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Fredo Valla | Longobardi cuneesi | I vetri di Chiusa di Pesio | Chinotto di Savona | Dandy style in quota | Moda anni ‘30 teatro de l’opéra de nice hockey: il ghiaccio che scalda osella: il latte nel sangue TRADUCTION FRANÇAISE e 5,00 Poste Italiane spa - Spedizione in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1, comma 1, DCB/CN - anno VII - numero 31 - Gennaio - Febbraio 2015 sentire la luce nei passi

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Il magazine dalle Alpi al mare gennaio/febbraio 2015

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Fredo Valla | Longobardi cuneesi | I vetri di Chiusa di Pesio | Chinotto di Savona | Dandy style in quota | Moda anni ‘30

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hockey:il ghiaccioche scalda

osella: il latte nel sangue

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EDITORIALE Roberto Audisiodirettore artistico

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Abbiamo iniziato da poco un nuovo anno e, come al solito, ci sare-mo prefissati le solite buone intenzioni: perdere quei chili di troppo

accumulati durante le feste, diventare più ordinati per non litigare con-tinuamente con chi vive al nostro fianco e magari, perchè no, cambiare completamente vita, in modo davvero drastico. Nel frattempo guardo la bellissima immagine di copertina, situazione lontana mille miglia dal mio modo di vivere molto più “urbano”, e ci vedo una metafora della vita: penso che ognuno di noi, in molte situazioni, si senta di camminare su un crinale come questo, “cercando la luce nei passi”, quell’equilibrio interiore che ti permette di non perdere quello esteriore, facendo bene attenzione a dove si mettono i piedi. Ponderare accuratamente ogni passo, tastando bene il terreno su cui ci appoggiamo, per non rischiare di affondare trop-po nella neve fresca ma anche per non scivolare, come spesso accade, nel precipizio che sta lì, a due centimetri da noi. E nel frattempo, nonostante tutto, esser capaci di godersi la bellezza del panorama che ci circonda e di cogliere il piacere dell’attimo, di respirare l’aria pura ed inebriante che ci dà la vita, assaporando la soddisfazione di essere intanto arrivati fino a quel punto. Perché ogni passo è una conquista verso la nostra meta finale, la luce che ci guida, qualsiasi essa sia...Noi ci proviamo e vi portiamo ad Ostana, in alta Valle Po, in compagnia di Fredo Valla, regista e sceneggiatore cuneese, che a partire dal pluri-premiato film Il vento fa il suo giro, ha raccontato storie di vita autenti-che di persone e stili di vita difficili. Oppure in casa di Dario Osella, per conoscere la storia di una delle più storiche aziende casearie, passando per la campagna intorno a Cuneo, alla scoperta dei tesori longobardi rin-venuti recentemente scoperti, per arrivare a Nizza, entrando nel teatro de l’Opéra de Nice, vera fucina d’arte. Vi portiamo sul ghiaccio fra i giocatori di hockey, e fra i vetri antichi che venivano prodotti nella Regia Fabbrica di cristalli di Chiusa Pesio, facendo una tappa nel savonese, terra di produ-zione del chinotto e interpretando per voi il nostro concetto di eleganza per lui e per lei. Questi sono solo alcuni dei temi di questo UNICO; gli altri scopriteli voi...

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CONTRIBUTORS

Rivista bimestrale dalle Alpi al MareAnno VII • Numero 31 • Gennaio - Febbraio 2015

Direttore responsabile:Alessio Botto • [email protected]

Direttore artistico:Roberto Audisio • [email protected]

Redazione centrale:Giovanna Foco • [email protected]

Editing:Vanina Carta • [email protected]

Concessionaria unica di pubblicità:BB Europa Edizioni • via degli artigiani, 17 - Cuneo [email protected]. +39 0171.603633

[UNICO] è una pubblicazione di BB Europa EdizioniVia degli Artigiani, 17 • 12100 Cuneo tel. +39.0171.60.36.33Reg. Trib. di Cuneo n. 617 del 1 Agosto 2009

Stampa:TIPOLITOEUROPA • [email protected] • www.tipolitoeuropa.com

Tutti i diritti riservati, è vietata la pubblicazione, anche parziale, senza l’autorizzazione dell’Editore© BB Europa Edizioni. Nell’eventualità che testi e illustra-zioni di terze persone siano riprodotti in questa pubbli-cazione, l’editore è a disposizione degli aventi diritto non citati. L’editore porrà inoltre rimedio, a seguito di segna-lazione, ad eventuali non volute omissioni e/o errori nei relativi riferimenti.

Garanzia di riservatezza per gli abbonati.L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiedere gratuitamen-te la rettifica o la cancellazione scrivendo a: “BB Europa Edizioni” - Responsabile dati UNICO - Via degli Artigiani, 17 - 12100 Cuneo. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico della “BB Europa Edizioni” saranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata e gli allegati, anche pubblicitari, di interesse pubblico (legge 675/96).

Puoi trovare [UNICO] nelle migliori edicole della provin-cia di Cuneo e Liguria di Ponente, a Torino nella Libreria Internazionale Luxembourg, nei migliori locali della Ligu-ria, del Principato di Monaco e della Côte d’Azur.

Questo numero è stato chiuso in redazioneil 10/01/2015.

In copertina: Tramonto sul Mucrone - skier: Giuliano Bordoni - photo: ©Daniele Molineris per Gore-Tex

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SEGUICI SU:

@robyaudi unico peopleestyle

Alessio Botto DIRETTORERESPONSABILE

[email protected]

Roberto Audisio DIRETTOREARTISTICO

[email protected]

con il patrocinio di: in collaborazione con:

Si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo numero

Hanno scritto

Roberto Audisio

Amy Bellotti

Phil Boschero

Vilma Brignone

Vanina Carta

Valter Castellino

Riccardo Celi

Monica Coviello

Nicola Ferrero

Giovanna Foco

Fabrizio Gardinali

Marco Jorio

Mark Lanteri

Bruno Lubatti

Fabio Moretti

Luca Morosi

Camilla Nata

Alessandro Parola

Monia Re

Traduzioni Lidia Dutto

Hanno fotografato:

AGC Glass Europe

Ansa

Marco Bertorello – Fondazione Amleto Bertoni

Comune di Revello

Fattorie Osella Spa

Fincantieri - Cantieri Navali

Nasario Giubergia

Dominique Jaussein

Gabriele Mariotti – Concorso “Lingua Madre”

MC Fotoreporter

Patrick Mittiga

Daniele Molineris

Luca Morosi

Museo della Regia Fabbrica dei Vetri e Cristalli e della Cera-

mica della Chiusa

Eloise Nania

Office de Tourisme de Menton

Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte

Gianpiero Trivisano

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RUBRICHE

3 | EDITORIALE 6 | SOMMARIO 8 | PRIMO PIANO12 | PASSEPARTOUT40 | L’INTERVISTA IMPOSSIBILE70 | LIFE STYLE74 | BON TON75 | CUCINA76 | PERSONAL SHOPPER77 | DA ROMA78 | ARTE80 | AGENDARTE82 | LEGGE 84 | MOTORI86 | UNA MELA AL GIORNO87 | MONEY, MONEY, MONEY88 | ESSERCI94 | TRADUCTION FRANCAISE

RITRATTO14 | nuovo cinema monviso

CAPITANI D’AZIENDA20 | il latte nel sangue

STORIA E STORIE24 | il ritorno delle lunghe barbe

SOCIETÀ E COSTUME28 | lingua, madre e donna

32 | fucina d’arte e maestranze

SPORT36 | hockey, ghiaccio che scalda

ITINERARI42 | figlio della terra e del fuoco

GUSTO46 | un chinotto ogni due ore

50 | quando l’albero porta buoni frutti

FASHION52 | dandy style ad alta quota

58 | oltre la moda, timeless elegance

DESIGN & LIVING62 | lifestyle per il soggiorno

AZIENDE64 | benvenuti nel futuro del retail

68 | avere dipendenti

non è un problema

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PrimoPianoVINO: NOVITÀ NELL’ETICHETTATURA A fine dicembre è stata pubblicata una circolare dal ministero delle Poli-tiche Agricole che rivoluziona la possibilità per i produttori di vini DO e IG (vale a dire DOCG, DOC e IGT) di dire in quale regione e/o provincia lavorano e producono. Il ministero, infatti, fermo restando il quadro nor-mativo in vigore, ha deciso di dare indicazione ai propri uffici periferici affinché un’indicazione della provincia o della regione, anche nel caso in cui il nome del capoluogo o della regione siano registrati come DOCG, DOC o IGT diverso da quella del vino prodotto, possa essere data in eti-chettatura. È importante ricordare che con etichettatura si intende ogni documento riferito al vino: dall’etichetta o fascetta sulla bottiglia al sito internet dell’azienda. Si tratta di una piccola rivoluzione, perché non solo il ministero prevede la possibilità che il consorzio delle DOC o IGT, il cui nome contenga quello della regione o di una provincia, conceda l’uso di regione o provincia a chi produce un vino diverso (che sarebbe stato dav-vero insufficiente), ma prevede espressamente che provincia e regione possano sempre essere indicate in etichetta o sul sito aziendale, purché non abbiamo il carattere di una evocazione, ma presentino chiaramente i tratti dell’informazione geografica, utile a collocare in modo appropriato la sede aziendale.

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IL TESORO LONGOBARDO DELLA GRANDAQuattordici secoli fa, quando ancora le campagne della Granda erano terre incolte e spopolate, ondate barbare di invasori provenienti dal Nord le attraversarono nella loro migrazione, creando alcuni primi insediamenti popolati. Nelle alture a strapiombo sulla Stura, poco a valle di quella che molti secoli dopo diventerà Cuneo, gli “uomini dalle lunghe barbe”, conosciuti come “Longobardi”, lasciarono grandi testimonianze del loro passaggio, tra il VII e l’VIII secolo d.C., emerse recentemente durante i lavori di realizzazione dell’autostrada Cuneo-Asti. La campagna di Ceriolo, nel comune di Sant’Albano Stura, ha infatti restituito la più grande necropoli longobarda d’Italia – e tra le maggiori d’Europa – con 776 tombe e relativi corredi funerari, oggetti, monili e armi. Un vero tesoro da conoscere, valorizzare e tutelare, quasi del tutto sconosciuto. La Delegazione FAI di Cuneo, in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Archeologici del Piemonte, nella propria missione di salvaguardia, tutela e promozione del patrimonio artistico del territorio, presenta al pubblico tali ritrovamenti in un vero e proprio salto nel tempo. Barbarissimi tra i Bar-bari – Longobardi lungo la Stura di Demonte è il titolo dell’incontro che si tiene sabato 21 febbraio, dalle ore 9,00, presso lo Spazio Incontri della Fondazione CRC di Cuneo, con interventi degli archeologi e la partecipazio-ne straordinaria di Egle Micheletto, Soprintendente ai Beni Archeologici del Piemonte, che illustrerà i risultati delle campagne di scavo.

VARATA LA FREGATA ALPINO

È stata varata nello stabilimento Fincantieri di Riva Trigoso (GE) la Fregata Alpino, quinta di una serie di dieci unità di fregate europee multi-missio-ne (Fremm), commissionate a Fincantieri dalla Marina Militare nell’ambito dell’accordo di cooperazione internazionale italo-francese, con il coordina-mento dell’organizzazione congiunta per la cooperazione europea in mate-ria di armamenti. Madrina del varo è stata Maria Rosa Solimano, cugina di Francesco Solimano, Medaglia d’Oro al Valor Militare.

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PrimoPianoMENU COME BUGIARDINIMenu chiari e trasparenti con l’esatta indicazione della presenza di allergeni. A par-tire dal 13 dicembre scorso sono diventati d’obbligo per legge, dopo l’entrata in vigo-re, contemporanea in tutti i Paesi comunitari, del Rego-lamento europeo 1160 del 2011. Ciò significa che, nei ristoranti, bar, pizzerie, gela-terie etc, le proposte del menu dovranno essere corredate di un’appo-sita nota illustrativa, molto simile al bugiardino dei medicinali. In Italia tra allergici (8 milioni) e intolleranti (12 milioni) la platea dei potenziali clienti interessati è molto ampia. Alimenti da segnalare? Cereali conte-nenti glutine, crostacei, uova, pesce, arachidi, soia, latte e lattosio, frutta a guscio (mandorle, nocciole, noci, pistacchi), sedano, senape, semi di sesamo, anidride solforosa e i solfiti, se superiori a certi limiti, lupini, molluschi.

AL VIA LE LAUREEIN “ALTO APPRENDISTATO”È stato proclamato “dottore magistrale” nell’Aula Magna del Politecnico di Torino, il primo laureato in Italia a conseguire il titolo all’interno del progetto delle Lauree in Alto Apprendistato, un percorso formativo spe-rimentale promosso dalla Regione Piemonte.Per un anno e mezzo Andrea Fonti, questo il nome del primo laureato del progetto, ha lavorato presso l’azienda SPEA Spa di Volpiano con un con-tratto di lavoro in apprendistato, che prevede quindi, come corri-spettivo della prestazione lavora-tiva, non solo la retribuzione, ma anche una formazione integrata, professionale e universitaria.Dall’altra parte, per l’azienda sono previsti sgravi contributivi e fiscali. Al termine del contratto di apprendistato il laureato è sta-to assunto a tempo indetermina-to dalla stessa azienda.

Attraverso il corpo si crea benessere, armonia riduzione significativa dello stress.La meditazione aiuta a conoscerci

e a gestire le nostre emozioni.

Lo yoga è un’esperienza di crescita personale.

Insegna MONICA ACCORNERO:si dedica allo studio dello Yoga dal 1998. Diplomata nel metodo “corpo specchio” di The Brofmann Foundation. I° livello di Reiki metodo Mikao Usui. Conosce e lavora con Bert Hellinger, ideatore delle “Costellazioni famigliari “. Monica si dedica ad un profondo lavoro personale con la scuola di Raja Yoga diplomandosi con il maestro Massimo Rodolfi. Contemporaneamente pratica Hatha Yoga con diversi insegnanti diplomandosi nella tradizione Sivananda. Insegna a Cuneo e a Chiusa di Pesio con amore e dedizione.

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UNA FIRMA PER LA PIZZAPATRIMONIO UNESCODue piemontesi “doc!” hanno voluto apporre la loro autorevole firma sul-la petizione che Coldiretti sta sostenendo per ottenere che “l’arte della pizza italiana” venga riconosciuta quale patrimonio culturale immateriale dell’UNESCo. La firma di Luciana Littizzetto è avvenuta ai margini della presentazione del suo nuovo libro L’incredibile Hurka, durante la qua-le ha anche sottolineato l’importanza di alcuni mestieri, come quello del pizzaiolo. Il Presidente della Regione, Sergio Chiamparino, invece, ha

firmato in occasione della Fiera del Bue Grasso a Car-rù, dove ha avuto modo di dichiarare la propria ammira-zione per il mondo agricolo che, in un momento di soffe-renza per l’economia, riesce ancora sempre a tracciare nuove prospettive di lavoro e di futuro per i giovani dei nostri territori.

“QUATTRO FIORI”AD ALBALa città di Alba ha ottenuto il massimo del riconoscimento, quattro fiori, al concorso nazionale “Comuni fioriti”, posizionandosi al secondo po-sto nella categoria “Comune sopra i 5.000 abitanti”. Ma non è mancato nemmeno il premio speciale “Rotonde fiorite” per l’allestimento e la cura del verde nelle rotatorie stradali. La premiazione nel 2015 si terrà pro-

prio ad Alba nell’ambito della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco. Il concorso “Comuni fio-riti”, a cui hanno partecipato 130 comuni, è organizzato dall’A-sproflor in collaborazione con l’ATL Distretto Turistico dei La-ghi e la consulenza dello Studio Urbafor, ed è rivolto alle ammini-strazioni locali che si impegnano a “fiorire” il proprio territorio con il coinvolgimento di privati ed associazioni.

VALGRANA CRESCE ANCORADa oltre 20 anni la Valgrana SPA produce formaggi a Scarnafigi, nel cuore nella pianura saluzze-se (CN). L’azienda, che già oggi conta su una produzione che sfiora i 280.000 pezzi all’anno e un fatturato prossimo ai 40 milioni di euro, grazie agli in-vestimenti da 5 milioni di euro previsti per il prossimo bien-nio, arriverà a realizzare fino a 1.100 forme al giorno, contro le 720 attuali. “Stiamo impiantando nuove linee con nuovi macchinari – dichiara l’ad Alberto Biraghi.– In un momento di crisi generalizzata, inve-stiamo con l’idea di assumere nuova manodopera. Un grande traguardo per una realtà partita da zero nel 1991 e ora in grado, quasi 25 anni dopo, di posizionarsi tra le aziende di riferimento nella produzione di formaggi a pasta dura di lunga stagionatura”.

LA MUSICAPER RIDARE SPERANZAPotranno suonare tutti insieme i ragazzi palestinesi della Striscia di Gaza. Per loro, adesso, c’è una scuola di musica, con chitarre, cornamuse, liuti, pianole, tamburi e violini. La scuola è stata donata dalla Caritas di Geru-salemme, in collaborazione con il Distretto 2032 del Rotary Internatio-nal. Al progetto ha partecipato il governatore del club di servizio, Giorgio Groppo, che nei circoli del suo distretto ha raccolto 25.000 euro. Inol-tre, è già stato assunto, per un anno, un professore di musica. Quando sono stati scaricati i primi strumenti, un bambino si è avvicinato, ha preso un oud (uno strumento a fiato ara-bo) e ha iniziato a suonare. Per Groppo “quello è stato un momento di grandissima emozione. Tutto ciò che per noi è normale – ha aggiun-to – a Gaza è una conquista quasi impensabile”.

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TURCHIA SEMPRE PIÙ VICINATurkish Airlines è una com-pagnia aerea a quattro stelle, con una flotta di 256 aeromo-bili, che volano verso 257 de-stinazioni (di cui 214 interna-zionali e 43 nazionali), in 107 Paesi del mondo. Una delle compagnie in maggiore cre-scita, che si fregia di numero-si riconoscimenti Passengers Choice Awards del gruppo Skytrax: nel 2014 “Migliore Compagnia d’Europa” e “Migliore Compagnia del Sud-Europa”, oltre a “Miglior Business Class Catering” e “Migliori Pasti nella Business Class Lounge”, ma anche il secondo premio per “Miglior Economy Class Catering”. Da Torino, Turkish Airlines vola su Istanbul con voli quotidiani: per consentire ai propri passeggeri di raggiungere un maggior numero di destinazioni in coincidenza, la partenza è mattutina nei giorni di lunedì, mercoledì e sabato (ore 11,35), mentre è pomeridiana nei giorni di mar-tedì, giovedì, venerdì, domenica (ore 17,40).

ANCHE TORINOHA IL SUO LOUVRELa “piccola Parigi” ora ha anche il suo “Louvre”. Grazie all’apertura della nuova Galleria Sabauda, all’interno della lunga manica del Palazzo Reale di Torino, il capoluogo piemontese può vantare un nuovo gioiello. Mario Turetta, direttore regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemon-te, spiega: “Con la nuova Galleria si giunge al completamento del Polo Reale di Torino, uno straordinario complesso nel centro aulico della città che, oltre alla Sabauda, riunisce alcune delle più prestigiose realtà museali cittadine: il Palazzo Reale, l’Armeria Reale, il Museo Archeologico, la Biblio-teca Reale e lo spazio mostre di Palazzo Chiablese”. Tra le chicche in esposi-zione: i capolavori della collezione dei Savoia. Ben 500 opere di gran-di maestri italiani, fiam-minghi e olandesi come Guercino, Giovan Bat-tista Tiepolo, Rubens, Mantegna, Gentile-schi, Van Dyck.

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a cura di Monica Coviello - giornalista lifestyle

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PER NON CEDERE ALLE LUSINGHE DELL’OZIO INVERNALE

il risveglio delle passioniFROST /NIXONAlba, 31 gennaio – ore 21,00

Frost e Nixon sono i candidati protagonisti del dramma teatrale omonimo, scritto da Peter Mor-gan, che va in scena nella Sala Abbado del Tea-tro Sociale di Alba. Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani portano sul palco un “match” che è anche una riflessione sul confronto tra potere politico e quello dei media.

TORINO-BERLINOTorino, gennaio-marzo 2015

Torino incontra Berlino Fino a marzo, eventi culturali, momenti dedicati alla musica, al cine-ma, all’arte, allo spettacolo dal vivo, alla scienza, alla filosofia, alla lingua e alla letteratura, con con-vegni mirati, approfondimenti e dibattiti. www.torinoincontraberlino.it

LA FARFALLA RISORTA Cuneo, 29 gennaio – ore 21,00

Per il Giorno della Memoria, il Teatro Toselli ospita il reading La farfalla risorta, con musi-che klezmer-jazz composte tra i primi del Nove-cento e gli anni della Shoah, ma anche il raccon-to dell’esperienza del ghetto di Terezin, vicino a Praga. In scena il PZQ, Pavel Zalud Quartet.

CARNEVALE SALUZZESESaluzzo, dall’8 febbraio

Domenica 8 febbraio prende il via una delle fe-ste di carnevale più antiche della provincia: l’87o

Carnevale di Saluzzo. Si parte con la cerimonia di investitura della 63a Castellana, ma tornano anche i Carrinfrutta, realizzati con la frutta delle campagne saluzzesi. Il tema di quest’anno, a cui si ispirano i carri, è “La musica”.www.fondazionebertoni.it

LUCE CHE RINSALDATorino, fino al 18 marzo

Gettiamo ponti di luce Sulla passerella di Corso Verona, l’installazione luminosa del Primo Liceo Artistico e dell’Istituto Albe Steiner.

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CHE SORPRESA!Genova, 24 febbraio

Il “trasformista” Arturo Brachetti è al Politeama Genovese, per presentare Che sorpresa!, il nuo-vo varietà dell’artista, con tanti personaggi che si avvicendano nell’arte del quick change, cam-biando abito e soprattutto anima.www.politeamagenovese.it

VASCO FOTOLIVE Torino, fino al 18 gennaio

Fino al 18 gennaio, presso Torino Esposizioni al Parco del Valentino, è in programma Vasco Fotolive: 500 scatti d’autore in oltre 1700 mq di esposizione, ma anche testi inediti, mano-scritti, interviste, manifesti e biglietti di con-certi. Da ricordare, inoltre, l’area interattiva per vivere da protagonisti i set dei video e le session più emozionanti di Vasco Rossi, da quelle degli esordi nella bassa emiliana fino ai tour negli stadi. Il tutto, naturalmente, con il sottofondo di hit come Colpa d’Alfredo, Vita spericolata, Albachiara, Una splendida gior-nata, Siamo solo noi. www.vascofotolive.it.

SPORT E NATURA A PORTOFINOPortofino, 1 febbraio

Mezza maratona internazionale delle due perle Una domenica all’insegna dello sport per chi ama la natura anche d’inverno: un percorso di 21 km circa, accompagnati dal suono del mare da un lato e dal verde dall’altro...www.maratoninaportofino.it

IL GIALLO CHE INCANTAMenton, 14 febbraio – 4 marzo

La Fête Du Citron, la kermesse carnevalesca tutta dedicata ai limoni, inizia il 14 febbraio e dura un paio di settimane.Come sempre, sfilate mozzafiato, in una città sfavillante che si fa cornice di un grande spetta-colo. Per questa edizione si prevede l’afflusso di 200.000 visitatori. www.fete-du-citron.com

I SOLISTI ALL’AUDITORIUMMonaco, 5 febbraio – ore 18,30

L’Auditorium Rainier III ospita il concerto di mu-sica da camera de Les Solistes De Monte-Carlo, di-retti da Jean Louis Dedieu. In programma brani di Igor Stravinskij. Sul palco anche Les Ballets de Monte-Carlo. www.mote-carlo.mc

MUTU, STORIA DI FRATELLIMonaco, 18-20 febbraio

Al Théâtre des Muses va in scena Mutu, una commedia drammatica di e con Aldo Rapé e Marco Carlino. Due fratelli in un paesino della Sicilia, l’uno prete, l’altro mafioso, si ritrovano dopo tanti anni... www.theatredesmuses.fr

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Tornante dopo tornante lo spirito si fa più leggero, l’aria si rischiara e viene meno il

peso della fretta di ogni giorno. Sullo sfondo il gigante di pietra, così vicino da togliere il fiato. Salire a ostana, in alta Valle Po, è un po’ come liberarsi delle zavorre e degli orpelli che, più o meno consapevoli, ci portiamo dentro. E così è anche con Fredo Valla. I suoi sono occhi che scrutano nell’anima senza i veli dell’ipocrisia. Una lunga carriera nel mondo dell’editoria e del cinema, dopo la militanza nel movimento occita-no in gioventù, lo ha portato a conoscere molti luoghi del mondo, ma qui è sempre tornato. In questo angolo tête-à-tête con il Monviso, dove vive con il figlio Peire, e che ha trasformato in una fucina di idee, di creatività, tra cinema, scrit-tura e tutto ciò che anche indirettamente tocca la settima arte. Ci parla di sé e dei suoi percorsi, in un dialogo limpido, lucido, senza riserve e con grande umiltà.

Come nasce Fredo Valla?Da giovane, prima di incamminarmi per questa strada, ho fatto molte cose. Dopo aver studiato da geometra a Cuneo, feci 15 giorni di apprendi-stato nello studio di mio zio a Sampeyre, perché

nelle intenzioni dei miei avrei dovuto ereditare “il mestiere”, ma capii subito che non faceva per me... Mi iscrissi poi a Geologia, ma lasciai presto l’università. In quel periodo divampava la que-stione occitana e io decisi di darmi, quasi a tem-po pieno, alla militanza. Era la fine degli anni ’60 e la causa occitana ci dava vigore, faceva sentire noi giovani “montanari” orgogliosi di esserlo...Ma ho fatto anche il fabbro e seguito un corso biennale da arredatore di interni a Torino.

L’incontro con Serge Bertino...La svolta arriva casualmente solo negli anni ’80. A una cena conosco Serge Bertino, scrittore di libri per ragazzi, documentarista, divulgatore nell’ambito delle scienze naturali, che all’epoca collaborava con il comandante Cousteau. Mi chiede di lavorare con lui e io, più per educa-zione e timidezza che per vero entusiasmo, ac-cetto. E così divento, come si dice oggi, il suo ghostwriter. Alla sua morte, nel 1884, “eredito” i contatti con le case editrici più prestigiose, da Mondadori (e tutto il mondo Disney, “Topoli-no” per primo) a Deagostini, e inizio a pubbli-care libri per ragazzi, che verranno poi tradotti in molte lingue, oltre a firmare pezzi per mensili

SALITO ALLA RIBALTA GRAZIE A “IL VENTO FA IL SUO GIRO”, FREDO VALLA È REGISTA E SCENEGGIATORE. UN NOVELLO TROVATORE CHE AMA RACCONTARE STORIE ATTRAVERSO LA MACCHINA DA PRESA.

nuovo cinemamonviso

DI VANINA CARTA - PHOTO: DANIELE MOLINERIS

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come “Airone”, “Atlante”, “Gardenia”, “Aqua”... Già da qualche anno, però, Bertino si era dato al cinema, con il documentario naturalistico e, di conseguenza, anch’io mi stavo avvicinando a quell’ambiente. Di fatto, alla fine degli anni ’80, siccome il mondo dell’editoria cominciava ad arrancare, inizia il mio percorso cinematografi-co. Le pubblicazioni, in effetti, non mi permet-tevano più di mantenermi come prima, mentre il cinema, se vogliamo, viveva di vita propria e mi consentiva di lavorare in altri modi e in tempi diversi.

