ALLA RICERCA DEL SE’ Antico e Primitivo Rito Orientale...

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ALLA RICERCA DEL SE’ ALLA RICERCA DEL SE’ - Febbraio 2017 - Febbraio 2017 Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato di Mitzraїm e Memphis Sovrano Gran Santuario Byzantium A A l l l l a a r r i i c c e e r r c c a a d d e e l l S S E E Anno IV Febbraio 2017 N.2 La presente pubblicazione non è in vendita ed è riservata ai soli membri del Rito. Stampato in proprio Viene riportata anche in Internet, sul sito dell'Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato di Mitzraïm e Memphis: http://www.mitzraimmemphis.org/

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ALLA RICERCA DEL SE’ ALLA RICERCA DEL SE’ - Febbraio 2017- Febbraio 2017Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato

di Mitzraїm e Memphis

Sovrano Gran Santuario Byzantium

AAll llaa rr ii cceerrccaa

ddee ll SSEE’’ Anno IV

Febbraio

2017

N.2

La presente pubblicazione non è in vendita ed è riservata ai soli membri del Rito.

Stampato in proprio

Viene riportata anche in Internet, sul sito dell'Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato di

Mitzraïm e Memphis: http://www.mitzraimmemphis.org/

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ALLA RICERCA DEL SE’ ALLA RICERCA DEL SE’ - Luglio 2016- Luglio 2016

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SOMMARIOSOMMARIO

VELI E CONTENITORI - S... G... H... S... G... M... - pag.3

ASCOLTARE, MEDITARE, AGIRE - Diana - pag.9

LUCE - Luca - pag.15

MAAT - Manuela - pag.16

CONSIDERAZIONI D’INIZIO ANNO - Gianni - pag.19

Redazione

Direttore Responsabile: Renato Salvadeo - via Bacchiglione 20 - 48121 Ravenna

AALLA RICERCALLA RICERCA

DEL SE’DEL SE’intuizione della conoscenza e conoscenza dell’intuizione

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VVeli e contenitori

Il S.Il S. .. .G..G. .. .H..H. .. ..S.S. .. .G..G. .. .M..M... ..

CC redo possa risultare interessante per tutti

noi, soffermarci ad indagare, ancora una volta,su quella benda, su quei veli, su quei diaframmi,che impediscono la vista durante le cerimonied’iniziazione in diverse camere.Una delle decodificazioni più comuni di questisimboli, è costituita dall’identificazione conquella sorta di contenitore costituito dall’animacarnale che avvolge l’essenza più purae luminosa di ognuno. E’ un punto divista che può trarre origine anche dal-l’analogia di pensiero contenuto in unfilone cabbalistico.Più volte si è disquisito sulla necessitàdi comprendere che seppur tale involu-cro che costituisce la personalità mate-riale ed il modo di pensare, parlare,agire, sia strettamente intriso dei vizi,delle passioni, dell’emotività della per-sona, non va identificato con queglistessi.La personalità naturale è strettamentecollegata alla vita materiale dell’indi-viduo (come pure per qualsiasi altroessere vivente) e così gli fornisceanche tutte le qualità che lo rendonoumano. E’ compresa quindi, la capacitàintellettuale ed il suo senso estetico chese attivati opportunamente, potranno,di conseguenza, consentire di raggiun-gere una grande elevazione e crearecose buone e belle. Sarà comunque opportuno non confon-dere ciò che è insito nell’ambito dellecapacità materiali umane, seppurstraordinarie, con ciò che dovrebbecostituire il dominio dell’essenza piùluminosa di ognuno. Di questa sferaesistenziale, particolare, differente per

ogni soggetto, ciascun ricercatore vor-rebbe recuperare consapevole coscienzaed anelito ed è anche per questo che pro-babilmente ha intrapreso il nostro per-corso.

Dallo studio dei rituali, superando la semplicefase di lettura superficiale ed addentrandosi inuna sorta d’ermeneutica esegetica del testo riccodi simboli e di allegorie, si potrebbe però dedur-re che per raggiungere in qualche modo il con-tatto e la riattivazione su più livelli della perso-nale essenza spirituale più luminosa, sia neces-saria una lacerazione, una caduta, una dissolu-zione (quindi non uno sviluppo) proprio di queiveli che costituiscono la veste naturalmente ego-centrica del nostro vivere nella materia.

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Uomo inserito in una sorta di mandorla ("Vesica piscis”) zodiacale

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Quindi, a prescindere da particolare dotiintellettuali, o da una straordinaria sensi-bilità estetica, che comunque non gene-rano automaticamente “luminosità” sem-brerebbe indispensabile una soluzione di conti-nuità tra l’identità naturale e l’ambito spirituale,costituito dall’essenza luminosa di ognuno, av-volta dai veli dell’anima carnale che costituiscela base “protettiva” nella materia. Infatti, soloattraverso l’essenza luminosa contenuta e rico-perta dall’involucro sanguigno (sulla Terra),l’essere umano può ricongiungersi alla SorgenteDivina di cui sente il richiamo.A questo punto, credo che possa essere necessa-rio soffermarsi qualche istante a cercare di com-prendere cosa possa essere una qualsiasi struttu-ra iniziatica (auspicabilmente influenzata e sup-portata benevolmente dalla Provvidenza) ove sisupponga di poter intraprendere un cammino di“conoscenza” e magari intuire se tra le molteesistenti, queste aggregazioni siano simili, ana-loghe, convergenti, oppure no.Forse, per comodità descrittiva, potrebbe essereutile provare ad immaginare questi “contenitori”addirittura come una sorta di veri e propri indi-vidui costituiti da un corpo materiale e da un’es-senza spirituale, riverberantesi su più livelli.

Questa (l’essenza spirituale) potrebbeessere costituita, alla nascita di un grup-po, di un’Obbedienza, ecc. da tutte lecaratteristiche iniziatiche che i fondatori

riversano in essa, assieme a quelle personali delproprio stato dell’essere animico più luminoso.Infatti, ognuno di essi, oltre che della propriaessenza (che contribuirà a costituire uno deifondamenti essenziali del gruppo), può essereportatore di iniziazioni plurime, di chiavi d’ac-cesso e di collegamenti molteplici con quelli chesi ipotizzano come diversi livelli spirituali.Fondendosi in un unico nuovo soggetto (eggre-goro), ne determinano le caratteristiche di lumi-nosità spirituale e di possibilità di contatto (a talproposito sarebbe utile ed opportuno rileggeresu questo argomento, anche le note di GastoneVentura esposte da lui stesso a San Leo nel1969, durante un Convento Martinista,). Quindi trattandosi di un soggetto completamen-te nuovo, oppure semplicemente di un rinnova-mento, di una “rettificazione” di uno già mani-festato, dovrebbe essere ben identificato ancheper il nome che dovrebbe distinguersi (e maiconfondersi) da quello di altri.Se immaginiamo che lo Spirito sia unico, immu-tabile, fuori dai limiti spazio-temporali, ciò che

