Quattro trends per le biblioteche nel web 2000

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Michele SantoroQuattro trends per le biblioteche nel web 2000Potenza, 28 aprile 2011

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Università della Basilicata – Biblioteca Interdipartimentale di AteneoPotenza, 28 aprile 2011

Michele Santoro

Quattro trends per le biblioteche

nel web 2000

Michele SantoroCoordinamento delle biblioteche dell’Area Scientifico-tecnicaUniversità di Bolognae-mail: michele.santoro@unibo.it

2

I quattro trends

Le risorse

Gli e-book

Il Web 2.0

Gli spazi

3

Parte primaLe risorse

4

La realtà di Internet

� Internet è un contenitore di informazioni da cui èimpossibile prescindere

� tuttavia, è proprio l’immensa mole di informazioni disponibili in rete che provoca i problemi maggiori

�information overload

�data deluge

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La soluzione per eccellenza?

qual è la chiave del suo successo?

senza dubbio il suo famoso “algoritmo di ricerca”

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La ricerca conGoogle

� com’è noto, il criterio adottato da Google per definire il “ranking” di una pagina

� è basato sul grado di “popolarità” della pagina stessa

� ossia sul numero di legami (links) che essa riceve da parte di altre pagine�più una pagina è linkata, più è conosciuta e

quindi (si suppone), più è importante e utile

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La ricerca conGoogle

� tuttavia ben presto si è capito che questo non poteva essere l’unico criterio impiegato da Googleper indicizzare le pagine web

� e offrirle all’utente in un preciso ordine di importanza� così sono stati individuati gli elementi che

compongono il famoso (anche se tuttora “segreto”)algoritmo di ricerca di Google

� in base a queste analisi si è quindi compreso che

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L’algoritmo di ricerca di Google

� il “punteggio” ottenuto da una risorsa in seguito ad una ricerca con Google è dato da:

� utilizzo delle parole chiave (0.3) +

� importanza del dominio (0.25) +

� link in ingresso (0.25) +

� dati degli utenti (0.1) +

� qualità del contenuto (0.1) +

� altre variabili (spinte manuali; penalizzazioniautomatiche e manuali, etc.)

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1. Utilizzo di parole chiave

� parole chiave nel tag del titolo

� parole chiave nei tag degli header

� parole chiave nel testo del documento

� parole chiave nei link interni che puntano alla pagina

� parole chiave nel nome di dominio e/o nell’indirizzo della pagina (URL)

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2. Importanza del dominio

� storia della registrazione

� età del dominio

� importanza dei link che puntano al dominio

� rilevanza del dominio sull’argomento basata sui link in entrata ed in uscita

� utilizzo storico e reattività dei link verso il dominio

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3. Punteggio dei linkin entrata

� età dei link� qualità dei domini che mandano il link� qualità delle pagine che mandano il link� testo dei link� valutazione della quantità e del peso dei link� rilevanza sull’argomento delle pagine e dei siti che

mandano i link

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4. Dati degli utenti

� storia della percentuale dei click effettuati sulla pagina nei risultati dei motori di ricerca

� tempo speso dagli utenti sulla pagina

� numero di ricerche per URL o per nome del dominio

� storia delle visite e degli utilizzi dell’URL o del nome del dominio, da parte degli utenti, che Google può monitorare

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5. Qualità del contenuto

� dati rilevati per le ricerche e le pagine più popolari� dati forniti da valutatori interni di Google� algoritmi automatizzati per valutare il testo (qualità,

leggibilità, etc.) ._

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La ricerca con Google

� tutto bene, dunque? � per le nostre ricerche possiamo affidarci con fiducia

alla potenza di calcolo di Google ed alla razionalitàdel suo algoritmo?

� non esattamente... � proviamo a porci qualche domanda:

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La ricerca con Google

� siamo proprio sicuri che con Google si ottenga tutto ciò che è disponibile su Internet?

� siamo proprio sicuri che ciò che troviamo con Google su un certo argomento sia davvero tutto ciò che esiste su quell’argomento?

� siamo proprio sicuri che le soluzioni offerte da Google siano autorevoli, cioè adeguate ai fini di una seria ricerca bibliotecaria?�lo stesso Google ha compreso la necessità di

strumenti di ricerca più specifici �dando vita a Google Bookse Google Scholar

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Google Books

� progetto (attivo fino a circa un mese fa...)

