Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato di Mitzraїm...

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Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato di Mitzraїm e Memphis Sovrano Gran Santuario Byzantium A A l l l l a a r r i i c c e e r r c c a a d d e e l l S S E E Anno IV Ottobre 2017 N.10 La presente pubblicazione non è in vendita ed è riservata ai soli membri del Rito. Stampato in proprio Viene riportata anche in Internet, sul sito dell'Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato di Mitzraïm e Memphis: http://www.mitzraimmemphis.org/

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Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato

di Mitzraїm e Memphis

Sovrano Gran Santuario Byzantium

AAll llaa rr ii cceerrccaa

ddee ll SSEE’’ Anno IV

Ottobre

2017

N.10

La presente pubblicazione non è in vendita ed è riservata ai soli membri del Rito.

Stampato in proprio

Viene riportata anche in Internet, sul sito dell'Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato di

Mitzraïm e Memphis: http://www.mitzraimmemphis.org/

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ALLA RICERCA DEL SE’ ALLA RICERCA DEL SE’ - Luglio 2016- Luglio 2016

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SOMMARIOSOMMARIO

SAGGEZZA, COMPRENSIONE E CONOSCENZA- ACCENNI - S... G... H... S... G... M... - pag.3

LA QUADRATURA DEL CERCHIO,

RIFLESSIONI SUL SIGNIFICATO SIMBOLICO - Hathor Go-Rex - pag.10

UN PICCOLO PENSIERO ESTEMPORANEO - Alberto - pag.14

AMORE- Giovanna - pag.16

LA TENDRESSE DI SANTA TERESINA - Menkaura - pag.18

L’INIZIAZIONE ED IL TRADIMENTO - Sebastiano Caracciolo - pag.25

Redazione

Direttore Responsabile: Renato Salvadeo - via Bacchiglione 20 - 48121 Ravenna

AALLA RICERCALLA RICERCA

DEL SE’DEL SE’intuizione della conoscenza e conoscenza dell’intuizione

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SSaggezza, comprensione

e conoscenza - accenni

Il S.Il S. .. .G..G. .. .H..H. .. ..S.S. .. .G..G. .. .M..M... ..

II nostri antichi maestri ci hanno spesso messo

in guardia su come possa essere importantericordarsi sempre che è necessario, o per lomeno utile per colui che si avvia ad accedere adun percorso iniziatico, possedere quel particola-re desiderio interiore che lo induce a voler riav-vicinarsi alla luminosità divina per riconoscerla.Chi non lo possiede e si inserisce per curiosità,per brama di conoscenza di cose nuove o peraltri motivi affatto nobi-li, probabilmente in nonpochi casi, verrà ugual-mente iniziato (perchénon è affatto sempliceper chi è preposto adoperare una selezioned’accoglimento, accor-gersi delle vere qualitàe dei pensieri opportu-namente mascherati dalperbenismo e/o dalleetichette di “brave per-sone”, proprie e partico-lari della morale comu-ne. esistente nel luogoove si vive), ma il piùdelle volte fallirà laprova o, quel che è peg-gio, si indirizzerà ancheverso tendenze che por-tano alla contro-inizia-zione, non riuscendo adistinguere tra ciò che ètradizionale e ciò che

non lo è.Ad ogni modo, una scintilla di Luce, seaccolta, può consentire a chiunque diintuire, in qualsiasi momento, la natura

di ciò che è sempre stato di fronte agli occhi, mache forse non si era compreso.Così, non ci sarebbe da stupirsi, ad esempio, sedopo aver indagato e rettificato correttamentequalche cosa in particolare nella propria interio-rità, divenisse abbastanza evidente che tramitel’esecuzione della liturgia prevista da unRituale, contenente aspetti teurgici ben definitinella sua “costruzione” Tradizionale, si stiaoggettivamente pregando.Ovvero, non si tratterà dell’adozione di un puntodi vista di qualcuno o di qualche cosa di esternoa cui si possa essere stati indotti a prestare fede(quindi, erroneamente, secondo il nostro meto-do), ma soprattutto tramite l’intuito, di una sem-plice, genuina, comprensione personale che sitradurrà in una presa di coscienza e poi di cono-

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Allegoria della Sapienza - Benedetto Luti, XVIII sc.

ALLA RICERCA DEL SE’ ALLA RICERCA DEL SE’ - Ottobre 2017- Ottobre 2017

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scenza, la quale indurrà una particolaremodulazione armonica dei pensieri e poidi tutto il resto.Forse, sarà un modo differente di farlo daquello più o meno stereotipato a cui si è statiprobabilmente abituati in ambito strettamentereligioso (a qualsiasi fede si faccia riferimento ecomunque tenendo conto che una sua rivisita-zione può consentire di riscoprirla in modomolto più bello e coscientemente luminoso), maad esempio, se si osserva attentamente cosa èscritto nel testo rituale di ogni nostra camera(ma anche di altri Riti che però non abbianosubito rimaneggiamenti impropri, rispetto allaformulazione originale), svuotandosi da varipreconcetti e da possibili innumerevoli fantasie(condizione ineludibile, indispensabile e prope-deutica per iniziare con qualche minima possibi-lità di successo, qualsiasi tipo di esperienza eso-terica; comunque non sarà mai proprio facile damettere in pratica), potrebbero evidenziarsiaspetti veramente illuminanti anche riguardoalle motivazioni del perché sia cosa saggia ebuona partecipare attivamente ai Lavori, soprat-tutto quando le cose del

mondo con relative emozioni e passioni(fatiche, impegni, dolori, timori, piaceri,ecc.) sembrano spingere con forza nelladirezione opposta, in funzione di quei

due imperativi dominanti (sfrondati dalle miria-di di complicazioni derivate dai contesti spaziotemporali in cui si manifestano) che si possonosintetizzare brutalmente in: ricerca del cibo edella riproduzione, quasi sempre affiancati dallapaura della morte e del dolore. Forse si potrebbe scoprire col tempo che comun-que quelli sono solo effetti esteriori e che nonsono le vere, originali, cause dell’allontanamen-to dalla Luce, che invece vanno ricercate nell’o-scurità di altri livelli.Poiché potrebbero sorgere equivoci a cosa mistia riferendo, mi spiegherò meglio, magari mu-tuando accenni, analogie, convergenze, anchecon elementi di differenti vie Tradizionali.Si potrebbe intuire che la preghiera costituiscauna sorta di eccitazione, ardore, dell’anima Di-vina per chiunque sia nella felice condizione dipotersi sentire ricettivo del “bene”, tramite lefacoltà emotive che la sua essenza manifesta nel

mondo creato (come è accennato anche nelladescrizione degli attributi delle sei o

sette sefirot inferiori, contemplatiin vari filoni kabbalistici) e

desideri riavvicinarsi sem-pre di più alla Luce Divi-

na. Poiché una sorta di“risalita” non si pre-senterà mai comeimpresa “semplice”(a differenza di unadiscesa) sarà oppor-tuno considerare che

le emozioni primariedi amore, timore e mi-

sericordia possono tro-varsi contemporaneamente

associate in modo luminoso ebuono, agli impulsi oscuri di

dominazione, del riconoscimento edel conferimento di autorità.

Si può infatti comprendere che in ambito pretta-

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La Scala di Giacobbe Jacques Stella, XVII sc.