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Forma egregoricaDigital art

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al contrario può evidenziarsi come mute-vole, sono i possibili collegamentiumani, condizionati dal tempo e dai con-testi esistenziali in cui si sviluppano eper i quali lo Spirito offre amorevolmente (percoloro che lo desiderano) sempre nuove edapparentemente diverse possibilità di connessio-ne con ciò che di solito definiamo comeTradizione.Ad esempio, anche nel nostro caso (similmentea come è accaduto in ogni tempo ed in ogniluogo, per tutte le strutture i cui componentiarrivavano da esperienze iniziatiche plurime), iGran Conservatori che hanno dato vita allanuova struttura rettificata dell’Ordine e delRito, erano portatori oltre che dell’eredità per-sonale, derivata per tutti legittimamente dalSovrano Gran Santuario Superum da cui ci si èobbligatoriamente evoluti a seguito delle sgra-devoli, note vicende, anche di altre provenienzeMassoniche (si tratta quindi delle più note alivello nazionale, ma non solo), o di diversestrutture comunque Iniziatiche e Tradizionali(ambiti martinisti, rosacruciani, ecc.) da cui idiversi soggetti avevano ricevuto regolari ini-ziazioni. A questi si sono poi aggiunti tutti glialtri (Fratelli e Sorelle) che costituiscono, sia inItalia, che all’estero, il composito corpo asso-ciato.Diviene così intuibile immaginare come possaessere necessario distinguere tra organizzazioniumane e trasmissioni spirituali.

Se si osserva una qualsiasi strutturamagari piramidale, questa per esisteresocialmente ha necessità di regole perpredisporre ordine ed armonia funziona-

le, comprensiva di diritti, doveri, responsabilità,ecc. Così nascono quegli statuti e quei regola-menti che servono esclusivamente per normarele attività interne ed esterne, comunque semprenel pieno rispetto delle leggi del luogo in cui sitrova il gruppo che se ne dota (quindi anche leeventuali successive modifiche dovranno tenereconto e rispettare quelle leggi). La correttaottemperanza alle regole fissate è essenzialeanche per le conseguenti applicazioni della“Giustizia” di cui abbiamo già scritto più volte eche come per tutte le azioni, le sue conseguenzesi riverberano su più piani. Quindi, analogamen-te ad un corpo materiale, ogni aggregazione hauna sua efficienza, ed uno stato di salute anchesul piano prettamente esteriore e materiale chederiva da come stanno e da come si comportanole singole cellule, ovvero ogni singolo adeptoche interagisce con tutti gli altri dalla sua posi-zione nel contesto piramidale.Similmente a come accade per ogni uomo, l’a-zione corale interagente con l’esterno, è spessoassimilabile ad una sorta di personalità profanache seppur auspicabilmente dotata di animaluminosa (ovvero, la comunione degli stati del-l’essere dei singoli ed i collegamenti iniziaticicon lo Spirito, nel momento della costituzione),come guscio protettivo interagisce con un punto

di vista ego-centrico, tipi-co delle cosem o n d a n e( s e m p r ea t t r a v e r s op e n s i e r i ,parole, azio-ni).

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Egregoro, forme pensiero

digital art

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Così, ciò che nasce per favorire e proteg-gere, se non riesce a rigenerarsi conti-nuamente, potrebbe divenire nel tempo,in modo simile all’anima naturale checorrisponde strettamente al corpo fisico di ogniuomo, ricettacolo di cose anche non buone ecostituire varie barriere che oscurano, intrappo-lano, sempre in analogia a quei veli di cui tantos’indaga e si disquisisce (non sempre avendonevera consapevolezza); quindi un ostacolo a que-gli obiettivi di conoscere sé stessi e di andareoltre alle normali percezioni fisiche nel tentati-vo di ricongiungersi a Dio, che ne costituivanole motivazioni fondanti.Quando ciò dovesse accadere, lo si potrebbecomprendere da alcuni piccoli o grandi segnali.Ad esempio, da parte di coloro (nessuno esclu-so, quindi potrebbe riguardare anche noi) chesono preposti a dirigere, a rappresentare la strut-tura, magari qualche volta vetusta, il manife-starsi di una pretesa autoritaria (ma oggettiva-mente priva di autorevolezza) per essere ricono-

sciuti, omaggiati, per essere creduti consempre più frequenti richieste di prestareatti di fede in ciò che enunciano, tesi afar scambiare l’associazione in qualche

cosa di quasi ecclesiastico in cui i suoi rappre-sentanti si presentano non solo come “citazioni-sti compulsivi” ma quasi come “unti delSignore”, come novelli profeti che tirano inballo una presunta volontà proveniente da“livelli superiori”, non solo egregorici, peròdiretta soddisfare, per lo più, le loro esclusive,personali necessità, o le carenze psichiche-materiali. Contemporaneamente, potrebbero evidenziarsianche soggetti che salendo sul piedistallo, ini-zierebbero ad “urlare” una loro “improbabile,quanto rumorosa umiltà”, con uguali intentimanipolatori, supportati dalla solita fastidiosa,quanto inutile (ai fini della ricerca interiore)esibizione culturale (forse, più si presentaincomprensibile e contorta, meglio è per gliscopi della loro esibizione), presa a prestito daqualcuno. Queste manifestazioni, sia come sin-goli, che come aggregazione di vertice di unastruttura, potrebbero svelare quanto i pensieri,le parole e le azioni messi in campo anche coral-mente, abbiano forse contaminato e deviato ciòche era stato costituito in origine. Ciò appareugualmente evidente quando la voce di atei,negazionisti, nichilisti, ecc. cominciasse ad ele-varsi inattesa, ma sempre più frequente. In alcu-ni casi, a cura di chi abbia compreso ben poco,si assocerebbero pure delle improvvide quantoradicali modifiche e sostituzioni dei rituali(comunque è bene ricordare che questi sono erimangono solo degli strumenti, seppur moltopreziosi) o di quanto altro avesse costituito ilmetodo originale che, come accennato all’ini-zio, può essere anche analogo e convergente conquello di altri, ma che si comprende solo se siriesce ad attivare quell’idonea forma mentaleche consente d’intuire o di decodificare la pre-ziosa (quando è ispirata dalla Provvidenza)metodologia particolare di ogni gruppo; quindisolo se si riesce ad indagare oltre quelle esposi-zioni superficiali, in alcuni casi apparentementebanali e dal sapore tendenzialmente favolistico.

