24bis Aprile 2011

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Strade Nuove Redazione Strade Nuove: parrocchia San Giuseppe Artigiano. Via G.Rossa,1 71016 San Severo (FG). Anno II n. 24 - Aprile 2011

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EditorialeINDICE

Vangelo

Una domenica speciale

Giovani in festa

Sanità

Immigrazione

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pag. 7

pag. 6

pag. 5

pag. 8

EditorialeResurrezione “germoglio della Croce”

Bentornati cari amici di Stradenuo-ve, siamo a Pasqua, nella festa più importante per noi cristiani, quella della resurrezione di Gesù. Legge-vo un commento su facebook di un amico sacerdote della sardegna, che diceva: “La croce non è l’ultima parola...ma è là che la Resurrezione è già in germoglio! ...se guardi bene lo vedi anche tu!” Poche parole, ma capaci di far arrivare dritti al cuo-re il messaggio di questa Pasqua. Non fermiamoci dunque alla cro-ce, o meglio alle nostre croci, ma partiamo di lì per arrivare davan-ti al sepolcro vuoto e alla gioia della resurrezione. Questo è l’au-gurio che come giovani di Strade-nuove sentiamo di farvi per que-sta Pasqua. Vivete con gioia le vostre vite perché come diceva don Tonino Bello la croce è soltan-to una “collocazione provvisoria”.

Auguri di una felice e Santa Pasqua da tutta la redazione Strade Nuove.

Strade Nuove

Intervista

Collocazione Provvisoria

Cosa bolle in pentola???

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Il Vangelo della Domenica

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Ore 7.30 di una domenica di marzo: mi sve-glio con la consapevolezza che quella sarà una domenica importante, una domenica da non dimenticare come aveva preannuncia-to il seminarista Marco della Malva! Un po’ addormentato e un po’ pensieroso riguardo a ciò che doveva avvenire, mi avvio davan-ti alla chiesa da dove partiamo sui pulmini dell’Asl off erti dall’Art Village, con tutto il gruppo giovanissimi, Marco della Malva e alcuni genitori in direzione “Casa Divina Provvidenza” – Bisceglie per una giornata di ritiro spirituale. Arrivati, ecco vedo qualco-sa a cui non avrei mai pensato di assistere: c’erano delle persone speciali, nei cui volti traspariva dolore e nello stesso tempo gio-ia di vivere. È il canto di gioia di due ospi-ti della struttura che ha accolto il nostro gruppo, ed è stato così bello da sembrare di essere accolti come se fossimo amici di vecchia data, sebbene neanche ci conosces-simo. Poi si va a Messa, non per “ascoltarla”, ma per animarla, stando insieme agli ospi-ti, sentendoci tutti partecipi dell’Eucare-stia che si stava celebrando. Finita la Mes-sa, la suora responsabile della struttura ci ha narrato la storia di don Uva, il sacerdo-te che fondò la “Casa Divina Provvidenza”, accogliendo le persone più bisognose del

Sud, imitando l’esempio del Cottolengo di Torino. A seguire tutti abbiamo avuto una mezzora di “deserto” per meditare davan-ti alle onde del mare che si aff acciava sulla struttura. Il momento più formativo, il mo-mento I-N-D-I-M-E-N-T-I-C-A-B-I-L-E è stato il pomeriggio con le testimonianze dei due ragazzi che ci avevano accolti in mattinata, ma soprattutto di un signore anziano che con il suo cuore percorre ogni giorno una maratona, Felice, il quale ci ha insegnato cosa è il dolore. ”Il dolore è il campanello di allarme che ricorda all’uomo di essere un uomo”, riporta l’uomo sui binari della ret-ta via, permette di comprendere che l’uo-mo non può essere tutto né avere tutto, un uomo è solo un uomo. E queste parole, dette da chi non ha mai potuto camminare, da chi è chiuso in quella struttura dalla ter-za elemenatare perché rifi utato dagli inse-gnanti, fanno un certo eff etto! Non è stato un ritiro spirituale come tutti gli altri: è sta-to special, anzi c’era qualcosa di più, l’aver ricevuto una testimonianza di vita vera, vis-suta con la V maiuscola, il modello di una persona semplice da imitare per poter cam-minare interiormente sulle orme di Cristo!

