione è associato ai genitali.Ad ogni modo, al di là delle congetture simbo-liche di alcuni autori che non sempre trovanocorrispondenza tra loro, l’Aria, come ben sap-piamo indica, tra le tante cose nella nostra

liturgia, il quarto viaggio del postulanteApprendista; ci ricorda il cammino diritorno verso il Soffio Divino o meglio ilcammino attraverso l’umiltà e la purezza

necessari per riceverlo; il Solstizio d’Invernocorrisponderebbe alla nascita e/o alla rinascita.Provando a mettere insieme i pezzi di questopiccolo mosaico, sembrerebbe quasi che ilSoffio dell’Aria possa contribuire a renderealato qualcosa che prima era sotterraneo, ed ildispiegamento di queste ali, quindi le alidell’Aquila, dia principio alla nascita/rinascitadi qualcosa all’interno di noi.

LUCALUCA

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S.Giovanni - Jheronimus Bosch, 1489

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RRicordi

ed echi interiori sul cammino

LUDOVICOLUDOVICO

SS trumenti di lavoro, i cinque sensi, le arti li-

berali, i filosofi rappresentano solo l’inizio delcammino che porta l’Apprendista a compierequel passaggio “dalla perpendicolare alla livel-la”. Sul web sono presenti una miriade di scrittisu cosa possa significare tale passaggio. Maquello che sul web non c’è, risiede dentro ilcuore di un uomo di desiderio. Un uomo che inun giorno di gennaio ha intrapreso un camminoiniziatico prima di tutto verso sé stesso, percor-rendo inconsapevolmente un cammino che pen-sava di compiere verso l’esterno, verso la cono-scenza di qualcosa che sta al di sopra, ma che inrealtà si è rivelato un cammino verso una cono-scenza con una verità, quella forse più dura,quella con sé stessi. Chi sono? Cosa voglio? Cosa cerco? Un conti-nuo scrutare i cinque sensi per scoprire l’Io più

profondo, rimuovere il velo dell’appa-renza e dei preconcetti per apprendere iveri misteri della vita. L’Apprendistato si è rivelato una fucina

di conoscenza verso quei misteri e quei simboliche prima mi apparivano lontani, incomprensi-bili, misteriosi. Quando sono tornato nel gabi-netto di riflessione per il passaggio a Compagnod’Arte, tutto quello che mi circondava riappari-va davanti a me non come simboli ed oggetti attiad incutere paura e scoraggiamento come laprima volta, ma come rappresentazioni di unpercorso di vita dove ogni oggetto ogni simbolo,come una tessera di un mosaico, è stata creataper inserirsi armonicamente in un più grandedisegno, quello della vita. Quindi il passaggio dalla morte alla vita, dalbuio alla luce della stella fiammeggiante. Il pen-talfa, i cinque sensi, la materialità e la tangibi-lità dell’esperienza corporea. La vista per guar-dare la mia quotidianità da differenti prospetti-ve, l’udito per far passare avanti l’ascolto allaparola, il tatto per saper porgere prontamente lamano al fratello ed al mio prossimo percependo-ne il calore o la freddezza, l’odorato per “fiuta-re” ogni situazione e riuscirne a percepire il“gusto”.

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La Danza dei cinque sensi - Walter Crane, 1891/93

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Le arti liberali, un vero e proprio viaggionella conoscenza e nel sapere per essereuomini migliori e riuscire a portare umil-mente al mondo la sapienza degli antichinelle varie “geometrie” quotidiane dove sonochiamato ad usare il “maglietto” e lo “scalpello”per smussare i miei angoli storti, i miei vizi, imiei preconcetti, i miei giudizi. Ed eccomi ancora qui a chiedermi chi sono?Cosa voglio? Cosa cerco? Di certo sono una persona diversa, lo percepisconella vita di tutti i giorni, nella mia quotidianità,nel modo in cui mi approccio alle diverse espe-rienze lavorative e non, che vivo quotidiana-mente. Cosa voglio? Di certo continuare questo cammi-no, un cammino che mi spinge a conoscere“piani diversi” da quelli che qualsiasi altrouomo vive e percepisce attorno a sé nella suaesistenza terrena. Cosa voglio? Sperimentaremaggior pazienza e riuscire a gustare ogni cosacon il suo tempo, senza la fretta di conosceretroppo, è un mio difetto lo so, la pietra va smus-sata ancora. Cosa cerco? Ad oggi quello che cerco è di poteraumentare la mia conoscenza, nello studio,nell’ascolto. Se c’è una cosa che in questo

