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Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato di Mitzraїm e Memphis Sovrano Gran Santuario Byzantium Alla ricerca del SE’ Anno VI Luglio 2019 N.07 La presente pubblicazione non è in vendita ed è riservata ai soli membri del Rito. Stampato in proprio Viene riportata anche in Internet, sul sito dell'Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato di Mitzraïm e Memphis: http://www.mitzraimmemphis.org/

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Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato di Mitzraїm e Memphis

Sovrano Gran Santuario Byzantium

Alla ricerca del SE’ Anno VI

Luglio2019

N.07

La presente pubblicazione non è in vendita ed è riservata ai soli membri del Rito. Stampato in proprio

Viene riportata anche in Internet, sul sito dell'Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato diMitzraïm e Memphis: http://www.mitzraimmemphis.org/

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ALLA RICERCA DEL SE’ ALLA RICERCA DEL SE’ - Luglio 2016- Luglio 2016

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SOMMARIOSOMMARIO

CENNI SU COMPETIZIONE, STORIA, EVOLUZIONE, METODO, RITO, ECC. - S... G... H... S... G... M... - pag.3

MUSICA - Eva - pag.13

LA MODERNITÀ DELLA SOCIETÀ E LA LIBERA MURATORIA - Vincenzo - pag.19

RICORDI E CONSIDERAZIONI - Miriam - pag.24

SOLSTIZIO D’ESTATE 2019 - Luca - pag.30

RedazioneDirettore Responsabile: Renato Salvadeo - via Bacchiglione 20 - 48121 Ravenna

AALLA RICERCALLA RICERCA

DEL SE’DEL SE’intuizione della conoscenza e conoscenza dell’intuizione

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CCenni su competizione,

storia, evoluzione, metodo, Rito,ecc.

Il S.Il S. .. .G..G. .. .H..H. .. ..S.S. .. .G..G. .. .M..M... ..

OO gni tanto, mi vengono rivolti alcuni quesiti

riguardanti diversi problemi, storicamenteanche ben individuabili, che lascerebbero per-plessi gli osservatori interni ed esterni, solo peril fatto che si sarebbero manifestati in ambitiiniziatici.Credo sia abbastanza ingenuosupporre che chiunque siastato accolto all’interno diuna struttura Tradizionale, sisia trovato subito, come permiracolo, in condizioni dievoluzione spirituale tali, dadominare in piena coscienzaogni esigenza materiale checaratterizzi la vita. A volte, non certo per pochi,occorre tutta un’esistenza perriuscire a progredire corretta-mente solo di qualche passo. In qualche malaugurato caso,le iniziazioni subite risulte-rebbero pressoché inutili ed ivestimenti esibiti sarebberosolo semplici mascheramenti.Mi spiego meglio con qual-che esempio. Potrebbe acca-dere che si possa sottovaluta-re la spinta alla competizio-ne, immaginando di poterlaimbrigliare facilmente a se-conda delle necessità, nono-stante che tragga energia dallivello profondo, genetico; unsimile convincimento potreb-

be svelarsi pericolosamente sbagliato.Infatti, normalmente, l’interazione biolo-gica tra vari soggetti che frequentano ungruppo (per cui le potenzialità di uno

potrebbero non trovare corretto sviluppo a causadella presenza degli altri) dipende direttamentedalla limitazione delle quantità di risorse dispo-nibili, spesso riscontrabili nella costruzionestrutturale, intraspecifica, dello stesso gruppo. Quindi, la competizione umana, collegata nonsolo all’ambito animale, non è quasi mai unfenomeno semplice e/o diretto; comunque devetener conto fondamentalmente del noto ruolo diselezione naturale.A fronte di qualche obiettivo materiale da con-quistare, come conseguenza organizzativa,gestionale (la si evidenzia spesso nel caso in

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Competizione - lotta, 1^ sc.d.c.

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cui, per una sorta di ipotesi democratica,si proceda ciclicamente con tornate elet-torali, ma esiste anche nelle forme piùaristocratiche), è possibile osservareinterferenze variamente aggressive, visto ilristretto numero di possibilità a disposizione;vanno comprese tra queste anche quelle secon-darie che non sembrerebbero troppo appetibiliper i “predatori” più agguerriti, per altro quasisempre interessati solo ai bersagli più importan-ti.Infatti, è bene rammentare che non solo gli ele-menti “alfa” competono.Si dovrà quindi prendere in considerazione lapossibilità che i membri dello stesso gruppogareggino anche senza accorgersene, per usu-

fruire più o meno piacevolmente dellerisorse formative ma soprattutto dellacollocazione strutturale che l’architettu-ra di una specifica struttura potrebbe

offrire allo sviluppo psico-fisico e sociale diognuno.La competizione interspecifica potrebbe alterareinevitabilmente l’armonia di una comunità equindi l'evoluzione spirituale dei suoi compo-nenti che si trovassero coinvolti in situazionipassionali. Queste, intese come situazioni emo-tive di eccitazione, slancio, impeto, impulso, alivelli eccessivi, si presentano anche “cupide”.In tali evenienze, si tratterebbe di un desideriointenso, ardente, incontrollabile, di possederequalcosa; forse solo di onori, potere, ma anche

di altri soddisfacimenti.Così, spostando il punto di vista sulle con-seguenze in ambito spirituale, ci si potreb-be ritrovare a vedere il tutto contaminatodalla passionalità competitiva, spesso intri-sa d’invidia e da tanto altro.Magari nei soliti salotti culturali (ma nonsolo), potrebbe apparire normale ma noncerto virtuoso, saggio, illuminato, esibirsiimmaginando addirittura chi possa esserepiù evoluto, più potente, più santo, ecc. alfine di accedere prima degli altri al Regnodei Cieli. Parimenti, allorché la personalità fosse per-vasa da desideri molto intensi, per diversistimoli (compresi i traumi infantili), volen-do ottenere “quanto si brama” (in effettipoco spirituale ma solo molto materiale), sipotrebbe essere disponibili a prendere inconsiderazione qualsiasi mezzo da metterein pratica; nessuno escluso, a livello di pen-siero e di parole ma anche delle azioni, sele circostanze lo permettessero.Ovviamente, la situazione si presenterebbeantitetica alla necessità evidenziata piùvolte dalla nostra modulazione formativa;ovvero di conoscersi profondamente, recu-perando la semplicità d’approccio allarealtà percepita, simile a quella dei fanciul-li (situazione analoga in ambito ermetico,spesso conseguente alla fuoriuscita con

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Allegoria dell’Invidia - Jacob Matham, 1587

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successo, da un’esperienza di “nigredo”),che tra l’altro, anche da un punto di vistamaggiormente mistico, consentirebbeuna possibilità d’interazione con quelleemanazioni della Luce, di solito identificatecome “angeli”. Però, se pervasi da passioni, èprobabile che questa condizione venga addirit-tura disprezzata. Infatti, si potrebbe essere piùinteressati a cercare l’approvazione, l’elogio dialtri, concesso comunque con i loro parametri,al fine di riuscire a calmare, almeno tempora-neamente, una sorta di stato d’ansia. Sarebbeperò solo una situazione effimera, squilibrata daqualsiasi altro successivo impulso che richiedadi ricercare un nuovo consenso; il tutto,tacitando più o meno ferocemente isegnali d’allarme provenienti dallacoscienza, allorché ci si ritrovi ad espri-mere critiche, manifestare disprezzo,evidenziare difetti altrui, senza escluderedi ingigantirli e/o inventarli.Queste potrebbero essere le situazionidove comparirebbero anche quelle predi-sposizioni a sopravvivere nella materia,meglio note come astuzia ed ipocrisia.Però, ci si potrebbe scordare che imme-desimandosi troppo nelle maschere, sitenderebbe a convincersi che non sianosolo invenzioni, ingannandosi nell’illu-sione di essere ciò che non si è e cheforse non si sarà mai. Diverrebbe però abituale anche afferma-re cose, sancire promesse, giuramentiche evidentemente lasciano il tempo chetrovano.In merito ai giuramenti, forse qualchevolta non si prenderà in prudente consi-derazione l’interazione eggregorica.Però che lo si voglia o no, esiste e per lomeno nel nostro ambito, è molto attiva.Ad ogni modo, pur di risultare “vincenti”nella competizione, si tenderebbe adaggredire gli avversari, infangandoli,sporcandoli, anche con la calunnia;magari facendo in modo che tramitequella, danni di ogni genere possano col-pirli, non preoccupandosi della scandalo-

sa confusione che si potrebbe generarenegli altri componenti di una comunità,magari unendo anche menzogne su men-zogne (tutti comportamenti molto umani

ma poco evoluti spiritualmente).Senza voler accennare ai moniti ed ai drasticisuggerimenti evangelici, riguardanti le conse-guenze per le colpevoli azioni scandalose(anche se solamente accidentali), mi permettosemplicemente di sollecitare chiunque a nonobliare le funzioni dei molteplici “guardiani”che caratterizzano la nostra Eggregora. Ripetutieventi ne testimoniano indiscutibilmente la“ruvida” ma “giusta” presenza ed operatività.