Carlo del Buono

Una Domenica... SPECIALE

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Cari lettori,vogliamo parlarvi del bellissi-mo incontro che si è tenuto sabato 16 aprile, un incontro come pochi, un grande evento per i giovani, proiettato verso l’esperienza della prossima GMG che si terrà a Madrid. L’incontro è iniziato alle 19.30, davanti il Teatro Comunale G.Verdi, con l’arrivo e l’acco-glienza della croce dei giovani proveniente da Rignano Gar-ganico, ultima tappa della Pe-regrinatio Crucis. Dopo un

breve ed entusiasmante discorso da parte del vescovo a noi giovani siamo tutti pronti per partecipare ad un magnifi co ed unico evento. Dopo una piccola “marcia”, anche se con

qualche cenno di pioggia, arriviamo alla Catte-drale dove ci aspetta il fantastico gruppo dei Wakeup Gospel Project; sette stupendi ragazzi che ci hanno intrattenuto con entusiasmanti ed emozionanti canzoni. I pezzi eseguiti apparte-nenti al genere gospel erano un modo di condi-videre la propria preghiera verso il Signore. Il “concerto-meditazione” si è concluso con la partecipzione del pubblico attraverso un lungo e sonoro MY(YYYYY) LORD!La festa è fi nita con una violenta pioggia ma a noi rimarrà sempre il ricordo di un sabato unico in compagnia dei nostri più cari amici e delle personea cui vogliamo bene. Uno speciale ringrazia-mento aspetta anche alle persone che hanno organizzato tutto questo e anche all’instan-cabile fotografo, Amedeo, che hanno colla-borato a far diventare questa serata speciale.

A presto dal vostro amico

Salvatore GianniniSalvatore Giannini

Giovani In Festa

Giornata conclusiva della Peregrinatio Crucis

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Sanità

Secondo la defi nizione dell’O.M.S. la salute è “uno stato di benessere fi sico, mentale e so-ciale e non la semplice assenza di malattia o infermità, è un diritto umano fondamentale”.La ‘malattia’ non è, quindi, puro e sem-plice danno biochimico-umorale, ma coinvolge le dimensioni psichiche e spi-rituali della persona, estendendosi all’ambiente fi sico, aff ettivo, sociale e morale in cui la persona vive ed opera. Conseguentemente implica necessaria-mente una dimensione etica (dal greco antico εθος (o ήθος), èthos, “carattere”, “comportamento”, “costume”) : scelte ben precise, quindi condotte “etiche” respon-sabili o irresponsa¬bili , sono la causa di alcune patologie quali, ad esempio¬, AIDS, tossicodi-pendenze, alcolismo, tutte pato-logie che scaturiscono da scelte volonta-rie, più o meno libere dei soggetti, e dun-que conseguenza di loro comportamen¬ti.Anche scelte gestionali di chi ha la re-sponsabilità dell’altrui salute , sia in am-bito preventivo che terapeutico , sono aspetti etici rela¬tivi alla salute (etica della re¬sponsabilità); non si vuole dire certo che ogni malattia è conseguenza di “cattivi” com¬portamenti, ma non si può negare il ruolo della prevenzione che chiama in causa la buona volontà e le scel-te etiche sia individuali che colletti¬ve.I problemi di etica medica non sono solo quelli a grande risonanza emotiva quali l’autodeterminazione, il diritto al concepi-mento , l’eutanasia, l’aborto ecc , ma anche quelli che abitano, forse più silenziosamen-te e insidiosamente, la medicina del quo-tidiano, ovvero quella base della piramide socio-sanitaria dalla quale dipende gran parte della spesa pubblica. L’allocazione delle risorse è, forse, oggi la componente emergente nelle pesanti implicazioni di eti-