periodo sento di aver maturato è la pro-pensione all’ascolto, prima amavo parla-re, far sapere agli altri quanto ero bravo,quanto ero capace, quanto ero erudito su

determinati argomenti. Oggi la cosa che amo èascoltare gli altri e meditare l’ascolto nel cuore,confrontarlo con le mie esperienze e trovare ilgiusto equilibrio in ogni cosa, proprio per trova-re quella linea rossa tra gli scacchi bianchi eneri e percorrerla finché il Supremo Artefice deiMondi me lo concederà. Mentre scrivo, una persona cara è venuta a man-care, e riflettevo su una cosa che può sembrarebanale: “la morte è solo un passaggio verso l’e-terno”. Oggi, infatti, possiamo dire che quellapersona che non c’è più, che ha cessato di esi-stere fisicamente ma nello stesso momento cheha esalato l’ultimo respiro, è proprio in quelmomento che la stessa persona nasce nel ricor-do, ed il ricordo è infinito ed eterno. Non rileggo quello che ho scritto altrimentisarei tentato di cancellare o modificare quelloche liberamente è uscito dal mio cuore.

LUDOVICOLUDOVICO

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Tre stadi di trasformazione alchemica

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OOmbre ed Iniziazione

SALVATORESALVATORE

OO voi compagni del mio tempo, ricordate

Platone quando diceva “Il meriggio è il tempo incui le ombre dei corpi hanno la misura minima”.Ora io vi dico che “Nel tempo del meriggio leombre dei corpi hanno la misura dell’anima”.Oggi viviamo in un’epoca dove la situazionedello spirito rispecchia solo ombre e, pertanto, ènecessità per la nostra vita restaurare la purezzadel pensiero.Nessun principio superiore anima più l’uomocosì che si assiste sempre più ad un tracollo deivalori .I pochi che affrontano con virilità di pensieroquesto stato delle cose rischiano di non esserecompresi, di essere emarginati, insomma diessere martiri di quest’ultima era la quale non èaltro che il tramonto della Tradizione.Ecco di cosa abbiamo bisogno, di “Coraggio”,

coraggio di portare avanti il nostro pen-siero giacché, ricordate, ai codardi non èconcesso edificare “Niente”. La liberazione dai metalli che ci viene

spiegata al momento della iniziazione ha unsignificato: “Bruciamo i ponti dietro di noi,aspiriamo a ciò che è più alto, intraprendiamoun viaggio vestiti solo della nostra LIBERTA’

DI COSCIENZA”.L’intelletto e la ragione si sono allontanati cosìche l’umanità è caduta vittima di immagini men-tali prive del Mito e dei suoi Archetipi e ciò nonè altro che il sepolcro del “Modo di sentire”. Non si troverà guarigione se non ci si allonta-nerà da immagini spiritualmente vuote, ritornan-do ad udire la voce dei valori.Questo è l’ultimo mistero che potrà risvegliarel’uomo.E’ necessario ricostruire una uguaglianza fral’anima del mondo e l’anima individuale, biso-gna fare in modo che l’anima individuale siestenda fino all’alito vitale che colma l’interouniverso e contemporaneamente, percepire ilsoffio universale dentro il proprio Io.Il pneuma, dovremo vederlo non come un ritor-no dell’anima del mondo nell’anima singola,

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Coscienza onirica e maturità dell’anima - Cameron Grey, digital art

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bensì come aspirazione dell’anima sin-gola a ricongiungersi con il respiro delmondo.Nel far ciò si potrebbe cadere facilmentenella trappola dell’ascesi distaccandosi in talmodo dal mondo, ma è la parte eroica che ènecessario risvegliare quali combattenti sotto lostendardo delle forze creative dell’anima del-l’uomo. Non si deve temere di mostrarsi al ser-vizio del Supremo Artefice in quanto si è al ser-vizio del PRINCIPIO

CREATORE e della PA-

ROLA INVIOLABILE.

Veli sempre più cupi sispiegano dinanzi a ciòche è luminoso ed apertoal mondo ed allora l’uo-mo che si è tuffato negliabissi dell’informe, deldemoniaco, del ctonio,non riesce più a vederel’ineffabilità di ciò che èstimolatore di vita.Risvegliarsi dal torporenel quale si è caduti si-gnifica ritornare a vivereliberi dal tremendo mon-do dei fantasmi.