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Allegoria della “Giustizia” - Giovanni Andrea De Ferrari, XVII sc.

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Nelle varie ipotesi per quanto sarebbeconseguente alle situazioni competitive,così naturali per tutti, le problematicheoltre ad essere molteplici, imporrebberoperò anche di trovare delle soluzioni.Vorrei precisare subito che il nostro Rito impli-ca, durante il tentativo di camminare sul sentie-ro che ci è stato indicato, la necessità di cercaredi non abbandonare mai nessuno che si sia“smarrito”, magari perché in qualche modoinvogliato a dedicarsi a cose più gratificanti;forse da un certo punto di vista passionale sitratterebbe di esigenze che bramano anche emo-zioni forti o soluzioni per il superamento delledifficoltà materiali, con mezzi straordinari. Ciò non vale solo per le responsabilità deiMaestri con specifici compiti a riguardo.Inoltre, allorché si riesca a ritrovare qualcunoche lo desideri veramente, anche dopo moltotempo, è sempre motivo di gioia per tutti.Ovviamente si privilegiano le modalità preven-tive. Quindi, nel limite del possibile, si operaper evitare che qualcuno si indirizzi verso pro-getti che contrastino la via in cui è stato accoltoo che si trovi in procinto di farlo (ammesso diriuscire ad accorgersene in tempo). Non a caso,in situazioni come quelle previste ad esempiodai nostri statuti (capo ventesimo di quellogenerale) e/o dai regolamenti, si tende a muo-

versi sempre con prudenza, affinché nonsi concretizzino poi conseguenze irrime-diabili ed in catena progressiva. Nel passato, ci è sempre stato suggerito

da chi ci ha preceduto, che in occasione di criti-cità, dovrebbe essere privilegiata la ricerca deldialogo ristretto solo con chi ne abbia le compe-tenze e le responsabilità (magari a due), ma senon venisse condivisa, allora si potrebbe optareper una situazione con testimoni per risolvereciò che fosse necessario.Se poi neppure quella fosse accettata, le proce-dure diverrebbero inevitabilmente rigide con levarie conseguenze facilmente immaginabili, siaper la dimensione prettamente materiale, cheoltre quella.Eppure, dovrebbe essere agevole intuire che insituazioni di accordo ed armonia, riuscendo arimuovere umilmente gli eccessi derivati daquanto ho accennato, i ritorni dal piano spiritua-le si potrebbero presentare di gran lunga piùgratificanti di quanto ci si era aspettato, richie-dendo aiuto.Spesso, accennando a ciò che potrebbe esistereoltre la materia, si è dissertato sull’ipotesi chel’ambito spirituale sia contraddistinto, prima diogni cosa, da regole di “Giustizia”. Quindi,senza azioni particolari che possano provocareanche il manifestarsi della “Carità”, tutto sem-

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Pecorella smarritaBazzaro, Leonardo

1900/02

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brerebbe muoversi solo in funzione disemplici automatismi (non sempre piace-voli). A maggior ragione, è bene ricor-darselo, potrebbe accadere di ritrovarsidi fronte ad un rigore ancora più rigido, se perqualche motivo si fosse prima usufruito perso-nalmente di benevolenza e di superamento delleregole, ma poi nei confronti di altri, non si aves-se manifestato amorevolmente, simile disponi-bilità.Mi sono permesso di dissertare su tutte questecose, perché ogni tanto, potrebbe capitare adognuno di dimenticarsi di essere semplicementeun umano che tenta di accedere ad ipoteticherealtà che forse intuisce ma che non conosce,mentre continua a dibattersi concreta-mente nelle esigenze naturali, complica-te dalle regole sociali, magari sempre piùlontane ed aliene da quelle comunqueineludibili, predisposte da Madre Natura. Poiché accenno spesso al nostro metodo,confermo ancora una volta che è desu-mibile solo dai Rituali (maschili o fem-minili) di ogni Camera e dalla fre-quentazione ai Lavori. Quindi è inutilecercare libri, libretti o “bignami” variper tentare di facilitarsi il compitoTutt’al più, potrebbero essere un pocoutili, i vari articoli pubblicati sullenostre modeste riviste. Ribadisco ancheche non si tratta solo di una questioneculturale, in modo da riuscire a decodifi-carne la scrittura simbolica per la qualeperò (è bene non sottovalutarlo), sarebbenecessario dotarsi contemporaneamentealmeno dei rudimenti minimi di cono-scenze riguardanti Alchimia, Kabbalah,Astrolo-gia, ecc.Occorre anche o soprattutto l’evoluzionedello stato dell’essere, senza la quale,ben difficilmente si sarà in grado di cam-biare i punti di osservazione, elevandosida quelli profondamente materiali,avvolti da veli che impediscono ogni“vera” osservazione e quindi l’acquisi-zione della Conoscenza che seppur sog-gettiva, favorisce la continuità di quella

piccola o grande interazione (concreta,sempre con riscontri oggettivi) che lepersonali caratteristiche consentiranno,magari facendo emergere anche partico-

lari carismi (difficili da descrivere da chi nefosse gratificato, ma osservabili nelle loro mani-festazioni anche da soggetti esterni, sufficiente-mente attenti).Ad ogni modo, una coerenza con tutta questavirtuosa applicazione, mi sembra di poterlanotare anche negli articoli che i Fratelli e leSorelle pubblicano nelle nostre modeste rivisteper condividere qualche pensiero. In diversicasi, a distanza di anni, i punti di vista sembranoessersi modificati piacevolmente; spesso come

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Pagina dal trattato di alchimia di Raimondo Lullo (XVI secolo)

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conseguenza delle esperienze vissute.Quindi, il metodo sembrerebbe funziona-re efficacemente sotto la guida spiritualedella nostra Eggregora. A proposito dimetodo, colgo così ancora una volta l’opportu-nità per chiarire, comunque sempre in modorispettoso, riguardo ad altre vie, come il nostroRito non debba però essere confuso, in alcuncaso, con quelli di Memphis-Misraïm derivatida ciò che John Yarker mise a punto tra lafine dell’800 e l’inizio del ‘900.Ciò per alcuni motivi che erano già stati precisa-ti più volte in diverse pubblicazioni anche daGastone Ventura. Ovvero, in prima istanza, questi trarrebbero ori-gine da quelli “creati/inventati” da GiambattistaPessina nella seconda metà dell’800 per il suo

Rito di Memphis a Catania. Rituali cheben poco avevano a che fare conl’Originalità di quelli di Marconis deNegre, legittimamente praticati a

Palermo.Questi Rituali ebbero poi un’evoluzione aNapoli dove fondendosi con un’altra costituzio-ne del Pessina, riguardante il suo Rito diMisraïm (mentre al contrario, quello originale edifferente, faceva riferimento, sin dalla secondametà del ‘700, ai Principi De Sangro, a Caglio-stro, ai Principi di Caramanico, al Cavalierd'Aquino, ecc.), produsse una prima versionedel cosiddetto Memphis-Misraïm rettificato.Lo Yarker che già si era relazionato con Harry J.Seymour, scambiò delle patenti con il Pessina,andando poi a costituire il suo Memphis-

Misraïm che alcuni trovarono però molto vici-no anche alle vestigia dei Rituali Massonicidello Swedemborg Emanuel, mescolate inol-tre, a diverse assonanze “Scozzesi”.Sembra che nel 1913 Theodor Reuss sia suc-ceduto allo Yarker, ma poi dopo la sua morte,tutta la struttura di quel Memphis-Misraïm siaentrata in profonda confusione.In Francia, dove i Riti Egizi “originali” nonavevano mai avuto grande fortuna, a causadell’Ostilità della Gran Loggia di quellanazione, si ebbero personaggi come CharlesDetré (Tedér), Jean Bricaud, Constant Che-villon, Charles-Henry Dupont, Robert Am-belain e Gérard Kloppel, che si interessaronoa questi Riti dello Yarker.In particolare, Ambelain svolse un ruolosignificativo nella riforma dei rituali delMemphis-Misraïm; soprattutto nel 1960. Da allora, molte persone diverse, in tutto ilmondo, hanno ritenuto, a torto od a ragione,di poter fondare le proprie organizzazionirivendicando in qualche modo, la discendenzada costui, con i suoi Rituali.In effetti, non è molto chiaro perché qualcuno(allora, ma anche oggi), pur facendo cose perlo più differenti, abbia sentito e senta lanecessità di copiare/appropriarsi del nome dialtri, “originali”.E’ un quesito che si era posto ripetutamente