ca sanitaria. Decidere se destinare ingenti somme di denaro alla realizzazione di co-stosi trattamenti d’avanguardia per pochi o all’assistenza di base per molti non è deci-sione da prendere a cuor leggero; ammini-strare le risorse destinate alla sanità impli-ca altrettanta responsabilità morale poiché una non oculata gestione foriera di sprechi sottrae i necessari mezzi a disposizione dei pazienti. Una legislazione che consente l’affi damento degli incarichi per “scelta “ dei dirigenti medici non in base ad una me-ritocrazia evidente e dimostrabile, ma spes-so solo per meriti che nulla hanno a che fare con la capacità professionale e con la dedi-zione al sevizio, ha pesanti ripercussioni eti-che sia nei confronti dei medici , sia nei con-fronti degli ammalati, sia nei confronti della società in quanto determina frustrazioni, cattivi esempi con riduzione della dedizione di tutto il personale, gestione delle risorse da parte di persone non sempre all’altez-za del compiti, sprechi e calo di effi cacia.La ricerca dell’effi cienza avviene spesso a scapito dell’effi cacia e, quindi , a scapito del paziente. La normativa europea circa la valu-tazione del danno da stress è stata da poco recepita dal governo italiano ed è ancora praticamente inapplicata nel S.S.N.; non ri-spettare il giusto rapporto tra operatori di assistenza e utenza crea danno ai pazienti che non possono ricevere la giusta atten-zione, crea danno agli operatori sanitari che vivono il lavoro stretti tra la giusta richiesta di salute dell’utenza e la scarsità di mezzi che spesso va oltre il limite dell’accettabile. Non dare una prestazione sanitaria pronta ed effi cace da un lato fa diminuire il rappor-to di fi ducia medico – paziente , dall’altro crea la necessità di ulteriori cure, spesso in regime di ricovero, aggravando la carenza di risorse. E’ a tutti noto che spesso in nome

LA DIMENSIONE ETICA DELLA SALUTE

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del risparmio si sprecano ingenti risorse per opere non indispensabili che non appor-tano alcuna utilità alla “buona medicina”. Fare il bene del paziente è da sempre, e giustamente, considerato un valore irri-nunciabile. Da una concezione della salute come assenza di quel guasto della macchi-na corporea chiamato ‘malattia’, si è pas-sati a una concezione della salute come condizione armonica globale che riguarda l’intera persona nella sua dimensione spi-rituale, mentale, corporea e ambientale. La medicina non può più essere orienta-ta solo all’osservazione di processi biolo-gici , ma deve orien tarsi anche all’ascolto delle necessità psichiche ed aff ettive del paziente. Ciò comporta un inevitabile au-mento dei costi della sanità che è in contra-

sto con l’esiguità delle risorse disponibili.Presupposto irrinunciabile per una riuma-nizzazione della medicina che vada oltre la retorica delle parole è uno spirito di servizio che veda come alleato l’ammalato e in via generale il cittadino (potenziale ammala-to) che deve prendere coscienza dei propri diritti quando è ancora nel possesso della salute e che è coinvolto nella responsabilità dell’etica ogni qualvolta rinuncia ad espri-mere la sua opinione sulle scelte che poli-tici o manager, operano nella sanità ricor-dandosi dei diritti solo quando “è ammalato “ e “ troppo tardi”; anche in questo vale il principio che prevenire è meglio che curare.

dott. Fernando Floriodott. Fernando Florio

EMERGENZA IMMIGRAZIONE

Dopo che l’Unione Europea ha vacillato sul-la richiesta italiana di aiuto per quanto ri-guarda l’accoglienza degli immigrati, sono iniziati i primi taff erugli sull’isola di Lam-pedusa, dopo che i migranti hanno scoper-to che alcuni voli charter in partenza dall’i-sola non era diretto verso uno degli altri centri italiani, ma verso la Tunisia. Iniziati i rimpatri dunque, seguiti dal coro “libertà, libertà” degli stessi che hanno poi lanciato bottiglie di vetro verso le forze di polizia. La protesta è poi sfociata in un fuggi fug-gi generale dove decine di tunisini si sono arrampicati sui tetti della struttura e hanno tentato di compiere atti di autolesionismo. Una situazione a dir poco irreale. Più tar-di ancora, altri migranti hanno dato fuo-co ad alcuni materassi all’interno della struttura, ma per fortuna i piccoli fuoche-relli sono stati domati dai vigili del fuo-

co ed altri sono scappati verso le colline. Intanto gli arrivi sull’isola non si fermano. Ieri ne sono arrivati altri 225, che ha fat-to salire il numero di immigrati presen-ti sull’isola a oltre 1500. Caos e rimpatri.