Come ha influito Ipotesi Cinema a livello for-mativo?È stato sicuramente un punto di svolta, an-che per il modo in cui la scuola era impostata. Il maestro olmi a dire il vero si vedeva poco, ma quel costante confronto tra noi allievi ci ha dato una spinta determinante. Ricordo che in quella cucina, dove cucinavamo e mangiavamo insieme, si discuteva tutto il tempo dei nostri progetti, camminando su e giù... eravamo qua-

si dei peripatetici. In pratica è stata una sorta di formazione collettiva, che nasceva dal dialogo e dallo scambio continuo tra di noi. Poi, è lì che ho conosciuto Toni De Gregorio, Mario Brenta e Giorgio Diritti: con quest’ultimo l’amicizia e le collaborazioni con il tempo sono cresciute, da L’Aura (Il vento fa il suo giro – ndr) a Un giorno devi andare e molti altri progetti...

A proposito de Il vento fa il suo giro. Un lungo lavoro, ma anche un successo inaspettato. Sì, il soggetto de E l’aura fai son vir risale anco-ra alla mia frequentazione della scuola di Olmi a Bassano, Ipotesi Cinema, appunto. Siamo alla metà degli anni ’90. Ad Olmi Rai Uno aveva chie-sto di realizzare una serie di film a basso costo, così dovevamo produrre dei soggetti da sotto-porgli. Ricordo che avevo registrato verbalmente la storia per darle un sapore orale. Olmi non l’a-scoltò subito e, nel frattempo, Giorgio Diritti mi chiese l’opzione sul soggetto per un anno. Era il 1994 e il film è uscito nel 2005... Sono stati dieci anni di dura e frustrante ricerca dei finanziatori, che non sono mai stati trovati, tant’è che il film è poi stato autoprodotto tra il 2004 e il 2005 (dalla casa di produzione di Diritti, Aranciafilm – ndr). Solo per dare l’idea, il progetto è stato boc-ciato ben due volte dal Ministero. Eppure non ci siamo arresi e abbiamo cominciato le riprese, girando per un anno circa, un po’ in estate, in in-verno e in primavera. Una volta uscito, vista la fa-tica spesa per arrivare fino a lì e tutti i “no” secchi ricevuti, non ci aspettavamo il successo che poi è venuto. Non ne esisteva neppure la distribu-zione, ma il film veniva richiesto insieme a quelli di maestri come Bellocchio e c’è stato il caso del cinema Mexico di Milano, che l’ha tenuto in cartellone per due anni... È stato selezionato da festival internazionali (Londra, Ney York, Mo-sca) e ha collezionato una sessantina di premi, più cinque nomination al David di Donatello. Ricordo che alla premiazione mi ero portato una copia delle lettere che mettevano tutti quei “No” nero su bianco, pronto a leggerne degli stralci se

“E l’aura fai son vir” è il titolo in occitano de “Il vento fa il suo giro”, ambientato in una Valle

Maira selvaggia e incontaminata, nel borgo immaginario di Chersogno. Il film è stato un grande

successo e ha inaugurato il sodalizio con Giorgio Diritti, che si è rafforzato negli anni.

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fossimo saliti sul palco. Il David non è arrivato, ma è stata comunque un’esperienza incredibile per noi. Un grande passepartout.

Come va letta la storia? Esiste nel film un mes-saggio contro o pro la montagna?La storia si ispira alla vicenda realmente accaduta di un pastore belga capitato a Ostana e costret-to a lasciare la valle a seguito di incomprensio-ni e fazioni all’interno della comunità, e penso che debba far riflettere. Ma per il semplice fatto che ogni racconto dietro la macchina da presa dovrebbe far uscire il tuiru – per usare un ter-mine dialettale che quasi non ha traduzione: quell’insieme di dubbi, domande, persino turba-mento che fa meditare, perché la storia ci lasci qualcosa e non sia solo qualche ora passata di fronte a uno schermo, a vedere belle immagini. Nello specifico, l’ambientazione in montagna non fa del film un messaggio “contro la gente di montagna”. È una storia sulle relazioni e sulle difficoltà di rapportarci al diverso. Si tratta di un tema universale, semplicemente riportato in uno spazio più angusto, in una piccola comunità isolata dove tutto diventa più evidente, anziché, per dire, in un quartiere di immigrati alla perife-ria di una grande città. D’altra parte, non amo per nulla la “retorica della montagna”. La gelosa conservazione di certi valori non vuole dire auto-maticamente che queste comunità vivano nell’i-dillio. L’uomo è uomo con tutte le sue contrad-dizioni, dalla città alla montagna. Anche nel film, non esistono né buoni né cattivi. C’è grettezza, ma anche grandezza, e lo stesso protagonista si mostra fortemente individualista cercando esclu-sivamente la felicità personale e della propria fa-miglia senza badare troppo agli altri. Con il senno di poi posso dire che L’Aura ha lasciato il segno anche tra la gente qui da noi, tracciando un “prima” e un “poi”, tanto che molti lo chiamano semplicemente “il film”.

Ma la montagna per Fredo Valla?È il luogo dove sono nato, cresciuto. Casa mia.

È un po’ come il tuo sangue, ci stai bene, anche se, devo dire, sono stato bene in tanti posti nel mondo. L’unico vero rimpianto è quello di non aver mai provato un’esperienza di vita in una grande metropoli.

E la causa occitana?La causa occitana va contestualizzata negli anni ’60-’70, un momento di grande fervore che ci ha fatto uscire dalla convinzione di essere montana-ri “di serie B” e che ci ha resi orgogliosi di essere eredi della migliore poesia medievale, della lan-gue d’oc e dei trovatori. E con la causa occitana, abbiamo iniziato a vedere il mondo con occhi nuovi e a scoprire la politica. Erano gli anni della

Dopo un primo periodo come autore di libri per ragazzi e giornalista per mensili quali “Atlante”, “Airone”, “Gardenia”, Fredo Valla approda al cinema, collaborando con grandi maestri come Pupi Avati, per il quale realizza numerosi documentari per TV 2000. Ma la voglia di raccontare è inesauribile. Tra i “work in progress”, un lavoro sul tragico volo di Geo Chavez da Briga a Domodossola nel 1910; una produzione di Alberto Fasulo sul dramma delle fucilazioni per diserzione nella Prima guerra mondiale e un nuovo film con Giorgio Diritti.

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decolonizzazione dei Paesi africani e della guer-ra in Vietnam. Allora conobbi François Fontan che da Nizza si era rifugiato a Frassino, in Valle Varaita, da dove fondò il Movimento autonomi-sta occitano. La sua visione internazionalista e il principio da lui teorizzato per cui tutti i popoli, indipendentemente dalla forza militare econo-mica e culturale, hanno il diritto di essere auto-nomi e di mantenere la propria identità, sono stati antesignani del pensiero moderno e ci han-no aperto gli occhi sulle relazioni tra stati, nazio-ni, persone. È stata una “lezione di liberazione”. L’ideale oggi non è scemato ma, certo, non mi fa

piacere vedere che la cultura occitana è limita-ta all’aspetto folkloristico di canti e danze. Oggi sono più disincantato: ora la causa è dormiente, ma perché la stessa politica è del tutto latitante.

Come nasce L’Aura e perché a ostana?L’Aura Scuola di Cinema l’abbiamo fondata io e Giorgio Diritti nel 2012 e da subito abbiamo avuto parecchie adesioni. La scuola si struttura su tre sezioni, che corrispondono poi alle fasi di realizzazione di un film: scrittura, riprese e trou-pe, montaggio. Perché a ostana? La posizione isolata, ad alta quota, favorisce l’affiatamento e la motivazione all’interno di un gruppo, svilup-pando la riflessione. Cosa indispensabile nella prima parte, quella della scrittura del soggetto, della sceneggiatura, dove devi tirare fuori quello che hai dentro, spesso con risvolti personali e psicologici non da poco. Si parte a maggio con la scrittura, appunto, per poi spostarci in loco per le riprese con le troupe (dove i ragazzi sono seguiti da tutor) per concludere, da fine agosto a fine settembre, con il montaggio all’APM (Scuola di Alto Perfezionamento Musicale – ndr) di Sa-luzzo, con cui abbiamo avviato davvero una bella collaborazione. Il 2014 è stato un anno proficuo perché i ragazzi hanno potuto realizzare un lavoro sia collettivo sia individuale (il tema era “Vivere felici”), ope-re che sono poi state acquisite da Rai Cinema, nostro partner nel progetto. Un bel risultato che ha dato loro tanta motivazione a proseguire. Ma tutto questo è possibile soprattutto grazie al so-stegno economico della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, della Film Commission di Torino, della Regione Piemonte e della Fonda-zione Cassa di Risparmio di Saluzzo. Tra i docenti abbiamo nomi come i registi Al-berto Fasulo e Salvatore Mereu, poi Paolo Cotignola (che è stato il montatore di Olmi e Mazzacurati), mentre il primo anno, è stata qui Concita De Gregorio. Tema per il 2015: “La li-bertà”. Sfidante: giusto per metterci un po’ alla prova... Info: www.laurascuoladiostana.it

Giorgio Diritti (in alto a sinistra), direttore artistico de L’Aura Scuola di Cinema, fondata insieme a Fredo

Valla a Ostana; il regista Alberto Fasulo (in alto a destra), docente presso “L’Aura”, e una suggestiva

lezione di fronte al Monviso, in piazza a Ostana. L’isolamento in montagna favorisce la riflessione,

la coesione tra allievi e il confronto, fondamentali nella fase creativa: la scrittura.

Ph. L’Aura Scuola di Cinema UNIC

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LA TUTELA DELL’AMBIENTE PARTE DA UN PICCOLO GESTO:IL NOSTRO È OFFRIRE SOLUZIONI ENERGETICHE ALTERNATIVE

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I capelli bianchi ingentiliscono i tratti del viso. L’acutezza dello sguardo non offre alternative:

si capisce in un attimo che il suo pensare diviene fare. È Dario osella, classe 1931. È l’imprendito-re di Fattorie osella Spa. Ecco i suoi numeri: la crescita del fatturato, negli ultimi dieci anni, è stata del 28% passando da più di 46 milioni di euro agli oltre 59 milioni e mezzo del 2013. Sono 150 gli addetti impiegati nell’industria casearia e oltre 120 le tonnellate di latte lavorate da questa storica azienda cuneese, controllata da Monde-lez Italia srl che detiene il 51% a fronte del 49% di proprietà Osella. Lui, l’uomo dei formaggi, è anche il deus ex machina dell’Acqua Sant’Anna, impresa commerciale che fu avviata grazie a Osel-la: durante una visita ai fornitori che d’estate por-tavano le vacche in alpeggio in Valle Stura, scoprì una fonte che a dire di molti era miracolosa. So-prannaturale certo non era, ma leggera e povera di sodio sì. Comperò il laghetto dove sgorgava la fonte. Il resto è cronaca dei giorni nostri.

Figlio d’arteMia mamma, Domenica Isoardi, era figlia di margari della Valle Stura. Vivevano ad Aisone e, in transumanza, venivano a pascolare in pianura,

a Caramagna. Mia mamma, rimasta orfana a 14 anni, andava con la sorella a vendere le tome. Mungevano e caseificavano. A Caramagna, mia mamma conobbe mio papà, Domenico osella. Si sposarono nel 1921. Unirono le forze. Anche mio papà aveva legami con la terra: in casa sua c’erano vacche da carne, si coltivavano peperoni e si allevavano bachi da seta. Dopo il matrimo-nio vennero a vivere nella casa dove ora abito io, in centro paese. Negli anni ’30, la stalla di casa fu convertita in caseificio. Le prime produzioni erano le “tome” e il formaggio tipo Bra. Si ven-deva prevalentemente in bottega a Caramagna e nei paesi limitofi. Negli anni ’40 e ’50, i miei genitori comperarono un altro caseificio nell’ex Casa Boetti. Ricordo che, in tempo di guerra, nel caseificio di famiglia si faceva la distribuzione del formaggio con la tessera. Nel 1945, il caseificio di sant’Antonio, che era stato chiuso, fu riaperto grazie a mio fratello Gino e ai tedeschi. Si riprese a produrre anche l’Emmenthal, il formaggio con i buchi. In quel periodo, ero fuori casa a studiare.

Licenza Classica e avvocato mancato, il destino era segnato.Non mi è mai piaciuto andare a scuola. Mi fe-

DARIO OSELLA, FIGLIO DI CASEIFICATORI, È L’IMPRENDITORE DI FATTORIE OSELLA SPA, LA STORICA AZIENDA CHE PRODUCE FORMAGGI IN CARAMAGNA PIEMONTE.

il lattenel sangue

DI GIOVANNA FOCO - PHOTO: DANIELE MOLINERIS

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cero studiare al Real Collegio “Carlo Alberto”, di Moncalieri. Alla maturità mi diedero cinque materie. In tre mesi imparai tutto. Ebbi la for-tuna di avere in commissione d’esame un mio professore, ma anche una sfortuna: era “in-corruttibile”. Nonostante questo, ce la feci. Mi iscrissi a Giurisprudenza. Sfogliavo i libri, inca-merando una pagina sì e dieci no. Durante un esame, ricordo il professore che mi domandò: “Le piace studiare?” Risposi, spontaneo: “No”. Mi sollecitò a seguire il lavoro di famiglia. A quel punto, tornai a Caramagna e fui messo a scarica-re i bidoni del latte. Quel genere di apprendista-

to durò non molto: fui poi mandato a studiare all’Istituto Caseario di Lodi, dove mi diplomai e feci anche esperienza in Polenghi & Lombar-do, industria casearia tra le più brillanti del mo-mento. Tornando da Lodi, ebbi come bagaglio personale il metodo per realizzare la “polvere di latte”, per la produzione del cioccolato. Qui a Caramagna ci mettemmo all’opera e il primo nostro acquirente fu l’industria Ferrero di Alba.

I suoi formaggiAvevo in testa i formaggi freschi. Il primo, negli anni ’60, fu Annabella. Seguirono il Carama-gnin, formaggio fresco di produzione, la Ro-biola, cremosa e fresca al palato, e l’Alpino. Ora siamo arrivati a 21 tipi di formaggi, racchiusi in cinque categorie: i freschissimi, i cremosi, i piu-mati, la ricotta e le specialità.

Dalla bottega ai supermercatiNegli anni ’80, era evidente che bisognasse en-trare nella grande distribuzione. Fu determinan-te mio figlio Gino che contattò la Kraft Foods (ndr. oggi Mondelez) per proporre una qualche forma di collaborazione o, anche, partecipazio-ne. Ci conoscemmo e vi fu l’accordo di parte-nariato. Con quel marchio, che era mondiale, ci si attivò per essere efficienti e competitivi sul mercato, a quel punto, non solo più nazionale ma, anche, internazionale.

Mondelez ha il 51%, lei il restante: come si è vincenti?Andando d’accordo con la gente. Dialogando

“Per andare d’accordo occorre dialogare con le persone, senza dare una ‘sberla’

a ogni mosca che passa”.

Dario Osella aveva in testa i formaggi freschi. Il primo, negli anni ’60, fu Annabella. Seguirono il Caramagnin, formaggio fresco di produzione,

la Robiola, cremosa e fresca al palato, e l’Alpino. Ora l’azienda produce 21 tipi di formaggi, suddivisi

in cinque categorie: i freschissimi, i cremosi, i piumati, la ricotta e le specialità.

Ph. Michela Simoncini Foter

Sono 5.000 le vacche, alimentate in maniera tradizionale e controllata, sparse in oltre 60 allevamenti nelle province di Cuneo e Torino che

forniscono l’azienda. Ph. Fattorie Osella

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con le persone, senza dare una “sberla” a ogni mosca che passa. Poi, occorre essere gentili e guardare chi si ha davanti con un sorriso. Do-podiché, ricordarsi che il latte è al primo posto. Sono 5.000 le vacche sparse in oltre 60 alleva-menti nelle province di Cuneo e Torino, alimen-tate in maniera tradizionale e controllata.

Cosa si prefigge?Produrre formaggi con caglio vegetale. Ho in testa la fetta di mercato che comprenderebbe oltre sei milioni di clienti vegetariani e, inoltre, vorrei produrre anche per gli intolleranti al lat-tosio. Si tratta solo di “convincere” tutti i colla-

boratori, dal momento che servirebbero ettari di coltivazione per reggere la produzione.

Che errore si recrimina?Non essere partito subito con la ripartizione dei capannoni, per prodotto. Non ho avuto il corag-gio né i soldi per iniziare in modo più deciso.

Come immagina il suo “poi”?Immagino che mi troverò circondato da praterie verdi e una temperatura media di 20 gradi. Ali-mentazione a base di frutta e, intorno a me, muc-che non stressate dalla mungitura il cui latte scen-de dalle mammelle senza che siano munte.

Negli anni ’80, per entrare nella grande distribuzione, fu determinante Gino, figlio di Dario Osella (nell’immagine in alto a destra), che contattò la Kraft Foods per proporre una qualche forma di collaborazione o, anche, partecipazione.

Sono 150 gli addetti impiegati nell’industria casearia e oltre 120 le tonnellate di latte lavorate da questa storica azienda cuneese, controllata da Mondelez Italia srl, che oggi detiene il 51% a fronte del 49% di proprietà Osella.

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il ritorno delle “lunghe barbe”DAI CANTIERI PER LA ASTI-CUNEO EMERGONO LE TRACCE DELL’ANTICA PRESENZA LONGOBARDA NEL CUNEESE. LA NECROPOLI DI SANT’ALBANO STURA DÀ IL LA A UN NUOVO MUSEO STIMOLANDO STUDI E RICERCHE.

Tutta la nostra preziosa Italia possiede tesori inestimabili provenienti dal fortunato quan-

to tormentato passato che vide protagonista lo stivale. Tuttavia, se la ristrutturazione anche di una sola cantina può portare, in città come Roma, alla deprecata dispersione di materiale archeologico sempre importante, in zone come il nostro Piemonte meridionale vengono spesso a mancare stimoli, mezzi finanziari o la presen-za di studiosi che vadano alla ricerca di preziosi reperti. L’arrivo tanto sospirato dell’autostrada fino a Cuneo ha portato con sé, in circostanze decisamente fortunate, ritrovamenti assoluta-mente eccezionali.Durante i lavori di scavo e sistemazione dell’ul-timo tratto da Sant’Albano al capoluogo, sono infatti affiorati diversi contesti archeologici di

grande rilevanza. Se a Montanera, Castelletto Stura e Bombonina tali ritrovamenti riguarda-no l’epoca Romana, quello più significativo ha avuto luogo a Ceriolo (frazione di Sant’Albano Stura), dove si è messa in luce una necropoli longobarda fra le più importanti d’Europa.Le tombe, in numero di 776 già indagate, si trovano sul terrazzo fluviale del fiume Stura, di-sposte su lunghe righe parallele di 40-50 fosse mai sovrapposte. Ricchi corredi funerari, mo-nete, armi, oggetti di uso quotidiano, reperti di incredibile valore e pezzi addirittura unici documentano l’utilizzo del cimitero nel VII se-colo d.C. fino al principio dell’VIII, dando così la possibilità ad archeologi e studiosi di usufruire di nuovo quanto straordinario materiale per le proprie ricerche.

DI BRUNO LUBATTI

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Panoramica degli scavi che riguardano la necropoli longobarda a Ceriolo, frazione di Sant’Albano Stura (CN), rinvenuta durante i lavori per la costruzione dell’autostrada Asti-Cuneo. Ph. Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte.

Placchetta ageminata dalla tomba n. 331 della necropoli rinvenuta a Ceriolo, con tracce di tessuto mineralizzato (a sinistra). Ph. Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte

San Costanzo al Monte, presso Dronero, altra importante testimonianza della presenza longobarda nel cuneese. Ph. Luca Morosi

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CENNI STORICII Longobardi, di origine germanica, calarono verso sud già preceduti da numerosi popoli nordici, quali i Cimbri e i Teutoni, gli Unni o an-cora i Goti e i Vandali. Altri seguirono lo stesso destino nei tempi successivi, tutti spinti dalla pressione di altre genti, o dalla ricerca di terre nuove e più fertili, di migliori condizioni di vita o di ricchezze da predare, e certamente favori-ti, con il passare dei secoli, dal dissolvimento dell’Impero Romano.Alboino fu il re che li guidò nel 568 d.C. e i ricor-di scolastici ci rammentano la crudele cultura barbara di questa etnia. Così Alboino si rivolgeva alla propria sposa vessata: “Bevi, Rosmunda nel cranio di tuo padre...”

Ornati di lunghe barbe e armati da lunghe ala-barde – a cui, alle prime o forse a entrambe, devono probabilmente il loro nome – e caratte-rizzati da grande spirito bellicoso, oltre a essere refrattari alle contaminazioni di culture diverse, giunsero senza incontrare forti resistenze a Mi-lano. La città (e Pavia come loro capitale in se-guito) fu il centro da cui si espansero e, com’è noto, l’odierna regione ha mutuato il proprio nome da quei lontani conquistatori, anche se la “Lombardia” nel medioevo e oltre comprende-va praticamente tutto il nord, cioè tutte le aree occupate dai Longobardi. Progressivamente, estesero infatti il proprio dominio a gran parte della penisola, dal settentrione al meridione, con l’unica vera e difficile opposizione del Pa-

776 tombe, ricche di corredi funerari, monete, armi e oggetti di uso

quotidiano, sono state rinvenute sul terrazzo fluviale dello Stura, disposte

su righe parallele di 40-50 fosse.

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pato e dei relativi territori. L’occupazione durò per circa due secoli e, prima dell’intervento dei Franchi a cui soccombero (contro Pipino verso il 750 e contro Carlo Magno nel 774 d.C.), pre-figurava quasi un’unità nazionale ante-litteram.Poco amanti dei territori marini e limitrofi, con-finarono sulle dorsali adriatiche e tirreniche altri popoli, in particolare i Bizantini con i loro alleati. Tuttavia, l’influenza della superiorità del-la civiltà di origine romana e latina, insieme al Cristianesimo, finirono col prevalere anche su questi rudi guerrieri, la cui egemonia sulla pe-nisola, distribuita in vasti ducati, poco alla volta perse il proprio carattere di cruenta dominazio-ne lasciando spazio all’integrazione con la cul-tura locale. Dopo Re Rotari (Duca di Brescia e autore del famoso Editto-codice delle pene nel 643), lo stesso Re Ariperto II (Duca di Torino) fu fondatore e protettore di chiese e di abbazie, come le nostre San Costanzo al Monte presso Dronero e Pedona (Borgo San Dalmazzo, 701-712 d.C.).

TRACCE DI CIVILTÀRisultano tracce della loro presenza, tra le al-lora spopolate terre del cuneese, nel saviglia-nese e nel saluzzese, a Centallo come a Diano d’Alba e, secondo gli studi, solo dopo il 670 sarebbero riusciti ad avere ragione dei Bizan-tini dislocati in tali aree. Gli storici hanno da tempo catalogato e analizzato reperti longo-bardi in provincia di Cuneo, soprattutto resti lapidei, come pure vari elementi dell’arredo liturgico delle suddette chiese. Si ipotizza persino l’esistenza di una bottega scultorea a Pedona, con lapicidi che usavano la pietra di cava locale. Fanno bella mostra di sé in vari musei, o in loco, numerosi arredi con rappre-sentazioni a matasse, trecce, volute, tralci, cor-nucopie, fogliette, databili tra il VI e il IX secolo. Il ritrovamento di Sant’Albano si inserisce quin-di in questo quadro e permetterà importanti ricerche, dalle quali si attendono nuove mera-vigliose rivelazioni.

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Prima e dopo: la delicata fase di recupero e restauro di alcuni ornamenti rinvenuti a Ceriolo, in particolare una collana e una fibula. I singoli pezzi catalogati con una numerazione

progressiva (1), il restauro (2) e il risultato finale (3, 4)Ph. Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte

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PROVE PER UN NUOVO MUSEO

Una felice e ben condotta trattativa fra le varie istitu-zioni in campo ha avuto il proprio mirabile esito in un’esposizione presso il Complesso monumentale di San Francesco, a Cuneo, relativa agli avvenimenti qui narrati. La Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte, con il Ministero, la Società Autostrade AT-CN e l’A.N.A.S. hanno raggiunto un accordo tem-pestivo che ha permesso un rapido scavo, lo studio e il contemporaneo completamento dei lavori. La mostra Prove per un nuovo museo, inaugurata a luglio e pro-lungata fino alla primavera 2015, si compone di ricche cinture ageminate (lavorate a intarsio artistico policro-mo), armi, oggetti simbolici, corredi femminili, ed è soprattutto dotata di grafica tattile, riproduzioni 3D e totem multimediale interattivo. Tutti supporti innova-tivi che consentono un’esplorazione full immersion nello scavo. Da non perdere!Museo Civico Cuneo, via S. Maria, 10.

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lingua, madre e donnaIN 10 ANNI, PIÙ DI 3.000 ASPIRANTI SCRITTRICI AL CONCORSO “LINGUA MADRE”: PARTECIPAZIONE E CONFRONTO PER FAVORIRE LE RELAZIONI TRA STRANIERE E ITALIANE, PERCHÉ L’INTEGRAZIONE È FEMMINA.

Come spesso succede nella vita, anche il concorso “Lingua Madre – Racconti di

donne straniere in Italia”, è nato quasi per caso. Racconta Daniela Finocchi, ideatrice e responsabile del progetto: “Il concorso è partito nel 2005 per dare voce a chi abitualmente voce non ha: gli stranieri e in particolare le donne, che nell’ambito della mi-grazione sono discriminate due volte.L’idea è nata all’interno del Salone del Libro: ero lì per conto di una rivista femminile, con il compito di ideare un concorso per le lettrici; tra le mie proposte, ce n’era una legata alle donne straniere. Il giornale decise altrimenti (si fece un concorso dedicato al sogno, che era il tema del Salone di quell’anno), però a me l’idea conti-nuava a sembrare interessante e positiva quindi,

in accordo con il Salone del Libro, abbiamo de-ciso di portarla avanti e di proporla alla Regione Piemonte. È così che è iniziato tutto.Fin dalla prima edizione c’è stata una notevole adesione, cresciuta con il tempo: quest’anno compiamo dieci anni e sono oltre 3.000 le donne che hanno partecipato al concorso. Ogni anno pubblichiamo con la casa editrice Seb27 l’antologia con i racconti selezionati e organizziamo la mostra delle fotografie, perché al concorso si può partecipare anche inviando una fotografia, grazie alla collaborazione con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Durante l’anno, poi, ci sono incontri, laborato-ri e convegni su tutto il territorio nazionale. Il bando di partecipazione è distribuito in tutte le scuole italiane di ogni ordine e grado e in tutte

DI NICOLA FERREROPHOTO: CLM/ GABRIELE MARIOTTI

Il concorso “Lingua Madre” è partito nel 2005 per dare voce agli stranieri e “in particolare alle donne, che nell’ambito della migrazione sono discriminate due volte,” afferma Anna Finocchi, ideatrice del progetto. Le donne, in genere, si appropriano molto più in fretta della cultura del Paese di approdo rispetto agli uomini. Per questo il loro contributo all’integrazione è determinante e va valorizzato.

