2009 Trends Matrix: Segnali di decrescita
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macro trendsAUSTERITY / SEGNALI DI DECRESCITA© Valentina Durante / District Vision Lab
AUSTERITY
È la reazione più razionale e scontata: ci sono meno soldi? Si compra di meno. Il ridimensionamento dei consumi non è solo quantitativo, ma anche qualitativo.
Piacciono brand e prodotti in grado di distillare l’essenza e di aiutarci a scendere amorevolmente dalla giostra degli acquisti compulsivi.
In Segnali di decrescita (7 sub-trend) si raccontano le strategie per fare meno ma meglio: partendo dalla ricontestualizzazione dei prodotti e del loro utilizzo e finendo con una valutazione consapevole del loro impatto.
Alla scoperta di aziende e designer che stanno scoprendo nuove frontiere nella comunicazione, nella progettazione e nel packaging partendo dalla necessità di ottenere il massimo dal minimo possibile.
SEGNALI DI DECRESCITA
macro trends
© Valentina Durante / District Vision Lab
RIVALUTARE: SLOW LIFE
macro trendsAUSTERITY / SEGNALI DI DECRESCITA
RICONTESTUALIZZARE: RE-WILDING
RISTRUTTURARE: COMUNITÀ A IMPATTO ZERO
RILOCALIZZARE: LOCAL FOOD
RIDISTRIBUIRE: IO NON COMPRO
RIDURRE: NO WASTE
RIUTILIZZARE E RICICLARE: RICICLAGGIO
© Valentina Durante / District Vision Lab
macro trends
© Valentina Durante / District Vision Lab
The New Age of Frugality: titola Business Week.
Gli Americani – notoriamente degli shopaholic patologici –
stanno reagendo alla crisi consumando molto meno e
risparmiando di più.
Dagli anni ’50 agli ’80 la loro percentuale di risparmio era pari al 9% del reddito. Negli
ultimi anni questa percentuale era scesa all’1%.
LA NUOVA FRUGALITÀ
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macro trends
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Le previsioni per il 2009 sono di un meno 3%, pari a una contrazione nei consumi
dell’1% nel 2009 (400 miliardi di dollari spesi in meno), la
peggiore registrata dal 1942.
Sociologi ed economisti avvertono: non sarà una
parentesi temporanea, ma una vera svolta culturale.
Gli Americani hanno infatti bisogno di pagare i propri debiti e rimpinguare le casse dei fondi
pensione.
A lato: manifesto di propaganda durante la 2° Guerra Mondiale.
LA NUOVA FRUGALITÀ
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La “società della decrescita” presuppone, come primo
passo, la drastica diminuzione degli effetti negativi della crescita e, come secondo
passo, l’attivazione dei circoli virtuosi legati alla decrescita.
Questo processo comporta otto obiettivi interdipendenti, le 8 R: rivalutare, ricontestualizzare,
ristrutturare, rilocalizzare, ridistribuire, ridurre, riutilizzare, riciclare.
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LA NUOVA FRUGALITÀ
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Rivedere i valori in cui crediamo e in base ai quali
organizziamo la nostra vita, cambiando quelli che devono
esser cambiati.
L’altruismo dovrà prevalere sull’egoismo, la cooperazione
sulla concorrenza, il piacere del tempo libero sull’ossessione
del lavoro, la cura della vita sociale sul consumo illimitato,
il locale sul globale, il bello sull’efficiente, il ragionevole
sul razionale.
(Serge Latouche)
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RIVALUTARE SLOW LIFE
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Suscita nuovo interesse il movimento Voluntary
Simplicity.
L'espressione è stata resa popolare negli Stati Uniti da
Duane Elgin grazie al suo libro Voluntary Simplicity, pubblicato
nel 1981.
La sintesi è: meno denaro e meno oggetti ma più tempo e
maggiore consapevolezza dei propri reali bisogni.
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RIVALUTARE SLOW LIFE
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In Argentina il terribile crack finanziario del 2001 ha ispirato
la nascita della rivista Sede dedicata allo slow lifestyle.
