Il numero dei radiologi: trends e prospettive

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111 Il numero dei radiologi: trends e prospettive Franco Pesaresi, Lucio Baffoni, Ennio Gallo, Luigi Oncini 01/01/2004 PAPER NON PUBBLICATO

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Sono troppi o sono pochi i radiologi? Il lavoro affronta il tema della presenza dei radiologi in Italia in una prospettiva comparata con gli altri paesi industrializzati.

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Il numero dei radiologi: trends e prospettive

Franco Pesaresi, Lucio Baffoni, Ennio Gallo, Luigi Oncini

01/01/2004

PAPER NON PUBBLICATO

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IL NUMERO DEI RADIOLOGI:

TRENDS E PROSPETTIVE

Franco Pesaresi

1, Lucio Baffoni

2, Ennio Gallo

3, Luigi Oncini

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1. Il numero dei radiologi nei paesi industrializzati

L’Italia è il paese al mondo con il più alto numero di radiologi per milione di abitanti, in base ai

dati disponibili. L’Italia, infatti, nel 1998 aveva 124 radiologi per milione di abitanti mentre la

media dei paesi indicati nella Tab. 1 era di circa 78 radiologi. Nelle altre nazioni i dati sono

estremamente differenziati passando dal minimo rappresentato dal Giappone che ha appena 27

radiologi per milione di abitanti fino al dato massimo (124,1) rappresentato appunto dall’Italia (Cfr.

Tab. 1).

Tab. 1 - Radiologi per milione di abitanti nei paesi industrializzati.

Nazione Anno* Radiologi Anno** radiologi

Italia 1991 95 1998 124,1

Belgio 1997 123,0

Francia 1986 49,8 2000 121,0

Austria 1998*** 120,0

Islanda 1998*** 112,0

Svezia 1991 100,0 1997 103,0

Finlandia 1991 85,0 1999 92,0

Stati Uniti 1991 61,0 2000 90,7

Norvegia 1991 83,0 1999 85,0

Danimarca 1991 62,0 1998 78,0

Lussemburgo 1997 127,9 2000 74,9

Svizzera 1997 69,0

Germania 1991 44,0 1996 66,0

Spagna 1991 63,0 1998*** 62,0

Canada 1991 71,0 2001 60,2

Portogallo 1991 42,0 1998 60,0

Australia 1986 45,4 2000 59,9

Nuova Zelanda 1997 60,0 2000 57,0

Olanda 1998 47,0

Irlanda 1998 47,0****

Regno Unito 1999 45,0

Giappone 1997 27,0

Media 1996-2001 78,3 Note: *dato meno recente disponibile, ** dato più recente disponibile. *** l’annualità indicata potrebbe essere leggermente imprecisa. **** il dato si riferisce solo ai radiologi ospedalieri.

Fonte: Ministére de l’emploi e de la solidarité (2001), The Dartmouth atlas of the health care (1996), U.S. Bureau of the Census (2001) , Smets et al.

(1999), AIHW (2000), Canadian Medical Association (2001), NZHIS (2001); RANZCR (1999, 2001); O’Donnell C., Stuckey J. (1995) (per i dati del 1991); Pesavento (2001), Sibbald (1999), BFCR-RCR (2002), NOMESCO (2001), Audit Commission (2002), CIHI (2003).

1 dirigente servizi sociali, educativi e sanità comune di Ancona, nel 2004.

2 direttore u.o. diagnostica per immagini ASL Fermo (AP), nel 2004

3 direttore u.o. diagnostica per immagini ASL Modena, nel 2004

4 direttore u.o. diagnostica per immagini ASL Macerata nel 2004

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Il numero dei radiologi è in costante crescita nella maggioranza dei paesi. Le motivazioni sono

diverse ma sono in genere sostenute dall’aumento del carico di lavoro con specifico riferimento

all’utilizzo di nuove tecnologie. Ultrasuoni, TAC, RMN e l’imaging con radionuclidi hanno

permesso il miglioramento dell’accuratezza della diagnosi in una ampia varietà di condizioni. Le

moderne attrezzature producono immagini multiple che richiedono un tempo significativamente più

lungo di revisione e di interpretazione. C’è stato un significativo sviluppo nel numero e nella

complessità delle procedure interventistiche inclusa l’angioplastica, l’embolizzazione vascolare,

l’inserimento di stent, l’aspirazione e il drenaggio di fluidi raccolti e le biopsie percutanee. Ci sono

non solo tempi consumati in procedure ma anche bisogno di counselling prima delle procedure e

per ottenere il consenso informato, le cure post-procedure e la gestione del follow-up. Questo

richiede relazioni con il personale medico di reparto e lo sviluppo di protocolli e percorsi

assistenziali. I dati evidenziano che siamo di fronte non solo al tendenziale aumento delle

prestazioni radiologiche nella gran parte dei paesi ma che questo aumento è dovuto soprattutto

all’aumento di prestazioni nelle aree radiologiche più specialistiche che prevedono l’utilizzo di

