[UNICO] people&style 09/11

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Poste Italiane spa - Spedizione in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1, comma 1, DCB/CN - anno III - numero 09 - MAggio - Giugno 2011 Version française e 5,00 sergio chiamparino | cuneo calcio femminile | santa chiara a bra | moda intimo e country | il monviso principato di monaco la granda tra giro e tour soccorso alpino angeli dei monti hic et nunc qui ed ora, impegno e costanza

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Il magazine della provincia di Cuneo maggio/giugno 2011

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Qui ed ora. L’espressione sintetica della filosofia esistenzialista che considera l’uomo nella fragilità della sua condizione finita. Significa essere costantemente e perfettamente “presenti a sé stessi” in qualsiasi circostanza, sia di luogo sia di tempo. Applicandola dovremmo riuscire ad eseguire qualsiasi azione della nostra vita con la massima pienezza, consapevolezza e la piena comprensione di ciò che si sta facendo. Ed esserne veramente appagati. La montagna è uno di quei luoghi in cui maggiormente sentiamo la necessità di essere presenti a noi stessi: le difficoltà del percorso ci impongono un’attenzione particolare che viene ricompensata poi dalla soddisfazione della meta raggiunta. Noi vi portiamo sul Monviso, fra storia e natura di uno degli angoli più belli della provincia di Cuneo. Un itinerario che si snoda nelle Valli Po e Varaita, fra curiosità, tradizioni e i prodotti della gastronomia locale, per arrivare ai rifugi alpini sulle tracce dei primi escursionisti che, a fine ‘800, aprirono la strada al trekking ed all’alpinismo sportivo. Sulla vetta troviamo un inedito Giorgio Chiamparino, sindaco di Torino, con cui chiacchieriamo di montagna e delle vallate cuneesi, le sue passioni. Da questo numero [UNICO] è ancora più people & style: ritratti, storie di personaggi, luoghi e prodotti del territorio hanno una visibilità ancora più internazionale. Dopo poco più di un anno di attività dedicata principalmente alla provincia Granda, consolidata la presenza negli aeroporti di Cuneo e Torino, la redazione allarga gli orizzonti ed approda nel Principato di Monaco, lo stato più glamour ed attivo del Mediterraneo. Un’ulteriore opportunità per presentare eccellenze del territorio che meritano l’attenzione di un pubblico attento alla qualità, scoprendo cosa accade in questo angolo di paradiso ove da tempo fervono i preparativi del matrimonio del Principe regnante SAS Alberto II e la bella Charlene Lynette Wittstock.

Da parte mia - e di tutto lo staff di UNICO - un ricordo commosso a Pietro Ferrero. Il silenzio è doveroso. Per lui. Ma non solo.Nella sua memoria, ancora una volta, le radici di una rinascita.

Roberto Audisiodirettore artistico

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EDITORIALE

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Rivista bimestrale della provincia di CuneoAnno III • Numero 09 • Maggio - Giugno 2011

Direttore responsabile:Alessio Botto • [email protected]

Direttore artistico:Roberto Audisio • [email protected]

Redazione Centrale:Giovanna Foco - [email protected]

Redazione Monaco:Maria Bologna - [email protected]

Concessionaria unica di pubblicità:BB Europa Edizioni • via degli artigiani, 17 - Cuneo

Direzione Marketing & pubblicità:Jolanda Bivona • [email protected]. +39.388.61.86.091

[UNICO] è una pubblicazione di BB Europa EdizioniVia degli Artigiani, 17 • 12100 Cuneo tel. +39.0171.60.36.33Reg. Trib. di Cuneo n. 617 del 1 Agosto 2009

Stampa:TIPOLITOEUROPA • [email protected] • www.tipolitoeuropa.com

Tutti i diritti riservati, è vietata la pubblicazione, anche parziale, senza l’autorizzazione dell’Editore© BB Europa Edizioni. Nell’eventualità che testi e illustrazioni di terze persone siano riprodotti in questa pubblicazione, l’editore è a disposizione degli aventi diritto non citati. L’editore porrà inoltre rimedio, a seguito di segnalazione, ad eventuali non volute omissioni e/o errori nei relativi riferimenti.

Garanzia di riservatezza per gli abbonati.L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiedere gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a: “BB Europa Edizioni” - Responsabile dati UNICO - Via degli Artigiani, 17 - 12100 Cuneo. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico della “BB Europa Edizioni” saranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata e gli allegati, anche pubblicitari, di interesse pubblico (legge 675/96).

Puoi trovare [UNICO] nelle migliori Edicole della Provincia di Cuneo. A Torino nella Libreria Internazionale Luxembourg. Nei migliori locali del Principato di Monaco

Questo numero è stato chiuso in redazione il 30 aprile 2011.

In copertina: Al cospetto del Re di Daniele Molineris.

AlessioBotto DIRETTORERESPONSABILE

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CONTRIBUTORS

con il patriocinio di:

Si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo numero

hanno scritto:

Roberto AudisioEnrico BertoneMaria BolognaFrancesco DoglioGiovanna FocoFabrizio GardinaliLuca GiacconeEraldo GiubergiaWalter LambertiPaolo MonnettiLuca MorosiSergio OddoveroAlessandro ParolaGianluca PasqualeRosaria RavasioGuido TestaGiorgio TrichiloMaria Carta VaninaSegreteria Club Unesco Cuneo

hanno fotografato:

Paolo AnsaldiRoberto AudisioOscar BernelliEnrico BertoneMaria BolognaFrancesco DoglioMichele FinoJM Follete ACMFrancesco MarzovilloDaniele MolinerisBruno Murialdo - Carpe DiemAlessandra Witzel Archivio Comune di Mellepress office BRCpress office CSVpress office Giro d’Italiapress office Tour de France

traduzioni: Lidia Dutto

aderente a:

RobertoAudisio DIRETTOREARTISTICO

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JolandaBivona DIREZIONEMARKETING & PUBBLICITÀ

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Seguici su facebookUNICO PEOPLE & STYLE

RITRATTO12 | Monviso, passione mia 19 | Sicurezza e determinazione 21 | Non di solo tacchi28 | Il deus ex machina del volontariato

SOCIETÀ E COSTUME14 | AAA Monte-Carlo offresi

STORIA E STORIE24 | Angeli dei monti

SPORT30 | Giro d’Italia e Tour de France34 | Il green scout cup

BENESSERE36 | Intonazioni di lusso al Boscareto

LUOGHI41 | Santa Chiara a Bra

IN CASA DI44 | Rigore e semplicità

FASHION STYLE48 | Sogni intimi per notti colorate 52 | Country and love in un relais diVino

EONOMIA60 | Money, money, money

ATTUALITÀ64 | Cinquant’anni di UNESCO

ITINERARI68 | A spasso senza meta nel mistero

NATURA72 | Itinerari tra terra e cielo. Il Monviso

PRODOTTI DI GUSTO78 | Monviso da gustare

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5 | EDITORIALE9 | SOMMARIO10 | PRIMO PIANO59 | L’INTERVISTA IMPOSSIBILE84 | LIFE STYLE 88 | PILLOLE DI FISCALITÀ89 | SHOPPING MON AMOUR90 | IN VETRINA – DESIGN91 | MUSICA92 | BONTÀ A TAVOLA93 | LEGGE95 | FINANZA96 | ARTE100 | ESSERCI103 | VERSION FRANÇAISE

RUBRICHE

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PrimoPianoTHANKS PRINCE CHARLESCarlo d’Inghilterra, Principe del Galles, ha consegnato alla WS Energia spa il premio Global Partnership Award, impresa creata e amministrata dall’ingegnere, imprenditore saluzze-se socio fondatore del Centro Ricerche ISCAT srl, Gianfranco Sorasio e dall’ingegnere portoghese Joao Wemans, per la miglior innovazione tecnologica sviluppata da un’impresa portoghese e proposta nel Regno Unito. La WS Energia spa è impresa leader in Europa nello sviluppo e produzione industriale di componenti a concentrazione ed inseguimento solare per la generazione intensiva di elettricità da fonte fotovoltaica.

“CITYBREAK”: PRENOTAZIONI ONLINE PIÙ FACILI IN PIEMONTEPresentata a Cuneo, alla presenza dell’assessore regionale al Turismo Alberto Cirio, la piattaforma di prenotazione “City Break”: un sistema di prenotazione online che la Regione Piemonte ha acquisito e concesso in uso alle A.T.L. e alle strutture ricettive localizzate nel territorio regionale. Il sistema Citybreak, sviluppato dall’azienda Visit Tecnology Group che ha base in Svezia, è già stato adottato dagli uffici turistici di grandi città europee quali Copenaghen, Stoccolma, Oslo, Lione e Nantes.Il sistema è costituito da una componente di back office e da una di front end. Il back office sarà reso accessibile alle strutture aderenti per il caricamento dei dati, delle disponibilità e delle tariffe di vendita. L’A.T.L. del cuneese controllerà le informazioni relative alle strutture e fornirà loro tutta l’assistenza necessaria al buon funzionamento del sistema, mentre l’implementazione dei dati, la responsabilità delle informazioni concernenti disponibilità e prezzi, nonché eventuali fenomeni di overbooking saranno a carico delle strutture aderenti.

IL PIACERE DELL’ANTICODal 13 al 22 maggio, a Saluzzo, XXIVa edizione della Mostra nazionale di antiquariato.Si presenta anche quest’anno con una formula collaudata e apprezzata dal pubblico e dagli addetti ai lavori. Come sempre, per l’occasione sono ospitate importanti esposizioni collaterali di opere non in vendita. Concepita con rigore metodologico e scientifico, la mostra coinvolge i visitatori in uno stimolante viaggio a tema nel mondo dell’arte.

Info: Fondazione Amleto BertoniCittà di Saluzzo - Presidente: Michele A. FinoTel: 017543527 - 017543375 Fax: [email protected] per il pubblico: dal lunedì al giovedì: 15-20; venerdì 15-23, sabato e domenica: 10.30-20

OCCHIO ALLA STORIADa maggio torna l’iniziativa Castelli Aperti: 114 tra beni storici, artistici e architettonici diffusi sul territorio delle province di Alessandria, Asti e Cuneo in parte privati ed in parte pubblici si aprono a tutti e si raccontano grazie alle visite guidate. Il patrimonio dell’iniziativa è formato da castelli, palazzi, ville, torri, giardini, musei ed itinerari storici ed artistici. L’iniziativa è promossa dalle Province di Cuneo, Asti eAlessandria con il contributo della Regione Piemonte. Tra le novità 2011 in provincia di Cuneo aderiscono il complesso Feudale Malin-gri a Bagnolo Piemonte, il castello di Barolo, Casa Pellico a Saluzzo, il Castello di Sale San Giovanni e il castello di Mango. Quest’anno la rassegna si arricchisce di due giornate dedica-te all’iniziativa di Castelli e Giardini Aperti. info: [email protected] - 334.9703432

GREENACCORD TORNA A CUNEOIl Forum Internazionale dell’Informazione per la Salvaguardia della Natura, organizzato dall’associazione Greenaccord, di nuovo a Cuneo dal 19 al 22 ottobre rinnovato nei contenuti e nello spirito. Per la nona edizione il tema scelto è complesso e innovativo: il rapporto tra Media, democrazia e sostenibilità. Attenzione particolare sarà riservata ad una evoluzione della democrazia verso nuove forme di partecipazione, nelle quali l’informazio-ne e la comunicazione assumeranno un ruolo sempre più importante, con una conseguen-te responsabilizzazione degli operatori dei Media.La Conferenza Stampa di presentazione è stata fatta nella Prefettura di Cuneo: un suggello che evidenzia l’importanza dell’iniziativa.

PrimoPianoTORNA AD ALBA L’ANTEPRIMA INTERNAZIONALEDI BAROLO, BARBARESCO, ROEROBarolo, Barbaresco e Roero, tre protagonisti, un unico evento: Nebbiolo Prima.La manifestazione internazionale che presenta in anteprima le nuove annate deitre grandi vini di Langa riserva molte novità per rendere la manifestazione,sempre più, il modo migliore per conoscere un vino: una filosofia, unterritorio. Nebbiolo Prima si rivolge ai giornalisti della stampaspecializzata di tutto il mondo e ad una selezione di buyers, che per cinquegiorni vivono in prima persona il mondo del Nebbiolo scoprendo così i moltitasselli del mosaico che compongono la Langa e il Roero, costituiti da aziendea misura d’uomo.8 - 13 maggio 2011 - Palazzo Mostre e Congressi - Alba (CN)

I LOVE BAROLO: AVVENTURA IN BARCA PER RIFARE L’ITALIAOscar Farinetti, patron di Eataly, organizza una traversata da Genova a New York: in barca, l’imprenditore ha chiamato il re della vela, Giovanni Soldini, a tenere la rotta, ma anche scrittori, editori, manager, imprenditori, matematici. Sono proposte sette tracce su cui discutere: la riforma della politica; ridurre la spesa corrente; migliorare le entrate; l’esercito e la diplomazia; l’Italia nel mondo; la giustizia, l’integrazione, l’ambiente e l’energia; per la semplificazione verso la laicità. Tre tappe intermedie nel viaggio: Palma de Maiorca, Gibilterra, Madeira nell’Oceano. Tra i compagni di viaggio: Alessandro Baricco, Antonio Scurati, Carlo Feltrinelli, Piergiorgio Odifreddi, Riccardo Illy, Matteo Marzotto, Giorgio Faletti e grandi cuochi come Ugo Alciati di Pollenzo e Mario Batali di Eataly New York.

ALBA MUSIC FESTIVALOltre cento gli ospiti dagli Stati Uniti e artisti provenienti da circa una quindicina di Paesi del mondo. Alto il livello dei solisti, a partire da Giuseppe Nova, Jeff Silberschlag e Larry Vote che curano anche la direzione artistica. Questo è Alba Music Festival, giunto alla ottava edizione: dal 10 al 31 maggio. Fitto il calen-dario. L’inaugurazione è giovedì 19 maggio, con anteprima il 15 nella Fondazione E. di Mirafiore a Fontanafredda. Il festival prosegue ininterrottamente sino a fine maggio, presen-tando una media di due concerti al giorno. La programmazione tocca i brani del grande repertorio sinfonico, la musica da camera, i recital, la musica antica e contemporanea.Info e calendario: www.albamusicfestival.com

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17 marzo 1861: è proclamata l’Italia uni-ta. 30 agosto 1861: prima ascensione

del Monviso ad opera della cordata composta da William Mathews, Frederick Jacomb, Jean Baptiste Croze e Michel Croz. A centocin-quant’anni di distanza c’è una persona che ha il piacere di festeggiare con entusiasmo i due anniversari. È il sindaco di Torino, prima capitale dell’Italia unita: Sergio Chiamparino. Il Primo cittadino è un provetto alpinista che vanta ben quattro ascensioni del Monviso: nel 1988, nel 1998, nel 2006 e nel 2010. Di queste avventure e della sua passione per la monta-gna, Chiamparino ce ne parla ospitandoci nel suo ufficio, all’interno del Municipio del capo-luogo piemontese. “Il Monviso emana un fascino particolare e nel-

monviso, passione miaFATICA, SUDORE, PRUDENZA E DETERMINAZIONE PER UN PRIMO CITTADINO ALPINISTA, SERGIO CHIAMPARINO

DI GIORGIO TRICHILOPHOTO: ARCHIVIO PRIVATO

lo stesso tempo ha la forza di incutere un certo timore. Il suo profilo è quello della montagna per ec-cellenza” esordisce Sergio Chiamparino che sottolinea: “Non è un caso se qualcuno dice che la Paramount lo abbia scelto come icona del suo famoso marchio. Nella casa di produzione cinematografica ame-ricana lavoravano alcune maestranze saluzzesi che realizzavano sagome di scena e sicuramen-te avranno influenzato la scelta”.

Signor sindaco come nasce il suo amore per l’alpinismo?“Non c’è un motivo particolare. Da ragazzo con gli amici andavo spesso in montagna perché era vicina; da passatempo si è trasformato in passione”.

Sergio Chiamparino, con i compagni di cordata, sulla vetta del Monviso nel luglio 2010. Anticipando di un anno i festeggiamenti per l’Unità d’Italia e per la prima ascensione al monte, ha posto sulla cima il gagliardetto tricolore ed il gonfalone ufficiale della città di Torino.

Nella pagina seguente:l’amore per la montagna lo ha portato per ben quattro volte in cima al Monviso. Per la salita alla vetta percorre la via normale che si sviluppa sul lato sud. Raggiunge il rifugio Quintino Sella partendo da Pian del Re, poi, attraversato il Passo delle Sagnette si dirige verso il bivacco Andreotti e quindi attacca la parete sud.

Veniamo al Monviso: lei lo ha scalato quattro volte e l’ultima è legata ad un evento partico-lare. Ce lo può raccontare?“Sì, nel 2010. Diciamo che ho anticipato di un anno i festeggiamenti in onore dell’Unità d’Ita-lia e della prima ascensione di questa monta-gna: io e i miei compagni di cordata abbiamo posto sulla cima il gagliardetto tricolore e il gonfalone della Città di Torino. La prossima volta vado a controllare che ci siano ancora!”.

Per salire sul Monviso quale via ha percorso?“Tutte le volte sono salito percorrendo la via normale che si sviluppa lungo la parete sud. Si raggiunge il Rifugio Quintino Sella partendo da Pian del Re. Poi occorre contornare la monta-gna e, attraversato il Passo delle Sagnette diri-gersi verso il bivacco Andreotti. Superato que-sto bivacco Andreotti (3225 m), si attraversa brevemente per 200 m il ghiacciaio Sella quindi si attacca la parete sud.

Quanto tempo ci ha impiegato?“In tutto dodici ore. Ho perso quattro chili di peso.”

Che tipo di alpinista è Sergio Chiamparino?“Tendenzialmente propendo per l’alpinismo classificato facile. Affronto generalmente vette dalla difficoltà di terzo grado, ma mi sono mi-surato anche con passaggi di quarto grado. A questa mia passione vorrei dedicare più tempo. Purtroppo almeno per ora non posso.”

Il suo rapporto con la montagna cuneese è limitato alle esperienze sul Monviso?“Tutt’altro! Sono di casa tra le montagne della provincia di Cuneo. Amo la Val Maira, dove ho raggiunto la Rocca La Meja, la Rocca Provenzale, il Pelvo d’Elva. E poi penso anche al Monte Argentera, la Cima Maledia, il Monte Gelàs sul confine italo-francese: dalle Alpi Marittime si ammira un panorama bellissimo”.

La montagna insegna anche una serie di va-lori. Quali ha trasposto nella sua attività di politico e amministratore? “La prudenza e la determinazione. La prudenza ti spinge a calcolare bene un passo dopo l’al-tro; la determinazione fa sì che uno vada fino in fondo ai problemi anche quando verrebbe voglia di arrendersi.”

Anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno è un amante della montagna. In occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, il sindaco della prima capitale e quello dell’attuale non po-trebbero fare una scalata insieme?“Alemanno è molto più allenato di me, ha com-piuto imprese in Nepal che sono fuori della mia portata. Mi sembra, comunque, una buona idea. Sarebbe bello festeggiare insieme i 150 anni, magari proprio sul Monviso. Gli rivolgo l’invito dalle colonne della vostra rivista.”

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A come Alberto, ovviamente, ma anche Africa, ambiente, ambizione, arte, avventu-

ra, animali ed associazioni. E poi ancora accordi internazionali, aziende di prestigio, amici VIP, acqua e oceani, aristocrazia e antichità, attività imprenditoriali, anteprime mondiali, api e mie-le, Accademia della Cucina e quella di Danza dedicata alla Principessa Grace.

C’ERA UNA VOLTA MÓNEGUE, MÚNEGU ED INFINE MONACO Meglio conosciuto come Monte-Carlo, nome del quartiere più noto dei 5 monegaschi (gli altri sono Monaco-Ville, La Condamine, Fontvieille, Moneghetti e Larvotto-Saint Roman, ndr) il Principato di Monaco conta, ad oggi, ben 121 diverse nazionalità su 35 352 resi-denti effettivi. Di questi, secondo una stima for-

a.a.a. monte-carlo offresiUNICO APPRODA NEL PRINCIPATO PER RACCONTARE PEOPLE & STYLE D’OLTRALPE

DI MARIA BOLOGNA

nita dalle Divisione Statistiche della Direzione dell’Espansione Economica datata 2008, ben 6596 sono italiani che sul totale rappresentano, dopo i francesi ed i monegaschi, la comunità straniera più numerosa. I residenti monega-schi però, da troppo tempo, sono identificati, nell’immaginario collettivo, per lo più come una comunità esclusiva e d’elite, costituita da rampolli di famiglie milionarie scappate dall’Ita-lia dei tempi del terrorismo e della crisi, oppu-re pensionati di lusso, o ancora nulla facenti e benestanti. Per tutti loro, al di là dell’età e delle nazionalità di appartenenza, l’attività principale consisterebbe nell’ozio, quando non si soggior-na alle Terme, sullo yacht o stesi bordo piscina o in spiaggia, o per il tempo che resta nell’inse-guire solo ed esclusivamente cocktail, vernissa-ge, feste mondane e galà prestigiosi.