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Robert Ambelain

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anche Gastone Ventura negli anni ’60 e’70; ovviamente, visto il personaggio, loaveva fatto in modo non proprio ingenuo.Quindi, come si può dedurre facilmenteda queste brevissime note, il Rito di Memphis-Misraïm dello Yarker e di altri da lui derivati,in generale non ha nulla a che vedere con ilMemphis di Palermo (che al contrario era inlinea diretta con le trasmissioni di Marconis)e con il Misraïm di Napoli e/o di Venezia.Diversamente, come la storia insegna, lanostra struttura rituale (lo ripeto ancora unavolta, visti i tempi così strani) discende legit-timamente, in linea diretta, soprattutto, dalletrasmissioni “vere, originali” di Palermo,Napoli, Venezia, riunite poi con pieno dirittoe potere, da Marco Egidio Allegri nel 1945.Ho citato il Reuss solo per avere l’occasione diaccennare anche al filosofo Rudolf Joseph Lo-renz Steiner che sembrerebbe aver da lui rice-vuto nel 1906 una patente per fondare aBerlino un Capitolo ed un Gran Consiglio diMemphis-Misraïm col titolo distintivo di“Mystica Aeterna”. All’attività Massonica, Steiner associò anchequella di derivazione teosofica; società di cuifece parte con ruoli importanti a partire dal1904 ma poi, viste le inconciliabili visionireligiose, sempre più manifeste a partire dal1907 e culminate nel 1912, abbandonò quel-l’organizzazione. Giunse però a fondare l’an-troposofia per la quale occorrerebbero partico-lari approfondimenti per chi ne avesse interes-se. Spaziò in vari campi come: filosofia, socio-logia, antropologia, economia e musicologia,basandosi sulla sua "scienza dello spirito".Si dedicò anche a quella che è definita “peda-gogia Waldorf” e ad una medicina alternativa(la medicina antroposofica), oltre che all'agri-coltura biodinamica.A partire dal 1908, sembrerebbe sia entrato inconflitto con il Reuss, abbandonandolo e fon-dando un proprio Rito denominato “Massone-ria esoterica”.Pur mantenendo un doveroso rispetto per unsimile ricercatore Spirituale, mi corre l’obbli-go precisare nuovamente che il nostro meto-

do, per quanto riguarda la via maschi-le, attinge esclusivamente dai Ritualiprovenienti da quelli di Marco EgidioAllegri; diversamente, la linea odier-

na, femminile, unica ed esclusiva, fluisce dalleindicazioni di Cagliostro, dagli “aggiusta-menti” operati dal “Misraïm” di Venezia nel‘700 e nell’800 e dal risveglio operato da Ven-tura nel 1971, dopo circa un secolo di sonno.Quindi, non hanno attinenza con quanto pro-posto massonicamente da Steiner, ma neppurecon l’antroposofia, con le tecniche meditative,operative, da questa derivate e meno che maicon la Società teosofica.

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Rudolf Joseph Lorenz Steiner

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Chiunque voglia seguire la strada da noisuggerita, dovrà tenerne opportuno, pru-dente conto, in modo da non crearsi dasolo inutili confusioni unite a fibrillazio-ni indesiderate e sgradevoli della nostra Eggre-gora che se qualcuno ha osservato con attenzio-ne negli anni, si mostra sempre in modo ineludi-bile e giusto; di solito, in generale, proteggendochi lo necessita e favorendo in vari modi, l’al-lontanamento di chi può rappresentare scandaloo devianza.In merito al nostro Rito, accenno ancora unavolta, che tende a consentire la trasformazionedell’essenza personale, affinché ognuno vigilan-

do, muovendosi correttamente, con pru-denza e perseveranza, tenendo in giustoconto anche i punti di vista mistici, possaprendere coscienza dell’anima Divina;

sarebbe chiamata tale perché immaginata comeuna “parte di Dio”, in evoluzione secondo il suoineffabile progetto. Così, si deduce che non puòessere precisamente afferrata, compresa, o cono-sciuta.Similmente si potrà intuire che gli stessi concet-ti di purificazione spirituale e di reintegrazionecon la Sorgente Divina non sono affatto cosìsemplici da capire, a differenza di come qualcu-no potrebbe immaginare, limitandosi a supposi-zioni approssimate e superficiali.Rimanendo in ambito mistico, ciò che potremmoimmaginare come una forza spirituale vivifican-te, unica, non composita ma esistente su piùlivelli, che chiamiamo “anima”, sarebbe indis-solubile da ogni individuo; in qualche modo esi-sterebbe al di là del tempo e dello spazio da noiconcepito nell’ambito materiale. Però i suoiattributi come l’intelletto e le emozioni, sembre-rebbe che possano svilupparsi continuamente emutare nel corso della vita di una persona.Le diverse, particolari, qualità e facoltà sarebbe-ro manifestazioni dell’identità spirituale.Quindi, lo sarebbero l’intelletto ed i pensiericome pure i sentimenti, le parole e le azioni.Tutti potrebbero definirsi come una sorta divesti con cui l’essenza spirituale si ricoprirebbeper comunicare interiormente ed all’esterno.Però non esisterebbe una completa unione tra laveste e chi la indossi. La veste svelerebbe aspet-ti dell’essenza interiore di chi la porti, maquest’essenza e l’abito rimarrebbero due entitàdistinte e separate. Portando questo concettoall’estremo, si avrebbe che la veste, comeun’entità autonoma, tenderebbe ad influenzarechi la indossi (occorrerà tenerne prudentementeconto).Se le vesti del pensiero, della parola e dell’azio-ne, al servizio dell’anima, ne svelano le caratte-ristiche, però non si identificherebbero con essa.Sarebbero solo un modo di dare forma edespressione ad un’intuizione, un’idea, desiderioo pulsione da Lei provenienti.

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Psiche, personificazione dell'anima nella mitologia greca

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Tra le vesti esterne, la facoltà di pensaresi predispone a tradurre le ideazioni, leesigenze ed i sentimenti dell’anima nellamodalità del pensiero cosciente. Si potrebbe immaginare come una Sua canaliz-zazione per comunicare con il suo IO cosciente.Le espressioni dell’anima sarebbero anche piùintimamente correlate alla sua identità. Spessoci si riferisce a queste solo come vesti, ma ver-rebbero anche definite, in occasioni specifiche,come impianti, per definire ciò che diviene parteintegrante della personalità e dell’identità di chila possegga.In questo senso, gli attributi (il suo intelletto ele sue emozioni) divenendo strutture importanti,non esprimerebbero soltanto qualcosa di lei ma,in una certa misura, le si unirebbero al puntoche l’anima verrebbe identificata con quelli, daparte di un osservatore esterno.Gli impianti avrebbero due dimensioni; sarebbe-ro considerati come fattori isolati, quindi estrin-sechi all’anima, distinti dall’essenza che mani-festa. Però esteriormente, le vesti esteriori di pensiero,parola ed azione, si renderebbero virtualmenteindistinguibili da Lei stessa. Se gli impianti-vesti fossero però identificabilicome qualche cosa di più di una semplice cana-lizzazione tra l’anima ed il mondo esterno, si

potrebbe dedurre che la connessione fraloro scorrerebbe a livelli più profondi. Allorché l’anima si mostrasse attraversouno dei suoi attributi, assumerebbe quel-

la facoltà come specifica “personalità”. In talmodo, le caratteristiche palesate diverrebbero lasua momentanea identità. Occorre fare attenzione al fatto che sebbene l’a-nima possa esprimersi alternativamente, attra-verso uno qualsiasi dei suoi attributi, però nelmomento che ne assumesse uno come sua perso-nalità specifica, si verificherebbe tra loro unareale identificazione, nello stesso modo in cuicerti ornamenti divengono un’applicazione inte-grata al corpo che li stia indossando.Pur essendo tutto ciò un punto di vista squisita-mente mistico, credo che possa indurre ognunoad interessanti meditazioni in merito ai continuisuggerimenti (anche in chiave ermetico-alche-mica) del nostro metodo, riguardanti la neces-sità di evolvere, mutando personalità.Come si può osservare, in ogni percorso Tradi-zionale, auspicabilmente sorretto dallo Spirito econ una composizione eggregorica forte, il cam-mino si presenta sempre decisamente comples-so, ma per chi lo desideri e lo voglia veramente,diventerebbe anche progressivamente intuibile ecomprensibile.D'altronde, in un percorso “sano”, dal punto di

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L'anima fuoriesce dal corpo Luigi Schiavonetti

