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Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato di Mitzraїm e Memphis Sovrano Gran Santuario Byzantium A A l l l l a a r r i i c c e e r r c c a a d d e e l l S S E E Anno IV Novembre 2017 N.11 La presente pubblicazione non è in vendita ed è riservata ai soli membri del Rito. Stampato in proprio Viene riportata anche in Internet, sul sito dell'Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato di Mitzraïm e Memphis: http://www.mitzraimmemphis.org/

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Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato di Mitzraїm e Memphis

Sovrano Gran Santuario Byzantium

AAll llaa rr ii cceerrccaa ddee ll SSEE’’ Anno IV

Novembre2017

N.11

La presente pubblicazione non è in vendita ed è riservata ai soli membri del Rito. Stampato in proprio

Viene riportata anche in Internet, sul sito dell'Antico e Primitivo Rito Orientale Rettificato diMitzraïm e Memphis: http://www.mitzraimmemphis.org/

ALLA RICERCA DEL SE’ ALLA RICERCA DEL SE’ - Luglio 2016- Luglio 2016

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SOMMARIOSOMMARIO

CURIOSITÀ E TIMORI DURANTE IL CAMMINO - S... G... H... S... G... M... - pag.3

EQUINOZIO D’AUTUNNO, V.I.T.R.I.O.L. E SILENZIO - Luca - pag.9

ANCORA SUL V.I.T.R.I.O.L. - Giovanna - pag.12

ACCENNI VARI - Isabella - pag.15

L’UNITA’ E L’INFINITO - Alessandro Sacchi - pag.19

RedazioneDirettore Responsabile: Renato Salvadeo - via Bacchiglione 20 - 48121 Ravenna

AALLA RICERCALLA RICERCA

DEL SE’DEL SE’intuizione della conoscenza e conoscenza dell’intuizione

CCuriosità e timori

durante il cammino

Il S.Il S. .. .G..G. .. .H..H. .. ..S.S. .. .G..G. .. .M..M... ..

II niziando a leggere quanto riportato dalla

Tavola di Rubino (spesso poco conosciuta fuoridagli ambienti “dell’ermetismo”, rispetto aquella di Smeraldo) possiamo trovare: “I-Non è certissimo né verissimo quanto lamente della creatura concepisce: Incompren-sibile Vero è il Creatore. Ciò che è in alto non ècome ciò che è in basso. All’Alto la magnificen-

za della Unità, al basso la miseria dellamolteplicità, che par tutto ed è nulla.II–E poiché tutte le cose partecipanodella molteplicità esse tanto meno sono

Verità, Vita, Bene, quanto più si distanzianodall’Uno”.Così, non apparirebbe poi strano se, spostandol’attenzione sul punto di vista di alcuni ricerca-tori mistici, si deducesse che l’essenza spiritua-le, luminosa, insita nell’uomo, sarebbe la causadel desiderio di ritornare in una dimensione piùvicina a quella divina.Quindi, allorché tramite particolari condizioni(istintive oppure forzate con l’ausilio di even-tuali tecniche, senza mai scordare gli ineludibi-li, determinanti comportamenti quotidiani) l’in-tuizione personale potesse riuscire a spingersioltre molti veli e consentire di contemplare(similmente al manifestarsi di una scintilla illu-minante) ciò che in funzione di quei punti di

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Allegoria della Divina Sapienza - Andrea Sacchi , 1629-33

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vista (abbastanza comuni nei filoni kab-balistici) è collocato oltre una condizio-ne di tempo lineare, si offrirebbe allamente, probabilmente per un solo istante,una infinitesima parte di Sapienza riguardante iltessuto della stessa creazione di tutto ciò cheesiste in molteplici livelli o universi.Solo in funzione di quel desiderio luminoso edamorevole che sorge dall’anima, è possibile chela scintilla di Sapienza emanante venga “accol-ta” e resa comprensibilmente accessibile ad unaforma mentale che, costituita strutturalmenteper concepire l’esistenza solo in funzione dicanoni spazio-temporali lineari (distribuiti inrigida successione: passato, presente, futuro),possa riuscire a decodificarne quanto per leipossibile (forse pochissimo), permettendo ciòche alla fine, può essere identificata, anchenell’ambito materiale, più o meno grossolana-mente come “Conoscenza”. Ovviamente, ogni volta che accadesse, la stessaattività di decodificazione in un livello inferio-re, produrrebbe inevitabilmente l’interruzione

del contatto intuitivo, sapienziale, conquello superiore che potrebbe essere riat-tivato solo da quel desiderio interioreche in fondo è il motore della volontà,

senza la quale nessuna cosa, in nessun livello, simette in movimento per trasformarsi in azioneconcreta (buona o cattiva).Il desiderio di ritorno verso la Luce, in funzionedi queste esperienze, potrebbe arricchirsi anchedella consapevolezza “intuitiva” riguardante lapersonale infinitesima piccolezza, rispettoall’incommensurabile ed inconcepibile potenza dell’immanenza creatrice e di quanto i livelliesistenziali nella creazione, collocati oltre allamateria che percepiamo, intuiamo, siano enor-memente grandiosi e possenti.Quindi, per qualcuno non sarebbe affatto esclu-so accorgersi del sorgere di un sano timore pertutto ciò, dal momento che la scintilla di cono-scenza potrebbe far finalmente comprendere chequasi nulla gira attorno al minuscolo singolo,ma bensì per lo più accade il contrario.In tal modo, i concetti di: “sapere, osare, volere

e tacere” così spesso arro-gantemente pronunciati oscritti con faciloneria irre-sponsabile da alcuni oggetti-vamente dotati di poca sa-pienza, di comprensione equindi di conoscenza, nono-stante la presunzione di par-lare e di scrivere su cose chenon si “conoscono”, assume-rebbero caratteristica di verocoraggio, da parte di altri cheavranno percepito interior-mente il timore e la paura acausa della ripresa di co-scienza di tanta immensità,pervasa d’amore, ma retta ebilanciata da regole di giusti-zia molto rigide; delle conse-guenze impietose di questeultime si dovrebbe provarealmeno un poco di vera esana angoscia e quindi, diprudente desiderio di prepa-

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Allegoria della superbia - Jacob de Backer, XVI sc.