O M B R A

Caro Michael, irrequietoviandante lungo il sentie-ro della vita, ti sei maichiesto cosa accadrebbese il Sole, che illumina ilpercorso, fosse incapacedi proiettare l’ombra,eterna compagna di tuttele cose?E se qualcuno fosse ca-pace di rubarle le ombredegli uomini, non rimar-remmo forse senza difesanei confronti del mondoche ci circonda?Dove ci andremmo a ri-fugiare quando l’anima

ha necessità di quiete?Uno spicchio di buio è necessario all’uo-mo affinchè in questo trovi riparo perguarire dalle ferite della vita.

SALVATORESALVATORE

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Michael - Guido Reni, 1622

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IIl Cavaliere

ALBERTOALBERTO

L’L’ investitura cavalleresca è sicuramente il

momento cruciale di tutta l’iniziazione al grado4-7 della nostra scala; in effetti all’interno delTempio Mistico sono ammessi solo coloro chesono ritenuti autentici cavalieri. Questo ci per-mette di fare una riflessione sui sacri valori chesi professavano nei tempi passati. Il mito deicavalieri, gli eroi intrepidi e valorosi, ha illumi-nato tutta l’epoca medioevale con esempi dilealtà, di onore, di fedeltà, di amore per la Veritàe per un ideale superiore. Tutto ciò è presenteanche nel ciclo che raccoglie un gruppo di leg-gende nate nella regione della Bretagna. Levicende in esse descritte appartengono alla cate-goria dei romanzi cortesi e ruotano attorno allafigura di re Artù e ai suoi cavalieri della Tavola

Rotonda. Il tema principale non era laguerra santa contro gli infedeli, ma dellacontinua ricerca, la quête, di una purifi-cazione spirituale. A tale fine, il senti-

mento dell’amore nobilita ed innalza l’uomo. Ilcavaliere viene descritto come colui chedisprezza i beni materiali e compie impreseeroiche in nome di un grande ideale, con unsenso di misura ed eleganza, ed è perciò genero-so e magnanimo. Queste storie sono quindiavvolte da un alone di grazia ed eleganza,ambientate in luoghi fiabeschi e misteriosi, dovespesso avvengono incantesimi e magie. Formalmente gli ordini cavallereschi si ergeva-no come difensori del debole e dell’oppresso inqualunque paese si trovasse, spesso lottandocontro i rappresentanti del potere costituito,affrontando pericoli inauditi senza mai dubitaredel risultato finale. La loro azione era impostatasulla certezza del trionfo della verità e per ilbene di questa erano disposti a sacrificare tutto,persino la loro stessa vita. Chi aspirava adentrare in un ordine cavalleresco doveva aver

compiuto imprese eroiche,praticare assiduamente laverità, la lealtà e l’onore.Come descrive anche Gas-tone Ventura nel suo saggio“Lo spirito segreto dellacavalleria” i cavalieri era-no, e quindi dovrebbero es-sere tutt’ora, uomini di de-siderio uniti da un ideale,in qualche modo “ultrater-reno”, la loro fedeltà nonera rivolta ad un principe oalla difesa di un luogo inparticolare ma alla volontàdi raggiungere la vitalitàspirituale. Tutte le loroazioni erano dedicate ad unente supremo, per il benedella Verità. Un altro aspetto, a mioavviso interessante, è chein qualche modo il cavalie-re ideale si trovava investi-

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Investitura cerimoniale - manoscritto medievale