da: Immigrazione.bizda: Immigrazione.biz

Iniziano i rimpatri di immigrati, Lampedusa nel caos

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Parlare oggi di immigrazione ci sembra scontato, dato che in TV ogni giorno si sentono voci di barconi che arrivano a Lampedusa, di extracomunitari che riempiono la nostra Italia, di una situazione forse diffi cile e da contenere senza però pensare che in quelle barche non ci sono solo stranieri, ma ci sono “uomini” innanzitutto, in cerca di una dignità, in cerca di una speranza di vita, perché fuggono da luoghi dove forse per loro la speranza viene raccontata come una favola.Nel nostro numero abbiamo voluto intervistare Norbert, un nostro amico africano, origina-rio della Costa d’Avorio, che per alcuni mesi è stato ospitato dalla nostra comunità.Con lui non abbiamo voluto parlare dell’immigrazione come problema, ma come semplici amici, ci siamo voluti soff ermare su quello che è il pensiero di una persona che arriva nei nostri luoghi con tutte le diffi coltà connesse.

Ciao Norbert, cosa ci racconti della tua esperienza in Italia?Io sono molto contento perché sono stato accolto in Italia. C’è una situazione che pur-troppo non mi piace tanto, in quanto c’è molta gente che vede le persone di colore come per-sone pericolose. Ma non tutti siamo uguali.Io sono venuto qui non per far del male a qualcuno, ma perché ho avuto dei problemi. Dico alla gente che siamo tutti uguali, non è il colore che ci può fare diversi. Io posso essere un esempio, per quello che ho fatto, perché la mia vita è cambiata in meglio, no-nostante avessi avuto molti problemi prima.

Cosa vorresti la gente ti chiedesse?Non mi piace quando gli altri appena mi co-noscono mi chiedono della mia storia, per diventare amici ci vuole tempo. Ho incon-trato molta gente che mi ha accolto bene e che mi ha aiutato, però vorrei che la gente mi chiedesse come sto ora, cosa ho biso-gno e non quale fosse la mia storia prima.

Si hai ragione, a volte quando vediamo qualcuno diverso ci interessiamo prima alla sua storia e poi al suo presente. Ad esempio in Africa se arriva un europeo come viene accolto?In Africa quando viene un europeo c’è un grande rispetto perché pensiamo che que-

sta persona può volerci bene, mentre in Italia la gente che ci accoglie bene è molto meno.L’africano non è di una categoria infe-riore rispetto agli altri, anzi può dare una mano per lavorare, ci sono anche molti che hanno studiato. Io chiedo alla gente di avere rispetto per gli africani.

Cosa ci racconti della tua accoglienza nella nostra città e nella nostra co-munità parrocchia-le?Q u a n d o sono arriva-to in Chiesa ho trovato don Salva-tore e al-

tri ragazzi che mi hanno fatto sen-tire subito un loro amico. Inoltre ringrazio davvero il presidente del San Se-vero Calcio che dal primo momento che mi ha conosciuto mi ha dato una grande mano.

So che da poco hai iniziato il cammino

INTERVISTA A...