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rarsi adeguatamente prima di provare acamminare in qualsiasi direzione. In fun-zione di tali premesse, potrebbe essereinteressante per chiunque, cercare dicapire cosa stia cercando veramente quandopensa di bussare alla porta di una qualsiasi strut-tura che si suppone sia Iniziatica e Tradizionale.Svelare a sé stessi la genuina natura del propriodesiderio diviene essenziale, come pure èimportantissimo informarsi prudentemente sullavera essenza della struttura in cui si vuole entra-re in un determinato momento. Forse così, ci sipotrebbe probabilmente evitare almeno di per-dere inutilmente tempo (magari anni), oltre atante altre diverse cose. Di solito non facendolo,ci si accorge solo tardivamente di aver sbagliatoindirizzo, in quanto si cercava altro, nel bene enel male (opzioni sempre possibili, purtroppo) eforse, come accade qualche volta, per lo più inavanzata età, si constata che non si era affatto

interessati a ricercare un percorso diriavvicinamento a Dio, ma semplicemen-te di poter avere riscontri sociali o diappiccicarsi qualche cerotto, qualche

gratificazione psicologica per tanti mancatiriconoscimenti, forse ricercati nell’infanzia e/onell’adolescenza, anche se in coscienza si sape-va bene che non erano affatto dovuti. Però, riuscirci non è affatto semplice o scontato.E’ bene non sottovalutare questo aspetto, se ci sivuole cimentare nel tentativo di camminare epoi forse scoprire qualche cosa. Infatti, si viveper lo più reagendo istintivamente a stimoliemozionali di “piacere” o “disturbo-dolore”,altalenando in una collocazione esistenziale trail predare o l’essere vittime; quindi, pervasi piùo meno completamente da passioni collegate.Come abbiamo più volte riscontrato, la stessaformazione scolare, sociale, morale, ecc. seppurdiversificata in molteplici aspetti funzionali alle

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Donna allo specchio - Paul Delvaux, 1948

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collocazioni territoriali tipiche e partico-lari di ogni parte del mondo, unita ad unaprecisa ed unica (per ognuno) ereditàgenetica, supportano tale indirizzo com-portamentale, in funzione del quale, tentare dirispondere a dei perché posti con un punto divista differente da quello egocentrico, potrebberisultare molto “fastidioso”. Per questi stessimotivi si può osservare in qualcuno un’irrazio-nale avversità verso qualsiasi struttura religiosama soprattutto verso quella a cui magari eraostile la famiglia, oppure, purtroppo, perché si

sono incontrati personaggi affatto piace-voli (con le solite debolezze umane chenon risparmiano nessuno). In tal modo, acausa delle interazioni emotive, è evi-

dente che si confonderebbe lo Spirito Tradizio-nale insito nelle varie forme religiose, con gliindividui più o meno degenerati, coinvolti nelleeventuali strutture.Per tale motivo, il necessario fermarsi a dialoga-re con la propria coscienza, potrebbe portare amettersi in discussione per lo meno in parte (nonsarebbe male se fosse completamente) e questoconfliggerebbe drasticamente con una persona-lità materiale costruita per essere egoisticamen-te egocentrica, ma soprattutto, al di là delle infi-nite maschere (protettive od aggressive), peressere possibilmente vincente su tutto e tutti, mainevitabilmente oscurante, imprigionante, l’es-senza luminosa della propria anima; ovvero,quell’essenza luminosa che genera il desideriointeriore, istintivo, di ritornare più vicina alladimensione divina, quindi, antitetica alle cupi-dità materiali. Forse qualche volta, se si procedecorrettamente, possono aversi temporanee sen-sazioni di solitudine in mezzo alla folla degliumani che inevitabilmente, soprattutto durantele fasi di prima trasformazione, si percepiscono,anche con un certo spiacevole sgomento, quasinon più simili. Sentirsi soli, in qualche modosganciati dalle interazioni passionali che sem-bravano dominare ed accomunare tutto, non èaffatto gradevole, ma poi, se si continua diligen-temente il cammino, si inizia a percepire altro equella sensazione scompare progressivamente.Ad ogni modo, credo che se ci si pensa un poco,si possa intuire l’impossibilità da parte di unapersonalità egocentrica, egoistica, materiale, dicomprendere, a causa dei veli o dei gusci chetraggono energia da quella personalità, qualsiasicosa venga emanata dallo Spirito, recepita erisuonante nell’anima.Ciò a prescindere dall’azione di entrare in strut-ture di qualsiasi genere (se qualcuno di quelle loconsente), di subire molteplici iniziazioni e dileggere od ascoltare qualsiasi cosa riguardi unpercorso iniziatico.Sino a quando non si cambierà nel modo d’esse-

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Solitudine - Carlo Carrà, 1917

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re, in funzione del dialogo rinnovato conla propria coscienza e delle conseguentiazioni concrete, derivate da scelte consa-pevolmente coscienti, si permarrà ciechi,sordi ed ottusamente insensibili rispetto a tuttociò che non sia solo materia. Alcuni non comprendono le indicazioni simboli-che del metodo che dovrebbero acquisire; così,nonostante dichiarazioni, promesse, giuramenti,non accettano (perché in fondo non lo desidera-no e/o non ce la fanno) di mettere in pratica isuggerimenti di una struttura che li ha ricevuti(la vera qualità del loro desiderio non lo consen-te), e forse per molteplici motivi, continuerannoa fantasticare di essere divenuti ciò che potreb-bero aver letto e ciò che avrebbero immaginatodi fare, ma che non riescono in alcun modo rea-lizzare. Al fine di non indurre in possibili confusioni,

rispetto alle molteplici indicazioni meto-dologiche (anche molto diverse per ognistruttura), credo sia opportuno precisareancora una volta che l’applicazione di

una tecnica, di uno sviluppo rituale, di un’ese-cuzione teurgica non rappresentano mai un fine,ma semplicemente un mezzo per conseguire benaltro.Non costituiscono un fine neppure il manifestar-si di eventi straordinari, di talenti o di carismipersonali che sono, al contrario, da considerarsinormalmente collaterali con le molteplici diffe-renziazioni qualitative di ciascuno, se si è pro-ceduto nella corretta applicazione di quel meto-do che solo il desiderio luminoso, corroboratodalla volontà, può rendere efficace (anche o inparticolare nelle possibilità di accedere a “con-tatti straordinari” su altri livelli), mentre lavoglia di una personalità materiale, collegata

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Il Pifferaio - James Elder Christie, 1881