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Cacciata dei venditori dal Tempio - Carl Heinrich Bloch, 1872 circa

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Tralascerò quindi di dissertare sullesituazioni di conclamate falsità (inven-zioni spesso grossolane, ma ugualmentepericolose), di tradimenti, di usurpazio-ni, di impropria utilizzazione delle strutture perscopi profani se non addirittura esacrabili e diquant’altro di negativo, piccolo o grande, possaessere riconducibile alle cupide passioni umane;purtroppo conosciamo ed abbiamo già dissertatocon pudore e prudenza in merito a queste cose(ovviamente sono comprese anche le eventualiespulsioni e le conseguenti cessazioni di ognilegame, diritto di eredità, conservazione con leorigini; questi sono effetti eneludibili che peròalcuni sembrano non volere o non riuscire acomprendere, continuando a millantare di pos-sedere ciò che ovviamente non è più nelle pro-prie disponibilità) che, proprio perché legatealle interazioni materiali, osservando lo svilup-parsi delle storie in ogni struttura, sembranovolersi riproporre, da sempre, per lo più in dire-zione contro-iniziatica, con una sorta di cadenzaciclica. Quindi, quando tutte o parte di questecose si manifestassero, sarebbe opportuno “sve-gliarsi dal torpore” ed allontanarsi da unambiente contaminato. In effetti, qualcuno, avolte, presumendo di essere idoneo a farlo, tentaanche un’opera di rigenerazione, ma non dispo-nendo per primo, dei mezzi idonei per riuscirci,per lo più fallisce e purtroppo viene infettato asua volta. Così sarà solo lui a mutare, maga-ri senza averne coscienza.Di solito, nella normalità, quando il metodo èluminosamente supportato, contiene preciseindicazioni oltre a quelle filosofiche, magaricorroborate da “intuizioni”, riguardanti ilmodo d’imparare ad “osservare”, per tentaredi comprendere come tutti gli insegnamentiTradizionali predisposti in un determinatocontesto formativo, debbano correttamentecollegarsi armonicamente nei rapporti tra lesimbologie utilizzate. Come ci rammentanoanche i maestri passati, sono poi a loro voltaben definite per tempi e modalità di aperturae di chiusura: lo sviluppo della liturgia, leinvocazioni teurgiche rivolte a Dio (ocomunque lo si voglia identificare), le indi-

spensabili azioni di purificazione e dicostruzioni protettive, necessarie per svi-luppare “in pace”, quanto previsto.Per altro, come a volte accade, se qual-

che profano (ma anche qualche presunto inizia-to) se ne impossessasse in modo truffaldino,resterebbero pressoché quasi inutili all’uso.Costoro non saprebbero comprendere di cosa sitratta veramente, cosa insegnano e soprattuttonon avrebbero la forma mentale idonea per atti-vare ciò che è necessario (per molti questa par-ticolare ed ineludibile modalità di pensierorimane incomprensibile, anche se hanno subitodelle iniziazioni e quindi da parte di costoro nonè utilizzata, con le ovvie, conseguenti “incapa-cità operative”). In effetti, potrebbero ricavarne,molto probabilmente, solo qualche iattura per sée per quelli che stanno loro vicino.Al contrario, col tempo, chi ne avrà fatto usoautorizzato e con modalità corretta, amorevole,luminosa, sarà portato a mettere in pratica conpensieri, parole, ed azioni ciò che viene enun-ciato anche all’inizio della Tavola di Smeraldo(E’ vero senza menzogna, è certo e verissimoche ciò che è in basso è simile a ciò che è alto;e ciò che è in alto è come ciò che è in basso, percompiere i miracoli della Cosa-Una)Concludendo, per ora, questa breve disamina,credo che potrebbe risultare interessante medita-re sulle similitudini tra l’organizzazione struttu-

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Tradimento di Cristo - Caravaggio, 1598

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rale di un gruppo iniziatico e l’animanaturale che incorpora la vita dell’indivi-duo e che gli infonde tutte le qualità chelo rendono umano, incluso il suo intellet-to ed il suo senso estetico. Se una simile aggregazione imparerà ad attivarepropriamente questa “veste”, potrà, conseguen-temente, raggiungere una grande elevazione ecreare molte cose buone e belle. Comunque,tutto ciò resterà all’interno della sfera dellecapacita umane, che per quanto possano esseregrandi, ben poco ha che spartire con ciò cheattiene all’essenza luminosa propria di tutti glielementi che l’hanno fondata e poi di quelli chesi sono associati.Non vi è nulla nella struttura organizzativa checonduca, per suo mezzo, a potersi sviluppare eraffinare, passo dopo passo, in qualcosa di“Santo”. Raggiungere una sfera che in modoaulico si potrebbe indicare come costituita di“Santa Luminosità”, è per i propri componenti(così come previsto dai suggerimenti insiti nelmetodo da dedurre dai Rituali) un gesto indivi-duale di rottura dalla propria identità naturale,dalla personalità “profana”, piuttosto che unosviluppo di quest’ultima. Un intelletto prodigio-so, una grande cultura, o una sensibilità esteticarivolti solo alle necessità dellaveste superficiale, tipica dell’orga-nizzazione e della gestione pirami-dale, quasi mai conducono o gene-rano le condizioni per mettere inpratica il metodo previsto.La struttura organizzativa ha unaconformazione e quella deriva dallesue esigenze sociali, naturali, car-nali. C’è ovviamente di più in essa,ma così come accade per l’uomo,l’influenza dello Spirito collegatoall’essenza luminosa dei singoli,tramite l’apertura dei varchi inizia-tici, non rappresenta un continuumcon la sua identità esteriore.L’inclinazione ad occuparsi di solecose materiali è l’insieme degliaspetti anche emotivi che emananodall’interessarsi delle necessità

della struttura materiale, mentre l’incli-nazione alla ricerca interiore per supera-re le bende che oscurano la mente chevorrebbe andare alla ricerca della propria

essenza luminosa al fine di tentare di accederead altri piani, è propria dei tratti emotivi dell’a-nima Divina di ognuno di cui si può intuire l’e-sistenza ma che sarà necessario ritrovarecoscientemente e consapevolmente attraversol’attivazione delle scelte che derivano dalla cor-retta, esclusiva utilizzazione della mente.Magari, in altra occasione, potrebbe divenireinteressante dissertare un pochino, per probabi-le analogica convergenza con veli e diaframmi,anche su quell’apertura simbolica che nellavolta del Tempio lascia intravvedere la grandez-za infinita dell’universo, di fronte al quale sipuò sempre scegliere se rimanere fermi, costret-ti nella prigione dei veli, alimentando anchedolore, paura, disperazione, sfiducia, sconfitta,oppure se liberarsi di tutto ciò, ed andare oltreper scoprire quello a cui l’intuizione, il deside-rio iniziale di “ritornare a casa” ci hanno indi-rizzati, facendoci bussare ad una determinataporta.

Il S.Il S. .. .G..G. .. .H..H. .. ..S.S. .. .G..G. .. .M..M... ..

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L’aurora - Salvador Dalì, 1948

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AAscoltare, meditare,

agireDiana Diana

II n questo nostro percorso di ricerca interiore,

non è affatto raro che ci si abitui ad interrogarsimetodologicamente. Si tratta di una sorta di sti-molazione continua, provocata dal chiedersi il“perché” ci succedono situazioni che ci mettonoa confronto su come viviamo, come pensiamo,in relazione agli altri ed agli eventi che si mani-festano.

Per esempio, da qualche tempo mi capitadi scambiare varie opinioni con una miaamica “vegana”, molto rigida nelle sue

convinzioni estreme.