� per cui molti milioni di libri sono stati digitalizzati e messi a disposizione gratuitamente

� fonte ricchissima e utilissima a fini scientifici

� la ricerca avviene per parola chiave

� ma, il più delle volte, non è possibile né la stampa né il downloading delle pagine

� http://books.google.it/

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Google Scholar

� Google Books si rivolge alle monografie� mentre la maggior parte dell’informazione scientifica

è veicolata dai periodici� per questo Google ha creato Google Scholar, un

motore di ricerca specifico che esplora le diverse tipologie di letteratura scientifica

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Google Scholar

� Google Scholar infatti indicizza non solo libri

� ma anche articoli di riviste liberamente disponibili in rete o concessi a Google da autori o editori

� altri articoli sono invece accessibili sulla base di determinati requisiti

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I “competitors” di Google

� per quanto raffinati, i criteri di ricerca di Google sono comunque soggetti a numerose critiche

� oggi sono comparsi nuovi strumenti che si presentano come più “intelligenti” e semanticamente affidabili

� fra questi, segnaliamo il motore di ricerca “computazionale”Wolphram Alpha

� il nuovissimo sistema Trove, elaborato dalla National Library of Australia

� il motore di ricerca per risorse accademiche Scientific Commons

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Wolfram Alpha

� è un “motore computazionale di conoscenza”

� che interpreta le parole chiave inserite dall’utente e propone direttamente una risposta, invece che offrire una lista di collegamenti ad altri siti web

� è un software molto sofisticato, che elabora dei precisi input sia in linguaggio matematico che in linguaggio naturale, fornendo una risposta dettagliata alla domanda

� il modo in cui si pone la domanda dunque può influenzare l’efficacia della risposta

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http://www18.wolframalpha.com/input/?i=semiconductors����

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Trove

� motore di ricerca realizzato dalla National Library of Australia, http://trove.nla.gov.au/

� dà accesso a oltre 90 milioni di documenti

� inizialmente i dati provenivano solo da fonti australiane

� poi sono state incluse numerose fonti “esterne”

� a differenza di Google, che fornisce un elenco di siti web a seconda della rilevanza

� Trove visualizza i link ai documenti individuati

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Trove� il sito è suddiviso in otto grandi categorie:

� libri, giornali, riviste, articoli� immagini e foto� giornali australiani (1803 - 1954)� diari, lettere, archivi� mappe� musica, suoni e video� siti web archiviati dal 1996 a oggi� persone e organizzazioni

� la ricerca può essere effettuata:� in modalità separata, all’interno di ogni categoria � o in modalità “globale”, e successivamente filtrata

(ad esempio per articolo, libro, rivista…)

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Scientific Commons

� progetto dell’Università di St. Gallen (Svizzera)

� l’obiettivo è permettere l’accesso a pubblicazioni scientifiche gratuite distribuite dalle università e dai centri di ricerca di tutto il mondo

� indicizza circa 10 milioni di pubblicazioni

� grazie al motore di ricerca, che rende facile la navigazione all’interno dell’enorme database

� è possibile trovare informazioni e link alle pubblicazioni su qualsiasi argomento scientifico

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Oltre i motori di ricerca

� Google e i suoi “derivati”, così come i nuovi motori di ricerca, sono strumenti molto importanti per il reperimento dell’informazione

� essi infatti rendono disponibile un patrimonio conoscitivo enorme

� ma…

� la ricerca sul web continua ad essere ancora problematica

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Problemi del web

� problemi legati al linguaggio naturale:

� polisemia (termini con più significati)

� sinonimia (diversi termini con lo stesso significato)

� integrazione di informazioni provenienti da più fonti

� assenza di “macchine intelligenti”

� cioè in grado di comprendere le informazioni strutturate in maniera differente e di “ragionarcisopra”

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Il web profondo

� oltre al web “di superficie”, ossia quello visibile e ricercabile attraverso i motori di ricerca

� esiste un “web profondo”, che risulterebbe essere molto più grande (da 400 a 550 volte) rispetto a quello di superficie

� deep web: parte del web che non è accessibile ai motori di ricerca

� per due motivi principali:

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Il web profondo

1. il sito è protetto da password (ad esempio un periodico elettronico non accessibile gratuitamente)

2. il contenuto informativo del sito è raggiungibile solo attraverso una ricerca interattiva in una base di dati (esempio tipico: gli opac!)

� studi recenti affermano che il web profondo è il più consultato (ha il 50% del traffico in più)

� cresce più velocemente

� ed è di qualità più elevata

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Possibili soluzioni

1) trovare una serie di criteri per “forzare” il web profondo

2) perfezionare la tecnologia e rendere le macchine più intelligenti

3) migliorare gli algoritmi di ricerca dei motori

4) accrescere la “significatività” delle parole utilizzate per le ricerche

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Possibili soluzioni

� tutte queste possibilità sono state sviluppate negli anni più recenti

� in particolare, l’idea di migliorare i criteri di recupero per termini significativiha trovato una sua realizzazione attraverso l’impiego deimetadati

� che permettono di descriverele risorse elettroniche, i testi e i documenti multimediali

� rendendo meno caotico l’ambiente digitale

� e consentendo un più efficace recupero dell’informazione ricercata

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I metadati

� si tratta, com’è noto, di un criterio assai simile a quello della descrizione bibliografica

� ma diversamente dalla catalogazione tradizionale� che dà vita a prodotti “esterni” ai documenti descritti

(e cioè schede catalografiche o record bibliografici)� i metadati sono inclusi nella stessa risorsa che

descrivono

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Un esempio di metadati

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Tipi di metadati

� in realtà, esistono almeno tre categorie di metadati:

1. metadati descrittivi: hanno il compito di facilitare l’identificazione e l’accesso alla risorsa

2. metadati amministrativi: volti a supportare la gestione della risorsa attraverso la presenza di informazioni appropriate, ad es. la definizione del formato dei file, il riconoscimento dei diritti, etc.