TAC, di ultrasuoni, di RMN e di procedure interventistiche. Proprio quelle procedure che

richiedono un maggior impegno anche in termini di tempo e il diretto coinvolgimento del radiologo

nel definire il protocollo dell’imaging, la supervisione della procedura e la refertazione delle

immagini multiple che questa indagine produce.

Il coinvolgimento medico nella gestione sia a livello dipartimentale che a livello aziendale è

aumentato notevolmente. Questo vale sia per i direttori delle unità operative di radiologia chiamati a

significativi compiti gestionali che per gli altri radiologi che in genere vengono chiamati a

contribuire alla pianificazione delle attrezzature, alla revisione dell’uso del materiale di consumo

(cateteri ecc.), allo sviluppo e alla manutenzione di protocolli assistenziali/linee guida e alla

verifica delle strategie di protezione della radiazione (BFCR-RCR, 2002).

La tabella 2 tenta di riassumere i principali fattori che influenzano l’offerta e il bisogno di radiologi

e dei servizi di radiologia.

Tab. 2 – Fattori che influenzano la domanda e l’offerta di radiologi.

Fattori che influenzano l’ offerta di radiologi

e di servizi di radiologia

Fattori che influenzano il bisogno di radiologi

e dei servizi di radiologia

Fattori collegati alla formazione e all’interesse

suscitato dalla specialità

Livelli e meccanismi di finanziamento e

rimborso

Pensionamento/logorio dei radiologi Aspettative e domanda degli assistiti

Obbligazioni contrattuali degli occupati Avanzamenti tecnologici e teleradiologia

Sistema di accreditamento struttura/professione

e/o di certificazione professionale

Crescita ed invecchiamento della popolazione

Produttività incluso l’impatto tecnologico e la

ristrutturazione dei servizi

Organizzazione dell’assistenza sanitaria

Partecipazione femminile alla professione

radiologica ed adesione al part-time

Nuove malattie ecc.

Incremento della complessità delle procedure Dipendenza/affidabilità clinica della radiologia

Offerta di personale di supporto Servizi e programmi di screening

Questioni della globalizzazione come

l’emigrazione internazionale e il reclutamento

del personale

Peso della sostituzione dei radiologi con:

altri gruppi medici

personale tecnico

tecnologia per la diagnosi assistita (per

esempio computer CAD)

Aspetti medico legali che riguardano gli

specialisti radiologi

Aspetti medico legali che riguardano lo

specialista

Linee guida cliniche/formazione dello specialista Fonte: nostra revisione documento RANZCR, 2001.

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Raggiungere una qualche forma di bilanciamento fra domanda ed offerta di radiologi è un compito

difficile ma necessario.

In futuro la crescita dei radiologi continuerà? Un recente studio (AMWAC, 2001) ha concluso

affermando che le procedure radiologiche, in Australia, continueranno a crescere, sia in volume che

in complessità, ed ha stimato una crescita annua della forza lavoro dell’1,5% per anno per i prossimi

10 anni necessaria per far fronte all’incremento dei bisogni previsti. Questa percentuale di crescita

stimata include le componenti relative alla crescita della popolazione e della vecchiaia ed anche la

crescita della complessità del lavoro.

Questa percentuale è minore rispetto alla quota di crescita della domanda statunitense recentemente

stimata al 3,5% per il volume delle procedure ed al 5,5% per il Relative Value Units (RVU)

(RANZCR, 2001). Secondo le stime dell’ACR (L’associazione dei radiologi statunitensi), negli

USA, ci sono circa 25.000 radiologi in attività (anno 2000), esclusi i medici nucleari. Tale numero è

in crescita. Cinque anni fa il numero stimato dei radiologi era di 23.000 e i dati dell’ACR indicano

che il numero cresce ogni anno di 500 nuovi radiologi. Sunshine ha previsto che saranno 27.500 fra