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le carceri, grazie alla collaborazione con il mini-stero di Grazia e Giustizia: il panorama è ormai veramente vasto. È una rete che si è creata in-torno al concorso e che continua a confrontarsi, a dibattere e a far nascere scambi e relazioni”.Oltre alla sezione per donne straniere che scri-vono in italiano ce n’è anche una per donne ita-liane, che raccontano di esperienze con donne straniere...“Sì, la sezione è presente fin dalla prima edizio-ne, perché lo scopo del concorso non è tanto quello di scoprire la scrittrice emergente, ben-ché poi avvenga anche questo, ma quello di cre-are momenti di confronto e contatti tra donne: tant’è che il concorso, nel caso una partecipante avesse poca dimestichezza con la lingua italiana, non solo consente, ma incoraggia una collabo-razione tra donne straniere e italiane. È il cuore della nostra idea: stimolare lo scambio e la re-lazione”. Com’è la proporzione? Arrivano più racconti scritti direttamente in italiano dalle partecipanti straniere o spesso c’è l’intervento di un’italiana che aiuta e corregge?“L’italiano è quasi sempre perfetto, ma non per-ché si facciano aiutare: perché scrivono proprio bene. Teniamo conto che i corsi di italiano per stranieri sono frequentati per la maggior parte dalle donne, che si rendono subito conto, quan-do arrivano in un Paese straniero, di quanto sia importante la lingua. E la imparano tanto bene, che in molti ci chiedono se i racconti che pub-blichiamo hanno avuto una revisione da parte nostra, se siamo intervenuti sul testo. Invece no, noi non tocchiamo nulla. Le donne, molto più degli uomini, si appropriano della cultura del Paese d’approdo: perché sono grate a quel Paese che ha dato loro la possibilità di vivere e di far vivere e studiare i propri figli, di avere una prospettiva per il futuro. Non vivono qui e ora per un futuro nel luogo d’origine, vivono il pre-sente e ciò rappresenta una grande differenza tra uomini e donne nell’ambito del fenomeno migratorio”.

Negli anni è fiorita una serie di collaborazio-ni che hanno portato anche a un aumento di premi collaterali: Slow Food, il Torino Film Festival e il Rotary, tra gli altri. Quest’anno si è aggiunto il patrocinio di Expo 2015 Milano e di We Women for Expo...“We Women for Expo è una rete internazionale creata all’interno di Expo 2015 affinché le don-ne abbiano voce sul tema del nutrimento: non solo coltivandolo e cucinandolo, ma anche de-cidendo quale futuro costruire per le prossime generazioni in termini di sostenibilità. Questa rete unirà, all’interno di Expo, tutti i padiglioni con un percorso dedicato, coinvolgendo espo-

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“Lingua Madre” è aperto a tutte le straniere che scrivono in italiano, ma anche alle italiane che raccontano di esperienze con donne straniere. Lo scopo è favorire lo scambio, la relazione, il confronto.

Le vincitrici e le autrici selezionate della VIII edizione del concorso, al Salone Libro 2013, con l’allora ministro Cecile Kyenge sullo sfondo (in alto a sinistra) e insieme ad Anna Finocchi (a destra). La premiazione dell’edizione 2014 (in basso).

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nenti femminili del mondo dell’arte, della cultu-ra e della letteratura, ma anche tutte le donne che vogliano intervenire sulla grande piatta-forma multimediale realizzata per raccogliere contributi (www.expo2015.org/it/progetti/we-women-for-expo).A Women for Expo sarà affidata l’apertura di Expo 2015 e il concorso ‘Lingua Madre’, che è entrato a far parte della rete, prenderà parte a moltissime attività in ambito Expo. Per esempio, proietteremo il video dal titolo Ri-cette e parole – Il cibo narrato dalle donne: un vero e proprio tutorial di cucina al femminile, con una donna italiana e una donna straniera che si ritrovano in una cucina e preparano in-sieme una ricetta. Tra condivisione, racconti e ricordi si arriva alla realizzazione del piatto”.Come si fa a partecipare al concorso?“Basta andare sul nostro sito (www.concorsolin-guamadre.it), leggere il bando e iscriversi entro il 31 dicembre”.

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Volti raggianti di donne. Autrici del concorso con Daniela Finocchi al Salone del Libro – edizione 2014.

Marco MALINKI

Veronica SERIANI

Pietro PIGNOLA

Samy DjSergio MARRONERomina PRATOSimone MARTINIFlavia MONTELEONE

Six VOICE

Sabry THE VOICE

Daniele CAVICCHIA Mario PICCIONI

Roby BALLARIO Dj

Deejay Polo

Direttore Artistico

LA MUSICA È CAMBIATAE NON SOLO...

RADIO 103 CUNEOSEGUICI SU

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fucina d’arte e maestranzeL’OPÉRA DE NICE, IN BARBA ALLA CRISI E FORTE DI UNA SCHIERA DI MAESTRANZE, LAVORA A PIENO RITMO A UNA MOLE IMPRESSIONANTE DI EVENTI, CON UN’OFFERTA A 360 GRADI PER IL PUBBLICO PIÙ DIVERSO.

Può ospitare più di 1.000 spettatori, che possono scegliere tra la loggia, due gallerie,

l’anfiteatro e il “paradiso”, con prezzi dei bigliet-ti che variano dai 7 ai 78 euro, oltre a proporre un cartellone di altissimo livello. È l’opéra Nice Côte d’Azur, il teatro di gusto neoclassico in Rue Saint-François de Paule a Nizza, capace di offrire, a pochi chilometri dal confine italiano, una stagione di opera, balletti e musica sinfo-nica, appassionante e di prim’ordine, sotto la direzione artistica di Marc Adam.

LA STAGIoNELa stagione operistica 2014-2015 in parte “can-ta” italiano, anche se la versione de I vespri sici-liani di Giuseppe Verdi che ha aperto il nuovo calendario è stata rappresentata nella sua lingua

originale (il francese). A novembre la Turandot di Giacomo Puccini ha preceduto una nuova produzione, in scena tra il 18 e il 24 gennaio: Peter Grimes, opera di Benjamin Britten termi-nata nel 1945, con la direzione di Bruno Fer-randis e con l’Orchestra Filarmonica e il Coro dell’Opera di Nizza. A febbraio, nella sala su cui domina il grande lampadario con 600 lampade ripristinato nel 1960, risuona l’opera buffa in due atti di Wolfgang Amadeus Mozart Così fan tutte, mentre a marzo la Semiramide di Gioac-chino Rossini precederà l’ultima rappresenta-zione, La juive di Jacques Fromental-Halévy, opera francese romantica in cinque atti del XIX secolo, prevista a maggio.L’agenda dell’Opéra è quanto mai ricca. Com-prende il XIII festival d’operetta della città di

DI MARCO JORIOPHOTO: DOMINIQUE JAUSSEIN

Particolare della facciata dell’Opéra de Nice. L’edificio, dopo un devastante incendio nel 1881, venne riedificato sotto la direzione di François Aune (allievo di Gustave Eiffel) e inaugurato nel 1885. Ph. Sylvain Gamel / Foter / CC BY-NC

Nella pagina seguente, dall’alto“La Sylphide”, con la coreografia di Dinna Bjørn; Éric Vu-An in “Pas de Dieux”. La coreografia, in questo caso, porta la firma di Gene Kelly.

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Nizza, andato in scena a settembre, e si presen-ta come innovativa e coraggiosa: il cartellone de Le midis musicaux propone una volta al mese, il martedì a mezzogiorno, una scelta tra opere condensate in 50 minuti al prezzo popolare di 7 euro. La domenica mattina, la possibilità di assi-stere ai “concerti in famiglia”, mentre il lunedì, all’ora di pranzo, c’è spazio per la musica da ca-mera, nel Foyer “Montserrat Caballé”. Questo perché il programma di eventi predi-sposti dall’Opéra (che dal 2012 si muove au-tonomamente con un Conseil d’explotation in rappresentanza della città e del consiglio generale) organizza spettacoli anche al di fuori delle mura del teatro: è il caso delle sonate e dei concerti al Museo Nazionale Marc Chagall, che si tengono il lunedì sera alle 20,00, o quelli al CNRR (Conservatoire National à Rayonne-ment Régional) di Nizza, lo stesso giorno della settimana alle 18,30.Il livello musicale è davvero significativo, grazie alla presenza dell’importante orchestra Filar-monica di Nizza che, nata nel 1945 e diretta da Philippe Auguin, è solita dividersi tra le molte suggestive location offerte dalla città. Ma oltre ad accompagnare la stagione operistica, è impegnata anche a sostenere la stagione del balletto, che porta in scena rappresentazioni e masterclass sotto la guida del direttore artistico del Ballet Nice Mèditerranée, Éric Vu-An.

Il corpo di ballo è protagonista di una stagione davvero ambiziosa e propone un’ampia scelta di generi da scoprire. Infine, spazio anche ai più piccoli, con il ca-lendario Jeune Public, che prevede spettacoli musicali realizzati per l’infanzia, con la presenza del Choeur d’enfants de l’Opéra de Nice.

L’oPERA DE NICE DIETRo LE QUINTEQuella curata dalla direzione artistica dell’Opéra di Nizza è una mole di eventi impressionante, che supera la media dei 20 spettacoli al mese, la maggior parte all’interno del teatro, a pochi metri dal mare, ma anche dal resto della città.Per raggiungere questo obiettivo, si muove una schiera di professionisti, simbolo d’eccellenza nei diversi settori: dietro le quinte, lavorano Les ateliers de la Diacosmie, centro di produzione

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dell’Opéra nato nel 1987, dove nascono le sce-nografie, i costumi e dove si trova il magazzino. Inoltre, vista la densità del calendario, è stato necessario ricreare spazi con le esatte rappre-sentazioni del palco: gli artisti possono provare, ritrovando le medesime condizioni che affron-teranno durante gli spettacoli, comprese sceno-grafie e studi di registrazione per orchestra e coro, con la stessa acustica delle sale del teatro.

LA SToRIA FINo A oGGIA Nizza il primo teatro risale al 1776, quando la famiglia Maccarani terminò la costruzione di un edificio in legno nelle vicinanze di Porta Saint-Éloi. Nel 1826, per iniziativa del Re Carlo Felice di Savoia, la città acquistò il teatro, lo rase al suolo e al suo posto edificò una gran-de opera in stile italiano, ispirandosi al Teatro San Carlo di Napoli. Tuttavia, nel 1881 un gra-ve incendio, scoppiato il 23 marzo durante la rappresentazione di Lucia di Lammermoor, causò la morte di 200 persone e la distruzione della struttura, che venne nuovamente eretta dall’architetto François Aune (allievo di Gusta-ve Eiffel) e inaugurata nel 1885 con l’Aida di Giuseppe Verdi. Dopo una serie di ammodernamenti nel XX se-colo, il teatro (che nel 1902 ha assunto il nome attuale di “Opéra de Nice”) nel 1993 è stato classificato come “monumento storico”, e nel 2000 ha riacquistato la sua identità architetto-nica con le ultime ristrutturazioni esterne.

LA DANZA JAZZ DI ALZETTAGli appassionati di danza possono trovare a Nizza un altro punto di eccellenza per il set-tore: è la Jazz Academy di Serge Alzetta, una delle scuole più rinomate d’Europa per la formazione di ballerini jazz. Divisa in 4 sezioni, dai 4 anni fino alla formazione continua per professionisti, è nata dall’esperienza di Serge Alzetta.Ambasciatore della danza jazz fin dagli anni ’60, coreografo e insegnante, Alzetta ha elabora-to una pedagogia della danza jazz in grado di accordare armoniosamente stile e performan-ce. Entrare nella sua compagnia, il Jazzup Ballet, fondato a Parigi, è un sogno nel cassetto per molti professionisti del settore.

L’Orchestra Filarmonica di Nizza, nata nel 1945, è diretta da Philippe Auguin. Interni del teatro (in

basso); dettaglio dello spettacolare lampadario composto da oltre 600 lampade e ripristinato

nel 1960. Ph. (in basso a sinistra): www.pressealpesmaritimes.it

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Nella Magia del Castello di Morozzo nell'ambito dell'evento "L'orto delle Arti" si avvera il Sogno... e Principessa sarai grazie al Salone Dessange Cuneo che metterà a tua disposizione due indiscussi esperti di coi� ure e make up: Ivana Gaiola e Luca Mannucci Responsabili Italia della Maison parigina.Ivana e Luca ti avvolgeranno nell'atmosfera fatata della preparazione della Sposa: mostreranno praticamente come i suoi colori possano essere esaltati dal perfetto maquillage e da un'acconciatura elegante ed indimenticabile.La Principessa è pronta per essere protagonista ammirata invidiata ed imitata.

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hockey, ghiaccioche scaldaDAI PAESI FREDDI ARRIVA LO SPORT CHE ACCENDE GLI ANIMI. COMPLICI LE OLIMPIADI DI TORINO 2006, LA PASSIONE PER L’HOCKEY È CRESCIUTA A BENEFICIO DELLE SQUADRE PIEMONTESI, “VALPE” IN TESTA.

Se vedete sfrecciare un disco volante ai 100 km all’ora davanti a voi, non è detto che siano ar-

rivati degli UFO: forse state solo assistendo a una partita di hockey su ghiaccio... A tanto arriva la velocità di un puck, il disco di gomma compressa con un’anima in ferro (del peso di circa 170 g, con un diametro di 7,62 cm e un’altezza di 2,54 cm), utilizzato per il gioco di squadra più famoso nei paesi freddi. E visto che il freddo non manca alle nostre latitudini, anche da noi esistono ap-passionati di questo sport.La passione per l’hockey in Piemonte ha origini lontane, come vedremo, anche se le fortune sono state alterne: molte società oggi sono scomparse, altre rinate dalle ceneri di precedenti, come la torinese Real Torino Hockey Club, che oggi mi-lita nel campionato interregionale di Serie C o la

HC Torino Bulls 2011, in serie C. La Ice Hockey Club Draghi Torino, nata nel 1967, conta oggi sul solo settore giovanile, mentre sono sparite la All Stars Piemonte, e in tempi remoti ci provarono anche la Nord Torino e la Juventus. L’avvicinarsi delle Olimpiadi ha sicuramente dato coraggio al gruppo di appassionati che, nel 2001 a Pinerolo, ha fondato l’Hockey Club Pinerolo, che oggi compete in serie C e che lavora sui gio-vani, con i settori giovanili attivi dall’under 8 a salire fino all’under 16. La presenza degli impianti è fondamentale per-ché si possa sviluppare questo sport tipicamente invernale e questa dinamica si è ripetuta anche a Pradleves, dove grazie alla locale pista di patti-naggio, la Polisportiva Pradleves, affiliata Liber-tas e FISG (la federazione degli sport su ghiac-

DI MARCO JORIO

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Da Pradleves (CN) a Torre Pellice (TO), l’hockey occupa un posto di rilevanza tra gli sport emergenti in Piemonte. Un grande traino resta, senza dubbio, la “Valpe” (HC Valpellice Bulldogs), squadra storica, nata negli anni ’30, che oggi milita nella massima serie italiana. Ph. Fotolia.

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cio), propone squadre a partire dagli otto anni, con gli adulti fino a 40 anni, che si ritrovano per condividere questa passione: “La pista purtroppo non è regolamentare per ospitare partite ufficia-li, ma l’intenzione di iscriversi a un campionato c’è; – spiega Samuele Magarò, gestore della pi-sta e appassionato da dieci anni di hockey – nel frattempo nella pista aperta il giovedì, venerdì e sabato sera, oltre ai pomeriggi di sabato e dome-nica, si può pattinare e prendere lezioni persino di pattinaggio artistico”.

IL PASSATo E IL PRESENTE PASSAToDELLA “VALPE”Ovviamente non si può parlare di hockey in Pie-monte senza fare particolare menzione dei cam-pioni della HC Valpellice Bulldogs.La prima società hockeystica piemontese nasce infatti in Valpellice: siamo nel 1934 e i pionieri di questa avventura che ancora oggi scalda i ti-fosi piemontesi, sono i due studenti Giorgio e Giuseppe Cotta Morandini, che cominciano a trasmettere ai coetanei la loro passione.“La leggenda vuole che stecche e dischi com-paiano per la prima volta sul laghetto naturale Blancio, tra Luserna San Giovanni e Torre Pelli-ce, e che la prima partita risalga al 26 dicembre 1937, una sconfitta per 6-8 contro il Guf Torino” spiega Daniele Arghittu, giornalista de “L’Eco del Chisone”, esperto di “Valpe” e autore di ricerche storiche sulla squadra.Dopo la guerra si può tornare a parlare di cam-pionati e negli anni ’50 comincia l’epopea del-la squadra nelle varie serie. “Tra alti e bassi, la

La prima società hockeystica piemontese nasce in Valpellice: nel 1934 i pionieri di questa avventura sono i fratelli Giorgio

e Giuseppe Cotta Morandini.“Valpe” contro Real Torino Hockey Club.Ph. Matteo Della Malva / iW / CC BY-SA

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squadra giocherà qualche anno alla Sea di Torre Pellice (dove giocatori e atleti salivano in seggio-via, per giocare su acqua ghiacciata gettata sul cemento), fino al gennaio 1971, quando arriva finalmente il nuovo impianto, il Filatoio, e di lì a poco il primo straniero della squadra, il canadese David Enouy”. Sette anni in serie A, poi alterne vicende tra le serie importanti, fino al 2005 quan-do le olimpiadi di Torino 2006 portano in dono un nuovo palaghiaccio, dedicato a Giorgio Cot-ta Morandini.

Oggi la HC Valpellice è una società che lotta per il primato nella massima serie italiana. Dopo aver vinto una storica Coppa Italia nel 2013, conta su un settore giovanile completo ed è in grado di portare migliaia di persone a tifare: l’hockey è uno sport veloce, spettacolare ma anche duro, tre ingredienti in grado di “scaldare” il pubblico a pochi metri dal ghiaccio.

IL DoPo ToRINo 2006: PISTE IN PRoVINCIA DI CUNEo E NEL ToRINESELe Olimpiadi invernali hanno sicuramente gio-vato al mondo del pattinaggio e dell’hockey, in termini di strutture: oltre al nuovo Cotta Moran-dini di Torre Pellice, utilizzato principalmente per gli allenamenti delle squadre, così come il Pala-

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Facciata del PalaAlpitour, “PalaOlimpico” all’epoca delle Olimpiadi 2006.

Real Torino contro Valpe al Palaghiaccio Tazzoli di Torino. Ph. (dall’alto) delphaber / iWoman / CC BY-NC, Marco [mach-ms] / iWoman / CC BY-SA

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La formazione della Valpe 2013, in posa prima di festeggiare la Coppa Italia (in alto a destra).Ph. www.milanohockey.it

I Torino Bulls contro il Pinerolo (in alto a sinistra) e contro il Real Torino (in basso). Ph. Torino Bulls / Woman / CC BY.

ghiaccio Tazzoli di Torino, a Pinerolo fu costrui-to l’impianto per il curling, mentre il cuore delle partite si disputò nel PalaOlimpico, già PalaIsoza-ki e oggi PalaAlpitour.Oltre alle offerte di Pradleves, in provincia di Cu-neo, non mancano le opportunità di “scivolare” sul ghiaccio, anche in impianti naturali: l’Atl cu-neese segnala, infatti, numerose piste a partire da Crissolo, dove in località Villa si trova una pista su ghiaccio naturale, così come a Bellino e nella vicina borgata Fiandrini (Sampeyre), o ancora a Vernante, presso il bocciodromo. Tra i comuni montani dotati di impianti artificiali spiccano Limone Piemonte, con la sua pista di 600 mq, o Vinadio, all’interno del suggestivo Forte Albertino, e Roccaforte Mondovì, presso

l’Albergo Everest di Lurisia. Altre strutture vengo-no allestite annualmente nel cuore delle città: a Cuneo, in Piazza Europa da dicembre a febbraio, e a Saluzzo, sotto l’ala di ferro di Piazza Cavour fino a gennaio.Molte opportunità si registrano anche nella val-late olimpiche e nel torinese: oltre agli impianti di Torre Pellice e Pinerolo, a Torino si trovano il Palaghiaccio Massari, in Via Massari, il Palavela, in Via Ventimiglia, il già citato Palaghiaccio Tazzo-li, in Via Sanremo, e di certo molti avranno avuto occasione di imbattersi nella suggestiva pista di Piazza Carlo Alberto, che sarà aperta fino al 22 febbraio. Completano l’offerta nei dintorni del capoluogo le piste dei Centri Commerciali Dora e 45° Nord a Moncalieri.

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Era bello qui da me una volta (beh, a dire il vero e a ben vedere non è

male pure ora). C’era vita: il mercato dei fagioli e, un po’ più in là, dopo la strada che saliva all’Altopiano, si ritrovavano i commercianti delle uve, al tempo della vendemmia, a trattare le partite del pre-zioso frutto.Poi c’era il via vai dei viaggiatori che scendevano dalla città per i ripidi – e d’inverno scivolosi e forieri di cadute sovente poco dignitose – sentieri, il ru-more delle locomotive a vapore, l’odore acre del carbone, i fischi dei convogli in partenza, gli annunci delle destinazioni. Insomma, io, la Stazione di Cuneo Ges-so, ero proprio animata. Del resto, per tantissimo tempo, rimasi l’unica della città: dal 1855, quando ero solo una ba-racca di legno al termine della ferrovia Torino – Savigliano – Cuneo, al 1937, quando fu inaugurato lo scalo di Cuneo Altipiano, che oggi, anche se alquanto in disarmo, è rimasto l’unico.Ovviamente nel tempo fui ampliata, do-tata dell’edificio esistente, anche se solo nel 1930. Fin dal 1864 contavo di un deposito locomotive che fu a sua volta ingrandito e ne venne aggiunto un altro, oltre la strada per Mondovì. Ho tre banchine per il traffico dei passeggeri (ora malinconicamente deserte) e ben 12 binari, quattro dei quali destinati alle merci.Eh sì: ero proprio importante. Da qui si pensò di far partire la tratta per Boves – Fontanelle – Borgo San Dalmazzo, concepita come primo troncone della tra-vagliata Cuneo – Ventimiglia – Nizza. Fu voluto dal senatore Giovanni Battista Borelli e progettato da Giovanni Delfino, capo del Genio Civile di Cuneo. Il tragitto fu approvato nel 1882 e i lavori iniziarono subito, anche se andarono a rilento. Comunque la linea ferrata, che arrivava fino a Robilante, fu inaugurata il 18 luglio 1887. Sette mesi dopo, in un nevoso 18 febbraio 1888, fu aperto il col-legamento verso Mondovì e poi quello per Saluzzo. Insomma, traffico ce n’era. Un bel “movimento” di gente, specie dei dintorni, e carri merci diretti nei paesi vicini o più lontano: a Torino o al mare, verso Savona e oltre.Il mio momento di gloria lo vissi il 30 ottobre 1928, quando dalle mie pensili-ne partì il convoglio inaugurale della Cuneo – Ventimiglia – Nizza, finalmente giunta a compimento. Alle 10,30 si avviò il treno speciale: cinque vagoni trainati da due locomotive a vapore, sui quali si stiparono il ministro dei Lavori Pubblici

e circa 200 invitati diretti a Breil, dove li aspettavano i francesi, rappresentati dal ministro Tardieu. Fecero un bel pranzo, bei discorsi sulle “splendide sorti e pro-gressive” del nuovo collegamento tran-sfrontaliero, immediatamente smentite e definitivamente affossate dallo scop-pio della Seconda guerra mondiale. Tuttavia, nel 1931, la linea venne pure elettrificata.Con l’apertura, nel 1937, della Stazione dell’Altipiano (l’attuale stazione princi-pale) persi un po’ di importanza. Anche se da me, Cuneo Gesso, partivano sem-pre i convogli per Boves – Fontanelle – Borgo San Dalmazzo. Ciò almeno fino al 1960, quando si decise che era meglio smantellare i binari perché era-no più comodi gli autobus. Mah... Forse, se qualcuno provasse a ripensarci, non sarebbe male. Oggi le chiamano “metro-politane”, più o meno leggere: sono una bella soluzione a tanti problemi ambien-tali e di traffico e, se fatte bene, la gente le apprezza. Ah già: non si può investire. I soldi non ci sono. Anzi ci sono, ma ser-

vono a rispettare i parametri che ci ha imposto l’Europa. Così ci raccontano.Comunque, rimaneva a “fare scalo” nei miei ormai antichi edifici il treno per Mondovì e, specie nelle ore mattutine e a mezzogiorno, i miei locali si riempiva-no, in particolare di giovani studenti. Era piacevole. Facevano “casino”. Mi pareva di tornare indietro nel tempo. Poi chiusero anche quel collegamento nell’estate del 2012. “Ramo secco”, dissero. Mi sa che di secco c’erano le idee di chi fece questa bella pensata.Così rimasi deserta con i miei ricordi di locomotive fumanti, vagoni, odori di olio e grasso, gente di fretta. Proprio deserta no. C’è ancora il bar Ristoro Antica Stazio-ne, da 45 anni gestito ostinatamente dalla famiglia Trapani: slot machine a parte, ha un affascinante arredo d’epoca e una coinvolgente atmosfera d’altri tempi.Nei locali destinati agli uffici e al transito è ora ospitato il Memoriale della Divi-sione Alpina “Cuneense”. Dai miei binari, purtroppo, nel luglio e nell’agosto del 1942 partirono gli oltre 12.000 alpini del reparto: destinazione Russia. Di quei ragazzi ne tornarono ben pochi. Io, umile “Stazione Gesso” sono una parte importante della storia di questa comunità. Chissà se qualcuno se ne ricorda e mi ricorda. Sarebbe bello tornare agli antichi splendori... Ma ora è solo un bel sogno.

dove passava il treno

DI FABRIZIO GARDINALI

l’intervista impossibile

Stazione di Cuneo-Gesso vista dai binari

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:: Cura della parodontite e della carie per conservare la dentatura naturale e, quando ciò non è più possibile, implantologia dentale con 25 anni di esperienza.

:: Implantologia a carico immediato (all-on-four, all-on-six) per ritrovare, dal mattino alla sera, una bella dentatura fi ssa.

:: Sbiancamento e faccette in ceramica per risolvere gli inestetismi ridando ai denti lucentezza e vitalità.

:: Invisalign per allineare perfettamente i denti in modo invisibile.

:: Chirurgia plastica gengivale per correggere i difetti gengivali.

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La parola “vetro” fa venire alla mente molte-plici immagini e impressioni. Forme viste e

non raggiungibili, separate dalla quasi invisibile lastra, tanto dura quanto, a volte, fragilissima e in grado, sovente, di deformare la percezione. Trasformare quello che c’è “aldilà” in qualche cos’altro, reale e irreale al tempo stesso.Vi è poi l’oggetto di vetro, da quello di bana-le uso quotidiano, a quello decorativo, a volte preziosissimo, delicato nella sua apparente in-consistenza e levità. Così è facile pensare alle raffinate creazioni art nuoveau di Emile Gallé, René Lalique o di Louis Comfort, opere d’arte applicate a oggetti decorativi quali lampade e vasi. Lasciando la Francia, e Parigi in particola-re, parlando di vetri d’arte in Italia, il nome di Murano viene spontaneo. La sua tradizione è

fatta di aziende artigianali: arroventate offici-ne dove maestri vetrai, eredi di una secolare tradizione, ricavano dalle masse semifluide e informi – tratte dalle fornaci al calor bianco – oggetti dalle forme aggraziate con pochi tocchi di strumenti apparentemente semplici, come pinze e tenaglie, i quali assumono, nel raffred-darsi, colori vivi e delicati, inimmaginabili pre-cedentemente. Realtà che hanno fatto storia e che, purtroppo, sono messe in difficoltà dall’at-tuale congiuntura economica e dalla tanto con-clamata “globalizzazione”.

