ALLA RICERCA DEL SE’ Antico e Primitivo Rito Orientale...

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ALLA RICERCA DEL SE’ ALLA RICERCA DEL SE’ - Gennaio 2016 - Gennaio 2016 Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato di Mitzraїm e Memphis Sovrano Gran Santuario Byzantium A A l l l l a a r r i i c c e e r r c c a a d d e e l l S S E E Anno III Gennaio 2016 N.01 La presente pubblicazione non è in vendita ed è riservata ai soli membri del Rito. Stampato in proprio Viene riportata anche in Internet, sul sito dell'Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato di Mitzraïm e Memphis: http://www.mitzraimmemphis.org/

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  • ALLA RICERCA DEL SE’ ALLA RICERCA DEL SE’ - Gennaio 2016- Gennaio 2016Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato

    di Mitzraїm e Memphis

    Sovrano Gran Santuario Byzantium

    AAll llaa rr ii cceerrccaa

    ddee ll SSEE’’ Anno III Gennaio

    2016

    N.01

    La presente pubblicazione non è in vendita ed è riservata ai soli membri del Rito.

    Stampato in proprio

    Viene riportata anche in Internet, sul sito dell'Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato di

    Mitzraïm e Memphis: http://www.mitzraimmemphis.org/

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    SOMMARIOSOMMARIO

    COMPRENSIONE DI UN METODO - S... G... H... G... M... - pag.3

    IL SILENZIO - Cirino - pag.6

    INIZIAZIONE - Salvatore - pag.9

    LA STELLA FIAMMEGGIANTE - Lisetta Eva - pag.11

    Redazione

    Direttore Responsabile: Renato Salvadeo - via Bacchiglione 20 - 48121 Ravenna

    AALLA RICERCALLA RICERCADEL SE’DEL SE’

    intuizione della conoscenza e conoscenza della intuizione

  • CComprensione di un metodo

    Il S.Il S. .. .G..G. .. .H..H. .. ..S.S. .. .G..G. .. .M..M... ..

    CC redo che per iniziare in serena bellezza unnuovo anno, sia normale, anzi doveroso da partedi un ricercatore, tentare ciclicamente, in fun-zione degli auspicabili mutamenti della persona-lità, l'esegesi dei testi che caratterizzano leliturgie delle camere a cui ha accesso, al fine dicomprenderne, da diversi punti di vista, il signi-ficato per lo più sistematicamente velato nellarappresentazione simbolica.Per tale motivo, ci si può chiedere quando edove un particolare testo ha avuto origine; oppu-re, come, perché, da chi, per chi e in quali cir-costanze sia stato prodotto. Le fonti originali,utilizzate per la composizione del messaggioTradizionale che, a suo tempo, si doveva convo-gliare, non sono certo ininfluenti; però, frequen-temente non sono semplicida individuare andando aritroso anche di vari secoli,dal momento che, non dirado, si presentano comeuna fluida evoluzione soli-tamente estetica, di concet-ti analoghi e convergenti, asostegno di metodologie,di tecniche e di procedureoperative molto diverse traloro, a volte non solo appa-rentemente. Quindi, ci siinteressa anche del testostesso, studiando il signifi-cato delle parole ed ilmodo con cui sono stateusate, oltre alla sua conser-vazione, alla sua storia edalla sua integrità. Facendo

    attenzione, non è affatto raro scoprireerrori di trascrizione, unitamente a stra-falcioni vari, quando, ad esempio, siindividuano interventi accidentalmentemaldestri, riguardanti tentativi di traslit-

    terazione fonetica da molteplici lingue antiche. L'esegesi di un Rito composito come il nostro, siappoggia inevitabilmente ad un vasto campo didiscipline, tra cui: archeologia, antropologia,folklore, linguistica, studi delle tradizioni orali,studi storici e religiosi, studi alchemici, astrolo-gici, cabalistici, ermetici, ecc.L’ermeneutica, come metodo per tentare un’in-terpretazione, una traduzione, un chiarimento,una spiegazione, diviene ineludibile per la pro-gressiva acquisizione, almeno intellettiva, di untesto rituale.Infatti, nell’incedere per progressivi stadi dicoscienza e di conoscenza, non si può fare ameno di cercare di rendersi sempre più idonei adinterpretare, tradurre, chiarire e spiegare il testodei rituali di riferimento (e non solo di quelli).Abbiamo avuto più volte occasione per eviden-ziare come questo metodo, assolutamente nonsolo nostro ed in effetti, non così semplice odalla portata di tutti, ma bensì permeante ogniambito veramente Tradizionale, preveda diversi

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    Bibbia cristiana illustrata e scritta in etiope