5 anni e 30.000 nella prossima decade (Pesavento, 2001). C’è stato un periodo, negli anni passati, in

cui questa crescita continua ha provocato un eccesso di offerta di radiologi in concomitanza con

l’avvento del “managed care”. Alcuni dati recenti suggeriscono alcuni miglioramenti negli equilibri

del mercato del lavoro dopo però che si sono realizzate alcune riduzioni nel numero dei radiologi

(Sunshine JH, 1998). Le unità operative invece non crescono della stessa misura perché negli USA

si registra lo strano fenomeno di numerosi team radiologici che lavorano per più ospedali. Nel 1995

l’ACR stimava che circa 2.600 gruppi medici lavoravano per più radiologie, una quota assai

rilevante. Oltre alle strutture ospedaliere le radiologie possono esser collocate anche in strutture

ambulatoriali che in USA si chiamano “freestanding imaging center”. Le statistiche del 1992

avevano rilevato 3.200 di queste strutture incluse quelle di radioterapia. Autori come Sunshine

pensano però che allo stato attuale esse si siano ridotte a circa 2000 (Pesavento, 2001).

Anche in Inghilterra c’è stata una crescita nel numero di radiologi ma questa è stata inferiore a

quella che si è registrata nei medici delle varie specialità. Infatti, nel periodo 1992-1997 mentre i

radiologi aumentavano del 3,7%, il totale dei medici cresceva del 4,6% producendo un ulteriore

aumento di richieste di prestazioni radiologiche. Occorre inoltre tener conto che la pressione sul

carico di lavoro di radiologi è stata intensificata dalla emanazione delle linee guida nazionali per

aumentare il turn-over di pazienti ospedalieri conseguente alla riduzione dei letti e all’incremento

della day-surgery ed ovviamente dalla maggiore complessità delle prestazioni richieste. Questo

processo è stato particolarmente visibile negli ultimi anni che hanno visto una espansione della

attività chirurgica, soprattutto in ortopedia, nello sforzo delle aziende sanitarie di massimizzare le

loro entrate. A questo proposito sorge la necessità di definire anche l’impatto dello sviluppo di

discipline diverse da quelle radiologiche dato che alcune specialità influiscono pesantemente (per

esempio l’ortopedia) sull’attività del servizio radiologico, mentre altre hanno un modesto impatto

sul carico di lavoro complessivo (BFCR-RCR, 2002).

In tre nazioni invece si è registrato il fenomeno inverso e cioè quello della riduzione dei radiologi.

Questo è accaduto in Canada, Lussemburgo e Nuova Zelanda. In Canada diversi studi realizzati nel

1980 e nel 1992 hanno suggerito agli organismi governativi di frenare la formazione degli

specialisti in radiologia che nel 1991 erano 71 per milione di abitanti. Così, nel 1992, la conferenza

dei ministri provinciali della sanità decise di ridurre del 10% ogni anno il numero degli specialisti

radiologi da formare. Questi provvedimenti negli anni successivi hanno cominciato a far sentire i

loro effetti tanto che nel 2000 i radiologi canadesi erano 60 per milione di abitanti (Sibbald, 1999).

Nel 2002 la situazione non era sostanzialmente cambiata (60,8 radiologi per milione di abitanti).

Oltre a questo il Canada ha sperimentato nuove forme organizzative per il settore radiologico.

Interessante è l’esperienza della provincia canadese del Manitoba che ha dimostrato con un

programma integrato per la radiologia finalizzato alla razionalizzazione delle spese e al

miglioramento del servizio ai pazienti di poter ridurre i costi del sistema, ridurre il personale

addetto e ridurre anche le prestazioni radiologiche. Infatti dal 1993 al 1996 le prestazioni

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radiologiche sono passate da 972 a 886 per mille abitanti (incluse le prestazioni di medicina

nucleare) (MacEwan, 1998). L’Associazione dei radiologi canadesi (CAR) ritiene comunque che ci

sia una situazione di carenza dei radiologi destinata ad accentuarsi se non si aumenterà

immediatamente il numero degli specialisti da formare almeno del 25% (CAR, 2001).