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all’anima materiale, bramerebbe impos-sessarsi comunque o soprattutto deglieffetti, supponendo nel delirio di poten-za, di poter comandare ciò o chi in realtànon può essere comandato, di entrare dovevuole, solamente per risolvere i problemi dellamateria per i quali ci si sente perdenti, oppureper soddisfare sempre più facilmente, i persona-li rigurgiti passionali.Per compensare le inevitabili frustrazioni psico-logiche collegate agli oggettivi fallimenti, ci sipotrebbe trasformare, oltre che in noiosi ed inu-tili “tromboni”, anche in pifferai devianti, inimprobabili “guru”, oppure (o contemporanea-mente) in insubordinati contestatori, in ribellialle regole equilibranti le strutture in cui si èvoluti impropriamente entrare (a volte, scivo-lando poi accidentalmente o furbescamente dauna camera rituale all’altra, da un grado all’al-tro), peggiorando così ulteriormente la lumino-sità del proprio stato dell’essere iniziale. Ciòpotrebbe indurre anche a conseguenze comeun’uscita volontaria o una espulsione, più o

meno drammatica, dalla struttura mate-riale e dall’egregore spirituale in cui siera stati accolti (purtroppo è una situa-zione affatto rara). Tutto ciò porta ancora

una volta a focalizzare l’attenzione sui “costi”di un percorso Iniziatico, Tradizionale.Se la qualità del desiderio porterà alla volontà dirigenerarsi e poi, auspicabilmente, di procedereoltre, è bene tenere presente che a partire dalpiano materiale, la lavorazione della pietra grez-za avrà inevitabilmente delle conseguenze. Infatti, l’eliminazione o la trasformazione dellemanifestazioni passionali più o meno cupide, aseguito di concrete e costanti scelte nella quoti-dianità, provocheranno inevitabilmente almenoall’inizio, reazioni anche forti in ambito psicofi-sico. Mi spiegherò meglio con un esempio abbastanzabanale che ho già utilizzato in altre occasioni.Se per caso, come accade non di rado anche inambienti esterni, quindi non iniziatici, per sceltecomunque etiche, si decidesse di contribuire aduna riduzione della macellazione degli animali,

smettendo di mangiarecarne, è ovvio che un

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Scolpire la pietra

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normale amante di tale alimento, inprima istanza, rinunciandovi, si trovereb-be a dover affrontare ed auspicabilmentevincere gli impulsi istintivi derivati dagliimperativi psicofisici che le vecchie “piacevoli”abitudini gli procuravano con questo tipo di ali-mentazione.Similmente, quando si opererà sulla pulizia epoi sull’incisione della pietra, si dovrà tenerepresente che tutti i quattro elementi del quater-nario alimentano i veli ed i gusci che si vorreb-bero dissolvere. L’eliminazione o la trasformazione (poca o tantache sia necessaria), dal punto di vista della per-sonalità materiale sarà un costo a cui l’IO ego-centrico si opporrà con forza, magari anche conl’aiuto di tutto ciò che emana dall’oscurità.Sarà bene non dimenticarlo mai, e forse saràopportuno riparlarne ancora, magari in occasio-ni di eventuali disamine riguardanti le possibiliinterpretazioni simboliche, collegate alle treprogressive sequenze cromatiche, tipiche del-l’alchimia.Forse, potrebbe essere anche necessario ricor-

darsi che ad un certo punto, prima o poi,ognuno potrebbe riuscire ad arrendersialla propria coscienza, rinunciando allaorgogliosa arroganza, collegata alla

cecità, alla stupidità ed alle fantasie malate,tipiche della personalità profana, poco “illumi-nata” dalla propria anima con almeno una parterivolta, al bene. In tale occasione, anche seaccadrà alla fine della vita, probabilmente neinizierebbe interiormente una nuova.Comunque, credo sia meglio che avvenga prima,decisamente molto prima della fine, per il benedi tutti.

Il S.Il S. .. .G..G. .. .H..H. .. ..S.S. .. .G..G. .. .M..M... ..

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Fine della nostra superbia- Mitelli Giuseppe Maria, 1704

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EEquinozio d’Autunno

V.I.T.R.I.O.L. e Silenzio.LucaLuca

VV erso fine Settembre si è festeggiato l’Equi-

nozio d’Autunno, uno dei due momenti dell’an-no dove la luce ed il buio sono in equilibrio...unequilibrio non statico perché progressivamenteil buio aumenterà, perlomeno in questo emisfe-ro. Se l’Estate, con il suo calore, potrebbe rap-presentare il momento di massima luce, cioè ilMezzogiorno, l’Autunno simbolicamente è iltramonto, il Sole si appresta a scendere nelleoscurità della Terra e da questo potremmo trarrequalche indizio e aiuto per la nostra ricerca inte-riore. L’iniziando è in cercadella Luce, ma para-dossalmente, la primaindicazione che trovalungo il percorso ini-ziatico è l’acronimoV.I.T.R.I.O.L. ovverovisitare la propria os-curità, la propria terra.Come se nelle pro-fondità del nostro es-sere fisico, psichico epassionale si nascondaqualcosa di preziosointimamente legato al-la Luce. Visto sotto questa otti-ca, il Sole del tramon-to, cioè l’Autunno, po-trebbe ricordare l’ini-ziato che si avvia ver-so la sua caverna inte-

riore e magari, dopo una lunga discesa,l’arrivare in fondo, toccare il Solstiziod’Inverno, trovare una scheggia d’oroche dovrà riportare in superficie; quella

superficie rappresentata dall’Alba, dall’Equi-nozio di Primavera.L’equilibrio che si trova in questo momentotemporale, ci ricorda il segno astrologico cheincomincia ovvero la Bilancia. Oltre agli strumenti presenti nell’Ara, l’iniziatoè chiamato ad interiorizzare anche l’interpreta-zione di ciò che è collegato ai simboli zodiacali,e la Bilancia è forse il segno che più rappresentail “Binario” equilibrato da un Centro; somigliaquasi al Triangolo formato dalle tre Luci, dove ipiatti della bilancia sono le due Colonne ed ilcentro della Bilancia è il vertice del triangoloovvero l’Oriente.E’ possibile penetrare l’interiorità della terracioè del nostro essere psichico e passionalesenza la bilancia? Senza il Centro? Le difficoltàche incontriamo nell’opera di rettifica interiorepotrebbero essere ben rappresentate dai duepiatti della bilancia senza un centro che li equi-

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Rapimento di Proserpina - Luca Giordano, 1684-86

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libri oppure dalle colonne del Tempiosenza un vertice, senza un polo che lepossa gestire.Secondo la mia opinione, questo momen-to, ovvero l’inizio dell’Autunno è speciale edimportante perché mi rappresenta l’inizio delladiscesa nella propria interiorità, la Scelta di cer-care, di osservare e di operare, e se mi è conces-so dirlo, simboleggia un primo passo coerente aisuggerimenti del V.I.T.R.I.O.L. Ovvero, quel: “Visita Interiora Terrae, Recti-ficando Invenies Occultum Lapidem”, in fun-zione del quale il verbo “rettificare” può assu-mere molti significati, come correggere o rad-drizzare qualcosa previamente curvo o storto. Indica come sia necessario trovare la famosa emisteriosa “pietra occulta” dopo essere riusciti avisitare le interiorità della terra. Cercando di entrare dentro di noi, nelle profon-dità del nostro essere, ovviamente troviamoostacoli di ogni genere, ostacoli appunto che ciobbligano a lavorare su di essi, come se, entran-do dentro una caverna ci trovassimo di fronte adei muri, a degli strati opachi e duri che siamochiamati a dissolvere od a sciogliere; verosimil-mente maggiori sono gli strati che interiormente

dissolviamo, maggiormente scendiamodentro di noi e progressivamente venia-mo, per così dire, premiati da un poco dichiarezza, di pace, di armonia in più.