RIVALUTARE SLOW LIFE
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Modificare il contesto concettuale ed emozionale di
una situazione, o il punto di vista secondo cui essa è vissuta, così da mutarne completamente il senso.
Questo cambiamento si impone, ad esempio, per i concetti di ricchezza e di
povertà e ancor più urgentemente per scarsità e
abbondanza, la “diabolica coppia” fondatrice
dell’immaginario economico.
(Serge Latouche)
RICONTESTUALIZZARE
RE-WILDING
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Il re-wilding è una sorta di neo-primitivismo scelto da comunità
di individui che rifiutano vantaggi e svantaggi
dell’attuale stile di vita per abbracciare un lifestyle in totale
armonia con la natura.
Il fotografo Lucas Foglia ha dato il via a un progetto che
documenta il fenomeno del re-wilding negli Stati Uniti
sudorientali.
RICONTESTUALIZZARE
RE-WILDING
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E una sorta di “ritorno alle orgini” è ciò che caratterizza il
trend del wood design, declinato primariamente nell’arredo e nell’hi-tech.
PAPPA*PHONE di Hulger è il primo telefono VoIP in legno.
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Miniot è una custodia per l’iPhone3G ricavata da un
singolo pezzo di legno.
È possibile incidere il proprio nome o il proprio
monogramma.
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Magno Wooden Radio
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Maple Phone di Hyun Jin Yoon e Eun Hak Lee, secondo
classificato all’International Design Excellence Awards
2008.
Sfruttando la capacità conduttiva del legno, i due
designer hanno messo a punto uno slider con tecnologia touchscreen in cui i tasti
(embedded) si illuminano al passaggio delle dita.
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I televisori e i monitor della svedese Swedx.
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E l’ormai famoso EcoBook bamboo laptop della Asus.
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Il legno è ovviamente uno dei materiali di base nel mondo
dell’arredo.
Il trend qui presentato non sta nell’utilizzo del materiale in sé,
bensì nella sua natura volutamente non-finita,
primitiva, minimalista senza intellettualismi.
Un esempio è la poltrona Nature V2.01 di Draw Me a
Sheep presentata a 100% London.
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O i mobili della francese Bleu Nature.
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O ancora la Set Piece Chair del designer svedese Peter
Andersson.
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Wardrope of Nature, la collezione di abiti e accessori di
Anni Rapinoja, è realizzata con petali di fiori, cotone e aghi
di pino.
La Rapinoja affronta il tema dell’urgenza ecologica in
termini di fragilità e diversità: fragili sono i materiali (tanto che
gli abiti non si possono indossare) così come i tempi di
realizzazione, che dipendono dai ritmi di crescita naturale.
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RE-WILDING
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Il MUJI Award 03 aveva come tema found, un riferimento al concetto di riutilizzare il know
how di coloro che ci hanno preceduti.
Il primo premio è andato a Straw di Yuki Iida, la
riproposizione delle cannucce ricavate dalla paglia di grano,
un esempio di forma creata dalla natura stessa senza il
minimo intervento umano.
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Adattare in funzione del cambiamento dei valori le
strutture economico-produttive, i modelli di
consumo, i rapporti sociali, gli stili di vita, così da
orientarli verso una società di decrescita.
RISTRUTTURARE COMUNITÀ A IMPATTO
ZERO
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In Inghilterra è nato un movimento di piccole città “in transizione” che si preparano
alla fine del petrolio senza aiuti politici ma solo grazie alla
buona volontà e allo spirito di auto-organizzazione degli
abitanti.
Un esempio di Transition Town è Totnes, nel Devon.
L’esempio italiano è Varese Ligure, premiato dalla
Comunità Europea come “paese rurale più virtuoso
d’Europa”.
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RISTRUTTURARE COMUNITÀ A IMPATTO
ZERO
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Il movimento partito da Totnes è per chi è stanco di aspettare e alle parole preferisce i fatti.