Non sono molti i paesi che denunciano una carenza più o meno evidente di radiologi. Fra queste

nazioni vi è l’Australia che nel 2000 aveva circa 1.148 specialisti radiologi in attività. Dal 1990 al

2000 i radiologi sono cresciuti quantitativamente del 42,3% mentre la popolazione è cresciuta del

12,4%. I radiologi sono dunque aumentati di 3,4 volte rispetto alla popolazione. Ciononostante

l’associazione dei radiologi australiani ritiene che ci sia ancora una carenza di radiologi nel

territorio nazionale anche se essa non appare drammatica. Infatti secondo le rilevazioni della stessa

organizzazione, nel 2000 erano 37 i posti vacanti di radiologo nel settore pubblico per cui la stessa

associazione, per sanare la situazione chiede un aumento di ulteriori 60 posti di radiologi da mettere

in formazione per i prossimi tre anni rispetto agli attuali 200 (RANZCR, 2001).

Nel Regno Unito i radiologi sono solo 45 per milione di abitanti, un dato tra i più bassi fra i paesi

censiti. Questo dato è influenzato dalla tradizionale divisione dei ruoli all’interno delle radiologie,

dove i tecnici di radiologia producono direttamente le immagini diagnostiche ed i radiologi le

interpretano. Questa situazione recentemente sta cambiando sotto la spinta della ricerca di una

maggiore produttività. In molti ospedali il ruolo dei tecnici di radiologia è stato esteso per includere

nuove mansioni. In molti dipartimenti di radiologia i tecnici di radiologia eseguono le iniezioni

endovenose (90% degli ospedali), emettono i referti ecografici (80% degli ospedali), realizzano i

clisma opachi all’interno di protocolli concordati (70% degli ospedali) e refertano le radiografie

effettuate nel dipartimento di emergenza (30% degli ospedali). In questo modo gli inglesi stanno

dando una risposta alla carenza di radiologi soprattutto per dare una risposta rapida per alcune

prestazioni che richiedono tempi lunghi di realizzazione (come per l’appunto i clisma opachi e le

ecografie). Oltre all’estensione verso l’alto del ruolo dei tecnici di radiologia si assiste, nel Regno

Unito ad una estensione anche del ruolo dei operatori tecnici dell’assistenza OTA che collaborano

direttamente con i tecnici di radiologia. Agli OTA viene spesso delegata la funzione di supportare il

tecnico di radiologia per esempio posizionando il paziente durante l’esame o assemblando insieme

radiografia e referto. Il numero totale di OTA (helpers) usati come supporto dei tecnici e dei

radiologi è aumentato del 46% dalla metà degli anni ’90 passando da 893 a 1.307. Si è verificato

che l’aumento maggiore si è realizzato proprio in quegli ospedali che hanno esteso le funzioni

anche dei tecnici (Audit Commission, 2002). Una survey periodica del Ministero della Sanità

inglese ha rivelato che nel marzo del 2002 i posti vacanti dei radiologi erano pari al 7,7% di quelli

in organico (Department of health, 2002). Complessivamente in tutto il Regno Unito dovrebbero

essere vacanti circa 200 posti di radiologo secondo il Ministero. Il Royal College of Radiologists

ritiene invece che per soddisfare l’attuale carico di lavoro, senza allungare gli orari di lavoro,

servano altri 1.245 radiologi (RCR, 2002). I dati hanno dimostrato che nel periodo 1993-1998 il

carico di lavoro è aumentato del 10% mentre in questi ultimi due anni sembrerebbe essere

aumentato mediamente del 4,5%. Il RCR e il Medical Wokforce advisory Team stimano che il

numero di radiologi richiesti per adempiere il carico di lavoro al 2010, assumendo solo un modesto

incremento del carico di lavoro pari al 2% per anno, sarà di 3.300. Questo significa la necessità di

formare 150 radiologi in più per anno per 5 anni rispetto agli attuali (BFCR-RCR, 2002).

Più complessa appare la situazione dell’Italia che nel 1998 con 7.143 radiologi (9° disciplina per

diffusione) risultava il paese con il più alto numero di radiologi e ciononostante anche il paese che

lamenta la più elevata carenza di specialisti. Infatti, anche secondo una commissione di studio del

Ministero della Sanità “Il numero di specialisti in radiologia e medicina nucleare è inferiore alle

attuali esigenze per circa il 15-20%”. Questa carenza avrebbe determinato un ulteriore carico di

lavoro che è aumentato ogni anno proprio per l’utilizzo di quelle tecnologie ad alto contenuto di

professionalità come ultrasuoni, TC e RM, SPECT e PET. La stessa Commissione ritiene poi che

“questo incremento non sembra avere a breve una soluzione se non attraverso l’introduzione di una

migliore gestione del processo, il miglioramento della tecnologia, specie nel settore degli ultrasuoni