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mente carnale (quindi anima carnale)questi attributi si presentano prevalente-mente malvagi. Sempre secondo alcuni punti di vistariferiti agli ambiti sefirotici ed alla creazionedei quattro o cinque mondi, nell’anima carnale,ad esempio, Chessed potrebbe diventare lussuriae Gevurah potrebbe divenire rabbia.Si può così osservare che un orientamento albene non può essere determinato, come sipotrebbe supporre erroneamente, solo attraversodelle meditazioni appropriate (purtroppo vamolto di moda supporlo in strani ambientimoderni). Gli attributi di base riferiti alle condizioni dellostato dell’essere in corrispondenza della saggez-za unita alla capacità ricettiva di comprensionepossono portare in progressione, attraverso unacondizione di amorevole desiderio di reintegra-zione nella Luce, all’unione di questi due aspettie quindi a scintille di conoscenza. Contemporaneamente, gli attributi emotivicostituirebbero e definirebbero il tipo di relazio-ne tra un soggetto e gli oggetti delle sue sensa-zioni. Tutta questa premessaci potrebbe portare fa-cilmente anche a guar-dare in modo particola-re, il libro sacro, spessopresente sull’Ara, per laesecuzione dei Lavori invarie Camere del Rito.Poiché per ogni Obbe-dienza Tradizionale (danon confondere con lamiriade di organizzazio-ni derivate dalle fanta-sticherie dell’arcipelagonew age, unitamente aquelle dolosamente fa-sulle), i Rituali sonouno strumento liturgico,il cui studio primario,rispetto ogni altro ele-mento conoscitivo, cul-turale, dovrebbe portare

a comprendere, attraverso lo svelamentodi ciò che si trova sotto la superfice delledescrizioni letterali, come camminarecorrettamente sulla via intrapresa, questo

elemento (il libro sacro) non può passare certoinosservato, anche solo come semplice simbolo.Se l’esegesi mistica è un metodo di interpretarela Bibbia (libro sacro per antonomasia, soprat-tutto negli ambiti religiosi monoteisti), basatosull'assunto che contenga una conoscenza segre-ta in merito alla Creazione, alle manifestazionidi Dio, e quindi alle possibilità di ritorno a Lui,forse si può comprendere anche da questo puntodi vista, il perché della sua presenza ineludibilenel Tempio.E’ inoltre necessario tenere presente che con-centrandosi sulla santità del testo, i mistici con-siderano ogni sfumatura dello stesso come unindizio per scoprire i segreti divini. In ambitoebraico, ad esempio, l’esplorazione altalenadalla visione d’insieme dell’intero testo sinoagli accenti di ciascuna lettera. Se si esplora anche quello cristiano, si potrebbe intuire, tramite la via cristica, come procedereper un possibile ritorno (a conferma della via

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immagine di Torah aperta

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antica). La finalità è rivolta ad acquisirequella conoscenza che, solo se rigeneratie trasformati nella personalità e nellostato dell’essere, consenta tramite sceltecoscienti dell’intelletto, d’interagire corretta-mente e per il bene (spesso anche attraverso leformulazioni teurgiche dei Rituali), sia con imondi superiori, che con il mondo inferiore(ovvero, con tutto ciò che è visibile e invisibilenella nostra dimensione). Rimanendo concentrati sul punto di vista misti-co, si può notare che lo studio del testo sacro ècosì basato sull’accettazione della tradizione esull’atteggiamento derivante dal fatto che sequel testo (visto non solo come oggetto fisico)costituisce un dono divino, la persona devemodellare sé stessa al fine di divenire un degnoricettacolo per riceverlo (su questo assunto, sarànecessario procedere ripetutamente con gliopportuni approfondimenti meditativi), affinchéognuno possa divenire strumento utile per tra-sformare il male in bene, iniziando ad operaredal livello d’esistenza più basso e materiale.

Si potrebbe conseguentemente intuireche senza una capacità di ricezione, diaccoglimento, di comprensione, qualsiasielemento di sapienza, di saggezza (allor-

chè se ne fosse manifestata qualche scintilla),rimarrà inutilmente sterile, impedendo così laconoscenza.Di conseguenza, non dovrebbe stupire se duran-te i lavori ci si rivolge (così dovrebbe esseresempre per tutti) alla Potenza Suprema Divinacon il saluto, l’omaggio, l’ammirazione, il pro-sternarsi di fronte alle sue leggi eterne, con larichiesta d’illuminazione, di dissipazione delletenebre che nascondono la verità, d’intravvederequalcuno dei saggi piani perfetti che governanoi mondi, in modo che, come previsto nell’invo-cazione, se “Lui” si degnasse di dirigere i lavoristessi, tramite le sue emanazioni (come conse-guente risposta ad una vera e genuina disponibi-lità ad accoglierlo), si potrebbe celebrare coninni senza fine, l’universale armonia che la suapresenza imprime ad ogni cosa esistente.Così, oltre ad intuire un possibile significato

della dicotomia comple-mentare, rappresentata dal-la saggezza donante e dallacomprensione ricevente,che tramite l’empatia amo-rosa consentono conoscen-za, si comincerebbe a sco-prire coscientemente sottol’ovvia superficialità deltesto illustrante lo svolgi-mento dei lavori, la neces-sità di camminare corretta-mente secondo le regole“fondamentali” che possanoconsentire di risalire (in unpercorso non facile di rige-nerazione, di rettifica inte-riore, con colleganze armo-niche in parole ed azioniesteriori) anche ad unostato dell’essere che per-metta per chi avrà successo,l’esplorazione “splendente”e “vincente” del corrispon-

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Discesa dello spirito - Giotto, 1303/05

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dente livello della “veggenza”.Ciò vale per tutti (partecipare ai Lavori“correttamente” è il momento più alto dimeditazione, di comprensione e di teur-gia in una via massonica), ma forse per il ruoloche è proprio anche in molteplici ambiti dell’e-sistenza, potrebbe essere analizzato anche piùesplicitamente nel percorso delle Sorelle che,nel loro incedere (separato quasi sempre daquello dei Fratelli) tramite i particolari ed esclu-sivi rituali del Rito d’Adozione Femminile, ten-tano di superare i veli che oscurano la loromente materiale (con tutti i problemi ed i murid’incomprensione reciproca che le separano dal-l’elemento maschile) per procedere nella via dirigenerazione e di risalita, alla riscoperta co-sciente e consapevole della loro essenza spiri-tuale così intimamente collegata alla funzionericettiva e procreatrice più elevata, senza laquale, in ambito luminoso, non ci sarebbe l’ac-coglimento di quella saggezza fecondante dallacui unione scaturisce la manifestazione di tuttociò che esiste.

A maggior ragione, quando riescono adaccedere alla camera appropriata ed ini-ziano ad osservare e ad utilizzare oggetticome sistro e bacile d’acqua, forse (se le

decorazioni del grado non sono solo un inutilesupporto esteriore) intuiscono che quelli sonoelementi particolari da approfondire non solonello studio della simbologia, allorché lo statodell’essere, la personalità progressivamente rin-novata nella sempre più raffinata e luminosafemminilità, unita alla volontà, lo consentano.Quindi tornando al suggerimento di frequentarecon assiduità i Lavori, sarà opportuno non scor-dare ciò che i nostri Saggi ci hanno tramandato;ovvero che quando una persona entra nelTempio, accende (direttamente o indirettamentetramite i Dignitari preposti) le Luci, apre ilLibro sacro, per comprendere attraverso l’esecu-zione del Rito quanto risponda al suo desideriodi conoscenza più elevato e luminoso, accadeche la presenza divina, correttamente invitatacon purezza interiore ed esteriore, dimora su dilei come su tutti coloro che partecipano nello

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Oracolo e vestali - George Edward Robertson, XIX sc.

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stesso modo a quella riunione. Sempresecondo i Saggi, viene lasciato intendereche se il numero di coloro che partecipa-no usualmente in modo corretto ai Lavori(interiormente ed esteriormente) allo studio deltesto sacro e del rituale, è ipotizzato in almenoquanto corrisponde a quello delle sephirot, allo-ra la presenza divina su di loro, permane costan-temente.Purtroppo, sappiamo che tale raccomandazionenon trova spesso concreta attuazione. E’ intuibi-le che il problema non riguardi solo il numeroper altro non ininfluente nei piccoli gruppi; daqui la necessità da parte dei Maestri che ne sonosempre responsabili, di accogliere sistematica-mente in ogni Triangolo/Loggia almeno unacerta quantità minima di bussanti che poi oppor-tunamente formati, costituiscano una base sep-pur variabile, ma numericamente permanente, dicoloro che operano secondo la liturgia prevista,ma soprattutto nella correttezza della partecipa-zione (quindi il concetto di “giusta modalità, siaoperativa, che dello stato dell’essere”, riguardanon solo la nostra comunità, ma tutti i gruppi ditutte le Obbedienze, a prescindere dal numerodegli affiliati). Le conseguenze ed i frutti, nonsempre buoni in occasione dei fallimenti spessoconseguenti anche agli equivoci riguardanti lenecessità numeriche, causati da logiche passio-

nali e profane, oggettivamente difficilida superare, quando non si riesce a ren-dersi superiori alle meschinità della vitae dei soli bisogni materiali, saranno poi