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vista spirituale, è importante capire cheper intendere bisogna vedere e sentire,pensare e ricordare.Ne consegue che i saggi (quelli veri)qualche volta debbono parlare agli iniziati odagli iniziandi ma soltanto per guidarli allaconoscenza, non per spiegare. Ovviamenteindicando, suggerendo, anche i possibili segnalipositivi o negativi che si potrebbero/dovrebberoincontrare, magari non sempre identici per tuttio decifrabili nello stesso modo, a causa delleelaborazioni mentali soggettive, conseguentiallo stato dell’essere ed alle esperienze fisichevissute; indicazioni importanti in quanto speri-mentate, di cui si dovrebbe tenere prudenteconto prima di “osare” qualsiasi cosa.Bisogna però fare attenzione ai personaggifasulli (di solito, abbastanza ben preparati cultu-ralmente) che nel mostrarsi, assumono solo unavuota (quando va bene) pantomima teatrale(unitamente ai vestimenti e/o all’utilizzazionedi sceneggiature atte a stupire) per mascherarsida saggi e per nascondere, tramite pronuncia-menti spesso aulici (tendenzialmente manipola-tori) e/o aggressivi, la loro reale mancanza diconoscenza, oltre alle incontenibili passioni cheli pervadono, che però per fortuna, traspaionocomunque (ad un occhio anche non troppo atten-to) nella loro quotidianità, con l’insopprimibilenecessità di esibire e soddisfare il proprio IO.Infatti, quando recitano la loro parte, ma anche

quando si mettono a dissertare su cose“strane”, per lo più inventate non solo daloro ma da altri anche nei secoli addie-tro, non è che non vogliano spiegare, ma

semplicemente non possono farlo, in quantooltre a ciò che chiunque potrebbe trovare neilibri, se lo volesse cercare veramente, non “Co-noscono” alcunché.In effetti, un Iniziato non sarebbe tale se avesseappreso qualche cosa soltanto attraverso l'inse-gnamento dei suoi Maestri che però è bene esi-stano, come è bene che ci siano i Sacerdoti diogni culto rivolto a Dio; in effetti, non sarebbemale, quando si prega, ricordarsi di richiedereche quelli veri e “sani” non vengano mai a man-care nel numero ottimale per tutti.Cercare d’intendere la parola del saggio, unavolta che sia stata pronunciata, è compitodell'Iniziato, in modo da perseverare nel volercomprendere tutti i suoi significati più segreti esoprattutto metterli correttamente in pratica,avendo poi riscontro concreto, costante, dell’in-terazione con le dimensioni oltre la materia.E’ per questo che se potenzialmente tutti gliuomini possono essere chiamati per concorrereal compimento della Grande Opera, soltanto unpiccolo numero d'eletti vi partecipano.

Il S.Il S. .. .G..G. .. .H..H. .. ..S.S. .. .G..G. .. .M..M... ..

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Formazione scolare nell’antica Roma

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MMusica

EVA EVA

NN ell’ultimo periodo, sempre più spesso, ho

sentito manifestare, da parte di partecipanti aRiti massonici, il desiderio di accompagnare latornata con un sottofondo musicale; questo miha fatto pensare al mondo delle vibrazioni e deisuoni che percepiamo ed alle influenze sulnostro stato fisico e psichico. Per poter parlare, le corde vocali vibrano eattraverso l’aria generano un suono.Per riuscirci, ci vuole un gioco di squadratra cervello, corpo e voce; il tutto richiedeforza, resistenza, controllo ed elasticità.Molti libri sono stati scritti sull’uso dellavoce, sul suo potere ed anche sull’usoimproprio che se ne può fare. E’ interessan-te osservare quanto le vibrazioni sonore,che siano emesse da noi o dalla musica,possano influire sulle altre persone e su ciòche ci circonda.Molti pensano che essere stonati dipenda daun difetto della voce quando per lo più, sitratta di un problema auditivo. Il loro orec-chio è incapace di percepire correttamente isuoni e di conseguenza il cervello non rie-sce a controllare la giusta intonazione nelcantare; il che rispecchia meglio la realtàdelle cose. La voce, così come la musica,nasce dall’orecchio e dalle informazioni nelnostro cervello. Forse, non esistono persone stonate ma solopersone che hanno bisogno di addestrare unorecchio musicale. Gli americani sono solitidire “sordo tonale”. Solo pochissime perso-ne hanno reali problematiche che impedi-scono loro di cantare o di parlare corretta-mente. Erroneamente si crede che parlare e cantaresiano due cose diverse ma tutte le proble-

matiche riscontrate da chi parla o da chicanta, sembra siano legate a scorretteabitudini vocali o respiratorie, acquisitenegli anni.

Quando si parla di cattiva respirazione, nonmolti sanno che quasi tutti respiriamo male. Inostri respiri tendono spesso ad essere corti ecoinvolgono solamente il torace mentre unarespirazione più profonda e controllata creabenefici a tutto il nostro organismo. Anche l’a-scolto della musica ha effetti sia sul nostrocorpo fisico che su quello emotivo. Quindi per tornare alla voce, dobbiamo saperlausare prendendone coscienza e approfondendola tecnica di respirazione, in modo da poterlasfruttare al meglio con benefici enormi.

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Allegoria della musica - Gaspar de Crayer, XVII sc.

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La voce è lo strumento originario ed essadefinisce la base per lo sviluppo musica-le; quindi gli strumenti musicali costruitidall’uomo sono nati, per lo più, a suaimitazione.La musica è un’estensione naturale per l’uomoche da sempre si è distinto per aver saputo crea-re canti e melodie bellissime. Per creare la musica però, dobbiamo tener contoche ci sono altri fattori da calcolare ovvero ilritmo e le emozioni che si vogliono suscitare. Un musicista sa perfettamente che su uno sparti-to non sono indicate solo le note musicali; lamusica è ritmo, emozione, un mezzo per comu-nicare. Ogni persona ha un proprio modo di sentirla, di

viverla, d’interpretarla ed è naturale chela sua scrittura si presti perfettamentealla trasmissione di contenuti simbolicida mantenere velati ai profani.

Quando viene eseguito un brano, gli ascoltatoripercepiscono il suono, l’esecutore vede la scrit-tura musicale ed un esperto che l’ascolta, anchesenza vedere la partitura, può comunque rico-struirsene un’immagine visiva. Eventuali immagini create con le note sul penta-gramma, possono essere quindi percepite soltan-to da una piccola minoranza di “iniziati”, puressendo la melodia accessibile a tutti; è unasituazione particolarmente stimolante per autoriche volessero trasmettere comunicazioni su piùlivelli anche spirituali, da far vibrare all’interno

di chi ascolta.La scienza dice che nell’Universo tutto èenergia in vibrazione. Il ritmo vibratorio diun oggetto, compreso il corpo umano, sichiama risonanza; un suono è “la vibrazio-ne di un corpo elastico che si trasmetteall’elemento circostante (aria) e si propagaattraverso condensazioni e rarefazionimolecolari periodiche a onda, vibrando persimpatia non solo con gli strumenti dellastessa nota, ma anche con multipli e sotto-multipli della sua frequenza.”Il suono che ascoltiamo quindi, è ciò cheviene generato interattivamente dall’atti-vità selettiva, risonante tra cervello e vibra-zioni esterne. Tale interazione avviene nelquadro delle sincronizzazioni possibili conle frequenze udibili tra 20 e 20.000 Hz(Cicli/sec). Quindi il cervello, tramite gliorgani sensoriali, va cercando attivamentele vibrazioni e le trasforma in sensazionisonore tramite un processo di riconosci-mento mnemonico. Nel mondo esternoinfatti non ci sono suoni ma solo vibrazioniche il cervello tramuta come sensazionisonore, comprensibili.È noto che la musica aiuta a strutturare ilpensiero, l’apprendimento e le abilità lin-guistiche ma non solo, anche quelle mate-matiche e spaziali, influendo sullo svilupponeurale soprattutto in giovane età.

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Party musicale - Rembrandt, 1626

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Degli studiosi nel 1993, hanno messo inevidenza il così detto “effetto Mozart”.Con l’ascolto delle Musiche delCompositore Austriaco l’organismo èinfluenzato, modificando lo stato emotivo, fisi-co e mentale in modo da rafforzare i processicreativi dell’emisfero destro del nostro cervello.Saper ascoltare buona musica influisce sul modoin cui percepiamo lo spazio-tempo e ciò condu-ce ragionevolmente a favorire le capacità diapprendimento. Le alte sonorità martellanti, allimite dell’udibile e prive di sinergie tra ritmi edarmonie, tendono inesorabilmente a favorire losquilibrio della mente.Fin dall’antichità, è stato studiato il rapportomatematico tra i suoni e l’impatto che generava-no nell’ascoltatore e nella psiche; la nascita del-l’armonia e della melodia avvenne proprio daquesti studi che generarono le scale musicali,composte dalle celebri sette note (do, re, mi, fa,sol, la, si) e le tecniche attraverso le quali veni-vano distribuite le frequenze nella combinazio-ne dei suoni.La frequenza con cui è intonata una canzone èimportante non solo per la piacevolezza dellastessa, che influisce sulla sfera emotiva, masoprattutto per la risonanza che genera con la

biologia dell’ascoltatore, impostata suspecifiche proporzioni. Alcune frequenzeinfatti, stimolano la mitosi cellulare e lacoerenza neurale che vedremo in seguito,

e sono proprio queste frequenze che avrebberodiritto a diventare standard. Gli standard di oggi prevedono un’intonazionediversa da quella suggeritaci dalla natura stessae sostenuta dai Pitagorici e dai Greci (Pitagora ePlatone che considerava tutto l’Universo comecostituito da sequenze di suoni, fondamentaliper la vita), nonché dai grandi maestri dellamusica classica; infatti lo standard attuale èbasato sull’intonazione del “LA” a 440 hz inve-ce del naturale 432 hz. La corsa all’acuto iniziòcon le bande militari ai tempi di Wagner (con undiapason da 440 Hz a 450Hz), e fu frutto diun’analisi approfondita delle reazioni che ilsuono suscita in chi lo percepisce. Determinate alte frequenze, stimolano il cervel-lo ad innalzare il livello di determinate onde, unaumento esponenziale dello stato Beta, (latosinistro del cervello), provocando ansietà,aggressività, cosa utile ai militari dell’epoca pertenere le truppe in uno stato di sovraeccitazione;la stessa procedura, molto più estesa e scientifi-camente studiata fu adottata dai nazisti (ma non