Questa chiarezza, questa pace ed armonia sonoil Silenzio interiore, un silenzio non definitivocertamente. Scendendo si scoprono sempre deirumori, diciamo, nuovi; altri strati che bloccanoil nostro cammino. Questi rumori più sottili, tra l’altro evidenziatinel terzo viaggio dell’iniziazione, non tragganoin inganno...non sono meno pericolosi dei primirumori più grossolani, al contrario, la loro in-fluenza sulla coscienza è più penetrante, piùpotente, proprio perché più radicati, perché pro-venienti da regioni più profonde del nostro sub-conscio; chissà, forse è proprio per questo che,secondo i nostri Rituali, risulta necessaria lapurificazione col Fuoco, elemento ben più seve-ro rispetto a quello dell’Acqua. Il Silenzio profondo, quello del quarto viaggio èdifficile da raggiungere, da toccare, anche perquesto; raggiunto il silenzio intermedio sipotrebbe correre il rischio di credersi “arrivati”e di riposare sugli allori; a quel punto, gliimpulsi interiori definiti rumori hanno gioco

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La danza dei cinque sensi - William Crane (1899)

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facile nel riportarci all’esterno, allasuperficie del nostro essere, consapevolesolo del mondo esterno, dei sensi e deivari problemi legati alla vita quotidiana.La pietra occulta, quel qualcosa di indistinto,ma prezioso, che intuiamo essere presente daqualche parte dentro di noi, è probabilmentesituata nel luogo più silente del nostro essere,come se questo profondo silenzio fosse quasiuna sfera posta a protezione della “lapide occul-ta”, come se il nostro Regno interiore ci dicessein modo inflessibile: “Solo chi èdegno può raggiungere la PietraOcculta, solo chi ha imparato afare ordine dentro se stesso, asciogliere i metalli attraverso laconoscenza ed il sacrificio, puòraggiungere il Centro del Regnodov’è situata la Pietra”.Con determinate tecniche direspiro, si può ottenere un par-ziale silenzio mentale, ma lepassioni, i metalli interiori, sonosituati più in profondità dei pen-sieri ed il lavoro su di essi puòessere svolto solo attraverso laconsapevolezza; è necessarioriuscire a “vedere” le passioni,studiarle, sezionarle, capirle edinfine dominarle, anche se il ter-mine “dominare” è forse pococorretto. Pare infatti, che certepassioni, una volta conosciute afondo, abbiamo meno presa su dinoi e diventino più malleabili,meno anarchiche, come se laprofonda conoscenza di questo oquel metallo permetta poi digestirlo senza uno sforzo autori-tario, come un animale selvaticoche, dopo molto ed oculato lavo-ro per avvicinarlo e studiarlo,diventi più calmo, più mite. Cercando di osservarci semprepiù, senza pregiudizi, meditandosugli impulsi mentali ed emozio-nali che ci attraversano come un

fiume, potremmo anche diventare semprepiù sensibili a qualcos’altro di naturadifferente dalle passioni, a correntiimpalpabili, sottili e luminose che molti

Saggi hanno chiamato “Maestri invisibili”.

LucaLuca

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Virtuoso dominio di sé stessi - Francesco Celebrano nel 1767

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AAncora sul

V.I.T.R.I.O.L.GiovannaGiovanna

PP iù mi inoltro nel percorso iniziatico e più

avverto l’inderogabile responsabilità, nei con-fronti di me stessa, attraverso l’azione previstadal “V.I.T.R.I.O.L.”

Poco tempo fa ho rammentato che il sug-gerimento dell’Acronimo – fondamentodel nostro percorso – viene “donato” achiunque aspiri ad un cammino di ricer-

ca, sia esso in buonafede o meno, la decisionefinale di accettare cosa si mette a disposizionecon l’iniziazione non è scontata! Acconsentendo all’iniziazione ci si assume laresponsabilità di intraprendere -e mai si finirà-la trasmutazione delle caratteristiche individualiche non permettono di “…. ritrovare la Via cheporta al Centro…”; Il V.I.T.R.I.O.L. richiama la Terra, un elemento

pesante ma indispensabileper la generazione di un Ionuovo; Gesù disse: … se ilchicco di grano, caduto interra, non muore, rimanesolo; se invece muore, produ-ce molto frutto….” ; cosìognuno deve conoscere lapropria Terra per farvi mori-re, lasciare, tutto ciò che loappesantisce nel percorso chelo porta al Centro. L’azionerigenerante viene usualmenterappresentata come uno statodoloroso e angosciante; inne-gabilmente è pesante fatica,pesante come i metalli che siinvita a lasciare simbolica-mente fuori dal Tempio,durante il Rito, ma che esem-plificano l’attenzione costan-te che devo al mio Tempiointimo. L’essere umano ha unrapporto ambiguo con ciò chesi presenta quotidianamentesotto i suoi occhi: vede laluce ed i colori, poco o maiaccorgendosi delle ombre…eppure, attraverso esse (e losa bene chi si occupa in parti-colare di arte: architetti,scultori, pittori, fotografi), lanatura rivela le trame piùottili: il contrasto che dà il

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Donna allo specchio - Tiziano, 1515

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il senso alla luminosità.Analogamente, se riesco ad intravvederela mia ombra, se presto costante, attentaconsapevolezza delle pastoie che la miamente - quaternario – crea, ho la possibilità,accettando di guardarla in me, di poterla trasfor-mare nel suo contrario, la Luce. La domanda che nel frattempo mi sono posta èperché, malgrado l’evidente tormento di pormispietatamente allo spec-chio, devo vivere questascelta come una sofferenzaquando è provato che è ilpassaggio verso uno statomigliore di Essere ?Certamente gli ostacolisono costanti soprattutto,emblematicamente, nellepiccole cose che sono quel-le create dagli automatismipericolosi delle abitudini:un comportamento sgrade-vole con i familiari, unarisposta innervosita, inven-tare una scusa per non dareaiuto, manifestare arrogan-za… mi danno però lamisura della mia “ombra”,permettendomi, ogni voltache “inciampo”, di diventa-re più attenta e cosciente;ad esempio sul fatto che ilmodo di trattare il prossi-mo è uguale al modo in cuitratto il mio Spirito.Il mio essere saccente di-venta proporzionale al ba-ratro della mia ignoranzaperché uso pensieri di altri,di cui non ho alcun meritotranne la buona memorianozionistica, per un vane-sio appagamento o, peggio,per sopraffare o umiliarechi non ha avuto la miaopportunità o ha fatto altrescelte. Il mio modo di esse-

re arrogante può mortificare il mio pros-simo, lo stesso a cui, nello spazio Sacro,ho giurato aiuto ed assistenza; i momentidi indolenza mentale o fisica, che non

sono riuscita a vincere, li giustifico come stan-chezza o nervosismo… Quello che avverto come malinteso, fastidio,seccatura, incontrato nel quotidiano: nel lavoro, nel rapporto con gli altri, nel sociale in genere,