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  • livelli di approfondimento interpretativo.Ad esempio, può rivelarsi scontato unprimo approccio diretto al testo. Ovvero,si tratta di una semplice acquisizione let-terale, quindi superficiale, di un racconto “fan-tastico, leggendario” e/o di una rappresentazio-ne da eseguire poi in modo psicofisico (almenoin prima istanza). Si può intuire che ciò divieneindispensabile per poter muovere i primi passi alivello d’Apprendista (acquisizione ed applica-zione ripetitivamente banale, acritica, ma rigo-rosa, corretta).Col tempo, diviene quindi necessario andareoltre, e tentare di individuare le chiavi “allusi-ve” che possono introdurre a significati piùprofondi di quelli semplicemente letterali. Lamolteplicità delle simbologie (estrapolate daglistessi testi) presenti negli arredamenti deglispazi cerimoniali possono fornire un aiuto perfocalizzare lo studio indirizzato a disvelarescintille di verità nascoste nelle descrizioni alle-goriche.Inevitabilmente, poi, per chi lo desidera, si pro-cede verso una ricerca ancora più approfondita,ove anche assieme ad altri, si scruta, si esamina,si studia ma anche si "racconta" ciò che si pensadi aver intuito in modo illuminante, sempre piùproiettati su una strada intima in evoluzione spi-rituale, rigenerativa. Un accenno embrionale ditutto ciò, può essere indubbiamente riscontratonelle interazioni degli interventi dei singoli(possibilmente estemporanei), riguardo agli

    argomenti previsti nei lavori di Loggia.Da qui, si potrebbe dedurre l’importanzadi ricercare il mantenimento puntiglioso,rigoroso, di un’assidua frequentazione a

    tali riunioni; purtroppo, anche a causa della fre-nesia profana, ogni tanto questi appuntamentivengono disattesi, provocando, probabilmente,un inevitabile rallentamento del personale ince-dere sul cammino interiore, programmato, dicui, comunque, il singolo mantiene piena, inelu-dibile, responsabilità.Col tempo, magari a seguito di personali espe-rienze (affascinanti nella descrizione alchemicacon particolari caratteristiche cromatiche,comunemente note agli esploratori spirituali ditali discipline) che hanno portato alla “morte” diuna vecchia personalità egoica, per far posto aduna nuova, dominata dal Sé, è possibile che larimozione dei veli prodotti in origine anchedalle personali, cupide passioni, sia stata tal-mente consistente da consentire l’intuizione diverità non percepibili a livello profano.In effetti, questo è un livello molto complesso,dove può manifestarsi, con sensibilità diversifi-cata per ogni singolo soggetto, anche un’impor-tante influenza mistica che induce ad interpreta-re (od a ricevere) conoscenza di tutto ciò che peri più rimane (e rimarrà) assolutamente misterio-so e/o segreto (le attinenze religiose possonoessere veramente molteplici ed il supporre intel-lettualmente di poterne escluderne arbitraria-mente qualcuna, potrebbe risultare drammatica-

    mente autolesionista).Con questa breve sintesi,vorrei semplicemente sug-gerire di osservare come siadoveroso approcciare conmolta prudenza e mai consuperficialità, ogni testo ri-tuale, liturgico, teurgico,evitando di supporre, conorgoglio, di essere riusciti adedurre, più o meno agevol-mente, qualche cosa; soprat-tutto, se ci si è limitati atrarre le proprie conclusionipermanendo solo nei primi

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    Tre fasi alchemiche

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  • livelli di studio e di pratica (interiore e/oesteriore). Infatti, credo che, in tal caso, si possaavere con quasi assoluta certezza, dellenotevoli difficoltà a comprendere quali e dovesiano le radici (sempre antichissime) che ali-mentano in profondità qualsiasi pianta “sana”,oggi visibile in superfice. Meno che mai, si pos-sono intuire le regole che scaturiscono da un’ar-chitettura così complessa ed oggettivamenteimperscrutabile per i profani ma anche per colo-ro che si sono limitati a subire semplicementedelle iniziazioni ma che poi hanno fatto poco onulla per “camminare”.Spesso, proprio questi ultimi, magari senzaaccorgersene (in quanto “ignorano”), divengonoanche fautori d’istanze controiniziatiche, propo-nendosi arbitrariamente, quali “fantasiosi” inno-vatori o portatori di presunte “conclusioni”magiche, spirituali, “stranamente” antitetiche aquelle più Tradizionali, ma forse funzionali amascherare le loro carenze.Tutto ciò, ad ogni modo, viene messo in attocercando di mantenere il possesso, anche soloparzialmente, di quel nome, di quell’identità,delle stesse strutture che vorrebbero modificare,dal momento che di esse, per quanto possoimmaginare, questi hanno com-preso, però, ben poco o nulla;così, si rivela conseguentemente,con l’abusivo e forse qualchevolta con il fraudolento uso ditali “stampelle”, non solo unamancanza di conoscenza di ciòche si millanta a sproposito, maanche di quella autorevolezza, diquel particolare coraggio chesempre necessita per “fondare”una cosa veramente “nuova”,ispirata auspicabilmente daambiti ben più luminosi di quellicompetitivi e semplicemente ter-reni. Perché si operi in tal guisa equali possano essere le realimotivazioni che spingono a que-sti comportamenti, ognuno potrà