sotto gli occhi di coloro che vorranno veramentevederli e che riusciranno a comprendere comel’universo, la creazione non girino afffatto attor-no ad ognuno. Non sarebbe male rendersi ancheconto che, mano a mano si accede a camere su-periori, aumentano le responsabilità verso séstessi, verso i fratelli e le sorelle, e naturalmen-te, verso il nostro Rito. E’ un ribaltamento deipunti di vista profani, quelli tramite cui ci sicomporta istintivamente come se gli altri fosse-ro al nostro personale servizio, magari addirittu-ra altalenando tra personali megalomanie più omeno frustrate (infatti, l’universo non gira attor-no a noi), e conseguenti permalosità di fronte adinevitabili svelamenti dei difetti della propriapersonalità, da parte di qualcuno. Forse sipotrebbe intuire e scegliere di essere, al contra-rio, solo ed umilmente sé stessi, al servizio di unprogetto “luminoso” per il bene di tutti.Infine, lo ribadisco ancora una volta, saràopportuno non scordare mai che non sarannosufficienti i pensieri e le dichiarazioni di buoneintenzioni per mettere in moto cose semplici ostraordinarie, ma bensì, prevalentemente, questesaranno conseguenti a ciò che sarà stato fatto

veramente nella quotidianitàmateriale, in coscienza, consape-volezza, volontà, oppure no, ecomunque sarà necessario consta-tare che la lavorazione della pie-tra ha sempre un costo concreto,ma che se sarà lavorata bene, sene potranno poi vedere indubita-bilmente i “luccicanti” risultati,di gran lunga superiori ai costi,per quantità e valore.

Il S.Il S. .. .G..G. .. .H..H. .. ..S.S. .. .G..G. .. .M..M... ..

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Bene e Male - Fantasy

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QQuadratura

del cerchio riflessioni sul significato simbolico

Hathor Go-RexHathor Go-Rex

“D“D io è una sfera infinita, il cui centro è

ovunque e la circonferenza in nessun luogo”.[Anonimo, Il libro dei ventiquattro filosofi, XIIsec]

Questo nome si scrive - è il Simbolo - ma non sipronuncia.È lui a parlare.Spiegare il Simbolo è ucciderlo,guardarlo nella sola apparenza,impedirne l’ascolto.Chi potrebbe anatomizzare uncorpo vivo?La cosa viva si analogizza.I rami dell’albero si sviluppano aimmagine delle radici. Le radicici evocano i rami come il Simboloevoca la propria Idea.Nel Simbolo, quello che evoca èl’anima che anima la cosa, la suavita.Guardiamo la cosa come è, senzadecomporla. In compenso forseevocherà in noi la sua anima.[Schwaller de Lubicz]

L’ampio uso di figure geometri-che nelle dottrine misterichedenota di per sé la loro ricchezzadi significato simbolico, le geo-metrie sacre sono infatti ottimistrumenti di insegnamento capaci

di spiegare, attraverso occulte analogie,le leggi che regolano l'universo, principiarchetipali che ognuno di noi portainconsciamente in sé.

È proprio questo, d’altra parte, che rende ilsimbolismo un linguaggio molto meno limitatodel linguaggio comune e fa di esso il solo lin-guaggio adatto per l’espressione e per la comu-nicazione di certe verità; è in ragione di ciò cheesso apre possibilità di concezione veramenteillimitate; è in ragione di ciò che esso costitui-sce il linguaggio iniziatico per eccellenza, ilveicolo indispensabile di ogni insegnamentotradizionale. [Rene Guenon]Le parole di Guenon fanno intuire l’importantevalenza del simbolo nello studio delle disciplineocculte, un traghettatore analogico capace diindirizzarci alla comprensione dei principi vitalie invisibili delle manifestazioni corporee natu-rali.

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Le Gerarchie angeliche nei mosaici del battistero di Firenze (XIII secolo). Dall'alto in senso orario:Angeli, Arcangeli, Potestà, Dominazioni, Cherubini e Serafini, Troni, Virtù, Principati

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Nel linguaggio universale dei simbolicerchio e quadrato sono figure estrema-mente significative.Il cerchio, formato da una linea curvapriva di fine e principio che ritorna a se stessa,riporta ad un movimento continuo, ininterrotto eperciò infinito, principio che ridonda ad esem-pio nel serpente che si morde la coda del-l’Uroboros alchemico, espressione della cicli-cità del tempo nell’alternanza, nonchè legameindissolubile, tra morte e rinascita figurate nellacontinuità tra capo e coda. Tale immagine con-tiene, nel perpetuo e infinito movimento, l’ideadi completezza, di eternità, nel cerchio possia-mo quindi scorgere il simbolo di Dio qualeCreatore, da cui tutto ha origine e a cui tutto faritorno; è inoltre interessante riflettere sul rap-porto tra il centro della circonferenza e la cir-conferenza stessa e vedere come nel collegarel’uno e l’altra in un punto qualsiasi si creino deiraggi e con essi la figura della ruota, simbolo dimovimento, di tutto ciò che è attivo e in conti-nua trasformazione. Il filosofo Proclo asserivache la circonferenza fosse la manifestazione delpunto, ossia il centro del cerchio, nei suoi mol-teplici aspetti, essa può quindi rappresentare la

manifestazione del Principio nella Crea-zione e altresì la sua distinzione da esso.Se il cerchio viene associato a tutto ciòche è eterno e quindi allo spirito, al con-

trario, il quadrato, è considerato il simbolo dellamateria terrena, della corporeità, della realtàquaternaria in cui l’uomo è incarnato, fasenecessaria e via per la sua realizzazione. Il cerchio e il quadrato sono geometrie sacre, ri-dondanti in molteplici dottrine religiose e filo-sofiche, la danza circolare dei dervisci ad esem-pio si ispira al moto dei pianeti e rappresenta ilvortice di tutto ciò che si muove intorno al sole,centro di ogni cosa, la Circumambulazione inol-tre, ossia il camminare intorno ad una persona oad un oggetto prevalentemente in senso orario, èuna pratica religiosa molto diffusa nel buddhi-smo, nell’induismo e nell’Islam. Altri riferimenti al cerchio e alle geometriesacre li troviamo nei mandala, disegni che rap-presentano la multidimensionalità del cosmo esono composti da un insieme figure concentri-che e sovrapposte le cui ritmiche simmetrierisuonano di una silenziosa musicalità, un’oc-culta armonia che parla al nostro Sé più profon-do nell’analogia microcosmica.

Anche qui il centroriveste un ruoloimportante, lì giacel’eternità del prin-cipio di ogni cosa,l ’ a - t e m p o r a l i t à ,l’origine da cuitutto muove.

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Devoti laici e monaci praticano

la circumambulazione attorno a uno stūpa

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Se il cerchio suggerisce l’idea di movi-mento il quadrato, al contrario, quella distaticità, di delimitazione come lo è ilcorpo per lo spirito. A esso concerne ilnumero 4, e quindi il nostro piano di incarnazio-ne, il quaternario. Ma ora, dopo aver delineato sufficientemente lesimbologie di queste due figure, passiamo a par-lare di ciò che sarà il fulcro delle nostre rifles-sioni: il problema della quadratura del cerchio.Ad esempio, in alcune camere rituali potrebberopresentarsi dialoghi, frasi, come quelli estrapo-lati dalle istruzioni di un rituale massonico atti-nente ad un grado indicato col nome di MaestroDiscreto:Domanda: “Siete voi Maestro Discreto” Risposta: “Ho una perfetta conoscenza deilavori del tempio.Domanda: “Cosa conoscete in par-ticolare”Risposta: “Conosco il cerchio e lasua quadratura”.Tale enigma si presenta quale alle-goria di ricerca di raggiungimentodella perfezione, percorso che tendel’uomo al superamento dei limitimateriali, sensibili e di ignoranzalegati alla profanità. L’acquisizionedi tale grado non porta tuttavia allaricercata perfezione ma delinea l’i-nizio del percorso verso di essa che,riferendoci alla leggenda che locaratterizza, viene rappresentatodalla sepoltura di Hiram qualemorte necessaria alla propria nuovarinascita. In tale istruzione vi èquindi il punto di partenza ma nonil raggiungimento della perfezionestessa. La quadratura del cerchio matema-ticamente è la ricerca di costruzionedi un quadrato di area equivalentead un dato cerchio, un problemairrisolvibile, simbolo di un'indaginedi perfezione altrettanto impossibi-le da ottenere. Nei tempi antichitale enigma veniva usato come eser-

cizio di meditazione per trascendere ilfinito quale limite della natura umanapoiché, esotericamente, il problema dellaquadratura del cerchio rappresenta il

desiderio di ritorno alla propria essenza spiritua-le, pura e alla conseguente reintegrazione con ladivinità, fine ultimo di ogni percorso iniziatico. L’enigma e la sua occulta simbologia ridondanoin uno dei più famosi disegni creati dal genio diLeonardo da Vinci, l’Uomo Vitruviano dove laricerca matematica di esatta sovrapposizioneperimetrale e la sua celata allegoria, vengonograficamente correlate all’iscrizione, e quindialla collocazione della figura umana all’internodi tale presupposto. Matematicamente la soluzio-ne è impossibile dato che la circonferenza non èmisurabile con esattezza, essendo il pi greco unacifra approssimata poiché infinita.