Poiché non sempre mi risultano chiari i presup-posti motivazionali di alcune sue enunciazioni,le ho chiesto più volte chiarimenti sul fatto chepreferisce abolire completamente ogni tipo dialimenti che riguardino il mondo animale; quin-di, “non solo la carne”, ma anche le uova, i for-maggi, il latte, il miele ecc.Mi incuriosisce la sua scelta di seguire un regi-me alimentare composto solo da cereali, legumi,frutta secca e fresca, verdura, e soprattuttosenza apparente preoccupazione, di rischiareeventuali disfunzioni fisiche con questo tipo didieta a cui sta abituando sé stessa ed i suoi figliancora adolescenti. Quello che però interessaancora di più è soprattutto penetrare le motiva-zioni a monte di questa scelta che porta all’a-stensione dal cibo collegato ad un qualsiasi con-testo animale.In generale, è ormai evidente che ogni giorno, intutto il mondo, aumentano le persone che diven-tano più o meno “vegetariane”; mi chiedo se siasolo una moda, oppure se vi sia dell’altro, maga-ri un’esigenza istintiva, legata a problemi disopravvivenza, a reazioni di cui forse non si haconsapevolezza ma che si impongono comun-que.Lei, in particolare, prende in considerazione edespone molte motivazioni che spiegano le suescelte; tra queste, per esempio, quella dell’em-patia (ovvero, il mettersi nei panni della vittima,sia che venga uccisa, oppure solo sfruttata inmodo intensivo, e poi porsi interrogativi sultipo: “se fossi io al suo posto ?”). Non sopporta“la crudeltà incessante, riverberante nelle

variabili più fantasiose” che viene rivolta aglianimali; quindi, oltre che attinente alle conse-guenze alimentari, anche quella riscontrabilenella vivisezione usata per la ricerca medica,senza scordare altre pratiche aberranti indirizza-te all’osservazione sperimentale (apparentemen-te inutile) delle reazioni fisiche e psichichedelle “cavie” sottoposte ad ogni genere di muti-lazione, contaminazione, violenza.

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Martirio di Sant’Erasmo - POUSSIN, Nicolas, 1628

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Il tutto inflitto “dalla loro nascita sino

alla loro morte”.

Nell’ambito della produzione industriale,alimentare, in questo secolo di “progres-

so”, gli animali allevati sono spesso chiusi in

ambiti cosi ristretti, “da non potersi neanche

sdraiare”. Sono sopraffatti dalle loro feci, equindi bombardati da un surplus di medicinali,utilizzati, sia per compensare una mancanza d’i-giene, che per stimolare una super produzione.Lo scopo ovviamente (al di là delle enunciazio-ni pubblicitarie) non riguarda affatto le neces-sità di debellare la fame, ma è solo quello diottenere un maggior guadagno, per soddisfare larichiesta di un mercato sempre più ottusamenteesigente per ciò che la massa è stata indotta acredere come indispensabile. Osservando più attentamente, si potrebbe facil-mente notare che questo modo di allevare glianimali, con le relative scorie da smaltire, rap-presenta un serio pericolo. Infatti, non è rara lapossibilità di cicliche degenerazioni in focolaidi infezioni e di inquinamento ambientale, didiffusione di epidemie abbastanza incontrollatedi batteri “resistenti”, o di virus micidiali, pas-sati ormai tranquillamentedagli animali all’uomo. Non sono, per altro, solorecenti anche le atrocità per-petuate nelle uccisioni onelle pratiche di preparazio-ne all’abbattimento. Ad esempio, il maiale lascia-to dissanguare vivo, urlanteper ore, oppure le modalitàdi allevamento utilizzate peravere poi certi piatti partico-lari, gastronomici, come ilpaté di fegato d’oca, la carnedi vitello bianca e morbidaecc, rappresentano in uncerto senso, un probabile“danno energetico”. Infatti,dal momento che il nutri-mento proveniente da certi

bocconi di cibo ottenuti inquesto modo, intrisi di nega-

tività (anche l’eccesso di adrenalina o dialtri ormoni prodotti a seguito dellemacellazioni industriali non è da sotto-valutare), quando vengono ingeriti, per

lo più senza alcuna consapevolezza della loroprovenienza (ci si limita a tenere conto del sem-plice soddisfacimento sensoriale, momentaneo),non possono che essere portatori di “disfunzio-

ni e di avvelenamenti” a tutti i livelli. Lei, la mia amica, avanza anche altre considera-zioni abbastanza inquietanti.Ipotizza infatti, che in natura, oltre a noi umani,non esista un essere vivente “così cattivo, sadi-

co” che si diverta a torturare lentamente le pro-prie prede in questo modo. Di solito, il predato-re animale uccide le sue vittime in modo cruen-to ma, per lo più, velocissimo; solo alcuni lemantengono in vita (ma per poco tempo), forseper questioni di allenamento, teso ad imparare arealizzare una successiva cattura, più veloce edefficace. Nei nostri contesti, soprattutto nel cosiddettomondo “civile”, non ci sono esigenze ambienta-li, organizzative estreme, ed il cibo non man-cherebbe di certo.

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Esempi di torture

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Ci sono moltissimi e svariati modi diprocurarsi un’alimentazione sufficienteper un reale ed equilibrato bisogno fisi-co, oltre ad un’ampia scelta di prodottiche consentono di assaporare pietanze gustosecomplete di tutti i requisiti a livello gastronomi-co e salutistico. Quindi, perché non diminuire ilconsumo e la richiesta di carni? La domandaulteriore potrebbe essere: ma veramente unasovra produzione di animali da macello, sta sal-vando il mondo dalla fame e da una crisi econo-mica? Ma davvero l’allevamento intensivo ècompatibile con la riduzione dell’inquinamentodel pianeta, oppure va in direzione completa-mente opposta?Però, quello che stride sopra ogni cosa, ammes-so che queste uccisioni siano indispensabili(tutto da dimostrare), è la sofferenza, l’agonia,

la tortura, il sadismo, il male prolungato e

continuo, perpetuato su creature vive. Azioniche per lo più sono ignorate (accidentalmente ovolutamente) da chi se ne ciba. Questi, non sono più considerati come esseriviventi, ma come un qualunque materiale infor-

me, inerme, inscatolato di un supermer-cato. Il tutto crea una situazione forseinsostenibile, uno squilibrio nella naturadove per produrre un certo quantitativo

di carne, occorre fornire agli animali da macel-lare, una massa enormemente superiore di pro-dotti vegetali, di acqua, che potrebbero essereconsumati da noi direttamente con granderisparmio energetico, finanziario, e con riduzio-ne dell’inquinamento.Lei (sempre la mia amica) lascia intendereanche altre necessità ed altri equilibri. Così sot-tolinea una citazione biblica sulla responsabilitàdi custodia data all’uomo (essere pensante eraziocinante) per regolare e mantenere in equili-brio la natura e le sue creature. In alcuni passidella Bibbia all’uomo viene concesso di nutrirsicon semi, frutta e verdura e solo molto più tardi,dopo un suo grande, disastroso, fallimento, èstata aggiunta la possibilità di cibarsi anche dianimali (con però un “piccolo” problema darisolvere: il divieto di cibarsi del sangue.Problema in effetti non facilmente risolvibileper le interpretazioni esecutive di chi ne fosse

interessato; infatti, an-che se si procede conqualsiasi tecnica di dis-sanguamento, un certoquantitativo resta sem-pre nei tessuti). Se ci pensiamo un poco,possiamo ricordare che ivari rapporti umani conl’ambiente naturale e glianimali, al contrario diquanto qualcuno chevive sempre chiuso nel-le scatole di cementopotrebbe vagheggiare,non sono mai stati ditipo “ameno e bucoli-co”. Le uccisioni e le violen-ze avvenivano quotidia-namente (i polli, i vola-tili, strozzati, decapitati,le capre, gli ovini, i bo-