Una vista serale sul Porto di Montecarlo dalla rocca di Monaco. È l’ora in cui si accendono le mille luci scintillanti dei ristoranti e dei locali alla moda della vita notturna che attirano sempre una clientela internazionale e cosmopolita. photo: Maria Bologna

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PRINCIPATO DI MONACO: NON SOLO GLAMOUR ADDICTEDMa se è vero che a Monaco esistono tante oc-casioni per passare il tempo libero e divertirsi, non c’è nulla di più sbagliato nel credere che solo effimeri ed evanescenti edonisti possano trovare qui il loro habitat ideale. Come per tante cose, la realtà si scopre solo vivendola da vicino e non è certo uno scoop raccontare che, per la gran parte di residenti, e non solo italia-ni, nel Principato di Monaco si lavora ed anche tanto. A testimoniarlo concretamente ci sono i fatti. Mediamente, ogni giorno, sono circa 3500 i trasfrontalieri provenienti dalla vicina Liguria e qualcuno anche dal Piemonte che regolarmen-te incrementano la forza lavoro intellettuale e la manodopera, generica e specializzata richie-sta dai numerosissimi cantieri edili, ristoranti e hotel vari. Senza contare poi che a questi si aggiungono la gran massa di lavoratori prove-nienti dal bacino francese (stimati intorno ai 10.000 individui) per un totale di circa 44 633 individui salariati, compresi i 7540 residenti a Monaco (dati forniti dalla CCSS di Monaco, set-tembre 2009). Certo, per una superficie come quella di Monaco, che conta 202 ettari, diga in-clusa, sono numeri davvero impegnativi ma è la regola della domanda e dell’offerta che qui non concede eccezioni, soprattutto visti i vantaggi che, in particolare per gli italiani, comporta una fiscalità leggera. A questo punto allora è legit-timo chiedersi perché non svagarsi, dopo una giornata di lavoro o durante il weekend. È pro-prio in questa circostanza che, tra gli altri, ‘fiori-scono’, belli come il sole, gli effimeri e gli edo-nisti da non confondere con quei veri epicurei, che qui vivono, lavorano o consumano, e che confortano in maniera sana l’economia mone-gasca ed il proprio benessere. Infatti è grazie a queste categorie di persone che il mercato dei divertimenti notturni e della ristorazione qui non conosce crisi ed è sempre in continua evo-luzione, soprattutto in Costa Azzurra.Inutile invece elencare le altre buone ragioni

che spingono molti italiani ad oltrepassare il confine: la sicurezza, l’ordine per le strade e la qualità di vita nel Principato di Monaco sono dei must acquisiti che non tempo smentita. Scegliere di espatriare a Monte-Carlo pare dun-que una scelta vincente ed alternativa, solleci-tata, neanche farlo apposta, dalla nuova politica del governo monegasco, così come recente-mente raccontato dal primo ministro, Michel Roger invitato d’onore, qualche mese fa, alla cena organizzata dall’associazione imprenditori italiani a Monaco (AIIM).

UN’OPPORTUNITÀ PER I GIOVANI DI TALENTO E PER AZIENDE DEL FUTUROL’attrattività economica sempre di più al servizio degli imprenditori. Per rispondere alle esigenze di modernizzazione richiesta dal progresso e

Il primo ministro Michel Roger appoggia la politica del governo monegasco che incentiva gli investimenti stranieri nel Principato.photo: Maria Bologna

La rocca di Monaco - vista dal Jardin Exotique - continua ad attirare molti italiani per la sicurezza, l’ordine per le strade e la qualità di vita assicurata.photo: Maria Bologna

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dalle rigide regole dell’economia mondiale, no-nostante la crisi economica continui ad imper-versare e mietere le sue vittime illustri in tutti gli stati occidentali, il governo monegasco ha dun-que recentemente presentato il nuovo Istituto di Statistica e consolidato il Monaco Business Office, struttura fondamentale che fornirà, sia agli imprenditori già presenti sul territorio che ai futuri pionieri che decideranno di espatriare, quegli strumenti necessari per installarsi con successo e beneficiare dei vantaggi economici/fiscali offerti dall’amministrazione monegasca. Il tutto avverrà, ovviamente, con il concreto sostegno della Chambre de Développement Economique di Monaco (CDE) o della Jeune Chambre Economique di Monaco ( JCEM) nel caso si decida di partecipare al Concorso per giovani creatori d’Impresa.Ma di questo e di tante altre cose, oltre a rac-contare del bel vivere, volendo pasteggiare in esclusivi ristoranti che brillano di altrettanti chef stellati; facendo del bene partecipando a galà esclusivi e navigare come in un sogno, tra gli yacht più esclusivi; scoprendo i segreti degli hotel e nei centri benessere dai trattamenti e servizi unici; ed infine conoscendo in antepri-ma dei grandi eventi culturali e mondani, beh, di tutto questo e molto altro, avremo ancora modo di parlarne.

Il Gran Premio di F1 sulle strade di Monaco è da sempre uno degli appuntamenti immancabili non solo per il pubblico appassionato di motori, ma anche per chi ama l’atmosfera glamour che gli ruota intorno.photo: JM Follete ACM

I giovani imprenditori del Principato si ritrovano nella JCEM MONACO ( Jeune Chambre Economique de Monaco) rappresentati dalla Presidente Marina Mazza.photo: Maria Bologna

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Tutti sanno chi è. Quotidianamente si parla e si legge di lei su diversi net-work televi-

sivi o testate giornalistiche, del suo lavoro, dei suoi impegni istituzionali e del suo essere “per-sona”. Ma quanti la conoscono veramente?.Nicoletta Miroglio ha un fascino unico: severa e dolcissima allo stesso tempo, ti stupisce per quel suo essere “una vera donna”. Sempre im-prevedibile e piena di energia non segue sche-mi di vita “preconfezionati”. Quando pensi di averla raggiunta, lei ha già preso un’altra strada, è già salita su quel treno che ti fa amare il gioco della vita: la sfida.Già perché per Nicoletta la vita è proprio que-sto, una sfida continua che deve essere colta e superata per poter raggiungere sempre nuovi traguardi; non ha bisogno di confronti, in quan-to vive nella consapevolezza che ogni essere

sicurezza e determinazioneFIRENZE, NEW YORK, PARIGI E LONDRA ANDATA E RITORNO.IL VIAGGIO DI UNA LEADER CHE AMA LE SFIDE DELLA VITA.NICOLETTA MIROGLIO

DI ROSARIA RAVASIO

umano è unico e irripetibile: lei è.È una donna che nella vita ha lottato molto e niente le è stato regalato, pur essendo nata da una famiglia con un nome importante: “Miroglio” (che fa capo ad un grosso gruppo del mondo della moda albese), il metodo edu-cativo scelto dai genitori le ha fatto conoscere la gavetta: “Da sempre mi sono abituata ad al-zarmi presto la mattina, al massimo verso le sei e trenta” dice Nicoletta Miroglio. “Il mattino ha l’oro in bocca ed io ho sempre le giornate mol-to piene, non potrei fare diversamente. Questa comunque non è una cosa che mi pesa, anzi, con questi ritmi, mi sento energica, vitale. Apro gli occhi e sorrido pensando al mondo, a me piace stare con la gente, anche se non mi de-finisco una persona convenzionale. Ma credo che questo mi si legga in faccia”.

Nicoletta Miroglio, da alcuni anni alla presidenza di Confindustria Cuneo, è una donna che non ama i riflettori. I valori trasmessi dalla famigliale hanno insegnato che nulla viene regalato, e per questo nella vita ha lottato molto. Imprevedibile, energica e piena di energia accoglie le sfide della vita nella consapevolezza che ogni essere umano è unico ed irripetibile.photo: Oscar Bernelli

Tutti noi abbiamo una persona che ha segnato la strada e le scelte della vita. Nel suo caso chi è?“Mia madre. Mi ha sempre sostenuto, nei mo-menti di difficoltà è riuscita a trovare le parole giuste per farmi credere nel futuro con ottimi-smo. Nelle orecchie mi tornano sempre alla mente le sue parole: “Nicoletta sei forte, io lo so che malgrado tutto tu ce la farai”. Quando ero adolescente, come la maggior parte dei ragazzi di quell’età, mi sentivo insicura ed ero piena di complessi, ma mi bastava leggerle nello sguardo e tutto si appianava: lei credeva in me”.

Una vita, un’avventura ad ostacoli la sua.Conosciamo tutti la Nicoletta di oggi, e quella d’ieri?“Già a quattordici anni sono stata mandata a fare il liceo classico all’Istituto Santissima Annunziata di Firenze. In seguito sono poi partita per New York, dove ci sono rimasta tre anni, lavorando in un’impresa tessile della VII Avenue. Rientrata in Italia, dopo poco tempo sono ripartita per Parigi, soggiornandovi per due anni, mentre seguivo l’ufficio commerciale dell’azienda di famiglia. Garantisco che, al di là delle apparenze, non è stato facile: non c’è rosa senza spine”.

E poi?“Poi sono tornata in Italia, perché papà si era ammalato di leucemia e desiderava avermi vici-no. Da allora sono sempre rimasta nell’azienda di famiglia seguendo il ramo commerciale este-ro dei tessuti. In mezzo a tutto questo, comun-que, mi sono anche sposata, facendo un figlio che oggi ha 28 anni”.

Qual è il suo rifugio, il luogo dove ritrova sé stessa e la sua anima?“Adoro il mare e la mia casa di Portofino. Lì ritrovo me stessa. Non è una casa sfarzosa, è arredata con mobili di recupero e il colore che prevale è il bianco. Dentro come fuori: mi sono circondata di gelsomini, di cui amo il profumo e la dolcezza, passo le mie giornate tra il giar-dinaggio e il mare, facendomi coccolare dalla natura. C’è anche un altro luogo, però, che è molto importante per me, un altro rifugio: la mia casa di Londra. È il posto dove vado per ricaricare la mente, quando sono là mi butto nella lettura, frequento mostre, musei, faccio ricerche ed approfondimenti. È una città che mi stimola molto, sia a livello culturale, che creativo”.

E le piace ricevere?“Certo! Ho tanti amici, molti di Milano e Torino, che amo accogliere nelle nostre Langhe soprat-tutto in autunno, nel periodo del tartufo.Devo dire che mi piace molto anche mangiare, comunque, soprattutto la pasta, per precisione, gli spaghetti. Come? Se sono spaghetti in tutti i modi”.

Nicoletta, un profilo di donna speciale, una donna che ha lottato e sofferto per essere ciò che è oggi, una figura esemplificativa del per-corso e della maturazione di una generazione “di mezzo”, che ha dovuto farsi strada con fatica, per imporre le proprie capacità ad una società molto tradizionalista, quale quella cu-neese.

Nella vita ha viaggiato molto fin da ragazza: studi a Firenze poi a New York per le prime

esperienze di lavoro, quindi Parigi e ancora in Italia. In confidenza ci racconta però che i luoghi

che ama di più sono le Langhe, dove riceve gli amici, e Londra, la città in cui spesso si ritira

per ricaricare la mente e raccogliere gli stimoli creativi nella sua casa rifugio.

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Cuneo diventa sempre più “rosa” anche nel-lo sport di squadra più seguito al mondo.

Il Cuneo Calcio Femminile, società nata nel capoluogo nel 1985, da due anni è infatti bal-zata all’onore delle cronache per un’excalation nei campionati nazionali FIGC. Nella stagione 2008-2009 vince il campionato di serie C pas-sando quindi nell’impegnativo campionato nazionale di B, con trasferte in tutta Italia. Le cuneesi furono un’autentica rivelazione in serie B e, nonostante fossero una neopromossa, si piazzarono al quarto posto finale in classifica, cose che fruttò loro il ripescaggio in serie A2. Ma che il Cuneo sia una squadra in continua crescita lo dimostra anche l’attuale campionato di A2, dove le cuneesi stazionano nel gruppo di metà classifica, subito a ridosso delle “grandi” Milan, Como, Sestrese Genova e Atalanta. Per

non di solo tacchiLA SQUADRA FEMMINILE DI CUNEO GIOCA NEL CAMPIONATO A2.SEGRETI, PASSIONI, SOGNI DELLE DONNE DEL CALCIO

DI ROSARIA RAVASIO

le biancorosse quindi la soddisfazione di poter essere di diritto fra le prime 20 squadre in Italia.La società, guidata dal presidente Giorgio Calvetti, al suo interno ha anche una dirigen-za “al femminile” come Eva Callipo, Alessandra Witzel e Maria Grazia Sereno, che sta cercando di far conoscere ed apprezzare anche alla realtà del cuneese questo sport che all’estero, soprat-tutto negli Stati Uniti, è professionistico e ha un seguito al pari del maschile. Già da un anno si stanno raccogliendo i frutti, con un pubblico sempre più numeroso per le partite casalinghe allo “storico” stadio cuneese Fratelli Paschiero e con un interesse sempre crescente dei media, anche a livello nazionale.Il Cuneo non annovera solo una prima squa-dra in serie A2, ma ha anche un curato setto-re giovanile in espansione che vuole sfornare

Pallone da calcio, scarpe da gioco e tacchi a spillo negli spogliatoi dello stadio Paschiero, sede della società ACP Cuneo Calcio Femminile. Dopo 25 anni la squadra è impegnata nel campionato nazionale A2 facendo crescerele ragazze sia sotto il profilo umano che tecnico sportivo. photo: Daniele Molineris

Nella pagina seguente:per raggiungere gli obbiettivi servono sacrifici e determinazione. Un’azione di gioco fra giocatrici del Cuneo e del Milan e un momento di allenamento sul campo. photo: Alessandra Witzel

nuovi talenti con la squadra delle Juniores e con le Esordienti (bimbe nate negli anni ‘98-’99). Quest’ultime sono l’unica formazione in provincia di Cuneo di Esordienti interamente femminile che ogni sabato si deve “battere” contro squadre maschili. Uno scontro impari ma che servirà a sfornare sempre nuovi talenti per portare sempre più in alto il calcio in rosa della nostra città.

A TU PER TU CON LE RAGAZZEPer conoscere meglio le donne del calcio cuneese abbiamo sottoposto alcune di loro ad un’intervista parallela. In fondo sono ragazze comuni con sogni e speranze che si intrecciano agli allenamenti e alla passione sportiva. Allenamenti, partite, scuola o lavoro. Come riesci a conciliare il tutto? Ti resta del tempo libero? Come lo occupi?

Qual è il tuo sogno nel cassetto, oltre a quello di diventare “la calciatrice che fa storia”?

E la vanità? Come ti vesti quando non sei in tuta o in divisa?

Quali sono le tue letture preferite?

Il tuo cibo preferito?

Sei superstiziosa? C’è qualcosa che proprio non si deve fare o dire prima di una partita?

Quale la tua vacanza ideale?

La casa e il posto in cui vorresti vivere è...

ILARIA CURIOSO (1982)

Metto il calcio al primo posto. Ho sempre cercato lavori che mi permettessero di giocare. Il tempo libero è dunque poco, lo passo a fare shopping o a guardare altre partite, di calcio ovviamente.

Vincere al Superenalotto al qualegioco spesso.

Vesto sempre sportivo, comunque molto femminile e molto scollato.

Non mi piace leggere.

La pizza con la salsiccia, dopo l’allenamento.

Non sono superstiziosa.

Tanto sole e mare, mi piacciono i tornei di calcio al mare.

Il posto ideale in cui vivere è Cuneo: io sono di Torino e da un anno la squadra mi ha dato l’opportunità di vivere e lavorare a Cuneo per potermi allenare meglio. È veramente una bella città e spero di poter rimanere qui il più a lungo possibile.

VALENTINA SECHI (1985) CAPITANO

Quando si vuole qualcosa, si concilia tutto. Il tempo libero è poco, ma bisogna fare dei sacrifici per stare con gli amici, per riposarsi, per occuparsi di altri hobby.

Ci devo pensare.

Mi vesto sempre molto semplice, sportivo-casual.

Leggo molto poco.

La carne e il pesce.

Non sono superstiziosa.

Relax, mare, caldo.

Una casa semi indipendente, con un po’ di verde intorno in periferia. Non mi piacciono i palazzi nel centro città.

ARIANNA TESTA (1986)

Lavoro dalle 5,30 del mattino fino alle 19,30 di sera senza staccare. Mangio un panino al volo poi vado a casa, mi prepa-ro il borsone e vado ad allenarmi: questo è il prezzo da pagare quando uno lavora per conto proprio ed ha una passione come il calcio a questi livelli. Tempo libe-ro me ne resta ben poco. Le sere in cui non ho allenamento mi riposo. Rimane il sabato pomeriggio e la domenica sera che dedico agli amici.

Il mio sogno nel cassetto è avere la possi-bilità di passare tutta la vita in compagnia della persona che amo condividendo tutto.

Jeans, t-shirt o camicia, felpa o maglionci-no, scarpe sportive.

Fabio Volo, lo prediligo.

Amo la carne.

Sono superstiziosa, c’è una cosa che non bisogna dire prima di una partita però non te la posso svelare altrimenti svani-rebbe la superstizione.

La mia vacanza ideale è con la persona che amo insieme agli amici stretti; quasi sempre è difficile far conciliare le due cose per tanti motivi.

Ovunque basta che sia con la persona che amo.

ALESSIA COBELLI (1984)

Con tanta volontà e voglia, cosa che non hanno i maschi. Il resto del tempo libero lo occupo con dei lavori a casa e l’amore.

Avere una cantina e gestire la mia azienda.

Da donna.

Fabio Volo.

Polenta e cinghiale.

Non sono superstiziosa.

Madagascar e giro per le isole.

A casa mia.

ARIANNA PITTAVINO (1993)

Riesco a conciliare il tutto perché il pomeriggio studio e la sera mi alleno. Per me è l’ideale. Il resto del tempo lo occupo uscendo con gli amici e la famiglia.

Essere un chirurgo, ma non ho la testa adatta a tanti anni di studio.

Jeans e camicia.

I Romanzi.

Il pesce alla griglia.

Non sono molto superstiziosa, ma non si deve dire grazie ad un “in bocca al lupo”.

Le Seychelles.

Vorrei vivere in una alloggio vicino al mare a Rimini.

LUISA GIRAUDO (1994)

Vado a scuola quindi con gli allenamenti di sera e le partite alla domenica non è un problema. Nel tempo libero studio o esco con gli amici.

Andare a vivere in Australia.

Direi che mi vesto normale, niente di che. Però nelle occasioni speciali mi “metto in tiro”.

Preferisco il genere fantasy anche se non leggo molto.

La pizza.

Non sono superstiziosa: il risultato si decide in campo e non prima della partita.

Vacanze a Barcellona.

La casa non lo so, ma vorrei fosse in Australia.

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angeli deimonti

La chiamata arriva quando arriva, e non c’è niente da fare. Può essere una notte di set-

tembre, mentre piove a dirotto e il freddo inizia a far scricchiolare l’erba dei prati, o nel tardo pomeriggio di una domenica estiva, quando ci si sta per mettere sotto la doccia, stanchi, dopo una giornata di sole e montagna. La sensazione d’urgenza è sempre la stessa. Perché quando squilla il cellulare, e al posto del numero della fidanzata, della moglie o degli amici il nome che compare è quello del capo-squadra, si capisce in un istante che c’è qualcu-no in pericolo, ferito, forse disperso. Qualcuno che ha bisogno d’aiuto.A quel punto l’elicottero sarà già in volo, a metà strada tra la base di Levaldigi e i piedi delle montagne cuneesi. Atterrerà nell’arco di un quarto d’ora: bisogna prepararsi in fretta. Lo zaino è già a posto, sempre pronto in un arma-dio o nel baule dell’auto. Dentro ci sono chiodi e martello, un sacco di rinvii e di altre cose che potrebbero servire da lì a poco, in un canalone ripido, lungo un sentiero impervio o su una parete di roccia. Stanchi o meno, senza sapere bene cosa aspettarsi, ci si cambiano i vestiti e si indossano imbrago e giacca rossa. E si parte.