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e della RM, il governo della richiesta con opportune attività ed informazione ai medici di medicina

generale per ridurre le richieste incongrue” (Ministero della sanità, 2001). Ancora, la commissione

ministeriale ha evidenziato delle carenze di personale anche nel settore dei tecnici sanitari di

radiologia medica. Il numero di corsi attivati dalle università è stato inferiore al numero delle

precedenti scuole regionali in sede ospedaliera e quindi vi è stata una marcata riduzione del numero

delle classi. Il numero di diplomati per il 2002 non raggiungerà che il 50% del turnover dei

pensionamenti. La situazione su questo fronte è destinata ad aggravarsi nei prossimi anni se non si

accrescerà il numero dei tecnici di radiologia da formare.

Sul fronte organizzativo recenti dati ministeriali ci permettono di stimare in circa 1.360 i servizi di

radiodiagnostica, un terzo dei quali privati, pari a circa uno ogni 42.000 abitanti. Circa due terzi di

questi servizi hanno un consistente carico di lavoro. Infatti il 71% dei servizi lavora per 6 o 7 giorni

la settimana e il 62% del totale dei servizi di radiodiagnostica lavora per almeno 9 ore al giorno.

Infine solo il 15% dei servizi non è organizzato con turni di guardia medica o di reperibilità

(Ministero della Salute, 2002a). Le unità di offerta radiologica sono invece molte di più risultando

essere pari complessivamente a 3.002 di cui 1.595 pubbliche (Ministero della sanità, 2002b). Si

tratta di una unità di offerta radiologica ogni 19.000 abitanti, dato che probabilmente contribuisce a

determinare la forte domanda di medici radiologi.

Contraddittoria è invece la situazione della Francia. Gli specialisti radiologi crescono costantemente

ma questo aumento è assorbito soprattutto dal settore libero-professionale e la professione stima che

la densità dei radiologi permetta di soddisfare tutti i bisogni della popolazione. Tuttavia si registra

un 11,5% di posti vacanti negli ospedali generali pubblici. Non esiste dunque un problema di

demografia medica, ma è preoccupante il fatto che gli specialisti formati non si dirigono verso

l’occupazione negli ospedali generali pubblici. Questo avviene perché il sistema di remunerazione

per atto rende assai più remunerativo il lavoro nel “secteur liberal” (Nicolas, 1998). Il forte

potenziamento delle grandi tecnologie radiologiche, sostenuto anche dal governo, richiederà però

per il futuro una riorganizzazione del settore o un aumento di medici radiologi.

In sostanza, i dati in nostro possesso ci dicono che è stata riconosciuta una carenza di radiologi in

quelle nazioni che hanno effettivamente una presenza tra le più basse in assoluto di radiologi per

milione di abitanti. E’ il caso per l’appunto del Giappone, del Regno Unito, dell’Australia e forse,

nei prossimi anni, del Canada (anche se in questo caso la carenza non viene riconosciuta dai livelli

governativi). Del tutto atipica risulta essere la situazione italiana che riesce a mettere insieme la

dotazione più elevata di radiologi e la carenza in assoluto più grave. Come questi due dati possano

essere compatibili resta un mistero.

2. Esiste uno standard di riferimento?

L’interpretazione di questi dati internazionali è comunque resa più complessa dal fatto che non

esistono nella letteratura dei validi standard di riferimento sulla distribuzione ottimale dei

radiologi, ammesso che un tale dato sia ottenibile in un settore così notevolmente influenzato

dall’innovazione tecnologica e dall’organizzazione sanitaria. Gli unici standard conosciuti sono

quelli dell’Italia, del Royal College of Radiologists inglese e del Canada la cui associazione dei

radiologi ritiene ottimale la presenza di 77 radiologi per milione di abitanti, un parametro vicino alla

dotazione media di radiologi nei paesi industrializzati (Cfr. Tab. 3). In Italia invece, negli ultimi 20

anni due documenti, di diversa valenza, si sono occupati di questo aspetto. Il primo è del 1984. Il

CIPE, nel ripartire il fondo sanitario nazionale di parte corrente aveva fissato alcuni parametri per i

servizi di radiologia diagnostica, da sottoporre a verifica applicativa. Fra l’altro si diceva che il

carico di lavoro per radiologo era costituito da 8.500/9.000 esami l’anno (Delib. CIPE 20/12/1984).