3. metadati strutturali: diretti a fornire specifiche informazioni sulla composizione e l’organizzazione delle risorse digitali

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Metadati descrittivi

� fra i molti setdi metadati predisposti per la descrizione delle risorse di Internet

� si è imposto (in particolare nel mondo bibliotecario) il modello Dublin Core

� sviluppato a partire dal Metadata Workshop del marzo 1995 tenutosi presso la sede dell’OCLCa Dublin (Ohio)

� e sponsorizzato da Online Computer Library Center (OCLC) e dal National Center for Supercomputing Applications (NCSA)

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I quindici elementi del DublinCore simple

Condizioni di copyright della risorsa15. Rights

Caratteristiche spazio-temporali della risorsa14. Coverage

Identificatore di una seconda risorsa e sue relazioni con la risorsa descritta13. Relation

Lingua della risorsa12. Language

Risorsa da cui deriva la risorsa descritta11. Source

URL, DOI, ISBN, ISSN, URN o altro identificatore10. Identifier

Normalmente di tipo MIME (ad es. text/html)9. Format

Genere della risorsa (home page, articolo, tesi, data set, etc.)8. Type

Data associata con la creazione o la disponibilità della risorsa7. Date

Autore di ulteriore contributo al contenuto intellettuale della risorsa6. Contributor

Editore5. Publisher

Persona o organizzazione primariamente responsabile del contenuto intellettuale della risorsa

4. Creator

Descrizione o abstract3. Description

Parole chiave o termini tratti da un vocabolario controllato2. Subject

Titolo della risorsa1. Title

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Una pagina XML con metadati

._

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Web semantico

� il termine “Semantic Web” è stato proposto per la prima volta nel 2001 da TimBerners Lee

� da allora il termine è stato associato all’idea di un web nel quale agiscano “agenti intelligenti”

� ossia applicazioni in grado di comprendere il significato dei documenti presenti sulla rete � quindi guidare l’utente direttamente verso

l’informazione ricercata� o sostituirsi a lui nello svolgimento di alcune

operazioni

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Web semantico

� in tal modo saranno possibili ricerche molto piùevolute delle attuali

� ed altre operazioni specialistiche come la costruzione di reti di relazioni e connessioni tra documenti

� secondo logiche più elaborate rispetto a quella basata sui semplici link ipertestuali

� difatti, è vero che il web è un insieme di testi collegati tra loro

� ma questi collegamenti sono “deboli”, nel senso che sono troppo generici e vaghi

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Web semantico

� con il web semantico invece è possibile recuperare documenti esprimendo querycomplesse:

� ad esempio, partendo da concetti semplici, si può raffinare la ricerca esprimendo vere e proprie asserzioni

� composte da un soggetto, un predicato e un oggetto

� si può quindi fare una richiesta del tipo: aziende(soggetto) che hanno come servizio(predicato) la fornitura di scarpe(oggetto)

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Web semantico

� tale possibilità è radicalmente diversa dall’interrogazione effettuata con un motore di ricerca

� attraverso il quale si possono indicare i tre concetti di azienda, di servizioe di scarpe

� ma non si può esprimere in nessun modo il legame esistente fra essi

�e da ciò derivano tutte le imprecisioni tipiche dei motori di ricerca

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Problemi del web semantico

� ma quanto tempo e quanto denaro occorrono per “mappare” in questo modo tutto il web?

� “purtroppo molte delle persone coinvolte in questo progetto tendono a sottovalutare l’estrema difficoltà insita nella creazione e manutenzione degli opportuni metadati, sia che essa venga effettuata da umani sia che venga realizzata da computer” (Metitieri-Ridi)

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Problemi del web semantico

� “l’estrazione delle descrizioni potrebbe infatti essere parzialmente automatizzata, partendo comunque dalle informazioni inserite dagli autori stessi nelle pagine scritte in XML, ma risulterebbe poco accurata, oppure potrebbe essere completamente manuale, da parte di catalogatori esperti, ma con costi (fino a 50 euro per record) e tempi che rendono impossibile pensare a qualcosa di più di progetti limitati e riguardanti biblioteche e musei o enti accademici e di ricerca” (Metitieri-Ridi)._ ._

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Parte secondaGli e-book

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Piccola bibliografia per immagini

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Piccola bibliografia per immagini

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Piccola bibliografia per immagini

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Piccola bibliografia per immagini

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Piccola bibliografia per immagini

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Piccola bibliografia per immagini

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http://www.youtube.com/watch?v=gxzZtk0w1tk&feature=youtu.be

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Che cos’èun libro?un libro è un oggetto che, da almeno due millenni, èrimasto sostanzialmente immutato, identificandosi di fatto con le forme del codice manoscritto

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La rivoluzione del codice

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La rivoluzione del codice

� presenta caratteristiche così vantaggiose da assicurarne il successo rispetto alle precedenti forme di trasmissione delle conoscenze (G. Cavallo):

� “capienza e tipologia delle pagine del codice”