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Maldestra e dolorosa uccione di un maiale

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vini, sgozzati, i torelli castrati, i gattiniappena nati soffocati, ecc.). Secondo il

pensiero di molti si trattava di una spe-cie di salvaguardia; qualcuno ipotizzavafantasticando addirittura di un patto (anche se

ovviamente molto utilitaristico per l’umanità,

allo scopo di avere cibo sempre a disposizio-

ne), quasi di rispetto tra gli animali “allevati” egli esseri umani. Lo si presentava come unoscambio, una gratitudine per l’aiuto, per i loroprodotti, per la loro vita (venivano uccisi solo ipiù vecchi, i sovrabbondanti, i “fastidiosi”, e leloro carni non venivano consumate tutti i gior-ni). Gli umani in cambio concedevano protezio-

ne dai loro predatori naturali: lupi, volpi ecc.,procurando anche cibo con cui nutrirsi senzasforzo, durante una vita breve o lunga che sareb-be finita comunque con la loro macellazione(strana situazione comunque di sfruttamentointensivo, seppur mantenuta in un certo equili-brio).Adesso tutto sembrerebbedegenerato e qualcosa forsesta cambiando pesantemen-te. Non va infatti ignoratoche gli umani sono divenutitantissimi e stanno consu-mando ogni risorsa disponi-bile del pianeta, alterandonegli equilibri, quindi anche lemodalità alimentari. Alcunisostengono che tra breve(quindi un conto alla rove-scia sarebbe già iniziato),senza interventi particolari,supereremo il limite esisten-ziale da cui non c’è ritorno,se non tramite qualche even-to apocalittico (magari pro-vocato dalla stessa umanità)che potrebbe portarci co-munque a livelli di quasiestinzione.Tutte le sue osservazioni(sempre della mia amica) misono sembrate interessanti,compresa la necessità di

contribuire in qualche modo, ognuno perla sua piccola parte, a mettere in campoazioni indirizzate ad una salvaguardiadella nostra salute e del pianeta, ed

anche per altro (questo magari lo aggiungo io).Ovviamente sono consapevole che la natura incui siamo immersi e di cui facciamo parte, non

è certo benigna; infatti, attraverso la catena ali-mentare e le sue regole feroci, in funzione di cuiogni specie “ha il suo predatore”, si presentacome “un enorme ristorante” nel quale ci sidivora a vicenda, per mantenere un equilibriogenerale della vita. Anche gli umani essendoindubbiamente per lo meno in parte animali evivendo in questo contesto, sono predatori ecome cacciatori, inseguono, uccidono e si ciba-no; come allevatori, utilizzano le prede o i loroprodotti per sopravvivere, e comunque alla fine,li uccidono e se ne cibano. Tutti seguono regoleataviche del mondo animale e naturale.

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Interazione alimentare

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La sopravvivenza è ottenuta attraverso

la ricerca di cibo, della riproduzione;

quindi, anche con la difesa del territorio,con le guerre, i combattimenti interni edesterni, circoscritti o a livello mondiale, I rapporti e le regole dei gruppi sociali, diven-gono indispensabili, come pure la difesa daqualsiasi aggressione o fastidio esterno; direiobbligatori anche in un ristretto ambito locale.Quindi per estensione, non c’è da meravigliarcise procediamo con istintuale naturalezza, allasterminazione di massa, alla disinfestazionecome, per esempio, attraverso le trappole sparseper eliminare i topi, gli scarafaggi che infestanoi luoghi abitativi (procurando in genere unamorte orribile); stessa sorte riguarda, a maggiorragione, zanzare, insetti, batteri da sterminareecc.Ovviamente condividiamo queste necessità con ipiccoli predatori affettuosi e più o meno dome-stici. Infatti ci pensiamo noi ad uccidere altrianimali per nutrirli. Così, come facciamo pernoi, anche per loro procediamo ad utilizzare imedicinali, magari a base di sostanze estrattedal mondo animale (di nuovo uccisioni) che

però salvano la vita ecc.In certi percorsi “spirituali”, qualcunoriesce però ad attivare la mente in modo“luminoso”, così non è raro che inizi a

ricercare un diverso modo di vivere e di alimen-tarsi, di respirare, per instaurare un nuovo equi-librio, più armonico, che consenta in qualchemodo di collocarsi in una sorta di via di mezzo;al centro, tra il basso e l’alto.Forse un certo tipo di alimentazione sceltocoscientemente, potrebbe favorire, da un lato losviluppo di altri sensi, e da un altro potrebbetenere sotto controllo, sfuggire o utilizzare in unmodo differente, una certa eredità animale (ine-ludibile nella materia), senza indebolire le qua-lità per sopravvivere in questo contesto. La ricerca è la cosa essenziale, che spinge adindagare su quanto suggerito dall’acronimo “V.I.T.R.I.O.L.” per conoscere (togliendo pro-gressivamente la benda intrisa di passioni, postasugli occhi) la nostra pietra grezza; per capire dipiù con chiarezza, senza ipocrisia o scappatoieinutili, magari sperando di farla franca riguardoalle personali malefatte, di cui non possiamocomunque scaricarci la responsabilità.

E’necessario compren-dere prima come fun-zioniamo, come siapossibile con una basegenetica di questo tipo,avere una reale possi-bilità di scelta tra ilbene ed il male od an-

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Lezione di anatomia - Rembrand1632

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che di trasformazione, attraverso l’osser-vazione dell’altro “se stesso”, con i com-portamenti istintuali di fronte alle situa-zioni, che comunque, che lo si voglia no,arrivano sempre e che devono essere affrontatenei rapporti con se stessi e con gli altri. Credo che per fare tutto ciò, sia necessario atti-vare la mente con coscienza e consapevolezza,in modo da riuscire a discernere tra ereditàgenetica ed “intrusioni” formative, spesso con-fliggenti con la stessa eredità. In tal modo,forse, si riuscirà a sciogliere le bende (costitui-te da pensieri, parole azioni) che costituisconola nostra personalità materiale, comprendendoche non sono solo intrise di passioni e di emoti-vità incontrollate, ma anche di quella creativitàche è possibile fautrice di bellezza ed armonia.

Se ci riusciremo, oltre a contribuire acostruire, quasi certamente, un equilibriopiù armonico con tutti gli esseri viventi econ il pianeta, forse potremo trovare

quella “pietra occulta” che risiede nel nostrocuore e da cui potremo ripartire, per iniziare acostruire noi stessi predisposti ad intraprenderequello che credo possa essere il nostro veroviaggio, verso quella meta che abbiamo intuito eche poi per il desiderio di raggiungerla, abbiamobussato alla porta del Tempio.