    esercitare la personale intelligenza perscoprirlo.Ciò che comunque mi preme evidenziareè che quando accade, si tratta di manife-

    stazioni “devianti” che nulla hanno a che sparti-re con il nostro metodo e con quello di altri, tra-dizionalmente simili, ove, per fortuna, coloroche sono preposti alla “conservazione”, formu-lano promesse e giuramenti di mantenere curatoil deposito docetico e rituale che hanno ricevu-to. In tal modo, lo potranno consegnare allegenerazioni future di fratelli e sorelle; tra questinuovi, alcuni, a loro volta, avendo poi compiutoil cammino necessario, se sceglieranno umil-mente di volerlo, potranno prendere su di séquesta straordinaria responsabilità di traghettarenel tempo, senza nulla modificare, un metodoTradizionale a disposizione di coloro che vor-ranno ritrovare il collegamento con Dio, che noiamiamo indicare come Supremo Artefice deiMondi, e forse anche un modo per reintegrarsinella sua Gloria.

    Il S.Il S. .. .G..G. .. .H..H. .. ..S.S. .. .G..G. .. .M..M...

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    ABU SIMBEL - Il Guardiano del Tempio con la Chiave della Vita

  • IIL SILENZIO Cirino Cirino

    TT utto il processo di sviluppo dell'umanità èun continuo progredire al risvegliarsi dellacoscienza. Al fine di ottenere ciò viene adottatoquanto di più svariato torni utile come tecnica,metodo, etc. Il silenzio, come tecnica, consiste inizialmentenella limitazione dei movimenti corporei, neltentativo di ottenere uno stato psicofisico diquiete, di passività attiva, ricercando ed otte-

    nendo che una parte della mente restisospesa, in attesa; in modo che quando sicessa di essere occupati dai suoni esternisi può prendere in considerazione quelli

    interni.Partendo dal presupposto che esistono varisilenzi: uno interiore - uno esteriore - un silen-zio del corpo, dell'assenza delle parole, dell'as-senza dei pensieri – etc., e dando per scontatoche questo atteggiamento stimoli l'emergere diassociazioni (di quanto cioè viene prodottocome sensazioni ed altro, autonomamente),nella pratica è logico supporre che il silenzionon può essere raggiunto solo in virtù dellostare in un luogo ove vi sia l'assenza del suono.L'abbandonarsi alla calma, ad esempio, portafacilmente al sonno, di contro il voler restaresvegli mantiene aperta la soglia della coscienzaostacolando l'abbandonarsi.Il segreto, sta (forse) nel riuscire a raggiungereun grado di introversione tale da avvicinarsi allostato di sonno, ma non cadervi.Ricordiamo che è peculiare dell'Iniziato venirchiamato: "svegliato".Nell'iniziato però c'è un vivere contemporanea-mente a due livelli.La necessità di raggiungere l'equilibrio fra i duelivelli opposti in Massoneria è, di solito, espres-sa con il simbolo della squadra.I due opposti sono rappresentati graficamentedalle due braccia: a) una orizzontale - la passività - le acque;b) una verticale - l'attività - il raggio fecondato-re.Dal punto di vista che ci interessa, è logicoimmaginare che se il braccio orizzontale non è"acqua agitata" il raggio della coscienza puòpenetrarlo in profondità.In sostanza, quanto più si riesce a produrre ilsilenzio, tanto più si è in grado di guardare conchiarezza dentro e riconoscere le reazioni deter-minate da stimoli esterni. La differenza tra l'usodel silenzio e l'uso del linguaggio è che il capi-re per mezzo della verbalizzazione è basatosulla comprensione cognitiva; mentre l'esperien-za del silenzio è basata sui propri vissuti e vaquindi al di là delle parole.