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Mozart

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solo), che utilizzarono musiche, intona-zioni vocali e ritmiche atte a controllaree dirigere le truppe e le persone, tenden-do ad una sorta di controllo di massasonico.Questa teoria è spesso ribadita per dimo-strare come quel periodo storico e soprattuttoquell’ambito, fosse disarmonico e sbagliato madobbiamo tener conto anche del fatto che Hitler,in quanto profondo estimatore del grande com-positore Richard Wagner, avesse deciso di sce-gliere il “La” a 440 hertz come intonazione uffi-ciale germanica solamente perché Wagner e laScuola Romantica impiegavano proprio questaintonazione.Quindi, perché la scelta di intonare la scalamusicale proprio sul “La” a 432 Hz condurrebbe

ad uno stato di benessere? Secondo lo studioso Ananda Bosmanquesto avviene perché l’intonazione a432 Hz utilizza un linguaggio basato

sull’8 e sulla sezione aurea. La frequenza degli8 Hz, sembrerebbe un indispensabile e silenzio-so vettore ultrasonico che porta i codici dellavita; 8 Hz è il ventisettesimo sottotono “DO”dell’accordatura a 432 Hz. Questa frequenzanon è udibile dall'uomo ma lo sono le relativearmoniche e cioè 72 Hz, 144 Hz, 256 Hz e 432Hz appunto.Un’altra capacità riconducibile alla frequenza di8 Hz è quella di stimolare l’epifisi o ghiandolaPineale, al rilascio di somatropina, che stimolalo sviluppo dell'organismo umano, promuoven-

do l'accrescimento e la divisione mitoticadelle cellule di quasi tutti i tessuti corporei.Un’altra funzione dell’epifisi, è la produzionedi melatonina, considerato uno tra i più poten-ti sincronizzatori ormonali. – 8HZ sembrerebbe il battito fondamentaledel pianeta noto come “risonanza fondamenta-le di Schumann”.– 8HZ è la frequenza su cui opera la molecoladel DMT una sostanza prodotta dalla nostraghiandola pineale– 8HZ è la frequenza di replicazione del DNAumano ed anche il ritmo delle onde alfa delcervello nella quale i processori paralleli sonosincronizzati per lavorare insieme.-Dalle leggi di Keplero si sa che l’arrangia-mento planetario del nostro sistema solaresegue la scala di sintonia DO a 256 Hz, e que-sti ultimi sono persino un’ottava all’internodel Frattale Triangolare di Sierpinski.Tutte tesi molto interessanti e comprovate dastudi odierni molto dettagliati ma credo nonsia facilmente dimostrabile che in antichitàfosse l’unica frequenza usata, in quanto pro-babilmente non esistevano strumenti adatti amisurarla. Forse dobbiamo concentrarci piùsull’armonia e sulla reazione soggettiva deivari ascoltatori e delle intenzioni nell’usaredeterminate frequenze.La musica non è solo un grande strumento dirappresentazioni simboliche ma, nella sua es-

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Richard Wagner

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senza, assume una forte connotazionematematica. E senza la matematica nes-suna forma o struttura potrebbe essererecepita. Dalla scoperta dei rapportimatematici che regolano ogni armonia sonora,Pitagora col suo Monocordo, dettò alcuni princi-pi morfologici, che divennero presto i principidi ogni arte. In particolare, i rapporti armonicivennero usati per edificare gli edifici sacri, cosìche anche in Grecia, l'architettura non fu solofatta di rapporti tra numeri e geometrie maanche di rapporti armonici. Con gli armonicipitagorici si raggiunge la sezione aurea di ogniforma, e con gli accordi musicali attestano al"Numero" la valenza di principio cosmologico euniversale. Il numero, infine, definisce i canonidi Proporzione e d'ArmoniaUn altro importante concetto è quello di riso-nanza o meglio “risonanza simpatetica”: tuttociò che è armonico con una determinata vibra-zione, risuonerà assieme ad essa. Questo signifi-ca che se percuotiamo un diapason (forcellametallica che genera una nota standard) ad unadeterminata frequenza e lo avviciniamo ad unaltro diapason impostato alla stessa frequenza,questo comincerà a vibrare “per simpatia” emet-tendo lo stesso suono senza essere percosso.Questa è anche la “leggedell’attrazione”L’essere umano è uno stru-mento acustico che emanadeterminate frequenze chesono in grado di far vibrareper risonanza simpateticaaltre frequenze simili, attiran-dole a lui. Il pensiero stesso,è energia in vibrazione; nederiva che emozioni positiveaventi una determinata fre-quenza, attireranno probabil-mente eventi positivi nellanostra vita. Questa descrizione mi fa pen-sare alla nostra Eggregora.L’Eggregora è un’entità col-lettiva, un insieme di energiapsichica messa in vibrazione

e formata dal pensiero di tutti gli indivi-dui appartenenti ad un raggruppamento,ad un popolo, ad una religione, ad unordine. Le vibrazioni emesse da un pen-

siero tendono a riprodursi ogni qualvolta incon-trano un altro corpo mentale, tendono a farnascere in esso una vibrazione simile a quellaoriginaria. Gli effetti benefici di canto e musica sono statiampiamente dimostrati anche nell’ambito eccle-siastico: un esempio su tutti il canto gregoriano.È un canto che si avvale di un ritmo analogo aquello del respiro e si dice contenga tutte le fre-quenze della voce umana; si crea quindi, un’ar-monia, tra la frase cantata e il respiro del cori-sta.Per questo è una musica che favorisce la medita-zione, l’interiorizzazione delle parole cantate;possiede un effetto psicologico e fisiologicomolto profondo: la respirazione si calma e ilbattito cardiaco rallenta.In passato erano cantati quasi esclusivamente inmonodia, ovvero melodia singola e all’unisono;per poterlo fare ci doveva essere un’armonia euna connessione profonda tra i membri del coroproprio come per le Eggregore.Se guardiamo più indietro all’antichità, notere-

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Canto Gregoriano

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mo che gli egiziani risultano forse ilprimo popolo ad utilizzare strumentimusicali in modo sistematico, la maggiorparte dei quali adibito ad un uso rituale.Il segno geroglifico per la musica è lo stesso delbenessere e della gioia, infatti nell’antico Egittoera un’arte tenuta in altissima considerazione,era essenzialmente religiosa ed aveva un ruolofondamentale nella vita dei templi. All’interno di tombe di privati, negli affreschi enei bassorilievi di luoghi di culto, gli archeologihanno scoperto numerose scene di musicisti chesi esibiscono di fronte alle divinità. Non è raro,

infatti, vedere immagini nelle quali è raf-figurato il faraone che comunica con undio attraverso il canto, accompagnato dastrumenti musicali.

Il più interessante strumento, ancora in uso, è ilsistro: il suo corpo vibrante è costituito dalcorpo stesso dello strumento. Era sacro alla dea Iside, la quale è ritenutainventrice dello strumento, ed alla dea Hathor. È uno strumento in metallo, con una parte aforma di ferro di cavallo, con un manico e delleaste; il suono viene prodotto scuotendolo. Ilnumero e lo spessore delle lamelle flottanti ne

definisce e caratterizza l'altezza e l'inten-sità del suono; un suono che resta comun-que indeterminato, e cioè senza una preci-sa connotazione tonale. Era per lo più suonato dalle donne all’in-terno dei templi, durante le feste dedicatealla dea Hator e il suo suono aveva il pote-re di scacciare il male e le forze negative. Dopo le ricerche personali effettuate, misento di affermare prudentemente che lamusica è un desiderio naturale, essenzialeper l’essere umano il quale da semprericerca suoni, tonalità e vibrazioni che loemozionino e gli trasmettano qualcosa. Inambiti iniziatici e religiosi, il suo scopo èquello di elevare la coscienza e di permet-tere un contatto con il divino; se abbiamogli strumenti adatti per il nostro percorso,dovremmo imparare ad usarli con cogni-zione di causa. In mancanza di tali correttipresupposti, l’alternativa è proprio l’im-mergersi solamente in quel silenzio inte-riore ed esteriore che ci viene raccoman-dato sin dal grado d’Apprendista.

EVA EVA

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Hathor suona un sistro.