NORBERT N’GUESSAN

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ON AIRMamma mia dammi cento lire che in America voglio andar ...! Cento lire io te li dò, ma in America no, no, no. Cento lire io te li dò, ma in America no, no, no. I suoi fratelli alla fi nestra, mamma mia lassela andar. Vai, vai pure o fi glia ingrata che qualcosa succederà. Vai, vai pure o fi glia ingrata che qualcosa succederà Quando furono in mezzo al mare il bastimento si sprofondò. Pescatore che peschi i pesci la mia fi glia vai tu a pescar. Pescatore che peschi i pesci la mia fi glia vai tu a pescar. Il mio sangue è rosso e fi no, i pesci del mare lo beveran. La mia carne è bianca e pura la balena la mangerà. La mia carne è bianca e pura la balena la mangerà Il consiglio della mia mamma l’era tutta la verità. Mentre quello dei miei fratelli l’è stà quello che m’ha ingannà. Mentre quello dei miei fratelli l’è stà quello che m’ha ingannà.

per diventare cristiano e ricevere il bat-tesimo, com’è oggi il tuo rapporto con Dio?Si, ho iniziato da poco il catechismo per diventare cristiano. In realtà avrei voluto battezzarmi subito però mi hanno detto che devo aspettare ancora. Io credo in Dio, e solo lui che riesce a fare qualcosa nella mia vita. Mi riesce a far ve-dere la vera strada. Mi protegge da chi mi vuole far del male. Quali sono i tuoi sogni nel cassetto per il futuro?

Anche io se un giorno diventassi una per-sona importante o almeno avere una buona situazione potrei aiutare i pove-ri, perché dopo quello che ho vissuto io capisco cosa vuol dire essere aiutato.Vorrei diventare in futuro un grande calciatore, altrimen-ti lavorare e avere una bella famiglia.

Aoungo N’guessan Norbert

Mamma dammi 100 lire

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Nel Duomo vecchio di Molfetta c’è un gran-de crocifi sso di terracotta. L’ha donato, qualche anno fa, uno scultore del luogo. Il parroco, in attesa di sistemarlo defi niti-vamente, l’ha addossato alla parete del-la sagrestia e vi ha apposto un cartoncino con la scritta: “collocazione provvisoria”.La scritta che in un primo momento avevo scambiato come intitolazione dell’opera, mi è parsa provvidenzialmente ispirata, al pun-to che ho pregato il parroco di non rimuo-vere per nessuna ragione il crocifi sso da lì, da quella parete nuda, da quella posizio-ne precaria, con quel cartoncino ingiallito.Collocazione provvisoria. Penso che non ci sia formula migliore per defi nire la croce, non solo quella di Cristo. Coraggio, allo-ra, tu che soff ri inchiodato su una carroz-zella. Animo, tu che provi i morsi della so-litudine. Abbi fi ducia, tu che bevi al calice amaro dell’abbandono. Non ti disperare, madre dolcissima, che hai partorito un fi -glio focomelico. Non imprecare, sorella, che ti vedi distruggere giorno dopo gior-no da un male che non perdona. Asciugati le lacrime, fratello, che sei stato pugnalato alle spalle da coloro che ritenevi tuoi amici.Non angosciarti, tu che per un tracollo im-provviso vedi i tuoi beni pignorati, i tuoi progetti in frantumi, le tue fatiche distrut-te. Non tirare i remi in barca, tu che sei stanco di lottare e hai accumulato delusioni a non fi nire. Non abbatterti, fratello pove-ro, che non sei calcolato da nessuno, che non sei creduto dalla gente e che, invece del pane, sei costretto a ingoiare bocconi di amarezza. Non avvilirti, amico sfortuna-to, che nella vita hai visto partire tanti ba-stimenti, e tu sei rimasto sempre a terra.Coraggio. La tua croce, anche se duras-se tutta la vita, è sempre “collocazione provvisoria “. Il calvario, dove essa è pian-

gran-onato, uogo.

efi niti-e del-oncino soria”.avevo

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orella, gior-iugati

tata, non è zona residenziale. E il terreno di questa collina, dove si consuma la tua soff erenza, non si venderà mai come suo-lo edifi catorio. Anche il vangelo ci invita a considerare la provvisorietà della croce.C’è una frase immensa, che riassume la tra-gedia del creato al momento della morte di Cristo. “Da mezzanotte fi no alle tre di pomeriggio, si fece buio su tutta la terra”. Forse è la frase più scura di tutta la Bibbia. Per me è una delle più luminose. Proprio per quelle riduzioni di orario che stringo-no, come due paletti invalicabili, il tempo in cui è concesso al buio di infi erire sulla terra. Da mezzogiorno alle tre del pomerig-gio. Ecco le sponde che delimitano il fi ume delle lacrime umane. Ecco le saracinesche che comprimono in spazi circoscritti tutti i rantoli della terra. Ecco le barriere entro