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    Allegoria del silenzio - Paris Nogari, 1582

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  • Ciò non toglie nulla all'importanza cheassume la comprensione verbale, comemezzo per raggiungere quella strutturapercettiva detta: "INSIGHT".“L'insight”, letteralmente: penetrazione (odanche comprensione profonda) - potere psicolo-gico - è la forma più elevata di apprendimentointelligente; ossia la risposta non viene raggiun-ta gradualmente, ma giunge improvvisa.Sotto alcuni aspetti la verbalizzazione e conse-guentemente la razionalizzazione assumono unadimensione intellettuale e bidimensionale; men-tre l'insight si presenta come reale, tridimensio-nale, pertanto preverbale.Per cui “l'insight” pur essendo sperimentato alivello preverbale non esclude l'importanza dellivello verbale, in effetti si tratta di un processoche richiede un continuo passaggio di livello dicoscienza.In ciò che ci riguarda possiamo riconoscere trelivelli che si susseguono ed alternano:1° - un livello di attaccamento, l'apprendista silega ai Fratelli più esperti, riversando su loro ipropri problemi. È prerogativa di questo livelloil linguaggio verbale.2° - un livello in cui iniziano a sorgere problemidi adattamento con l'ambiente,con la sensazione ben netta chequalcosa nell'insieme manchi.Prerogativa di questo livello èche le parole assumono signifi-cato differente dal loro sensocomune; inizia ad assumereimportanza la struttura analogi-ca.3°- un livello creativo, ormail'apprendista è soggetto occupatoa produrre qualcosa dal suo IO.A questo livello appartiene l'in-sight.Pertanto le parole non riesconopiù a rendere l'esperienza che sipoggia sui simboli.Come aspetti negativi, il silenziocontiene attimi angosciosi pro-curati dall'interruzione dellacontinuità del pensiero.

    In una tale continuità i pensieri afflui-scono senza sosta - prima impercettibilipoi più nitidi sempre in un disordine chetentiamo di incanalare con la selezione

    logica.Secondo il sistema del Vedanta (ad esempio)sembrerebbe necessario, per porre fine a questostato di cose, inserirsi nello spazio tra un pen-siero ed un altro cominciando a sperimentare ilsilenzio, sino poi ad allargare sempre più questospazio, occupandolo con la visualizzazione diun simbolo.Chiunque vi riesca, alfine saprà che il focalizza-re un simbolo è un'operazione evocatoria, ossiache suscita risonanze in senso iniziatico.Per la disciplina Zen, questo tipo di identifica-zione con un simbolo (definita pensare con l'ad-dome) consisterebbe nel penetrare l'oggetto; nelguardarlo dall'interno.Riferendoci al nostro lavoro muratorio: nel prin-cipio dello scavare prigioni ai vizi e innalzaretempli alle virtù, è inteso il non evitare una"forza" pericolosa quale può essere un istinto enemmeno di opporvisi direttamente, ma di inse-rirsi, osservando se stessi e ciò che accade comeda una platea o da una finestra.

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    Veduta di Miyajima, 1880-1890 ca.

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  • In questo ci è di aiuto un'altra tecnicache potrebbe essere osservata (con moltacautela) nel sistema tantrico.Essa consiste nel ritenere il propriocorpo non come fonte di dolore o di ostacoloalle pratiche spirituali, ma come lo strumentopiù efficace a nostra disposizione senza il qualenon potremmo raggiungere la maestria.Il corpo è la pietra da levigare.Intesa nel modo giusto, questa sospensione diattività che ci trasporta al di là del tempo e dellospazio meccanici, nei nostri lavori si può perce-pire nella fisicità del Tempio.La nostra mente possiede quindi una "curiositàmercuriale", ossia passa continuamente da undialogo ad un altro con un’intensa produzione diimmagini che non diminuisce l'intensità verbale.La maggior parte della nostra attività mentale èpertanto di natura verbale e ciò vien posto inchiaro quando appunto si tenta d’intraprenderela pratica del silenzio.

    Come detto, vengono alla superficieimmagini mentali e dialoghi interni.Immagini mentali: ossia contenuti nonverbali che appaiono evocati dai sensi

    (sensazioni, impressioni, ricordi – visivi - uditi-vi – olfattivi – gustativi - tattili e cinestetici).Dialogo interiore: ossia la costante attività ver-bale della coscienza (il parlare a se stessi, ilricordare conversazioni, il farsi esortazioni, ildarsi istruzioni, il fare commenti, etc.).Il dialogo interiore ha inoltre l'incombenza diriordinare il mondo esterno, conformandoloall'immagine che ce ne siamo fatti.Ora l'intoppo potrebbe esistere nel ritenere ilsilenzio come meta da raggiungere, ossia comeoggetto separato dalla mente.Bisogna pertanto essere coscienti che non esisteuna consapevolezza del silenzio, che non se nepossono inventariare i contenuti costruendo cosìdelle categorie.A questo punto possiamo vedere il silenzio