LA MONTAGNA NON UCCIDE, IN MONTAGNA SI PUÒ MORIRE.C’È CHI LOTTA PER LA VITA: SONO GLI UOMINI DEL SOCCORSO ALPINO

Non si tratta di protagonismo. Il più delle vol-te è solo un grande amore per la montagna a spingere alcune persone in questa direzione. “È che la montagna regala tantissimo - sinte-tizza un volontario trentacinquenne di Cuneo - e qualcuno, poi, sente il dovere e il piacere di ricambiare”.Quella del soccorritore non è una professione, ma volontariato altamente professionale. E c’è sempre qualcuno che si stupisce. Qualche tem-po fa, d’estate, una donna si slogò un ginocchio sul sentiero per il rifugio Questa, in alta valle Gesso. Una squadra partì a piedi, da Terme di Valdieri e la portò a valle sulla barella, a spalle. L’elicottero non poteva intervenire, quella vol-ta. Venne caricata in macchina da uno dei vo-lontari e portata al pronto soccorso, a Cuneo. L’automobile era nuova e confortevole e lei si complimentò per i mezzi che l’organizzazione del soccorso metteva a disposizione. Si stupì moltissimo quando le fu risposto che si tratta-va, invece, dell’auto privata del volontario.Qualche anno fa, il fatidico squillo arrivò dopo cena, con il tramonto. La centrale del 118, che da Torino smista le chiamate alle varie squadre sul territorio cuneese, aveva riferito al capo-

TESTO E PHOTO: FRANCESCO DOGLIO UNIC

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squadra di Cuneo che il gestore del Remondino aveva dato l’allarme per una comitiva di cinque alpinisti. Erano partiti la mattina presto, con l’idea di attaccare la cresta Sigismondi, la sot-tile linea di gneiss scuro che corre da sud a nord mettendo in fila le tre punte del massic-cio dell’Argentera. Un itinerario classico, senza difficoltà alpinistiche estreme, ma molto lungo. Il problema? Faceva buio, e non erano ancora tornati. L’elicottero non sarebbe potuto partire che il mattino seguente, di notte non vola. Si sarebbe dovuto intervenire da terra, alla vec-chia maniera.“Ci siamo trovati a Cuneo e poi siamo saliti con il fuoristrada fino al Pian della casa del Re - rac-conta Bruno, 61 anni, quarantacinque dei quali passati nel Soccorso -. Con gli zaini carichi di at-trezzatura, alla luce della lampade frontali, sia-mo saliti fino al rifugio per parlare con Franca, il gestore della struttura. Poi abbiamo raggiunto il colle dei detriti, da dove si può vedere l’attacco della cresta”. Il gruppo arriva in cima al canalone a mezzanot-te. Si lanciano richiami, si cerca di stabilire un contatto con i cinque dispersi e, con sollievo di tutti, questi rispondono alle grida.“Ci potevano sentire - dice Bruno - erano abba-stanza vicini. Ci hanno detto che stavano bene, ma con il buio non se l’erano sentita di scende-re l’ultimo tratto della via. Abbiamo detto loro di stare tranquilli, assicurarsi in qualche posto comodo e di aspettare. Lo stesso abbiamo fatto noi. Il colle dei detriti è un posto buono per bivaccare, e così abbiamo passato la notte lì. Il cielo era terso, non una nuvola, con una stellata bellissima; da una parte si vedevano nitide le luci di Cuneo e della pianura, dall’altra il mare e il porto di Antibes”.Il mattino seguente, poco dopo l’alba, la squa-dra aveva già risalito le placche che dal colletto Freshfield portano alla cresta, installando le corde fisse che avrebbero permesso ai cinque alpinisti una comoda e sicura discesa. “Per co-lazione eravamo già tutti al rifugio - dice Bruno

- a bere caffé e a riscaldarci al sole”.“L’anno scorso - dice Osvaldo Beccaria, respon-sabile del soccorso alpino della delegazione Alpi Marittime (che si occupa delle valli Gesso, Stura, Maira e Grana) - e solo durante il periodo estivo, abbiamo fatto 75 interventi, dei quali al-meno una cinquantina hanno visto l’intervento dell’elicottero. Il dato più interessante è che tra luglio e agosto le squadre sono state chiamate più di 30 volte, circa il doppio rispetto all’anno precedente”.C’è sempre più gente che frequenta la monta-gna e stanno aumentando a dismisura gli inci-denti “minori”, cioè quelli dove il ferito non è in pericolo di vita. Nei primi otto mesi del 2010, infatti, i soccorritori sono intervenuti solo sette volte per recuperare la salma di una persona deceduta, tra i quali anche un uomo morto d’infarto mentre faceva legna. “In questo caso - dice Beccaria - non si può parlare di un vero e proprio intervento di soccorso alpino. I ca-rabinieri ci avevano chiamato perché la vittima era in un bosco ripido e scosceso, un recupero non facile”.Di tutti gli interventi effettuati soltanto 15 era-no codici gravi, ovvero chiamate per soccorrere alpinisti che si trovavano, per le ferite riportate nell’incidente, in pericolo di vita. “La maggior parte di queste persone - dice Beccaria - ave-vano riportato traumi cranici con perdita di coscienza o erano feriti in modo serio e l’inter-vento era della massima urgenza”. I novanta-due volontari della delegazione valle Po, nello stesso periodo, ha effettuato 65 interventi, recuperando sette persone decedute e circa quaranta escursionisti feriti. Tra questi una de-cina si erano fatti male sui sentieri ai piedi del Monviso ed in valle Varaita. Quest’inverno invece, e nei primi mesi dell’an-no, i soccorsi sono stati pochi. Tre in valle Gesso, sei in valle Stura, dove hanno operato i volontari della stazione di Vinadio, altri tre in valle Maira, dove sul campo c’erano i volontari della stazione di Dronero. “Abbiamo lavorato

Gli uomini del soccorso alpino sono i veri angeli dei monti, sempre pronti ad intervenire per

aiutare chi, per incidente o imprudenza, si trova in pericolo. Spirito di squadra, tecnica e competenza

sono alla base del successo di ogni impresa.

- dice Beccaria - su interventi minori, qualche slogatura, gente che per piccoli incidenti non riusciva a tornare a valle. Quasi tutti erano scial-pinisti, a parte due uomini soccorsi per un ma-lore nei boschi e una ricerca di un minore che si è risolta in pochi minuti”.Ma l’attenzione rimane altissima. Non c’è gior-no, sopratutto d’estate, in cui la radio non invii un segnale di soccorso. Andrea, un giovane ed esperto soccorritore, durante i mesi caldi gesti-sce il rifugio Morelli, in valle Gesso, un punto di partenza per molti dei più classici itinerari alpinistici ed escursionistici del Parco Alpi Marittime. “In rifugio - dice - la radio è sempre accesa. È difficile che passi un giorno senza che l’elicottero esca almeno una volta”. In questi casi l’equipaggio comprende anche un medico ed un tecnico specializzato del soccorso che si calerà accanto all’infortunato per assicurarlo alla barella e, con il verricello, issarlo a bordo. Ed è stato proprio l’avvento dell’elicottero a tracciare un confine netto tra il soccorso “pio-nieristico”, quello tra il dopoguerra e gli anni ‘80 e la moderna organizzazione dei soccorsi.“Negli anni ‘60 - racconta Bruno -, quando ho iniziato questa avventura, non c’erano molti mezzi, né particolari attrazzature. Il nostro

gruppo era composto da amici, gente che andava moltissimo in montagna e conosceva bene il territorio. Ricordo che avevamo il no-stro magazzino in una cantina privata, e quan-do bisognava partire andavamo a recuperare le corde di canapa e gli imbraghi in un baule di legno che sapeva di muffa. Quello che ci tene-va assieme era un fortissimo spirito di gruppo, che ci ha fatto fare interventi rischiosi ma ci ha regalato anche momenti molto belli”.In quegli anni l’unica squadra cuneese copriva cinque valli e, durante i fine settimana, gli inter-venti erano all’ordine del giorno.“Certo però - dice Bruno - che anche le persone che frequentavano la montagna erano diverse. Una volta chi si slogava una caviglia scendeva a valle da solo, altro che elicottero. Oggi, invece,

COME DIVENTARE VOLONTARIO DEL SOCCORSO ALPINOPer diventare volontario del Soccorso alpino è necessario essere iscritti al Cai e avere un’età compresa tra i 18 e i 45 anni. La domanda va presentata al responsabile della Stazione Cnsas competente per territorio, insieme ad un curriculum dell’attività alpinistica degli ultimi due anni e di un certificato medico. È richiesta la capacità di muoversi su tutti i terreni di monta-gna. Si deve dimostrare di poter arrampicare su roccia da capocordata su una difficoltà di 4° grado Uiaa e sul ghiaccio. Inoltre è necessario saper sciare su tutti i tipi di neve e essere resi-denti in una zona montana. Una volta inviata la richiesta si dovranno sostenere due giornate di selezione, effettuate dagli istruttori della scuola regionale del Soccorso. Soltanto dopo questa trafila si potranno frequentare i corsi, con gli esami finali, per imparare le tecniche specialistiche di recupero su roccia e ghiaccio. In molti casi i volontari sono anche impegnati nel soccorso sulle piste da sci dei comprensori del cuneese. Per altre informazioni si può visitare il sito “cnsas.it”. Nella sezione “interventi” ci sono anche le statistiche degli incidenti in montagna, riferite al 2009, ed alcuni consigli per affrontare al meglio una gita in quota.

devi stare attento anche a seguire tutte le pro-cedure, a fare interventi precisi. C’è il rischio che poi, l’infortunato, ti denunci, anche solo per prendere i soldi dell’assicurazione.Oggi andare in montagna è una moda, e tan-tissime persone non sono preparate, né fisi-camente, né psicologicamente”. Le statistiche confermano: la scorsa estate ci sono stati ben otto interventi per soccorrere escursionisti che non avevano neppure un graffio. “Si tratta di una percentuale alta - dice Beccaria - e in cre-scita. Sono persone che per affaticamento, im-perizia, o semplicemente perché hanno affron-tato gite ed escursioni al di là della loro portata, entrano nel panico e non riescono più a scen-dere a valle con le loro gambe. Alcune di queste sono anche state soccorse in elicottero”.

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Il mondo del volontariato e dell’associazio-nismo fa parte integrante della sua vita. Ha

ricevuto importanti riconoscimenti, nomine prestigiose e riveste ruoli importanti nel mondo delle fondazioni bancarie, ma il suo primo amore è senza dubbio l’universo silenzioso e laborioso che gira intorno al no profit. Crede nelle associa-zioni e ancor più nella gente che ogni giorno si da da fare per aiutare chi è nel bisogno, per pro-muovere progetti a favore delle persone meno fortunate, in chi si dona agli altri in modo gratui-to, senza chiedere nulla in cambio. Valori in con-trotendenza in una una società troppo spesso schiava dei numeri e del profitto ad ogni costo e che si dimentica della solidarietà. “Società so-lidale” è il nome scelto per il Centro servizi per il volontariato della provincia di Cuneo e lui ne è il “padre”. È Giorgio Groppo, volto noto nel pa-

il deus ex machinadel volontariatoGIORGIO GROPPO, RACCONTA LE SUE ORIGINI ED IL SUO OGGIFRA ORGANIZZAZIONI, EVENTI E ASSOCIAZIONI

DI WALTER LAMBERTI

norama cuneese, presidente del Csv, ma anche dell’Avis provinciale e da poco anche dell’Admo. Lo abbiamo incontrato e con lui abbiamo riper-corso le tappe fondamentali di questo interes-sante viaggio che tra poco taglierà il traguardo dei dieci anni.

Come è nato il Centro servizi per il volontariato?È diventato operativo a tutti gli effetti il 1° gen-naio 2003, ma ha cominciato a prendere vita nel febbraio del 2002. All’epoca esistevano già centri servizi a livello regionale, ma non avevano un collegamento diretto con il territorio. Il nostro è nato proprio con questo obiettivo: essere vicino alle associazioni e rispondere in modo puntuale alle loro esigenze. La nostra esperienza nasce dalla precedente Consulta provinciale per il vo-

Giorgio Groppo, presidente del CSV cuneese (Centro Servizi per il Volontariato), presidente dell’AVIS provinciale e dell’ADMO. Riveste ruoli importanti in molti ambiti pubblici, ma il suo primo amore è senza dubbio l’universo silenzioso e laborioso delle associazioni e delle persone che si danno da fare per aiutare chi ha bisogno di aiuto, in ogni forma.photo: press office CSV

lontariato voluta dall’allora presidente della pro-vincia Giovanni Quaglia, con l’assessore Rocca.

In questi anni avete potuto conoscere bene la realtà del volontariato in Granda, facendo una sorta di censimento delle realtà presenti. Dieci anni fa non era così.All’epoca non c’era praticamente nulla, così abbiamo cercato di mappare la provincia sud-dividendola in 25 zone e prendendo contatti in ognuna. Ogni lunedì visitavamo una zona diver-sa e incontravamo la gente, i volontari. È stata un’esperienza unica e arricchente. Ancora oggi credo che sia indispensabile questo rapporto diretto: incontrare, confrontarsi, conoscere le esigenze. Anche il nostro centro che ora è dota-to di ampi locali, belli e funzionali, all’inizio non era certo così. Abbiamo iniziato dal nulla, come del resto succede a molte associazioni di cui ci occupiamo. La provincia ci aveva dato un paio di stanze di un immobile in via Bassignano e le ave-vamo arredate con mobili di recupero dismessi da altri uffici. Ricordo ancora il trasloco, fatto con le nostre auto. Insomma abbiamo faticato per arrivare al punto in cui siamo ora e il prossimo anno, quando festeggeremo i dieci anni di attivi-tà sarà il momento per ripercorrere tutte queste avventure che abbiamo vissuto.

Come funziona il Csv?Abbiamo pensato ad un Centro servizi dinamico e diverso dagli altri. Il meno burocratico possibi-le, anche se ovviamente una parte di burocrazia è necessaria per il funzionamento della strut-tura e per garantire serietà e trasparenza. Dieci anni fa i Centri servizi avevano una compagine associativa formata da pochi soci. Noi abbiamo deciso di cambiare e aprirci il più possibile. Ho sempre voluto che questo fosse un palazzo di vetro e senza porte, dove tutti potevano entrare, chiedere conto, avere risposte.Il primo obiettivo resta quello di fornire servizi utili alle realtà che operano nel mondo del no profit, semplificando il più possibile, aiutando le

associazioni ad ottenere ciò che serve loro. Ecco perché siamo partiti da un’indagine sul territorio per capire quali fossero le vere esigenze delle associazioni. Troppo spesso si danno risposte a domande che non ci sono o si creano false do-mande per dare risposte già pronte. Prima, inve-ce, bisogna capire e conoscere.

Il bisogno più grande delle associazioni?Senza dubbio c’è il bisogno economico. Ma non solo, c’è bisogno di formazione e promozione. Bisogno di un aiuto per capire come poter at-tingere a finanziamenti, partecipare a bandi, ecc. Spesso le fondazioni bancarie e gli enti che elargiscono fondi, concedono contributi alle associazioni più conosciute e diffuse sul territo-rio. Il nostro ruolo è quello di sostenere anche le piccole realtà e fare in modo che anch’esse possano avere visibilità e attingere a risorse per poter funzionare.

Quante sono le associazioni che fanno riferimento al Csv?Attualmente sono circa 300. E questo fa di noi il più grande Centro servizi d’Italia. Ad aprile si è chiusa l’ottava edizione della Fiera del volon-tariato, che ha visto la partecipazione di molte di queste associazioni. Una grande vetrina, ma anche un momento di confronto, di approfon-dimento. E di festa.

In questa occasione, ma anche girando per i paesi di tutta la provincia, che idea si è fatto del mondo del volontariato in Granda?Cerco di essere presente il più possibile sul ter-ritorio per conoscere, incontrare. E devo dire che girando si incontrano delle realtà che non si possono immaginare. C’è un’infinità di persone che si impegnano, senza far notizia, con il solo scopo di fare del bene, di aiutare il prossimo. È a dir poco commovente.

Purtroppo il bene non fa quasi mai notizia. A proposito di notizia, il Csv ha anche una sua

rivista premiata al Concorso Cento per la stampa locale, come miglior rivista no-profit d’Italia.La filosofia della rivista è proprio questa, poter dare visibilità alle “buone notizie”, in un mondo che ci propone quasi esclusivamente modelli ne-gativi, dove le notizie sono spesso brutte notizie che finiscono per farci credere che il mondo sia tutto così. Ma non è vero. C’è molto di buono, ci sono tante persone che credono nel valore della gratuità e in un mondo fatto di giustizia ed equità.

Un mondo non facile quello in cui si muove il volontariato. Dal punto di vista normativo, è facile fare volontariato. O la burocrazia mette i bastoni tra le ruote?Ho detto che il nostro intento è quello di sem-plificare il più possibile ed aiutare le associazioni a lavorare in modo snello e senza troppa buro-crazia. Ma bisogna distinguere: c’è anche una burocrazia “buona” indispensabile per garantire trasparenza e serietà. Anche quando si opera nel no profit non si può essere esenti dal dovere di rendicontare ai finanziatori e alla collettività. Grazie anche alla nostra opera, questa consape-volezza sta crescendo.

Maggiore chiarezza significa anche maggiore fiducia da parte delle persone.Certo. Spesso di sentono persone che dicono “vorrei donare ma non so dove vanno a finire i sol-di”. A volte è soltanto un alibi per non impegnarsi, altre volte invece non si tratta soltanto di un luogo comune, ma di una sfiducia che nasce da fatti re-ali. Ecco perché ci vuole chiarezza e trasparenza.

Il prossimo anno si celebrerà l’anno europeo del volontariato...Ci stiamo già preparando per un grande even-to che si terrà proprio a Cuneo. Si tratterà di un grande convegno su vari temi, dalle leggi sul vo-lontariato, alla rappresentanza, rendicontazione, trasparenza... E non saranno soltanto parole, ma un importante momento di confronto, per met-tere le basi per il volontariato di domani.

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Anche quest’anno c’è da divertirsi sulle stra-de della Granda: arrivano Giro d’Italia e

Tour de France. Due corse a tappe che vanno oltre l’aspetto sportivo: il passaggio dei ciclisti davanti a casa è sempre una festa e un’emo-zione particolare di suoni e colori anche per chi di ciclismo sa poco o nulla. Un tempo era l’avvenimento per eccellenza, ma anche oggi, tra dirette televisive, aggiornamenti sul telefo-nino e, aggiungiamoci pure, scandali e sospetti, il ciclismo mantiene il suo aspetto romantico di sport da seguire dal vivo, quasi da “toccare” con mano. E per i cuneesi è diventato ormai un appuntamento fisso: il Giro d’Italia è una piace-vole abitudine, il Tour ritorna dopo appena tre anni dall’arrivo di Prato Nevoso e dalla partenza da Cuneo nel 2008. Il Giro d’Italia nel Cuneese è un pezzo di storia di ciclismo: dalla mitica

altro giro altra avventuraIL ROSA ED IL GIALLO COLORANO DI EMOZIONILE STRADE DELLA PROVINCIA GRANDA

DI LUCA GIACCONE

Cuneo-Pinerolo, sino al passaggio al Fauniera o sul Colle dell’Agnello. Tappe che hanno se-gnato la classifica generale, che spesso hanno deciso la maglia rosa. Le emozioni di un arrivo, gli scatti in salita, la velocità di una cronometro, la possibilità di conoscere gli atleti nel villaggio di partenza: un po’ tutti i cuneesi hanno visto quello che succede dentro e fuori un Giro d’Ita-lia. Ed anche quest’anno la carovana rosa la vedremo da vicino. È il Giro dell’Unità d’Italia: dopo la cronometro a squadre nella reggia di Venaria Reale che apre l’edizione numero 95, si arriva nella Granda. Partenza da Alba domenica 8 maggio ed arrivo a Parma: una tappa facile per iniziare, una tappa soprattutto per veloci-sti. Dopo l’arrivo di tappa nel 2004 con la vit-toria in volata di Petacchi, questa volta lo start è nella capitale delle Langhe: poi via verso Asti

La carovana multicolore del Giro d’Italia è protagonista, ancora una volta, sulle strade della Granda. La seconda tappa parte da Alba e arriva a Parma.

in direzione di Parma. Ad Alba, dunque tutti a caccia di un autografo o di una foto a fianco del proprio campione preferito: i ciclisti arrive-ranno nel villaggio di partenza che sarà allestito nel piazzale dello stabilimento della Ferrero. «La collaborazione con il Cuneese è sempre stata vivace, intensa, collaudata ed accoglien-te - conferma Angelo Zomegnan, direttore del Giro d’Italia - in questi anni è diventato quasi d’obbligo passare su queste strade: nel 2011 aggiungiamo un tassello in più. Con un omag-gio alla Ferrero con cui festeggiamo i quindici anni di partnership. La tragedia che ha colpito la famiglia Ferrero ha toccato nel vivo tutta l’or-ganizzazione del Giro. Per questo, in memoria di Pietro, prima della partenza osserveremo un minuto di silenzio. Poi la carovana passerà nel centro di Alba, preceduta dalle squadre giova-nili albesi, dagli atleti dell’handbike oltre che dagli appassionati di bici d’epoca, prima dello start “ufficiale” previsto appena fuori città. Il futuro del Giro nella Granda? Il futuro è oggi, ad Alba l’8 maggio». In occasione della presen-tazione della tappa al Teatro Sociale tante le manifestazioni in calendario in occasione del Giro: dal 28 aprile all’8 maggio nella chiesa di San Giuseppe una mostra dedicata al ciclismo di un tempo in collaborazione con il Museo del Campionissimo di Novi Ligure e quello della bicicletta di Cosseria; sabato 30 aprile in pro-gramma una pedalata rosa di 70 chilometri con partenza ed arrivo ovviamente ad Alba. Ma Alba vivrà un altro appuntamento prestigioso nel 2011: l’11 settembre ospiterà il Tour de l’Ave-nir, la corsa a tappe per Under 23, organizzata dall’Aso, la stessa del Tour de France.