DianaDiana

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Eden - Wenzel Peter (primi decenni ‘800)

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LLUCE

Luca Luca

VV i sono, secondo me, due aspetti importanti

da considerare riguardo al periodo solstiziale. Il primo è dal punto di vista astronomico e con-temporaneamente stagionale, ovvero terminanonel nostro emisfero le notti più lunghe dell’annoe la luce torna a superare il buio; la qual cosapotrebbe rappresentare la Luce interiore cheattraverso sforzi, meditazioni e/o aiuti dall’Altoriusciamo a toccare, a sentire, a vedere; è ancheun momento di speranza, perché comprendiamoche l’oscurità non è eterna. Il secondo punto è un po’ più particolare; ricor-do quando un maestro disse che il segno delCapricorno è situato a Sud ovvero al Mezzo-giorno, ovvero nel momento di massimo splen-

dore della Luce. Questo potrebbe significare che esisteuna Luce ancora più sottile di quella cheogni tanto troviamo dentro di noi, qual-

cosa di ancora più invisibile ed impalpabiledella Luce dell’Inverno.Questa Luce nascosta splende anche quandointeriormente sentiamo il buio, è sempre presen-te in tutte le creature, dalla più elevata alla piùdecaduta e forse, l’unico modo per percepirla èrendere il nostro essere sempre più sensibile,più calmo e più armonico. In un mare burrasco-so, per quanto ci sforziamo, non riusciamo avedere il riflesso del Sole, mentre in un quietolago di montagna possiamo….e magari dopoaver visto, amato ed ammirato il riflesso delSole nel Lago, potremmo ricevere l’intuizionedi guardare in alto, direttamente verso la Fontedella Luce Invisibile.

Luca Luca

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Solstizio - inverno

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MMAAT

Manuela Manuela

LL a nostra venerabile loggia prende nome da

Maat Dea Egiziana della giustizia e dell’ordinecosmico, era considerata personificazione del-l’armonia universale posta sulla terra ai primitempi, lo Zep Tepi.E’ cosa nota che gli egiziani erano attenti osser-vatori del cielo, e sulla terra, nelle costruzionidei Templi e delle Piramidi cercavano di ripro-durre l’orientamento celeste, soprattutto perquello che riguardava i cicli di sole e luna.Meno nota è la spiegazione del perché. Secondola tradizione, l’aldilà dei faraoni era tra le stel-le. In modo particolare, si trattava delle stellecircumpolari quelle cioè che non tramontanomai quelle cioè che nel Testo delle Piramidierano conosciute come le imperiture”.Il noto archeoastronomo Krupp specializzato inastronomia antica, sottolineò come gli egiziconsiderassero l’Orsa Maggiore (detta anche ilGrande Carro) la costellazione circumpolare piùnota nell’antico Regno, “con vita eterna”,immortali, imperiture, perché erano circumpola-ri. Alla sua morte, il re ascendeva al loro regnocircumpolare dal quale preservava l’OrdineCosmico”. L’ordine Cosmico cui alludevaKrupp, altro non sarebbe che quello collegatoalla Dea Maat, il più importante e fondamentaleprincipio religioso degli Egizi, raffigurato comeuna Dea con una piuma di struzzo in capo dettaanche “della verità”. Era una Dea che ricevevagrande venerazione anche da parte dei faraoniche si vantavano dell’appellativo di “predilettodi Maat”. Per non parlare dell’importanza dellaDea al momento del trapasso nell’altra vita,quando, durante la pesatura del cuore, questoveniva contrapposto al peso della Piuma diMaat.Tutto l’edificio teocratico dell’antico Egittopoggiava su Maat.

Gli Egittologi tradizionali definisconoMaat come “verità giustizia ed equili-brio”, ma non basta; essa era anche laDea dell’armonia tra il moto degli astri

nel cielo ed i fenomeni della terra. Altri egitto-logi hanno approfondito lo studio su questadivinità; si riteneva che fosse il potere di Maata regolare le stagioni e i rapporti tra uomini e ladivinità.I concetti di “verità ordine ed equilibrio cosmi-co” sono compresi nel termine Maat e la dea li

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Maat

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La Dea quindi, rappresentava l’eternoequilibrio del sorgere del Sole e del suotramontare, nonché regolava le piene delNilo da cui dipendeva la vita dell’Egitto.Mediatore tra cielo e terra era il Faraone chemanteneva l’ordine cosmico difendendo i valoridi Maat; il popolo egizio obbediva alla Deaobbedendo al Faraone.Connessa a questa credenza, era l’idea che untempo Cielo e Terra fossero uniti in armonia ecompito del Faraone, era proprio quello di con-servare tale armonia con riti e offerte alla DeaMaat, in modo da assicurare all’Egitto ottimepiene del Nilo e un generale benessere.Antichi testi Egizi risalenti al I secolo, come ilCorpus Hermeticum, esprimono appunto questosistema di credenze riti e quant’altro che impli-cava una connessione tra il ciclo degli astri,quello degli uomini e tutti gli elementi dellaterra. “DIO ha disposto le Costellazioni lo Zodiacosecondo i cicli della natura……concepito unmotore segreto (il sistema delle stelle) collegatoal fato infallibile e inevitabile, al quale tutte lecose delle vite degli uomini dalla nascita alla

distruzione finale verranno assoggettatee ogni altra cosa sulla terra verrà con-trollata da questo motore invisibile”Certo è che templi e piramidi hanno poi

oggi uno strano orientamento e collegamentiastronomici non ancora del tutto chiariti; sembraquasi potessero essere delle “macchine sacre”che permettevano a re e sacerdoti di compiere illoro incarico di salvaguardia dell’armonia cele-ste con l’indispensabile aiuto della Dea Maat.Per rappresentare il meccanismo dell’ordineceleste degli Egizi, dovremmo rappresentare unaspecie di diagramma copernicano che ha percentro l’osservatore cioè l’uomo. Non è faciledescrivere la cosmogonia egiziana, comunque sipuò pensare ad una mappa stellare circolare chemostri la cintura zodiacale delle costellazionilegate ai tre cicli solari oltre che alle principalicostellazioni decanali, come Orione e il CaneMaggiore con Sirio. Questo bordo esterno pote-va essere suddiviso in quattro parti dagli equi-nozi e solstizi, oltre ai quattro punti cardinali.Questo quadro assomiglia molto allo zodiacocircolare di Dendera. Ma i sacerdoti astronomidell’antico Egitto calcolavano anche un altro

“tempo”: registravanoun ciclo del Sole daun punto Nord Solsti-zio di estate a unpunto sud Solstizio diinverno di 365 giorni(manca quello 0,243della durata reale del-l’anno). Per correggere taleerrore registravano un“grande anno solare”di 1.506 anni relativoal solstizio di estate eun altro di 1.460 rela-tivo alla levata eliacadi Sirio.Inoltre, e questo perme è stupefacente, unciclo di 26.000 annilegato alla precessio-ne degli equinozi che

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Costellazione del Cane minore

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si spostava da sud a nord,Ma a Dendera vi sono disegnati due dia-grammi; oltre quello circolare anche unorettangolare che rappresenta l’orizzonteorientale con i punti estremi Nord e Sud. Forse il tempio di Dendera era un sito astrono-mico per la registrazione dei moti stellari oforse come dicono gli egiziani per applicareMaat sulla TerraTutto ciò è solo vagamente indicativo dellecapacità degli antichi egizi; comunque sonorimasta molto colpita dalla capacità di questopopolo di rappresentare la scienza contornata dauna magnifica coreografia : in questo caso unmagnifico cielo stellato con tante stelle tutteregolarmente a cinque punte.Dendera è un monumento che non si riesce adapprezzare con una sola visita anche perché il

tempo è sempre breve e la gente è tal-mente tanta che talvolta non ti lascianeppure avvicinare per guardare bene.