� possibilità di “collocare una quantità di testo assai più estesa di quella che può contenere un rotolo”

� capacità di “riunire in un unico libro-contentenitore una serie di unità testuali organiche”, dando vita a “un mutamento profondo nella nozione sia di libro sia di lettura”

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Il rotolo

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Il codice

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L’uso delle mani

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L’avvento della stampa

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Il libro a stampa

� il libro a stampa è l’erede del manoscritto� di cui rafforza le caratteristiche (leggibilità,

comprensibilità, capacità di memorizzazione, maneggevolezza, trasportabilità)

� con in più il fondamentale requisito della riproducibilità in serie dei testi

� il libro è un prodotto ergonomicamente perfetto� perché è in grado di realizzare la miglior

integrazione possibile con le persone e l’ambiente� e quindi di garantire il maggior rendimento

possibile nel suo utilizzo

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Che cos’èun libro?

sia l’oggetto fisico sia il suo contenuto

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Il libro come oggetto fisico

l’e-book

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L’e-book come contenutoe come oggetto

e-book readermonografie in formato digitale

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L’e-book reader

� vantaggi:

� grande capacità di memoria, portabilità, connettività, ipertestualità...

� problemi tecnici:

� insufficiente grado di risoluzione degli schermi, retroilluminazione…

� problemi legati alle strategie di commercializzazione:

� utilizzo di hardware e software proprietari

� volti a decodificare in modo esclusivo documenti presenti in forma protetta sulla rete

→ una lunga gestazione…

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Libro a stampa vs.e-book

� visione “deterministica”� gli e-book possono anche non possedere tutte le

caratteristiche di leggibilità che hanno fatto il successo del libro cartaceo

� ma la tecnologia ha comunque in sé i requisiti per superare ogni difficoltà

� visione “nostalgica”� “il libro è come la ruota. Una volta inventato, non si può

fare di più” (Umberto Eco)� “rassicurante ecumenismo”

� anche se l’e-book finisse per imporsi, non sostituirà mai il libro cartaceo ma si affiancherà ad esso

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L’e-book oggi

� sembra aver superato (dopo oltre 30 anni) le difficoltà di lettura da schermo

� dà la possibilità di scaricare migliaia di libri da Internet

� presenta requisiti di duttilitàe amichevolezza

� analoghi a quelli che hanno determinato il successo dei telefoni cellulari

Kindle (Amazon.com)

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L’e-book oggi/Kindle

� dimensioni: 19,1 x 13,5 cm x 1,8 cm di spessore

� peso: 292 gr� schermo monocromatico da 6

pollici, 600x800 ris. a 167 ppi� capacità di memoria: 2 Giga

totali, di cui 1,4 disponibili per l’utente (=1.500 volumi)

� autonomia: da 4 giorni a 2 settimane

� costo: 189 $� a oggi venduti 11 milioni di

esemplari (41,5%del comparto)

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Una “killer application”?� tecnologia dell’inchiostro

elettronico (E-ink)

� garantisce un’alta leggibilità

� del tutto analoga a quella della stampa su carta:

� lo schermo non èretroilluminato

� si legge ottimamente da tutte le angolazioni

� non affatica la vista

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Cosa leggere con Kindle?� Amazon rende disponibili oltre 400.000 libri

(prevalentemente in lingua inglese), ma anche quotidiani e riviste internazionali, blog, etc.

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La guerra degli e-book

� marzo 2009: la Sony stringe un accordo con Google per distribuire, attraverso i suoi lettori di e-book, oltre mezzo milione di volumi dei circa sette milioni presenti su Google Books

� testi liberi da copyright, pubblicati prima del 1923, che possono essere letti in formato ePub, un formato elettronico aperto

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La guerra degli e-books

� 18,5 cm di larghezza e 24,1 cm di altezza

� peso: 601 grammi � schermo a colori multi-

touchda 9,7 pollici � costo: 499 $� obiettivo: creare una

“terza via”dell’informatica

� a metà fra i computer portatili e i telefoni cellulari evoluti

27 gennaio 2010:

l’iPad (Apple)

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iPad vs. Kindle

1) aspetti tecnici:� schermo multi-touch, già noto

a milioni di utenti di iPod e iPhone

� ma retroilluminato…

2) strategie commerciali:� una volta uscito l’iPad, molti

editori hanno abbandonato lo store di Amazon

� forti perdite in borsa per Amazon, che ora cerca soluzioni alternative

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Non solo “reader”

� ma oltre a leggere monografie in formato digitale, a cosa può servire un “tablet” come l’iPad?

� scopriamolo seguendo la giornata di Luca, 40 anni, architetto che usa un tablet durante tutta la giornata, a casa come al lavoro

� il tablet può infatti sostituire il pc portatile in tantissime occasioni

� offrendo un’alternativa più leggera e pratica anche se ugualmente versatile

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Una giornata con l’iPad

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Una giornata con l’iPad

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Una giornata con l’iPad

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Che cos’èun libro?

� avvento tardivo ma assai impetuoso degli e-book(secondo Jeff Bezos, CEO della Amazon, nel 2010 le vendite di libri digitali del proprio storehanno superato quelle dei libri in formato cartaceo)

� siamo di fronte alla svolta cosìtanto attesa e temuta?