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to ad essere un rappresentante di Diosulla terra, una sorta di sacerdote, unponte tra il cielo ed il modo fisico. Undifensore eroico della verità. Il cavalierequindi nel grado 4-7 è il difensore della ParolaIndicibile, colui che veglia e che fa la guardia sudi essa. In passato l’investitura del cavaliere iniziavaproprio con una veglia, il postulante dovevarimanere chiuso in una piccola cella per pregaree meditare tutta la notte; la mattina seguentesarebbe stato elevato al rango di cavaliere. Laveglia ha un significato importantissimo, poichéil vero cavaliere non si deve mai riposare, eglivigila di continuo ed è sempre in guardia. Nona caso un passaggio del rituale recita: “Il primodovere di un cavaliere è vegliare per la sicurez-za di questo Collegio ed assicurarsi che vi par-tecipino soltanto i Cavalieri della Volta diPerfezione”. Sempre nel rituale si legge:“Bisogna assicurarsi che all’in-terno del Tempio tutti i fratellisiano autentici Cavalieri”.Essere un “autentico cavaliere”vuol dire aver sviluppato e diconseguenza manifestare i valoriche ci vengono insegnati in que-sto grado. I principali sono tre:l’Onestà, la Sincerità, la BuonaFede.Sviluppando questi tre aspetti ilcavaliere potrebbe ritenersi effet-tivamente puro di fronte alla Ve-rità. Sarà quindi simile al paladi-no dei romanzi cortesi descrittoco-me “senza macchia” e “senzapaura”. Questi valori, molto pro-babilmente, sono stati ripresi daantichi rituali di investituracavalleresca. Infatti, in passato,appena avvenuta l’iniziazione, ilcavaliere doveva apprendere travalori fondamentali: l’Onore,quindi l’onestà che caratterizzavail suo spirito eroico; la Verità, checorrisponde alla sincerità (nel-l’antichità si diceva Non c’è

cavaliere che può mentire, ed anche PerDio che non mente); la Lealtà ad un idea-le, che corrisponde alla buona fede, è l’a-more per Dio, credere in lui incondizio-

natamente essendogli sempre fedele. Nel nostro Rito vengono anche descritte lecaratteristiche che deve avere il postulante cheaspira a tale investitura: egli non deve portarenel viso e neppure nel cuore i segni del vizio edelle passioni, dal suo volto non deve emanarel’ansia della vanità, dell’ambizione, del deside-rio di denaro, né dell’ignoranza e del tradimen-to. Meditando ulteriormente sul profondo significa-to simbolico racchiuso in questa investitura ècome se a questo punto del nostro percorso ini-ziatico noi ci fossimo effettivamente scontraticon le nostre passioni; abbiamo affrontato esconfitto il drago che annebbiava ed offuscavala nostra luce interiore ed abbiamo rinvenuto il

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Cavalieri templari - simbologia

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vero tesoro: la Parola Indicibile, il nomedi Dio che è dentro di noi, la testimo-nianza della sua presenza, della sua scin-tilla nel nostro cuore. Ora che abbiamoscoperto tutto ciò, dopo un lungo percorso dipurificazione, dobbiamo cercare di custodirequesto tesoro e di vegliare attorno al suo splen-dore per far sì che i nostri vizi e le passioni nontornino ad offuscarlo. Il Rituale ci viene in aiuto anche per insegnarciche cosa deve concretamente fare il cavaliereper trovare la Parola Indicibile e per difenderlanella nostra interiorità. Ci dice che è fondamen-tale chiudersi in se stessi per ricercare la perdu-ta scintilla nel silenzio, rinunciare alle inganne-voli conquiste profane, ammirare la grandezzadel creato, amare il prossimo e tentare di oppor-si alle forze del male che corrispondono allenostre più cupide passioni le quali, come unapesante corazza, ci ingabbiano e ci costringonoad essere ancorati alla materia. Il cavaliere è quindi colui che è consapevole deisuoi trascorsi profani ma che ora vuole lottare

per riconquistare nuovamente ciò che èstato da troppo tempo offuscato dai vizisenza rimpianti e senza timore di esseresconfitto.

Tutto ciò lo fa con coraggio e con devozione, lofa con fede e umiltà, lo fa con speranza e fiduciain Dio. Quest’ultimo punto credo che sia di mas-sima importanza e quindi dovremmo ricordarciche tutto quello che viene fatto nel Tempio è perla Sua gloria e non per la nostra. Riferendomi alla leggenda di questo gradopotrei affermare che l’essere cavaliere significaaver scacciato con tutte le nostre forze gli Assiriche corrispondono ai nostri aspetti più beceri, inmodo che la parte più elevata di noi si possarapportare con il Leone che custodisce la chiaved’accesso per l’Arca. Tuttavia il Leone non saràmai disposto a relazionarsi con noi se prima nonabbiamo effettuato un cosciente e reale cambia-mento che in qualche modo ci può avvicinarealla funzione di colui che può e deve “cantare”la Gloria del Supremo Artefice dei Mondi.