Il tragitto della tappa Alba-Parma ed il profilo altimetrico: una prova facile

adatta soprattutto ai velocisti.photo: press office Giro d’Italia

Il trofeo che andrà al vincitore del Giro d’Italia 2011, fotografato nella Galleria di Diana del

Castello di Rivoli, in occasione della presentazione ufficiale della manifestazione sportiva.

photo: press office Giro d’Italia

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Il Tour de France è una vera macchina mediati-ca, a livello di Giochi olimpici e campionati del mondo di calcio. Lo guardano in tutto il mon-do, dall’Europa al Giappone, dagli Stati Uniti all’Australia. Ma soprattutto lo vanno a vedere. Quando è arrivato a Prato Nevoso hanno do-vuto chiudere la strada negli ultimi chilometri, quelli dove iniziano i tornanti finali, anche a chi saliva a piedi o in bicicletta perché non c’era più spazio. E questo già quattro ore prima del passaggio della carovana pubblicitaria, altro spettacolo nello spettacolo. Dunque ritrovare il Tour sulle strade di Cuneo dopo appena tre anni è una piccola esclusiva. Perché gli organiz-zatori francesi hanno un elenco lunghissimo di richieste dall’estero: in Italia ci stanno provan-do Gimondi ed il figlio di Bartali, il primo per portalo a Bergamo il prossimo anno, il secondo a Firenze nel 2014, nell’anno del centenario della nascita del grande Ginettaccio. A Pinerolo, durante la presentazione delle tappe del 2011 voluta dal patron Elvio Chiatellino, il gran capo dell’organizzazione del Tour, Chistian Prudhomme, ha riservato complimenti ai cu-neesi. «Siamo tornati dopo la splendida acco-glienza di Cuneo: è stato un vero omaggio al Tour sia sportivamente che dal punto di vista

organizzativo. Ci hanno corteggiato per anni e hanno dimostrato un vero amore per il ci-clismo ed il Tour. Adesso tocca a Pinerolo che il 20 e 21 luglio avrà addirittura il privilegio di vedere il suo nome due volte sulla mappa del Tour, proprio in occasione dei festeggiamenti dei centocinquant’anni dell’unità d’Italia. E poi Cuneo e Pinerolo rievocano la leggenda del ciclismo». Segniamoci dunque sul calendario il mercoledì 20 e giovedì 21 luglio, soprattutto il 21 quando lo troveremo in provincia di Cuneo. Il 20 luglio è il giorno della tappa con partenza da Gap e arrivo a Pinerolo: prima parte tutta in territorio francese passando per il lago di Serre Poncon, Embrun sino a Briançon, poi la salita del Monginevro, quella del Sestrere sino al colle finale di Pramartino prima dell’arrivo a Pinerolo dopo 179 chilometri. Ma ventiquattro ore dopo la strada sale decisamente di più. Pronti-via: partenza da Pinerolo verso Saluzzo con passaggi anche a Bagnolo. Barge, Envie e Revello, per salire dalla Valle Varaita ai 2744 metri del Colle dell’Agnello. Chi vuole vestire la maglia gialla sino a Parigi può continuare ad attaccare: c’è ancora l’Isoard, prima del traguar-do sull’altro colle che ha fatto la storia del cicli-smo, il Galibier.

Il Colle dell’AgnelloDI ERALDO GIUBERGIA

Il momento clou è il passaggio del Tour sul Colle dell’Agnello. Un tratto che possiamo dividere in tre parti: la prima sino a Casteldelfino, un tratto molto scorrevole con una media intorno ai 35-37 km/h dove i protagonisti sicuramente cer-cano di spendere il meno possibile, la seconda sino a Chianale, con un brusco cambiamento di pendenza nei tornanti di Casteldelfino con una media che si abbassa attestandosi comunque sui 25-28 km/h che si alzano ulteriormente a 30 km/h nell’ultimo tratto verso Chianale, ed infine sino al colle dell’Agnello con il tratto più impegnativo subito dopo l’abitato di Chianale dove la salita è molto impegnativa con una pendenza del 10% di media con punte supe-riori al 14%, con una velocità media che può variare dai 17.5 ai 19 km/h. Questi parametri si riferiscono sempre al gruppo dei migliori: lo-gicamente in una tappa come questa ci sono i protagonisti di giornata che affrontano la salita con il massimo dell’impegno e dello sforzo, magari tenendo una media nel fondovalle vici-no ai 40 km/h per poi fare l’ascesa al massimo delle loro possibilità per generare magari una fuga da lontano. I protagonisti del Tour, quelli che lottano per la maglia gialla, invece pedalano la prima salita copertissimi, a ritmo regolare, magari all’ombra della squadra più forte che cerca di controlla-re tutti gli atleti con una velocità medio alta, ma regolare. Ormai ad alto livello nessuno si assume il rischio di generare una selezione da troppo lontano: tutti prediligono forcing anche devastanti negli ultimi tre, quattro chilometri o al massimo nei sei, sette dall’arrivo dove alcuni dei migliori riescono anche a fare la differen-za di 10 secondi a chilometro con il resto del gruppo. Gli amatori salgono invece con velo-cità differenti, comunque parliamo di amatori “tosti” che si allenano comunque 3 o 4 volte a settimana: nel tratto iniziale, molto scorrevo-

le con una media intorno ai 30 km/h, sino a Chianale, quando la strada inizia a salire sul 25 km/h, nell’ascesa finale da Chinale, con una ve-locità media che può variare dai 13 ai 14 km/h.Il Tour de France è salito sul Colle dell’Agnel-lo per la prima volta nel 2008, nel corso della tappa Embrun-Prato Nevoso, che vide il succes-so di Simon Gerrans. Il Giro è salito tre volte:

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I CONSUMI DI UN CICLISTAIl consumo calorico nella totalità della tappa con quattro colli alpini, come la Pinerolo-Ga-libier (con Colle dell’Agnello, Isoard, Lautaret e Galibier) raggiunge anche le 7000 calorie. L’alimentazione è quella classica dell’endurance, con carboidrati complessi nella prima mat-tina che man mano ci si avvicina all’arrivo (ultime 3-2 ore) diventano sempre più semplici, sino all’assunzione di liquidi o gel di zuccheri a rapido rilascio, tantissimi liquidi e qualche razione gourmand per differenziare un poco il sapore dolciastro che diventa dopo un po’ un leit motiv per tutti gli atleti. La sera precedente serve la giusta integrazione proteica per non intaccare le riserve necessarie per i giorni successivi.

nel 1994 nella Cuneo-Les Deux Alpes vinta da Vladimir Poulnikov, nel 2000 nella Saluzzo-Briançon vinta da Paolo Lanfranchi e nel 2007 nella Scalenghe-Briançon vinta da Danilo Di Luca. Il passaggio sul colle era previsto anche nel 1995 nella Mondovì-Briançon, ma l’arrivo venne anticipato a Pontechianale a causa di una slavina proprio sulle rampe finali.

Il Tour de France torna quest’anno in provincia di Cuneo con la tappa Pinerolo-Galibier Serre Chevalier che attraverserà il Saluzzese e, inerpicandosi sulle strade della Valle Varaita, raggiungerà i 2744 metri del Colle dell’Agnello per poi proseguire verso la Francia.photo: press office Tour de France

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I motori si stanno scaldando. Le auto sono sul-la griglia, pronte a scattare al semaforo verde.

Il suono sta diventando assordante e la tensio-ne sale. Siamo sul circuito di Franciacorta, ma quella che sta iniziando non è una gara qualsia-si. È il primo Kia Green Scout Cup, trofeo mo-nomarca promosso da Kia Motors Italia e BRC Gas Equipement con l’obiettivo di mettere d’accordo la passione per la velocità e l’ecolo-gia. Il primo trofeo realmente “verde” in cui 15 auto Kia Venga, alimentate a Gpl, si sfidano in sei tappe, su quattro circuiti italiani teatro dei più importanti eventi motoristici, dando vita a competizioni entusiasmanti su un’auto giovane e innovativa, caratterizzata da emissioni di gas estremamente contenute. L’evento è stato presentato nell’innovativa sede di BRC a Cherasco, da Giuseppe Bitti,

la potenza si tingedi verdeIL GREEN SCOUT CUP È IL PRIMO CAMPIONATO AUTOMOBILISTICO SPORTIVO AL MONDO CON AUTO ECOLOGICHE ALIMENTATE A GPL. È ORGANIZZATO DA BRC GAS EQUIPEMENT DI CHERASCO IN COLLABORAZIONE CON KIA.

DI ROBERTO AUDISIO

amministratore delegato di Kia Motors Italia, e Mariano Costamagna, team manager e presi-dente della BRC Gas Equipment. Passione, eco-logia, prestazioni e divertimento sono le parole d’ordine che rappresentano lo spirito di questo particolarissimo campionato che rispecchia la personalità sportiva, lo spirito innovativo e la ricerca tecnologica comune alle due aziende. “Vogliamo dimostrare che l’auto a gpl è perfor-mante, sicura e divertente. Protagonista della velocità nel rispetto dell’ambiente” afferma en-tusiasta Mariano Costamagna, presidente Brc.

Come nasce l’idea di organizzare un campionato automobilistico come questo? “È la voglia di fare sempre qualche cosa di di-verso. Nel nostro settore siamo i leader anche perchè precursori. Lavoriamo in team: questa

Il primo campionato al mondo di auto ecologiche alimentate a GPL è organizzato da BRC Gas Equipement di Cherasco in collaborazione con KIA Motors Italia. In pista 15 auto Kia Venga, identiche, guidate da piloti professionisti con i colori di altrettanti sponsor. photo: press office BRC

Nella pagina a fianco:Andrea Maligno con il pilota della scuderia, Marco Brioschi.photo: Giovanna Foco

Il team tecnico della BRC Gas Equipement. photo: Giovanna Foco

info: www.greenscoutcup.it

è la nostra chiave di volta. L’idea è stata figlia di un insieme di ragionamenti”.

Cosa volete dimostrare?“L’obiettivo, oltre alla ricerca e alla sperimenta-zione sul campo di nuove tecnologie, è dimo-strare che un’auto alimentata a gpl o metano non ha niente da invidiare alle altre e soprat-tutto che è in grado di resistere alle condizioni esasperate di una competizione come questa. Un rally è lampante: la corsa mette sotto stress il motore e tutti i suoi componenti. Gli impianti a gpl sono resistenti e affidabili. Sarà sotto l’oc-chio di tutti”.

Un lavoro di squadra che richiede l’apporto di varie professionalità in un coordinamentoche non lascia spazio all’improvvisazione.“Il progetto e i primi prototipi sono stati presen-tati al MotorShow di Bologna, quest’autunno” ci racconta Giuseppe Bitti, Ad Kia Motors Italia. “I tempi per la realizzazione delle auto sono stati straordinari e siamo orgogliosi per questo risul-tato che dimostra il rango di Brc. Noi li abbiamo supportati, ma il merito va a loro”.Massimiliano Fissore - direttore sportivo Brc Racing Team - aggiunge: “L’idea è nata ad ago-sto dello scorso anno. Kia ha subito sposato la nostra iniziativa. Ringraziamo tutti, anche gli autodromi e il C.S.A.I. che ha redatto regola-mento ad hoc per questo campionato. Il primo al mondo nel panorama dell’automobilismo sportivo con auto a gpl”.Sulla pista le 15 auto sono tutte uguali, iden-tiche nella meccanica e nelle prestazioni. Cambiano i colori degli sponsor che hanno scelto di supportare questa iniziativa, ognuno di loro abbinato ad un pilota che ne indosserà i colori fino alla fine del campionato. Saranno loro a fare la differenza. Alberto Pianta cura i rapporti con i piloti in pista. “Il format è snello: due sessioni per le prove libere da 15 minuti l’una e le qualifiche in sessioni uniche. Auspico sportività e garantisco divertimento. Durante le

gare i riflettori saranno puntati su di loro e sugli sponsor”.Fra i tanti avviciniamo Marco Brioschi - pilo-ta per la “Maligno Industriarredamenti” di Beinette. Nato a Seregno (provincia di Monza) il 18 luglio 1970. Sposato. Geometra libero pro-fessionista.“Ho iniziato ad appassionarmi al mondo delle corse a vent’anni grazie a mio padre, collauda-tore della Alfa Romeo. Ho partecipato a Formula Junior, Formula 3, Lotus cup. Recentemente ho fatto i test per la nuova Seat Ibiza, ma poi ho scelto Kia e Brc: queste auto sono la prova che si può correre con le auto anche rispettando l’ambiente. Per questo ho detto sì”.

Ma anche nella vita di ogni giorno corre sulla strada?“Mai. Non ho mai avuto multe, tranne un divie-to di sosta per aver dimenticato il disco orario. Mi sfogo in pista. La strada non è un circuito”.

Ai giovani che non riescono ad alzare il piededall’acceleratore, cosa dire?“Per divertirvi, andate in pista: i costi sono contenuti e ci sono tutti i canoni di sicurezza. L’avversario deve essere l’altro pilota e non un semaforo, una rotonda, altre ruote incontrate sul viaggio o i pedoni: non si tratta di avere come bersaglio potenziali birilli. La competizio-ne è tutta un’altra cosa”.

Come affronta questa sfida?“Nel migliore dei modi. Voglio andare bene da subito. Concentrato. Intendo dare il massimo,

visto che porto il nome Maligno sulla mia auto: punto al podio”. Si inserisce Andrea Maligno, titolare dell’omo-nima azienda cuneese.“Dinamicità, innovazione, ricerca e sviluppo, con un occhio di riguardo all’ecologia. Questo ci accomuna con Brc, azienda leader nel mon-do. Per loro abbiamo realizzato gli arredi del Centro Ricerche, recentemente inaugurato. Come loro crediamo nell’innovazione investen-do energie e capitali. Mi auspico che Brioschi possa dare slancio alla gara. Una gara che me-taforicamente rappresenta la vita. L’auto è un simbolo: è la gara del fare”.

Sono un appassionato di rally: oggi, con il Green Scout Cup, si scrive una nuova pagina della storia sportiva

a livello mondiale.Alberto Cirio - Assessore Regione Piemonte allo Sport

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Era l’anno 2006, e fu allora che la Famiglia Dogliani, diede inizio alla costruzione de

Il Boscareto Resort & Spa, che dopo tre anni di meticolosi lavori, il 18 ottobre 2009, è stato ufficialmente inaugurato.Il Boscareto Resort & Spa *****L si affaccia su uno scenario spettacolare, dato dalle sinuose colline delle Langhe terra natia del pregiato Barolo, il “re dei vini” per eccellenza. Colori e profumi che dall’alba al tramonto regalano bel-lezza e serenità, vissuti in un ambiente raffinato ed esclusivo.La struttura è di architettura minimale contem-poranea. Un castello moderno proiettato nel futuro in un territorio fortemente legato alle tradizioni, con la volontà di offrire i massimi comfort e l’avanguardia della tecnologia, nel ri-spetto dell’ambiente circostante. Molti dei ma-

Intonazioni di lusso UNA PAUSA PREGIATA DI GUSTO E BENESSERE AL BOSCARETO RESORT & SPA A SERRALUNGA D’ALBA

SP.A.PHOTO: LE FOTO DI MARZO

teriali utilizzati provengono dal territorio, come la pietra di Langa, la pietra di Vico ( Vicoforte), il legno di frassino.Grandi vetrate nelle camere ed in tutti gli am-bienti comuni per consentire al panorama da cartolina di entrare a far parte dell’interior de-sign del resort.Il Boscareto ospita 38 camere, di cui 9 suite. Ampi gli spazi, dai salotti alle camere che misu-rano da 30 a 80 metri quadri.In ogni camera l’atmosfera ovattata è data da tessuti di seta. Un quadro autentico in ogni camera. Gli arredi, realizzati artigianalmente, sono in acero tinto, abbinati al colore di ogni camera. Ugualmente, nei bagni i lavabi sono stati scelti in delicato cristallo lavorato su misura. Alta qualità anche nelle rubinetterie e termo arredi scelti tra le migliori proposte del design di lusso.

Il Boscareto Resort & SPA, adagiato sulle colline di Serralunga d’Alba, nel cuore delle Langhe, fra i vigneti di barolo, è come un castello moderno proiettato nel futuro, ma fortemente legato alle tradizioni e all’ambiente.

Nella pagina seguente:la piscina della SPA “La Sovrana” aperta sulle vigne circostanti.

Anche nella sala ristorante materiali pregiati e tessuti preziosi per un’accoglienza esclusiva

Tecnologia anche nelle camere con impianti di audio diffusione, wi.fi, tv e hi.fi. Bang & Olufsen esclusiva de Il Boscareto Resort & Spa.Il Ristorante La Rei è il fiore all’occhiello de Il Boscareto Resort & Spa. Alla guida della cucina è stato chiamato l’Executive Chef Shiqin Chen, originario di Shangai e grande esperto della cucina italiana e piemontese grazie alle sue eccellenti esperienze stellate. Affiancato da una brigata di 15 cuochi, propone l’assoluta qualità delle materie prime, professionalità, rispetto per la tradizione e un pizzico d’innovazione e creatività che lo portano a suggerire piatti raffi-natissimi ed eccellenti. Il Ristorante La Rei può accogliere fino a 70 ospiti tra la sala da pranzo principale e la sala privata oltre al locale fuma-tori dove, fra teche umidificate per la conser-vazione del tabacco e dei sigari, sono possibili degustazioni di pregiati Rhum e cioccolato. La sala ricevimenti accoglie fino a 130 ospiti ed è un vero e proprio salotto all’aperto imprezio-sito da bonsai di oltre 50 anni, ottimo per ap-prezzare il fine pasto goloso della pasticceria di casa, accompagnato dal caffè.La Vineria “La Briccolina” è l’ultima nata al Boscareto. Una nuova cucina, uno staff dedica-to, ed un locale colorato, e insolito per la Langa. Un’alternativa alla formalità delle occasioni importanti rivolto a coloro che desiderano gustare la tradizionale cucina piemontese, con uno stile di servizio più semplice ma sempre connotato dalla massima qualità delle materie prime. Il Lounge Bar Sunsì accoglie gli ospiti in un salotto immerso nel verde. Dalla caffetteria accompagnata da raffinata pasticceria appena sfornata, all’ora degli aperitivi serviti con preli-batezze gourmet, in un ambiente confortevole e di design propone un’ampia selezione di vini, 200 rari distillati, e una vasta scelta di cocktail.La Sovrana è la Aveda Destination SPA, area dedicata al relax e alla cura del corpo. La Sala delle acque, con piscina, vasca idromassaggio e palestra che propone l’avanguardia delle at-trezzature Technogym, perfette per la remise

en forme. Tre suites massaggi e trattamenti, la sala make up e hairstyle, la sauna finlandese, il bagno turco aromatico, il frigidarium, le docce emozionali e di reazione, ed un angolo relax con camino dove sono serviti tea e tisane rilas-santi. All’esterno il solarium accoglie l’ospite in un salotto en plein air.Il sistema a scomparsa delle vetrate della Sala delle acque, permette agli ospiti un accesso diretto all’esterno, per immergersi nell’am-biente naturale o per godere della piacevole brezza durante la stagione estiva. In inverno le vetrate offrono l’emozione di un caldo ba-gno con vista sulle colline innevate. Il Centro congressi propone due sale riunioni collegabili

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La Vineria “La Briccolina” è l’ultima nata al Boscareto. Per gustare la tradizione

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Il Boscareto Resort & SPA ★★★★★LVia Roddino, 21 - Serralunga d’AlbaTel. +39.0173.61.30.36www.ilboscaretoresort.it

segna raffigurante l’elemento dominante cen-trato sulla sua iniziale “B” posta al centro di un reticolato: l’immagine della collina Boscareto vista dal satellite nella perfetta geometria dei vigneti che lo circondano.