� quali conseguenze comporta dal punto di vista psicologico, culturale, economico, sociale?

� quali impatti avrà sulla “filiera”editoriale?

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La “filiera” editoriale

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Leggere con gli e-book/1� come cambiano le modalità di

lettura e le qualità percettuali della lettura stessa?

� l’e-book va incontro ai bisogni delle nuove generazioni di lettori/utenti della rete?

� skimming: scorrimento “orizzontale” di una grande quantità di risorse

� e non più consultazione approfondita (“verticale”) di poche risorse importanti

83

Leggere con gli e-book/2

� l’e-book è in grado di soddisfare le esigenze dei lettori più esperti e consapevoli?� lettore “polilogico”� ossia quel lettore che,

anche grazie alla rete, persegue molteplici strategie cognitive di comprensione e di approccio alla conoscenza

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E le biblioteche?

� biblioteche accademiche:� ampio utilizzo di

monografie digitali� biblioteche pubbliche:

� interesse anche per gli e-book reader

� acquistati e dati in prestito agli utenti (con esiti alterni)

� di recente si sta affermando il prestito di libri in formato digitale

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Il digital lending

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Il digital lending

._ . ._

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Parte terzaIl Web 2.0

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Web 2.0

� nel 2005 Tim O’Reilly e Dale Dougherty enunciano il concetto di Web 2.0

� lo stesso anno Tim O’Reilly pubblica l’articolo What is Web 2.0 (trad. it. http://www.bitmama.it/articles/14-Cos-Web-2-0)

� (su questi argomenti cfr. Rossana Morriello, Web 2.0: la rivoluzione siamo noi, “Biblioteche oggi”, 28, aprile 2010).

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Web 2.0

� tuttavia già negli anni precedenti sono comparsi una serie di strumenti che contribuiranno notevolmente allo sviluppo del Web 2.0:� 1998: nascono Google; Intermix (che poi

diventeràMySpace); Open Diary(la prima piattaforma gratuita per i blog)

� 2000: nasce Napster, piattaforma per lo scambio “peer-to-peer” di file musicali, chiusa nel 2001

� 2001-2003: nascono Wikipedia; Rize(il primo social network); Skype; Del.icio.us; Flickr

� 2004: nasce Facebook

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Web 2.0

� come si può intuire, l’idea trainante del Web 2.0 èquella di condivisione, di partecipazione

� e ciò è agevolato dalle tecnologie:� il web diventa una “piattaforma” di gestione � le risorse cioè vengono utilizzate direttamente su

una piattaforma web, e non sono più legate al computer sul quale opera l’utente

� la parte tecnologica non è gestita dall’utente, che deve solo inserire i contenuti (modalitàcloud-computing)

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Caratteristiche del Web 2.0

� “intelligenza collettiva” (possibilità di confronto e di elaborazione che derivano da un numero così vasto di persone)

� possibilità per chiunque di creare contenuti e di rielaborare i contenuti altrui (i contenuti sono “user generated”)

� presenza di piattaforme, servizi e strumenti gratuiti, semplici e amichevoli

� diffusione di una cultura “aperta”: open source, open applications, open data, open content...

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Library 2.0

� termine coniato nel 2005 da Michael Casey per esprimere l’applicazione e l’uso del Web 2.0 in biblioteca

� Library 2.0: siamo di fronte, come vogliono alcuni, ad un cambiamento epocale, a una vera e propria cesura con il passato?

� iniziale periodo di entusiasmo per la possibile svolta apportata dalle tecnologie del Web 2.0

� il principale documento teorico sulla Library 2.0 èLe reti partecipative: la biblioteca come conversazione

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La biblioteca come conversazione

� il documento si basa sull’assunto secondo cui “la conoscenza si crea tramite la conversazione”:

� poiché “le biblioteche sono nel business della conversazione”

� esse sono profondamente coinvolte nei processi di diffusione e trasferimento di conoscenza

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La biblioteca come conversazione

� analisi sviluppata alla luce della “teoria della conversazione” del cibernetico e psicologo inglese Gordon Pask

� che elabora un modello per spiegare la “costruzione di conoscenza”� knowing

� esso descrive le interazioni fra due o più “sistemi cognitivi”: � questi intraprendono un dialogo su un determinato

concetto� per cui diventa possibile individuare le differenze

sul modo in cui ciascun sistema “comprende” tale concetto

99

La teoria della conversazione

� attraverso una serie di “interazioni ricorsive”chiamate “conversazioni”

� queste differenze si riducono fino a trovare un “accordo su una comprensione”

� un “residuo” di questa interazione entra a far parte di una “raccolta pubblicamente disponibile di conoscenza”

� che può dar vita a importanti applicazioni quali reti semantiche e altre forme di rappresentazione della conoscenza

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La teoria della conversazione

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La biblioteca come conversazione

� in base a ciò, gli autori del documento sulle Reti partecipativescrivono:

“La gente conversa, le organizzazioni conversano, gli stati conversano, le societàconversano. Il risultato di queste conversazioni[…] sono libri, video, ed artefattiche documentano, espandono o risultano dalle conversazioni”

102

La biblioteca come conversazione

� conclusione quanto meno discutibile � difatti, non è così assiomatico che i libri e gli altri

materiali documentari siano necessariamente prodotti di conversazioni� ad es., secondo la teoria del Mondo 3 di Popper,i

libri e gli altri artefatti sono “contenuti oggettivi”, “oggetti possibili del pensiero”, veri e propri contenitori di conoscenza in senso oggettivo

� e dunque in grado di esistere anche indipendentemente da conversazioni o analoghe fenomenologie interattive

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La biblioteca come conversazione

� la teoria della conversazione di Pask sembra insomma ridursi a un quotidiano “scambio comunicativo” più o meno basato sugli artefatti

� a cui la biblioteca parteciperebbe creando un “ambiente informativo ottimale”

� difatti, affermano gli autori, “concentrarsi sulle conversazioni potrebbemettere la comunitàbibliotecaria nelle condizioni di identificare meglio le conversazioni ‘importanti’ e dimostrare, attraverso le proprie funzioni, i contributi diretti a queste conversazioni”

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La biblioteca come conversazione

� è una conclusione che non solo riduce di molto la portata della teoria di Pask

� ma sminuisce - relegandolo a una mera possibilità -il ruolo delle biblioteche

� da sempre rivolto alla individuazione (attraverso le acquisizioni e la gestione delle raccolte), alla elaborazione(tramite la catalogazionee l’indicizzazione) ed alla diffusione (mediante la consultazione, il prestito e il reference) delle conoscenze

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Il Web 2.0 in biblioteca

• una volta fatte queste osservazioni, possiamo esaminare i vantaggi del Web 2.0 nelle biblioteche:

a) il Web 2.0 trova la sua migliore applicazione nei servizi rivolti direttamente agli utenti

b) dà vita a nuove modalità, più semplici e amichevoli, attraverso cui gli utenti possono entrare in relazione con la biblioteca e i suoi servizi

c) crea un nuovo modo di comunicare e di condividere le informazioni bibliografiche

d) favorisce un coinvolgimento diretto degli utenti attraverso i social media

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Web 2.0 in biblioteca - Applicazioni1. blog

� i blog sono uno dei principali strumenti che hanno determinato il successo del Web 2.0

� nell’ambito delle biblioteche, essi offrono agli utenti la possibilità di comunicare con i bibliotecari

� ed esprimere direttamente le proprie esigenze ed opinioni

� cfr. Juliana Mazzocchi, Blog di biblioteche italiane: repertorio di blog di biblioteche italiane rivolti all’utenza, http://www.burioni.it/forum/mazzoc-blog.htm

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Web 2.0 in biblioteca - Applicazioni

2. microblogging� il più noto servizio di

microblogging èTwitter� consente l’invio e la

ricezione di messaggi (anche tramite cellulare) non più lunghi di 140 caratteri

� molto usato nelle biblioteche anglo-americane

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Web 2.0 in biblioteca - Applicazioni

3. servizi di social bookmarking e social referencing

� piattaforme che permettono di condividere bookmark, pagine web o riferimenti bibliografici

� molto utili in biblioteca per completare una ricerca

� tra i servizi di social bookmarkingil più conosciuto èDelicious, mentre fra i siti di social referencingi piùimportanti sono Connoteae CiteULike

� cfr. Barbara Fiorentini, Il Social bookmarking nel servizio di reference, http://spbo.unibo.it/bibliotime/num-xi-1/fiorenti.htm

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↓↓↓↓

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Web 2.0 in biblioteca - Applicazioni

4. Facebook

� molte biblioteche hanno una pagina su Facebook

� alcune di esse, soprattutto in area anglosassone, danno la possibilità di accedere al catalogo, alle banche dati e alle raccolte di periodici elettronici

� e di comunicare tramite chat con il bibliotecario

� il quale in tal modo potrà fornire un efficace servizio di reference

� cfr. Maria Cassella, Comunicare con gli utenti: Facebook nella biblioteca accademica, “B.O.”, 6, 2010

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Web 2.0 in biblioteca - Applicazioni

5. social opac: cataloghi integrati e “partecipativi”� inserimento delle copertine dei libri� possibilità per gli utenti di aggiungere commenti e tag� suggerimenti per gli utenti (“se ti piace questo

documento forse ti interessa anche…”)� segnalazioni delle novità� possibilità di condividere fra più utenti le informazioni

bibliografiche� cfr. A. Marchitelli – T. Piazzini, OPAC, SOPAC e social

networking: cataloghi di biblioteca 2.0?, http://www.bibliotecheoggi.it/2008/20080208201.pdf

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Parte quartaGli spazi

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La biblioteca come luogo

� dibattito sulla dimensione fisica delle biblioteche� la biblioteca come luogo

� dopo il tumultuoso avvento del digitale� tema sviluppato sia da un punto di vista

architettonico che sociologico e culturale� ed esteso a diverse tipologie bibliotecarie� ma uno degli aspetti più interessanti� sembra essere legato al solo ambito della biblioteca

pubblica:

����la biblioteca come “luogo terzo”

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L’idea di third place

� Ray Oldenburg (metà anni Ottanta)

� un third placeè ogni ambiente sociale diverso dalla casa e dal lavoro

� ambienti confortevoli, accoglienti, accessibili

� dove è possibile socializzare e incontrare persone con interessi analoghi ai propri

� luoghi di svago ma anche di discussione intellettuale e di costruzione di nuovi ideali

� chi li frequenta prova sentimenti di forte attaccamento verso di essi

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La biblioteca pubblica come third place

� dimensione sociale della public library:� espressione di una

comunità locale� luogo di condivisione di

eventi, pratiche ed esperienze

� e non solo centro di distribuzione di documenti

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Gli Idea Store

� oggi questa visione sembra essere incarnata dagli Idea Store

� nuova concezione della biblioteca pubblica� volta a sostituire l’immagine tradizionale - e ormai in

declino - con servizi più moderni ed attraenti� utilizzando il linguaggio architettonico delle strutture

commerciali� cfr. Anna Galluzzi, Gli Idea Store di Londra,

http://spbo.unibo.it/bibliotime/num-xi-2/galluzzi.htm; Anna Galluzzi, Gli Idea Store dieci anni dopo, http://www.bibliotecheoggi.it/content/n20110100701.pdf

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Gli Idea Store

� iniziativa del Tower Hamlets Borough di Londra, nata in seguito ad una indagine di mercato

� che ha evidenziato come le biblioteche si trovavano di solito nei posti sbagliati: � vecchie scuole, aree residenziali al di fuori dei

percorsi commerciali, zone prive di parcheggi e di attrattive

� il 61% degli intervistati ha affermato che utilizzerebbe maggiormente i servizi delle biblioteche, se queste fossero collocate in aree che frequenta per altri motivi, in particolare commerciali

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Gli Idea Store� le biblioteche pubbliche insomma dovrebbero essere

collocate in contesti che garantiscono un’offerta piùampia di servizi� ad esempio vicino alle principali stazioni dei mezzi

pubblici, ai centri commerciali, ai luoghi di ristorazione, etc.

� difatti le aree commerciali sono quelle in cui la gente trascorre preferibilmente il proprio tempo libero (utilizzandole quindi non solo per le loro funzioni specifiche)

� e che spesso corrispondono alle zone della città meglio servite dai mezzi pubblici

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Gli Idea Store

� queste analisi hanno portato alla realizzazione di una serie di Idea Stores in luoghi ritenuti idonei

� con l’obiettivo di sfruttare le sinergie fra le attivitàbibliotecarie e le esigenze di formazione degli individui (il cosiddetto lifelong learning)

� dando così vita anche ad attività formative per diverse fasce di pubblico

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Gli Idea Store come luogo terzo

� ma quello che più è interessante è che

� gli Idea Stores si propongono come luoghi dove le persone possano incontrarsi e godere della compagnia reciproca

� giocando un ruolo sociale significativo

� e contribuendo ad accrescere la qualità della vita delle persone all’interno del quartiere

� dunque un vero e proprio third place

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Gli Idea Store come luogo terzo

126Whitechapel Idea Store

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Whitechapel Idea Store

� “si configura come una biblioteca territoriale, un centro di formazione, ricerca e scambio sociale e culturale, uno spazio aperto per le idee, una zona di contatto tra saperi

� esso inoltre riempie di significato il termine ‘store’, che da un lato evoca il negozio dell’angolo, una struttura finalizzata a un’offerta commerciale

� dall’altro appare come un luogo di deposito, di conservazione e preservazione

� racchiudendo dunque in un’unica struttura concezioni diverse della biblioteca” (A. Galluzzi)

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Whitechapel Idea Store

� “il Whitechapel Idea Store èanche uno spazio sociale e di incontro

� in cui è rappresentata la molteplicità delle identitàurbane, con i suoi caratteri multietnici e multiculturali”

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La biblioteca accademica

� se è plausibile che la biblioteca pubblica venga a configurarsi come un luogo terzo

� è possibile considerare anche la biblioteca accademica come un third place?

� per rispondere a questa domanda occorre uscire dai confini nazionali

� e verificare quanto accade in area anglosassone e soprattutto negli Stati Uniti

� per questo proponiamo un percorso che ha una sua precisa data d’inizio...