ManuelaManuela

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Tempio di DenderaRappresentazioni

astrologiche2.500 a.c.

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CCconsiderazioni

d’inizio annoGianni Gianni

BB uon Anno cari Fratelli.

Oramai sono abbastanza vecchio e abbastanzastanco per essere apparentemente saggio. E perprovare a cominciare a trasmettere, come unvecchio telegrafo, alcuni stimoli, pensieri chescaturiscono dalle esperienze passate, esperien-ze non necessariamente positive e non necessa-riamente negative. Ho passato una cinquantinadi anni a sognare e continuo a sognare ancora.Male e bene è ora di scegliere! Chi parla pergrandi concetti ho la sensazione voglia soloimpressionare. Dobbiamo riconquistare la morale, il rispetto,l’educazione verso il nostro più prossimo, dalgenitore al nonno, al fratello, al compagno discuola, al professore e via dicendo.

Vogliamo altresì parlare di reintegrazio-ne? Di ritorno al padre? Rischiamo diricevere una pedata alla fine della nostranobile schiena da spedirci a far compa-

gnia a quel gran signore di Lucifero, che forse cimetterebbe in fila come ad un Rave party. Si tratta oramai di ricostruire tutto il tessuto ini-ziatico; I maestri che ovviamente sono semprestati pochi ora sono, quelli veri non quelli di untanto al chilo, ancora meno. Eppure… un desiderio in qualcuno nasce, alcu-ne coscienze tentano la ribellione. E il metodo èlì, metodo che è nel contempo anche scopo. IlVitriol, perché è questo di cui si parla, è validosia per il maschio che per la femmina. Certo nonè facile alimentare la scintilla. Allora convienefare un passo indietro per fare anche un poco diordine. Il bene è luce, Divina Il male è oscurità,assenza di luce Chi controlla il male cerca laluce. Chi controlla il bene cerca l’oscurità. Aognuno la scelta. Non possiamo permetterci diprocurare dolore, male, attraverso il nostro ope-rato, nei confronti di persone colpevoli di nonpensare come noi. Tutto ciò per mezzo del con-trollo del bene, come alcuni buonisti benpensan-

ti auspicano, perché è necessa-rio ogni tanto essere cattivelli;sciocchezze! Bisogna risveglia-re il Sé per operare il più possi-bile con altruismo, controllan-do, al contrario il male, nel ten-tativo di fare il più possibile ilbene. Stabilito che fare, o il male o ilbene, è una scelta estremamenteimportante per capire se sivuole salire o scendere. La scel-ta una volta decisa è da farsi insincerità, in purezza, se si vuolesalire. Non per far contento ilMaestro vestendoci così di velinon nostri. Il verbo, meglio leparole da usare sono: prega,cerca, fai. In altre parole unisci-ti a Dio, cerca il tuo centro eusalo come bussola, fai opereche portino equilibrio.

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Confronto tra bene e male - digitalart

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E quando, in questo processo cadi, rial-zati e, se necessario, ricomincia. Come altre volte ho detto sono stato for-tunato. E desidero così condividere alcu-ne considerazioni che ho trovato e letto anni fae che mi sono state molto utili nello mio stu-dio/viaggio, seppur imperfetto e superficiale,della Cabbalà e di me stesso, quel meravigliosoviaggio da Keter, la corona, che per mezzo delleSefiròt ci porterà a Malkhùt, il regno. DallaDivinità all’Uomo e viceversa per tentare diintuire Ein Sof, il Nulla.

Un grande Cabbalista disse che Sette sono lemeraviglie tra loro collegate che la tradizionedella Cabbalà può offrire a coloro, che, ovun-que, sono sinceri nella loro ricerca. Sette dia-manti di una corona di potenza e rivelazione checontinua a crescere e a espandersi.

La prima meraviglia che la Cabbalà offre è unavisione dell’infinito, l’Ein Sof, così sublime emaestosa come ciò che si può trovare anche inaltre Tradizioni.Questa visione non è soltanto altamente poeti-ca; è nel suo significato più alto una visione che“rivela” qualcosa dell’ineffabile mistero dicome avvenne la Creazione, una visione che ciaiuta a contemplare sbigottiti il nucleo ardentedel vulcano della potenza dell’Infinito e adascoltare le parole sconvolgenti del Ba’al ha-Zòhar, che così descrive l’inizio della Crea-zione:

All’inizio della potenza del re, egli impresse segni nello splendore in altouna scintilla di impenetrabile oscurità rifulseentro il più ascoso degli ascosidall’inizio dell’Infinito….

Con un brillante paradosso il Ba’al ha-Zòharevoca il Big Bang e va al cuore di quella danzacosmica tra materia e antimateria che i fisicimoderni solo ora stanno iniziando a capire.

La seconda meraviglia che offre la Cabbalà èuna visione di ciò che può essere chiamato il

Sacro Matrimonio, la costante fusione dimaschio e femmina, di bene e male, diluce e tenebra, attraverso la quale l’EinSof crea e continua a creare l’Universo.

Questa visione dell’Universo, che viene costan-temente creato e ri-creato dalle forze oppostedell’Uno in una danza di equilibrio, non è limi-tata alla mistica ebraica; si trova nell’anticoEgitto nel folclore di molte tribù, nella visioneinduista di Shiva e Shakti, nel grande dispiegar-si dello Yin e Yang taoista. Essa, tuttavia, è ela-borata con impareggiabile ricchezza e precisio-ne nelle opere dei più eccelsi cabbalisti. Per loroil segreto della “partecipazione” nelle infiniterisorse dell’energia divina della Creazione sta inuna conoscenza sempre più profonda di come il“matrimonio” degli opposti operi ad ogni livellodel Sé, della coscienza e della materia.

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Shiva e Shakti

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I cabbalisti credono che nessun essereumano può essere completamente divino,a meno che, come il primo Adamo, uni-sca in sé stesso la forza maschile e lasensibilità femminile, a ogni livello dell’esseree ad ogni attività. Come scrivere il Ba‘al ha-Zòhar, “il Santo Benedetto” non pone la Suadimora in alcun luogo in cui maschio e femminanon si trovino insieme.

La terza meraviglia della Cabbalà è il sistemaaperto e fluido delle dieci Sefiròt (gli archetipidivini) attraverso le quali si può immaginare l’a-zione del Sacro Matrimonio cosmico. Le diecidiverse Sefiròt rappresentano i vari stadi dellavita interiore di Dio, mentre essa si dispieganella Creazione, o la dinamica della personalitàdivina. Esse rappresentano contemporaneamenteun albero di vita, un corpo di vita androgino,completo di braccia, gambe e organi sessuali, eil corpo-spirito interiore dell’androgino umanodivino realizzato che ha, in anni di preghiera, dimeditazione e di servizio agli altri fuso in séstesso le diverse “energie” e i diversi “poteri”della presenza di Dio. Quando impariamo a con-templare le Sefiròt, prima separatamente in tuttii loro molteplici significati e poi nel loro insie-me, cominciamo ad avere una visione semprepiù chiara di come l’infinito crei ogni cosa cheesiste e, di come ciascun momento sia un’altra

rivelazione di uno o più aspetti dellosplendore dell’Ein Sof. Si arriva a realiz-zare in sé stessi questa consapevolezza.Come scrisse un grande cabbalista:

“quando aderisci alle Sefiròt lo Spirito Santodivino entra in te, in ogni sensazione, in ognimovimento”.