Utilizzando questo parametro ed applicandolo alle prestazioni annualmente realizzate in Italia

abbiamo calcolato lo standard relativo alle necessità di specialisti radiologi previsti dall’atto e che è

pari a 90 radiologi per milione di abitanti.

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Tab. 3 - Standard di riferimento relativi alla diffusione degli specialisti radiologi.

Nazione Standard radiologi per

milione di abitanti

Fonte

Regno Unito 54 Royal college of radiologists,

2002

Canada 77 Association Canadienne des

Radiologistes, 2001

Italia 90 Deliberazione CIPE 20/12/1984 (sviluppo dei parametri in essa indicati)

Italia 180 Ministero della Sanità, 2001

Il secondo documento è invece assai più recente ed è costituito dalla “Relazione della commissione

per lo studio delle problematiche dei servizi di diagnostica per immagini”, istituita dal Ministero

della sanità e che ha concluso i suoi lavori nel 2001. In essa si legge che esistono forti differenze tra

le diverse figure professionali nel panorama sanitario europeo che non permettono di potersi riferire

ad un modello standard. Pertanto, afferma sempre la Commissione, si può ritenere che in

condizioni tecnologiche medie sia necessario 1,8 specialista radiologo e 3-4 TSRM ogni 10.000

abitanti (Ministero della sanità, 2001). Tale proposta non viene però supportata da alcun

argomento. Non si può fare a meno di rilevare come il parametro indicato in questo ultimo

documento per i medici radiologi sia assolutamente privo di realismo e di validità (mancanza di

argomentazioni) soprattutto alla luce di quanto contenuto nella Tab. 1.

3.Procedure radiologiche eseguite da non-radiologi

Il quadro non è però completo se non si dice che nei vari paesi esaminati anche altri medici, oltre ai

radiologi, effettuano, in varia misura, procedure radiologiche. In Germania e in Lussemburgo i

radiologi sono addirittura una minoranza rispetto ai medici non radiologi che effettuano attività

radiologica mentre in Giappone si stima che circa il 50% delle procedure radiologiche possono

essere realizzate da non radiologi. Negli altri paesi, nei primi anni novanta, i medici non radiologi

che effettuavano procedure radiologiche erano mediamente il 10-20% del totale dei radiologi (Cfr.

Tab. 4).

In altre situazioni taluni atti medico-tecnici vengono delegati ad altre figure professionali così

come abbiamo visto nel caso del Regno Unito e così come accade nel caso dell’ecografia. In molti

paesi europei è spesso il personale tecnico specializzato (manipolateur délectroradiologie médicale,

sonographers, radiographers, ecc.) che realizza l’esame ecografico. In Europa, questo accade nel

Regno Unito, in Olanda, nella Repubblica Ceca, in Grecia, in Ungheria, in Norvegia, in Finlandia,

in Portogallo e in Austria (ISRRT, 2003). La stessa cosa accade negli Uniti e in Canada. Il tecnico

abilitato realizza le ecografie sotto la responsabilità del medico radiologo che è il solo abilitato a

poter proporre gli esami complementari che egli ritiene utile. Il medico radiologo è inoltre il solo a

poter confrontare i risultati dell’ecografia con altri esami di diagnostica per immagini ed in

particolare relativi alla TAC o alla RMN. Il tecnico abilitato, nei paesi precedentemente citati,

realizza un esame ecografico standardizzato eseguendo la produzione di immagini-tipo per ciascun

esame. Il ruolo del tecnico abilitato prevede l’accoglienza del paziente, comporta l’avviamento

dell’ecografo e il controllo del suo buon funzionamento, la realizzazione della tecnica di

esplorazione secondo dei protocolli precisi preparati dai medici come precedentemente indicato. Il

tecnico abilitato provvede a registrare gli esami e nella gran parte dei paesi europei e negli Stati

Uniti e in Canada, consegna al radiologo un rendiconto delle procedure di esplorazione che servirà,

con le immagini ed eventualmente un supporto informatico complementare, alla realizzazione del

referto a cura del medico radiologo responsabile.

Naturalmente non in tutti i paesi questo accade. In Francia, per esempio, la realizzazione di un

esame ecografico è interamente realizzato dal radiologo, dall’esplorazione ecografia al referto

medico.

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Tab. 4 - Medici che effettuano procedure radiologiche. (1991-1996)

NAZIONE Medici che effettuano procedure

radiologiche per milione di abitanti

Radiologi per milione di abitanti (1991-

1996)

Germania 405 66

Lussemburgo 246 n.d.

Grecia 171 n.d.