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Maschere e venditrice d’essenze - Pietro Longhi, 1757

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è l’occasione fondamentale per metterealla prova la solidità del mio percorsoiniziatico, la coerenza ai giuramenti fattidinanzi alle “Luci” fra cui: “…protezio-ne, assistenza e aiuto al genere umano senzaalcuna distinzione..” un impegno solenne assun-to di fronte a testimoni, ma soprattutto di frontea me e per me stessa, in quanto il genereumano… mi comprende!Tale coscienza passa per l’attenzione costantealla mia reazione di fronte a incontri casuali,confronti, notizie, confidenze, inquietudini,riflessioni.Se guardo addietro percepisco, negli avveni-menti passati, la sincronicità degli insegnamenti

che avrei dovuto comprendere e che sisono ripresentati più e più volte finchénon sono stata in grado di guardarli ecomprenderli, capendo che il dolore che

mi ha “guarita” di più, è stato il più profondo,perché mi ha donato una maggiore percezionedel mio essere nei diversi livelli.Percepisco che, proseguendo nella salita, nonsolo la pesantezza della terra è gravosa e mul-tiforme, ma sono più vulnerabile alle tempeste:con l’aria sono esposta a tutti i contatti, leinfluenze, e poi attraverso l’acqua imprevedibi-le, mutante e abissale, percepisco quanto leemozioni siano destabilizzanti, cosi che le cadu-te sono più rischiose e dolorose, giacché mag-

giori e subdole diventa-no le insidie del Sé infe-riore.Nessuno e nulla miobbliga, in definitiva, apercorrere “…la selvaoscura…” tranne la con-sapevolezza del mioben-essere finale.Mi fu chiesto: -… vera-mente vuoi … ? - diven-tare padrona del mio de-siderio comporta neces-sariamente il discerni-mento e la padronanzadella mia capacità per-sonale.

GiovannaGiovanna

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Sigillo del Vitriol con l'indicazione dei vari procedimenti alchemici, in tutto sette, dalla versione di Azoth di Basilio Valentino pubblicata nel 1613.

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AAccenni vari

IsabellaIsabella

PP er tutti noi è importante rivisitare ciclica-

mente un tema caro alla formazione del nostropercorso, ovvero: la dualità. Rimanendo supunti di vista semplici, riguardanti l’ambitomateriale, è come sempre possibile sintetizzarela percezione della vita in aspetti soggettiva-mente, sia positivi, che negativi. Per gli specialisti di determinate materie,tutto questo viene evidenziato qualitativa-mente anche dalla personale carta del cieloche sapendola leggere e decodificare, per-metterebbe di comprendere meglio le predi-sposizioni riguardanti la propria situazionefisica, psichica e tanto altro potenzialmentefavorevole oppure antagonista. Anche per i cosiddetti “profani”, si ipotiz-zerebbe così, un’utilità molto pratica delleconoscenze che si apprezzano soprattuttoquando si osserva nel proprio tema ancheda che cosa ci si deve mettere in guardia,come ad esempio da una “quadratura”,spesso definita “negativa”. Questa può rap-presentare un peso, un sacrificio, una lotta,oppure come si può rimanere vittima diqualcosa riguardante le famose tre “S”(sesso, soldi, salute), così materialmentecare a chiunque. Per un iniziato (maschio o femmina), è benecomprendere che prima di riuscire ricono-scere ed accettare consapevolmente anchele personali responsabilità in determinatesituazioni (conquista affatto facile e nonproprio scontata), sarà implicito provare adindividuarne le cause, le vere origini gene-ranti; per farlo con successo, come accadesimbolicamente durante determinate espe-rienze cerimoniali, è necessario toglierequelle bende che impediscono di vedere.

Non a caso è naturale constatare chequando capitano eventi spiacevoli, laprima domanda che ci si pone, sia:“Perché?”

Probabilmente c’è sempre una motivazione spe-cifica unita ad altre secondarie, concatenate;secondo alcune ipotesi formulate in particolaripercorsi, si ritiene che siano addirittura le perso-ne stesse, prima di nascere, a scegliere le moda-lità esistenziali che si devono sperimentare persciogliere particolari nodi, per lo più definiticome karmici. Ne conseguirebbe una visione della vita mate-riale, paragonabile ad una sorta di recinto, aduna prigione, in cui si agirebbe sempre con pos-sibilità di scelta, ma in funzione di un rigido

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Samsara - induismo - ciclo delle reincarnazioni

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programma prestabilito, probabilmentecon ciclicità ripetitiva.Diviene quindi indispensabile trovare ilmodo di comprendere sempre più appro-fonditamente le cause, accettare di vivere con iproblemi che si sono manifestati, che non sisono potuti evitare e rettificare quanto necessa-rio, per riuscire a risolvere ciò che sia ancoraoggettivamente possibile. Soltanto in questo modo, comprendendo la veranatura delle cose e di sé stessi, si potrà uscire daquella fase d’indagine interiore, ma sempre conun continuo interfacciarsi esteriore, che inalchimia viene indicata come “nigredo”. Oltretutto, grazie alle personali esperienze “vin-centi”, si potrebbe poi essere in grado di aiutarequalcun altro, ad incamminarsi nella giusta dire-zione per lui. Si può notare che il percorso alchemico suggeri-to dall’acronimo V.I.T.R.I.O.L. potrebbe, o do-vrebbe, includere tra gli strumenti da utilizzareefficacemente, senza alcun dubbio, anche l’a-strologia (non certo quella grossolana, banale, edeviante di alcuni quotidiani o di varie trasmis-sioni televisive; neppure quella degli “improv-

visati”). Una conoscenza delle tecnicheda utilizzare per poi confrontarsi con lapersonale coscienza, risulterebbe utileper riscoprirsi sempre più approfondita-

mente, per capire i propri errori ed auspicabil-mente per evitare di ritornare sugli stessi.Accettare poi i sacrifici che vengono imposti dalpunto di vista karmico e grazie al personalelavoro interiore che forse richiama l’aiuto dellaProvvidenza, potrebbe forse far guadagnare unpiccolo sconto in quel ripetersi ciclico del qualeho fatto cenno sopra, le cui possibili variazionisembrerebbero indicate, almeno in parte, anchenel tragitto evidenziato astrologicamente dallacoda e dalla testa del drago.Tutto ciò porta comunque a riprendere in consi-derazione l’istintivo desiderio di contatto conqualche cosa che non sia solo materia, che siintuisce esistere e che ci ha portato a bussarealla porta del nostro Tempio.E’ sempre questa esigenza che induce a parteci-pare correttamente ai lavori, nell’intento di con-tattare quelle entità Sottili, riconducibili allaSfera Divina. Per questo ci si predispone a pulire il proprio