La quarta meraviglia della Corona della Cabbalà(è la chiave per l’incarnazione dell’amore edella saggezza divina, quella attraverso la qualele altre Sefiròt riversano il loro potere in questadimensione) è la Shekhinà, colei che dimora.Shekhinà è il nome dato, nel Talmùd e nelMidràsh, alla immanenza di Dio. Nella Cabbalàtuttavia la Shekhinà diventa qualcosa di ancorapiù grande e misterioso (niente meno, infatti dellato femminile di Dio, figlia di Binà. Binà è unadelle Sefiròt più sublimi, che manifesta la com-passione e la comprensione, e che i cabbalistichiamano “la madre divina”) madre anche diTif ’eret, la Sefirà che emana armonia e bellezzadivina. Per un cabbalista il fine della vita misti-ca è la fusione di un amore vivo e la conoscen-za del divino femminile in tutte le cose (laShekhinà) con le leggi interiori più profondedella bellezza divina e dell’ordine rappresentateda Tif ’eret. I cabbalisti credono che questafusione li/ci renda contenitori e agenti dellapotenza e della creatività divine.

Il Ba’al ha-Zòhar descri-ve come la Shekhinà, la“Regina”, sia andata inesilio con Israele, e comela missione speciale diIsraele e di tutti i singoliebrei, e ora di tutti gliuomini, sia di portare acompimento e partecipa-re alla riunione tra l’As-soluto e la Shekhinà, il“Re” e la “Regina”, il“trascendente maschile”e “l’immanente femmini-le”, così che il regno diDio possa infine nasceresulla terra.

21Informazioni e storia sull’Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato di Mitzraїm e

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Raffigurazione della discesa della Shekhinà nel tabernacolo

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Come potremo rispettare la vita e faretutto il possibile per onorarla e proteg-gerla in ogni modo se non vediamo intutte le sue manifestazioni il fulgoredella Shekhinà, la radiosità della PresenzaMaterna di Dio?

La quinta meraviglia della Cabbalà è la fertilità,l’immaginazione e la creatività della tradizionecabalistica stessa. Guardiamo allo Zòhar, Il pila-stro della Cabbalà. È scritto in un aramaico stra-vagante, polivalente e polifonico; è al tempostesso commento alla torah in una serie di medi-tazioni e visioni liriche e una sorta di romanzomistico. La sua forma unica, con il suo matri-monio di generi opposti, rispecchia quel matri-monio più solenne che ha sempre luogo nell’u-niverso, ed è la più esuberante celebrazioneimmaginabile di tutte le varietà di immaginazio-ne sacra che ci rendono vulnerabili alla rivela-zione in tutte le sue forme. Negli scritti e neipensieri cabalistici più elevati esublimi troveremo sempre questoequilibrio dinamico tra la saggezzaaccettata e la nuova scoperta, tra ilrispetto per la tradizione e la brillan-te accettazione dell’autentica inno-vazione.

La sesta meraviglia della Cabbalà èun segreto che trasforma la propriavita quando si inizia a comprenderlo:Dio non è semplicemente un esserestatico, ma anche un divenire dina-mico, Dio ha bisogno di noi comenoi abbiamo bisogno di Dio. Noi nonsiamo qui semplicemente per essere“schiavi” della volontà divina o persvanire nell’unione trascendente conessa; noi siamo qui per essere conte-nitore trasparente della sua potenza ecreatività, le membra sane e agili,attraverso le quali essa esegue la suadanza della realtà. Senza la nostrapartecipazione ispirata, consapevolee volontaria, Dio è incompleto; Dioha bisogno di noi per realizzare il

disegno divino nel e per il mondo. Siamoco-creatori attraverso la grazia di Dio,con Dio stesso. Ciò che facciamo è ciòche scegliamo influenza, di fatto, non

solo questo mondo ma anche la struttura dell’in-tero universo. Luria, sviluppando questi temi giàpresenti nello Zòhar, sosteneva che, quandol’Ein Sof si contrasse per creare uno “spazio”dentro di sé, attraverso il quale emanare la sualuce primordiale e creare la Creazione, alcunidei vasi attraverso i quali questa luce passò“s’infransero”, facendo cadere delle “scintillesacre” che furono imprigionate nella materia. Ilruolo dell’essere umano, e specialmente delmistico consapevole, è riportare queste scintillealla loro fonte originale in due forme collegatedi riparazione: il Tikkùn ha-nefesh (la riparazio-ne dell’anima) e il Tikkùn ha ‘olam (la ripara-zione del mondo); in altre parole, attraverso lapreghiera, la contemplazione e le azioni di crea-tività e di giustizia sacre.

22Informazioni e storia sull’Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato di Mitzraїm e

Memphis possono essere letti sul sito: http://www.mitzraimmemphis.org/

Ipotesi di rappresentazione delle 231 porte del sepher yetsirah

ALLA RICERCA DEL SE’ ALLA RICERCA DEL SE’ - Febbraio 2017- Febbraio 2017

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Quando si inizia a comprendere tutto ciò,si apre una vita totalmente nuova!La settima e somma meraviglia dellacabala è la partecipazione alla gloriavivente della vita divina, che coloro che eseguo-no il Tikkùn con ogni aspetto del loro cuore,della mente, del pensiero e dell’essere possonogiungere a sperimentare. Il racconto più affasci-nante di questa partecipazione è la descrizione,

nello Zòhar, della morte estatica e santa(la celebrazione nuziale) di RabbiShim’on Bar Yochai:

Tutti i giorni della mia vita, ho anelato di vede-re questo giorno.Ora il mio desiderio è coronato da successo.Questo giorno stesso è coronato.Ora voglio rivelare parole alla presenza del

Santo Benedetto;tutte queste parole ornano il mio capocome una corona…Ho visto che tutte quelle scintillerisplendevano dalla Scintilla Suprema,mistero dei misteriTutte sono livelli di illuminazione.Nella luce di ciascuno dei singoli livelliÈ rivelato ciò che è rivelato.Tutte le luci sono collegate;questa luce a quella, quella luce a que-sta,l’una risplende nell’altra,inseparabili, l’una dall’altra.(Zòhar 3:291a; volume IX PritzkerEdition; Daniel C. Matt, Zòhar: Annotated &Explained)

Un grande Cabbalista disse che ogniparola dello Zòhar ha un angelo che sileva sopra di essa, cantando “Illumina!Illumina!”Io nell’augurarvi ancora una volta unbuon anno 2017 (che guarda caso ridottoaritmosoficamente da 1, l’inizio, il tutto)vi auguro anche di cercare di ardire diessere Illuminati.Buon Viaggio Fratelli Miei

Gianni

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Memphis possono essere letti sul sito: http://www.mitzraimmemphis.org/

Pagina miniata dello Zohar

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