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La biblioteca accademica

� il 16 novembre 2001: Scott Carlson, The deserted library

� fa sua la preoccupazione dei bibliotecari per la diminuzione delle presenze da parte degli studenti� diffusione delle risorse elettroniche � utilizzo di altri ambienti (sale comuni, coffee

shop, librerie...) � usati come luoghi di incontro e di socializzazione � e capaci di soddisfare le esigenze di studio e di

apprendimento degli studenti

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La biblioteca accademica

1. richiesta (finora trascurata) di spazi comuni, di maggiore “socialità” che viene dagli utenti

2. cambiamento nel paradigma pedagogico:

� vantaggi derivanti dallo studio di gruppoe da forme collaborative di apprendimento

� maggior coinvolgimento degli studenti

� ruolo di assistenza dei docenti

� nuova visione degli spazi

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Rapporto spazi/apprendimento

� built pedagogy(Torin Monahan)

� “rappresentazione architettonica delle filosofie educative”

� la disposizione spaziale di ambienti e attrezzature influisce sull’apprendimento

� perché può favorire o meno la dinamicità, il movimento e lo scambio comunicativo

� necessità di ambienti “aperti”, cioè finalizzati “a far sì che gli individui si approprino di uno spazio per i loro bisogni” (T. Monahan)

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La biblioteca accademica

� non solo una compagine volta ad erogare servizi informativi

� ma un luogo in cui si concentrano le esigenze di conoscenza e di apprendimento degli utenti

� gli spazi non devono essere legati soltanto a una visione “funzionale” della biblioteca

� ma essere capaci di venire incontro ai bisogni di socialità degli utenti

� e di rispondere ai nuovi criteri di apprendimento

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Biblioteche e apprendimento

� Scott Bennett, “bibliotecario emerito” di Yale:� il ruolo chiave per le biblioteche accademiche è di

“sostenere l’apprendimento collaborativo”� le biblioteche sono riuscite a rispondere a questa

sfida?� sono state in grado di progettare spazi focalizzati sia

sulle nuove modalità di apprendimento � che sulle richieste di ambienti comuni che vengono

dagli utenti?

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L’Information Commons

� una risposta sembra venire dagli Information Commons

� “commons”: risorsa di uso o possesso comune, che è libera e può essere utilizzata da chiunque

� spazio civico aperto e condiviso di una comunità� la piazza, il mercato� o qualsiasi ambiente in cui i membri della comunità

possono incontrarsi� Donald Beagle → Information Commons: spazi e

servizi in comune

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L’Information Commons

� stretta integrazione tra le funzioni bibliotecarie e le attività di apprendimento

� “spazio concettuale, fisico e didattico” in grado di offrire un “continuumdi erogazione del servizio in un ambiente digitale integrato” (D. Beagle)

� gli elementi fondamentali delle biblioteche accademiche (tecnologie digitali, attività di gruppo, ruolo chiave dell’apprendimento)

� confluiscono insieme per creare un’entità del tutto nuova

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L’Information Commons

� straordinario successo dovuto alla capacità di soddisfare le esigenze degli utenti

� volte alla richiesta di spazi comuni ed orientate alle attività di gruppo

� organizzazione degli spazi del tutto diversa da quella delle biblioteche tradizionali, caratterizzate da

�ambienti per lo studio individuale

�mancanza di mobilità e di scambio comunicativo

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L’Information Commons

� le biblioteche accrescono il proprio appeal

� continuumnell’erogazione dei servizi:

� le tradizionali attività bibliotecarie

� più altre strutture di servizio

� funzioni bibliotecarie

� funzioni tecnologiche

� funzioni del centro di scrittura

Information Commons

continuum dei servizi = one stop shopping

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ENTRY

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NEWSPAPER

LOUNGE

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CAFE

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PRINT AREA

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LAPTOP BENCH

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EXPRESS

TERMINALS

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L’Information Commons

� risposta alle istanze di socialità degli utenti:

� nuova concezione degli spazi

� presenza di arredamenti confortevoli

� disponibilità di attrezzature di supporto

� atmosfera di accoglienza e di accessibilità

� creazione di un senso del luogo

� l’Information Commons come un vero e proprio third place

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Biblioteche e apprendimento� l’apprendimento come fulcro intorno a cui ruotano

le attività bibliotecarie� trasformare l’Information Commons mettendo al

centro il ruolo dell’apprendimento � i bibliotecari devono “pensare più come educatori

e meno come fornitori di servizi� e adottare fino in fondo la mission

dell’apprendimento, e non essere solo di supporto a esso”(S. Bennett)� nuove funzioni per le biblioteche

� nuovo ruolo per i bibliotecari

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Il Learning Commons

� collegamento fra le attività dell’Information Commons e le “iniziative di apprendimento promosse da altre unità accademiche” (D. Beagle)

� molti Information Commons sono ancora library-centric

� in altri casi essi ampliano le loro funzioni fino a includere le attività di supporto all’apprendimento

� da Information Commons a Learning Commons

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Il Learning Commons

� punto di vista organizzativo:

� stretta condivisione fra servizi di natura diversa

� punto di vista bibliotecario:

� profondo cambiamento

� le biblioteche accademiche devono far proprie funzioni appartenenti ad altre sfere del mondo universitario

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Il Learning Commons

� fondato sul coinvolgimento delle unità accademiche preposte all’apprendimento

� la differenza fondamentale fra un Information Commons e un Learning Commons è che “il primo supporta la mission dell’istituzione, mentre il secondo la realizza”

� spazi “centrati sulle persone”

� non “che cosa dovrebbe esserci in uno spazio”

� ma “che cosa dovrebbe accadere in questo spazio!”

._ ._

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Michele Santoro

Quattro trends per le biblioteche nel web 2000

Grazie per l’attenzione!