Tempio interiore, secon-do le modalità suggeritedal metodo del Rito, esuccessivamente per ri-tornare nella quotidianitàpieni di energia, in mododa affrontare diversa-mente la materia, che nonsolo è pesante ma che èanche caratterizzata dauna lotta continua perchiunque: chi per la salu-te, chi per la famiglia echi per il lavoro. I “con-tatti” possibili sono pro-babilmente molteplici. Ad esempio, forse i geni-tori di molti hanno invi-tato i propri figli, soprat-tutto quando erano picco-li, a pregare rivolgendosial proprio Angelo custo-

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Simbologia dei nodi lunari - testa e coda del drago

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de. E’ interessante notare come anche inalcune camere del nostro Rito si facciacenno all’esistenza di una simile Entità(ma non solo di quella). Chi abbia seguito edapplicato correttamente i suggerimenti metodo-logici, molto probabilmente ne ha ricevuto,come previsto, guida, conforto per districarsi trai combattimenti continuamente presenti nellamateria. Il peso che portiamo, a volte sembraimpossibile da sostenere, ma chiedendo aiutocon il giusto stato interiore, si è riscontrato cheforse, proprio attraverso l’interazione conquell’entità (emanazione luminosa del SupremoArtefice, come le altre sempre previste neiRituali), soprattutto anche durante i Lavori ceri-moniali, qualcuno ci aiuterà. In effetti, se lo sifa “correttamente”, succede sempre.Ad ogni modo, il problema primario da risolve-re, per riuscire a mettere in moto qualsiasi cosacoscientemente, è quello di conoscersi veramen-te. Ad esempio, anche per vivere felicemente unrapporto di coppia nella vita quotidiana, cono-scere sé stessi è importantissimo, in piena coe-renza con ciò che viene subito indicato al neofi-ta dalla metodologia del Rito, tramite i suggeri-menti dell’acronimo V.I.T.R.I.O.L. E’ ovviamente indispensabile che anche l’altraparte, l’uomo o la donna,a seconda di quale sia ilnostro genere, debba farelo stesso lavoro di cono-scenza. Se l’altro conoscesé stesso ed anche io micapisco, allora ogni me-diazione diviene vera-mente possibile e tuttopuò funzionare meglio, inmodo armonico.E’ necessario comprende-re per entrambi, la bellez-za di fare qualcosa assie-me in modo cosciente,consapevole. Così, le duepersonalità che di solito sioppongono, magari dete-standosi, cercando di pre-

varicarsi, si riconoscono intimamentecomplementari, si uniscono amorevol-mente, altruisticamente. Quest’alchimiaspirituale è sacra ed unisce due anime.

Mentre si cerca di sviluppare tutto ciò, saràopportuno non scordare mai l’interazione trapensieri, parole ed azioni.Prendendo in esame ogni elemento, uno allavolta, non si può non accorgersi, ad esempio,dell’importanza rivestita dalla parola durante leriunioni in cui il Rituale prevede momenti teur-gici e del corrispondente necessario silenzio(interiore ed esteriore) per chi non sia ancorapreparato, magari per utilizzarla correttamente,in piena coscienza e consapevolezza.Si potrebbe immaginare il suono che riusciamoad emettere, come ad una forma di energia crea-tiva, la cui vibrazione si abbassa e diventasuono. Nel regno animale, forse solo gli uominihanno la capacità di emettere la parola articolatae complessa. In merito alla trasposizione scritta,potrebbe diventare interessante per gli speciali-sti, dissertare magari in altra occasione sullacomplessità simbolica delle forme grafiche dellelettere, degli ideogrammi e sul significato delleradici verbali come accade ad esempio nella lin-gua ebraica che diviene il fondamento per l’e-splorazione kabbalistica.

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Empatia - arte digitale

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In questa, oltre alla misteriosa e nonfacile comprensione della creazione diogni cosa, mi sembra di poter notare chespesso le tre lettere Madri si associanoanche agli elementi della Triade creatrice supe-riore, e già nel visualizzarle, ma soprattutto nelpronunciarle contemporaneamente alla visione,si può sentire la loro vibrazione. Sette lettere doppie ricordano forse, per lo menoin analogia numerica, anche la sequenza dei 7suoni, dei 7 colori, dei 7 chakra. Le 12 semplicimi possono rammentare, sempre per semplice

analogia numerica, i segni zodiacali.Eventuali convergenze simboliche sonoda analizzare attentamente. Infatti, nonsempre le analogie corrispondono alle

convergenze.Quindi ritornando al suono ed al pronunciare, adesempio, un giuramento in fase di iniziazione,sarà opportuno ricordare che così si sancisce unpatto d’onore su più piani; è bene notarlo conmolta attenzione. Quindi, in tale contesto laparola d’onore è data anche ad entità sottili,oltre che agli uomini.

E’ importantissimo rispettarla poiché, intal modo, essendo fissata al di là deltempo e dello spazio, non viene annulla-ta nemmeno in caso di interruzione nellafrequentazione dei lavori (con tutto ciòche ne consegue). Purtroppo, la nostra mente è configurataper le necessità della materia; si collocanella dualità condizionata dal tempo enon sempre intuisce le relazioni con ciòche diciamo e facciamo, in funzione diciò che può esistere oltre (sia luce, cheombra).La fatica della sopravvivenza che speri-mentiamo, si trova proprio in questo spa-zio che percepiamo con i cinque sensi enella successione temporale lineare degliavvenimenti.Per tale motivo, come ho già accennato,se qualche cosa dovesse ostacolare inmodo improprio il nostro cammino con-seguente al desiderio di ritorno, di riav-vicinamento alla sfera divina, saràopportuno chiedere “in alto” umilmentee sinceramente aiuto per i propri proble-mi, solo però (lo ribadisco) se questisono d’intralcio straordinario al persona-le lavoro interiore ed anche a cose chedobbiamo svolgere, non solo in nostrofavore, sul cammino iniziatico intrapre-so.E’ ovvia la necessità di comprenderebene come possa essere uno stato diumiltà, propedeutico per qualsiasi azioneliturgica e teurgica.