Si tratta di fare ricorso alla stessa creatività che abbiamo
usato sulla strada di uno sviluppo ascendente per
imboccare il senso opposto.
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RISTRUTTURARE COMUNITÀ A IMPATTO
ZERO
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Non vuol dire ritornare a un’esistenza primitiva ma
inventare un nuovo modello di comunità in cui si viaggia
meno, si mangiano cibi locali, si consuma solo ciò che serve e si riscopre un modo diverso di
stare insieme.
(Rob Hopkins)
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RISTRUTTURARE COMUNITÀ A IMPATTO
ZERO
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Consumare essenzialmente prodotti locali, prodotti da
aziende sostenute dall’economia locale.
Inoltre, se le idee devono ignorare le frontiere, i
movimenti di merci e capitali devono invece essere ridotti
al minimo, evitando i costi legati ai trasporti (infrastrutture, ma anche inquinamento, effetto
serra e cambiamento climatico).
A lato: manifesti di propaganda durante la 2° Guerra Mondiale.
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RILOCALIZZARE LOCAL FOOD
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Garantire a tutti gli abitanti del pianeta l’accesso alle risorse
naturali e ad un’equa distribuzione della ricchezza,
assicurando un lavoro soddisfacente e condizioni di
vita dignitose per tutti.
Predare meno piuttosto che “dare di più”.
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RIDISTRIBUIRE IO NON COMPRO
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Ci sono gli oltranzisti: comunità come The Compact, Froogles
e Freecycler che riducono gli acquisti allo stretto
indispensabile (con punte di fanatismo, tipo rifiutarsi di
comprare la carta igienica) e si scambiano gli oggetti anziché
acquistarli.
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RIDISTRIBUIRE IO NON COMPRO
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I Freegans sono ancora più intransigenti: rifiutano di
comprare qualsiasi cosa e recuperano ciò di cui
necessitano per vivere nei cassonetti della spazzatura.
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RIDISTRIBUIRE IO NON COMPRO
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Ma anche senza raggiungere queste vette di fanatismo, la
combinazione di crisi e sensibilità alle problematiche
ambientali spinge molti consumatori ad adottare
comportamenti decisamente più frugali.
A guadagnare riscontro è la pratica dell’affitto e del
noleggio, che si sostituiscono al consumo specie nel caso di
spese voluttuarie.
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RIDISTRIBUIRE IO NON COMPRO
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Molti consumatori decidono di affittare anziché acquistare non
solo per ragioni economiche, ma anche per questioni di
flessibilità e libertà (a volte il possesso di un bene diventa
una schiavitù).
È il risultato di uno stile di vita low commitment e incentrato
più sull’esperienza che sul possesso – una caratteristica
sempre più diffusa tra i Millennials.
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RIDISTRIBUIRE IO NON COMPRO
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Si moltiplicano i servizi di noleggio tramite Internet.
Il caso più noto è quello di Avelle (ex
BagBorrowOrSteal), citato anche nel film di Sex & The
City: si possono affittare borse, gioielli e occhiali di brand
famosi (e costosi) per qualsiasi periodo di tempo.
E, se proprio non si riesce a separarsi dall’oggetto, è
prevista anche la possibilità di acquisto (che però diventa
meno impulsivo).
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RIDISTRIBUIRE IO NON COMPRO
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iLetyou mette in contatto consumatori e negozi
interessati ad affittare i propri prodotti (attualmente 65mila).
È uno spazio che offre visibilità e crescita anche ai piccoli
imprenditori.
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RIDISTRIBUIRE IO NON COMPRO
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E ancora: RentMeAHandbag affitta (a dispetto del nome)
anche capi d’abbigliamento, calzature, gioielli e mobili.
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RIDISTRIBUIRE IO NON COMPRO
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E poi ci sono i servizi che affittano giocattoli: la texana
Babyplays invia ogni mese agli iscritti 4-6 giocattoli. Questi
possono essere trattenuti per tutto il tempo che si desidera.