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Arazzo ispirato all’Uomo Vitruviano di Leonardo

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Ciò rafforza l’analogia del cerchio atutto ciò che concerne lo Spirito e quinditrascendente, non misurabile, a differen-za del quadrato, una figura dal perimetroquantificabile in modo reale e preciso. Detto ciòsi deduce che potremo avere solo un’estremavicinanza numerica tra la lunghezza dei dueperimetri, concetto riferibile alla doppia naturadell’uomo palesante il fatto che mai potremoconcepire totalmente ciò che è infinito da unacondizione finita. Tale principio trova un’eccel-lente rappresentazione simbolica nell’opera diLeonardo Da Vinci, poichè l’arte in qualsiasisua sfumatura, è in grado di esprimere megliodelle parole l’invisibile per mezzo del visibile.Il disegno dell'artista mostra un cerchio e unquadrato che circoscrivono una figura umana,inevitabile è quindi cogliere in quest’immaginela rappresentazione di un’ideale congiungimen-to nell’uomo di immanenza e trascendenza rap-presentate simbolicamente dalle due figure.Notiamo come le membra nel poggiare sull’unao sull’altra forma geometrica diano l’idea dimovimento o staticità, e come il centro del cer-chio quale punto di origine cada esattamentenell’ombelico umano, diversamente dal centrodel quadrato che invece cade esattamente suigenitali. Tale differenza indica come il genio diLeonardo abbia colto ed espresso l'impossibilità

del raggiungimento della perfezione nel-l'incarnazione umana, ridondante analo-gicamente nell'irrisolvibile problemadella quadratura del cerchio. Lo sposta-

mento quindi del quadrato verso il basso, a dif-ferenza delle altre innumerevoli e precedentirappresentazioni dove i centri coincidono, deter-mina la straordinarietà per l'epoca di tale opera.Leonardo da Vinci quale studioso, artista, scien-ziato ricercatore e inventore non poteva di certotrascurare il simbolismo occulto celato in talegeometrico enigma attraverso cui egli cerca dimostrare la posizione umana rispetto al "tutto" ein particolare al divino. Interessante è inoltrenotare come l’uomo le cui estremità toccano ilati del quadrato sembri venire schiacciato daesso e da ciò che rappresenta, ossia l’esistenzamateriale. L’incarnazione costringe il sottostare a dei vin-coli fisici e di conseguenza alle leggi della natu-ra e agli istinti che ne sono la base, quello disopravvivenza e quello di riproduzione comericorda il centro di tale figura coincidente con igenitali. La staticità non è invece comunicatadalla figura le cui estremità raggiungono la cir-conferenza, quasi fosse stata colta e immortalatanell’atto di ruotare, di muoversi, ma verso cosa?La risposta viene suggerita proprio dagli artidirezionati alla linea che racchiude e costruisce

il cerchio, simbo-lo dello Spirito,

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Studi sull’Uomo Vitruviano

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della Divinità, dell’alternanza tra vita emorte; questa figura simboleggia quindil’uomo ricercatore che, seppur iscrittonel quadrato, quasi in esso “rinchiuso”,vuole oltrepassarne i limiti e conoscerne ciò chevi è al di fuori. L’uomo Vitruviano di Leonardoesprime quindi un individuo mosso da un desi-derio di conoscenza tale da spingerlo a oltrepas-sare i vincoli naturali, pur continuando a sotto-stare alle loro leggi. Ciò può avvenire attraversol’acquisizione della consapevolezza di Sé in unpercorso di autocoscienza passante necessaria-mente per l'imperfezione dell'elemento materia-le e, rispecchiandosi in essa, scorgere la perfe-zione dello Spirito. "Qual'è 'l geomètra che tutto s'affigeper misurar lo cerchio, e non ritrova,pensando, quel principio ond'elli indige, tal era io a quella vista nova:veder voleva come si convennel'imago al cerchio e come vi s'indova; ma non eran da ciò le proprie penne:se non che la mia mente fu percossada un fulgore in che sua voglia venne". Paradiso, XXXIII, 133-14 Come lo studioso di geometria si concentra contutte le sue facoltà mentaliper risolvere il problemadella quadratura del cerchio,e non riesce a trovare quelprincipio di cui avrebbe biso-gno, tale ero io dinanzi a quellastraordinaria visione, cheinvano volevo capire comel'effigie umana si adattassealla forma del cerchio epotesse trovarvi luogo; ma le mie ali non erano capa-ci di farmi volare tanto inalto: se non che la mia mentefu percossa da una folgora-zione, grazie alla quale il suodesiderio si compì. Così l’illustre DanteAlighieri conclude la DivinaCommedia, e poiché nulla è

casuale un riferimento alla quadraturadel cerchio alla fine di un'opera dal talevalore iniziatico non può che farci riflet-tere ancora una volta sulla sua occulta

simbologia. L’Alighieri vuole esprimere con isuoi versi l’incapacità della natura umana dicomprendere appieno ciò che vi è oltre i limitiimposti dall’incarnazione a mezzo della solaragione, e solo parzialmente spiegabile ancheattraverso le parole. Tuttavia egli nell’ultimafrase null’altro dice se non che tale suo deside-rio fu soddisfatto, non ne da la soluzione, noncerca di descrivere come ciò avvenga, non cercadi spiegarlo ma fa intendere sia necessaria laGrazia Divina. Il mistero dell’incarnazione restaquindi al di fuori della capacità cognitiva mera-mente umana poiché il Tutto può essere compre-so in ogni sua parte solo dal Tutto o per suaGrazia. “La mia ruota in ogni raggio, è temprata dalcoraggio, e sul cerchio in piedi splende, la for-tuna senza bende”. [Gabriele D'Annunzio - iscrizione sul monumen-to al Bersagliere di Porta Pia a Roma]

Hathor Go-RexHathor Go-Rex

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Gue

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UUn piccolo pensiero

estemporaneoAlbertoAlberto

CC on questo breve scritto vorrei fare una pic-

cola e personale considerazione su quello chepotrebbe essere il nostro Rito. Per prima cosa, desidererei evidenziare una sin-golare questione, in merito a qualche cosa cheforse è capitata a molti di noi: credo che succe-dano delle cose strane quando una persona umil-mente e sinceramente si mette alla ricerca diDio.

Ovvero è probabile che Dio, che fino aquel momento era stato percepito solocome una entità lontana e distante, inqualche modo si renda più accessibile. In

alcuni momenti sembra proprio che ci sia qual-che cosa o qualcuno che inspiegabilmente ciaccompagna per mano per stimolare ed incorag-giare la nostra ricerca. Non a caso i nostri mae-stri sono anche invisibili. È possibile che ci sia capitato qualche cosa diparticolare, apparentemente casuale, per far siche abbia inizio questo cammino spirituale. Peresempio una parola detta, una persona incontra-ta, una pagina di un libro letto, come anche unpensiero improvviso. Forse in quegli istanti, inqualche modo, ci vengono consegnati degli invi-sibili strumenti e mezzi per tentare di cercareDio. Personalmente, credo che il Rito (con i suoimetodi formativi) sia uno straordinario ed effi-cace mezzo per avvicinarsi al Supremo Arteficedei Mondi.

Posso anche affermare diaver scoperto l’esistenzadi questo Rito esattamen-te quando stavo cercandoDio con sincerità e vo-lontà. Qualcosa per me ècambiato proprio quandoho intuito che Dio non sitrovava solo confinato inchissà quale lontano re-gno celeste ma che per ri-cercarlo dovevo innanzi-tutto guardare dentro lamia interiorità, dentro alcuore, spogliato da ogniimpurità. È stato solo al-lora che, grazie ad una se-rie di incontri, ho avuto lapossibilità di conoscere ilRito. Credo che uno dei lavorifondamentali da svolgereall’interno di questo per-corso, sia proprio il tenta-tivo di purificare la nostrainteriorità.