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È toccato a Bernardo Vittone (1704-1770) il compito di sintetizzare la concezione di

due grandi maestri dell’architettura piemonte-se, Guarini e Juvarra: il primo, con le sue linee barocche, concave e convesse, e con la passio-ne indomabile per le nervature che s’interse-cano strepitosamente sulle volte; il secondo, con il suo charme misurato, mai invadente, coi volumi leggeri e gli spazi che si dischiudono all’esterno alla ricerca di un bagliore di luce. Sembra poca cosa ma è invece il culmine del processo di formazione di una “identità del gusto” nei territori allora sottoposti al dominio di casa Savoia, dinastia di regnanti militari non troppo avvezzi all’arte eppure molto interessati a veder celebrato il proprio potere attraverso la macchina di propaganda dell’architettura, civile o religiosa che fosse. Vittone, diceva-

la lezione del baroccoCAPOLAVORO A BRA: LA CHIESA DI SANTA CHIARA

DI LUCA MOROSI

mo, coniuga alla perfezione il messaggio dei due predecessori e in qualche modo lo porta a compimento, come si nota soprattutto nel-le sue chiese che imposta preferibilmente su pianta centrale e che plasma in funzione del culmine, la volta, laddove dà il meglio di sé in-ventando soluzioni complesse, ardite, col pro-posito di inondare di luce tutte le superfici e far “brillare” il pulviscolo atmosferico. In questo senso, la chiesa di Santa Chiara a Bra (1742-1748) è emblematica di tale atteggiamen-to: pur essendo un’opera “giovanile”, in essa c’è già tutto l’interesse per le “strutture aper-te” del grande maestro Juvarra (in particolare il Sant’Andrea a Chieri e il Carmine di Torino), evidente nella grandiosa doppia cupola trafora-ta che lascia sbirciare dal basso, attraverso quat-tro asole - “occhi a lucello” come li chiamava

La Chiesa di Santa Chiara a Bra è considerata uno dei capolavori del barocco piemontese, studiata e ammirata da storici di tutto il mondo. Opera di Bernardo Vittone sintetizza la scuola di Guarini e di Juvarra: linee concave e convesse, volumi leggeri e ricerca della luce. Nella doppia cupola si aprono quattro tribune che ne alleggeriscono la forma.

Nelle pagine seguenti:all’esterno solo la parte superiore è intonacata, mentre la porzione sottostante è in mattoni a vista.

L’apparato pittorico e gli affreschi sono opera di Pietro Paolo Operti, pittore di origine briadese.

Anche le sculture assecondano nel gusto la snellezza dell’edificio. Le figure in stucco dell’altare maggiore sono di Bernardino Barelli.

lo stesso Vittone - gli affreschi di Pietro Paolo Operti, pittore di origine braidese. Abbondano gli archi e le visuali si moltiplicano, in un biz-zarro “gioco di specchi”, suscitando nell’occhio «quella soddisfazione, ch’egli prova allorquan-do maggiore trova lo spazio dilatarsi e a godere della varietà degli oggetti, e minori incontra, e men frequenti gli ostacoli che dargliene posso-no impedimento», come postulava l’architetto. La pesantezza dei modelli romani del secolo precedente può dirsi superata grazie all’aper-tura delle profonde tribune al primo livello e a un “dimagrimento” dei sostegni, o meglio, a un loro astuto camuffamento all’interno delle membrature e dei costoloni: come dire, c’è ma non si vede… Ma la lezione imparata durante il soggiorno nella città papale è tutt’altro che dimenticata e lo si vede specialmente nel dina-mismo delle cappelle ellittiche disposte in asse

coi lati del quadrato inscritto nella circonferen-za della base, di memoria borrominiana.E poi c’è la decorazione che asseconda nel gusto la snellezza dell’edificio: ecco quindi le figure in stucco dell’altare maggiore, a peren-ne imitazione del marmo, materiale quest’ul-timo certamente più nobile e ricercato ma un po’ troppo costoso per ornare gli edifici di provincia. Si sbizzarrisce qui tutto l’estro di Bernardino Barelli, autore anche delle cornici, delle volute, degli svolazzi colorati e degli or-pelli che ingentiliscono ulteriormente il tono generale dell’interno. Per non parlare delle due acquasantiere di mano dei fratelli Quadrone, valenti scultori e intarsiatori non a caso pro-venienti dal luganese, bacino di approvvigio-namento “per eccellenza” dei cantieri attivi in quel tempo nello Stato Sabaudo.Commissionata dalle clarisse, la chiesa mostra

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una curiosa particolarità: solo la parte superio-re è intonacata, mentre la porzione sottostante presenta un’accurata lavorazione in cotto a vi-sta, ricordando perciò la silhouette di una mo-naca e contemporaneamente, data l’accentuata verticalità e la presenza del cupolino che guizza verso l’alto, la sagoma di un ostensorio cilindri-co sviluppato sul modulo ingigantito di quello della Gloria dell’altare maggiore. Per concludere: stupenda la chiesa, che gli storici di tutto il mondo studiano e ammirano quando si misurano con la stagione che fu la migliore per quest’arte alle nostre latitudini. E noi? Ce ne accorgiamo ancora? Forse no, per-ché siamo troppo abituati a queste forme “fa-miliari” e a questo straordinario mattone rosso per riuscire a innamorarcene tutti i giorni. Ma possiamo ancora cambiare idea, tornando sui nostri passi. Facciamolo presto.

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Una casa con il cortile dentro. Questa po-trebbe essere la sintesi di “casa b”, l’abita-

zione di Alessandro Migliore, architetto bove-sano, che qui vive con la sua giovane famiglia.Un edificio che originariamente faceva parte delle dipendenze rustiche di un’importante villa storica ai piedi delle colline bovesane, in un’area suburbana, a poca distanza dalla piazza centrale della cittadina. Intorno i giardini e gli edifici dello sviluppo urbano che, nel tempo, hanno accerchiato il centro storico, quasi soffo-candolo. La ristrutturazione integrale, progetta-ta in collaborazione con l’architetto Sebastiano Mellano, ha interessato tutto l’edificio, con una logica semplice e rigorosa che ne ha regolariz-zato gli spazi.Fulcro centrale dell’intervento è il soggiorno, concepito come una sorta di cortile su cui si

rigore e semplicitàA BOVES, UN EX MAGAZZINO ALLE DIPENDENZE DI UNA VILLA PADRONALEÈ STATO RISTRUTTURATO E TRASFORMATO IN UN’ABITAZIONE DALLE LINEE PULITE ED ESSENZIALI.

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affacciano, su più livelli, i vari ambienti dome-stici, in un susseguirsi di balconate di sapore vagamente escheriano. “Inizialmente avremmo voluto inserire anche del verde, per accentua-re l’aspetto di giardino, ma tecnicamente non è stato possibile” spiega l’architetto. “Tutto il progetto nasce qui. Per le caratteristiche fisiche dell’edificio questa era la zona più buia, quella che ci condizionava nelle scelte architettoni-che. Per questo la decisione di svuotare tutto e prendere la luce direttamente dalla copertura, tre livelli più in alto, ottenendo l’effetto voluto”. Il risultato è assolutamente convincente. Dall’ingresso si percepisce subito lo stile sem-plice ma curato dell’intervento. Materiali grez-zi e colori neutri che determinano l’impronta personale e unica del progettista. Da un lato il soggiorno e, oltre, la cucina che

Vista zenitale del soggiorno concepito come un cortile interno, dal livello più alto della casa. Su di esso si affacciano tutti gli ambienti della casa.

Nella pagina seguente:il sovrapporsi delle balconate ai vari livelli riportano alla mente i quadri irreali di Escher. La zona più buia della casa ora prende luce dall’alto, attraverso lucernari nel tetto, e dalla grande vetrata in u-glass che divide il soggiorno dalla cucina.

Alessandro Migliore, architetto e padrone di casa.

vi si affaccia filtrata da una vetrata in “u-glass”. Dall’altro lato la scala in metallo grezzo, una presenza che pare fluttuare fra le pareti grazie a sapienti effetti di luce che ne smaterializ-zano il peso. In mezzo un setto in blocchetti di cemento a vista. Un disegno planimetrico semplice che nelle intenzioni dell’architetto vuole esprimere trasparenza e leggerezza di intenti. “Un intervento può essere leggero anche senza l’utilizzo di vetro e materiali tra-sparenti, con una impostazione semplice degli spazi. Trasparenza di idee, soprattutto” afferma Migliore. Nello spazio ordinato si nota la pre-senza, qua e là, di oggetti antichi: una porta ac-canto al camino, una vecchia balaustra in legno

CHI È ALESSANDRO MIGLIOREArchitetto, dal 2001 esercita la libera professione nel suo studio in Rocca-vione. Si occupa di progettazione ar-chitettonica, grafica e design. Sposato con due figli vive a Boves nella casa da lui progettata.www.alessandromigliore.it

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utilizzata come porta-asciugamani in bagno, secchi del latte o bauli fra i divani. “Sono la me-moria di ciò che un tempo fu questo edificio. Il genius loci di questo luogo. Li abbiamo trovati qui, e nel rispetto del suo passato ne abbiamo interpretato nuove funzioni”.I divani ospitano la nostra piacevole conversa-zione con il padrone di casa. Alzando lo sguardo si è attirati dalla boiserie in legno della parete, in listelli di pino che creano una curiosa trama. “È la rappresentazione di un codice a barre”. Il collegamento con la decorazione sui cuscini dei divani è immediato, ma non solo: anche nel bagno il rivestimento riproduce lo stesso effet-to grafico. “Significa “casa b”, che è poi il nome della casa. Ho attinto dal linguaggio fotografico dove b rappresenta il tempo di posa manuale. Come in fotografia si concentra la scena ed il movimento in uno scatto, così ho cercato di concentrare idee e pensieri in questi ambien-ti”. In totale quasi 200 mq. sviluppati su due livelli. Al piano superiore anche la zona notte si sviluppa attorno al cortile, su cui si affaccia il ballatoio di collegamento dei vari ambienti. Un riferimento alle “case di ringhiera” che si affac-ciavano sul cortile comune, fra ricordi di panni stesi e il vociare dei giochi di bimbi. Così oggi la balconata assume la stessa funzione di allora, di gioco e smistamento dei percorsi, per condurci alle camere da letto. Prima quella dei ragazzi, semplice e informale, poi quella matrimoniale,

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dominata dal letto costituito da un semplice ta-tami. Fra loro gli ambienti di servizio: il bagno, la grande cabina armadio e la lavanderia.Particolare cura è stata riservata all’isolamento termo-acustico, anche se all’epoca del progetto iniziale la normativa non prescriveva ancora i valori attuali. Con lungimiranza, per ottenere un miglior comfort abitativo e contenere i costi di gestione, il progettista ha previsto un impor-tante strato di materiale isolante nelle pareti verticali e nella copertura del tetto. In questo modo, nonostante gli ampi spazi vuoti del dop-pio volume del soggiorno, tutta la casa è facil-mente riscaldata con costi inferiori a quelli di una villetta tradizionale.Anche all’esterno si ripresenta il rispetto delle tradizioni locali reinterpretato in chiave mo-derna. Alle finestre è stata aggiunta una spessa cornice perimetrale con taglio obliquo, una decorazione che ricrea le strombature presenti nei muri delle case rurali. Come allora lo scopo principale rimane quello di catturare la luce, per cui si svela il motivo del taglio obliquo ri-volto verso il lato più luminoso.

Nella pagina precedente:la vista dall’ingresso: materiali grezzi e colori neutri. Da un lato il soggiorno, dall’altro la scala in metallo grezzo sospesa fra le pareti.

Viste degli esterni della casa con il particolare delle cornici delle finestre.Il bagno padronale e la camera da letto con il tatami appoggiato a terra.

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l’intervista impossibile

una storia italiana

Le nostre ceneri (ci hanno crema-ti) sono state mescolate assieme, io Bartolomeo Vanzetti, piemonte-se di Villafalletto, e lui Nicola Sacco di Torremaggiore in Puglia. Così restiamo uniti nella morte come siamo stati amici nella vita, anzi compagni di fede politica, anarchi-ci ed emigranti, e legati dalla me-desima ingiustizia.Già, un po’ più di un’ingiustizia. Un errore definitivo, voluto e irrepara-bile, commesso quando ai primi istanti del 23 agosto 1927, a distan-za di sette minuti l’uno dall’altro, ci hanno “giustiziati”, e io continuo a dire “assassinati”, con la sedia elet-trica nel carcere di Charlestown, vicino a Dedham, Massachusetts, Usa, per un delitto che non aveva-mo commesso affatto.Questa è stata la nostra “Merica”, la terra promessa dove eravamo andati a cercare una migliore sorte di quella che la nostra patria non poteva darci. E ci abbiamo trova-to solo la strada per i pascoli del Cielo. Per fortuna che questo era il Paese della Libertà, lo Stato dove arrivarono tanti secoli prima altri perseguitati. Dove c’è Boston, dove scoppiò la rivolta per l’Indipendenza; la Nazione che ha nella sua Costituzione al primo posto il riconoscimento dei diritti naturali e inalienabili dell’uomo: vita, libertà, perseguimento della felicità. Però nei suoi tribunali, per condannare chi commette omicidio, diventa assassino lui stesso senza tanti problemi e neppure tante prove.Ma noi per i bravi cittadini bianchi e anglosassoni non eravamo mica esseri umani. Glielo dissi pure al giudice Webster Thayer nell’ultima udienza del 9 aprile 1927 quando, invece di rivedere il processo ingiusto, ci lesse compiaciuto e convinto la nostra condanna a morte, che lui e gli altri come lui avevano dato ancor prima di vederci. Eravamo anarchici, radicali, lottavamo per la classe ope-raia, eravamo “rossi” tutti quanti e in più italiani quindi dei cani rognosi, meglio dei “bastardi anarchici”. Così ci aveva definiti coi suoi amici, a casa sua, al circolo del golf, insomma nei posti da ricchi che frequentava. E tutti ad approvare sere-ni e contenti. Ma che ne sapevano loro di emigrazione. Un viaggio da bestie e come bestie visitati e smistati a Ellis Island. I tanti lavori: dalle trattorie alle cave alla fabbrica. E poi, perché avevo guidato uno sciopero alla Plymouth Cordage Company nessuno mi volle più. Mi misi in proprio; insomma per modo di dire:

vendevo pesce con un banchetto quando capitava.Nicola era messo meglio. Lavorava in una fabbrica a Milford, aveva moglie e due figli, maschio e fem-mina. Viveva in una casa con giardi-no. Una vita quasi regolare se non fosse per la sua partecipazione alle iniziative dei lavoratori che chiede-vano condizioni di vita più decenti. In realtà si chiamava Ferdinando Sacco. Nicola era il nome finto che si era dato quando stavamo a Monterrey, in Messico, nel 1917, per sfuggire alla leva, per non esse-re mandati in Italia a fare la guerra.Dopo, con la pace, tornammo negli Stati Uniti. Ma era un brutto perio-do. Gli americani avevano terrore dei “comunisti” e per loro erano “comunisti” tutti quelli che vole-vano più giustizia sociale, che non pensavano che il capitalismo fosse un bene e facesse ricchi tutti, ma solo qualcuno. Se ne accorgeranno nel 1929 come era bello il capitali-smo. Ma lo sapete anche voi che,

grazie a libero mercato, globalizzazione, speculazione finanziaria vi siete beccati una bella crisi, che comunque, al solito, pagano i poveracci. Noi eravamo po-veracci. In più non ci stavamo e protestavamo. Un nostro compagno, Andrea Salsedo, venne arrestato senza un valido motivo. Gli fecero il “terzo grado” e il 3 maggio 1920 “cadde casualmente” dal 14° piano di un palazzo del Ministero della Giustizia. Io e Sacco avevamo organizzato il 9 maggio un comizio sull’ac-caduto. Che strano: il 5 maggio ci arrestarono a Brockton. Pochi giorni dopo ci rifilarono un duplice omicidio: di Frederick Parmenter e Alessandro Berardelli, impiegato e guardia giurata del calzaturificio Slater & Morrill, avvenuto a South Baintree, un sobborgo di Boston, qualche settimana prima. Prove non ce n’erano. Ma il procuratore, il giudice, la giuria, il governatore, il ministro della Giustizia Palmer addirittura il nostro avvocato, d’ufficio ovvio, esigevano qualche agnello sacrificale e li ebbero. Ci vollero 50 anni e un governatore del Massachusetts dal cognome straniero, Micheal Dukakis, perché fossimo defi-nitivamente riabilitati. Non è una bella storia la nostra. Però oggi che ricordate i 150 anni della nostra Italia, ricordate anche questa: è una storia italiana, una storia di poveri emigranti.

nella foto d’epoca: Dedham, 9 aprile 1927. Bartolomeo Vanzetti (a sinistra) e Nicola Sacco ammanettati insieme, prima della loro definitiva condanna a morte.

Upgrade per il Braidese, direbbero i dotti. Che, poi, significa: promozione del titolo.

A questo punto, intellettuale. Tra Borsa e Universiadi del trading online, la cittadina della Granda dimostra di avere stoffa.Il team “The betters” dell’Istituto tecnico Guala di Bra, sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, è salito sul podio insieme alle altre dieci squadre premiate nel concorso “Conoscere la borsa”, progetto europeo volto a promuovere tra gli alunni delle scuole supe-riori la cultura e la conoscenza dei meccanismi della finanza, mediante esercitazioni pratiche che simulano un’attività reale sul mercato bor-sistico. Obiettivo della iniziativa, ben vista an-che dagli economisti Enzo Cipolletta e Marco Vitale, è: stimolare la curiosità degli studenti e aiutarli a comprendere l’attuale situazione

money, money,moneyLA NOSTRA TERRA AI VERTICI INTERNAZIONALI: LA BORSA DIVENTA PALESTRA DI VITA PER I GIOVANI

DI GIOVANNA FOCO

dell’economia mondiale e i suoi possibili futuri sviluppi.“Lo spunto per “Conoscere la borsa” - dice Enzo Cipolletta, attuale economic advisor di Ubs - è un gioco, ma guai a pensare che l’eco-nomia sia un gioco. Gli studenti, partecipando a questo progetto sono indotti a prendere deci-sioni, e prendere decisioni significa informarsi. Finanza non è solo speculazione. Senza di lei saremmo schiacciati sul presente. Non si pen-serebbe al futuro. Per incrementarsi, un Paese maturo come il nostro, deve puntare sull’inno-vazione e sulla ricerca. Questi saranno i motori della crescita per i Paesi industrializzati e anche l’Italia dovrà seguire questa strada se non vorrà retrocedere”.Eloquente Marco Vitale, economista di impre-sa: “Luigi Einaudi prendeva come esempio il

Attraverso il concorso “Conoscere la borsa” gli studenti delle scuole superiori imparano i meccanismi della finanza simulando attività reali nel mercato borsistico.

mercato rionale, dove la massaia valuta i prezzi, decide dopo essersi informata. Ma la sua atten-zione funziona soltanto se ci sono anche il pen-nacchio dei carabinieri, il segretario comunale, il parroco: cioè, se funzionano le istituzioni. Sono loro che guidano i meccanismi dell’eco-nomia. La finanza ha avuto un peso gigantesco nella crisi degli ultimi anni. È stata salvata sen-za porre condizioni. Per leggere il presente, si deve capire che non c’è più l’uomo al centro dell’economia, ma si è passati a preoccuparsi soltanto di produzione prima, guadagno poi e capital gain oggi. È in corso un braccio di ferro tra lavoro, economia e finanza, che le istituzioni devono governare. In Italia rimangono due pi-lastri che mi fanno giudicare la situazione attua-le, nonostante tutte le difficoltà, ancora come un bicchiere mezzo pieno: il valore dell’econo-mia produttiva (e segnatamente dell’economia manifatturiera) e la buona situazione patrimo-niale della maggioranza delle famiglie italiane. Ma il bicchiere è destinato a svuotarsi se non reagiremo con coraggio, lucidità e amore per il nostro Paese. Intendo: se non investiremo per lo sviluppo”.Soddisfatto il presidente della Fondazione CRC, Ezio Falco: “La Fondazione crede profonda-mente nell’importanza dell’educazione, chiave fondamentale per consegnare alle giovani ge-nerazioni un futuro positivo, in una terra che ha avuto dal dopoguerra ad oggi uno sviluppo economico formidabile”.E mentre l’Istituto Guala di Bra festeggia il ri-

sultato, vi sono due Istituti di credito braidesi che stanno investendo per le nuove leve: BCC Cherasco e Cassa di Risparmio di Bra. Sono gli unici istituti di credito della provincia di Cuneo che compaiono tra gli sponsor nazionali nelle Universiadi del trading. C’è un fatto: sono sempre più numerosi gli ita-liani che hanno deciso di seguire in prima per-sona il proprio portafogli utilizzando internet, affidandosi al trading online. Tra i punti di forza c’è il fatto di essere uno strumento poco costo-so per investire il proprio denaro in borsa: le commissioni sono spesso più basse rispetto ai metodi tradizionali di investimento e, inoltre, si ha accesso a valori aggiunti come le quota-zioni, i grafici in tempo reale, l’analisi tecnica e fondamentale. Inoltre, si misurano sul cam-po le menti presenti, patrimonio del futuro: i giovani.“Le Universiadi - sostiene Gianluca Beccaria, responsabile del Servizio Finanza della Cassa di Risparmio di Bra - sono una grande opportuni-tà a nostro parere sia per le banche, che si sono affiancate a Directa in questo progetto, sia per gli studenti stessi che possono vedere concre-tizzarsi gli studi ad oggi effettuati, tramite pra-tica giornaliera, verificando se “l’operare con soldi veri” può modificare le strategie apprese durante il percorso accademico. Per le banche, invece, rappresenta un ottimo veicolo per far conoscere l’Istituto del territorio ad un bacino di utenti molto giovani ed in seconda battuta, ma non per ordine di importanza, rappresenta

LE SCUOLE SUPERIORI E “CONOSCERE LA BORSA”L’iniziativa “Conoscere la borsa”, nata in Germania nel 1983 ad opera dell’Associazione Casse di Risparmio Tedesche e proposta in Italia dall’ACRI da una decina d’anni, ha visto per l’ultima edizione la partecipazione in Europa di oltre 41mila squadre. In Italia, hanno partecipato all’edizione 2011 del progetto 1100 squadre composte da oltre 5000 studenti delle scuole superiori, supportate da 13 tra Fondazioni di origine bancaria e Casse di Risparmio. I team della Granda sono stati 111.