L’ARTE DEL VETRo NEL CUNEESEMa il vetro e la provincia di Cuneo cosa hanno in comune? Il cuneese non è la città laguna-re e neppure la Boemia o la Francia, coi suoi

La tradizione vetraria è fatta di aziende artigianali dove maestri vetrai ricavano oggetti leggeri da masse semifluide di sabbia, soda e calce.

figlio della terra e del fuocoSE L’ECCELSA ARTE DEL VETRO HA I PROPRI LUOGHI D’ELEZIONE, DA MURANO ALLA BOEMIA, ANCHE LA PROVINCIA DI CUNEO HA AVUTO IL SUO MOMENTO DI GLORIA CON LA REGIA FABBRICA DI CHIUSA PESIO.

DI FABRIZIO GARDINALI

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In basso: ritratto di Giuseppe Avena, ultimo proprietario della Regia Fabbrica di cristalli di Chiusa Pesio e una stampa ottocentesca che la riproduce.Oggi, come all’epoca, l’arte di lavorare il vetro è tutta manuale.

Pagine seguenti: Un prezioso vaso in cristallo con particolari in bronzo dorato realizzato a fine Ottocento dagli artisti di Chiusa Pesio

Dallo stabilimento A.G.C. alle porte di Cuneo, oggi, escono le lastre di vetro utilizzate nelle moderne costruzioni. Ph: ©AGC Glass Europe

artisti Liberty di inizio Novecento. Può venire il ricordo, con una certa facilità, della storica Vetreria di Vernante, nata nel 1947 per sfrut-tare le sabbie silicee della Val Vermenagna, e la successiva apertura di uno stabilimento, nel 1963, alle porte di Cuneo, a Tetto Garetto, che si caratterizzò per la linea float, la quale, ovviamente aggiornata e perfezionata, è ancora oggi in produzione. La fabbrica non è più “la Vernante”: dopo alterne vicende e passaggi so-cietari, è oggi un’unità produttiva del colosso multinazionale A.G.C. È si può ancora pensare, nella medesima loca-lità, alla Bottero, ditta specializzata nella rea-lizzazione di macchinari per la lavorazione del materiale trasparente.

UNA MANIFATTURA A CHIUSA PESIoIn effetti, andando indietro nel tempo, a diffe-renza della ceramica, la provincia di Cuneo non presenta una particolare vocazione nel settore vetrario. Con un’interessante eccezione nella certamente non centrale Valle Pesio, dove, a Chiusa di Pesio, si trova un po’ a sorpresa un Museo del vetro, realizzato con tecniche espo-sitive moderne e coinvolgenti. E una ragione c’è, risalente a tre secoli or sono. Precisamente al 1759, quando il Re di Sardegna, Carlo Ema-nuele III, decise di costruire, con denari pub-blici, una Regia Fabbrica di vetri e cristalli per ovviare a una carenza produttiva: nei domini sabaudi l’unica manifattura di un certo rilievo si trovava infatti ad Altare.Per ragioni economiche e logistiche, si preferì

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Non tutti sanno che anche il cuneeseha tradizioni artistiche vetrarie:

a cavallo fra ‘700 e ‘800 Chiusa Pesiofu un importante centro di produzione.

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non collocare il nuovo opificio in Torino, bensì, come si dice ora, “decentrarlo”. A sorpresa si scelse Chiusa Pesio, località lontana dai grandi (si fa per dire) centri urbani, ma per i tempi discretamente raggiungibile, così da rendere agevoli i trasporti. Inoltre, si trattava di un’area fortemente boschiva, che poteva costituire una fonte importante di combustibile a basso costo. Per questo si raggiunse un accordo coi monaci della Certosa per una fornitura di legno di fag-gio e di rovere che consentisse la lavorazione senza interruzioni. L’architetto Benedetto Fer-roggio progettò la fabbrica in località Paschero, una presenza che condizionerà anche lo svilup-

po urbanistico del borgo.L’attività iniziò già nel 1760, mentre il comple-tamento delle strutture produttive si ebbe nel 1773. Vennero assunte maestranze qualificate, provenienti da Altare, ma anche da Baden Ba-den, dalle Fiandre, dalla Boemia, da Venezia. Si producevano lastre per finestre, lampade, og-getti di culto, contenitori di vario tipo e persino vetri soffiati di un certo pregio.Nonostante i diversi attestati di qualità, la vita della Regia Fabbrica non fu facile fin dall’inizio. Dovette far fronte alla concorrenza di prodotti di contrabbando a basso costo e alle difficoltà nel reperire legname in quantità sufficiente,

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IL COMPLESSO MUSEALE “GIUSEPPE AVENA”DI CHIUSA DI PESIOIl Museo della Regia Fabbrica dei Vetri e Cristalli e della Ceramica della Chiusa è ospitato nella storica sede dell’antico Palazzo Comunale, di impianto quattrocentesco, caratterizzato dalla grande torre civica che si affaccia sulla centrale Piazza Cavour. Il comune di Chiusa di Pesio e gli enti del territorio, attenti alla conservazione e diffusione della memoria storica, lo hanno fortemente voluto rendendolo operativo dal 2004. Il complesso, oltre alla collezione dei vetri e dei cristalli, oggi ospita la collezione delle ceramiche, la mostra dedicata al ritrova-mento archeologico del Monte Canavero, il percorso sulla Resistenza e lotta di liberazione “I sentieri della memoria” e spazi per esposizioni temporenee. Nel percorso, fra plastici che ricostruiscono la Regia Fabbrica e splendidi oggetti in vetro e cristallo di epoca ottocentesca, ci si può immergere nel mondo vetrario dell’epoca, guidati da comode audioguide o dai chiari pannelli illustrativi. Si scopre così che fu Re Carlo Emanuele III di Savoia, nel 1759, a decidere di trasferire la fabbrica da Torino a Chiusa Pesio, per am-pliare e migliorare la produzione di vetri e renderla pari a quelle più famose di Boemia e di Francia, in una sorta di competizione reale. La produzione iniziò nel 1764 negli edifici appena realizzati che assomigliavano più ad un villaggio che ad una officina: locali per la produzione si alternavano a uffici, abitazioni per le maestranze e tecnici fino a una cappella per le fun-zioni religiose. Quando poi la produzione cessò, nel 1854, la struttura fu trasformata in una splendida villa con un meraviglioso parco. Si entra poi nel vivo della lavorazione del vetro e dei materiali e attrezzi utilizzati all’epoca: la sabbia di silice, la soda e la calce prendono vita insieme a pinze, forbici e canne da soffio. I preziosi oggetti esposti nelle bacheche incantano con la loro leggerezza e purezza: vasi decorativi, ampolle per uso farmaceutico e chimico, bottiglie e bicchieri raccontano la storia di una produzione che non aveva nulla da invidiare alle più importanti cristallerie del mondo.Museo della Regia Fabbrica dei cristalli e della CeramicaP. Cavour, 13 - Chiusa di Pesio (CN) - T. 0171 734990 - www.vallepesio.it

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dal momento che le valutazioni preliminari si rivelarono errate. Cessò l’attività una prima volta durante l’occupazione austriaca del 1799, riaprendo poi in epoca napoleonica, per esse-re infine “privatizzata” nel 1810 e passare nelle mani di Saroldi e Avena. Si ebbero una decina di anni di prosperità, ma alla fine degli anni ’30 del XIX secolo improvvisamente fallì. Si riprese grazie alle politiche protezionistiche dello sta-to sabaudo che la ponevano in una situazione di monopolio di fatto e alle sovvenzioni per le esportazioni. Ma nel momento in cui queste “pratiche” cessarono (1850), la vetreria si tro-vò nell’impossibilità di reggere le spinte di mer-cato, specie la concorrenza boema e francese, di maggiore qualità. Nel 1854 muore l’ultimo proprietario, Giuseppe Avena, e dopo un bien-nio di sopravvivenza la Regia Vetreria chiude definitivamente i battenti nel 1856. In quella data, per quasi un secolo, cessa di fatto l’attività vetraria nella Granda.

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un chinotto ogni due ore...... FA PASSARE IL MALUMORE, RECITA IL MOTTO. MA SE LA NOTA BEVANDA È TORNATA IN AUGE, POCHI CONOSCONO L’OMONIMO FRUTTO CHE, DOPO UN’EPOCA D’ORO, RESTA OGGI UN PRODOTTO DI NICCHIA

Molti forse lo ricordano appena, altri in-vece ne hanno fatto una questione di

principio. Nella seconda metà degli anni ’80 chi amava il chinotto, aberrava la Coca Cola e così è – forse con una certa recrudescen-za – ancora oggi. Erano gli anni della Milano da bere, in cui si ingurgitava qualunque cosa gassata che avesse un nome simil-esotico o straniero. Soprattutto americano. L’attrice e autrice Lella Costa dà dei “chinottisti” un profi-lo illuminante: “Sono accomunati da una serie di tratti poco appariscenti, ma ben riconosci-bili e di certo hanno anticipato, senza saperlo, un’istintiva avversione alla globalizzazione del gusto, che oggi son tutti buoni ma allora non era mica scontato...” Sono stati dei pionieri del gusto che, contro

l’impero “cocacolesco”, hanno saputo identifi-care in quella bevanda, che ha una tradizione di tutto rispetto, “un elemento distintivo di non omologazione, di memoria e di apparte-nenza”. Ma per raccontare questa storia ci vuole un passo indietro, perché dietro la bevanda c’è il frutto. Tondo, grande come una pallina da ping pong e per tanto tempo quasi dimentica-to, fa parte di quell’universo di agrumi la cui fama a fatica varca i confini locali – o meglio, di cui magari si conosce il nome, ma al quale torna difficile dare corrispondenza a un frutto – come i bergamotti, i cedri o le pompìe sarde.

UN FRUTTo CHE FRUTTAIn barba al presunto esotismo di marchi com-

DI VANINA CARTA

Il chinotto è bevanda prodotta con l’omonimo agrume. Piccolo e tondo, il frutto ha un sapore talmente amaro che è impossibile consumarlo al naturale. Ph. fotolia

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merciali che per anni abbiamo letto sulle lattine stipate in apposite vetrine-frigo, il chi-notto (il frutto) arriva davvero da lontano e il nome, scherzosamente, lo ricorda. Un “cinese in miniatura”, con cui i portoghesi vennero a contatto nel XVI secolo, attraverso l’india – anche se la vulgata savonese vuole che sia un navigatore ligure ad aver introdotto la pianta direttamente dalla Cina. L’interesse, allora, era dovuto al fatto che dal frutto si ricavava un’intensa essenza per pro-fumi. Ma non solo: il contenuto importante di sostanze antiossidanti lo rendeva adatto alle lunghe traversate in mare ed era grado di combattere lo scorbuto tra agli equipaggi, gra-zie all’apporto vitaminico. Giunto in Europa, il chinotto si acclimatò sulle sponde del Me-diterraneo diffondendosi, nel corso dei secoli a seguire, in tutta l’area costiera e, arrivando, con il suo carico di fragranza e ricchezza, an-che sulle pendici liguri fino alla costa nizzarda. A Savona, in particolare, dove Vincenzo Besio impara l’arte della canditura dai francesi della ditta Silvestre-Allemand, trasferitasi in Liguria da Apt, per trovare manodopera a buon mer-cato e convenienza della materia prima (già allora esisteva, evidentemente, questo tipo di “migrazione” industriale). È il 1877 e il dro-ghiere-confettiere carpisce i segreti dai tecnici della fabbrica che frequentano la sua bottega. Si butta nell’impresa e avvia una produzione di canditi, poco alla volta, senza strafare. Così, quasi per caso, nasce la tradizione savonese della canditura, “capeggiata” allora dalla Au-gusto Vincenzo Besio. Besio & Isetta, Besio & Tissoni, F. Musso, E. Aonzo, Fratelli Besio, Fratelli Canepa, in molti seguono questa strada, avviando un settore con un trend in crescita, come diremmo oggi. I due decenni che seguono sono di grande prosperità, tanto che intorno al 1910 la produ-zione arriva a toccare il picco di 25-30 milioni di frutti. Sono les chinos des jardins de Savo-ne, come li chiamano i francesi, tanto pregiati

e richiesti da tutta Europa, Stati Uniti, Messico. Ma l’idillio si spezza con l’avvento della Prima guerra mondiale e, siccome le disgrazie non vengono mai sole, con una gelata straordina-ria nel 1929, che provoca danni irreparabili. A -3-4° C i frutti gelano; al di sotto si arriva alla morte della pianta stessa. Una congiuntura a dir poco sfavorevole dà così il via a un declino purtroppo inesorabile del chinotto, dalla col-tivazione alla canditura, che resta nei decenni successivi relegato a una realtà di nicchia. Eppure, agli inizi del Novecento, era nato un settore vitale, che contava su una sorta di consorzio dai tratti moderni. La Società del chinotto, infatti, era in grado di raccogliere il prodotto dei soci e di metterlo in salamo-ia all’interno di fusti, occupandosi poi della conservazione e della commercializzazione in tutto il mondo. Un piccolo grande esempio di avanguardia associazionistica, che funzionava, dando lavoro, insieme alle aziende, a un mi-gliaio di persone.

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I chinotti più piccoli sono ottimi per la canditura, mentre i “balloni”, i frutti più grandi, si usano per le marmellate. Fiori e scorza della pianta sono usati in fitoterapia e nell’industria profumiera: dai fiori si ricava l’olio essenziale di neroli; da bucce e foglie, invece, un’altra essenza, il “petit grain”. Ph. (dall’alto): Fotolia; Tony Rodd / Foter / CC BY-NC-SA; Vincent Albanese / Foter / CC BY

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CoSA È RIMASToComplice la penetrazione di industrie stra-niere sul mercato nazionale e l’incapacità di sostenere gli alti costi di produzione di fronte alla concorrenza, soprattutto in relazione alla canditura, subentra l’abbandono progressivo delle coltivazioni. Resta la tradizione e la sag-gezza dei confettieri, tanto che ancora negli anni ’60, racconta Danilo Pollero, agronomo ed esperto, “nei caffè veniva servito il chinotto candito in un bicchierino, immerso nel mara-schino, ed era consumato sia come aperitivo sia come digestivo, per il gusto amaricante”. Ma le nuove generazioni, poco a poco, si disaf-fezionano al sapore particolare del frutto. Ri-corda Pollero che “nel 2004 si contavano poco più di un centinaio di piante di chinotto nel savonese”, una realtà sull’orlo dell’estinzione, salvata grazie al recupero operato dalla città di Savona, che in quegli anni cercava un prodotto locale a cui legare il proprio nome, alla Fon-dazione Slow Food per la Biodiversità, che ne ha fatto un Presidio, e grazie all’operazione commerciale di Lurisia, che in accordo con Eataly ne ha valorizzato le qualità nella nota, omonima bibita. Oggi le coltivazioni hanno trovato nuovo slancio e, benché le quantità siano sempre marginali (intorno al 2011 si contavano 500 esemplari), le aziende che si occupano della trasformazione puntano sulla crescente sensi-bilizzazione tra i consumatori.

LA CoNTRo-BEVANDA“A volte scritto con il k da frange di provocatori” (leggi il compianto Freak Antoni degli Skiantos), il chinotto “è sicuro di sé ma non invadente,/ dolce quanto basta, ma con certe amarezze/ di chi ha una storia fatta di alti e bassi,/ di successi ma anche di incertezze” (Lella costa, In tour-née, 2002 Feltrinelli). La ballata del chinotto di Lella Costa la dice giusta. Dopo anni di oblio, durante i quali i “chi-nottari” sono rimasti, per così dire, in latitanza,

quasi un po’ vergognosi di chiedere la bevan-da nostrana al bar, una decina di anni fa hanno ricominciato a ricomparire timidamente, sugli scaffali dei bar più raffinati e di una distribuzio-ne decisamente selezionata, lo storico Chinotto Neri, il Chinotto Abbondio, con una splendida etichetta raffigurante una pin-up anni ’50 (an-ticipando la moda burlesque oggi imperante), e soprattutto il Lurisia, che “indossa” un’imma-gine decisamente più morigerata e minimalista, dimostrando come il rilancio della bibita passi attraverso tutto ciò che una grafica vintage può ricordare, dunque la tradizione. Pare che la prima bevanda gassata aromatizzata con il nostro agrume sia uscita dalla San Pelle-grino nel 1932, in pieno regime autarchico, per contrastare la diffusione della “straniera” Coca Cola, ma è solo a partire dal 1949, che il chi-notto acquista una fama nazionalpopolare, con in marchio Chin8, della Neri, che i più attempati forse ricorderanno. Con un’agguerrita campagna pubblicitaria (“Non è chinotto, se non c’è l’8”), la Neri di Capranica (VT) avvia la produzione su grande scala e non è inusuale, nel primo dopo-guerra, scorgere grandi auto americane solcare le vie delle città con gigantesche bottiglie scure sul tettuccio. Tuttavia, nulla potrà la nostra autar-chica bevanda contro l’invasione culturale ame-ricana e con essa l’imporsi di nuove abitudini e mode... fino al recente riemergere dell’orgoglio nazionale nell’immaginario delle bibite.Un fatto marginale ha colpito di recente: con lo slogan “Un fatturato alle stelle dichiara 350 li-cenziamenti... io non me la bevo”, i dipendenti della Coca Cola di Oricola, nel marzo 2013, hanno protestato a Roma regalando lattine di Chinotto Neri. Aldilà dell’aspetto sindacale, è evidente che torna prepotente la sfida chi-notto-Coca Cola, non tanto intesi come meri prodotti di consumo, quanto simboli di due filosofie, due mondi agli opposti: economia locale e sostenibile-globalizzazione, tradizio-ne-massificazione, identità-omologazione. Sta a noi scegliere da che parte stare.

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Il chinotto oggi. Lurisia, grazie alla partnership con Eataly ha contribuito alla riscoperta dell’agrume

savonese, divenuto Presidio Slow Food. Ph. stijn / Foter / CC BY-NC-ND

Il chinotto ieri. Due immagini pubblicitarie di prodotti ormai scomparsi: una cartolina del

Chinotto Savi (anni ’50) e una targa del Chinotto Ferrarelle (anni ’70). www.chinotto.com

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quando “l’albero” porta buoni fruttiL’ALBERO DEL PANE TROVA IN VIA SAVONA, A CUNEO, IL GIUSTO SPAZIO PER COLTIVARE L’ECCELLENZA. LABORATORIO, LOCALE, PUNTO VENDITA: UNA FUCINA DI PASSIONE ARTIGIANA.

Famiglia, amici, clienti: tanti intorno a Ni-colas Verdickt, il boulanger de L’Albero

del Pane che sabato 13 dicembre ha inau-gurato il suo nuovo locale in Via Savona 81, raccogliendo nel consenso generale, la soddisfazione per un anno di lavoro. È un’o-asi “del gusto” insediata nell’area industriale alle porte di Cuneo, in cui ogni mattina, di buon’ora, si fa il pane come una volta, nel grande forno a legna. Pane che si può ac-quistare sul posto, come nei due negozi cu-neesi da lui creati (L’Atelier des Tartes, ora passato di proprietà, e L’Albero del Pane di Via Nizza) o che, come il pane montanaro, si troverà distribuito in negozi che hanno la stessa visione ecologista e salutista del mar-chio. Il locale di Via Savona, oltre 250 m di

superficie, diviso in ambienti diversi, è an-che uno spazio in cui fare sosta lungo tutto l’arco della giornata: per la prima colazione, il brunch, il pranzo, la merenda, l’aperitivo. Per ognuno di questi momenti, una carta menu fatta di pani, dolci, specialità appena sfornate o selezionate per la loro qualità. L’Albero del Pane è cresciuto. Un cambio di passo per tenere piede alla richiesta di pro-duzione, mantenendo le radici ancorate alla filosofa “bio-eco-solidale” e alla cultura del buon mangiare.“Avevamo aperto senza conoscere il riscon-tro – racconta Nicolas. – Ora dopo cinque anni che siamo sulla piazza, constatiamo che sempre più gente vuol tornare alla qualità del cibo, la nostra bandiera, all’abitudine

L’ALBERO DEL PANEORARIO DI APERTURA NO STOPDALLE 6,30 ALLE 20,30L’Albero del Pane, Via Savona 81Tel. +39 0171 348240L’Albero del Pane, Corso Nizza 27Tel. +39 345 424 1416

PHOTO:DANIELE

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di ‘mangiare meno, ma mangiare meglio’ e sceglie uno stile di vita sano ed ecologico”. È la visione del marchio che Nicolas Verdickt, laurea in Economia Internazionale a Parigi, ha portato a Cuneo dopo aver imparato l’ar-te bianca alla grande scuola di Eric Kayser, precursore in Europa del lievito madre.Era “a vista” il piccolo pastino degli inizi, nel negozio in Contrada Mondovì che l’artisan boulanger aprì nel 2009, e a vista è anche il nuovo laboratorio, dietro una grande ve-trina incorniciata dall’immagine realizzata a découpage di una giungla colorata, tra cui spiccano un paio di pappagalli. “Per questo disegno sono stati usati i sac-chi di farina del mio pane. Sono le migliori quelle che uso e come tali sono contenute in sacchi bellissimi,” racconta Nicolas, che ha voluto un laboratorio “didattico”, dove le pareti, a guisa di lavagna, raccontano l’arte di fare il pane e indicano le attrezzature usa-te: impastatrice, frigo, banco da lavoro, spez-zatrice. Lo spazio produttivo de L’Albero del Pane è anche sede didattica dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Qui si tengono giornate formative sulle tec-niche di panificazione e si accolgono stagisti dell’ateneo pollentino. Per l’interno del locale, che avvolge l’avven-tore in una atmosfera accogliente, materiali rigorosamente naturali, tra cui il legno, che è dominante. Per le consumazioni dei clien-ti, bicchieri di vetro e posate d’acciaio. Oltre l’acqua minerale in bottiglia, a L’Albero del Pane si beve l’acqua del sindaco, l’acqua di Cuneo, che è una delle migliori, scrive l’artigiano francese sulla parete, in corri-spondenza dell’erogatore, mentre elenca nella parte opposta, sopra al bancone bou-langerie, i segreti di un pane così buono e fragrante anche dopo giorni. Forno a legna (“a pellet perché è risorsa rinnovabile al 100%, con inquinamento zero e ridotto co-sto di energia”), lievito madre, zero grassi,

sale di Cervia presidio Slow Food, 24 ore di lievitazione, lavorazione a mano e su tutto tanta passione.Il nuovo locale, che è panetteria, pasticceria, bar, caffè, ha una decina di tavoli, mensole bar per mangiare in piedi, e può servire una cinquantina di persone.Si servono panini e piatti preparati nella cu-isine retrostante, aperta da febbraio, caffè biologico, dolci di produzione, birra Up di Limone, Argalà, il pastis artigianale di Roc-cavione, una lista scelta di vini piemontesi. In vendita anche una selezione di prodotti gastronomici di alta qualità.

In apertura: Il bancone de L’Albero del Pane rappresenta al meglio la visione ecologista e salutista del marchio, in un’atmosfera accogliente dove predomina il legno grezzo.

Sotto: Dalla sala del locale si può osservare il laboratorio attraverso una grande vetrata, incorniciata da un decupage realizzato con i sacchi colorati delle farine.

Nei diversi ambienti de L’Albero del Pane si può fare una sosta in qualsiasi momento della giornata: una prima colazione, il brunch, la merenda o l’aperitivo sono sempre occasione per gustare le specialità della casa.

Pane in tutte le declinazioni, pizze e focacce e gli immancabili dolci sono i protagonisti delle vetrine.

Nicolas Vertickt, boulanger di origine francese, formatosi alla scuola di Eric Kayser, è il vero padrone di casa dietro il bancone come nel laboratorio di panificazione.

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STYLEA D A L T A Q U O T A

A cura di Phil Boschero | Photo: Daniele Molineris

Art director: Roberto Audisio

Si può essere eleganti anche in alta montagna. Di giorno, a spasso con gli amici, o la sera, al caldo del camino, gustando un bicchiere di buon cognac, piuttosto che in un locale trendy come il Lemon Vip Lounge di Limone Piemonte. Preziosità dei dettagli e abbinamenti a volte inconsueti per uno stile dandy raffinato, perfetto in città come in baita, che affianca impeccabili completi a proposte più casual, ma sempre con un’allure sofisticata. I colori sono caldi e naturali, e spaziano dalle tonalità del marrone al grigio passando per l’antracite, il blu e il bianco.

Giacca verde oliva Tweed - Roy Rogers

Camicia bianca in cotone elasticizzato slim fit - Xacus

Pantalone ruggine super slim fit - Premium pt01

Scarpe brogie marroni - Green George

Papillon a pois handmade - RandG

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Giaccone - Peuterey

Dolcevita melange - Scagliona

Pants jersey Slim Fit - Jacob Choën Premium Edition

Sneaker bianca Gel Lyte III - Asics

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Completo blu avio - Lstudio est 1911

Camicia slim fit elasticizzata - Xacus

Cravatta - Gierre Milano

Sneakers bianca Gel Lyte III - Asics

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Stivaletto vintage – Migliore

MODELSamuele Orsi per [UNICO].

HAIR & MAKE UPDessange CuneoC.so Nizza 37/Bis

ABITI E SCARPEWHIM 1956C.SO NIZZA, 28 – CUNEO

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AROMATERAPIAGli oli essenziali parlano di felicità e di sa-lute. Con Irene Campisi, un doppio appun-tamento, per trovare l’equilibrio a comple-tamento del benessere di ogni persona.______________________________

ARTE IN GIARDINO [10:00-12:00]

Un cantiere creativo per imparare a “fare” il giardino: come trasformarlo in uno sce-nario suggestivo e personale! Con Camilla Barbero di Roagna Vivai.______________________________

FOTOGRAFIA [10:00-12:00]

Osservare, vedere e fotografare. Come descrivere il proprio mondo attraverso la fotografia. A cura di Paolo Allasia.______________________________

PRINCIPESSA [10:30-12:30]PER UN GIORNODessange Cuneo e Luca Mannucci svelano con dimostrazioni pratiche, basate sulla colorimetria, le novità del trucco prima-vera-estate per ogni donna e i segreti del make up per le spose.

VISUAL FOOD [11:00-13:00]

Rita Loccisano, ideatrice della disciplina Visualfood®, presenta “cibo bello da ve-dere e buono da mangiare”.______________________________

CALLIGRAFIA [11:00-13:00]

In un mondo in cui la tastiera dilaga,Simona Picciotto, calligrafa, ci riporta al fascino di scrivere a mano e con ar-monia indirizzi, partecipazioni, lettere, biglietti, inviti, ecc.

______________________________

YOGA BIMBI [11:00-12:00] Lo yoga per bambini è un’attività con la quale, attraverso il gioco, i bambini ven-gono incoraggiati a scoprire la meraviglia che è in loro. Con Carla Lazzarino dell’as-sociazione NoiVoiTutti.