    anche come una metafora che, alla base diuna esperienza diretta, è solo una distorsioneche ci rende coscienti che non vi è alcunchéda raggiungere, né ostacolo da superare;ossia non vi è un tempo prescritto o unapprendistato da superare per poter essereiniziati.Il "silenzio" dovrebbe consistere nel rag-giungere una perfetta sintonia col rituale;non vi è più l'apprendista che ascolta ed iDignitari che officiano, esiste solo l'officia-re.Utile ai fini di una comprensione delle possi-bilità insite nella tecnica del silenzio,potrebbe essere lo sperimentare (per chi neavesse il desiderio e la concreta possibilitàrealizzativa, sempre condizionata dagli ine-vitabili impegni, obblighi, interazioni dellaquotidianità) il restare "senza parlare" perventiquattro ore (o più) una volta alla setti-mana o ogni quindici giorni, compiendo conestrema naturalezza tutti gli atti che avrem-mo per lo più compiuto nel corso della gior-nata.

    Cirino Cirino

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    Mercurio - Giovanni Antonio Burrini, XVII sc.

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  • IINIZIAZIONESalvatoreSalvatore

    OO voi O voi compagni del mio tempo, ricor-date Platone quando diceva “Il meriggio è iltempo in cui le ombre dei corpi hanno la misuraminima”.Ora io vi dico che “Nel tempo del meriggio leombre dei corpi hanno la misura dell’anima”.Oggi viviamo in un’epoca dove la situazionedello spirito rispecchia solo ombre e, pertanto, ènecessità per la nostra vita restaurare la purezzadel pensiero.Nessun principio superiore anima più l’uomocosì che si assiste sempre più ad un tracollo deivalori .I pochi che affrontano con virilità di pensieroquesto stato delle cose rischiano di non esserecompresi, di essere emarginati, insomma diessere martiri di quest’ultima era la quale non èaltro che il tramonto della Tradizione.Ecco di cosa abbiamo bisogno, di “Coraggio”,

    coraggio di portare avanti il nostro pen-siero giacché, ricordate, ai codardi non èconcesso edificare “Niente”. La liberazione dai metalli che ci viene

    spiegata al momento della iniziazione ha unsignificato: “Bruciamo i ponti dietro di noi,aspiriamo a ciò che è più alto, intraprendiamoun viaggio vestiti solo della nostra LIBERTA’ DICOSCIENZA”.L’intelletto e la ragione si sono allontanati cosìche l’umanità è caduta vittima di immagini men-tali prive del Mito e dei suoi Archetipi e ciò nonè altro che il sepolcro del “Modo di sentire”. Non si troverà guarigione se non ci si allonta-nerà da immagini spiritualmente vuote ritornan-do ad udire la voce dei valori.Questo è l’ultimo mistero che potrà risvegliarel’uomo.E’ necessario ricostruire una uguaglianza fral’anima del mondo e l’anima individuale, biso-gna fare in modo che l’anima individuale siestenda fino all’alito vitale che colma l’interouniverso e contemporaneamente, percepire ilsoffio universale dentro il proprio Io.Il pneuma, dovremo vederlo non come un ritor-no dell’anima del mondo nell’anima singola,bensì come aspirazione dell’anima singola aricongiungersi con il respiro del mondo.

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    La Scuola di Platone - Jean Delville.1898

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  • Nel far ciò si potrebbe cadere facilmentenella trappola dell’ascesi distaccandosiin tal modo dal mondo, ma è la parteeroica che è necessario risvegliare qualicombattenti sotto lo stendardo delle forze crea-tive dell’anima dell’uomo. Non si deve temeredi mostrarsi al servizio del Supremo Artefice inquanto si è al servizio del PRINCIPIO CREA-TORE e della PAROLA INVIOLABILE.Veli sempre più cupi si spiegano dinanzi a ciòche è luminoso ed aperto al mondo ed alloral’uomo che si è tuffato negli abissi dell’informe,del demoniaco, del ctonio, non riesce più avedere l’ineffabilità di ciò che è stimolatore divita.Risvegliarsi dal torpore nel quale si è cadutisignifica ritornare a vivere liberi dal tremendomondo dei fantasmi.