Davide Marzano, vice responsabile Area Crediti BCC Cherasco

Gianluca Beccaria, responsabile Servizio Finanza Cassa di Risparmio di Bra

Nella pagina seguente:premiati del concorso “Conoscere la Borsa” alll’interno del cortile della Fondazione CRC.photo: Paolo Ansaldi

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una modalità per valutare gli studenti sul cam-po e verificarne le doti, le attitudini al fine di eventuali possibili inserimenti nelle aziende stesse”.Gli ingredienti sono evidenti e dimostrano la volontà di mettersi in campo per l’economia reale. Quella giornaliera. Figlia di progetti, in-tenti, preparazione e sfide. Colte da chi investe anche in pensieri di medio lungo raggio.“Quando Directa sim, poco più di un anno fa,

“UNIVERSIADI DEL TRADING ON LINE” CON DENARO REALE.Campionato in corso dal 14 marzo al 14 ottobre 2011, organizzato da Directa S.I.M.p.A. Competizione aperta agli studenti italiani, francesi e tedeschi: i membri di ogni squadra squadra sono nati dopo il 31 dicembre 1983 e iscritti a un corso con sede in Europa.Con questa iniziativa Directa si propone di offrire agli studenti l’opportunità di un contatto concreto con i mercati finanziari attraverso il trading on line.Per ciascuna facoltà è ammessa un’unica squadra, composta da un minimo di 3 fino a un massimo di 5 studenti. Ogni squadra avrà a disposizione la piattaforma Directa con tutti i suoi add-in, la piattaforma di analisi tecnica “Visual Trader” e un finanziamento di 5.000,00 euro, che con l’effetto leva permetterà di investire in azioni fino a un controvalore di 25.000,00 euro.L’eventuale gain realizzato, al netto di commissioni, sarà riconosciuto al caposquadra (ti-tolare del conto). Durante lo svolgimento del Campionato potranno essere organizzate premiazioni e assegnati riconoscimenti, a discrezione di Directa.Sarà proclamata vincitrice delle Universiadi del trading la squadra che al 14 ottobre 2011, a chiusura del Campionato, avrà realizzato la migliore performance.Al professore di riferimento della squadra vincitrice Directa riconoscerà un contributo di 15.000 euro utilizzabile a fini di didattica e/o di ricerca.

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ci ha chiesto di partecipare come sponsor al primo campionato italiano di trading online - puntualizza e conclude Davide Marzano, vice responsabile Area Crediti di BCC Cherasco - ab-biamo valutato positivamente una collaborazio-ne di questo tipo. Fin da subito abbiamo credu-to in questo progetto che avvicina i giovani al mondo della finanza in modo concreto, prima attraverso la competizione, e poi con la succes-siva possibilità di uno stage presso la BCC di Cherasco, ricordandoci del fatto che se fosse capitato a noi un’occasione simile l’avremmo colta di sicuro. Replicheremo in futuro alla ri-chiesta di collaborazione per l’organizzazione delle Universiadi del Trading”.L’economia della Granda dà segnali di autocon-trollo nell’ avvicendamento di fatti internazio-nali che sono protagonisti nella cronaca econo-mico finanziaria mondiale. Conoscenza è anche possibilità di alchimia: dalla presa di coscienza alla trasformazione. Passando attraverso la padronanza.

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d’Italia, l’Anno Internazionale della Gioventù e, idealmente connesso, un “compleanno” spe-ciale: il Club Unesco di Cuneo festeggia mezzo

cinquant’anni di unescoIL BACKSTAGE DEL CLUB DI CUNEO, PRIMO IN ITALIA PER FONDAZIONE

secolo d’attività, intenso e produttivo. Un impegno costante, soprattutto dedicato ai giovani, a favore dei diritti umani, della tutela del Patrimonio storico, artistico e naturale, nonché alla promozione della cultura su tutto

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il territorio provinciale. Al timone di questo instancabile veliero, ancora oggi troviamo la Prof.ssa Maria Boella Cerrato, presidente ed anima dell’associazione dal 1961, anno in cui nasce il “Gruppo Studentesco Cuneese SIOI-UNESCO”. “Siamo stati il primo Club fondato in Italia aper-to al dialogo internazionale, sotto legida della Sioi e dell’Unesco” racconta con orgoglio e pas-sione la professoressa, “grazie al quale, fin dagli anni ’70, abbiamo offerto ai giovani possibilità di scambi studenteschi e viaggi di studio alle sedi delle Organizzazioni Internazionali.“Gli anni ’80 sono stati particolarmente intensi di attività” ricorda Dario Camuzzini, ex-segreta-rio, “I Corsi di Cultura Internazionale ed i viaggi d’istruzione a Strasburgo, Ginevra, Parigi, per imparare ad essere cittadini del mondo. Ma an-che le Feste Studentesche: occasioni per socia-lizzare e divertirsi raccogliendo fondi per vari progetti di solidarietà”.Nel 1987 - Anno Europeo dell’Ambiente - si or-ganizza la “Giornata di Risanamento Ecologico delle Ripe di Gesso”. Più di mille ragazzi hanno ripulito la zona compiendo il primo passo con-creto verso il progetto del Parco Fluviale. La decade successiva vede il Club impegnato nella valorizzazione delle Residenze Sabaude presenti nella nostra provincia ed iscritte nel-la prestigiosa Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco, con il conferimento delle Targhe

del Patrimonio e la realizzazione di guide multimediali sui Castelli Reali di Racconigi, Govone e Pollenzo. Di qui l’input per altre opere video dedicate ai Castelli di Lagnasco ed alla Abbazia di San Costanzo al Monte, realizzati dalla regista Albezzano Matis, alla quale si deve anche il successivo ed apprezzatissimo DVD “Il Cammino di Santiago: l’arte e gloria di Dio”.“A metà degli anni ’90, nell’ambito della salva-guardia del Patrimonio Immateriale, due gran-di progetti europei (Unesco ed U.E.) sulle Vie della Seta creano lo spunto per rivalutare l’an-tica forma d’artigianato che era stata fiorente nelle nostre zone e realizzare un libro ricco di testimonianze delle storiche filere di Boves, Bernezzo e Caraglio” spiega Marco Rossi, at-tuale vice-presidente. “Nel 2000, Anno Mondiale dell’Acqua, parte un nuovo lavoro di ricerca degli studenti che porterà alla pubblicazione di “Acqua Oro Blu”, un eccellente vademecum, premiato dalla Fao e dalla Presidenza della Repubblica”.E sempre i giovani soci sono protagonisti ed autori del DVD “Stop ai bambini-soldato” (2005) sul tema tristemente attuale della vio-lazione dei diritti del più piccoli.Mentre vengono mantenuti i contatti con i club italiani ed internazionali, quello di Cuneo apre una nuova collaborazione con l’Associazione Crosiera (in particolar modo

con l’attivissimo prof. Roberto Negro) e con-tinua a “coltivare cultura” sul territorio: nasce il concorso letterario “Un Roero da Favola”, e l’Anno Mondiale dell’Astronomia (2009) così come il progetto internazionale sulla Biodiversità sono stati oggetto di studio ed approfondimenti.Sempre in linea con l’impegno per l’educa-zione civica e la sicurezza dei giovani, nell’ot-tobre 2010 viene presentata la pubblicazione “Analisi e prevenzione degli incidenti stradali nella Provincia di Cuneo”, eccellente lavoro di ricerca degli studenti, molto apprezzato dalle istituzioni. “Il 7 maggio, al Teatro Toselli, si festeggiano questi 50 anni di iniziative ed attività, per ri-percorrerli insieme, per ringraziare tutti colo-ro che hanno condiviso i valori dell’Unesco e soprattutto per trasmetterli a chi ancora non li conosce” annuncia la Prof.sa Boella Cerrato “Una celebrazione significativa, proprio a con-clusione della Settimana della Cultura”.Una serie di appuntamenti di rilievo: la mostra di Domenico Paladino, la Tavola Rotonda tra Editori ed Associazioni Culturali del territorio, ed il 6 maggio (Teatro Monviso) un incontro con la SIOI e varie personalità del mondo culturale e diplomatico internazionale e na-zionale. Occasioni prestigiose, senz’altro un pregevole “regalo” alla città di Cuneo. Quindi... buon compleanno, Club Unesco!

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Il sole. Si spoglia della frescura. Lento svestirsi conduce alle pendici dei raggi. Disegnati tra

cielo e terra. Avvicendarsi di stagioni. La chia-mano primavera. Poi, a un soffio, la nominano estate. La porta del tempo si ferma: i passi ral-lentano. Il pensiero cerca luoghi che divengano emozioni. Maggio si srotola languido, mentre giugno fa capolino. All’orizzonte il solstizio d’estate: il sole - simbolo del fuoco divino - entra nella costellazione del Cancro, emblema delle acque è dominato dalla luna, dando origine all’unio-ne delle due opposte polarità che si incontra-no. L’occasione è 24 giugno, il giorno di San Giovanni predicatore e profeta ricordato nei Vangeli per aver preannunciato la venuta del Messia. Le valli Cuneesi brulicano. Ogni luogo ha il suo

a spasso senza metaTRA STREGHE, BARABACIU, MAGHI E DAME. LA VITA È UN MISTERO. L’ESSENZIALE È PERCORRERLA PER SVELARLO

DI GIOVANNA FOCO

rituale per solennizzare questa data con fuochi e falò purificatori e propiziatori. Un tempo si gettavano cose vecchie o marce all’interno del-le fiamme: si pensava che il fumo che ne sca-turiva tenesse lontani spiriti maligni e streghe. Mentre femmine cortesi e sapienti cercano erbe che useranno nelle pozioni magiche. E non chiamatele masche, perché nel XXI secolo potrebbero arrabbiarsi. È passato il tempo della paura della Inquisizione. Ora si è nella Era della consapevolezza. Non solo razionale.Il piacere di viaggiare è insito in chi ha sete di conoscenza: spingersi oltre il qui e ora per rag-giungere il là e poi, sapendo che spesso una meta conduce più a un destino che a una de-stinazione.In questi passi ideali, a caccia di mistero, sco-priamo un piccolo paese della Valle Bronda:

Castellar. A un soffio da Saluzzo, tra vitigni e frutteti, là su un poggio si erge il castello. La merlatura è ghibellina. Il vento sussurra dei suoi natali: i Marchesi di Saluzzo. Era il XIV secolo. Le mura narrano di Dame e Cavalieri, mentre l’arcano aleggia intorno. È maggio. Figure fiabesche si stagliano tra l’erba. Paiono musici o forse fate. Sembrano in paglia o forse latta. Sono a decine. Forse centinaia. Che de-licato mistero svelato. Sono: spaventapasseri. Le vie del Borgo divengono un libro da sfoglia-re. Storie e leggende si intrecciano, in questo crocevia di tradizioni. Gli abitanti del luogo sono i protagonisti. Menti e azioni che creano i barabaciu. Spaventano nessuno e nemmeno i passeri. Sono belli da vedere. E protagonisti una volta l’anno. Frattanto, gli alberi intorno accarezzano con lo sguardo i viandanti. Rami flessuosi paiono indi-care la strada. Ha un nome: fantasia. D’un tratto, un albero più alto degli altri oc-chieggia l’orizzonte. Pare mirare la linea del panorama. Un punto. Puntuale e preciso. Ecco, la bussola indica Racconigi.Il mistero è svelato: là si erge una zelkova seco-lare. È nel parco del castello. È abituata a volare più in alto. I secoli si sono avvicendati e la me-moria non ha un solo tempo né una sola veri-tà. Il parco secolare della reggia è bello. Anzi, bellissimo. Lo decreta anche il suggello: Parco più bello d’Italia 2010. Non vi sono misteri. È sufficiente entrare per capire. La residenza è da vivere, non basta visitarla. Si avvicendano la Palazzina Svizzera, il Viale dei Platani, l’Eremi-taggio, il grande lago, la Margaria, le Serre Reali, la Dacia Russa, l’Isola del Tempio. Poi, un attimo di silenzio. Ecco il libro dei misteri che ferma l’attenzione su una pagina: il Tempio sovrasta la settecentesca Grotta di Merlino. Il Mago di Re Artù, narra la leggenda, innamoratosi della ninfa Viviana ed insegnatele le arti magiche, fu da lei tradito e chiuso in una grotta incantata. Racchiuso. Chiuso. Rinchiuso. La mente vola. Il percorso prosegue. Le strade offrono pa-

LA NOTTE DELLE STREGHE La notte che precede la notte di San Giovanni è detta “delle streghe”. Il rimando pare sia alla testa decapitata di Giovanni che fu richiesta - dice la storia - da Salomé, figlia di Erode Antipa e Erodiade. Nozze incestuose pare e figlia nata da incesto. La denuncia fu fatta da Giovanni Battista che non fu ben visto da Erode Antipa. È chiaro, dunque, il detto della not-te delle streghe: “San Giovanni non vuole inganni”. Tra le streghe della notte delle streghe, la leggenda vuole che ci siano anche Erodiade e sua figlia Salomé, condannate a vagare su una scopa per espiare la colpa di aver fatto decapitare San Giovanni.

norami, scorci mete e bivii. Ecco che appare all’orizzonte una cinta murata. Dà quel senso di racchiuso chiuso rinchiuso: è il Castello degli Acaja di Fossano. Si narra che vaghi una dama. Certo, non in carne ed ossa. Ma neppure un fantasma. Energia, direbbero i bioenergeti. Ci addentriamo. Con garbo e senza presunzione.Il varco è ampio. La struttura è quella di una fortificazione. La costruzione è maestosa. In cotto. L’imponenza esprime limpidamente il concetto di potere e solidità. Cerchiamo la

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dama. Troviamo documenti interessanti. Si tratterebbe di Bona di Savoia, duchessa di Milano. Si parla di rilevamenti effettuati con strumentazioni in grado di rilevare anomalie audio-video e dei parametri ambientali. Con noi, una sensitiva: Enrica Brugo. La razionalità vige. Lo scetticismo impera. Il dubbio rimane. Lei conferma il materiale visionato e aggiunge particolari che poi si sono dimostrati calzanti. Non ama i riflettori, anche se collabora con la trasmissione “Mistero” di Italia Uno. Una sola battuta: “Entrando nei luoghi occorre far parla-re le vibrazioni: attraverso l’energia si conferma la storia”.Noi cercavamo misteri e abbiamo trovato spa-ventapasseri, maghi e duchesse.La cosa più pericolosa da fare è rimanere im-mobili. Confucio diceva: “Non esiste una strada verso la felicità. La felicità è la strada”.

LE VISITE IN PROGRAMMACastellar: in occasione della Festa degli Spaventapasseri (domenica 1 e 8 mag-gio) il castello di sarà visitabile dal pub-blico dalle 14 all 18.30 con visita non guidata (proprietà: Anselmo Aliberti)

Il Parco Reale del Castello di Rac-conigi, la Margaria e le Serre Reali si possono visitare dal martedì alla do-menica. La biglietteria è aperta dalle 10 alle 19.

photo: press office Parco Reale di Racconigi

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itinerari tra terra e cielo

«Io mi affrettai con furia a salire e così Giovanni e Jacomb mi venivano stretti

appresso, ed in pochi minuti stavamo tutti al fianco di Michele fissando lo sguardo in uno spazio infinito. [...] Il cielo al di sopra pareva una splendida volta azzurra senza macchie ed il sito in cui passeggiavamo era la più alta cima che a 40 miglia (miglia piemontesi 26) di raggio rinvenir si possa e non uno degli innumerevoli picchi nevosi che si trovano al nord ed all’ovest era velato della più leggera nube.» A descrivere l’emozionante arrivo sulla vetta del Monviso è l’inglese William Mathews, il pioniere dell’al-pinismo che organizzò la comitiva che era composta da un altro inglese: William Jacomb e da due guide di Chamonix: i fratelli Michele e Giovanni Battista Croz. Erano le 9,20 del 30 agosto 1861 quando i quattro alpinisti misero piede sulla vetta, erano partiti da Casteldelfino il giorno precedente e avevano risalito il Bosco dell’Alevè e il Vallone delle Forciolline prima di attaccare la rocciosa parete sud che li avrebbe portati in cima.Dalle cronache del tempo si rileva che in prece-denza già altri alpinisti avevano tentato la salita al Viso, come viene famigliarmente chiamato in

NEL 1861 UNA SPEDIZIONE INGLESE RAGGIUNSE PER LA PRIMA VOLTA LA CIMA DEL MONVISO. ERANO TEMPI DI GRANDE FERMENTO.QUESTA IMPRESA, COMPIUTA SULLA MONTAGNA SIMBOLO DEL PIEMONTE, DIEDE VIGORE ALLA NASCENTE TENDENZA DELLA “CORSA ALLE VETTE”, UN ENTUSIASMO CHE COINVOLSE GIOVANI E UOMINI POLITICI DELLA NUOVA ITALIA.

loco, ma senza riuscirvi; il primo serio tentativo documentato è quello del geometra saluzzese Domenico Ansaldi che nel 1834, con due com-pagni, raggiunse i 3700 metri ma poi dovette rinunciare per le avverse condizioni atmosferi-che. Dopo l’ascensione del Mathews, nel 1862 giunse la seconda vittoria inglese per opera di Francis Fox Tuckett che raggiunse la cima ac-compagnato dalla guida Michele Croz, di que-sta spedizione facevano parte Pietro Perren di Zermatt e Bartolomeo Peyrotte di Bobbio Pellice che fu il primo italiano a mettere pie-de sulla vetta del Monviso. L’anno seguente, il 1863, vide la vittoria della prima spedizione ita-liana che era guidata nientemeno che dal mini-stro delle finanze Quintino Sella, della comitiva facevano parte i fratelli Paolo e Giacinto Ballada di Saint Robert, il deputato Giovanni Barracco, Raimondo Gertoux, Giuseppe Bodoino e Giovanni Battista Abbà. Fu subito dopo la stori-ca salita al Monviso che il Sella volle lanciare un messaggio forte ai giovani italiani invitandoli ad approfondire la conoscenza delle montagne, un modo educativo di rinnovare e rinvigorire fisicamente nonché psicologicamente la gio-ventù italiana attraverso la conquista delle vette