______________________________

NATUROPATIA [12:00-13:00]

Come si preparano in casa ottime creme per il corpo e il burro cacao in modo na-turale e senza conservanti? Lo insegna Ro-berta Masotino, naturopata.

______________________________

WEDDING PLANNER [14:00-15:00]

“Mi sposo! Adesso cosa devo fare? E quan-to costa una WP professionista?” Chiac-chierata semiseria tra futuri sposi e la wedding planner Monia Re sugli aspetti organizzativi del matrimonio.

FIORI, COLORI, [14:00-15:00]FANTASIADecorare la propria casa con genialità e in-ventiva. Quante cose si possono immagi-nare con i fiori! A cura di Serena Gandolfo.______________________________

AUTOPRODUZIONE [14:00-16:00]DI ALIMENTI VEGETARIANILe alternative alla carne e ai latticini.Dalla competenza di Aldo Bongiovanni vedremo come creare in casa seitan, tem-peh, tofu e yogurt. ______________________________

MONTAGGIO VIDEO [14:00-16:00]

Ecco come diventare il regista dei propri indimenticabili momenti! Roberto Calosso illustra l’utilizzo dei software dei video-maker e i trucchi per i videoamatori.______________________________

DUE CUORI [15:00-16:00]ED UN NETWORKSimona Spinola racconta agli sposi come utilizzare internet per il matrimonio, e il modo elegante per ricevere con la lista nozze del denaro dagli invitati.______________________________

RICICLO CREATIVO [15:00-16:00]

Paola Arese suggerisce tecniche origina-li per creare oggetti d’arredo o bijoux di tendenza, utilizzando solo materiali di recupero.

ORIGAMI [15:00-16:00]

L’incontro con il mondo degli origami non lascia indifferenti! Scopriremo, grazie ad Erika Mamino, come da un foglio di carta si possono creare oggetti unici.______________________________

BACO DA SETA [16:00-17:00]

Laboratorio sensoriale per i bambini e re-alizzazione di un Mandala costruito con i semini. Con Giulia Brunetto, Silvia Audisio e Elisabetta Cometto dello spazio bimbi“Il Baco da seta” creatività e natura.______________________________

LE BIRRE [16:00-18:00]ARTIGIANALICosa sono? Perché hanno così successo? Degustazione con Luca Giaccone, curato-re della “Guida alle birre d’Italia” di Slow Food Editore.______________________________

CIBO E MATITA [17:00-19:00]

Con l’intrattenimento umoristico del vi-gnettista Danilo Paparelli, la “blogger in cucina” Federica Giuliani propone tre mi-nipiatti a base di prodotti del territorio.

______________________________

ORTO FAI DA TE [17:00-19:00]

L’orto sul balcone di casa oppure in giardi-no accanto ai fiori?! Perchè no? Quando e come si deve fare la semina? Con quali tec-niche? Con Ezio Giraudo di Roagna Vivai.

UN GIORNO PERCOLTIVARE CIÒ CHE SI AMA ESSERE

01 MARZO 2015CASTELLO DI MOROZZO

DALLE 10:00 ALLE 19:00

Cosa succede all’Orto delle Arti?

[10:00-12:00][13:00-15:00]

M E D I A P A R T N E R

“L’Orto delle Arti” è una giornata di passioni, parole e mani in

movimento, un evento dinamico per coltivare i propri hobby e ciò che si ama essere. Una scatola in continua evoluzione che sarà riempita con laboratori e dimostrazioni creative, presentazioni di libri e di riviste di settore, appuntamenti, attività per bambini, chiacchierate con esperti, incontri su temi appassionanti e momenti di ritrovo tra amici. Sono stati individuati tre filoni (Cucina e fantasia, Matrimonio ed estro, Creatività arte e orto) sui quali approfondire alcune tematiche intriganti. L’arte è tutto intorno a noi e dentro a ogni cosa che facciamo, e se coltivata può solo crescere! Tutto può essere arte: il modo di presentare il cibo sulla tavola, una fotografia, un giardino o un vaso di fiori ben curati, un vecchio vestito o un suo accessorio che diventano qualcosa di nuovo, il piacere di degustare una birra, un video con i ricordi delle vacanze o del matrimonio, la raffinatezza nel truccarsi, un biglietto scritto a mano in bella calligrafia, prendersi cura della propria alimentazione … Tutto perennemente “in movimento”, come insegna l’arte che si trasforma mentre la stiamo osservando! “L’Orto

delle Arti”, dedicato prevalentemente al meraviglioso universo femminile ma senza tralasciare i bambini e le passioni degli uomini, è uno spazio dove ognuno di noi può coltivare il proprio hobby o scoprirne uno nuovo, aprire il cassetto dimenticato dei sogni e rispolverare “quella cosa” che da sempre avrebbe voluto fare!È possibile iscriversi (con prenotazione obbligatoria) a più laboratori e incontri, alcuni dei quali gratuiti. L’appuntamento è per domenica 1 marzo 2015 presso il Castello di Morozzo, dalle 10,00 alle 19,00. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito www.ortodellearti.it. Non si inventa nulla di nuovo. Semplicemente si intende personalizzare per la prestigiosa realtà cuneese un format che si sta diffondendo poco per volta anche in Italia, un nuovo modo di fare aggregazione: tante attività diverse in un’unica giornata e nello stesso contesto. L’idea degli organizzatori è quella di far incontrare la professionalità del territorio, i ritratti creativi del lavoro di tante figure competenti con la passione di altrettanti uomini e donne, lanciando lo stimolo “L’ Arte siete voi, l’Orto lo creiamo noi!” Nella provincia Granda e dalle Alpi al mare, c’è un bel clima … coltivare sarà un piacere!

Coltivale tuepassioni

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grafi

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O R G A N I Z Z A Z I O N E

Una giornata all’Orto delle Arti, una giornata di incontri, laboratori creativi, tavole rotonde, dimostra-zioni, visite guidate, presentazione di libri. Ti aspettiamo il 1 Marzo 2015 per una domenica dedicata alla creatività, al relax e alla manualità. Attività anche per i più piccini. Chiedi il programma!

T. +39 331 24 60 204T. +39 335 60 28 268w w w . o r t o d e l l e a r t i . i t

PASSIONI, PAROLE E MANI IN MOVIMENTO

LA SEMINA È IN CORSO... PRESTO FRESCHE NOVITÀ! CONTINUATE A SEGUIRCI SU WWW.ORTODELLEARTI.ITIl programma potrebbe subire delle variazioni, senza preavviso, in caso di eventuali imprevisti o per esigenze organizzative

GRAFICA DA [10:00-11:00] MATRIMONIOTutto parte da un invito, quindi perchè non creare qualcosa di diverso, delizioso e inno-vativo? Con Lisa Lussignoli e Nadia Dotta. ______________________________

AROMATERAPIAGli oli essenziali parlano di felicità e di sa-lute. Con Irene Campisi, un doppio appun-tamento, per trovare l’equilibrio a comple-tamento del benessere di ogni persona.______________________________

ARTE IN GIARDINO [10:00-12:00]

Un cantiere creativo per imparare a “fare” il giardino: come trasformarlo in uno sce-nario suggestivo e personale! Con Camilla Barbero di Roagna Vivai.______________________________

FOTOGRAFIA [10:00-12:00]

Osservare, vedere e fotografare. Come descrivere il proprio mondo attraverso la fotografia. A cura di Paolo Allasia.______________________________

PRINCIPESSA [10:30-12:30]PER UN GIORNODessange Cuneo e Luca Mannucci svelano con dimostrazioni pratiche, basate sulla colorimetria, le novità del trucco prima-vera-estate per ogni donna e i segreti del make up per le spose.

VISUAL FOOD [11:00-13:00]

Rita Loccisano, ideatrice della disciplina Visualfood®, presenta “cibo bello da ve-dere e buono da mangiare”.______________________________

CALLIGRAFIA [11:00-13:00]

In un mondo in cui la tastiera dilaga,Simona Picciotto, calligrafa, ci riporta al fascino di scrivere a mano e con ar-monia indirizzi, partecipazioni, lettere, biglietti, inviti, ecc.

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YOGA BIMBI [11:00-12:00] Lo yoga per bambini è un’attività con la quale, attraverso il gioco, i bambini ven-gono incoraggiati a scoprire la meraviglia che è in loro. Con Carla Lazzarino dell’as-sociazione NoiVoiTutti.

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NATUROPATIA [12:00-13:00]

Come si preparano in casa ottime creme per il corpo e il burro cacao in modo na-turale e senza conservanti? Lo insegna Ro-berta Masotino, naturopata.

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WEDDING PLANNER [14:00-15:00]

“Mi sposo! Adesso cosa devo fare? E quan-to costa una WP professionista?” Chiac-chierata semiseria tra futuri sposi e la wedding planner Monia Re sugli aspetti organizzativi del matrimonio.

FIORI, COLORI, [14:00-15:00]FANTASIADecorare la propria casa con genialità e in-ventiva. Quante cose si possono immagi-nare con i fiori! A cura di Serena Gandolfo.______________________________

AUTOPRODUZIONE [14:00-16:00]DI ALIMENTI VEGETARIANILe alternative alla carne e ai latticini.Dalla competenza di Aldo Bongiovanni vedremo come creare in casa seitan, tem-peh, tofu e yogurt. ______________________________

MONTAGGIO VIDEO [14:00-16:00]

Ecco come diventare il regista dei propri indimenticabili momenti! Roberto Calosso illustra l’utilizzo dei software dei video-maker e i trucchi per i videoamatori.______________________________

DUE CUORI [15:00-16:00]ED UN NETWORKSimona Spinola racconta agli sposi come utilizzare internet per il matrimonio, e il modo elegante per ricevere con la lista nozze del denaro dagli invitati.______________________________

RICICLO CREATIVO [15:00-16:00]

Paola Arese suggerisce tecniche origina-li per creare oggetti d’arredo o bijoux di tendenza, utilizzando solo materiali di recupero.

ORIGAMI [15:00-16:00]

L’incontro con il mondo degli origami non lascia indifferenti! Scopriremo, grazie ad Erika Mamino, come da un foglio di carta si possono creare oggetti unici.______________________________

BACO DA SETA [16:00-17:00]

Laboratorio sensoriale per i bambini e re-alizzazione di un Mandala costruito con i semini. Con Giulia Brunetto, Silvia Audisio e Elisabetta Cometto dello spazio bimbi“Il Baco da seta” creatività e natura.______________________________

LE BIRRE [16:00-18:00]ARTIGIANALICosa sono? Perché hanno così successo? Degustazione con Luca Giaccone, curato-re della “Guida alle birre d’Italia” di Slow Food Editore.______________________________

CIBO E MATITA [17:00-19:00]

Con l’intrattenimento umoristico del vi-gnettista Danilo Paparelli, la “blogger in cucina” Federica Giuliani propone tre mi-nipiatti a base di prodotti del territorio.

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ORTO FAI DA TE [17:00-19:00]

L’orto sul balcone di casa oppure in giardi-no accanto ai fiori?! Perchè no? Quando e come si deve fare la semina? Con quali tec-niche? Con Ezio Giraudo di Roagna Vivai.

UN GIORNO PERCOLTIVARE CIÒ CHE SI AMA ESSERE

01 MARZO 2015CASTELLO DI MOROZZO

DALLE 10:00 ALLE 19:00

Cosa succede all’Orto delle Arti?

[10:00-12:00][13:00-15:00]

M E D I A P A R T N E R

“L’Orto delle Arti” è una giornata di passioni, parole e mani in

movimento, un evento dinamico per coltivare i propri hobby e ciò che si ama essere. Una scatola in continua evoluzione che sarà riempita con laboratori e dimostrazioni creative, presentazioni di libri e di riviste di settore, appuntamenti, attività per bambini, chiacchierate con esperti, incontri su temi appassionanti e momenti di ritrovo tra amici. Sono stati individuati tre filoni (Cucina e fantasia, Matrimonio ed estro, Creatività arte e orto) sui quali approfondire alcune tematiche intriganti. L’arte è tutto intorno a noi e dentro a ogni cosa che facciamo, e se coltivata può solo crescere! Tutto può essere arte: il modo di presentare il cibo sulla tavola, una fotografia, un giardino o un vaso di fiori ben curati, un vecchio vestito o un suo accessorio che diventano qualcosa di nuovo, il piacere di degustare una birra, un video con i ricordi delle vacanze o del matrimonio, la raffinatezza nel truccarsi, un biglietto scritto a mano in bella calligrafia, prendersi cura della propria alimentazione … Tutto perennemente “in movimento”, come insegna l’arte che si trasforma mentre la stiamo osservando! “L’Orto

delle Arti”, dedicato prevalentemente al meraviglioso universo femminile ma senza tralasciare i bambini e le passioni degli uomini, è uno spazio dove ognuno di noi può coltivare il proprio hobby o scoprirne uno nuovo, aprire il cassetto dimenticato dei sogni e rispolverare “quella cosa” che da sempre avrebbe voluto fare!È possibile iscriversi (con prenotazione obbligatoria) a più laboratori e incontri, alcuni dei quali gratuiti. L’appuntamento è per domenica 1 marzo 2015 presso il Castello di Morozzo, dalle 10,00 alle 19,00. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito www.ortodellearti.it. Non si inventa nulla di nuovo. Semplicemente si intende personalizzare per la prestigiosa realtà cuneese un format che si sta diffondendo poco per volta anche in Italia, un nuovo modo di fare aggregazione: tante attività diverse in un’unica giornata e nello stesso contesto. L’idea degli organizzatori è quella di far incontrare la professionalità del territorio, i ritratti creativi del lavoro di tante figure competenti con la passione di altrettanti uomini e donne, lanciando lo stimolo “L’ Arte siete voi, l’Orto lo creiamo noi!” Nella provincia Granda e dalle Alpi al mare, c’è un bel clima … coltivare sarà un piacere!

Coltivale tuepassioni

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OLTRE LA MODAT I M E L E S S E L E G A N C E

stylist: Gianni Aprile, Maria Clotilde Cattaneophoto: Nasario Giubergia, Gianpiero Trivisano

testo: Roberto Audisio

“La moda è un’espressione del proprio tempo, l’eleganza è un’altra cosa”.

Così scriveva Horst P. Horst, famoso fotografo degli anni ‘30 che segnò il passaggio dall’illustrazione alla fotografia di moda. Così, mettendo in relazione gli abiti originali degli anni ‘30, molto ricercati e magistralmente restaurati da Maria Clotilde Cattaneo, e la modernità dei tagli audaci dai forti contrasti di luce delle creazioni esclusive di Gianni Aprile Atelier, si conferma quanto la vera eleganza vada oltre il tempo. Frutto di uno stile che prescinde dalle tendenze del momento, la vera eleganza è quella che contraddistingue una donna, parlando per lei, comunicando il suo “eterno femminile” che non passa con il passare delle stagioni.

Abito da sera in georgette di setacon stampa micro animalier.

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Abito da sera in raso goffrato con taglio a vita bassa, liscio nella gonna. Colletto con lavorazione a perline.

Abito da giorno in organza di seta in rilievo; giacca in matelassé di seta.

Abito da cocktail in cady di lana con inserti in lurex e pochette coordinata.

Abito in voile di seta con pois ricamati a point d’esprit e inserti di pizzo a filet sul carré posteriore e nelle maniche

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La moda è una fenice. È lo specchio del tempo che passa, svela e percorre le evoluzioni sociali, genera desideri ed energie nuove, svanisce e poi ritorna.

Il presente rivolto al passato conferisce credibilità e alimenta l’eleganza delle creazioni di Gianni Aprile Atelier, un linguaggio fatto di tessuti che parlano di stile e di storia, influenzato dagli abiti originali dei primi anni del ‘900. L’ispirazione dei grandi classici, lontana da “una qualsiasi moda fatta per chiunque”, fa di ogni abito realizzato un capo con una propria storia ed un personale segreto che, a partire dal disegno e attraverso il taglio,sfocia nella realizzazione di un prodotto unico ed esclusivo.

L’eleganza è senza tempo.

Abito da sera in pizzo macramé con velo in tulle.

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Abito da giorno in voile di seta color panna, con taglio a vita bassa; stola ampia con bordi terminali a rombo.

Abito da giorno in tessuto chanel con passamanerie e pochette coordinata.

Abito da sera in velluto nero,

giacchetta in taffetà di seta con nervature

su colletto e maniche, con inserti di pizzo.

STILISTA

Gianni Aprile AtelierSavigliano (CN)

MODELS

Giulia D’AgostiniFederica Brezzo

Federica GalvanElisabetta Garombo

Elisa Lombardo

GIOIELLI

Rosalba MartorelliSavigliano (CN)

HAIRSTYLIST

Michela Boldrin,Stefania

Bonetto Contu,Davide Mangani

per Mangani Parrucchieri

Abito da sera in cady di lana con inserti in lurex e cristalli applicati.

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per il soggiornolifestyle

A CURA DI ROBERTO AUDISIO

IDEARE O DARE UN TOCCO DI NOVITÀ ALLA ZONA GIORNO SIGNIFICA OCCUPARSI DEL FULCRO DELLA CASA, L’AMBIENTE IN CUI SI CONCENTRA LA VITA DI CHI LA ABITA, LE SUE ABITUDINI E LA SUA PERSONALITÀ. LA SCELTA DEGLI ARREDI VA PENSATA IN OGNI DETTAGLIO PER RISPONDERE ALLA RICERCA DI BENESSERE, AL GUSTO ESTETICO E ALLA FUNZIONALITÀ DEGLI ELEMENTI. SOLUZIONI PRATICHE MA ALL’AVANGUARDIA, CHE SI SERVONO DI MATERIALI DI UTLIMA GENERAZIONE E CHE PREDILIGONO LA POSSIBILITÀ DI SCOMPORRE E RICOMPORRE I VOLUMI A PIACIMENTO, PER UN LIVING SOCIAL MA CAPACE DI ASSECONDARE IL LATO PRIVATO DI CIASCUNO DI NOI.

[1] Solo ‘14 di B&B Italia. Un classico, disegnato da Antonio Citterio, arricchito di un elemento chaise-longue di 230 cm.

e di un profilo al vivo in ecopelle che evidenzia l’andamento morbido delle

linee. www.bebitalia.com

[2] Ventura di Poliform. Poltrona lounge dalle linee avvolgenti per un comfort raffinato e contemporaneo, disegnata da Jean Marie Massaud. Struttura in legno disponibile in essenza o in colori laccati.www.poliform.it

[3] Collier di Cini&Nils. Luminosa anche se spenta grazie agli inserti in metacrilato, la lampada da sospensione a led ha una doppia emissione luminosa: diretta verso il basso e indiretta verso l’alto.www.cinienils.com

[4] Dama di Poliform. Tavolino caratterizzato dalla massima essenzialità, in cedro massello o noce canaletto. www.poliform.it

[5] Ex Libris di Porro.Il tratto elegante di Piero Lissoni per una libreria o vetrina pensata per riporre ed esporre. Struttura in alluminio verniciato, fianchi, ante e ripiani in cristallo trasparente, e possibilità di illuminazione interna.www.porro.com

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[6] Antologia di Mogg. Libreria a muro, modulare, fuori dai soliti schemi, in tubolare quadrato che permette di posizionare gli elementi in modo libero, anche sovrappo-nendosi fra loro, dando vita a composizioni molteplici e mai uguali. www.mogg.it

[7] Banana Deerdi Slicestore.

Un finto trofeo di caccia che diventa

ironico complemento d’arredo, disegnato da giovani artisti friulani. Totalmente riciclabile è costituito da “fette”

di PVC espanso in kit di montaggio, in

molte varianti di colore e di animale. www.

slicestore.it

[8] York di Doimo Salotti. Sun divano dal design minimale ed essenziale, reso super confotevole dal bracciolo con cuscino incorporato e dalla morbida imbottitura di cuscini e schienali. www.doimo.it

[9] Cambusa di Riva 1920. Disegnato da Giuliano Cappelletti il mobile contenitore multifunzione, con diversi allestimenti interni a seconda dell’utilizzo. Qui in versione vineria. www.riva1920.it

[10] Urban di Misuraemme. Elegante nel suo stile essenziale, la libreria/parete attrezzata è composta da ripiani orizzontali intervallati da scatole in metallo in varie dimensioni e colori, con cui formare composizioni bifacciali o a parete. www.misuraemme.it

[11] Aston di Minotti. Rodolfo Dordoni firma una famiglia di elementi da salotto: divano, poltrona con o senza braccioli, pouf e sedie per un living d’impostazione elegante, che recupera il senso della tradizione, reinterpretandola. www.minotti.com

[12] Glory di Arketipo. Minimal ma anche adatta ad un arredamento classico, la madia disegnata da Manzoni & Tapinassi, è disponibile in rovere moka, noce canaletto o sucupira con parti in metallo verniciato o titanio galvanizzato. Ante e cassetti possono essere rivestiti in pelle vegetale. www.arketipo.com

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[10] [11]

[12]

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benvenutinel futuro del retailNUOVE FRONTIERE PER LA CREAZIONE DI UNA SHOPPING EXPERIENCE UNICA E SINGOLARE, TOTALMENTE SU MISURA, PERSONALIZZATA SULLA BASE DELLE ESIGENZE DEL CLIENTE E DELLE SUE NECESSITÀ.

AMlab è un laboratorio di ricerca e progetti che accompagna l’innovazione delle im-

prese, combinando competenze e strumenti di: strategia per guidare gli imprenditori nei pro-cessi di cambiamento, design per ideare, creare e raccontare e realizzazione per dare forma a soluzioni innovative e di valore.La nostra è, da anni, un’impresa di respiro in-ternazionale con un’esperienza consolidata nei settori RETAIL e HO.RE.CA.Siamo una realtà giovane e dinamica che mette al centro i valori distintivi della qualità italiana: ricerca e innovazione, bellezza e sostenibilità, talento artigiano e creatività, per essere com-petitivi e tempestivi rispetto alla frenesia del mercato.L’innovazione è una necessità. L’innovazione è

di chi riesce ad incrociare discipline, professio-nalità, punti di vista. Mixare team multidiscipli-nari, competenze diverse e connessioni inedi-te è il nostro modo per andare oltre i confini, immaginare soluzioni originali e comprendere scenari complessi.Mettiamo a disposizione dei nostri clienti un mix di competenze ed expertise provenienti dal mondo del marketing, del design, della sociolo-gia e del retail per la creazione e la realizzazione di negozi, hotel, ristoranti e concept store.Per Alessia Castelli Marketing & Communi-cation Manager di AMlab, fare retail significa definire il giusto equilibrio tra l’opportunità di creare esperienze d’acquisto uniche e la neces-sità di ottimizzare la profittabilità dello spazio.Il luogo di creazione dell’esperienza e di enga-

AMlabViale degli Angeli 1 - 12100 [email protected] - www.am-lab.it

PAGG. 94-95

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gement con il consumatore, nel momento in cui si appresta ad acquistare, non può più esse-re sottovalutato.Storicamente i luoghi del commercio sono stati tra gli spazi privilegiati in cui si sono discusse istanze sociali, economiche e politiche che hanno trasformato il mondo moderno: il ruo-lo, l’organizzazione e la forma di questi luoghi sono stati lo specchio delle trasformazioni della società.

Che cosa è cambiato nel commercio al det-taglio? Come sono cambiate le abitudini del

consumatore? C’è ancora margine di crescita?La nostra sensazione è che, nella situazione at-tuale, ci sia la necessità di ricercare nuove solu-zioni. Disegnare scenari nuovi, trovare soluzioni inedite, percorrere strade alternative è la nostra sfida quotidiana. Il modo migliore per predire il futuro è inventarlo ogni giorno.

Come orientarsi al tempo del cambiamento costante?Il ritmo del mutamento delle abitudini di con-sumo e del sentire sociale sta rapidamente accelerando. Cambiano le consuetudini della

Il luogo di creazione dell’esperienza e di engagement

con il consumatore, nel momentoin cui si appresta ad acquistare,

non può più esseresottovalutato.

La parola retail deriva dal francese antico retaillier che significa dividere, ripartire, vendere in piccole quantità. Lo spazio retail è il luogo in cui avviene la vendita al dettaglio di prodotti e/o servizi rivolti al consumatore finale. L’acronimo Ho.Re.Ca. Hotellerie-Restaurant-Café è un termine commerciale che identifica il settore del “fuori casa”.

Alessia Castelli Marketing & Communication Manager di AMlab.

Fromagerie Alleosse - Paris XVIIIl design italiano incontra il gusto francese nel progetto della Boutique Alleosse, Maître Artisan Fromager Affineur decretato dal New York Times uno dei tre migliori al mondo.

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quotidianità, i luoghi, i tempi, le priorità. I mo-tivi di quest’accelerazione risiedono nella forza inattesa della crisi economica degli ultimi anni, che ha azzerato molte certezze.Sappiamo che lo shopping non soddisfa più bi-sogni elementari, l’obiettivo del consumo non è più quello di procurarsi un bene indispensabile. L’acquisto di un prodotto soddisfa desideri di rassicurazione, di emancipazione, di afferma-zione.Ora, però, dobbiamo ricordare che la globaliz-zazione ha portato all’omologazione dell’offerta e, il web, alla moltiplicazione delle possibilità di comunicazione e di accesso alle informazioni. Internet ha creato possibilità impensabili fino a poco tempo fa. Il prodotto è più facilmente raggiungibile, la semplicità e l’ubiquità rendono i prodotti disponibili sempre e ovunque.La rete e la realtà virtuale offrono nuovi modi

di accesso al mondo dell’acquisto, senza creare però, differenti modalità relazionali con i pro-dotti, con chi compra, con chi vende. Il commercio è ancora un confronto di sensa-zioni, di persone, d’informazioni, come si è sto-ricamente caratterizzato. L’acquisto di un bene, in particolare di un bene il cui valore aggiunto deriva dall’esperienza d’acquisto, soddisfa biso-gni dell’anima, del cuore, della mente.

Cosa attende la società attuale dal retail?Chi pensa che la necessità d’innovazione, nel commercio al dettaglio, si possa ridurre a ri-tarature ed aggiustamenti, ha già perso. Perso un’occasione per rilanciare nel futuro, per so-pravvivere, per avere, in sostanza, ancora qual-cosa da dire, un valore, un senso, per la società che verrà.Chi crede che il progetto di uno spazio retail sia un’operazione per soli designer, creativi e arti-sti, si sbaglia. Per Alessia Castelli Marketing & Communication Manager di AMlab, è un pro-cesso che combina diverse professionalità, che concorrono alla creazione di un mix tra estetica, esperienza d’acquisto e successo economico.Innanzi tutto, lo store deve assicurare la soddi-sfazione del cliente e la sua fedeltà nel tempo. Lo spazio deve rispondere a criteri di funziona-lità e di efficienza, deve consentire una lettura e una navigazione chiara, deve permettere al cliente di comprenderlo e sentirsi a suo agio. L’ambiente lo deve incuriosire, stimolare ed in-trattenere.Inoltre, lo store deve ricreare l’impressione di una forte personalità. È fondamentale che l’im-magine sia identificabile e riconoscibile e che il consumatore sia in grado di percepirla decisa e coerente in tutti i suoi aspetti.La rinascita della vendita al dettaglio può pas-sare solo attraverso la personalizzazione e l’u-nicità dello spazio d’acquisto. Nel momento in cui un prodotto è facilmente raggiungibile, è l’esperienza d’acquisto che inizia a fare la dif-ferenza.