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L’Angelo custode e le Anime purganti - Stefano Magnasco, XVII sc.

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Forse, se si presta attenzione agli stru-menti che vediamo sull’Ara potremointuire perché simboleggiano qualchecosa che ricorda il lavoro di sgrossare lapietra grezza, la nostra essenza, che da pietragrezza potrebbe trasformarsi in pietra cubica. E’però necessario fare attenzione, perché quandola pietra viene sgrossata perde comunque partedelle proprietà che aveva prima; proprietà catti-ve o buone che non tornano più indietro.Per soddisfare la parte animale, gli esseri umanicome anche gli altri esseri, hanno bisogno delcibo, della riproduzione e conseguentementeanche del territorio. La maggior parte delle per-sone vive seguendo solo questo schema, agiscein base agli istinti e non sente alcuna necessitàdi fare o cercare qualche variabile a questamodalità che induce a non essere mai umili;forse neanche quando si ha paura.Per chi senta un desiderio di cercare oltre i vin-coli del quaternario, è però necessario iniziare ariconoscere bene questa materia grezza e tentaredi saperla distinguere da ciò che non lo è,intuendo finalmente che per lo più ci si è ada-giati su fantasie di altri, ma che di ciò che non èmateria non sappiamo nulla, se non qualche infi-nitesima scintilla di comprensione.Continuare ad indagare, attraverso l’intelligenzaintuitiva, alimentata dalla parte luminosa delcuore fa parte del lavoro che dobbiamo fare sunoi stessi, aiutandoci con gli strumenti che civengono suggeriti dai Rituali.Noi non siamo solo animali; esiste un’altra parteche urla dentro di noi e che vuole venire fuori daquesti veli che l’imprigionano.Attenzione, comunque, quando si comincia asgrossare, prima o poi arriva anche il problemadella scelta cosciente tra ciò che si sente bene emale; è una lotta continua.Conoscere noi stessi vuol dire, prima di tutto,conoscere la nostra parte materiale.Conoscersi per una Sibilla, può consentire didare un significato concreto a “quale fiammacustodisce” e di cui ha la responsabilità, soprat-tutto per il suo mantenimento che porta verso ildesiderio più elevato di sapienza e di conoscen-za, facendo sì che ogni parte di sé sia proiettata

verso il soddisfacimento di questo desi-derio.Se poi, in particolare, si dovesse ricopri-re un ruolo di Maestra, diverrà ineludibi-

le comprendere l’impegno volto alla trasmissio-ne della conoscenza, tramite quella fiamma chepoi dovrà albergare anche nell’eventuale inter-locutrice.Concludendo, sarà importante scoprire di avereveramente un desiderio di conoscenza, ma saràaltresì importante, se la si acquisirà, almeno unpoco, usare questa conoscenza nel modo corret-to e non volta a fini malvagi.D'altronde, il reintegrarsi della propria animanon potrà avvenire se prima non sarà accesa lafiamma che tiene vivo il desiderio di conoscen-za.Se questa “fiamma interiore” sarà assente, sirimarrà per sempre legati al proprio egoismo ealla propria carnalità.

IsabellaIsabella

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Sibilla Cumana - Michelangelo, 1508-10

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L’L’unità e l’infinito

estratto da: Principi di aritmosofia in preparazione agli studi kabbalistici

Alessandro SacchiAlessandro Sacchi

L’L’ UNITÀ

A prescindere da ogni dottrina filosofica, siparte dall’unità istintivamente, perché essa è unpresupposto di coscienza diretta, tanto nellaispezione interna quanto nella esterna. Talecoscienza è un fatto reale. Forse che ogni lettoredi queste pagine, nel leggerle, non si sente unoin sé stesso e con sé stesso e non si contrappone,non si sovrappone alle idee manifestate nellepagine stesse, per approvare o disapprovarequanto legge? Gli è che ognuno ha coscienzadella propria unità pressante, vivente, corporeae spirituale, all’atto di ogni percezione che com-pie, di ogni traccia che di sé lascia nel mondoesterno. Egli ha bensì nel tempo stesso percezio-ne e coscienza delle sue varie parti nelle lororispettive funzioni ed anche perfino (fino ad uncerto punto) può avere delle modificazioni suc-cessive del suo essere: ma tutto ciò non altera né

menoma in essola coscienza nel-la sua unità fon-damentale.E’ naturale quin-di che per l'uomoragionante l’uni-tà rappresenti unpunto d'appoggioe di partenza eduna leva di cono-scenza, resisten-te ad ogni criticae confermata dal'esperienza con-tinua del vivere edell’aver vissuto

nel tempo e nello spazio, quando pure lavita in questo piano non fosse che unaillusione.L’unità cosmica, numerica, vitale molti-

plicandosi per ripetizione nello spazio, sistema-ticamente o no, se dapprincipio non le sia prefis-so un punto determinato d’arresto ossia un limi-te, tende ad avvicinarsi sempre più all’infinitonumerico, il quale trovasi nel numero infinitospaziale non meno che nella distensione spazialegeometricamente concepita. All’unità, al nume-ro, all’infinito, all’unità che si riproduce perinseguire un infinito che sempre più si allonta-na, noi connettiamo e adattiamo le idee di spa-zio, che sono proprie del nostro piano fisico; epotremmo altrettanto adattarvi le idee deltempo, se il passato e il presente per noi esistes-sero e se il tempo potesse avere una rappresenta-zione come la geometria.Anche nel calcolo differenziale, dell’algebrasuperiore, trattandosi il concetto (spaziale) dellefunzioni, loro derivate, loro sviluppabilità seria-le e loro variabilità in vicinanza di un punto, sideve prendere necessariamente come dato dipartenza un lungo intervallo al quale si riferi-scano i concetti di punti, valori, punti limitiall’infinito, vuoi nel postulato del Dedekind,vuoi nella proposizione di Cantor; allo stessomodo che altre dimostrazioni relative al punto-limite riguardano gruppi infiniti rinchiusi inintervalli finiti. Cosi nel calcolo integrale, ossiadell’integralità delle funzioni, il cammino d'in-tegrazione, in fondo, è rappresentabile con unalinea.Se dunque nel calcolo infinitesimale non è pos-sibile neppure avvicinarsi all’infinitesimo senzaavere come punto di riferimento l’unità (e sial’unità lineare), la matematica, scienza eminen-temente spaziale, per astratta che sia nelle sueconcezioni, non può prescindere dall’unità, laquale pertanto non risponde ad un concettomeramente aritmetico. Perciò l’unità può dirsi ilnumero qualitativo per eccellenza: anzi forse, seben si vede, non è un numero soltanto, di per séstessa, ma è un’entità che può presentarsi indif-ferentemente come astratta o come concreta,determinata o indeterminata nelle sue funzioni