TESTO E PHOTO: ENRICO BERTONE

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alpine. Fu durante la salita al Monviso che allo statista venne in mente di fondare un grande sodalizio: in quello stesso anno nacque il Club Alpino Italiano!Nel 1864 vi fu la prima ascensione femminile al Viso: Alessandra Boarelli e Cecilia Fillia, che ave-va appena quattordici anni, raggiunsero la vetta accompagnati da Carlo Mainardi, dal vicario di Casteldelfino don Carlo Galliano e dal medico Richard; poi venne la prima salita invernale e l’esplorazione delle altre pareti del Monviso ad opera di personaggi come il poeta come Guido Rey, Antonio Castagneri e altri, le coraggiose guide della famiglia Perotti di Crissolo aprirono oltre trenta nuove vie di salita sui diversi ver-santi della montagna. Così il Monviso un tempo considerato inviolabile, caratterizzato da rocce inaccessibili e spaventosi precipizi, divenne uno dei simboli dell’alpinismo italiano.Leggende e miti si erano sviluppati attorno alla vetta più alta delle Alpi Cozie fin dall’antichi-

tà, il Viso godeva di grande fama già presso i Romani che lo definivano il “Monte Vesulo” e lo ritenevano il monte più alto delle Alpi. La sua forma triangolare che si staglia contro il cielo ispirò scrittori e poeti: Virgilio lo decantò nel X libro dell’Eneide, Dante Alighieri lo descrisse, assieme al Po, nel XVI canto dell’Inferno del-la Divina Commedia, il Petrarca lo raccontò in una sua descrizione del Piemonte e della città di Saluzzo e molti altri antichi personaggi di cultura, come Plinio il Vecchio, Pomponio Mela, Tolomeo e così via, fino a giungere ai tempi mo-derni, lo citarono nelle loro opere. Il primo a definirlo con il nome attuale fu Leonardo in un manoscritto del 1511, oggi conservato presso il Louvre di Parigi, dove parla della pietra che si estrae sul Monte Bracco.L’Italia era appena stata unita e il Monviso dun-que conobbe un periodo di grande notorietà. I valori riconoscibili nelle ardimentose salite alle vette alpine rappresentavano il degno prosegui-mento dei valori risorgimentali e non a caso il 12 agosto del 1863 Quintino Sella volle accanto a se nella salita alla vetta il deputato calabrese Giovanni Barracco: quel giorno sul Monviso era salita l’Italia unita! All’epoca le imprese alpinisti-che non erano certo riservate alla massa, coloro che scalavano le vette alpine costituivano un’éli-te, la stessa iscrizione di un nuovo socio al Club Alpino doveva avvenire tramite la presentazione di una domanda da parte di un socio già effet-tivo e la quota annuale costava ben venti lire e non era certo una spesa alla portata di tutti, ma quello fu l’inizio della frequentazione delle montagne, di un fenomeno collettivo che nel Novecento coinvolgerà migliaia di giovani di tut-te le estrazioni sociali. Va detto che già dopo le prime salite dell’Ottocento ai piedi della monta-gna piemontese cominciarono ad arrivare grup-pi di escursionisti attirati dalla nuova tendenza di salire il più in alto possibile. Di questi erano ben pochi quelli che raggiungevano la vetta ma questo movimento di persone diede l’avvio al turismo alpino.

Nella pagina precedente:il Monviso, soprannominato il Re di Pietra, con le valli Po e Varaita costituisce un vero

paradiso naturale ricco di cultura e storia dove l’escursionismo e l’alpinismo trovano

il loro ambiente ideale.

Sotto:il Buco del Viso, tunnel non carrabile che collega

l’Italia con la Francia a quota 2882 m., appena sotto il Colle delle Traversette.

Promotore dell’opera fu il Marchese di Saluzzo Ludovico II alla fine del XV secolo,

pertanto rappresenta a tutti gli effetti la più antica galleria delle Alpi. Serviva per il passaggio di

uomini e muli impegnati nel trasporto del sale e di altri generi di commercio.

Nella pagina seguente:il Monviso, la montagna come la materializzano

i pensieri dei bambini nei loro disegni, un triangolo perfetto visibile anche dalla più lontana pianura

piemontese nelle giornate limpide.

Il Monviso, la montagna come la materializzano i pensieri dei bambini nei loro disegni, un trian-golo perfetto visibile anche dalla più lontana pianura piemontese nelle giornate limpide, ma non solo, il massiccio del Monviso è composto da una catena di alte vette di cui una quindicina superano i tremila metri di altezza e vanno ag-giunte alla cima principale che raggiunge quota 3841, un insieme di grandissimo valore, sulle innumerevoli pareti si sviluppano vie alpinisti-che che comprendono tutti i gradi di difficol-tà. Ai piedi del Viso sgorga il Po, il fiume più lungo d’Italia, sul versante della Valle Varaita si estende il Bosco dell’Alevè che rappresenta la foresta di pini cembri più estesa d’Italia. Dopo le prime ascensioni al Viso, come punto di ap-poggio, venne costruito il ricovero dell’Alpetto che fu il primo rifugio del CAI. Appena sotto il Colle delle Traversette, a quota 2882 metri, alla fine del XV secolo per opera del marchese di Saluzzo Ludovico II, venne realizzato il Buco di Viso che rappresenta a tutti gli effetti la più antica galleria delle Alpi e serviva per il passag-gio di uomini e muli impegnati nel trasporto del sale e di altri generi di commercio tra Italia e Francia. Il Monviso dunque è anche la mon-tagna dei primati. Queste peculiarità, abbinate ai rifugi sparsi nelle valli: Po e Varaita in Italia e Guil in Francia, fanno di questo territorio un paradiso naturale ricco di cultura e storia dove alpinismo ed escursionismo trovano il loro ambiente ideale. Così il Re di Pietra, come Ezio Nicoli definì il Monviso nella sua opera enciclo-pedica pubblicata nel 1972, dalle vicende post risorgimentali ad oggi è sempre là, ad alimen-tare i sogni dei giovani che vogliono salirne la vetta, a nutrire i ricordi di quanti la cima la raggiunsero nei loro giorni migliori, ma anche solo per coloro che alzando lo sguardo se lo trovano dinnanzi come silenzioso compagno dell’umano peregrinare. Così, oggi come un secolo e mezzo fa, quando i primi uomini ne raggiunsero la vetta, il Monviso è testimone e custode di eterni valori.

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IL GIRO DEL MONVISOLa vetta del Monviso è riservata a coloro che praticano l’alpinismo, anche la via sud, consi-derata la via normale, che a grandi linee ricalca l’itinerario percorso nel 1861 ma oggi in gene-re avviene con partenza dal Rifugio Quintino Sella in Valle Po, richiede nozioni di alpinismo. Innumerevoli sono inoltre i percorsi escur-sionistici che si possono effettuare ad altezze meno elevate.Va sempre considerato che le escursioni in quota non sono delle semplici passeggiate ma vanno affrontate con la dovuta preparazione fisica e un equipaggiamento adeguato, impor-tante sempre disporre di informazioni sulle difficoltà, sulla lunghezza del percorso e sulle condizioni atmosferiche.Per ammirare la montagna in tutti i suoi versan-ti niente di meglio che effettuare un itinerario che ne compia il periplo: è quanto fece il pro-fessore inglese James David Forbes, naturalista, esperto in glaciologia e grande appassionato di montagna, era l’anno 1839 e con lui c’era un cacciatore di nome Rey, questo fu il primo “Giro del Viso” di cui si abbia documentazione. Oggi esistono diverse varianti di questo trek-king che si può effettuare in almeno due giorni di marcia ma quello storico è sempre quello più frequentato.L’itinerario, nella scala delle difficoltà escur-sionistiche, viene classificato come EE, ed è riservato a escursionisti esperti ma, per restare all’interno di questo grado di difficoltà, va per-corso nei mesi estivi quando è meno probabile incontrare tratti innevati.Lungo il percorso è possibile ammirare una grande ricchezza di flora: pini cembri, larici e molte altre tipologie di alberi alle quote meno elevate, mentre tra i vegetali minori, stelle al-pine, ranuncoli dei ghiacciai, diversi tipi di ar-temisia e tante altre varietà; la fauna presenta un raro endemismo: la Salamandra Lanzai, un anfibio urodelo di colore completamente nero scoperto soltanto nel 1988.

Il rifugio Quintino Sella (2640 m.), base di partenza per la scalata

ai 3841 metri della vetta del Monviso.

Il Colle delle Traversette, punto più elevato del “Giro del Monviso”: 2950 m

photo: Daniele Molineris.

È poi possibile incontrare stambecchi e camo-sci che corrono sulle rocce o timidi ma curiosi ermellini, lepri variabili o marmotte che fischia-no all’avvicinarsi degli escursionisti, falchi e molte altre specie animali.Pian del Re è raggiungibile risalendo la Valle Po con l’auto o con servizi di navette attivi da Crissolo e da Pian della Regina (dove si trova la Locanda Regina) nel periodo estivo. Qui termi-na la strada e si trova quella che viene indicata come la torbiera più elevata d’Europa: siamo all’interno del Parco del Po Cuneese. Al Pian del Re si trova anche il Ristorante-Albergo Pian del Re. Compiendo il giro della montagna in senso orario si passa vicino alla sorgente del Po, poi si cammina fiancheggiando il Lago di Fiorenza e il Lago Chiaretto e si sale al rifugio Quintino Sella che venne inaugurato nel 1905 e oggi è il principale punto di appoggio per gli alpinisti che scalano le pareti est e sud del Monviso. Il rifugio si trova a 2640 m sul territorio del co-mune di Crissolo tra il Lago Grande di Viso e il Lago Piccolo. Si toccano i Laghi delle Sagnette e si giunge prima al Passo Gallarino e poi al Passo di San Chiaffredo che mette in comunicazio-ne la Valle Po con la Valle Varaita. Si scende il Vallone delle Giargiatte fiancheggiando i Laghi del Prete e, attraversando il Bosco dell’Alevé, si giunge alle Grange Gheit (1912 m) il punto più basso del giro. Si sale al Rifugio Vallanta e poi al Passo di Vallanta passando vicino al vecchio Rifugio Gagliardone. Sul colle, anche a estate inoltrata spesso si trova ancora della neve. Si scende in territorio francese, nella Valle del Guil, e si fiancheggia il Lago Lestio per arrivare al Refuge du Mont Viso (o Baillif ), quindi si sale al Colle delle Traversette, confine tra Italia e Francia, il punto più elevato del trekking: 2950 m. Poco sotto si trova il Buco di Viso, e si scen-de fino a giungere al punto di partenza. Una variante abbastanza comune consiste, prima di scendere al Pian del Re, nel risalire al Rifugio Vitale Giacoletti per poi scendere al punto di partenza passando vicino al Lago

Superiore. L’intero percorso ha una durata di circa 14-15 ore di cammino, quindi è opportu-no suddividerlo in più tappe, in base alle pro-prie possibilità. Questo itinerario non tocca il Rifugio Bagnour nel Bosco dell’Alevé e il Rifugio Nuovo Alpetto costruito nei pressi del rifugio storico che quest’anno, in occasione del centocinquante-nario della prima salita al Viso, verrà inaugurato come museo storico. Per chi vuole percorrere il “Giro del Viso” (qui sinteticamente descritto) o semplicemente raggiungere i rifugi per sog-giornare ai piedi del Monviso esistono varie pubblicazioni (guide e cartine) che descrivono in modo dettagliato gli itinerari. Informazioni si possono anche avere telefonando ai gestori dei rifugi che si incontrano lungo il percorso o visitando i loro siti internet.

Se la vetta è riservata a coloro che praticano l’alpinismo, per ammirare la montagna in tutti i suoi versanti si può effettuare un itinerario che ne compia il periplo: il “giro del Viso”. Le sue varianti sono diverse, ma bisogna prevedere almeno due giorni di marcia ed è consigliata a escursionisti esperti.

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CONCILIARE PASSATO E PRESENTE Due anime di uno stesso territorio, Valle Varaita e Valle Po, sono i due cuori alpini pulsanti del Saluzzese, l’avanguardia verso la Francia di quello che fu il potente Marchesato di Saluzzo, pertanto antiche aree strategiche e vie del commercio. Oggi le vallate hanno perso il loro ruolo di vie di comunicazione, rimanen-do anzi forse ai margini della rete dei trasporti, ma hanno guadagnato in valorizzazione delle proprie potenzialità territoriali, soprattutto in termini turistici. Inoltre, dopo un “lungo cammino di auto-coscienza”, i diversi fronti valligiani attorno a Saluzzo (non solo Valle Varaita e Po, ma an-che Bronda e Infernotto), hanno finalmente scoperto che, per un’area come questa, è de-cisamente nefasto guardare a valle (verso la

monviso dagustarePASSEGGIANDO ALL’OMBRA DEL RE DI PIETRA, ALLA SCOPERTA DELLE “COSE BUONE”, PER IL CORPO E PER LO SPIRITO.

DI VANINA CARTA

città) per trovare un modello di sviluppo, ma è necessario rivolgersi simbolicamente a mon-te, verso il Monviso, per recuperare il proprio DNA culturale, quello alpino, in tutte le sue sfaccettature.

UNA NUOVA MENTALITÀIl grande salto verso la consapevolezza di sé risale a metà degli anni Novanta quando, da destinazioni dei “turisti della domenica”, le due vallate si sono trasformate sempre più in meta per vere e proprie vacanze alla ricerca di relax e del contatto con la natura. Un processo lungo e faticoso, in realtà non ancora del tutto conclu-so, che ha dovuto fare i conti con una mentalità legata ai vecchi schemi del turismo mordi e fuggi, o quello più consumistico, tipicamente anni Ottanta, dove il lusso era il pranzo della

Chianale, l’ultima borgata prima del Colle dell’Agnello in alta Valle Varaita vista dal sentiero che porta al Tour Real. Sullo sfondo il Monviso.photo: Daniele Molineris

Nella pagina seguente:le ravioles, gnocchi di forma allungata preparati con patate, farina e tomino fresco. Era il piatto propiziatorio per il giorno del fidanzamento o del battesimo dei figli maschi.photo: Daniele Molineris

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domenica in trattoria, per mangiare gamberetti scongelati in salsa rosa preconfezionata, o l’ap-partamento nel condominio più alto e detur-pante in uno dei Comuni in alta valle. Oppure peggio, dopo ore e ore di coda sulle due strade provinciali, in direzione Sampeyre e Crissolo, si credeva di godere della salubre aria alpina, pranzando su un traballante tavolino da cam-peggio a bordo strada, tanto per non dimenti-care le polveri sottili della città. Per fortuna da allora molta strada è stata fatta: per chi cerca ospitalità e per chi la offre. Oggi le code sulle provinciali ci sono ancora, ma an-che per passare qui l’intero week-end o qual-che giorno in più. Inoltre, sempre di più e da Paesi differenti, arrivano gli stranieri, il segnale di come il territorio stia iniziando a farsi cono-scere fuori confine. Determinanti in questa tra-sformazione sono stati il graduale cambiamen-to della sensibilità alimentare, con la riscoperta dei piatti della nonna e dei prodotti locali, a km “0”, e la valorizzazione dell’offerta naturalistica e sportiva, sempre più organizzata e integrata all’interno del “sistema turismo” territoriale.

A SPASSO PER LE VALLATE VALLE VARAITAAll’ombra del Monviso, il nostro viaggio alla scoperta di un ambiente naturale da cui nasco-no cose buone per il corpo e per l’anima, parte dall’alta Valle Varaita per scendere in pianura e risalire di nuovo, questa volta verso le sorgenti del Po. Ci si avvia naturalmente da Pontechianale e da Bellino. Il primo ha avuto la rivincita sulla cementificazione selvaggia dei decenni scorsi, curando con grande attenzione il restauro di quello che è diventato uno dei “Borghi più Belli d’Italia”: Chianale, l’ultima borgata prima del Colle dell’Agnello. Bellino, situato in una val-letta laterale rispetto alla direttrice della Valle Varaita, all’altezza di Casteldelfino, è invece esempio unico di conservazione dell’integrità storico-artistica e culturale della cultura alpina, in particolare occitana. Qui la filosofia del nosto

modo, la parlata occitana locale di Bellino, rico-nosciuta come una delle più pure e delle più affini a quella dell’area occitana francese, è una filosofia di vita volta a custodire l’identità cultu-rale. Ne sono testimonianza l’integrità dell’ar-chitettura alpina, che non ha subito l’invasione del cemento, e le feste tradizionali, in primis la Beò (con cadenza triennale), antichissimo car-nevale alpino. Ma Bellino è anche un luogo uni-co per le sue antiche meridiane, affrescate sui muri delle abitazioni e recentemente ristruttu-rate. Splendide quelle in Borgata Celle, dove ha sede per altro il museo ad esse dedicato: il Museo del Tempo e delle Meridiane.Giunti fin qui e magari reduci da una lun-ga escursione ai Laghi Blu o verso il Rifugio Vallanta o ancora verso il Bosco dell’Alevé (il più vasto bosco di pini cembri d’Europa - 820 ha tra Sampeyre, Casteldelfino e Pontechianale),

L’ACCORPAMENTO DELLE COMUNITÀ MONTANEPer la crescita di una nuova economia turistica, è stato fondamentale l’incre-mento delle iniziative di valorizzazio-ne e di supporto da parte degli enti locali, in primo luogo della Comunità Montana, nonostante le difficoltà do-vute all’accorpamento delle due enti-tà (Comunità Montana Valle Varaita e Comunità Montana Valle Po, Bronda, Infernotto) diventate oggi un’unica realtà. Il nuovo Ente è una delle sei Comunità Montane della Provincia di Cuneo, nata nell’ambito della rior-ganizzazione sul territorio regionale (da 12 Comunità a 6) operate dalla Regione Piemonte nel 2008.

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non potrete esimervi dall’assaggiare i due piatti “forti” (nel vero senso della parola) della valla-ta e anche in piena estate non riuscirete a dire di no: la polenta coumoudà (polenta condita con panna, burro fuso e formaggio d’alpeggio locale) e le ravioles (gnocchi di forma allunga-ta preparati con patate lessate, farina e tomino fresco), anche queste normalmente annegate in un mare di burro e panna. Si tratta di ricet-te povere in termini reali, ma ricche in senso storico-culturale. Le ravioles costituivano, in particolare, il piatto propiziatorio per il giorno del fidanzamento e della promessa di nozze, o ancora, si consumavano per festeggiare il batte-simo dei figli maschi. Dall’alta valle provengono anche alcuni for-maggi d’alpeggio come il noustral (a latte cru-

do e pasta dura o semidura), così come le erbe officinali, utilizzate da un settore agroalimenta-re in ascesa: un esempio su tutti e un marchio ormai noto è Valverbe, che ha sede poco più a valle, nel Comune di Melle. Scendendo da Bellino e Casteldelfino, giungerete a Sampeyre, che nel 2012 si trasformerà ancora una volta nell’eccezionale location della Baìo, una del-le manifestazioni più antiche di tutto l’arco alpino. Qualche chilometro in più e sarete a Frassino, dove la microproduzione agroalimen-tare ha conosciuto un’impennata negli ultimi anni. Un caso davvero strabiliante è il Birrificio Boero, visibile e raggiungibile direttamente dalla Provinciale.Viene da chiedersi cosa abbia spinto Alessandro Boero, titolare dell’azienda, a dedicarsi a un’attività, diremmo, decisamente

Tumin dal Mel al pepe e classici. Man mano che aumenta la durata d

ella stagionatura, sul Toumin si forma una leggera patina esterna.

photo: Archivio Comune di Melle.

innovativa per questo territorio. Sicuramente, come direbbe lui, l’acqua buona! Alessandro ha deciso di trasformare in lavoro una passione e di creare un’impresa, dedicandosi esclusiva-mente alla produzione di birre artigianali cru-de, cioè né microfiltrate né pastorizzate. Una vera chicca da non perdere.Ma la valle è interamente costellata di prodot-ti semplici e 100% autoctoni. In autunno, ad esempio, sono i funghi porcini, insieme alle castagne a farla da padroni dalla media alla bas-sa valle. Le castagne in particolare, della varietà tipica locale la Bracalla, sono testimonianza di un’economia antica. Essendo molto energeti-che, un tempo erano un’importante fonte di nutrimento e venivano consumate lessate con il latte tiepido appena munto. Per questo costi-tuivano anche l’oggetto di un vasto e fiorente commercio in valle, il cui fulcro era Venasca (media valle) dove si svolge l’ottobrina Festa della Castagna. E poi mele, albicocche (famosa la varietà Tonda di Costigliole), uva Quagliano (coltivata sem-pre sulla collina di Costigliole e da cui si pro-duce il omonimo vino, una delle DOC Colline Saluzzesi), piccoli frutti, conserve di frutta, miele, pane cotto nei forni a legna e salumi tipici artigianali (come il salame crudo e il sa-lame cotto). E il famoso Tumin dal Mel? Non l’abbiamo affatto dimenticato, ma solo lasciato da parte per dargli più spazio. Ormai da tem-po sulla via lunga e tortuosa per l’ottenimento della DOP, il Tumin nasce dall’esperienza delle casare di valle che lo producono due volte al giorno. Non a caso è considerato un formag-gio al femminile: secondo le tesi dello storico Gianpiero Boschero, furono, infatti, due donne di valle, alla fine del XIX secolo, a creare per la prima volta un formaggio fresco, che dove-va essere producibile tutti i giorni ed essere facilmente trasportabile. Ancora oggi sono molte le donne nelle aziende agricole aderen-ti al Consorzio di Valorizzazione e Tutela (da Sampeyre a Venasca), che si occupano mate-

rialmente della produzione nei caseifici di val-le: vera imprenditoria al femminile di successo. Tornando alla produzione, uno dei segreti del Tumin sta proprio nel breve lasso di tempo che intercorre tra la mungitura e la caseificazione, e ciò è possibile perché si utilizza latte vaccino intero, crudo e proveniente dalle stalle locali e appena munto. Tanto è breve tale lasso, quanto maggiore sarà la qualità della formaggetta. Una volta messa nelle forme, viene lasciata riposare su teli asciutti per soli 4 giorni, in media. Da non perdere, in par-ticolare il Tumin dell’Az. Agr. Roggero e dell’Az. Agr. Bruna Garino (Melle).