Cuba Relais du Chocolat - CuneoUn linguaggio massimalista e l’atmosfera Anni Trenta caratterizzano il progetto in cui forme

classiche, materiali gentili e cromie rassicurantiinnescano una miscela di sensazioni.

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Lo scopo del gioco del consumo non è tanto la voglia di possedere, quanto l’eccitazione per sensazioni nuove mai sperimentate prima. I consumatori sono prima di tutto raccoglitori di sensazioni. Lo spazio contemporaneo della vendita è un luogo complesso che integra molteplici aspet-ti non solo spaziali e funzionali, ma sociali, culturali ed economici, che ne determinano il carattere e la specificità. Lo store è un insieme di relazioni che devono essere raccontate e pro-gettate in una dimensione che va al di là dell’ap-parenza fisica. Il negozio diventa così il luogo ideale per rappresentare, trovare e consumare idee, stili di vita e un immaginario costruito ad hoc. C’è margine di crescita, quindi, per luoghi ca-paci di creare valore e di restituire autenticità, attraverso un’esperienza d’acquisto unica e sin-golare, in quanto totalmente su misura, perso-nalizzata sulla base delle esigenze del cliente e delle sue necessità.Dunque, a chi affidarsi? Negli anni, il retailer si è rivolto all’arredatore con l’idea che quest’ul-timo gli potesse dare la soluzione o al designer convinto che questo fosse l’unico depositario del “buon gusto”.

Secondo Alessia Castelli Marketing & Com-munication Manager di AMlab, oggi le regole del retail sono cambiate e non può più essere sottovalutata l’importanza della sinergia tra re-tail design, marketing e sociologia dei consumi nella creazione e realizzazione di un luogo d’ac-quisto.

Gioielleria Cozzari - Umbertide PGDinamicità, stile contemporaneo e originalitàsono gli elementi che caratterizzano l’ambientee costituiscono il DNA della gioielleria Cozzari,simbolo della passione per l’arte orafa e le gemme.

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LA MAPPA DEI LUOGHI DEL COMMERCIOLo sviluppo del retail degli ultimi decenni può essere riassunto da un movimento dalle città alle periferie e dalla trasformazione dei centri città in gallerie commerciali. Una progressiva omologazione dell’offerta che ha ucciso ogni tipicità e fascinazione del locale e azzerato le possibilità di scelta per i consumatori. Da un lato i grandi scatoloni dei centri commercia-li fuori città. Dall’altro, la sostanziale uguaglianza di offerta tra gallerie commerciali e vie dello shopping cittadino, che segna la supremazia dei brand retailer. L’uniformità annulla la curiosità e l’interesse. La massificazione delle merci si regge solo con la massificazione dei consumi e delle disponibilità di spesa, voce mancante nel vocabolario dei nostri giorni.I centri commerciali sono una attività in perdita sia dal punto di vista economico, sia da quel-lo strategico. Le catene in franchising stanno progressivamente razionalizzando le proprie reti. E in molti casi non perché l’offerta non è interessante: semplicemente gli store aperti sono troppi e tutti uguali. Il web può consentire nuove modalità di accesso, ma non nuove modalità di consumo. Finalmente siamo in un altro mondo!

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avere dipendentinon è un problemaCHI SI RIVOLGE ALLO STUDIO PUÒ TROVARE ASSISTENZA PEROGNI TIPOLOGIA DI ASSUNZIONE O COLLABORAZIONE, CON INDICAZIONE DELLE AGEVOLAZIONI FISCALI E CONTRIBUTIVE.

Originario del Salento, Ottorino Borrega fu, già negli anni ‘60, uno dei primi consulen-

ti del lavoro della provincia di Cuneo. Dopo un inizio in collaborazione con le Associazioni Arti-giane, aprì uno dei primi studi di consulenza ed elaborazione paghe che, successivamente negli anni, si è sviluppato fino a coprire tutti i campi della consulenza del lavoro e ad operare con il nome CED PAGHE SRL, azienda attualmente guidata dalla figlia, la dottoressa Luisa Borrega.Attualmente lo studio, che ha la propria sede in Manta di Saluzzo ma vanta clienti in tutto il centro-nord Italia, opera nei settori della con-sulenza del lavoro, dell’amministrazione del personale e dell’elaborazione delle retribuzioni.Oltre a fornire servizi amministrativi e di ge-stione, lo studio si avvale della collaborazione

di studi legali specializzati in diritto del lavoro e di dottori commercialisti per risolvere qualsiasi problematica prospettata dai clienti assistiti; è inoltre abilitato alla trasmissione telematica di qualunque modulistica di legge.CED PAGHE impiega personale competente ed aggiornato, curando in particolare il rapporto di-retto e costante con il cliente, che può contare sempre sul medesimo interlocutore interno.Chi si rivolge allo studio può trovare assistenza per ogni tipologia di assunzione o collaborazio-ne, con indicazione delle agevolazioni fiscali e contributive, così importanti in periodo di crisi; può trovare supporto per le vertenze sindacali e nei rapporti con gli enti previdenziali; può richie-dere consulenze in occasione di acquisizione o cessione di dipendenti da o verso altre società.

CED PAGHE SRLVia Galimberti, 68 - 12030 MantaTel. 0175 [email protected]

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Nella pagina precedente:il Team di CED PAGHE al completo.

In questa pagina:la titolare Dr.ssa Luisa Borrega,attualmente alla guida dell’azienda.

Sotto: la sede di CED PAGHEe uno scorcio dell’interno.

Nel campo degli adempimenti mensili, gli esper-ti dello studio possono fornire l’interpretazione delle norme di Legge e di tutti i contratti collet-tivi, possono consigliare il cliente nella gestione delle retribuzioni, eseguire l’elaborazione, la stampa o l’invio telematico dei cedolini paga ed il calcolo per i versamenti fiscali e previdenziali.CED PAGHE segue i propri clienti in tutte le at-tività amministrative, dalle aperture assicurative presso tutti gli enti previdenziali al collocamen-to del personale: al riguardo predispone lettere di assunzione, contratti, proroghe, trasforma-zioni, cessazioni; svolge pratiche di attivazione stages e tirocini formativi.Allo studio si possono richiedere l’autoliquida-zione INAIL, l’elaborazione dei modelli CUD, l’invio telematico del mod.770 e dei modelli

uniemens, la trasmissione dei modelli F24 per l’addebito automatico all’Agenzia delle Entrate, la compilazione e l’invio dei modelli statistici, nonché l’elaborazione e la tenuta del LUL.L’attività, come si evince, copre a 360 gradi le necessità di qualsiasi grande, piccola o piccolis-sima azienda, con professionalità e discrezione garantite da decenni di esperienza nel settore e dall’impiego di personale qualificato, costan-temente aggiornato e pronto all’ascolto di ogni esigenza dell’utenza.“Mai come in questi anni di crisi – ci spiega la dottoressa Borrega – abbiamo riscontrato la necessità di andare incontro alle aziende, mantenendo alta la qualità del servizio ma, nel-lo stesso tempo, contenendo il più possibile i costi”.

L’attività copre a 360 gradile necessità di qualsiasi grande,piccola o piccolissima Azienda,

con professionalità e discrezione.

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UNICO WEDDINGIL VADEMECUM PER I PROMESSI SPOSIUno speciale da mettere in borsetta, da tenere in un atelier o in uno studio. Articoli interessanti non solo per wedding planner e operatori del settore, ma anche per tutti coloro che sono innamorati dell’universo wedding. Una rivista nata per dare informa-zioni e spunti interessanti a spose, amiche, mamme, donne e a chi gravita attorno alla sfera dei matrimoni. Questo è UNICo Wedding: consigli, suggerimenti, idee, tenden-ze, novità nell’era 2.0 di un mondo, quello del matrimonio, che viaggia così veloce sul web al punto che si è sentita l’esigenza di fermarlo, con l’inchiostro, su una carta prestigiosa. Bella da sfogliare, interessante da leggere, ma anche un regalo piacevole. Un incontro tra un qualificato magazine territoriale, UNICO People & Style, e una wedding planner intraprendente e dinamica come Monia Re. Una collaborazione pro-fessionale a 360 gradi e a più livelli per dare voce al matrimonio: tante idee e progetti che devono solo sbocciare, con l’esperienza e la passione collettiva di un team, quello di UNICO Wedding, che si mette in gioco per offrire un supporto sempre pragmatico e concreto. Senza, però, farsi influenzare dall’apparenza dei modelli televisivi e con la missione di raccontare sognando.UNICO Wedding sarà presentato ufficialmente, nell’ambito dell’evento L’orto delle Arti, domenica 1 marzo 2015 presso il Castello di Morozzo, alle ore 16,00. Ingresso libero, su prenotazione. www.ortodellearti.it

1000MIGLIA IN... 7 MINUTI1000miglia è la sfida di alcuni ragazzi che vogliono mettersi in gioco, pronti a raccontare il giovane mondo liceale e uni-versitario. È una piccola voce pronta a fare grandi le piccole esperienze quotidiane di chi vive ancora a cavallo tra sogni e realtà. E 7 minuti di? è l’evento organizzato da 1000miglia in programma per sabato 24 gennaio alle ore 15,30 nella Sala Einaudi del Centro Incontri della Provincia di Cuneo. 7 minuti di entusiasmo ed energia, attraverso la passione, ma anche 7 minu-ti di gioventù e con i giovani. Nel corso del pomeriggio gli ospiti sono chia-mati a raccontare la loro passione, la loro storia e a provocare gli spettatori in soli 7 minuti. Tra i molti invitati, Annalisa Sola (FAI), Saverio Simonelli, Alessandro Zorgniotti, Marco Bernardi (LIBERA), Guido Olivero, Antonio Ferrero, Lea Carelli (AGEDO). Al termine, un rinfresco allietato da Shago (“X-Factor”). www.1000-miglia.eu

DUE GEMELLI PER UN PRINCIPATOA Monaco il 2015 è stato accolto con grande festa. S.A.S. il Principe di Monaco Alberto II, e la moglie Charlene hanno presentato ufficialmente i loro gemelli Jaques e Gabriella. Dopo tre anni di attesa, il Principe Alberto può così garantire una discendenza che regni sul piccolo Principato. Secondo le regole dinastiche stabilite dal Trattato di Péronne del 1641, Jacques riceve il titolo di Marchese Des Baux (in Provenza). Sua sorella diventa seconda nella linea di successione con il titolo di Contessa de Carlade’s. Le leggi di successione dinastica a Monaco prevedono, infatti, che sia il maschio ad avere la precedenza. I piccoli sono nati con parto cesareo a distanza di due minuti uno dall’altra. Prima Gabriella poi Jacques.

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CUNEO: presso il CENTRO ACUSTICO PIEMONTESE Via Luigi Negrelli, 1. Tel - Fax 0171-603072. Tutti i giorni escluso il sabato pomeriggio. Dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 19.ALBA: presso “LE FOTO” di Giancarlo Ferrero C.so Piave, 26/A tel. 0173/284206. Tutti i quarti sabati di

ogni mese al mattino.BOVES: presso STUDIO MEDICO AGENZIA A.P.A. Corso Trieste n° 43 tel 0171/380836. Tutti i primi

mercoledì di ogni mese al mattino.BRA: presso OTTICA BOSCHIS DARIO Via Vittorio Emanuele n° 253 (vicino alla chiesa S. Antonio). Tel. 0172/413032. Tutti i secondi martedì e i quarti

venerdì di ogni mese al mattino.CARRU’: presso OTTICA CONTERNO FRANCA C.so L. Einaudi n° 2. Tel. 0173/750894. Tutti i secondi giovedì di ogni mese al mattino.CEVA: presso MEDICAL CENTER GRUPPO SANITAS Corso Garibaldi, 59. Tel. 0174/700046. Tutti i secondi

mercoledì di ogni mese al mattino. FOSSANO: presso FARMACIA CROSETTI CARLA Viale Regina Elena n° 15. Tel. 0172/695097. Tutti i primi

martedì e i terzi mercoledì di ogni mese al mattino.MONDOVÌ: presso BIOS POLIAMBULATORIO Via Beccaria, 16. Tel. 0174/40336. Tutti i primi e terzi

giovedì di ogni mese al mattino.SALUZZO: presso PUNTO DI VISTA C.so Piemonte, 29. Tel. 0175/248165. Tutti i secondi venerdì e quarti

mercoledì di ogni mese al mattino.SAVIGLIANO: presso ORTOPEDIA SANITARI VISCA Piazzetta Pieve, 6 Tel. 0172/712261. Tutti i primi venerdì e i terzi lunedì di

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“EROI NEL FANGO”IL LIBRO PER NON DIMENTICARELettura da non perdere. Un modo per commemorare la forza di vivere, dopo la furia distruttrice. Il 5-6 novembre 1994, dopo alcuni giorni di pioggia, il Tanaro e i suoi affluenti in piena sconvolgevano la geografia del basso Piemonte. Le colline avevano ceduto, come ferite da profondi graffi. L’acqua era arrivata ovunque. Nella provincia di Cuneo ci furono 29 morti, travolti da frane e inondazioni o vittime del crollo di ponti. Migliaia di persone rimasero senza casa, lavoro, ricordi. In quei drammatici giorni, era fondamentale la lotta per sopravvivere e ripartire. Nei mesi successivi, lo è stata la battaglia contro i ritardi della burocrazia, che impedirono o rallentarono il ritorno alla normalità. Negli uni e negli altri, tante figure di uomini e donne hanno combattuto in modo coraggioso: dai sindaci ai loro collaboratori comunali, dagli in-dustriali ai piccoli imprenditori, dagli artigiani e agricoltori ai pensionati, agli studen-ti. Storie di ordinaria e quotidiana grandezza: quella degli “eroi nel fango”, che sono stati più forti della grande alluvione. Dopo 20 anni, le loro vicende sono le protagoniste di questo libro. I ricordi di allora, le amarezze, i rimpianti, la sofferenza, la fatica e l’orgoglio di avercela fatta. Per sé e per i propri paesi e le proprie città. La struggente memoria dei familiari di chi non c’è più (e il libro li ricorda tutti e 29). Ciò che il disastro del ’94 ha insegnato e ciò che, invece, ha continuato a ripetersi altrove. L’autrice è Paola Scola, 45 anni, di Ceva. Giornalista professionista, ha iniziato giovanissima a collaborare come corrispondente del settimanale “L’Unione Monregalese” e, dall’ottobre 1991, con il quotidiano “La Stampa”, del quale è oggi redattore. Ha scritto le cronache dei giorni dell’alluvione e raccolto storie, documenti, fotografie. Dopo aver realizzato prefazioni per altri autori, è al suo primo libro. Eroi nel fango – Vent’anni dopo la grande alluvione (Ed. Arabafenice).

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HOTEL ROYAL SUPERGAVia Carlo Pascal, 3 – 12100 – CUNEO – tel. +39 0171 693223 – +39 0171 1723400

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Palazzo storico di � ne ottocento con accesso diretto alla storica Piazza Galimberti,tra le più grandi piazze d’Italia. Dal 1887 l’Hotel Royal Superga è testimonianza dell’ospitalità cuneese.

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VOLARE A DUE PASSI DA TERRA

Volare restando a pochi metri da terra. Allo Shopville Le Gru di Torino è stato inaugurato Fly Experience il primo wind tunnel in Italia. Un cilindro di vetro trasparente del diametro di 4,30 m per 12 di altezza dove quattro motori, della potenza complessiva di 500 kw, generano un flusso d’aria ad altissima velocità. Questo permette di “galleggiare” riproducendo le stesse sensazioni che prova un paracadutista in caduta libera, il tutto nella massima sicurezza. L’idea è di Marco Berry e permette a tutti di fare questa espe-rienza. Con l’assistenza di un istruttore, chiunque può infatti cimentarsi: dal bambino di 4 anni al nonno di 100... Nel tunnel è possibile raggiungere una velocità che va dai 180 km/h, per il volo in posizione orizzontale, fino a 300 km/h per le posizioni a testa in giù. www.flyexperience.it.

MILANO VISTA “SOPRA SOTTO”In Via Montenapoleone e Via S. Andrea a Milano, a partire dal 24 febbraio, la mostra open air Sopra il sotto – Tombini Art raccontano la Città Cablata “mette sottosopra” il nostro ordine mentale e provoca gli sguardi. Lungo la via si susseguono 24 tombini decorati dai grandi protagonisti della moda italiana: (in ordine di percorso) Gior-gio Armani, Just Cavalli, Etro, Missoni, Larusmiani, Laura Biagiotti, Costume National, Moschino, 10 Corso Como, Prada, Trussardi, DSquared2, Versace, Iceberg, Brunello Cucinelli, Hogan, Al-berta Ferretti, Valentino, Salvatore Fer-ragamo, Emilio Pucci, Giuseppe Zanotti Design, Ermenegildo Zegna. Il progetto è di Metroweb, da un’idea di Monica Na-scimbeni, con il patrocinio del Comune di Milano, in collaborazione con la Ca-mera Nazionale della Moda Italiana e in partnership con Oxfam Italia.

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a cura di Monia Re - wedding & event designer

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VADEMECUM PER TROVARE UN PUNTO D’INCONTRO NEL PROVERBIALE CONFLITTO FEMMINILE

suocera-nuora, eterna sfida

Ci sono voluti cinque anni da parte mia per azzardarmi a trattare il tema “bon ton tra

suocera e nuora”, ma ora è giunto il momento. Perché anche quando poggia sulle solide basi di un rispetto sincero e reciproco, questo tipo di rapporto può essere conflittuale e delicato. An-che solo, molto semplicemente, per uno scontro generazionale, in cui abitudini e cultura diverse portano nuora e suocera a “fare a gara” su chi sia la migliore. Non dimentichiamo, inoltre, che la posta in gioco è altissima: il caro marito per l’una, nonché il figlio da sempre coccolato, per l’altra.Chi sarà, per esempio, la cuoca più brava? Tra tradizione e nouvelle cuisine, spesso si accende la lotta per accaparrarsi il gradimento dell’uomo conteso. E come di solito accade, “tra i due liti-ganti il terzo gode”. Così, in questo caso, il figlio/marito sarà sempre contento di sedersi a tavola... ma, a volte, questa competizione è anche molto gradita a chi, come nel mio caso, non interessa la sfida ed è felicissima di poter gustare la buona cucina dalla suocera – anche perché sarebbe una lotta persa in partenza!

“Galateo, cosa ci consigli?” Alla nuora suggerisce di non lamentarsi mai della suocera, per evitare di risultare antipatica e ingiusta di fronte al marito. Ricordiamo che “la mamma è sempre la mam-ma”! Tra le donne che stanno leggendo, quante hanno provato questa sensazione di incompren-sibile “schiacciamento” di fronte alla quale è me-glio gettare la spugna?“Galateo, cosa ci consigli?” Comportamento edu-cato, distaccato, ma non indifferente e sempre ri-spettoso. A volte il silenzio vale più di tante paro-le. In realtà, un tempo nuora e suocera vivevano molto più a contatto reciproco, poiché la sposa, dopo il matrimonio, in genere si trasferiva dal ma-rito, con obbligo di convivenza con i suoceri e tut-ta la parentela. Oggi, nella lista nozze – pur non essendo una regola scritta – al primo posto sta la voce: “Che sia pure capanna, ma che sia almeno a un chilometro di distanza da genitori e suoceri”. I tempi sono cambiati, i rapporti anche, gli obbli-ghi pure. Oggi è più facile dosare gli incontri e si può scegliere di utilizzare in prevalenza quelli telefonici – ottimo mezzo per non vedere le

“smorfiette” dall’altra parte del filo...“Galateo, cosa ci consigli?” Durante le visite, è im-portante dimostrarsi attenti e sorridenti, con at-teggiamenti premurosi, per favorire un clima se-reno, ma ovviamente senza essere falsi e cortesi! Questo non va bene. Le persone non si cambiano e soprattutto non c’è convenienza a sfidarsi, in modo particolare se la controparte è la suocera. La nuora, alla fine, in qualche modo, perde sem-pre. Inoltre, non è impossibile che possa nascere un rapporto felice e complice. Casi rari, ma per fortuna esistono. Tuttavia, se si ingrana fin dall’inizio, rispettando i reciproci spazi, senza cercare di intervenire e sovrapporsi in quegli ambiti che fino al giorno prima sono stati “monopolio” della mamma, l’a-micizia è possibile. Questa, forse, potrà sembrarvi una parola un po’ forte visto l’argomento... Ma il Natale è passato da poco e siamo tutti più buoni. In fondo, se non fosse una questione di “contesa” per il figlio/marito, i rapporti tra queste due figu-re potrebbero di certo essere più distesi. Senza dimenticare che occorre sempre una buona dose di ironia per sdrammatizzare e sorridere di verità scomode, perché – come diceva Milton Berle – “sono appena tornato da un viaggio di piacere, ho accompagnato mia suocera all’aeroporto!”

KAIROSOrganizzazione Eventi e MatrimoniSedi: Cuneo – Milano – Novi – Verdunowww.kairoseventi.itTel. [email protected]

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a cura di Marc Lanteri - Chef Stellatophoto: Daniele Molineris

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IL CARCIOFO, DA INGREDIENTE “OSTICO”, DIVENTA TRAIT D’UNION TRA MARE E TERRA

sinfonie di contrastiVELLUTATA DI CARCIoFI, CAPESANTEDoRATE E PRoSCIUTTo CUNEo DoP

INGREDIENTIPer la vellutata– 6 carciofi liguri– 2 scalogni– 1 patata piccola– 1 limone– 400 g brodo vegetale– 200 g panna fresca– 30 g di burro– sale e pepePer le capesante– 18 noci di capesante– olio extravergine di oliva– una noce di burro– fleur de selPer il prosciutto croccante– 150 g prosciutto crudo Cuneo Dop a fette non troppo sottili– olio extravergine di oliva

PREPARAzIoNEPulite i carciofi togliendo le foglie dure e lascian-do 5 cm del gambo. Copriteli con acqua fredda e il succo del limone; quindi mondate gli scalogni e tritateli finemente. Pelate la patata e riducetela a dadini piccoli. In una casseruola, sciogliete il burro e soffriggete lo scalogno. Tagliate finemente i carciofi (1) e ag-giungeteli, insieme ai dadini di patata, al soffritto. Unite gli ingredienti liquidi; salate, pepate e fate cuocere a fuoco lento per 30 minuti. Frullate e passate la vellutata al colino cinese (2).Tagliate il prosciutto crudo a listarelle e saltatelo nell’olio finché non diventa croccante (3), quindi fatelo scolare su carta assorbente da cucina.

Caramellate le noci di capesante su entrambi i lati in una padella antiaderente con un po’ di olio extravergine e il burro (4). Terminate la cottura in forno a 180 °C per due minuti prima di servire. Salate con il fleur de sel.In un piatto riscaldato, versate la vellutata, adagia-te le capesante caramellate al centro e guarnite con il prosciutto crudo croccante (5).

IL VINO IDEALEÈ molto diffusa la teoria per cui non esiste un abbinamento appropriato al carciofo, per la presenza di acidità. Ma la sapidità del Prosciutto Crudo Cuneo Dop dà quel contrasto che rende il piatto ideale da abbinare al Timorasso dei Colli Tortonesi. Il Timorasso è un vitigno autoctono a bacca bianca che nel calice mostra una buona struttura, sentori floreali e note minerali molto eleganti.

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di Amy Bellotti - Sommelier

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a cura di Phil Boschero - personal shopper

CONSIGLI UTILI PER GLI ACQUISTI

saldi di fine stagione

Come sapete il periodo dei saldi è quello migliore per chi vuole fare ottimi affari

e finalmente acquistare quei capi che, causa prezzo elevato, non ci siamo potuti permettere prima. La domanda che ora sorge più sponta-nea è: come fare a non sbagliare e assicurarsi qualcosa che possiamo sfruttare anche nei prossimi mesi?Innanzi tutto pensiamo al cappotto, solitamen-te il capo di abbigliamento più costoso della stagione. Ora è il momento giusto! Ma atten-zione al tipo di modello, fra lo stile “bon ton” di Max Mara, quelli di taglio maschile di 3.1 Phillip Lim, le splendide creazioni di pelliccia di Pinko o Numerootto o le splendide cappe di Valentino. Non fatevi poi mancare un bel ve-

stito di tendenza dalla trama particolare, come quelle fiabesche e floreali di Alice + olivia, Marc Jacobs o di Dolce & Gabbana, piuttosto che un sensuale lace dress tutto pizzo e mer-letti.Altro must cool ed evergreen a cui non si può rinunciare è la t-shirt: pratica, perfetta da in-dossare sotto il cardigan in inverno e ideale per l’estate. Lo stesso vale anche per gli abiti in cotone leggero, come quelli di Christopher Kane, mentre se cercate una camicia consiglio i modelli in flanella dalla trama a quadretti. Ap-profittando dei prezzi al ribasso non si possono poi perdere i pantaloni di pelle, must have di questo inverno 2015; stesso discorso vale per le gonne, sia corte che longuette, come le fan-

tastiche creazioni di Dolce & Gabbana, Marel-la, Marni, Marco de Vincenzo e Rag & Bone.Non può mancare, poi, fra i pezzi irrinuncia-bili di questi saldi 2015, la clutch, pochette da sera ora protagonista anche per il giorno, addocchiando quelle particolari di Charlotte olympia, Givenchy e Christian Louboutin. E come dire di no alle scarpe preziose e ricche di dettagli, come quelle proposte da Daniele Michetti, le pump rockstud by Valentino o le stringate eclettiche by Garavani?Infine, per completare il look di questa stagio-ne, potete aggiungere un bel cappello, model-lo beanie e delle necklace. Sarete così assolu-tamente perfette, con la soddisfazione di aver investito in modo redditizio i vostri soldi.

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a cura di Camilla Nata - giornalista Rai

LA FORZA DI UN SORRISO

per ridare fiducia e speranza

CENA DI BENEFICENzAPER “EMERGENzA SoRRISI”“Emergenza Sorrisi” è un’organizzazione uma-nitaria che nasce con l’intento di restituire il sorriso e la speranza di una vita migliore ai bambini affetti da labiopalatoschisi. Si tratta di una malformazione del volto (nota anche come “labbro leporino”), particolarmente diffusa nei Paesi con minori risorse, che comporta non solo difficoltà di nutrizione e problemi di logo-pedia, ma anche un profondo disagio sul piano dell’inserimento sociale, a causa dei pregiudizi che spesso molte culture locali le associano. Ad oggi, Emergenza Sorrisi ha restituito il sorriso a più di 2.800 bambini nel mondo, ma molti altri sono ancora in attesa di un gesto di solidarietà per tornare a ridere e a coltivare la speranza. Per questo, grazie alla preziosa collaborazione dalla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Roma, il 14 novem-bre scorso, i sostenitori della ONG si sono riu-niti nella prestigiosa sede di Palazzo Venezia. Al termine della cena, la consueta lotteria di bene-

ficenza, con premi di grande valore in palio, of-ferti da importanti aziende di moda e gioielleria, tra cui Vhernier, Gucci, Fendi, Acqua dell’Elba e molti altri.Presenti alla serata, Fabio Massimo Abenavoli, chirurgo plastico e presidente di Emergenza Sorrisi; con lui anche Lucia Romani Violante, socia della ONG, che ha dato un contributo fondamentale per l’organizzazione dell’evento. Inoltre, Enrico Vanzina e Matilde Brandi, da anni testimonial di Emergenza Sorrisi.