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LLa modernità della società e

la libera muratoria

VINCENZO VINCENZO

LL a società nel suo aspetto generale viene con-

siderata un’autonoma entità a cui appartengonopersone della stessa famiglia evolutiva. Occorreperò precisare che esiste una società ed unaumanità che purtroppo non seguono le stesseprerogative. Di fatto, se la società è stabilizzatanel presente divenire, l’umanità si sviluppasempre più verso un perfeziona-mento. Nella vita della società,l’uomo possiede in sé la compo-nente ereditaria ossia quella “psi-chica”. Il temperamento con ilconseguente carattere sembrereb-bero il frutto dell’esperienzaacquisita e introiettata nel corsodel tempo. Sia il temperamento,che lo sviluppo caratteriale,divengono la base della persona-lità del soggetto.Nell’approfondire questa ipotesi,secondo la visione esteriore delmondo, richiamando gli aspettidella psicologia junghiana, l’uo-mo nella sua caratterialità filtre-rebbe le scelte e le azioni deri-vanti da esso, determinando l’e-stetica del desiderabile dell’inde-siderabile.A Noi Liberi Muratori, nell’attodella stesura del testamento ini-ziatico nel Gabinetto di Rifles-sione, oltre a quello prioritario,straordinariamente importante ri-

volto a Dio, si presenta un serio interro-gativo ed esattamente: “cosa dobbiamo aNoi stessi e all’umanità?” Personalmente, credo che dovremmo cer-

care di rivedere la nostra intima evoluzione delSé, comprendendone la particolarità spirituale emorale, nell’essere prima di tutto uomini dibuoni costumi, che in piena libertà agisconoanche in difesa del principio del nostro voleressere cittadini esemplari. La forma del nostro“essere” si acquisisce non solo con il saper vive-re in famiglia e la conseguente educazione rice-vuta sul piano pedagogico, sociale, pur adeguan-dosi malsanamente in un modello di civilizza-zione spesso violenta e violentata a causa dell’e-mergere dell’individualismo più marcato. Attraverso l’azione pedagogica, l’insegnamentodi principi e conoscenze, sottesi ad una formaindividuale di vita, si potrebbero indagare i sin-goli elementi costitutivi e nello stesso frangente

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Un’allegoria della Vanità da cui sono stati tratti alcuni simboli per il gabiletto delle riflessioniHarmen Steenwijck, 1640

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i legami che sussistono tra loro. Di fatto, la pedagogia non si interrogasulla loro validità, quanto sul modo diriconoscerli. Con l’integralità della forzadella ragione e della forza della ragione e dellaconsapevolezza, potremmo tendere a rivedere ilgiusto perfezionamento anelato nell’Uomo diDesiderio. Nell’excursus della nostra tradizio-nalità, intendiamo indagare sempre più suglistrumenti e metodi che risultano al giorno d’og-gi adeguati, al fine di rendere la nostra inizia-zione un model-lo identificato e identificabileanche in un contesto “profano”, con un effettoorientante alle necessità dell’uomo in evoluzio-ne, in un mondo sempre più distratto e incapacedi rendere coerenti i principi dell’essere. Nellospecifico, come ben riportato nelle pagine intro-duttive dei principi adottati del nostroVenerabile Rito, ci si prefigge proprio questopassaggio di perfezionamento individuale, affin-ché l’uomo possa anelare la propria serenità nel

raggiungere il giusto equilibrio tra microe macrocosmo. Questo ci porta semprel’attenzione sul fatto che spesso è pro-prio la società ad esercitare sull’indivi-

duo azioni sconfortanti e compiacenti. Infatti,quelle scoraggianti sono proibitive e dirompentiper l’individuo, anche a causa della predomi-nanza ambiziosa di certe “classi dominanti” chetenderebbero nel tempo, al loro esclusivo benes-sere, mentre quelle condiscendenti rappresente-rebbero per lo più, i plus valori della politica,arte e religione individuabili nel fondamento delcorpus culturale dello sviluppo della società.Nell’ampio e dibattuto complesso di questiequilibri, l’Uomo al centro della società, sem-brerebbe vivere tra dinieghi e appagamenti svi-luppando concretamente una variopinta diver-sità culturale. Si comprende di conseguenza, chele diversità culturali-economiche e sociali getta-no le priorità differenziative, proprio a secondadel tipo di evoluzione acquisita. Se nel XIX

secolo il cosiddetto capitalismo espri-meva una sensibilità verso il risparmio,nel XX secolo invece riportava il desi-derio di spendere in maniera semprepiù esponenziale, creando di fatto unulteriore disequilibrio nella già preca-ria società. L’azione della forza non sempre saluta-re nel cercare di mantenere un esileequilibro, come lo riporta la storiadell’uomo, è divenuta causa del con-formismo, creando di fatto la fertilenascita dell’intolleranza e dell’isola-mento; aspetti contrari al principio diogni struttura iniziatica. Proprio inquest’ottica, l’iniziazione deve essereintesa, secondo il mio approccio, anchecome un’istituzione che deve semprefavorire il vero sviluppo di una perso-nalità in equilibrio tendente comunqueverso la Luce, in un complesso di soli-dità di ideali e di valori riconosciuticome fondamentali per raggiungeretale stabilità interiore. L’approccio alla pedagogia “muratoria”congiuntamente alla filosofia, si è sem-

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Spreco (allegoria) - Ghitti Pompeo,1672

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pre interrogata sull’evoluzione del pen-siero dell’uomo, nel suo perenne ricerca-re le risposte sull’esserci, come benstrutturato da Martin Heidegger in“Essere e Tempo”, in cui si espone il meritoriotentativo edificante per l’uomo da educare. Se lapedagogia, come scienza, ha per finalità la trat-tazione del problema educativo, anche dal puntodi vista dell’autoformazione dell’Uomo(Giovanni Gentile), la filosofia si interroga suicontenuti e sulla loro reale valenza. Antropologicamente è osservabile che variesocietà non tendono ad allinearsi con l’effettivoprogresso evolutivo, lasciando spazio al manife-starsi dell’ostracismo. Una società indifferentenel garantire gli strumenti affinché sia tangibilel’intenzione e soprattutto l’ottenimento di unequilibrio, spesso demarca le possibilità intel-lettuali con il solo obiettivo di garantire il nonribaltamento di chi assume sempre più il potereeconomico, oramai giunto al primo posto intutte le decisioni della modernità.Questo lapalissiano deterioramento morale dellanostra società, sempre più egoica, vive nell’uto-pia del progresso evolutivo oscurando un pas-saggio obbligato: “il vero essere cittadino delmondo nel realizzare l’aspetto più profondodella felicità del proprioesistere” secondo l’inse-gnamento del filosofoJohn Locke: principi in-tramontabili. Dall’analisidi queste brevi premesse,potrebbe emergere che ipilastri della nostra cultu-ra, nei suoi aspetti piùcaratterizzanti l’interio-rità evolutiva dell’Uomo,rimangono ancora nel-l’immaginario collettivoparadisi utopistici, comeper la perfettibilità dellaNuova Atlantide di Fran-cis Bacon del 1627. Oggi è tangibile la diffi-coltà dell’Uomo nel ten-tare di giungere ad un

nuovo equilibrio, diventando il vero tes-timone dell’istituzione, al fine di pensa-re, parlare, operare in modo corale per lacomunità, producendo di fatto la concre-

tezza del progresso della società, senza inutilied artificiosi livelli di disuguaglianze. L’umanità deve necessariamente favorire lo svi-luppo individuale, affinché le migliori potenzia-lità nascoste, interiori, determinino l’effettivacentralità evolutiva del nuovo crescere in armo-nia e bellezza; quest’ultimo non solo in sensoestetico. L’uomo di oggi necessità di favorevoleconsapevolezza, affinché il “verbo” non sia solocredenza per quanti non rendono il valore delLogos il principio della verità del nuovo diveni-re.Per rendere significativo questo intendimento,l’Uomo del Desiderio, dovrebbe riuscire adallontanarsi dal mix dei pregiudizi e delle illu-sioni, causa dell’impoverimento etico e morale.L’insegnamento massonico, al fine di rendereessenzialmente didattiche le caratteristiche diuna pedagogia iniziatica, deve far evolvere queiprincipi e valori sanciti dalla stessa filosofiamuratoria, che rappresentano i pilastri della for-mazione perenne dell’uomo. Riflettere da mas-soni su tale processo pedagogico-filosofico, così

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complesso, riguardante l’agire dell’uomoper l’uomo, dovrebbe essere prioritarioper concretizzare le direttrici sulle qualisi muovono le tradizionalità finalizzate aconsentire di raggiungere il superamento delproprio ego, affinché sia conquistata la libertàmorale e la verità della Grande Opera. E’ impor-tante sviluppare quella parte del Sé più interio-re, correlata all’aspetto strettamente personale eoriginale dell’uomo.

L’opera della pedagogia muratoria sifonda su una profonda conoscenza globa-le dell’uomo; poggiano su principi moltoantichi la valenza e la funzionalità che

essi rappresentano. La trasmissione iniziatica simuove in azioni costruttive del nuovo essere,attraverso la catarsi della rinascita, grazie ancheal progressivo processo di conoscenza dellarealtà definita “oggettiva” che spesso rappresen-ta un ostacolo nell’effettiva relazione con il

nuovo Sé, specchio di sé stessi e delmacrocosmo.Proprio questo fine è il fondamentodella ricerca dell’Uomo nuovo, affin-ché la ragione e la conoscenza, ovverola comprensione unita all’intuizione,agiscano sempre nel concreto svilup-po del valore interiore, allontanandoogni forma di sottomissione fattorialeche inibisca lo sviluppo del VeroEssere. L’insegnamento massonicodeve indicare i percorsi per la conqui-sta delle giuste certezze personali, perl’elevazione spirituale del Sé degliuomini, che liberamente sentono nelsempre maggiore rapporto con lacoscienza, la forza della propriaragione nell’andare anche oltre illimite dell’emancipazione sul pianoetico-morale e filosofico. L’uomomassone deve essere libero “da” perraggiungere la libertà di essere libero“di”. Solo nel momento in cui l’uomosi sarà affrancato dalla propria indivi-dualità egoica, avrà la possibilità didivenire cosciente ed edotto della pro-pria vera identità. Quest’ultima deveintendersi come una interiorizzazionedell’evento-pensiero, che si evolveparadossalmente in modo sincrono, inun manifestarsi di effetti costruttivi,magari antitetici a dei valori passati,manieristici, superficiali. Concretamente, ci potremmo/dovrem-mo muovere come in una sorta di spi-rale ascendente che, espandendosi,porterebbe sempre più ad un progres-

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Diogene cerca l'uomo - Johann Tischbein, anni '80 del XVIII sec.