“COLLOCAZIONE PR

OVVISORIA”

dai testi di Don Tonino Bello

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cui si consumano tutte le agonie dei fi gli dell’uomo. Da mezzogiorno alle tre delpo-meriggio. Solo allora è consentita la sosta sul Golgota. Al di fuori di quell’orario, c’è divieto assoluto di parcheggio. Dopo tre ore, ci sarà la rimozione forzata di tutte le croci. Una permanenza più lunga sarà considerata abusiva anche da Dio. Corag-gio fratello che soff ri. C’è anche per te una deposizione dalla croce. C’è anche per te una pietà sovrumana. Ecco già una mano forata che schioda dal legno la tua. Ecco un

volto amico, intriso di sangue e coronato di spine, che sfi ora con un bacio la tua fronte febbricitante. Ecco un grembo dolcissimo di donna che ti avvolge di tenerezza. Tra quelle braccia materne si svelerà, fi nal-mente, tutto il mistero di un dolore che ora ti sembra un assurdo. Coraggio. Mancano pochi istanti alle tre del tuo pomeriggio. Tra poco, il buio cederà il posto alla luce, la terra riacquisterà i suoi colori verginali e il sole della pasqua irromperà tra le nuvole in fuga.

i feel... CUD

Cosa hanno in comune giovani, anziani, l’8xmille e Madrid? È ifeelCUD.it, il concor-so al quale possono partecipare i ragazzi e le ragazze delle parrocchie di tutta Italia.

Ora anche i giovani possono fare tanto per sostenere l’8xmille, aiutando gli anzia-ni a compilare e consegnare la scheda allegata ai loro modelli CUD, per esempio. Così i fondi dell’8xmille arriveranno ai tanti progetti che la Chiesa cattolica porta avan-ti in tutto il mondo, donando a chi ha più bisogno la speranza di una vita migliore.

Aiuta gli anziani della tua parrocchia, raccogli il loro CUD e vola alla GMG di Madrid.

Chi compila solo il modello CUD (non 730 o UNICO) deve por-tare il proprio CUD in parrocchia entro e non oltre il 27 apri-le. I giovani provvederanno a consegnarlo al CAF ACLI.Aiutare i giovani della parrocchia non vi costa nulla!!!

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Cosa bolle in pentola???ColombinaSprint

per la decorazione:zucchero a granella q.b.scagliette di mandorle bianche

Ingredienti:150g di farina “00”150g di zucchero150g di fecola di patate200g di burro1 bustina di lievito per dolci4 uova1 pizzico di sale1 limone spremuto150g di cedro candito grattugia-to1 bicchierino di liquore “Strega”

per la glassa:100g farina di mandorle100g di zucchero a velo1 uovo intero

Procedimento: sbattete le uova con lo zucchero e il bur-ro, aggiungete la farina e il liquore “Strega”, e poi uno alla volta tutti gli altri ingredienti. Mettete in forno a 180° per 40 minuti. Per la glassa sbattete l’uovo con lo zucchero a velo e poi aggiungete la farina di mandorle. Cospargete la glassa sulla colomba appena sfornata e decorate con lo zucchero a granella e le scagliette di mandorle. Buon ap-petito!

Felicia Marchitto13

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sagrato parrocchia San Giuseppe Artigiano

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Si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito alla rea-lizzazione di questo numero.Le collaborazioni gratuite a questo giornalino sono sem-pre gradite.La redazione si riserva il diritto di sintetizzare gli articoli e le rubriche proposte in base agli spazi disponibili.

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Auguri di una felice e Santa Pasqua da tutta la redazione

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