Alla restituzione segue l’invio di nuovi prodotti.
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RIDISTRIBUIRE IO NON COMPRO
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Lo stesso principio anima il servizio proposto dalla tedesca
Lütte-Leihen: solo che in questo caso non si tratta di
giocattoli ma di vestiti per bambini.
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RIDISTRIBUIRE IO NON COMPRO
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Quando si parla di vacanze e spostamenti “io non compro”
diventa “io non viaggio”.
Mark Ellingham - il fondatore delle Rough Guides e l’uomo che ha incoraggiato un’intera
generazione di giovani a partire alla scoperta del mondo - ha
paragonato i danni causati dal turismo all'impatto dell’industria
del tabacco.
A lato: manifesto di propaganda durante la 2° Guerra Mondiale.
RIDISTRIBUIRE IO NON COMPRO
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Tutti noi che lavoriamo nell’industria del turismo
abbiamo la responsabilità di informare i viaggiatori sul costo
ambientale dei loro voli.
Dobbiamo incoraggiare le persone a viaggiare meno.
Valutando i pro e i contro non sono convinto che esista una
vacanza responsabile o etica.
Ellingham propone di istituire una tassa verde di circa 150
euro su tutti i voli per l’Europa e l’Africa e di 400 euro per il resto
del mondo.
RIDISTRIBUIRE IO NON COMPRO
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Se potessi cambiare una sola cosa, eliminerei il binge flying.
Viviamo in una società in cui la gente prende un aereo e va a Budapest per 48 ore. Voliamo
dappertutto alla minima occasione. È un problema che
va affrontato subito.
Anche Tony Wheeler, ideatore della guida Lonely Planet,
sostiene la filosofia fly less and stay longer.
RIDISTRIBUIRE IO NON COMPRO
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Leo Hickman, dopo il fortunato A life stripped bare, ha
pubblicato The Final Call: In Search of the True Cost of Our Holidays (2007) in cui
denuncia i danni del turismo fast food.
Dietro di lui c’è tutto il movimento dello slow travel, eco travel, green travel che,
sebbene scarso in Italia, spopola dagli Usa al Nord
Europa.
RIDISTRIBUIRE IO NON COMPRO
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Il vademecum per ecoturisti prevede regole come:
1) Volare il meno possibile e mai per soggiorni brevi.
2) Controllare la “bontà” del tour operator su Tourism
Concern.
3) Informarsi sulla responsabilità etica e ambientale dell’hotel.
4) Evitare di sprecare risorse.
5) Usare guide locali e trasporti pubblici.
RIDISTRIBUIRE IO NON COMPRO
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© Valentina Durante / District Vision Lab
Siti per trarre ispirazione sono slowtrav.com, scritto da una
community di viaggiatori consapevoli.
E lowcarbontravel.com, dove l’ambientalista Ed Gillespie
racconta come viaggiare il mondo senza mai usare
l’aereo.
RIDISTRIBUIRE IO NON COMPRO
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Ian Roberts e Fiona Godlee hanno pubblicato sul British
Medical Journal un editoriale sull’impronta ecologica dei
convegni di medicina.
Hanno scoperto che i voli dei partecipanti ai convegni annuali
della European respiratory society e dell’American thoracic
society hanno immesso nell’atmosfera più CO2 di
quanto facciano, in un anno, 110mila ciadiani o 11mila
indiani.
RIDISTRIBUIRE IO NON COMPRO
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Fra i trend segnalati dall’agenzia JWT per il 2008
rientra anche il fenomeno dello staycation: passare le vacanze
a casa propria per risparmiare denaro e CO2.
A lato: manifesto di propaganda durante la 2° Guerra Mondiale.
RIDISTRIBUIRE IO NON COMPRO
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Travelling without moving è il workshop organizzato dal
collettivo di artisti finlandesi Katastro.fi nell’ambito del
festival Pixelache (marzo 2008) per parlare di come usare
meno gli aerei e di più e meglio le videoconferenze.