    SalvatoreSalvatore

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    Il simposio platonico - Giambattista Gigola, 1790

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  • LLa stella fiammeggiante(osservazioni varie)

    Lisetta EvaLisetta Eva

    II n questi giorni mi sono chiesta più volte cosapotrebbe rappresentare la stella fiammeggiante,non solo come simbolo di un livello della ricer-ca di noi stessi, ma anche come rappresentazio-ne della molteplicità creativa del Divino.Di solito, osservandone la sola immagine grafi-ca, se ne riceve un’impressione già ricca diespressività. Tentando di estrapolarne alcuneinterpretazioni simboliche, si potrebbe indivi-duare, tra le varie ipotesi di cui già tanto è statoscritto, anche la raffigurazione dei quattro ele-menti uniti, o derivati, dalla quintessenza asso-ciabile alla punta rivolta in alto. Sulle restantiquattro punte, a seconda dei tanti, possibili,diversi, punti di vista, si collocherebbero conse-guentemente, ad esempio,gli elementi: Fuoco, Ac-qua, Terra, Aria. Questi (gli elementi) sonotra i riferimenti fonda-mentali riguardanti lo stu-dio di diverse disciplinetradizionali, tra cui l’al-chimia e l’astrologia chesi rivelano, da sempre,particolarmente utili percoloro che cercano diconoscere sé stessi edauspicano di riuscire adintuire qualche scintilla diconoscenza riguardante leregole che reggono tuttala creazione (senza nuovaconoscenza, credo sia inu-tile fantasticare sulle pos-sibilità personali di cam-biamento e/o di trasforma-zione).

    Per memoria, si può osservare che inambito astrologico, i dodici segni, ripar-titi in terne particolari (molto interessan-ti da approfondire), possono essere asso-

    ciati in quattro gruppi, in funzione dei quali, ilToro, la Vergine e il Capricorno appaiono comemanifestazione della terra, il Cancro, loScorpione ed i Pesci sono dell’acqua, i Gemelli,la Bilancia e l’Acquario sono dell’aria e infinel’Ariete, il Leone e il Sagittario sono del fuoco. Ovviamente, secondo questa disciplina (soventecon molteplici riferimenti alle simbologie alche-miche), anche in funzione dei quattro elementi,si possono scoprire espressioni di differentitipologie di personalità, unitamente a caratteri-stiche, manifestazioni di potenzialità che trova-no in un ogni tema natale i particolari, esclusivi,punti deboli e forti, i lati chiari e quelli oscurida superare (per chi desideri saperlo ed abbia lavolontà di affrontarli consapevolmente). Parimenti nello studio dell’alchimia, si potrebbetentare di osservare una rappresentazione dell’e-sistenza di molteplici stati della materia e con-temporaneamente anche di ciò che non lo è,

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    I quattro elementi - Jan Brueghel II e Frans Francken XVII sc.

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  • nelle sue manifestazioni più o menodense con le diverse vibrazioni. Potrebbeessere definita anche come un’illustra-zione del mondo della creazione (o per lomeno di una parte), come forse lo percepiamofuori e anche dentro. Attraverso gli approfondimenti dei quattro prin-cipi riconducibili agli elementi, si avrebbe cosìnon solo un’ipotesi percettiva dell’esistenza, maanche del nostro modo di essere, e poi anche lapossibilità (per i “desiderosi”) di intraprendereun viaggio straordinario attraverso le fasi espe-rienziali della Nigredo, Albedo e Rubedo.

    Studiando questi quattro fattori, credosia possibile avere a disposizione un con-sistente numero di elementi utili per ten-tare di scoprirci, di comprenderci e per

    capire quello che ci circonda. Questi quattro principi, più uno da cui discendo-no, sempre in funzione di diversi punti di vistapotrebbero essere collegati ai nostri cinquesensi. Si tratta di un’ipotetica, interessante,associazione, visto che attraverso questi nostristrumenti fisici, abbiamo la possibilità (magarianche con l’aiuto di strumenti tecnologicicostruiti in funzione di essi) di percepire ilmondo che ci circonda. Se però ci riferiamo solamente alla punta rivol-ta in alto, secondo alcune ipotesi, potrebbeindicare la forza da dove perviene il creato, maanche la direzione verso cui ci vogliamo muo-vere; ovvero, potrebbe suggerire lo Spiritodivino verso il quale anela il nostro essere piùinteriore. Quindi, se lo desideriamo, sarebbeunitamente alla forza di tutti i quattro punti delpentagramma, il modo con cui potremmo tenta-re di percorrere un cammino verso l’alto.L’apice della stella sarebbe visto anche comel’intelletto che ci è stato infuso. Prendendo ilsuo senso etimologico, il vocabolo “intel-ligĕre” potrebbe derivare da una contrazionedel verbo latino “legĕre”, "leggere", con l'av-verbio “intŭs”, "dentro"; chi aveva “intel-ligentĭa” era dunque qualcuno che sapeva "leg-gere-dentro", ovvero "leggere oltre la superfi-cie", comprendere davvero, comprendere lereali intenzioni. Secondo altri, “intelligĕre” sa-rebbe stato invece una contrazione di “legĕre”con la preposizione “ĭnter” - "tra", e in tal casoavrebbe indicato una capacità di "leggere tra lerighe" o di stabilire delle correlazioni tra ele-menti. Si tratterebbe così della capacità che ci serveper non leggere solo superficialmente, bensì trale righe di quello che si presenta al di fuori dinoi e anche per quello che si presenta dentro dinoi. Sarebbe un’attitudine per studiare il pro-prio essere e per guardarci dentro, anche e forsesoprattutto per quello che di solito non voglia-mo vedere.