Svezia 125 100

Francia 119 100

Belgio 113 n.d.

Finlandia 111 85

Australia 107 57

Italia 106 95

Giappone 94 n.d.

USA 92 80

Norvegia 88 83

Olanda 87 n.d.

Irlanda 77 n.d.

Canada 74 64

Danimarca 59 n.d.

Portogallo 54 42

Regno Unito 41 34 Note: esclusi dentisti. n.d.= dato non disponibile Fonte: UNSCEAR (2000) (Survey of medical radiation usage and exposures) e Tab. 1.

L’analisi delle diverse esperienze dei paesi dove il tecnico abilitato realizza l’esame ecografico ha

però evidenziato che questo accade quando lo stesso beneficia di una formazione complementare

specialistica in ecografia. Infatti, in Europa essa è in generale di un anno aggiuntivo alla formazione

necessaria per ottenere la qualifica di tecnico di radiologia mentre negli Stati Uniti i “sonographers”

hanno una formazione specifica da due a tre anni in ecografia, dopo la formazione di base di due

anni di “radiographers”. In Canada, alla formazione di base pluridisciplinare che dura tre anni si

aggiunge una formazione specialistica in ecografia che dura circa un anno.

Si può dunque affermare che molti paesi hanno già conferito o delegato ai tecnici abilitati la

realizzazione degli esami di ecografia. Questo si fa sempre sotto la responsabilità di un medico che

assicura la redazione del referto. Il tecnico abilitato garantisce la realizzazione dell’esame secondo

un protocollo standardizzato. La competenza in ecografia richiede una formazione specifica della

durata da uno a tre anni che deve prevedere una consistente parte pratica (Berland, 2003).

Negli Stati Uniti è molto sviluppata anche la pratica della ecocardiografia realizzata da non medici

con l’approvazione della più importante scientifica, l’American society of Echocardiography

(ASE), che rappresenta circa 2.500 ecocardiografisti cardiaci. Naturalmente, anche in questo caso,

l’ecocardiografista non-medico è un professionista che ha seguito un corso specializzato nel settore

della diagnostica cardiaca che lo ha formato per realizzare delle ecocardiografie secondo i

protocolli e le tecniche in vigore. L’ecocardiografista deve poter effettuare dei calcoli a partire dai

dati dell’ecocardiografia per poi trasmettere le sue valutazioni al medico che interpreterà lo studio.

E’ chiaro che la responsabilità della valutazione finale dello studio spetta al medico e non

all’ecocardiografista (Berland, 2003).

4.Il numero dei radiologi in formazione

Il numero dei radiologi dipende soprattutto dal numero di specialisti che viene formato

annualmente. E’ su questo ultimo dato che si concentrano le politiche governative tese allo sviluppo

della disciplina o al suo contenimento. Come abbiamo già visto in Canada, la conferenza dei

ministri provinciali della sanità decise nel 1992 di ridurre del 10% ogni anno la formazione degli

specialisti radiologi perché il loro numero era ritenuto eccessivo, così che in 10 anni – dal 1991 al

2000 – il loro numero scese di 10 unità per milione di abitanti (Cfr. Tab. 1). Solo nel 2001 gli

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specializzandi ammessi annualmente sono tornati ad aumentare di un terzo circa rispetto agli anni

passati. Nel Regno Unito invece si è registrata la politica opposta e non poteva essere

diversamente vista la dotazione di radiologi. Infatti, c’è stato un significativo aumento nel numero

dei radiologi in formazione negli anni compresi fra il 1995 e il 2000. Alla fine del 2005 circa 600

nuovi radiologi nel Regno Unito avranno completato la loro formazione e saranno disponibili

(BFCR-RCR, 2002). Essendo dunque espressione di politiche e di realtà diverse, anche in questo

caso grandi sono le differenze fra i vari paesi nella determinazione del numero di radiologi da

formare annualmente (Cfr. Tab. 5).

Tab. 5 – Radiologi in formazione per anno in alcune nazioni.

Nazione Specializzandi di radiologia per milione di abitanti/anno

Svezia 20,5

Belgio 18,3

USA 15,0

Nuova Zelanda 15,0

Regno Unito 13,0

Australia 9,9

Italia 7,1-7,8

Canada 1,9 Fonte: RANZCR (1999), Decreto MIUR 20/5/2003, Medical training review panel (2001), CIHI (2003).