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o di numeratrice seriale. Autonoma persé, diventa tuttavia strumento del lin-guaggio umano, del verbo divino uma-nizzato: e cosi la decade non è se nonuna tra le più efficaci affermazioni o confermedell’unità.Stabiliamo pertanto i seguenti capisaldi: 1. che l’unità risponde al concetto ed al fenome-no spaziale 2. che risponde ad un concetto e ad un fenomenodel piano nel quale viviamo 3. che ogni sua relatività spaziale e reale non vaoltre alla relatività dello spazio stesso e dellastessa realtà nella vita 4. che ogni essere vivente ha bisogno di formar-si un concetto, per lo meno empirico, dell’unità,della sua sistemazione e seriazione nello spazio(sulla direzione dell’infinito), delle sue funzionie limiti di esse.Nel magistero del ragionamento comune (chevuol chiamarsi logica) l’unità è unità di specie,ma soltanto aritmetica: Ogni uomo è una unità,ogni donna è un’altra unità di sesso: entrambiformano una sola unità (quella della specieumana). Demograficamente e giuridicamenteparlando, la popolazione inferiore ai 21 anni èunità di età diversa dalla popolazione superioreai 21 anni; e cosi via sotto il punto di vistademografico e qualche volta giuridico, suddivi-dendo la vita in diversi periodi. Ma, se io parlodi unità umana (l’anima nel linguaggio dellepratiche), sotto questa unità comprendo l’essereumano appena nato, non meno che l’infante, l’a-dolescente, l’adulto/il maturo, il vecchio, ildecrepito, il moribondo immediatamente primache abbia reso l’ultimo respiro; ogni esserevivente insomma (più o meno vitale), finché egliviva e purché viva, a qualunque sesso apparten-ga e di qualunque età egli sia. Altra condizionenon c’è che di appartenere alla razza umana, adun dato stato o ad una data città secondo loscopo e l’estensione dei dati statistici raccolti.Questa è l’unità logica, in rapporto con un datotema dell’approvazione o del discorso o dell’e-sperienza concreta. A tale unità logica non vi èpossibilità di contrapposizione che cella quan-tità negativa, la quale non appartiene che alle

ipotesi di studio, ma non corrispondealla realtà obbiettiva delle cose.

L’INFINITOÈ possibile una rappresentazione matematicaqualsiasi dell’Infinito?L’unità spaziale, essendo lo spazio infinito, sitrova naturalmente in rapporto numerico col-l’infinito, soltanto come direzione geometrica.Avvicinarsi all'infinito per non toccarlo mi sem-bra inutile impresa, anche in tema di studi; matale è il destino della vita, della realtà della vita.Che altro potrebbe farsi? Contrarre lo spazioinfinito (dall’immensità dei mondi), il numeroinfinito (dalla progressione indefinita) per sot-toporlo alla disciplina dell’unità, che è relativae spaziale a seconda della specie alla quale siapplica il sistema numerico spaziale, è operavana e inaccessibile alle nostre, forze anch’essa:l’infinito per noi del piano fisico, non può maiessere adeguato sub specie unitatis, se non apatto di deformarlo, d’impiccolirlo, e però didistruggerlo come infinito, non in sé ma nellanostra mente.Dell’infinito si possono dare tre rappresentazio-ni geometriche, di cui una semplicemente persuperficie, per accennare al concetto spazialeche vi si può riferire sotto il punto di vista delladirezione.

1. La spirale a svolgimento continuo e senzafine, illimitato nell’infinitamente grande comesenza principio nell’infinitamente piccolo; insuperfice o in volume: concetto spaziale mistodi direzione, di distanza e di dimensione, che,completato con le secanti o segmentazionilineari di superfice o volume, finitee calcolabili A-B C-D E-F Q-H; rappresenta l’i-dea dell’evoluzione progressiva nel tempo e

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nello spazio ed accenna allo sviluppodella Storia della Scienza - della Vitapolitica e individuale.2. Una sola linea retta affiancata da pun-tini, per dimostrare che la estensione e laespressione dimensionale nello spazio non halimiti. È quasi l’infinito il quale ha per centro -l'unità - linea (—) e prolunga questa unità nell’immensità spaziale. È un’espressione che haaltro scopo e portata diversa della spirale: alladirezione cicloide della spirale che deve svol-gersi dall’alto in basso, in forma di superfice odi volume, qui corrisponde la semplice direzio-ne lineare.3. Due rette parallele che non s’incontrano mai;per quanto prolungate in un senso o nell’altro.Veramente, però, l’infinito non è nelle parallelema esclusivamente nella loro direzione e nelladirezione relativa dell’una in rapporto coll’altra.Non vi è bisogno neppure di prolungamenti pun-teggiati, perché il concetto della diade integrameravigliosamente l’assunto della equidistanzaper segmenti verticali ad angoli retti A-B C-DE-F G-H L-M.

L’infinito non è dunque quantità, numero, misu-ra, ma direzione nello spazio; non può chiudereuna serie numerica; non convertirsi in una figurachiusa, sia pur circolare. E qui diciamo aperta-mente che i vari simboli religiosi ed occultisticidell’infinito, nelle dottrine Orientali soprattuttoe anche nelle Occidentali, non soddisfano comei sopradetti alle esigenze scientifiche e soprat-tutto non soddisfano alle esigenze matematiche.Rispettiamoli, ma in questa occasione mettia-moli da parte; poiché noi ora siamo alla ricercadi una rappresentazione matematica.Nella spirale si concepisce l’idea dell’infinita-mente grande come quella dell’infinitamente

piccolo; ma di fronte all’infinito non cisono né grandezze né piccolezze, l’infi-nito è infinito. Sotto questo punto divista, la spirale offre una rappresentazio-

ne lineare e la lineare duale, che, come notammonel paragrafo antecedente, ci riporta altresì alconcetto del verbo come manifestazione oestrinsecazione della unità nel mondo dei feno-meni.L’infinito per il nostro studio aritmosofico nonha importanza se non in rapporto all’Unità; inquanto ché noi non possiamo concepirlo se nonragguagliandolo molto astrattamente a quest’ul-tima. L’infinito è un complesso, una somma diunità innumerevoli che si inseguono verso unadirezione spaziale ed anche verso più direzionispaziali in forma lineare od elissoidale sempliceod in forma lineare ed elissoidale radiante. E lostesso radio è quindi, sotto un punto di vista,una rappresentazione materiale dell’infinito.

Alessandro SacchiAlessandro Sacchi

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