RIDISTRIBUIRE IO NON COMPRO
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macro trends
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Il consumo di risorse va ridotto sino a tornare ad
un’impronta ecologica pari ad un pianeta.
Oggi il Nord America consuma dodici volte tanto, l’Europa
occidentale cinque, mentre un terzo dell’umanità resta ben
sotto questa soglia.
A lato: manifesto di propaganda durante la 2° Guerra Mondiale.
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RIDURRE NO WASTE
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Il primo imperativo è quello di non sprecare.
Le famiglie italiane sono tra quelle che sprecano più generi
alimentari in Europa.
600 € di prodotti alimentari finiscono ogni anno nella
spazzatura, pari al 12% di ciò che si compra.
E 2 italiani su 5 sprecano per eccesso di acquisti.
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RIDURRE NO WASTE
macro trends
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Un elemento che incide molto sull’impatto del prodotto (sia
ambientale che monetario) è il packaging.
Questo spiega il trend di crescita che caratterizza
l’acquisto di prodotti sfusi.
Le vendite degli Eco-Point di Crai crescono al ritmo del 20%
annuo.
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RIDURRE NO WASTE
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In crescita anche il consumo di latte alla spina (700 distributori
in Italia).
In Inghilterra e negli Stati Uniti sempre più consumatori hanno
recuperato l’abitudine di farsi consegnare il latte fuori dalla
porta di casa con vuoto a rendere.
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RIDURRE NO WASTE
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In calo il consumo di acqua in bottiglia (del 2-3% nella
grande distribuzione, del 7-8% nella ristorazione, dati
Mineracqua), mentre si diffonde l’abitudine di bere l’acqua che
esce dal rubinetto di casa.
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RIDURRE NO WASTE
macro trends
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Il sindaco di New York Michael Bloomberg ha investito 700mila
dollari in pubblicità per convincere i suoi concittadini a
bere acqua del rubinetto.
Il New York Post dedica un servizio al declino della San Pellegrino (e di tutte le altre
minerali): anche i ristoranti più lussuosi servono tap water in
caraffa.
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RIDURRE NO WASTE
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L’associazione Tappening ha promosso una significativa
campagna di marketing per spingere gli americani a
rinunciare all’acqua in bottiglia.
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RIDURRE NO WASTE
macro trends
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In Italia l’acqua del rubinetto è servita in molti ristoranti e
mense scolastiche.
Si segnalano poi le campagne contro la privatizzazione
dell’acqua (es. 100% pubblica a Venezia).
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RIDURRE NO WASTE
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Quanta acqua utilizziamo per lavarci? E quanta ne
sprechiamo?
Aspettare che l’acqua si scaldi prima di entrare sotto la doccia
è una considerevole fonte di spreco. L’azienda Evolve
Showerheads ha messo a punto la tecnologia
ShowerStart in cui il flusso viene ridotto a un gocciolio
finché l’acqua non raggiunge la temperatura desiderata.
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RIDURRE NO WASTE
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La riduzione o la totale eliminazione del packaging
rientra in un approccio definito precycling (termine coniato nel
1988 in occasione di una campagna di sensibilizzazione
contro gli sprechi).
Non è necessario riciclare gli scarti se si evita di accumularli
in prima istanza.
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RIDURRE NO WASTE
macro trends
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Una ricerca condotta da Intelligence Group ha
evidenziato come il 45% dei trendsetter e il 14% dei
consumatori mainstream americani abbia eliminato
l’acqua in bottiglia.
L’eliminazione delle borse di plastica riguarda
rispettivamente il 49% e il 16%.
Sainsbury ha segnalato una crescita del 36% nella vendita
di lunchbox.
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RIDURRE NO WASTE
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Il negozio londinese Unpackaged vende solo
prodotti (food e non-food) sfusi.
Non solo: offre un servizio mensile di consegna a
domicilio di prodotti non deperibili (sapone, carta
igienica, tè, zucchero…) agli uffici della zona, rendendo il
packaging inutile.