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    Pallade Atena, di fronte al Parlamento di Vienna

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  • Oltre ad essere uno stimolante simboloper lo studio di noi stessi, questa stella,se vista anche come una rappresentazio-ne del divino, sarebbe la direzione versola quale ci dobbiamo e vogliamo muovere. Inqualche rappresentazione, troviamo nel suo cen-tro una lettera “G”. Una della tante interpreta-zioni vorrebbe che ci si riferisse alla parolaGnosi, ovvero alla forma di conoscenza superio-re, di origine divina, proposta da una serie dimovimenti di pensiero, di ispirazione più omeno direttamente religiosa, per la salvezza del-l'anima. E’ per altro curioso che in diverse lin-gue Dio si identifichi con parole che hanno all’i-nizio la consonante “G”. In tedesco la parolacorrispondente a Dio è Gott, in inglese che diceGod. Se ci rivolgiamo all’ebraico, troviamouna lettera che assomiglia alla lettera Gcapovolta; è la “Pe”פ. Pe, tra vari, anti-chi, significati, starebbe per Bocca, anchenel senso di bocca che trasmette la tradi-zione che nel mondo ebraico è il Talmud(la legge “orale”, la compilazione delleinterpretazioni rabbiniche della Torah,supporto per le infinite interpretazioniprodotte nel passato, presente e futuro). Credo che una trasmissione orale, per ilmondo ebraico, abbia pari importanzadella scrittura. Infatti, come in altre cul-ture antiche, la loro storia, le loro usanzee il loro culto mistico sono stati trasmes-si per lo più oralmente anche e soprattut-to in rigorosa compresenza della scrittura.Le interpretazioni dei diversi aspettimistici non sono fisse, si lascia dello spa-zio aperto alle differenti opinioni. Possibili diverse spiegazioni si esternanoattraverso le bocche di coloro che leespongono al mondo. Il Talmud dice: laTorà ha settanta volti; queste e quellesono le parole del Dio vivente (Eruvìn13b). Non è un quindi un sistema rigidoche lascia posto solo ad una spiegazioneunilaterale dove non c’è spazio per altrevedute. Midrash (ebr. שרדמ; pluraleMidrashim) è uno dei metodi di interpre-

    tazione e commento dei testi sacri ebrai-ci.Ora ci si potrebbe anche chiedere perchéquesta G si trovi al centro e non a una

    delle estremità. Se il pentagramma fosse assimi-labile anche ad una raffigurazione stilizzata del-l’uomo, ci si potrebbe rammentare che il centroenergetico dell’uomo è il suo cuore. Ci si riferi-sce al nostro centro in questo modo? E’ il divinoche deve trovare accesso al nostro centro? Sipotrebbe dedurre che le parole che pronunciamoin relazione al divino devono pervenire dalnostro centro. La stessa tradizione che ricevia-mo attraverso il cuore, dobbiamo ritrasmetterlacon la forza del nostro centro.

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    Beis Midrash - Boris Dubrov

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  • Le fiamme intorno alla stella potrebbecollegarsi al fiammeggiare dello Spiritodivino di cui troviamo cenni nellaBibbia. Sia nei Atti, che in Ezechiele, loSpirito santo si manifesta come vento ( Ruahk ),turbine (Sear) e come fuoco (Esh) od in forma dilingue (Leshonot) negli Atti II, 3 o come fuocoche si avvolge, avviluppa ( Laqahk) in EzechieleI,4. Le fiamme intorno alla stella che può esse-re una raffigurazione dell’essere umano, posso-no rappresentare così lo Spirito divino che siirraggia, si infonde in noi. Le lettere ebraiche del fuoco Esh (אש) sonoscritte con Alef א e Shin ש. Le stesse due lette-re appaiono nelle parole di Uomo - Ish e (איש)di Donna - Isha -come se si volesse preci ,(אשה)sare che il fuoco divino è già infuso nell’essereumano. Inoltre, la presenza del divino in questeparole, sembrerebbe rappresentata anche attra-verso la presenza di una della quattro lettere delTetragramma; nell’uomo, con la Jod י, e nelladonna, con la He ה . Queste fiamme che siavviluppano come lin-gue, sembrerebberoprecedute, in entram-bi i casi da un vento,come un turbine, chepuò far affiorare nellamente l’idea di un tor-nado. Come può que-sto aspetto dello Spi-rito santo essere rap-presentato nel nostrosimbolo? Negli Atti ilvento oltre al turbineha anche un suono, lavoce Beqol Ruahk,una voce come unvento, la voce delloSpirito. Tutto questo potrebbeessere ricollegato allaPe Bocca che assomi-glia alla nostra G ca-povolta; la voce delloSpirito esce dal nostro