Tra le nazioni di cui conosciamo il dato, al punto più elevato troviamo la Svezia che forma

annualmente 20,5 radiologi per milione di abitanti mentre al livello più basso, in questa occasione,

troviamo il Canada e poi l’Italia. Occorre però rammentare che in molti paesi europei, diversamente

dall’Italia, non sempre la specialità in radiologia porta alla professione di radiologo.

In Italia, per il 2002/2003 il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha

determinato in 405 il numero degli specialisti di radiodiagnostica da formare pari a 7,1 per milione

di abitanti (Decreto Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca 20/5/2003). A questo

numero si può aggiungere il personale medico di ruolo privo di specializzazione, in servizio presso

le unità di radiologia, nel limite del 10% dei posti assegnati a ciascuna scuola di specializzazione. In

questi ultimi anni il Ministero della sanità e quello dell’Università hanno costantemente aumentato

il numero degli specialisti radiologi in formazione fino al 2001, tanto che sono addirittura

raddoppiati fra il 1997/98 e il 2001/2002. In questi ultimi due anni accademici gli specializzandi di

radiologia ammessi sembrano essersi assestati attorno alle 405 unità annue a cui si può aggiungere

un eventuale 10% (Cfr. Tab. 6). Nel 2003/2004 dovrebbero salire al massimo storico con

l’ammissione di 436 specializzandi.

Il Ministero è arrivato a questa determinazione, sulla base delle indicazioni delle regioni e delle

università, senza una consapevolezza della reale situazione e dei trend di settore in corso.

Tab. 6 – Italia. Medici specialisti in radiologia da formare nelle scuole di specializzazione.

anno accademico fabbisogno determinato dal

Ministero della Sanità

specialisti in formazione per

milione di abitanti

1997-1998 205 3,6

1998-1999 233 4,0

1999-2000 262 4,5

2000-2001 430-473* 7,4-8,2

2001-2002 406-447* 7,2-7,9

2002-2003 405-445* 7,1-7,8 Note: *negli a. a. 2000/01, 2001/02 e 2002/03 ai posti assegnati si può aggiungere il personale medico di ruolo privo di

specializzazione, in servizio presso le unità di radiologia, nel limite del 10%.

Fonte: Ministero della Sanità Decreto 22/7/1998, 3/8/1999, 26/6/2000, 20/4/2001; Ministero dell’istruzione dell’università e della

ricerca Decreto 20/5/2003.

Page 10: Il numero dei radiologi: trends e prospettive

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5.Conclusioni

In conclusione possiamo dunque dire che la crescente diffusione di tecnologie diagnostiche sostiene

una costante crescita della presenza dei radiologi nella maggioranza dei paesi industrializzati,

crescita che sarà tanto più elevata laddove più basso è il livello della diffusione dello specialista

radiologo. In questo quadro la situazione dell’Italia risulta del tutto atipica e di difficile spiegazione

avendo la dotazione di radiologi più alta del mondo e nel contempo anche la percezione della più

grave carenza (15-20%) degli stessi radiologi. Evidentemente, questa contraddizione deve trovare

una spiegazione ed una soluzione che va ricercata innanzitutto nell’organizzazione dell’assistenza

sanitaria (distribuzione ed efficienza delle strutture radiologiche), nella valutazione delle prestazioni

erogate, nell’organizzazione del lavoro e nei carichi di lavoro degli operatori. Alcune risposte

possono venire dunque:

da una pianificazione delle grandi apparecchiature radiologiche e delle unità operative di

diagnostica per immagini che ricerchi una maggiore efficienza ed un carico di lavoro adeguato

per ogni singola unità erogatrice di prestazioni;

da tutte le iniziative (linee guida, percorsi diagnostici, coinvolgimento e formazione dei medici

di medicina generale, uso del quesito diagnostico nella richiesta della prestazione, ecc.) atte a

ridurre le prestazioni inappropriate;

da una più attenta pianificazione della forza lavoro necessaria al settore;

da una revisione delle funzioni delle singole categorie professionali estendendo le funzioni dei

tecnici di radiologia che possano così meglio supportare e qualificare il lavoro dei medici.

Questa strada è stata sperimentata da vari paesi come il Regno Unito che per sostenere il lavoro

dei medici radiologi, peraltro presenti in numero assai basso, hanno esteso le funzioni dei tecnici

di radiologia e degli OTA (oggi OSS) chiamando i primi a supportare (in qualche caso

sostituire) maggiormente i medici e i secondi a supportare i tecnici (ad esempio nel posizionare

il paziente).

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