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RIDURRE NO WASTE
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Dalla collaborazione fra UPS e HP è nato un sistema
scanner/printer che stampa le etichette di spedizione
direttamente sui pacchi rendendo inutili quelle adesive.
UPS ha stimato un risparmio di circa 92.456 ore lavoro annue, di 1.338 tonnellate di carta e di
3.807 tonnellate di Co2.
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RIDURRE NO WASTE
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Nella maggior parte dei casi il packaging è impossibile da
eliminare, ma si può lavorare a una sua ottimizzazione in
chiave ecosostenibile.
Sta suscitando molto interesse l’utilizzo di confezioni in
carta/cartone per trasportare acqua e bevande. Un esempio è il parallelepipedo in cartone messo a punto da Hauswein
per il vino: è disponibile la versione da 3 e da 5 litri.
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RIDURRE NO WASTE
macro trends
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Lo studio di design e brand strategy Brand Image ha
messo a punto un concept di paper bottle in carta riciclata
per acqua e bevande varie.
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RIDURRE NO WASTE
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Un’altra soluzione è quella di puntare sul dual-use
packaging, confezioni che possono avere una seconda
funzione.
HP utilizza come packaging per i suoi laptop una messenger
bag che a) consente di ridurre gli scarti del 97%; b) permette
di spedire più pezzi per carico e c) diventa uno strumento di
marketing virale poiché viene utilizzata ed esibita dal
consumatore.
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RIDURRE NO WASTE
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La confezione di Y Water, bio functional drink per bambini,
diventa un gioco di costruzioni modello Lego.
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RIDURRE NO WASTE
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In crescita anche il trend delle stylish shopping bag.
Greenaid di Lovegrove & Respucci è una shopping bag riutilizzabile contenuta dentro
un portachiavi a forma di granata da tenere sempre
appeso alla propria borsa o zaino.
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RIDURRE NO WASTE
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Moukisac è uno zaino che contiene sacchetti trasparenti per i diversi prodotti acquistati
sfusi.
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RIDURRE NO WASTE
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Loopt di Eva Bauer & Hetal Jariwala è una shopping bag
che si arrotola come una stuoia occupando pochissimo spazio
in borsa.
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RIDURRE NO WASTE
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Ridurre il packaging non ho solo un impatto a livello
ambientale: può anche ridurre lo stress e semplificare la vita.
Questo è il concetto su cui fa leva l’iniziativa “Frustration
Free Packaging” lanciata da Amazon.
I prodotti coinvolti sono in primo luogo i giocattoli e le memory
card.
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RIDURRE NO WASTE
Guarda il video del Frustration Free Packaging.
macro trends
© Valentina Durante / District Vision Lab
È stata nominata “word of the year" per il 2008 dal New Oxford
American Dictionary.
Hypermiling, termine coniato nel 2004, significa massimizzare
l’efficienza del proprio veicolo attraverso modifiche allo stesso
o con comportamenti di guida adeguati.
La competizione che si crea tra hypermilers funge da ulteriore
incentivo a questa pratica ecosostenibile.
A lato: manifesto di propaganda durante la 2° Guerra Mondiale.
AUSTERITY / SEGNALI DI DECRESCITA
RIDURRE NO WASTE
macro trends
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Le emissioni non sono solo quelle causate dai mezzi di
trasporto: riscaldamento, condizionamento e utilizzo
domestico di apparecchiature elettroniche hanno un considerevole impatto
ambientale.
La londinese Green Home Concierge aiuta le famiglie a monitorare l’impatto della loro
abitazione e suggerisce le modifiche da apportare per
risparmiare CO2.
1. ECO-TECHNO
RIDURRE NO WASTE
macro trends
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Aumentano le proposte di apparecchiature per controllare
il consumo energetico domestico.
Wattson rappresenta l’energia consumata in valuta corrente
(euro, dollari, sterline o yen) ed enfatizza il tutto attraverso
variazioni cromatiche.
Home Joule invia le informazioni relative all’impatto
economico acquisendole direttamente dall’azienda
fornitrice.