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Preghiera dell’Angelus - Jean-François Millet, 1859

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Ma sono convinto che questa purificazio-ne non sia fine a se sessa, credo che noidovremmo tentare di purificarci per sen-tirci degni di quell’amore incondizionatoche il Supremo Artefice dei Mondi ha per le suecreature, per poterci riconoscere veramentecome figli di Dio e per poi, in maniera del tuttoumile, poter in qualche modo contribuire allarealizzazione del Suo disegno. Non a caso ciò che apprezzo maggiormente deilavori svolti nel tempio è che tutte le nostreazioni, dalla lettura del papiro all’apertura echiusura dei lavori, sono svolte “Alla Gloria delSupremo Artefice dei Mondi”. Anche i giura-menti che abbiamo pronunciato sono stati fattialla Gloria di Dio. In modo particolare, nelrituale di terzo grado, durante l’iniziazione,ritengo che sia fondamentale rammentare laseguente frase espressa proprio nel momento delgiuramento: «Prometto e giuro di consacrarmicon tutte le mie forze al bene dell’Antico RitoOrientale rettificato di Mitzraïm e Memphis».Da questo giuramento si evince che tutti coloro

che perlomeno hanno raggiunto il gradodi Maestro debbano cercare di investirele loro energie in favore del Rito, ancheper far si che il progetto spirituale conte-

nuto in esso non si estingua. Questo potrà avvenire se noi ci mettiamo adisposizione di nuove persone che, come lo era-vamo noi all’inizio del nostro percorso, sonoalla ricerca perché hanno intuito una lontanareminiscenza, e sarebbe bello poterli chiamare,una volta iniziati ai misteri della LiberaMuratoria egizia: “Fratelli”.

AlbertoAlberto

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Giuseppe si fa riconosceredai fratelli e congeda gli

Egiziani Disegno e cartone di

Agnolo Bronzino1550-1553.

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AAmore

GiovannaGiovanna

LL a parola amore, che si dice derivi dal latino

AMOR (amare), ne è precedente: la radice MER

si ritrova sia nell’area europea che indiana, maancor più antica è la radice ittita MARK - far leparti - e, successivamente, dal greco méros -parte -.MER è la radice che significava, un tempo,attrarre - per forza magica - la propria parte.Ugualmente è la radice del termine MOR-te, la

fine, il nulla, non avendo la A privativadinanzi: A è la prima lettera di tutti glialfabeti, in Egitto come altrove, ed il suovalore numerico è Uno, poiché rappre-

senta l’Uno divino, il principio del soffio crea-tore. La Genesi comincia quando l’Uno, posto dinan-zi a Sé stesso, si polarizza producendo l’Iodavanti al Sé, la lettera A sarà suo doppio: unsecondo geroglifico esprime quest'aspettodell’Io individuale, opposto al A-Sé, universale.In Egitto antico la radice MeR esprime i varitipi d'attrazione: attrazione, affinità, desiderio,amore: tutto quel che avvicina due cose, dueesseri, e che li porta ad unirsi nella loro comple-mentarietà; pertanto l’opposto - quel che manca- è, anche in Egitto, l'omonimo di sofferenza,dolore: lo ritroviamo nella parola amaro, ama-rezza. MeR è anche il nome egiziano dato alla pirami-

de, che è un puro magnete(magnetizzare), tra il cielo e laterra: in essa “scende” loSpirito-Energia che lega laterra al cielo. In ebraico, il nome di Maria

(Myriam) deriva direttamentedall'Egiziano MeRi (le figlie dimolti Faraoni si chiamavanospesso Merit-Amon, amata daAmon). Maria, nel suo nome porta i dueA (i a): è l'unione dei due prin-cipi, individuale ed universale;è un aggettivo, più che unsostantivo: il-la concretizzantela fusione; è il nome perfettonella sua espressione per nomi-nare la Vergine cosmica, lamadre del figlio di Dio nel cri-stianesimo.Per di più, AOR in una traslit-terazione con possibile voca-lizzazione dall’ebraico, signifi-ca Luce e M, in tutti i antichialfabeti, è il geroglifico dellaterra/matrice /materia: AMOR

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Busto della principessa-regina Merit-amon, scoperta nel 1896.

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diventa un mantra pieno di significato, èla Luce che si espande e spiritualizza lamateria: Ave Maria significa AveAmore…?Parole semplici ed antiche i cui suoni possonoguidare la nostra sensazione verso i loro effetti,come i bellissimi “Ave Maria” scritti da famosicompositori. Quindi, con alcune lettere specifiche si enunciail più profondo dei Neter o Principio, le dimen-sioni dell'Amore divino nella sua estensioneuniversale, lontanissimo dalle limitazioni diffu-se dai concetti fuorvianti a cui spesso sonoimplicitamente collegate.Nella cerca del significato di un termine usual-mente abusato, emerge il concetto fondamentaleche A-mare è amarmi, “iniziando” ad acquisirela consapevolezza del mio Essere nel “qui edora”.Soltanto comprendendomi, attraverso i doniprovenienti dal Sé, conseguenti all’aver riallac-ciato i contatti con la coscienza, trasformando leabitudini, i luoghi comuni e le parole che,entrando nell’automatismo, mi hanno caratteriz-zata, distaccandomi dal “buonismo” e dando lacoscienza ed il rispetto “sacri-ficale” dell’es-senza dell’azione mi creo; rinasco progressiva-mente artista di me stessa, consapevole che uncolpo errato di “scalpello e martello” può vani-ficare in un attimo la fatica fatta!Nella quotidiana, minuziosa, vigile attenzionesu me stessa e l’esterno, “scalpello” la tentazio-ne di lamentarmi, criticare, giudicare, affrontarel’aggressività e la manipolazione altrui mortifi-cando e umiliando il mio spirito nel livellarmiall’eguale modo.Mirando alla onesta coerenza tra l’Essere, maquindi soprattutto il fare, le parole espresse neigiuramenti fatti pronunciati alle Luci, tento diaffrontarmi e capirmi per mer-itarmi… l’oppor-tunità di questa Vita – possibilità - che ho tra lemie mani.Mi amerò, comprendendo e rispettando me stes-sa, in uguale misura di quanto sarò in rispettosaAgape con gli altri esseri, invertendo il Cristico:ama gli altri come te stesso, perché io sono

il/nel genere umano tanto quanto una goccia è

inevitabilmente legata alla vita dell’ac-qua di cui fa parte.“…. A-MOR-E è l’Uno, l'unità originale,Inconoscibile divino, che attira a Sè poi-

ché è un magnete e collega all'infinito, da tuttele direzioni dell'universo, senza riserve. Dovrebbe essere la nostra bussola, per evitarci ilpiù grande pericolo, la perdita di coscienzadell'Amore e della sua forza….”

GiovannaGiovanna

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Immacolata Concezione - Giambattista Tiepolo, 1767/69

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LLa tendresse

di Santa Teresina MenkauraMenkaura

LL a tendresse

On peut vivre sans richessePresque sans le souDes seigneurs et des princessesY'en a plus beaucoupMais vivre sans tendresseOn né le pourrait pasNon, non, non, nonOn né le pourrait pas

On peut vivre sans la gloireQui ne prouve rienEtre inconnu dans l'histoireEt s'en trouver bienMais vivre sans tendresseIl n'en est pas questionNon, non, non, nonIl n'en est pas question

Quelle douce faiblesseQuel joli sentimentCe besoin de tendresseQui nous vient en naissantVraiment, vraiment, vraimentLe travail est nécessaireMais s'il faut resterDes semaines sans rien faireEh bien... on s'y faitMais vivre sans tendresseLe temps vous paraît longLong, long, long, longLe temps vous parait long

Dans le feu de la jeunesseNaissent les plaisirsEt l'amour fait des prouessesPour nous éblouir

LL a tenerezza

Si può vivere senza ricchezza,quasi senza soldi.Signori e principessenon ce ne sono quasi più.Ma vivere senza tenerezzanoi non si può.No, no, no, no,noi non si può.