    centro. Nella cabala tutto ha il suo suono, la suavibrazione e la sua manifestazione. Ognisefirah ha un suo suono, ogni via sull’al-

    bero è accompagnato da una lettera dell’alfabe-to ebraico con il suo particolare suono. Tutta lacreazione si presenta attraverso la manifestazio-ne della parola, del suono e delle sue vibrazioni.Nella Genesi II, anche l’essere umano Adampartecipa alla creazione, dando un nome allacreature che lo circondano. Il tornado, o meglio questo turbine che è unaspetto del Ruahk, osservato come evento natu-rale, ha un aspetto molto particolare, crea deigrandi disastri e tutto intorno a lui viene distrut-to, ma nel suo centro c’è silenzio. Qualcosa di simile lo vivono gli apostoli negliAtti II; sulla casa si abbatte questo vento turbi-noso e loro rimangono nel centro. In quell’atti-mo scende il fuoco che si divide e rimane sulleloro teste come lingue; intorno ad essi continuail turbine del vento, mentre loro sono nel cuore.

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    La prima famiglia: Adamo ed Eva, CORNELIS van HAARLEM

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  • Lo studio di noi stessi, la realizzazionedi quello che si trova dentro e fuori,mentre si tenta d’avvicinarsi al propriocentro, può creare questo grande ventodentro di noi. Si può configurare come caos edolore che spazza via tutto, fino a quando siarriva al centro completamente in quiete. E’ laquiete, il silenzio che dovremmo raggiungerenel nostro centro.Negli Atti II, 17 c’è scritto: “Negli ultimi gior-ni, dice il Signore, Io effonderò il mio Spiritosopra ogni persona; i vostri figli e le vostre

    figlie profeteranno, i vostri giovaniavranno visioni e i vostri anziani faran-no dei sogni.” Nell’ebraico, con il signi-ficato di riversare, infondere, viene usato

    il verbo Shafakh; qualcosa che viene effuso dal-l’alto ed è riversato dentro un contenitore. La stella fiammeggiante si infonde dello Spiritodivino senza distinzione o predilezione tramaschile o femminile, così come si può vederedisegnato anche nelle lettere delle due parolecorrispondenti a uomo e donna (in ebraico). L’essere umano nella stella fiammeggiante, ènella ricerca del suo centro dove trova lo Spiritodivino. La punta in alto, oltre ad Etere o Quin-tessenza, a volte viene chiamata Spirito; questoSpirito che ci dirige verso il divino ma che sitrova nel nostro centro.Il nostro stesso Tempio massonico, nel suo com-plesso, può rappresentare la stella fiammeggian-te. La punta in alto è associata al VenerabileMaestro che infonde la luce nel Tempio, i duepunti in basso della stella corrispondono ai dueMistagoghi (od alle Sibille: Heliopolitana eHermopolitana, in ambito femminile), ad Orien-te, sullo stesso piano, lo Yerotolista e l’Odos(Sibilla Segretaria, Sibilla Oratrice per le sorel-le) completano gli altri due punti del pentagram-ma. Nel centro del Tempio si trova l’Ara, dove ab-biamo la voce dello Spirito, la Sacra Scrittura, ilfuoco attraverso il settenario della Menorah che,una volta acceso, ci mostra delle lingue difuoco. Come accenna la Tavola Smeraldina (“Invero,certamente e senza dubbio: L’inferiore somigliaal superiore e il superiore somiglia all’inferio-re, per compiere i miracoli di una cosa”), lastella può indicarci come accendere la luceanche nel nostro Tempio interiore, similmente acome lei stessa brilla davanti ai nostri occhi. In tal modo, lo Spirito che scende dall’alto devetrovare accesso a quello che si trova in basso nelnostro centro.

    Lisetta EvaLisetta Eva

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    Le stelle- XVII lama dei Tarocchi, di Emmanuelle Cianferani et Laurent Edouard

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