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sivo ampliamento dell’essere nell’essere,affinché la ricerca di una perfezione incontinuo crescere, sia sempre infinita. L’atto pedagogico-massonico, di fatto, èuna conoscenza che agisce nel profondo, dive-nendo atto di coscienza che coinvolge l’intelli-genza, la creatività interiorizzata per la nobiltàdell’animo dell’uomo rinato. Nella profonditàdei suoi insegnamenti, la libera muratoria, permolti aspetti ritenuta la scienza dell’uomo, uti-lizza la finalità nel creare le condizioni di ricer-ca, al fine di liberare dalla forza intrecciantedell’ignoranza e dell’ambizione, la nostra Luceinteriore (il lanternino di Diogene di Sinope!).Noi in solennità teurgica, abbiamo giurato didisgregare le personali scorie, le passioni, ecc.al fine di sviluppare la progressione evolutiva

dell’uomo di desiderio. In conclusione,al fine di rendere concretamente coscien-te il “cambiamento”, l’adepto deve riela-borare la propria identità attuando un

continuo trasmutarsi in piena e totale consape-volezza della sacralità, nel renderlo armonico intre punti: 1. La relazione con il proprio Sé, 2. Larelazione con l’altro, 3.la relazione con la pro-pria coscienza-conoscenza. Dunque, il quesito testamentario è anacronisti-camente concreto sul nostro reale agire in comu-nità?

VINCENZO VINCENZO

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Diogene cerca l'uomo - Johann Tischbein, anni '80 del XVIII sec.

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RRricordi

e considerazioni

MIRIAMMIRIAM

UU n anno fa moriva John Anthony West,

meglio conosciuto come egittologo eretico.Laureato alla Betlhem University in una materiamolto prosaica, tipo amministrazione e contabi-lità, è stato per tutta la vita dedito a tutt'altro.Purtroppo l'influenza della famiglia di origine,tendente a dedicarsi a materie prati-che e utili, ha quasi sempre un esitomortale sullo spirito e l'anima dicerte persone; per fortuna questo nonè avvenuto con “JAW", come lo chia-mava il suo amico e coautoreSchoch, geologo dell'università diBoston ed in seguito laureato a Yale.Ho fatto questa lunga premessa per-ché ‘Jaw' ha desiderato per tutta lasua lunga vita un riconoscimentoaccademico ma nel mondo anglosas-sone il titolo universitario è quasiuna condito sine qua non. Ha comun-que pubblicato molti libri, di cui solopochissimi tradotti in italiano per leedizioni Corbaccio.Secondo il suo amico e collaborato-re, il pensiero fondamentale di tuttala vita è stato “gli uomini sono suquesto pianeta per uno scopo". Nelsuo testo: The case for Astrology pre-suppone che “coscienza, significatoe ordine” siano scritti nel tessutostesso della creazione in cui è postol'uomo, con responsabilità uniche einderogabili, come hanno sempre

insegnato le religioni antiche. Tutto ciòche serve a tale scopo è utile e pratico,tutto ciò che si oppone è, al limite, ilmale.

La conoscenza di questo fine dell'uomo è scien-za sacra che deve condurre alla trasformazionedel materiale e del carnale in spirituale; cosaquest'ultima che prevaleva un tempo sulla terra.Per West l'astrologia era una parte importante diquesta scienza sacra; infatti a chi ne comprendele sue leggi, svela delle linee guida per portare atermine la trasformazione a uomo spirituale dicui sembrerebbe che abbiamo diritto fin dallanascita.Per West, la nostra società occidentale, anche setecnologicamente molto progredita, sarebbe infallimento spiritualmente; infatti alla base vi èlo scientismo e il razionalismo cioè il materiali-smo, creando quella che lui chiamava la Chiesa

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Robert Schoch e John Anthony ad ovest della Grande Sfinge.

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del Progresso, dogmatica alla pari dellechiese tradizionali.West credeva in una creazione coscientee quindi che la coscienza pervade tuttol'universo e che è preesistente all'origine delnostro cosmo. Forse noi stessi siamo cervelli diBoltzmann, coscienze disincarnate o ancheincarnate che creano il mondo materiale per ren-dere manifesti e concreti i nostri sogni, le nostreazioni e le nostre idee, ma restiamo intrappolatiin questo mondo, in modo tale da dimenticarcichi siamo veramente.Però, il mondo della scienza è sempre al lavoro:Sean Carroll del prestigioso Tecnology Institute,ha affermato che qualsiasi concetto, teoria ecc.non ci consenta di avere fiducia nel metodo

scientifico ed empirico debbano essereaprioristicamente rifiutati anche se solosu basi pragmatiche. Ciò include anche i“cervelli di Boltzmann” e così dovrem-

mo scartare tali teorie ancora prima di averleesaminate.Per quanto possa sembrare orribile, non trovouna grande differenza tra tutto ciò e la mentalitàche guidava l'inquisizione spagnola; infatti, lacondanna a morte era fondata su argomentiaprioristici di “fede", stabiliti e interpretatidagli inquisitori stessi che dovevano confermareil potere della Chiesa, così come oggi sembre-rebbe accadere per il potere della cosiddettascienza ufficiale.Ci troviamo di fronte alla contrapposizione

della scienza del progresso (spessosolo prevalentemente economico), ununiverso in definitiva privo di signifi-cato e scopo, e una scienza sacra con ilsuo universo con ordine significato escopo.L'assunto fondante della scienza è ladipendenza dai “fatti materiali” a lorovolta dipendenti da altri fatti costituti-vi. Come in un campo di biglie che col-piscono altre biglie e tutto solo casual-mente, così sarebbero i fatti concretidella vita. Ad esempio, nel passatomedievale, l'universo era concepitocome un simbolo gigantesco in cuitutto era rappresentato come il riflessodella volontà divina; tale ipotesi indif-ferente alla realtà dei fatti, era interes-sata solo al principio che è alla basedel fatto. Per la mente moderna conta-no solo i fatti dissociati dal principiostesso; il razionalista nega la realtàdell'esperienza interiore e si basa uni-camente sulle prove dei suoi sensi chesono abbastanza reali solo se puòmisurarli e decodificarli con la mente.Viceversa il Medioevo definì il mondodei sensi come illusorio e unica realtàquella dell'esperienza interiore.Sebbene si credesse che la terra fossepiatta, si intuì che l'universo era un

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Ludwig Boltzmann

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mondo di valori perché quella era la suaesperienza.I nostri moderni studiosi, sup-pongono di conoscere tutto sulla struttu-ra della terra e pensano che i valori sianouna invenzione dell'uomo.Questa frase mi è sempre piaciuta molto: “Lamente medioevale ignorò i fatti del mondo fisicoe così produsse una società che era tutta catte-drali e senza servizi igienici sanitari”. La mentemoderna ignora i valori del mondo spirituale ecosì ha prodotto una società che è tutta igiene eniente cattedrali.Questo che viene chiamato progresso, di cui sirallegrano tanto i progressisti, sta creando unasocietà debole nello spirito e nella psiche. E'sufficiente riflettere sul numero dei suicidi esulla crescente richiesta di eutanasia anche daparte di persone non affette da patologie fisiche. Quella giovanissima che si è lasciata morire difame e sete, scegliendo una strada forse doloro-sa e difficile per morire, era stata sottoposta amolti trattamenti della scienza moderna ma nes-suno di essi le aveva ridato vitalità e gioia; io misono chiesta se forse una mentalità “da cattedra-le", avrebbe potuto evitare questo triste spegner-si di un'anima. West non nega certo che i fatti abbiano una certavalidità pratica in certi contesti ma non forni-

scono una descrizione del nostro mondoo di noi stessi e della nostra interiorità. Schoch ricorda che come studente dellaYale University, oltre alla laurea in geo-

logia, aveva imparato che i fatti sono ipotesi dilavoro di basso livello. I fatti sono spessocostrutti teorici. Quando la teoria cambia, i fatticambiano e le teorie vengono sostituite conmolta frequenza. Per citarne solo una: quandostudiavo al liceo scientifico, gli atomi eranosolidi e sempre identici nella stessa materia esolo qualche anno prima ritenuti indivisibili;oggi sappiamo che tutto ciò non è vero.West ha un linguaggio molto colorito e suggesti-vo; riporto questo periodo: “Nella falsa albadell'Illuminismo gli uomini credevano che attra-verso l'uso della ragione tutti i problemi poteva-no essere risolti. La ragione non poteva arriva-re al Regno dei Cieli (nella Scrittura esso nonha un luogo fisico ma si trova all'interno) equindi il Regno fu dispensato come un'illusioneprimitiva. Invece la ragione illuminista stabili-rebbe democraticamente tale regno proprio quisulla terra, una fede che portata alla sua logicaconclusione è culminata nella mistica illumina-zione di Hiroshima".E’ necessario trovare un antidoto a questo vele-no, prima che la cosiddetta razionalità “illumi-