“IUS GUSTANDo” CoNTRoLA VIoLENzA ALLE DoNNE Il 25 novembre scorso, giornata mondiale contro la violenza alle donne, si è tenuta una serata IUS Gustando, conviviale e “leggera”, ma con l’intento serio di promuovere l’amore quale unico antidoto al dolore di tutte quelle donne che soffrono di abusi.In cucina alle Officine del Farneto, oltre alla brigata della scuola di cucina Les Chefs Blan-cs, anche una squadra di avvocati e magistrati, ognuno impegnato in un piatto a base di ingre-

dienti rossi: occasione “ghiotta” per scattare le foto del Calendario 2015 IUS Gustando. Hanno colpito le parole della presidente dell’as-sociazione, Antonella Sotira: “Nel mondo oc-corrono cambiamenti culturali per smettere di guardare alle donne come ‘cittadine di seconda classe’. Dobbiamo creare una cultura del ri-spetto”. Fondamentale il contributo di Matilde Brandi e Natale Fusaro, quest’ultimo sempre più presente nei talk televisivi.

Da sinistra. La labiopalatoschisi è una malformazione del volto che comporta difficoltà di nutrizione, problemi di logopedia e un profondo disagio sociale. L’ONG Emergenza Sorrisi, ad oggi, ha restituito il sorriso a più di 2.800 bambini nel mondo. Ph. Emergenza Sorrisi.

Matilde Brandi a IUS Gustando.

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a cura di Luca Morosi - blogger esperto di arte

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UNA PASSEGGIATA NEI LUOGHI DELL’ANTICO MARCHESATO DI SALUZZO

revello non teme confrontiAll’imbocco della Valle Po sorge la cittadina

di Revello, antico caposaldo del Marchesa-to di Saluzzo: con un occhio alla pianura e l’altro alla montagna, il borgo si profilava anticamente

come un importante avamposto militare desti-nato a essere dotato delle più sofisticate fortezze e strutture murarie che, nel XVI secolo, erano di-ventate irrinunciabili strumenti di difesa contro le artiglierie pesanti di recente invenzione.Una solida rete di fiorenti traffici commerciali con i territori d’oltralpe – e da lì alle Fiandre – complice la posizione privilegiata sulla via del sale, fu certamente la prerogativa per lo sviluppo artistico che avrebbe investito il piccolo centro nei secoli XV e XVI e che, fatte le dovute propor-zioni, lo avrebbe reso ad immagine e somiglianza del capoluogo del Marchesato, distante appena una manciata di chilometri, quasi ne fosse stato il figlio prediletto. Nonostante i riflettori della storia abbiano da tempo abbandonato queste latitudini, rimango-no tutt’oggi ben evidenti e palpabili le tracce di un glorioso passato, come i ruderi delle rocca-forti, il palazzo della dogana, il mercato coper-

to e le innumerevoli chiese che punteggiano l’abitato e la collina soprastante. La storia si respira davvero in ogni angolo e in ogni vicolo, tanto che perfino la toponomastica è testimone di una convinta compartecipazione alle vicende che portarono all’Unità d’Italia, con strade e piazze dedicate ai nomi altisonanti di re, regine e battaglie memorabili.Gli appassionati di arte e architettura potrebbero spendere ore alla scoperta delle tante emergen-ze artistiche e architettoniche che affollano il borgo, ma due su tutte valgono assolutamente una visita meditata: la Cappella Marchionale, situata nel castello sottano, e l’Antica Collegiata, oggi chiesa parrocchiale dedicata all’Assunta.

LA CAPPELLA MARCHIoNALELa Cappella Marchionale, a unica navata rettan-golare e abside semicircolare, sorge nell’angolo occidentale del suddetto palazzo – attuale sede

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comunale – in corrispondenza dell’unica torre cilindrica superstite. Conserva un ciclo pittori-co che raffigura le storie dei santi protettori dei marchesi, rispettivamente Santa Margherita di Antiochia e San Luigi di Francia, nonché alcuni membri della casata marchionale protetti dai santi eponimi. Le pareti della cappella, decora-ta per volere di Margherita di Foix, moglie del marchese Ludovico II, furono interamente af-frescate a partire dall’altezza di circa 2,50 m (al di sotto, infatti, si trovavano gli stalli lignei con baldacchino ora conservati presso il Museo Civi-co Casa Cavassa di Saluzzo) durante un cantiere attivo intorno al 1516-1519, che vide avvicendar-si sui ponteggi tre diverse botteghe di pittori di estrazione franco-piemontese. Sulla parete di ingresso si dispiega poi un affre-sco raffigurante l’Ultima cena, il cui autore si è palesemente ispirato ai cartoni di Leonardo da Vinci: un altro interessante caso, in provincia di Cuneo, di reinterpretazione manieristica –

sull’esempio di un grande maestro – di un tema arcinoto della storia dell’arte.L’ANTICA CoLLEGIATAInfine, il secondo gioiello revellese, la Collegia-ta: un edificio dalle fattezze ancora tardogotiche nonostante la costruzione risalga alla fine del XV secolo, con alcune inserzioni rinascimentali, come il portale marmoreo di Matteo Sanmi-cheli (1534) che risalta sul mattone scurito della facciata. All’interno, nelle due navate laterali, sono custodite opere interessanti per la com-prensione dei linguaggi artistici dominanti nel territorio del Marchesato durante il XVI secolo. Si comincia dal prezioso polittico (1503) di Hans Clemer, artista borgognone documentato nel saluzzese dal 1496 al 1520 circa, dedicato ai santi Pietro e Paolo e composto da sei scomparti cuspidati, per arrivare ai due notevoli polittici dedicati alla Trinità e alla Deposizione (1540), realizzati dal maestro locale oddone Pascale di Savigliano.

La Cappella Marchionale di Revello: (da sinistra) affresco con l’Ultima Cena,

sulla parete d’ingresso (XVI secolo); due dettagli degli affreschi

sulle pareti laterali, (1516-19).

Hans Clemer, polittico con i Santi Pietro e Paolo, 1503 (in alto); Matteo Sanmicheli, portale marmoreo della Collegiata, 1534.

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DA NON PERDERE

agendarteTEMPO DI ARMATURE Venaria, fino all’8 febbraio

Guerrieri d’Oriente e d’Occidente. Alla Reggia di Venaria fanno mostra di sé magnifiche armature europee e orientali, come pure della tradizione islamica, risalenti a un lungo periodo che va dal XVI al XIX secolo, in un incontro di culture tra oriente e occidente. www.lavenaria.it

TORINO CELEBRA JUVARRATorino, fino al 22 febbraio

A Palazzo Madama, a 300 anni dal giuramento di Filippo Juvarra, un omaggio all’architetto con uno spettacolo di proiezioni video e di suoni. www.palazzomadamatorino.it

ALBISOLA, LA PICCOLA ATENESavona, fino al 15 febbraioIl Palazzo del Commissario nella Fortezza del Priamar ospita Il Cenacolo degli Artisti. Albisola, la piccola Atene, da Fontana a Luzzati.

JULIEN FRIEDLEVentimiglia, fino al 28 febbraio Al Museo Archeologico “Girolamo Rossi”, l’e-sposizione Voyage con le opere contemporanee di Julien Friedle.

ICONE SOLITARIEAndora, fino al 31 marzo

Palazzo Tagliaferro è la sede della mostra Icone solitarie, dedicata a due emblemi della Pop Art americana ed europea: Andy Warhol e Mario Schifano.

ICONE SOLITARIEAndora, fino al 31 marzo Palazzo Tagliaferro è la sede della mostra Icone solitarie, dedicata a due emblemi della Pop Art americana ed europea: Andy Warhol e Mario Schifano.

TOKYO TOYNizza, fino al 7 febbraio Al Forum d’urbanisme et d’architecture, Tokyo Toy, con foto di Roberto Giostra.

“SENTIERI” TRANSFRONTALIERICaraglio, fino al 1 febbraio

Al Filatoio, con la mostra Les sentiers battus sont pleins de fictions endormies, otto giovani artisti reinterpretano il territorio transfrontaliero. www.marcovaldo.it

VISIONI CUNEESICuneo, fino all’8 febbraioPalazzo Samone ospita L’esigua linea intorno alle cose sensibili, con opere di cinque artisti cuneesi.

AVANGUARDIA RUSSATorino, fino al 15 febbraioAvanguardia russa – Da Malevic a RodcenkoA Palazzo Chiablese, presso il Polo Reale, circa 300 le opere esposte. www.mostracostakis.it

CECILY BROWN ALLA GAMTorino, fino al 1 febbraio

Alla GAM, una mostra interamente dedicata alla celebre Cecily Brown. È la prima grande esposi-zione in un’istituzione italiana, con circa 50 pezzi. www.gamtorino.it

CHAGALL “BIBLICO”Nizza, fino al 9 marzo

Il Musée National Marc Chagall ospita Des couleu-rs pour la Bible, una raccolta di 40 bozzetti pre-liminari, appena ristrutturati, delle illustrazioni bibliche dell’artista. www.musees-nationaux-alpesmaritimes.fr

a cura della redazione

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“mappa del profondo”, 2012 - 100x70 - gra te su carta

“bolla”, 2013 - diametro cm. 32 - gra te su legno Luca Arnaudo

L’Art Gallery La Luna esordisce nel

2015 con la mostra dedicata all’artista

Corrado Odifreddi dal titolo: “il

Mondo” di Corrado: nuvole, bolle e

altri universi che verrà inaugurata sabato 7

febbraio 2015 alle ore 17,30 e proseguirà no

all’8 marzo 2015. Ancora un’artista del territorio;

infatti Odifreddi è nato a Cuneo, vive e lavora

a Dronero. Egli ha saputo far tesoro del suo

lavoro di decoratore d’interni e restauratore

applicandolo all’attività pittorica e gra ca.

La mostra non vuole essere un percorso

antologico ma l’analisi di un procedere

artistico coerente ed estraneo ad etichette

preconfezionate perché lo stile di Odifreddi

è un incontro tra arte e scienza. Lo spettatore

potrà ammirare alcune opere storiche nelle

quali, l’amore per il cosmo e mondi sconosciuti,

fanno da preludio ai lavori successivi incentrati

sul bianco e nero del disegno e talvolta,

all’opposto sui colori contrastanti che si

esaltano in grovigli e matasse lamentose

capaci di far venire alla mente i reticoli e le

sinapsi dei neuroni celebrali.

I dischi di legno disegnati a gra te

ci portano in un mondo di

galassie stellari, che ci appaiono

attraverso “buchi – bolle” che

diventano l’ingresso ad un

mondo in nito in visione

notturna.

Queste immagini

contrastano con la ricerca

ed esplosione di luce che

accompagnano le opere

dedicato al ciclo delle “nuvole”.

Un’area della mostra sarà

dedicata ad opere della serie

“ritornelli”. Lavori nei quali compaiono

frasi tratte da canzoni di Lou Reed; in

questo caso sono le parole che, assumendo

quella forza che la musica può infondere

ai momenti  quotidiani,  diventano vorticosi 

richiami ai sentimenti dell’animo umano. “...

Nel caso speci co di Odifreddi, quello che

o� re il pittore cuneese è un a� accio mirato su

strutture complesse, tradite nella loro risonanza

sica e universalistica sin dai titoli delle opere:

sono, dunque, ‘nuvole’ e ‘mappe’ (spesso, poi,

viene da pensare che l’artista si sia divertito a

tentare sinteticamente mappe di nuvole), ‘bolle’

e ‘circuiti’ resi con linee di colore ora sinuose,

ora spezzate, sospese su fondi neutri che

aspirano a una dimensione cosmica. Lontano

da quell’estroverso timore del vuoto a cui ci

ha abituato molta dell’avanguardia pittorica

novecentesca, perché interessato piuttosto

a una quieta contemplazione delle in nite

traiettorie del mondo, Odifreddi riesce così a

de nire un proprio accogliente universo visivo,

dove volentieri ci si perde con lo sguardo...”

ART GALLERY LA LUNAVia Roma, 92

12011 Borgo San Dalmazzo (CN)

7 FEBBRAIO - 8 MARZO 2015Inaugurazione:

Sabato 7 febbraio ore 17,30

ORARI MOSTRASabato 10,30/13,00 – 16,00/19,00

Domenica 10,30/12,30

Per info: 339. 7108501 – 347.4051563 • [email protected] – www.artgallerylaluna.com

CorradoOdifreddi

“il Mondo” di Corrado:nuvole, bolle e altri universi

“precipitazione uno”, 1997 - 70x50 - tecnica mista su carta

“ nuvola verde”, 2011 - 100x70 - acrilico su tela

esaltano in grovigli e matasse lamentose

capaci di far venire alla mente i reticoli e le

sinapsi dei neuroni celebrali.

I dischi di legno disegnati a gra te

ci portano in un mondo di

galassie stellari, che ci appaiono

Un’area della mostra sarà

dedicata ad opere della serie

“ritornelli”. Lavori nei quali compaiono

frasi tratte da canzoni di Lou Reed; in

questo caso sono le parole che, assumendo

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a cura di Alessandro Parola - avvocato

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DIRITTO DI FAMIGLIA

famiglia di fatto e convivenza La famiglia di fatto, a differenza di quella le-

gittima, è costituita da persone che, pur non essendo legate tra loro da alcun vincolo matri-moniale, convivono insieme agli eventuali figli nati dalla loro unione. In essa manca un atto for-male (il matrimonio) a cui ricollegare il rapporto per qualificarlo giuridicamente, pertanto rientra nelle cosiddette “formazioni sociali” tutelate dall’Art. 2 della Costituzione. Con la famiglia di fatto, la coppia convive stabil-mente senza che l’unione venga formalizzata dal matrimonio, ma con il sostanziale rispetto dei doveri coniugali.La decrescita del numero di matrimoni e il con-seguente aumento delle coppie di fatto, ovvero di semplici convivenze, hanno posto il Legisla-tore di fronte alla necessità di porre le basi per una nuova normativa di tale rapporto, da sempre visto “in secondo piano” rispetto a quello matri-moniale – che è considerato con maggior tutela per via del rapporto coniugale. La stabile convi-venza delle coppie non coniugate, pur non aven-do una disciplina autonoma, negli ultimi anni e a seguito del cambiamento dei costumi sociali, ha acquistato una crescente rilevanza giuridica cui è conseguita una maggiore tutela.

Gli elementi costitutivi della convivenza sono la diversità di sesso dei membri della coppia, la mancanza dell’atto di matrimonio, la coabita-zione qualificata (ovvero la coabitazione sotto lo stesso tetto individuato come “casa familiare” e qualificata in quanto diretta a realizzare una comunanza di vita materiale e spirituale, come nel matrimonio), e la stabilità della relazione.Tra i conviventi di fatto non esistono, come esistono fra coniugi, diritti e doveri reciproci. Il carattere di “unione libera” fa sì che, in ogni

momento e secondo la libera volontà, la coppia possa interrompere il rapporto. In altre parole, ha assoluta prevalenza l’autonomia delle parti dal momento che la scelta per l’unione paraco-niugale esprime la volontà della coppia di non legarsi in matrimonio. Non è previsto un regime giuridico unitario, ma esistono interventi previsti dalla legge.

Tra i più rilevanti, e a titolo esemplificativo, tra i diritti che vengono riconosciuti anche ai convi-venti in una famiglia di fatto, possono elencarsi l’accesso alla procreazione medicalmente assi-stita, l’inizio delle procedure per la nomina di un amministratore di sostegno per il partner, il diritto al risarcimento in caso di danno bio-logico causato al convivente e, di fondamentale importanza per le famiglie di fatto che hanno figli, l’esercizio della potestà genitoriale nei confronti dei figli riconosciuti da entrambi. Quest’ultimo aspetto ha trovato una codificazio-ne con il Decreto Legislativo 154/2013, il quale ha portato a compimento l’equiparazione tra figli legittimi (nati all’interno del matrimonio) e figli naturali (nati fuori del matrimonio). La nuo-va legge ha cancellato dal linguaggio giuridico la distinzione tra gli uni e gli altri, allo scopo di rite-nere il rapporto di filiazione sempre identico, sia nel matrimonio che in una coppia di fatto.I rapporti tra i conviventi e i figli, dopo l’entrata in vigore della legge, seguono la disciplina co-dicistica relativa a quelli genitori-figli: i genitori esercitano su di essi non più la potestà genitoria-le ma la responsabilità genitoriale. I conviventi hanno, infatti, l’obbligo di man-tenere, istruire ed educare i figli nati dal loro rapporto e, dal canto suo, il figlio è tenuto all’a-dempimento dei propri doveri nei confronti dei

genitori, quindi a rispettarli e a contribuire, in base al proprio reddito, al mantenimento della famiglia finché convive con essa.Il nostro ordinamento, riconoscendo il valore sociale della famiglia di fatto, ha poi previsto che le erogazioni di mezzi economici compiute da uno dei conviventi a beneficio dell’altro debba-no essere intese come adempimento di obbli-gazioni naturali (si ha quando una prestazione è – o si ritiene essere – dovuta in esecuzione di un dovere morale o sociale). Di conseguenza, viene esclusa la ripetizione, ovvero il diritto alla restituzione di quanto è stato dato per doveri morali o sociali, salvo che la prestazione non sia proporzionale rispetto all’esigenza da soddisfa-re, che non sia stata eseguita spontaneamente o che sia stata effettuata da un incapace. In caso di cessazione della famiglia di fatto, né l’uno né l’al-tro convivente possono chiedere la restituzione di quanto dato.Nuovi, auspicati interventi legislativi sono attual-mente allo studio, al fine di fornire una migliore qualificazione giuridica a questa nuova forma di famiglia che, soprattutto in tema di diritti succes-sori e di rapporti genitori-figli, necessita di una regolamentazione alla pari di quella prevista per i rapporti coniugali.

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201520120155Calendario

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CALENDARIO 2015

IL GEOMETRA

DELLA PROVINCIA GRANDAi d e a z i o n e

Geometrie ed Emozioni

Stagione 2014-2015

24/10/2014: Fischio d ’inizio

Organizzazione

eventi:

eeDual MatchDual MatchDual MatchDual MatchDual MatchBOXE

e

CuneoR e a l i z z a z

i o n eCartina della città

i d e a z i o n e

Realizzato con il contributo di

Cuneo, piccolo gioiello incastonato ai piedi delle Alpi.

Un altipiano triangolare completamente immerso in un parco.

La città con la riga in mezzo, divisa in due parti quasi simmetriche

dalle eleganti vie porticate ricche di negozi e caffè.

La città della Resistenza, per le tante vite sacrificate

in difesa della libertà. Cuneo, con i sui parchi, viali e giardini

che ne fanno la “Capitale verde del Piemonte”

i d e a z i o n e

La città con la riga in mezzo, divisa in due parti quasi simmetriche

dalle eleganti vie porticate ricche di negozi e caffè.

La città della Resistenza, per le tante vite sacrificate

in difesa della libertà. Cuneo, con i sui parchi, viali e giardini

che ne fanno la “Capitale verde del Piemonte”

coloritradizionitradizioniemozioniemozioniemozioni

CuneoCuneo

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a cura di Riccardo Celi - giornalista automobilistico

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“FAMILIARI” FUORI, ESUBERANTI DENTRO, MOLTE UTILITARIE RIVELANO UNA GRINTA INASPETTATA

piccole “bombe” crescono...

Nel segmento B delle utilitarie, in relativa salute in un mercato non ancora “fuori dal

tunnel”, parecchie case propongono vetture che sotto l’aspetto “da famiglia” nascondono una meccanica a dir poco esuberante. Insomma, pic-cole sì, ma con tanto pepe.Tra modelli e versioni, le mini-bombe in listino sono oggi 40. Abarth, che tratta le Fiat 500 secon-

do la sua filosofia, dispone di una gamma tra le più complete. Il propulsore base è il 1.4 T-Jet, con cambio a 5 marce oppure Dualogic (135 o 140 CV) a 18.600 o 20.100 euro. Nelle 595, 160 CV e prezzi da 22.600 a 25.600 euro, mentre si sale a 190 CV per la nuova 695 Biposto, che scatta da 0 a 100 km/h in soli in 5,9”, ma costa ben 39.900 euro. Ci sono anche tre convertibili con tetto in tela, da

L’Audi S1, qui in versione Sportback a 5 porte, è una piccola sportiva “premium”. Dotata di

un 2 litri da 231 CV e di trazione integrale quattro, costa oltre 32.000 euro.

(Da sinistra) Anche la spagnola Seat Ibiza ha la sua versione sportiva, denominata “Cupra”.

Dispone di un 1.4 da 180 CV. L’Abarth 695 biposto costa quasi 40.000 euro

ed è una mini-sportiva estremamente scattante (da 0 a 100 in meno di 6”).

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SPESE OCULATE Chi acquista una mini sportiva sa (o dovrebbe sapere) che, derivando da un modello pensato per usi più tranquilli, le modifiche al suo telaio per adeguarlo alle maggiori prestazioni non pos-sono essere troppo radicali. Proprio per questo, ben vengano gli equipaggiamenti che miglio-rano tenuta di strada e controllabilità e che, quindi, contribuiscono ad aumentare la sicurezza. In altre parole, se si intende investire in accessori, è meglio evitare i “gadget” e concentrarsi sulla sostanza: no a codolini e alettoni; sì, invece, (se non già presenti) ai dispositivi come il D.N.A. (nell’immagine, il suo manettino di azionamento di fianco alla leva), di serie sull’Alfa Romeo MiTo Quadrifoglio Verde, che consentono di adattare la risposta di motore e sospensioni al fondo stradale e allo stile di guida deciso dal conducente. Altro consiglio: è meglio un vero diffe-renziale autobloccante meccanico di un “qualcosa” che lo simula grazie all’elettronica. Infine, guai a risparmiare sulle gomme che, soprattutto su un’auto del genere, sono (quasi) tutto.

(Da sinistra) La nuovissima Volkswagen Polo GTI è dotata di un propulsore 1.8 da 192 CV. Le prime consegne sono previste nella primavera del 2015.L’Opel Corsa 1.6 T OPC Nürburgring Edition, da 210 CV, è una delle utilitarie spinte dal prezzo più interessante in rapporto alle prestazioni.

135 o 160 CV (da 20.600 a 26.100 euro). Restando nel Gruppo FCA, ecco l’Alfa Romeo MiTo Quadri-foglio Verde, con lo stesso 1,4 litri, ma da 170 CV, a 23.850 euro. Audi ha in listino due versioni spinte della A1, 1.4 da 185 CV, più altre due, denomina-te S1 (3 porte) e S1 Sportback (5 porte), con il 2.0 TFSi da 231 CV e trazione integrale “quattro”. Prezzi: da 27.650 a 32.180 euro. Vanno citate la Ford Fiesta ST 3 porte con il 1.6 da 182 CV, in listino a 21.750 euro e, più convin-cente per rapporto prezzo-prestazioni, la opel Corsa 1.6 T in due versioni a 3 porte: la OPC da 192 CV (17.650 euro) e la più muscolosa OPC Nürburgring Edition, da 211 CV e 21.800 euro. Da Wolfsburg è appena giunta la Volkswagen Polo GTi, proposta con un 1.8 da 192 CV, con cambio a doppia frizione DSG. La 3 porte costa 23.450 euro, la 5 porte 750 euro in più, e c’è pure una potente R-WRC (solo 3 porte) con un 2 litri da 220 CV, pepata anche nel prezzo: 32.800 euro. Pure la Smart ha la sua edizione “bomba”, la For-two Cabrio “ritoccata” da Brabus: con motore da un litro e 102 CV, la microcar fila a 155 km/h e tocca i 100 km/h in 8,9 secondi. I colori francesi sono difesi dalle Citroën DS3: due le versioni berlina, con un 1.6 da 165 CV e prezzi di 22.500 e 24.000 euro, e altrettante le cabrio, con gli stessi propulsori (26.000 e 27.500 euro). La cugina Peugeot 208 GTi. a 3 porte è

disponibile con un 1.6 da 200 o 208 CV, a 22.200 e 26.000 euro. Renault risponde con due Clio 1.6 da 200 CV (ma a 5 porte) proposte a 23.750 e 24.950 euro. L’industria nipponica si limita alla sola Suzuki Swift Sport, dotata di un 1.6 da 136 CV non esasperato. Tre le versioni (una a 5 porte) e prezzi da 16.900 a 19.500 euro. Dalla Spagna arriva, a 22.330 euro, un’edizione Cupra della Seat Ibiza con un 1.4 TSi doppia frizione da 180 CV, mentre la ceca Skoda offre due versioni della Fabia con lo stesso motore: una a 5 porte (22.170 euro) e l’altra (22.890) che si distingue per essere una delle uniche due piccole station wagon “prestazionali” sul nostro mercato. Non manca nemmeno la Mini Clubman (in versioni (Cooper S e John Cooper Works), con un 1.6 dai due livelli di potenza: da 184 CV (27.200 euro) e da 211 CV (33.200 euro). La gamma Mini, però, conta anche berline a 3 porte (2.0 da 192 CV a 24.950 euro, 800 euro in più la 5 porte), Coupé (stessi motori della Clubman e ai prezzi di 28.250 e 33.750 euro), Cabrio (29.500 e 35.050 euro) e Roadster (30.200 e 35.100 euro). Infine, una “bomba” coreana: è la Kia Pro_cee’d 1.6 T-GDI, una 3 porte a metà strada tra i segmenti B e C, con un’unità a iniezione diretta di benzina da 204 CV. 28.000 euro, con una dotazione al top e prestazioni interessanti: 230 km/h e 0-100 in 7,7”.