ALBERTOALBERTO

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Memphis possono essere letti sul sito: http://www.mitzraimmemphis.org/

Bassorilievo assiro

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PPerseverare

nella ricerca della perseveranza

MATILDEMATILDE

CC apita sovente, soprattutto all’inizio di un

cammino, di un progetto, di una situazione, diessere estremamente coinvolti dal punto di vistaemotivo: tutto è un mondo nuovo, il misteroancora fitto e la curiosità ci permette di essere almassimo della ricettività. Grazie a questo si ècoinvolti, svegli e si impara in fretta. Insommala soglia dell’attenzione è elevata e lavolontà di proseguire pare incrollabile.Tutto ciò si potrebbe paragonare alla primafase dell’infatuazione amorosa, durante laquale tutto è idilliaco e sembra protetto dauna bolla di cristallo. Ma cosa succedequando la bolla scoppia e le cosiddette far-falle nello stomaco svaniscono? È proprioquesto il momento in cui la volontà sorret-ta dalle emozioni, comincia a dare i primisegni di cedimento. Bisogna fare moltaattenzione in questo momento, poiché se cisi lascia trasportare dalle tentazioni dell’i-gnavia, la fatica che si farà a recuperare,non solo il tempo perduto, ma anche esoprattutto la concentrazione necessaria aproseguire, aumenterà in maniera esponen-ziale.Si pensi soprattutto che in un percorso ini-ziatico occorre, auspicabilmente, oltreall’umana curiosità anche un sincero desi-derio di conoscenza, per poterlo intrapren-dere. Infatti, i Maestri e gli anziani si pre-murano di chiedere più volte al neofita se ècerto della sua scelta. Ci sono incontri,“tegolature”, prove da superare – fisiche epsicologiche – e giuramenti solenni da pro-nunciare. Non è dunque una decisione daprendere a cuor leggero, dato che si presu-me che oltre alle responsabilità materiali,ci si faccia carico di quelle più importanti,

spirituali.Noia, ignavia e insubordinazione peròsono sempre in agguato, ed ecco quelloche prima era percepito come una fonte

di gioia ,viene ora considerato come un dovere acui adempiere è estremamente difficile.Perseveranza, lo ricordiamo, è una parola chetroviamo addirittura prima di entrare nelTempio, insieme al termine vigilanza, quandoancora siamo nel gabinetto delle riflessioni,ancora profani e ignoranti. Pertanto, sarebbe il caso di meditarci ulterior-mente sopra, in quanto tale parola mette già inguardia il neofita sulla sua importanza e proba-bilmente sulla sua difficoltà di applicazione incaso di uno stato dell’essere ancora molto legato

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La piacevolezza del sogno - Christian Schloe, 2014

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alla materia e con tenaci resistenze alcambiamento.Con un po’ di umiltà quindi, si rendenecessaria l’ammissione del fatto che,con tutta probabilità, questo requisito, la perse-veranza appunto, non sia scontato e nemmenoimmediato. Fintanto che non ci sarà stato un cambiamentodell’essere, infatti, sia la mente che il corposaranno ancora completamente sotto gli influssimateriali e passionali. Si faticherà moltissimo nel decidere di parteci-pare alle tornate, organizzarsi, riuscire a lavo-rarvi, aiutare i Fratelli e le Sorelle, ecc. Non solo, non ci si renderà nemmeno conto deibenefici che tali azioni posso apportare al candi-dato stesso.Ma questa è solo una delle tante prove che ilnostro ego ci impone, in quanto, è bene ricordar-lo, sono difficoltà che noi stessi ci creiamo, ecadere nel tranello è come al solito molto facile;difficile invece è riuscire ad uscirne. Perciò occorre meditare e domandarsi il perché

di determinate reazioni, quando ci sem-bra impossibile o insopportabile farcicarico delle responsabilità che noi stessiabbiamo accolto sulle nostre spalle.

Nella pratica di queste riflessioni potremmocomprendere qualcosa in più della nostra inte-riorità e lavorando proprio sulle parti difettosedella nostra pietra, sgrossandola, potremmoforse essere in grado di perseverare in questaricerca finché, ci si augura, gli impegni del Ritonon ci sembreranno più noiosi obblighi epotremmo addirittura riuscire a non farcidistrarre da tutte le lusinghe che il mondo mate-riale ci propone. Solo in questo caso avremo dimostrato a noistessi di aver effettivamente scelto la strada acui avevamo chiesto accesso con la nostra ini-ziazione e forse, aver compiuto veramente unprimo passo.

MATILDEMATILDE

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Prove di Cristo - (particolare Cappella Sistina) - Botticelli, 1480/82

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