Si può vivere senza la gloriache non prova nulla,essere uno sconosciuto nella storiae sentirsi bene.Ma vivere senza tenerezzanon se ne parla proprio.No, no, no, nonon se ne parla proprio.

Che dolce debolezza,che bella sensazionequesto bisogno di tenerezzache abbiamo dalla nascita,davvero, davvero, davvero!È necessario lavorareMa se ci si fermaSettimane senza fare nienteBeh ... ci si abituaMa vivere senza tenerezzaIl tempo sembra lungoLungo, lungo, lungo, lungoIl tempo sembra lungo

Nel fuoco della giovinezzanascono i piaceriE l'amore fa prodezzeper abbagliarci.

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Terese bambina

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Terese bambina

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Oui mais sans la tendresseL'amour ne serait rienNon, non, non, nonL'amour ne serait rien

Quand la vie impitoyableVous tombe dessusOn n'est plus qu'un pauvre diableBroyé et déçuAlors sans la tendresseD'un coeur qui nous soutientNon, non, non, nonOn n'irait pas plus loin

Un enfant vous embrasseParce qu'on le rend heureuxTous nos chagrins s'effacent

On a les larmes aux yeuxMon Dieu, mon Dieu, mon Dieu...

Dans votre immense sagesseImmense ferveurFaites donc pleuvoir sans cesseAu fond de nos coeursDes torrents de tendressePour que règne l'amourRègne l'amourJusqu'à la fin des jours

(Hubert Giraud/Noël Roux)

Ma senza tenerezzal'amore non sarebbe nulla.No, no, no, no,l'amore non sarebbe nulla.

Quando la vita spietataTi cade addossoSei solo un povero diavoloSchiacciato e delusoAllora, senza la tenerezzaDi un cuore che ci supportaNo, no, no, noNon andremo più avanti

Un bambino ci baciaperché lo rende felice.Tutti i nostri dolori spariscono

Abbiamo le lacrime agli occhi.Dio mio, Dio mio, Dio mio!

Nella tua immensa saggezzae immenso fervore,fa’ dunque piovere incessantementenel profondo del nostro cuoretorrenti di tenerezzaperché regni l’amore,regni l’amorefino alla fine dei giorni

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LL isieux, fine agosto, pomeriggio.

Sono al Carmelo, seduto di fronte alle reliquie diSanta Teresa del Bambin Gesù, al secolo ThérèseFrançoise Marie Martin, morta a soli ventiquat-tro anni.Ventiquattro. Ammiro i tantissimi mazzi di fioricolorati e fragranti dei loro profumi che unasuora aggiunge continuamente ai piedi della tecaove è riposta la statua della Santa. Per tutto iltempo i pellegrini si presentano con il loroomaggio e mi vergogno di non averci pensatoanch’io.

Una delle cinque donne proclamate Dottore dellaChiesa è davanti a me e lo stupore mi sovrasta.Dottore della Chiesa a ventiquattro anni, un’umi-le ragazzina entrata nel Carmelo a quindici anni!Che brusco risveglio dalla mia presunzione, chebagno gelato di umiltà. Il demonio mi sussurra: “Fu solo un fenomenomediatico di quel tempo! La chiesa soffriva acausa di una crisi profonda ed aveva bisogno diun simbolo; lo trovò in questa ragazzina, tantodevota, ma nulla di eccezionale sul piano teolo-gico o spirituale.” Ma nella mia mente e nel mio cuore continuo a

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Terese, a 15 anni -1888

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sentire una canzone, La Tendresse, comela canta Luc Arbogast, il menestrello chegira per la Francia con la Conchiglia diSantiago in bella vista sui suoi abitimedievali, suonando nelle cattedrali, ovvero instrada, di fronte ai portoni delle belle chiesed’Oltralpe. Luc è un uomo di fede e la tendresse mi traboccadal cervello al cuore e mi fa realizzare cosa noncapivo prima… la grandezza enorme del mes-saggio della suora normanna che ti guarda con isuoi occhi immensi dalle sue foto da bambina.Ora so cosa rispondere al demonio dello scetti-cismo, della critica per il gusto di farla, dell’a-gnosticismo, della volontà moderna di dissacra-re tutto ciò che è bello, pulito, sacro appunto.“Caro Immondo (ci diamo del tu per lunghissi-ma frequentazione, di cognome fa “Serpente”)sono contento che tu sia sempre qui con me, mastai attento perché di là c’è una statua dellaMadre di Dio e non vorrei che tu finissi con latesta schiacciata (la sua fac-cia si contorce per la miafacezia): inoltre anche Tere-sina qui davanti a noi nonscherza, quindi rimani nasco-sto!Adesso ti spiegherò, ma tu losai già benissimo e volevisolo profittare della mia igno-ranza e della mia ottusità,perché la “piccola via” diSanta Teresa, nella sua appa-rente semplicità, tale da potertoccare i cuori anche dei piùumili e dei meno sofisticati,contenga sia lo scopo dellaCreazione, sia il compito cheDio ci ha assegnato in essa edinfine il modo migliore peradempiere a quel compito. Tisembra poco? Il tutto comenei migliori trattati di Kab-balah, ma senza troppe com-plicazioni, o concetti diffici-li!”“Impossibile!” risponde Im-

mondo (che vorrebbe che lo chiamassiRaimondo perché suona in modo abba-stanza simile, ma non è così discrimina-torio e divisivo nei confronti dei “diver-

samente angelici” come i membri della famigliaSerpente; d’altra parte queste stronzate politica-mente corrette le ha inventate lui), “E’ questatendresse che ti fa parlare così, non stai ragio-nando con il cervello che Lui ti ha dato, ma coni sentimenti e come sai benissimo, questa non èla via della Kabbalah ma il suo contrario, quinditi contraddici e ti abbandoni a sentimentalismifuorvianti.”“Caro Immo” rispondo con un piccolo applauso“Hai assunto uno dei tuoi aspetti favoriti, quellodi Padre dei Leninisti, perché cerchi di scredita-re le mie parole utilizzando i miei stessi princi-pi, cui tu non aderisci assolutamente, al solofine di destabilizzare il mio spirito ed il mioretaggio culturale, ma io non ci casco!”“Vedi, la mia meraviglia e la mia tenerezza

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nascono nelle mie Chabad, come racco-manda la Kabbalah, non nelle mie middote ciò in quanto la mia chokhmah di soma-ro ha appena intuito una verità, la miabinah l’ha raffinata e la mia daat me l’ha resacomprensibile e solo dopo questa luce si è pro-pagata al mio cuore, alle mie middot.”“E quale sarebbe questa grande verità scopertadalla ragazzina e resa fruibile a tutti? Consisterebbe nell’invito infantile (proprio daragazzina!) a dedicare a Dio ogni piccolo gestoquotidiano, anche il più umile, come fare le fac-cende di casa? Il mondo ha una struttura com-plessa, piena di sfumature, richiede pensieriprofondi, decisioni complicate, soprattutto inmateria etica. Pensa all’aborto, all’eutanasia,alla fame nel mondo, ai migranti, all’energia,all’ambiente! E tu stai qui seduto sorridendocome uno scemo in ammirazione di una bambi-netta che, quale soluzione, raccomanda di dedi-care a Lui (i “diversamente angelici”, è risapu-to, hanno un problema a pronunziare il Suo

Santo Nome, ma noi dobbiamo essereinclusivi e non farglielo pesare) il pela-mento delle patate o lo spolverare imobili! Ma fammi il piacere! (curioso, lo

dice proprio come Totò) Qui ci vuole una nuovareligione, comune a tutta la terra e che nonescluda nessuno! Basta con queste idee antiqua-te e divisive! Basta con i dogmi, i punti fermi!Compagni! Abbattiamo le mura dell’ingiustiziaed abbracciamoci tutti in un solo afflato mon-diale! (Si arresta bruscamente, un po’ affaticatodal comizio estemporaneo)“Guarda Serpy, questa tua sbobba globalistapoliticamente corretta con me non attacca!Capisco che ti stai prendendo tutto il pianetacon questa tua canzonetta, che i tuoi servi snoc-ciolano quotidianamente alle masse da quasitutti i media mondiali, ma dovresti avere capitoche, alcuni di noi, ti vedono per ciò che sei evedono dove portano le tue vie, lastricate dibuone intenzioni per ingannare gli esseri umani.Hashem (mi godo la sua smorfia di dolore nel

sentire il Santo Nome) hacreato l’universo con unoscopo, e quello sco-po èche questa Sua crea-zione torni, alla fine deitempi, a Lui quando lamateria sarà stata raffina-ta dai nostri sforzi volti asantificarla. Tutto qui.Nulla di più e nulla dimeno.”“E questo cosa c’entre-rebbe con il suppostorapporto fra la “piccolavia” e la Kabbalah?”“Ma è ovvio” rispondo“la piccola via ti insegnaa santificare ogni tuaazione, anche la piùumile e ripetitiva, per cuianche il preparare ilpranzo può diventare unatto di devozione, unpensare a D-o (sussulta),così come ogni altro