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a cura del dott. Fabio Moretti - presidente EBIoS FUTURA

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UN COMPAGNO SCOMODO...

il mal di testaIn questo numero cercheremo di capire cos’è

il mal di testa, un problema che quasi tutti, perlomeno una volta, abbiamo affrontato. Par-tiremo con alcune nozioni di base, per poi, nel prossimo numero, approfondire il tema grazie al contributo di alcuni medici specialisti.In genere, il mal di testa è monolaterale e a na-tura pulsante, con una durata che può variare da 2 a 72 ore. I sintomi associati possono inclu-dere nausea, vomito, fotofobia (aumento della sensibilità alla luce) e fonofobia (aumento della sensibilità al suono). I tipi più comuni di mal di testa sono le cefalee primarie, come la cefalea tensiva e l’emicrania; più rare, invece, sono la nevralgia del trigemino, la cefalea a grappolo e l’emicrania continua (un mal di testa costan-te su un lato della testa). Fino a un terzo delle persone con emicrania sperimenta la cosiddetta “aura”: un disturbo transitorio visivo, senso-riale, motorio o del linguaggio che precede di poco il verificarsi di un episodio di mal di testa. Di tanto in tanto, un’aura può verificarsi senza essere seguita dall’emicrania.L’emicrania è una cefalea caratterizzata da attac-chi che durano da molte ore (almeno 4) fino a 3 giorni, caratterizzati da dolore moderato-se-vero (che limita o rende impossibile lo svolgi-mento delle comuni attività quotidiane) e da alcuni tra questi sintomi associati: fastidio/sen-sibilità alle luci, ai rumori, agli odori, mancanza di appetito, nausea, vomito, difficoltà a concen-trarsi, spossatezza, senso di malessere generale, irritabilità, instabilità posturale/vertigini. Può coinvolgere qualsiasi area del capo (per esem-pio aree intorno all’occhio, la fronte, le tempie, aree posteriori come quelle occipito-nucali), può diffondersi in altre zone del capo (anche ad aree del volto o del collo) e il dolore, di solito,

peggiora con il movi-mento.Alcuni sintomi esor-discono addirittura prima del dolore emicranico (anche diverse ore in antici-po, in tal caso sono definibili come “sin-tomi premonitori”), traendo spesso in inganno i pazienti, che imputano quindi al sintomo iniziale la causa del mal di te-sta. Un esempio: se il sintomo premonito-re è la sensazione di non aver digerito bene, i pazienti in genere si convincono che il mal di testa sia causato da un problema di stomaco. Se il sintomo premonitorio, invece, è una sensazio-ne di rigidità o di dolore al collo, o ai muscoli paracervicali, il paziente penserà di soffrire di cervicale).Tra i fattori che scatenano gli attacchi vi sono i cicli mestruali, l’ovulazione, lo stress psicofisico o il rilassamento dopo un periodo di stress, le variazioni del ritmo sonno-veglia (dormire trop-po oppure meno rispetto alle proprie abitudi-ni), saltare i pasti, la disidratazione (bere poca acqua), i cambiamenti meteorologici (vento, clima freddo-umido, esposizione prolungata al calore o a rapidi sbalzi di temperatura), lunghi viaggi, alcuni cibi (formaggi stagionati, ciocco-lato, cibi contenenti glutammato sodico, insac-cati, agrumi...) o bevande (alcolici, bevande dietetiche), eccessivo uso di alcune sostanze, e molti altri ancora.

Tra i fattori allevianti, invece, troviamo il riposo, la pressione o il massaggio delle zone del capo colpite dal dolore, l’applicazione di fonti di calo-re o di freddo, stare al buio e al silenzio.Infine, l’emicrania può essere suddivisa in “emi-crania con aura” e “senza aura”. Nella prima, la fase dolorosa è preceduta da sintomi neurologi-ci transitori, tipicamente visivi (visione di lam-pi, macchie luminose o scure, linee a zig-zag, offuscamento di una parte del campo visivo), meno frequentemente sensitivi (sensazione di formicolio di solito su una mano o al volto), o relativi al linguaggio (disturbi della parola, assai rari). Questi sono detti, appunto, “aura”. Nel se-condo caso, la fase dolorosa non è preceduta dall’aura e si tratta della forma più frequente tra le due.

Il mal di testa non è di un solo tipo. Tra i più comuni, le cefalee primarie (come la cefalea tensiva e l’emicrania). Più rare sono, invece, la nevralgia del trigemino, la cefalea a grappolo e l’emicrania continua. Ph. Fotolia

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a cura di Giovanna Foco - Giornalista ex redattore infografico “Class CNBC”

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2015, ANNO INTERNAZIONALE DELLA LUCE

fiat lux, et lux facta estIl 2015 è l’anno internazionale della “Luce e

delle tecnologie basate sulla luce”. La scelta delle Nazioni Unite, che ha proclamato intenti e finalità, è quella di favorire una migliore com-prensione del valore e della rilevanza scientifica, sociale e culturale del ruolo della luce.Ecco così che ogni nazione è chiamata a pro-muovere le tecnologie della luce, per un miglio-ramento della qualità della vita, sia nei Paesi svi-luppati sia in quelli in via di sviluppo. A questo, si aggiungono la riduzione dell’inquinamento luminoso e lo spreco di energia, la promo-zione della partecipazione delle donne nella scienza con ruoli di responsabilità, la promo-zione dell’istruzione tra i giovani e quella dello sviluppo sostenibile. I temi ufficiali dell’anno sono: “Scienza della luce”, “Tecnologia della

luce”, “Luce in natura” e “Luce e cultura”. Saranno celebrati importanti anniversari temati-ci: i primi studi di ottica, nel 1015, da parte dello studioso islamico Ibn Al-Haytham; la formu-lazione, nel 1905, dell’effetto fotoelettrico per opera di Albert Einstein; le nuove scoperte, nel 1965, sulla trasmissione di luce con fibra ottica del fisico cinese Charles K. Kao.

Ma che cosa è la luce? L’etimo è latino: lux. Si riferisce alla porzione dello spettro elettroma-gnetico visibile dall’occhio umano, approssima-tivamente compresa tra 400 e 700 nanometri di lunghezza d’onda, ovvero tra 790 e 435 THz di frequenza.A questo punto, spetta a ognuno di noi onora-re l’anno internazionale della luce, ricordando

che, oltre alla tecnologia esiste la sfera perso-nale. Ognuno, forse, è sollecitato anche a im-pegnarsi nel cercare la luce interiore, che altro non è se non lo scopo più elevato dell’essere umano. Sono richieste azioni di qualità e la qua-lità di un’azione è, forse, quasi sempre legata alla capacità di discernimento di chi la compie. Tra il singolo e la collettività esiste un rapporto di interdipendenza. Questo non va dimenticato. La tecnologia è il discorso sull’arte. Genesi gre-ca. Ognuno metta a frutto la propria capacità di inventare e reinventarsi. Per essere in luce.

New York ricorda le vittime dell’11 settembre 2001 con due fasci di luce proiettati sullo “skyline” al posto delle Torri Gemelle, perché siano di monito, ma anche come simbolo di rinascita e speranza. Ph. Singing With Light / Foter / CC BY-NC-ND

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AGLI “EX LAVATOI” DI CUNEO SI È FESTEGGIATO IL “GINO WRC TEAM” photo: MC Fotoreporter

un anno di successi!Una serata organizzata nei minini particolari,

proprio come le gare che Alessandro Gino ha preparato con la sua Mini Cooper S2000, coa-diuvato dal navigatore Marco Ravera e dallo staff della sua scuderia corse. Una grande festa per concludere una stagione davvero entusiasman-te insieme ad amici, addetti ai lavori, giornalisti sportivi e appassionati del mondo del rally.Sui diversi maxi schermi della sala si sono susse-guiti i tanti ed avventurosi momenti delle gare di una stagione che ha consacrato il pilota, di-rettore generale della “Gino spa”, protagonista assoluto anche in campo rallystico. L’anno appe-na concluso è stato infatti quello con il maggior numero di vittorie della sua carriera: “1° Ronde della Val Merula” nel savonese e il “13° Rally del

Moscato” nel cuore delle Langhe sono solo al-cuni degli importanti circuiti dell’IRCup 2014 in cui si è imposto sugli altri concorrenti, fino alla consacrazione in territorio cuneese, dove è entrato nella storia del “21° Rally della Pietra” di Bagnolo per aver conquistato per ben tre volte (2011, 2012 e 2014) il gradino più alto del podio. Sono da ricordare poi le nuove ed impegnative gare svolte all’estero nell’IRC (International Rally Cup) che hanno permesso di provare nuo-vi tracciati con grande soddisfazione.L’evento è stato anche l’occasione per ammira-re “dal vero” la splendida vettura e la migliore opportunità per ringraziare sponsor e suppor-ter, guardando al futuro con rinnovato entu-siasmo.

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www.faxiflora.it… per regalare un fiore basta una telefonata

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IL DESIGN E L’ARTE PIEMONTESE PROTAGONISTI DA LUCIFERO Ph: Eloise Nania

start: follie e designIl vecchio mulino di inizio Novecento di Rivo-

li, sede di Lucifero, storico marchio torinese dell’illuminazione, ha ospitato, a inizio dicem-bre, un evento che può segnare l’inizio di una nuova era e di un nuovo modo di pensare, cre-ando sinergie tra aziende, artigiani e designer con l’obietivo di tornare a creare e produrre ciò che nei secoli ha reso grande il “vero” made in Italy nel mondo.All’evento START sono stati molti i protagonisti, fra cui marchi storici come Lucifero, con le sue mirabolanti creazioni di luce, e altri più recenti, come Gugliermetto Experience, con un nuovo

laboratorio di idee e libertà di pensiero per la realizzazione di oggetti creativi, Rebelt, con gli originali accessori creati con tessuti di recupero di auto e mezzi di trasporto, Gioara con le ope-re di design ispirate al mondo sportivo. A rap-presentare il cuneese era presente la Play ADV con la nuova produzione di bioarredi realizzati in cartone riciclato, disegnati da Andrea Scar-pellini: “Sbaffo”, tavolino da salotto con ripiano in vetro e “Bodybì”, sistema modulare versatile, sono una piccola anteprima di ciò che vedremo prossimamente nei migliori negozi di design ita-liani ed esteri.

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GLI AUGURI DEI FAMILY BANKER MEDIOLANUM IN UN CONCERTO GOSPEL photo: Patrick Mittiga

auguri a tempo di musicaI Family Banker del gruppo Mediolanum della provincia di Cuneo hanno voluto augurare un buon Natale diverso ai propri clienti offrendo una piacevole serata di canti gospel con la par-tecipazione del Joy Gospel Choir nella cornice dell’auditorium San Giovanni di Cuneo.Una serata pre mostrare la propria gratitudine a tutti i clienti che nella banca Mediolanum ripon-gono la propria fiducia, per dimostrare una volta di più che vuole essere davvero al loro fianco come banca tecnologicamente all’avanguardia, senza dimenticare il valore umano che quoti-

dianamente gli operatori, sia Family che Private Banker, trasmettono nei rapporti personali con ognuno di loro. Il concerto, presentato da An-drea Caponnetto, ha dato modo di presentare tutti gli operatori della Provincia, schierati sul pal-co per i saluti al pubblico.L’evento è stato inoltre l’occasione per raccoglie-re fondi destinati alla Fondazione Candiolo, un modo concreto per dare un aiuto a chi ha più bisogno e a chi soffre, specie nei periodi di festa, sostenendo un centro scientifico all’avanguardia nella ricerca sul cancro.

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29 aprile 3maggio 2015

EXPO Vd’A Autoporto Aosta

COSTRUIRE DECORARE ARREDARE VIVERE

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un foyer d’art et ses professionnelsde Marco Jorio – pg 32

Il peut accueillir plus de 1000 spectateurs, qui pourront choisir leur place parmi les loges, deux galeries, l’amphithéâtre et le « paradis », avec des prix variant de 7 à 78 € et une offre artistique de tout premier plan : c’est l’Opéra Nice Côte-d’Azur, le théâtre néoclassique situé rue Saint-François de Paule à Nice et qui offre, à quelques kilomètres de la frontière italienne, une saison d’opéras, de ballets et de musique symphonique, passionnante et de très grande qualité, sous la direction artistique de Marc Adam.

LA SAISoNLes opéras de la saison 2014/2015 sont, en partie, « chantés » en italien, même si la version des « Vêpres sici-liennes » de Giuseppe Verdi est représentée en français. En novembre, la « Turandot » de Giacomo Puccini a précédé une nouvelle production en scène entre le 18 et le 24 janvier : « Peter Grimes », opéra de Benjamin Britten, achevé en 1945, avec l’Orchestre Philarmonique et le Chœur de l’Opéra de Nice sous la direction de Bruno Ferrandis. En février, dans la salle surmontée du grand lustre de 600 lampes, résonnera l’opéra-bouffe en deux actes de Wolfgang Amadeus Mozart « Così fan tutte » et, en mars, la « Sémiramis » de Gioacchino Ros-sini précèdera la dernière représentation, « La Juive » de Jacques Fromental-Halévy, opéra français roman-tique en cinq actes du XIXe siècle, prévu en mai.L’agenda de l’Opéra est on ne peut plus rempli, avec le XIIIe festival d’opérette de la ville de Nice en septembre, innovant et courageux : le programme des « Midis Mu-sicaux » propose, une fois par mois, le mardi à midi, un choix parmi des œuvres condensées en 50 minutes, au prix abordable de 7 €. Le dimanche matin, on pourra assister aux « concerts en famille » et le lundi, à l’heure du déjeuner, un espace dédié à la musique de chambre est proposé au Foyer Montserrat Caballé. Cela parce-que le programme prévu par l’Opéra (qui, depuis 2012, travaille de façon autonome avec son “Conseil D’explotation” qui représente la ville et le conseil général), organise des évènements même en dehors du théâtre : c’est le cas des sonates et des concerts au Musée National Marc Chagall, qui ont lieu le lundi soir à vingt heures, ou ceux au CNRR de Nice, le même jour de la semaine à 18 heures trente. Pour at-teindre cet objectif, s’active un groupe de professionnels représentant l’excellence dans différents secteurs : dans les coulisses, œuvre « l’atelier de la Diacosmie », centre de production de l’Opéra qui a vu le jour en 1987, où sont créés les scénographies, les costumes et où se trouve le magasin. Par ailleurs, vu la densité du calendrier, il s’est avéré nécessaire de créer des espaces représentant exactement la scène : les artistes peuvent ainsi répéter dans les mêmes conditions que celles des spectacles, y compris les scénographies et les studios d’enregistrement pour orchestre et chœur, qui reproduisent les caractéristiques acoustiques des salles du théâtre.Le niveau musical est vraiment significatif, grâce à la présence de l’ Orchestre Philhar-monique de Nice, née en 1945, aujourd’hui sous la direction de Philippe Auguin, qui a l’habitude de se partager parmi les endroits les plus suggestifs de la ville. Non seulement engagée dans la saison musicale de l’opéra, elle tient à promouvoir le ballet, par des représentations et masterclass sous la direction de Éric Vu-Ann, directeur artistique du “Ballet Nice Méditerranée”. Le corps de ballet est le protagoniste en effet d’une saison véritablement ambitieuse. De plus, voilà un espace pour les plus petits: le programme “Jeune Public”, qui prévoit des spectacles réalisés pour eux avec la présence du “Choeur d’enfants de l’Opéra de Nice”.

L’oPERA DE NICE DANS LES CoULISSESLa direction artistique de l’Opéra de Nice prévoit un programme d’évènements tout à fait imposant, qui dépasse une moyenne de 20 spectacles par mois, la plupart desquels dans le théâtre qui se trouve tout près de la mer, mais aussi dans plusieurs endroits de la ville.

L’HISToRIQUEÀ Nice, le premier théâtre vit le jour en 1776, lorsque la famille Maccarani termina la construction d’un bâtiment en bois près de la porte Saint-Éloi. En 1826, sur l’initiative du roi Charles-Félix de Savoie, la ville acheta le théâtre, le rasa au sol et un grand opéra au style italien, inspiré du théâtre San Carlo de Naples, fut érigé. Mais, en 1881, un grave incendie éclata le 23 mars lors de la représentation de « Lucia » de Lammer-moor et provoqua la mort de 200 personnes et la destruction du théâtre. Il fut reconstruit par l’architecte François Aune (élève de Gustave Eiffel) et inauguré en 1885 avec l’«Aïda » de Giuseppe Verdi. Après une série de modernisations au cours du XXe siècle, le théâtre (qui, en 1902, prit le nom actuel d’Opéra de Nice) a été classé monument historique en 1993 et a repris son identité architecturale en 2000 avec les ultimes restructurations extérieures.

SERGE ALzETTA ET LA DANSE JAzzLes amateurs de danse peuvent trouver à Nice un autre point d’excellence dans ce domaine: la Jazz Acade-my de Serge Alzetta, une parmi les écoles les plus importantes en Europe pour former des danseurs jazz

professionnels. Repartie en 4 sections, dès les 4 ans jusqu’à la formation continue pour les professionnels, elle est née de l’expérience de Alzetta, ambassadeur de danse jazz depuis les années ’60, chorégraphe et enseignant qui a élaboré une pédagogie spécifique pour la danse jazz, pour accorder harmonieusement le style et la performance. Sa compagnie Jazzup Ballet, née à Paris, est parmi les objectifs ambitieux des professionnels du secteur.

hockey, la glace qui réchauffede Marco Jorio – pg 36

Si vous voyez un disque volant passer à 100 km/h devant vous, ce n’est pas un OVNI : vous assistez sans doute à une partie de hockey sur glace ! C’est la vitesse atteinte par le palet, un disque de caoutchouc com-primé dont l’âme est en fer (d’un poids d’environ 170 grammes, d’un diamètre de 7,62 cm et d’une hauteur de 2,54 cm), utilisé dans le jeu le plus populaire des pays froids. Et puisque le froid sévit également sous nos latitudes, nous avons, nous aussi, nos passionnés de ce sport. La passion pour le hockey au Piémont a des origines très anciennes, même si les fortunes ont été très contrastées : de nombreuses sociétés ont disparu, d’autres sont réapparues, comme la turinoise Real Torino Hockey Club qui évolue aujourd’hui dans le championnat interrégional de Série C ou encore la HC Torino Bulls 2011en série C. L’Ice Hockey Club Draghi Torino, née en 1967, compte aujourd’hui sur le seul secteur juvénile, alors que l’All Stars Piemonte a disparu, tout comme, dans un passé plus lointain, la Nord Torino et la Juventus. L’approche des Olympiades a redonné du courage au groupe de passionnés qui, en 2001 à Pignerol, a fondé le Hockey Club, aujourd’hui en série C, et qui œuvre sur les secteurs juvéniles des moins de 8 ans jusqu’au moins de 16 ans. La présence d’installations s’avère, en effet, fondamentale dans le développement de ce sport typiquement hivernal. Cette dynamique s’est également répétée à Pradleves où, grâce à la piste locale de patinage, l’association omnisports, affiliée à LIBERTAS et à la FISG (la fédération des sports sur glace) propose des équipes de jeunes à partir de 8 ans et d’adultes jusqu’à 40 ans, qui se retrouvent pour partager cette passion. « La piste est ouverte le jeudi, le vendredi et le samedi soir, ainsi que les après-midi de samedi et dimanche. On peut y patiner et prendre des leçons de patinage artistique », indique l’exploitant de la piste, passionné de hockey.

LE PASSÉ ET LE PRÉSENT PASSENT PAR LA « VALPE »Évidemment, on ne peut parler du hockey piémontais sans citer les champions de la HC Valpellice Bulldogs, dite « Valpe ». La première société piémontaise de hockey a, en effet, été créée à Valpellice : nous sommes en 1934 et les pionniers de cette aventure qui, aujourd’hui encore, passionne les supporters piémontais, ont été deux étudiants Giorgio et Giuseppe Cotta Morandini qui entraînèrent avec eux leurs compagnons du même âge. « La légende veut que les crosses et les palets soient apparus pour la première fois sur le lac naturel Blancio, entre Luserna San Giovanni et Torre Pellice, et la première partie se disputa le 26 décembre 1937, une défaite 6-8 contre le Guf Torino » indique Daniele Arghittu, journaliste à l’Eco del Chisone, expert du « Valpe » et auteur de recherches historiques sur l’équipe. Après la guerre, les championnats refirent leur apparition et, dans les années 50, commença l’épopée de l’équipe dans les différentes séries. Sept ans en série A, puis des hauts et des bas dans les premières séries jusqu’en 2005 lorsque les Olympiades de Turin 2006 offrirent un nouveau palais des glaces, dédié à Giorgio Cotta Morandini.Aujourd’hui, la HC Valpellice est une société luttant pour la suprématie dans la première série italienne, après avoir remporté une Coupe d’Italie historique en 2013, et s’appuyant sur un secteur juvénile complet. Elle peut compter sur des milliers de supporters : le hockey est un sport rapide, spectaculaire et dur, trois ingrédients en mesure de « chauffer » le public à quelques mètres de la glace.

L’APRÈS TURIN 2006 : PISTES DANS LES PRoVINCES DE CoNI ET DE TURINLes jeux olympiques d’hiver ont, sans nul doute, étaient profitables au monde du patinage et du hockey au niveau des structures : outre le nouvel équipement de Torre Pellice, principalement utilisé pour les entraînements, ainsi que le palais des sports Tazzoli de Turin, fut érigée la piste de curling à Pignerol, alors que le cœur des parties se disputait dans le palais olympique, anciennement palais Isozaki et aujourd’hui palais Alpitour.Dans la province de Coni, outre Pradleves, les opportunités de « patiner » sur des équipements naturels sont nombreuses : l’ATL de Coni signale, en effet, d’innombrables pistes, à partir de Crissolo où, dans la localité de Villa, a été aménagée une piste sur glace naturelle, tout comme à Bellino, un hameau de Sampeyre, et dans la bourgade de Fiandrini ou bien encore au boulodrome de Vernante. Parmi les localités de montagne équipées d’installations artificielles, citons Limone Piemonte, avec sa piste de 600 mètres carrés, Vinadio, à l’intérieur du magnifique Fort Albertin, et Roccaforte Mondovi, à l’hôtel Everest de Lurisia. D’autres pistes sont aménagées tous les ans au cœur des villes : à Coni, place Europa, de décembre à février, ainsi qu’à Saluces.

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Les vallées olympiques et le turinois proposent de nombreuses opportunités : outre les équipe-ments de Torre Pellice et Pignerol déjà cités, Turin dispose du palais des glaces Massari, rue Massari 116, de la patinoire Palavela, rue Ventimiglia, et du palais des glaces Tazzoli, rue San Remo 67, ainsi que de la magnifique piste sur la place Carlo Alberto, ouverte jusqu’au 22 février 2015. Autour de Turin, l’offre est complétée par les pistes des Centres Commerciaux Dora et 45° Nord de Moncalieri.

bienvenue dans le futur de la vente au details.a. – pg 64

AMlab est un laboratoire de recherche et d’élaboration de projets qui accompagne les entreprises dans leur évolution en s’appuyant sur son savoir faire et sur les outils suivants : STRATEGIE pour guider les entrepreneurs dans le changement, DESIGN pour promouvoir les idées, les conce-voir et les raconter, REALISATION pour permettre que les solutions innovantes et valorisantes prennent formes.Notre entreprise à depuis des années une emprunte internationale et une grande expérience dans les secteurs de la vente au détail et de l’Ho.RE.CA.Nous sommes une réalité jeune et dynamique dont les valeurs distinctives de la qualité italienne sont la pierre angulaire : recherche et innovation, beauté et durabilité, talent artisanal et créativité pour rester performants et anticiper les rapides évolutions du marché.L’innovation est une nécessité. “L’innovation appartient à celui qui possède discipline, profes-sionnalisme et idées. Pour pouvoir aller au-delà des frontières nous avons réuni une équipe qui possède une multitude de qualités différentes et de connexions inédites afin d’élaborer des solu-tions originales et arriver à bout de scénarios complexes.”Pour pouvoir réaliser des magasins, des hôtels, des restaurants et des concepts store, nous pro-posons à nos clients un mix de savoir faire et d’expertises qui découlent du monde du Marketing, du Design, de la sociologie et de la vente au détail.Pour Alessia Castelli, Manager en Communication et Marketing chez AMlab: vendre au détail si-gnifie trouver le juste équilibre entre la possibilité de concevoir des expériences de shopping uniques et le besoin d’améliorer l’utilisation de l’espace.L’endroit dans lequel se déroule l’expérience d’achat au moment où le consommateur s’en-gage à acheter, ne peut plus être laissé pour compte.Depuis la nuit des temps, les commerces ont favorisé de grandes discussions sociales, écono-miques et politiques qui ont boulversé le monde moderne. Le rôle, l’organisation et la forme de ces lieux ont été le reflet des transformations qu’a subit notre société.Qu’est ce qui a changé dans la vente au détail ?De quelle façon les habitudes des consommateurs ont-elles changé ?Y-a-t-il encore une marge de croissance ?Vu la situation actuelle, il faut chercher de nouvelles solutions. Notre défis quotidien est celui de dessiner de nouveaux scénarios, de trouver des solutions inédites et de prendre des chemins alternatifs. La seule façon de prédire le futur est de l’inventer chaque jour.

CoMMENT SE MoUVoIR DANS CETTE PERIoDE DE CHANGEMENTS CoNSTANTS ?La fréquence du changement des habitudes de consommation et du ressenti général accélère rapidement en changeant ainsi les moeurs, les lieux, les temps, la priorité. Cette accélération est du à un impact inattendu de la crise économique de ces dernières années qui a effacé beaucoup de certitudes.

Il est clair que le shopping ne satisfait plus des besoins primaires et que l’objectif n’est plus celui d’acquérir des produits indispensables. L’achat d’un produit satisfait une envie d’émancipa-tion, d’affirmation et d’assurance en soi.Le commerce est encore et toujours un mélange de sensations, de personnes et d’informa-tions.L’achat d’un produits qui aura en plus comme valeur ajoutée l’expérience d’achat, satisfait des besoins qui viennent de l’âme, du coeur, de l’esprit.

QU’ATTEND LA SoCIETE ACTUELLE DE LA VENTE AU DETAIL ?Celui qui pense que le besoin d’innover, dans la vente au détail, peut se réduire à un équi-librage et à du rafistolage, a déjà perdu. Il a perdu une occasion pour se lancer dans le futur, pour survivre, pour avoir encore quelque chose à dire, une valeur, un sens, pour la société qui viendra. Qui pense que le projet d’un espace de vente est un travail réservé aux designers, créa-teurs et artistes se trompe. Pour Alessia Castelli, Manager en Communication et Marketing chez AMlab, c’est un processus qui unit différents professionnels, qui contribue à la création d’un mix entre esthétique, expérience d’achat et réussite économique. Tout d’abord, le magasin doit répondre à la satisfaction du client et à sa fidélité dans le temps. L’espace doit répondre à des critères de fonctionnalité et d’efficacité, doit consentir une lec-ture et une navigation claire, doit permettre au client de le comprendre et de se sentir à son aise. L’environnement doit soulever sa curiosité, le stimuler et l’occuper.De plus, le magasin doit recréer la sensation d’une forte personnalité. Il est essentiel que l’image puisse être identifiée et reconnue et que le consommateur soit capable de la percevoir de façon claire et cohérente sous tous ses aspects. Le renouveau de la vente au détail ne peut passer que par la personnalité et le coté unique de l’espace de vente. L’expérience d’achat commence à faire la différence du moment où le produit est facilement identifiable.Le but du consommateur n’est pas tellement l’envie de posséder mais le désir d’éprouver de nouvelles sensations jamais expérimentées auparavant. Les consommateurs sont avant tout cher-cheurs d’émotions. L’espace contemporain de vente est un lieu complexe qui englobe de multiples aspects non seu-lement spacieux et pratiques, mais également sociaux, culturels et économiques qui déterminent le caractère et la spécificité. Le point de vente est un ensemble de relations qui doivent être racontées et projetées dans une dimension qui va au-delà de l’apparence physique. Le magasin devient alors le lieu idéal pour représenter, trouver et consommer des idées, des styles de vie et une imagination construite ad hoc.Il y a donc une marge de croissance pour les lieux capables de créer de la valeur et de rendre de l’authenticité, grâce à une expérience d’achat unique et singulière, mais entièrement crée sur mesure, personnalisée sur la base des exigences du client et de ses besoins.A qui doit-on donc se confier ? Durant ces dernières années le retailler s’est adressé à l’agenceur en pensant qu’il lui donnerait la solution ou au designer convaincu que celui-ci est l’unique dé-tenteur du “bon gout”.Selon Alessia Castelli, Manager en Communication et Marketing chez AMlab, aujourd’hui les règles de la vente au détail ont changé et on ne peut plus ignorer l’importance de la synergie entre retail et design, marketing et sociologie des consommations dans la création et réalisation d’un lieu d’achat.

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