1. ECO-TECHNO
RIDURRE NO WASTE
macro trends
© Valentina Durante / District Vision Lab
Il governo britannico, che ha intenzione di arrivare nel 2016 all’obbligo di costruire case a
emissioni zero, ha iniziato a trasformare il contatore di
alcune decine di migliaia di abitazioni in un segnalatore
domestico di consumi di CO2.
1. ECO-TECHNO
RIDURRE NO WASTE
macro trends
© Valentina Durante / District Vision Lab
Sul concetto di spreco inconsapevole è incentrata la
concept light progettata da Mingyu Jeung, una lampada
che si accende solo dopo aver risolto un semplice calcolo
matematico.
L’invito è: pensa, prima di accendere!
AUSTERITY / SEGNALI DI DECRESCITA
RIDURRE NO WASTE
macro trends
© Valentina Durante / District Vision Lab
Riparare le apparecchiature e i beni d’uso anziché gettarli in
una discarica, superando così l’ossessione, funzionale alla
società dei consumi, dell’obsolescenza degli oggetti
e la continua “tensione al nuovo”.
Recuperare tutti gli scarti non decomponibili derivanti dalle
nostre attività.
A lato: manifesto di propaganda durante la 2° Guerra Mondiale.
RIUTILIZZARE E RICICLARE
RICICLAGGIO
macro trends
© Valentina Durante / District Vision Lab
Il riciclaggio è diventato mainstream: non si contano gli
esempi (sia sostanziali che meramente estetici) nell’arte,
nella moda e nel design.
Nike ha cavalcato il trend con il modello Trash Talk, prodotto
utilizzando gli scarti delle lavorazioni.
RIUTILIZZARE E RICICLARE
RICICLAGGIO
macro trends
© Valentina Durante / District Vision Lab
Il brand inglese Fromsomewhere recupera gli scarti dell’industria della moda
(resti degli abiti, stoffe danneggiate, fondi dei rotoli di
tessuto…) e li converte in abiti-pezzi unici.
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RICICLAGGIO
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La giapponese Uniqlo ha un programma di riciclaggio di abiti
usati: possono essere portati nei punti vendita nei mesi di
marzo e settembre.
I prezzi ancora in buono stato vengono consegnati
all’associazione umanitaria Japan Relief Clothing Center.
Gli scarti vengono recuperati per imbottiture o combustibile.
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Marks & Spencer consegna un buono sconto di 5 sterline a chi
dona i propri abiti usati (fra cui deve esserci almeno un capo
M&S) all’associazione umanitaria Oxfam.
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Softwalker ritira i vecchi jeans e li riconsegna al consumatore
sotto forma di sandali.
Altri brand che recuperano materiali usati sono
TRAIDremade, Worn Again, Junky Styling, Use-UK e
Goodone.
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Dalla collaborazione fra Worn Again (iniziativa eco-fashion
dell’inglese Anti-Apathy) e Virgin Atlantic è nata una
linea di borse realizzata con i tessuti riciclati da aerei in
demolizione.
Sono stati prodotti 2mila pezzi in edizione limitata recuperando
i sedili di mille aeroplani.
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Eco Emporia è un online store che vende gioielli, borse,
abbigliamento e materiale di cancelleria realizzato con
prodotti riciclati.
Il rescued paper notebook è ottenuto piegando a metà della carta stampata da un solo lato.
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La parigina Stanker Design di François Royer recupera barili
d’olio abbandonati per realizzare tavole, sedie, scaffali
e lampade.
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Abteil realizza accessori con borse dell’acqua calda
utilizzate dall’esercito tedesco.
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La statunitense Podlaski Design LLC trasforma tavole
da skate rotte in pezzi d’arredamento.
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Balloona Stool di Natalie Kruch è uno sgabello rivestito da 500 palloncini annodati fra
loro.
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Joel Hester realizza tavolini da caffè recuperando le lamiere da
auto d’epoca americane.
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www.valentinadurante.com