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Ingiustizia - arte digitale

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gesto della vita quotidiana. Alla finedella giornata, se avrai seguito l’insegna-mento della Santa, avrai raffinato, santi-ficandola, gran parte della materia concui avrai avuto contatto e così facendo, avraiportato il mondo un passettino avanti sulla stra-da della redenzione. Questo è il più grande inse-gnamento della Kabbalah.”“Non mi convinci affatto! Capisco benissimoche dedicare a Lui un’azione sia, nella tua otti-ca, cosa buona ed importante, ma cosa questo haa che fare con il peccato, con la vostra tendenzaalla trasgressione, che mi procura così tantiadepti e sudditi. La verità è che dopo aver dedi-cato il gesto di riempire la lavatrice alcielo, l’essere umano andrà a peccarecome al solito, né più, né meno!”“È qui che ti sbagli! L’uomo peccaperché non pensa al Signore! Se pen-sasse alle conseguenze dei propricomportamenti in modo profondo eprima di compiere una trasgressione,il peccare gli riuscirebbe molto piùdifficile. E poi nessuno ha mai pretesoche la piccola via portasse alla san-tità, quella è per pochissimi, ma soloche gli insegnamenti di Santa Teresapossono cambiare in meglio le perso-ne ed avvicinarle al loro Creatore.Inoltre, tu che sei così fissato con lalogica, dovrai ammettere che una per-sona che dedichi all’Altissimo lamaggior parte delle sue azioni, assu-ma una forma mentis, un tipo di ragio-namento che aiuta moltissimo a nonpeccare. Se si è abituati a seguire lapiccola via, è chiaro che risulteràassai difficile, ad esempio, il dedicarel’eventuale tradimento della propriaconiuge a D-o; sarà subito chiaro chetrattasi di una cattiva azione e siuscirà da quella “zona grigia”, dove tuti nascondi benissimo (sorride com-piaciuto), ove le auto-giustificazioniaiutano a scivolare giù per la chinadel peccato, mentre pensare al Si-gnore (il sorriso scompare subito) ti

fa vergognare di ciò che stai per fare. Ilproblema di questa epoca è proprio chela grande maggioranza delle persone nonpensa più al suo Creatore.”

“A malincuore ti concedo questo punto: la pic-cola via può aiutare a condurre una vita più vir-tuosa (fa una faccia schifata), ma risulta presso-ché inutile nei rapporti interpersonali, che sonoassai più complessi; nelle relazioni con gli altrispesso non esistono posizioni eticamente nette,bianco o nero. Ognuno possiede il diritto inalie-nabile, a realizzarsi, a cercare la felicità, comeafferma anche la Dichiarazione di indipendenzadegli Stati Uniti d'America del 1776.”

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Demonio tentatore con violino - scultura settecentesca napoletana

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“Caro Serpy, come al solito mischi lecarte per confondermi. Prima di tutto ilpensare quasi continuamente al Creatoreci rammenta, anche nelle relazioni inter-personali, che siamo tenuti a viverle con onestàe verità. Pensi che ciò non abbia alcuna rilevan-za? Pensi che se, davvero, gli esseri umani sicomportassero sempre con onestà e verità l’unonei confronti dell’altro, il mondo non cambie-rebbe in meglio? Ma è il secondo punto che qua-lifica l’intera questione. A parte che la Dichiarazione in questione deveessere storicamente contestualizzata, come unarisposta all’oppressione, in primo luogo religio-sa, credo proprio che, chi allora la formò e lasottoscrisse, rimarrebbe disgustato dal vedereinterpretato quel documento come una sorta dilasciapassare agli happy hours, ovvero al liber-tinismo sessuale, ovvero alla mancanza di one-stà in materia economica. La libertà e la ricercadella felicità, devono sempre essere poste inrelazione con il contenuto di questi concetti.Libertà, allora come oggi, non significa liberti-nismo e la vera felicità, per un credente, nonpuò non essere che quella di adempiere alla

volontà del Signore. Se si mantiene costantemente il Creatorenella propria mente, ciò risulta assioma-tico e lampante. Se, come avviene og-

gidì, si pone l’uomo al centro di tutto, ovvia-mente la realizzazione di sé stessi e la ricercadella felicità, si spostano unicamente al pianomateriale, come si rileva dalla mancanza di spi-ritualità che correntemente ci affligge.”“Ah! Qui ti ho preso in castagna!” sorride com-piaciuto “Questa tua vita con il Sommo Giudiceche ti sorveglia costantemente rappresenta unavita da schiavo, non da uomo libero! E non solo.Essa contrasta con il Libero Arbitrio che proprioLui vi ha concesso! Come puoi esercitare questafondamentale facoltà, ciò che vi distingue, siadalle bestie, che dai Messaggeri (non gli piaceusare la parola angeli, perché gli ricorda la suatriste condizione) quando la decisione è semprecondizionata dalla Sua presenza?”“Perché, o principe delle menzogne, il contenu-to del libero arbitrio non è di fare tutto ciò chesi voglia, come tu suggerisci continuamente, mail diritto a fare delle scelte, giuste o sbagliateche siano.

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Al Pacino, L'avvocato del diavolo © Warner Bros, 1997

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Orbene un fanciullo può scegliere diseguire le sagge raccomandazioni ricevu-te dai propri genitori, ovvero disattender-le e, magari, procurarsi un danno a causadi ciò. Quando, in ipotesi, giaccia malato a lettocon il mal di pancia per aver esagerato con ilcibo, trasgredendo così ai consigli ricevuti dallasua mamma, ciò non fa di lui un uomo libero,ma un bambino sciocco e si spera che possa tro-vare insegnamento da questa sua scelta sbaglia-ta. Questo esempio si può applicare ad ogninostra scelta. Il Signore ci lascia liberi di sce-gliere liberamente, ma noi abbiamo il dovere difare le scelte giuste, per rimanere in relazionecon Lui, in quanto tale relazione è la cosa piùimportante della nostra vita, più degli affettifamiliari, più di qualsiasi altra cosa.”“Vedo che questa ragazzina ha una pessimainfluenza su di te!” risponde stizzito “In altrimomenti della tua vita ti ho trovato molto piùricettivo ai miei insegnamenti. Ma spiegami per-ché attribuisci tanta importanza alla tenerez-za, a questa tendresse, sentimento da deboli,da perdenti, che mal si addice al tuo tempera-mento fiero ed orgoglioso!”“Troppo fiero ed orgoglioso!” rispondo “Maanche un testone come me può cercare diimparare dai propri errori e di migliorarsi. Latenerezza non è propriamente un sentimento.Essa nasce dalla consapevolezza, dall’essereconsci di qualcosa ed è assai diversa dall’a-more. L’amore per le cose materiali nascedalle middot, non nelle ChaBaD. L’amore materiale presuppone il desiderioper un oggetto terreno e vi è, spesso, assaipoco di santo in ciò. La tenerezza, quasiinfallibilmente, nasce da un’idea presuppostalegata al concetto di umiltà. Si è teneri, spes-so, quando si è consci in modo positivo dellapropria fragilità, del proprio bisogno; questaconsapevolezza ci rende aperti alla tenerezzaverso chi, come noi, condivida la condizionedelle creature, granelli di sabbia rispetto allavastità della Creazione ed all’immensità diD-o. Si potrebbe affermare che la tenerezzarappresenti la parte più nobile dell’amore,quella legata al sé, non all’ego. Santa Teresa

non visse solo una vita d’amore, ma esoprattutto, una vita di tenerezza. Uno dei suoi più grandi insegnamenti èrappresentato dal fatto che ciascuno di

noi (anche una ragazzina normanna chiusa in unCarmelo) sia in grado di comprendere la Veritàed agire di conseguenza, il tutto con grandetenerezza.”“Ma…” tenta di rispondere, ma lo interrompo“Attento! La Santa ci guarda e non è compiaciu-ta dalla tua presenza! Vattene subito prima che tidistrugga!”Con un grido, il demonio svanisce dalla miamente.Grazie Santa Teresina per i tuoi preziosi inse-gnamenti! Grazie per avermi aiutato a sconfig-gere i miei demoni per oggi! Domani la battagliaricomincia.La Santa non dice nulla, ma mi guarda con infi-nita tenerezza.