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Le due bombe sulle città giapponesi

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ni” di nuovo drammaticamente il nostromondo e credo, non solo io, che questo sitrovi negli insegnamenti dei nostri lonta-ni antenati, nelle fondamentali credenzeche hanno pervaso l'umanità fino ad un migliaiodi anni addietro e che sono ancora mantenute inalcuni ambiti, come nelle dottrine delle societàsegrete o in ambiti molto riservati.Molte Massonerie fanno risalire la loro nascitaall'Illuminismo, cioè all'epoca della razionalità,al 1717, epoca dei lumi, ma io mi sono sempreposta il problema se a partire da un periodo sto-rico i cui valori hanno poi portato al terrore,all'ascesa del potere dei più terribili dittatori,poi a loro volta barbaramente trucidati, potessenascere un movimento veramente spiritualista.Guarda caso, anche gli innegabili valori libertà

uguaglianza e fratellanza basati solosulla razionalità e insegnati come educa-zione civica ma non interiorizzati perchésiamo nel mondo del razionale, per

imporli all'unanimità, poterono condurre allacreazione della ghigliottina. Questa era una discussione che facevamo spessocon mio padre che era stato del G.O.I.; per cui,personalmente ritengo che il vero insegnamentolo possiamo trovare solo in quei movimenti edin quegli ambiti particolari della Massoneria chericercano le loro origini in periodi molto antece-denti, come ad esempio, il Rito Egiziano.Tutte le tradizioni soprattutto quelle più antiche,predicano che lo scopo dell'umanità è di ascen-dere dal livello in cui siamo nati, ad uno supe-riore, ma non c'è nulla di automatico né esistono

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Marat, Danton, Robespierre in Avignone - Alfred Loudet,1882

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scorciatoie per nessuno. Innanzitutto, si deve riconoscere che talelivello superiore esiste così come esistela necessità e la possibilità di accedervi eche alla base di tutto c’è la volontà e il deside-rio.Qui arriviamo ad un punto cruciale: perché nonsi può neppure parlare di volontà prescindendodal libero arbitrio.Alcuni ricercatori affermavano che l'uomo nascedormendo, vive dormendo e muore dormendo, ameno che non riesca a svegliarsi e ovviamente,durante questo lungo sonno, non ha mai il liberoarbitrio che presuppone libera volontà e consa-pevolezza. Tra le tecniche che alcuni proponevano,vi erano delle danze particolari a ritmifrenetici così come atti che comportava-no particolari rischi fisici. Non dimenti-chiamo anche le danze dei dervisci cheavvengono in modo rotatorio a velocitàcrescente.Lo scopo di tutto questo, oltre a moltialtri insegnamenti, sembrerebbe quellodi far tacere un certo cervello determini-stico per permettere un risveglio dellacoscienza e un agire consapevole.Oggi anche la scienza ci può aiutare, senon altro a capire ciò che gli antichiavevano già capitoBenjamin Libet, neurofisiologo dellaCalifornia University, ha studiato perdecenni la coscienza e il libero arbitrio;ovviamente è stato molto contestato. Inpratica era riuscito a dimostrare che gliatti volontari sono preceduti da un cam-biamento del potenziale elettrico delcervello che avviene circa 500, 550 msprima dell'atto ma i soggetti diventava-no coscienti dell’intenzione 350ms dopol'inizio del mutato potenziale elettrico epoi 200ms prima dell'atto. Il processo divolizione era quindi iniziato inconscia-mente ma si poteva intervenire coscien-temente per proseguire o bloccare l'a-zione che nasce inconsciamente dainostri impulsi ed emozioni.

Questo in accordo con West ed altri, con-durrebbe ad ipotizzare che il libero arbi-trio non possa esserci dove non ci sia ilcontrollo delle emozioni.

Se le nostre azioni apparentemente intenzionalisono semplicemente determinate dalle leggi fisi-che, naturali, che gestiscono le attività delle cel-lule e della materia del cervello, allora il liberoarbitrio sarebbe una illusione: questo si potreb-be definire come determinismo naturale. Questa posizione molto cara alla Chiesa delProgresso, viene considerata a fondamento del-l'intero universo che conosciamo a tutti i livellie per tutte le questioni comprese quelle dicoscienza e di libero arbitrio.

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Benjamin Libet

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Se così fosse, gli uomini sarebbero dellesemplici macchine, dei robot senza alcu-no scopo per la vita in generale e per l'u-niversoDel resto lo stesso Libet afferma che l'assunto diuna natura deterministica del mondo osservabileche può spiegare le funzioni soggettive e glieventi, è una credenza speculativa non scientifi-camente provata. Così, come il non determinismo cioè l'idea chela volontà cosciente possa determinare azioninon in accordo con le leggi fisiche conosciute, èuna credenza speculativa non provataIn pratica, nessuna delle due posizioni è scienti-ficamente provata, ma io credo che ci sia unforte sostegno alla natura non deterministicadella coscienza e del libero arbitrio: penso all'e-videnza dei fenomeni psichici e cosiddetti para-normali che non solo esistono realmente, ma chesia in Massoneria che nel Martinismo noi stu-diamo anche attraverso i Maestri del passato checi aiutano. Dello stesso parere è Schoch che nel suo libro

“The parapsycoloy revolution” afferma:“certamente il cervello fisico e lacoscienza mentale sono certamenteintrecciati nei corpi fisico biologici che

abitiamo, ma alla fine, mente e coscienza hannoun'esistenza separata, indipendente dalla nostraesistenza fisica ( che consente la persistenzadella coscienza in qualche forma dopo la mortefisica)”

MIRIAMMIRIAM

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Mente e coscienza - arte digitale

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SSolstizio d’estate 2019

LUCALUCA

QQ uesto periodo, dal punto di vista astrologi-

co, indica l’entrata del Sole nel segno zodiacaledel Cancro, il primo segno d’Acqua, unicosegno che domicilia la Luna, quindi l’argento.Comunemente ai nati sotto questo segno, è asso-ciata una predisposizione alla sensibilità, allaricettività con frequenti evoluzioni umorali;predisposizione che forse potrebbe essere svi-luppata da chiunque, soprattutto durante questoperiodo, immergendo-si nelle profondità in-trospettive.Ciò è particolarmenteinteressante per chi simuove lungo un per-corso interiore; osser-vare e sentire le nostrepassioni, istinti, me-talli potrebbe indicarel’azione del “visitainteriora terrae”. Comunemente, quan-do un’emozione appa-re, in modo più o me-no forte, trascina lapersonale consapevo-lezza con sè, come unfiume che ghermiscel’eventuale viandante,per lo più, incauto.Se invece riusciamo adisporci in uno statodi ricettività, di pro-fondo e stabile senti-

re, potremmo, tenendoci doverosamentea distanza, osservare il fiume delle pas-sioni senza esserne catturati; cosa facileda dire (scrivere), ma difficile da opera-

re. Resta comunque una meta essenziale da rag-giungere.Di fatto, osservare con sempre maggior intensitàpotrebbe farci sentire ancora più in pericolo,ancora più vicini al coinvolgimento passionaleed al conseguente oscuramento di consapevolez-za, ma con la pratica, la parte di noi che osserva,che “sente con la mente”, potrebbe elevarsi,come un pallone aerostatico e staccarsi dalleemozioni, scoprendo di poterle “visitare” inlibertà, di poterle finalmente conoscere e perchéno, apprezzare, amare, come potrebbe fareun’artista che contempla un quadro.Allenare il pensiero, il controllo dello stesso èpropedeutico a questo passaggio, l’oggetto diconcentrazione diviene a quel punto il “sentire,osservare” le passioni; la stessa concentrazionediviene una roccia stabile in mezzo al fiume.

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Radicati nella nostra mente conosciamoprogressivamente ciò che si muove nelnostro ventre, nella nostra terra interiore;innumerevoli volte ricadremo nel fiume,ma innumerevoli volte ricostruiremo la rocciadella concentrazione/osservazione, della vigi-lanza fino a che non saremo divenuti padroni,“maestri”, di questo processo.Le influenze del quarto segno zodiacale forsepotrebbero darci una spinta, uno slancio in piùverso questa attitudine, verso questa abilità inte-riore nel ricevere, accogliere, concretizzare,seppur nel fluire continuo delle acque lunari,

che, pur essendo tutt’altro che facile, èuno dei primi passi verso la scoperta e larettifica di noi stessi.

LUCALUCA

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Segno del CancroSoldati Isabella

1984

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