MenkauraMenkaura

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Santa Theresa di Lisieux

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L’L’iniziazione ed il

Tradimento estratto dal libro: “L’iniziazione Femminile in

Massoneria”

Sebastiano CaraccioloSebastiano Caracciolo

L’L’ iniziazione è un atto rituale sacrale che,

mentre segna l’inizio di una nuova vita, è un’in-fluenza spirituale che, richiamata dal Rito,impregna, tramite l’iniziatore, l’iniziando e loavvia nel sentiero nel quale, attraverso il supe-ramento di prove e le conseguenti conquiste di

piani di coscienza sempre più elevati,portandolo alla conoscenza di sé stessoe, poi, alla conquista dei piani superioridello spirito e alla pura intellettualità.

Perché ciò avvenga, occorre un iniziatore legit-timo e autentico, un Rito legittimo e autenticoed un iniziando fornito di particolari qualifica-zioni. La legittimità dell’iniziatore deriva dal legitti-mo e regolare passaggio del potere regale daparte del predecessore, oltre che dalle propriefacoltà interiori valorizzate in una vita dedicatatotalmente all’ordine iniziatico; la sua autenti-cità deriva dall’esemplarità della sua vita, daisuoi comportamenti, dal suo carisma particolarevalutabile principalmente sulla base delle sueazioni e di un “quid” imponderabile che non è diquesto mondo ma proviene da mondi superiori.

La legittimità e l'autenticità del Ritosono rilevate dall’antichità e linearitàtradizionale dell’organismo che loconserva, dai suoi legami con i pianitrascendenti dai quali proviene e ver-so i quali si dirige, dalla purezza del-l’organismo e del Rito stesso nonchédalla sua aderenza alla tradizione. Seanche un solo elemento di legittimitàe d’autenticità dovesse mancare,saremmo in pieno sacrilegio con lerelative conseguenze. Le particolari qualificazioni dell’ini-ziando si rilevano dalla forza del suodesiderio di conoscenza, della suapredisposizione ad affrontare le pro-ve, dalla comprensione della neces-sità liberatoria alla luce della tradi-zione quale portatrice di valori eternied immutabili. Il dramma iniziaticoconsiste nella volontà di resurrezionedell’uomo, che può avvenire soltantodopo l’esperienza della morte misticache comporta il passaggio vittoriosoattraverso i quattro elementi.La parte iniziale del dramma consisteprima nella constatazione del tradi-mento che l’uomo fa a sé stesso, fa-cendosi dominare dalle forze negati-

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Cerimonia iniziatica femminile in Loggia mista- XIX sc.

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ve che prendono su di lui il sopravventosotto forma di passioni, di vizi e di pre-giudizi, e poi nell'inizio della lotta con-tro vizi, passioni, pregiudizi. La partecentrale del dramma è costituita dalla vittoriasui quattro elementi ed è equivalente alla morti-ficazione, alla putrefazione, alla separazione etrasmutazione di cui alla tradizione alchemica.La parte finale è costituita dalla resurrezioneche consiste nell’assunzione da parte dell’ini-ziando delle qualificazioni della regalità divina.L’uomo risorto diviene Re senza Re, ed in talestato realizza tutti i poteri dell’Uomo-Dio.I temi dell’iniziazione, in tutte le tradizioni,sono espressi con simbologie equivalenti e conalcune varianti che sostanzialmente con-servano gli stessi significati. I piùimportanti sono: tema del tradimento,tema dell’attraversamento della terra,tema dell’attraversamento delle acque,tema dell’attraversamento del fuoco,tema dell’attraversamento dell’aria etema della morte principio della rinasci-ta.Per attraversamento intendiamo il supe-ramento degli elementi densi e degli ele-menti sottili che compongono il mistoumano. Ciò significa la spoliazione daicondizionamenti di tali elementi cheimpediscono il passaggio da una condi-zione di gravità ad una liberazione,assunzione sul piano divino.Superamento degli elementi significatrasmutazione della personalità, condi-zione indispensabile per il risveglio del-l'impersonalità divina che è in ciascunindividuo e che alcuni chiamano “Séinteriore” ed altri “Angelo divino”, o“Emmanuel: il Dio in noi” ecc.II metodo e i temi dell’iniziazione cisono stati tramandati per mezzo di miti,di allegorie e di simboli, intrecciati fraloro per la migliore comprensione dellevarie fasi del metodo. Infatti, i miti,sono, nella loro generalità, racconti neiquali s’intreccia l’azione di diversi per-sonaggi riconducibili a situazioni dell’u-

nico attore, l’Uomo, indicanti le mancan-ze, i vizi, i pregiudizi, le passioni e levirtù di colui che nel mito è l’Eroe.L’uomo che ricorda, sia pure vagamente,

la felicità per la conoscenza totale, ne avrà sem-pre un’infinita nostalgia. Acquisita nell’attimoin cui "apri gli occhi”, mangiando il “pomo” esubito opacizzata e perduta con l’imposizionedel corpo fisico e della conseguente personalità,nella “caduta”, in un momento di riflessione sisente spinto alla ricerca di quell'attimo di feli-cità. S’incammina inevitabilmente, allora, sul sentie-ro dell’iniziazione. Egli si accorge tuttavia chetale via è irta d’ostacoli e di pericoli a causa

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Angelo Custode - Guercino, 1641

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dei condizionamenti provocati dallanatura umana ed, in primis, dalla perso-nalità aggravata dai pesi aggiunti nelcorso delle generazioni.

TEMA DEL TRADIMENTO

Per tradimento intendiamo l’offuscamento dellacoscienza conseguente alla carenza di spiritua-lità che attenua la vigilanza, favorendo il preva-lere di forze negative contro iniziatiche e antitradizionali. Il tradimento porta all’agonia e allamorte, che, se vissuta coscientemente, purifica erafforza l’iniziato, il quale, dopo un ciclo di sof-ferenze, rinasce nella gloria della Conoscenza.Il tradimento è il tema centrale del dramma ini-ziatico. Colui che tradisce è il nemico, il qualenon è mai altro che il sé stesso. Per la compren-sione del dramma, necessità vuole che il tradito-re sia indicato come un personaggio diverso dacolui che è colpito ed è quasi sempre un fratellocarnale o di elezione per indicare la forte inti-mità fra tradito e traditore.In realtà l’uomo è una creatura, figlio di Dio, al

quale nessuno può fare né bene né male,tranne sé stesso. All'Inizio, Adamo“cadde” per la propria superbia, perchévolle adoperare il libero arbitrio, senza

pensare bene a ciò che stava facendo. Traditodalla sua presunzione e dalla sua ignoranza, si èlasciato travolgere dalla vanità di Eva.Osiride cadde per il tradimento del proprio fra-tello Set, il quale è l’ombra di Osiride e rappre-senta la carenza di Osiride in fatto di vigilanzasu sé stesso. Set è il complesso dei condiziona-menti umani in Osiride, rappresenta i suoi vizi,pregiudizi e passioni.Gesù fu tradito da suo fratello spirituale e disce-polo Giuda, che rappresenta una carenza inGesù, oppure una necessità, il che è sempre unacarenza, per il previsto esito della sua avventurasulla terra.L’uomo di desiderio sa che, a mano a mano cheprocede nel sentiero dell’iniziazione, si scatene-ranno contro di lui le forze della contro inizia-zione, pertanto, Egli deve essere sempre vigilan-te e pronto a rintuzzare qualsiasi attacco.

Naturalmente le forzenegative, che si scatena-no, sono dentro di lui esono soprattutto l’orgo-glio e la superbia che lospingono ad illudersi disentirsi sicuro e inattac-cabile. È la natura umana cheinsidia la natura divina.

Sebastiano CaraccioloSebastiano Caracciolo

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Bacio di Giuda Ludovico Carracci

1589/90

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