IL PERSONAGGIO - GIOVANNI ROGGEROPrima con una “Bianchina Fiat” e poi con una gloriosa “Renault 4”, dal 1970 al 1985 ha commercializzato i rinomati “tomini di Melle”. Giovanni Roggero, classe 1930, è uno di quei montanari con una vitalità incredibile, incapace di stare fermo. “Perché non ci riesce - sorride la nipote Annalisa, 23 anni - noi sovente siamo preoccupati perché lui sparisce e non ci dice nulla, ma se lui decide di andare nella stalla o a raccogliere funghi, non c’è santo che tenga! Mio nonno ha la testa dura, e non si fa comandare da nessuno…”. Roggero è una figura molto conosciuta nella “Granda”: “I “tomini” li ho portati per 15 anni a negozi di Cuneo, di Busca, di Venasca, di Brossasco, di Piasco. Servivo una trentina di botteghe! Ah, quel lavoro mi è sempre piaciuto. Ricordo anche che a Melle una volta alla settimana, alle 4 del mattino, si teneva il “mercato dei “tomini” ed arrivavano da fuori i com-mercianti a comprarli. E i montanari scendevano dalle borgate, per venderli”.Il “tomino” più buono?“È quello che si produce nella zona di San Maurizio di Frassino. È più grasso”.Un consiglio gastronomico?“Ah, io i “tumin dal Mel” li mangio tutti i giorni. Freschi e stagionati (sono più saporiti questi ultimi). È un formaggio che ben si accompagna con il miele, con la “cugnà”, ma è anche buono al pepe, al peperoncino e se è fresco è ottimo con il “bagnetto verde”. Signor Roggero, è un formaggio che ha un futuro?“Vedo che arrivano in tanti per comprarlo, anche nell’azienda agricola di mio figlio Luciano. Sì, io il futuro del “tumin” lo vedo bene”.

Alberto Burzio

Giovanni Roggero, veterano fra i produttori del Tumin del Mel.

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VALLE POUna volta scesi in pianura e tornati a Saluzzo, riprenderete alla volta del Monviso, ora però in direzione Paesana. La Valle Po non è molto estesa (32 km circa), ma si mostra subito più “docile” rispetto alla vicina e selvaggia Varaita, allargandosi magnificamente all’imbocco, in una piana fertile come per accompagnare il suo Po, appena nato, verso il lungo viaggio nella campagna padana. Nell’area inferiore della valle, domina ancora la frutticoltura con estensioni significative di

kiwi (attualmente alle prese con una terribile batteriosi che rischia di mutare radicalmente il paesaggio agricolo), pesche, nettarine, mele, prugne, senza dimenticare le nuove produzio-ni di nicchia, sempre più orientate al biologico, come i piccoli frutti, in particolare i mirtilli, e il Ramassin. Piccolo, dolce, polposo, ricco di fibre e antiossidanti, il Ramassin è una susina da poco diventata Presidio Slow Food, che si presta splendidamente alle composte e alle marmellate, e che oggi è vista come una delle colture del futuro, poiché adatta a una condu-zione 100% biologica. Grazie alle condizioni ot-timali di clima e terreno pedemontani, qui, in Valle Po e soprattutto nella vicina Valle Bronda (dove nasce e si sviluppa la coltura), troverete i migliori Ramassin oggi sul mercato. Ma se oltre al palato, sentite l’esigenza di ar-ricchire il vostro personale bagaglio culturale, non potrete farvi mancare una vista a Revello, agli antichi luoghi di villeggiatura di Margherita di Foix e del Marchese di Saluzzo. I Marchesi amavano rifugiarsi qui per trascorrere giornate di tranquillo menage lontano dalla vita di cor-te, nell’attuale palazzo comunale attiguo alla splendida Cappella Marchionale (fine XV-XVI sec.), affrescata con un ciclo pittorico, attribui-bile secondo alcuni ad Hans Clemer. Il Maestro di Elva, esponente della pittura gotico-fiam-minga (1480 -1512), ha lasciato qui tracce im-portanti del suo passaggio anche nella Chiesa

Ogni tre anni a Bellino ha luogo la festa tradizionale della Beò, antichissimo carnevale alpino.

photo: Michele Fino

Collegiata di Santa Maria (fine XV sec.), nella spendila pala dell’Annunciazione posta a destra dell’Altare Maggiore. Ma per chi ama godere dell’armonia perfetta tra arte, storia e natura, la vera chicca sono il cucuzzolo sporgente del Bramafam (ove sorgono i ruderi dell’omonimo e antico fortilizio) e l’anfiteatro naturale alle spalle dell’abitato. Vera avanguardia a protezio-ne della valle, l’anfiteatro custodisce una delle meraviglie botaniche della Provincia di Cuneo, l’uliveto del Bramafam, di proprietà del noto e geniale architetto paesaggista Paolo Pejrone, da cui si produce un olio delicatissimo e pregiato (l’Olio del Bramafam) in quantità limitate ma con una qualità altissima. Salendo in vallata, all’altezza di Sanfront, una deviazione a destra vi porterà quasi nel letto Po per poi risalire a 652 m, sul Monte Bracco (m 1307), tra le Frazioni Rocchetta e Rotella. Lì troverete Balma Boves, un caratteristico in-sediamento agricolo ricavato nell’incavo della roccia. Si tratta di un antico villaggio adagiato sotto un enorme tetto di roccia (balma o bar-ma significa appunto “riparo sotto la roccia”): un microcosmo perfettamente conservato e autarchico, organizzato in modo stupefacente, secondo principi che potremmo definire “at-tuali”, di razionalizzazione degli spazi. Al ritorno da Balma Boves, imboccherete nuo-vamente la Provinciale che vi porterà dritti a Paesana e a Frazione Calcinere, da dove la valle

si restringe notevolmente, diventando poco a poco una gola tra le rocce. Da qui i tornanti conducono a Crissolo, e da lì fino a Pian del Re (2.020 m): un ampio pianoro dove si giunge alle sorgenti del Po, luogo magi-co che va oltre il simbolismo politico da qual-che anno attribuitogli. Magico per la funzione storica, socio-culturale ed economica delle sorgenti e per la bellezza naturalistica. L’area del Pian del Re è stata, infatti, dichiarata Riserva Naturale Speciale del Parco del Po; inoltre qui si estende una vasta torbiera, habitat naturale della Salamandra di Lanza, raro anfibio ende-mico. Scendendo, dopo questa full-immersion nella natura alle pendici del Monviso, non di-menticate di deviare per Ostana (da 900 a 2500 m circa), baluardo della cultura occitana e raro esempio di sapiente e rispettoso recupero dell’architettura alpina (come Chianale fa parte del circuito “I Borghi più belli d’Italia”), da dove sarà sorprendente guardare il Monviso “dritto negli occhi”, davvero imponente nella sua vi-cinanza. Infine, ormai in bassa valle, prima di lasciarvi alle spalle questo patrimonio immen-so di storia, cultura, tradizione e gastronomia, concedetevi un piccolo souvenir gastronomi-co presso lo spaccio del caseificio Valform a Martiniana Po: lo yogurt e il gelato artigianali, o formaggi come la Toma del Viso, prodotti esclu-sivamente con latte locale, scacceranno per un po’ la tristezza del ritorno.

DOVE MANGIARESARVANOTVia Maestra, 3 - CastellarTel. 0175 283004la cucina della tradizione con un pizzico di creatività.

IL SIGILLOPiazza Roma, 9 - Staffarda - RevelloTel. 0175 [email protected] di qualità all’ombradell’Abbazia

AGRITURISMOIL MORSETTOVia San Grato, 68 - VerzuoloTel. / Fax 0175 [email protected] luogo per allontanarsi dalla quotidianità immersi nella natura

LA TERRAZZAVia 4 Novembre, 11 - VenascaTel. 0175 567167cucina genuina e ambiente familiare

DOVE DORMIRELA VIRGINIA B&BVia Valle Po - Morra San MartinoRevello - Tel. 0175 [email protected] rustica per un’accoglien-za calda e confortevole

B&B LA CASA DEL VESCOVOVia Chiesa, 1 - PagnoTel. 0175 76287camere suggestive e panoramiche in un edificio storico

LA CÀ DI GÀVia 3 Martiri, 15/19 - MelleTel. 0175 [email protected] intimo in una dimora storica

LUOGHI DEL GUSTOAZ. AGR. LE BATIAIE Fraz. Comba AlbettaVia Ruà, 2 - SanfrontTel. 0175 [email protected] di meliga, panspeziato dolce e crostate.

CASEIFICIO VALFORMVia S. Sebastiano, 6 - Martiniana PoTel. [email protected], formaggi e yogurt.

L’EMPORIO DEL GUSTO DI BRIZIO Via Giovanni Giolitti, 20 - PiascoTel. 0175 270211salumi e altre specialità cuneesi.

AZ. AGR. CASCINAVERDESOLEVia Provinciale Sampeyre, 23 - Piasco Tel. / Fax: +39 0175 [email protected] e succhi di frutta, farina pi-gnolet direttamente dal produttore.

AZ. AGR. ROGGEROLUCIANO Via Provinciale, 36 - MelleTel. 0175 978197 [email protected] dal Mel e formaggi.

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LifeStyLeFIAT FASHION: 500 BY GUCCILA GRIFFE FESTEGGIA 90 ANNIAccade, a volte, ai miti dello stile di incontrarsi. Forse perché le icone della moda, del design, dello stile frequentano gli stessi ambienti: e così è stato per la Fiat 500 by Gucci, ultima raffinatissima serie speciale della più celebre di tutte le auto Fiat. L’incontro tra Lapo Elkann e Frida Giannini, direttore Creativo della maison fiorentina, si è così trasformato in un’esaltazio-ne del Made in Italy. La 500 e Gucci sono senza alcun dubbio due delle griffe italiane più famose al mondo e il prodotto che ne è scaturito non poteva che incarnare al massimo grado il glamour e la raffinatezza, più unica che rara nel mondo delle city car.

SOLOLEDIL PRIMO NEGOZIO IN PIEMONTE: LED DA PODIOIl punto vendita, interamente dedicato all’illuminazione a led, è già un successo: aperto da una manciata di settimane, in via Trento e Trieste n° 4/6 a Bra, è crocevia di clienti cultori dell’estetica e sensibili al risparmio. Le caratteristiche dei prodotti esposti sono: la miniaturizzazione, gli effetti dinamici, la valorizzazione di forme e volumi anche con effetti scenografici e di design. Le applica-zioni sono possibili sia in ambienti civili che industriali. “Diffondere nella nostra provincia la nuova tecnologia a led con pro-dotti efficienti e risparmi assicurati sino all’80% - puntualizza Cesare Schiaparelli che ha registrato il marchio Sololed - è la mission della nostra azienda che guarda con estremo rispetto all’ambiente”.

CENE REGALIA TAVOLA NELLA GALLERIA GRANDE DELLA REGGIA DI VENARIANell’ambito degli eventi di Esperienza Italia per i 150 anni dell’Unità d’Italia, dedicati all’arte, alla moda, al genio, al paesaggio del nostro Paese, non poteva mancare una rasse-gna dedicata alla cucina italiana: Cene Regali è ospitata nella Reggia di Venaria, già sede nel XVII e XVIII secolo di splendidi banchetti.L’iniziativa nasce per rendere omaggio alla cucina italiana, elemento fondamentale dell’identità sociale e culturale del nostro Paese e oggi uno dei simboli più noti del Made in Italy nel mondo.L’appuntamento per i buongustai - da aprile sino a novembre - è nella maestosa cornice della Galleria Grande: un incanto per gli occhi e per il palato.

da Cuneo e provincia

TOYOTA VERSO-SIL PIACERE DI GUIDARLAIl linguaggio stilistico interpreta con le sue li-nee i tagli, le rastremature, sicure con quella S che sta forse per “sportiva” o sportiveggiante. In meno di quattro metri, Verso-S racchiude un modo di essere davvero efficace: amplifica tutte le sue doti, le idee, migliora i contenuti, creando una vettura essenzialmente semplice, ma estremamente intelligente. Semplicemente Toyota.

ANTICO BORGO MONCHIERO: UN LUOGO DA FAVOLAÈ di una manciata di settimane l’apertura dell’hotel 4 stelle del Marachella Gruppo, frutto di uno scrupoloso restauro del palazzo settecentesco attiguo al Santuario della Madonna del Rosario, a Monchiero Alto (CN). Nel borgo che conserva intatto il fascino d’un tempo,

con il santuario, la chiesetta e la casa di Eso Peluzzi, pittore celebre per ritratti e paesaggi dal Piemonte alla Liguria, ci si ritrova in un’atmosfera da gustare.

LifeStyLeOCEANOMANIADopo l’inglese Damien Hirst e l’artista cinese Huan Yong Ping, è la volta dell’americano Mark Dion ad animare i saloni ed interpretare le collezioni del Museo Oceanografico di Monaco. L’evento, dal titolo “OCEANOMANIA, Souvenirs des Mers Mystérieuses”, inaugurato ufficialmente lo scorso 11 aprile, sarà aperto al pubblico fino al 30 settembre. Scopo di questa nuova avventura artistica è, secondo l’artista Mark Dion - noto per le sue opere nate spesso dal recupero ed oggetti prelevati direttamente dal paesaggio urbano e naturale, ndr - allestire una sorta di bagaglio necessario per un comples-so viaggio immaginario ed artistico ispirato dal mare e dalla spedizione e le scoperte del Principe Alberto I, vero ideatore della scienza oceanografica moderna. Reintepretati idealmente i reperti, esposti nelle sale del Museo Oceanografico (è stato creato una sorta di “cabinet de curiosités specta-culaire”, ndr) si integrano e si fondono concettualmente con le opere esposte all’occasione presso una delle due sale di Villa Paloma, sede del Nuovo Museo Nazionale di Monaco, frutto del lavoro di una ventina di artisti ispirati dal mare e dalle suggestioni ad esso legato. OCEANOMANIA, progetto di Mark Dion, curato anche da Sarina Basta e Cristiano Raimondi (NMNM), con la consulenza scienti-fica di Patrick Piguet (Musée océanographique de Monaco) et Nathalie Rosticher Giordano (NMNM), intende dunque, nel suo insieme, stimolare nel dettaglio le nostre percezione nei confronti dell’oceano, sensibilizzare sul suo reale valore e ricordare che la sua distruzione cosciente potrà certamente influenzare in manie-ra irreversibile l’intero ecosistema del nostro caro Pianeta Terra. Mark Dion - OCEANOMANIA - Cabinet de curiosités Musée océanographique Monaco 2011 © Daniel Milles.jpg

SPORTING SUMMERFESTIVALHa ragione Bernard Lambert, Direttore Generale della Société des Bains de Mer (SBM) quando afferma che quello di Monte-Carlo è il Festival di Musical Live più grande al mondo. Con le sue vedette, coup de coeur, stars e leggende del panorama musicale internazionale, lo Sporting Summer Festival Monte-Carlo, diretto da Jean-René Palacio per la selezione artistica, continua ogni anno ad attirare migliaia di turisti ed appassionati di musica, soprattutto del genere pop, melodico e di tendenza. Ma per assistere anche solo ad uno degli show previsti bisogna davvero affrettarsi: alla biglietteria dell’SBM si registra già il quasi tutto esaurito, nonostante siano trascorsi pochi giorni dall’apertura ufficiale delle prevendite. In calendario, a partire dall’8 luglio Janet Jackson e come ospiti d’onore al Galà dell’associazione monegasca “Fight Aids” (13 luglio) presieduto da S.A.S. la Princi-pessa Stèphanie i mitici Supertramp. Seguiranno le performance di Santana, Sting, James Blunt, Al Jarreau, Paolo Conte, Eddy Mitchell, Bryan Ferry, Ben Harper e Liza Minelli.Ad agosto sarà la volta di Joe Cocker ad animare il tradizionale Gala della Croce Rossa (5 agosto) mentre, nei giorni successivi, si produrranno Duffy, i Texas, a cui seguiranno una rosa di artisti italiani: Renzo Arbore e l’Orchestra italiana, Gianna Nannini, Claudio Baglioni ed infine l’atteso ritorno di Biagio Antonacci. Ai concerti in programma, si aggiungeranno inoltre i musical di Todes Ballet e dei Man in The Mirror, con speciali dedicati a revival in onore di Michael Jackson.Infine la rassegna musicale del Sporting Summer Festival Monte-Carlo si concluderà con Tom Jones che, con le due esibizioni di venerdì 26 e sabato 27 agosto, farà ballare tutti gli ospiti della Salle des Etoiles, allo Sporting Monte Carlo. Per informazio-ni www.sportingmontecarlo.com

dal Principato di Monaco

F1 STAR TEAMLa Star Team for the Children MC, capitanata da SAS il Principe Alber-to II, per celebrare la diciottesima competizione dalla sua creazione, sfida anche quest’anno, sul campo di calcio LOUIS II di Monaco, i piloti di Formula Uno capitanati da Fernando Alonso, per una partita di beneficenza destinata a raccogliere fondi da desti-nare alla ricostruzione della Cattedrale a Port au Prince a Haiti, distrutta dal terrribile terremoto del 2010. L’evento, organizzato nell’ambito del Centenario dalla consacrazione della Cattedrale di Monaco e con il partenariato della Cit-tà del Vaticano, è previsto il prossimo 24 maggio a partire dalle 18H30. Diretta su RAI SPORT UNO.

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LifeStyLeTENNISCome ogni anno si ripete il successo, di pubblico e di giocatori in gara, dei nove giorni dell’ATP Rolex Master Monte-Carlo, competizione tennistica nella quale si battono i più grandi campioni del tennis mondiale maschile. Sui campi in terra rossa del Country Club di Monaco la SMETT, organizzatore del prestigioso torneo, ha promosso lo scorso 11 aprile un match - show in onore della Donne. Un “face to face” che ha visto confrontarsi la miglior classificata la n° 1 al mondo, la da-nese Caroline Wozniacki con l’inarrestabile Francesca Schiavone, campionessa allo scorso Roland Garros e n°4 al mondo. A vincere, neanche a dirlo, la nostra Schiavone, ma anche la classe delle giocatrici, la loro sana sportività, la simpatia dello scambio di battute in campo ed i sorrisi che, du-rante il match, non si sono risparmiate di condividere con il pubblico presente. Un vero confronto appassionato ma che, per quanto breve, ha permesso alla Schiavone di mettere in luce tutte le sue doti sportive. Tra l’altro quest’anno è avvenuta un’altra premiazione con Radio Montecarlo (RMC) che ha deciso di riconoscere targhe e premi vari ai giovani ragazzi provenienti dal torneo promos-so dalla S.A.T. (Scuola Addestramento Tennis). Molto apprezzata la gradita sorpresa del tennista italiano Simone Bolelli che, dopo la breve intervista rilasciata a Maurizio di Maggio, voce storica di RMC, ha firmato anche numerosi autografi per la gioia dei giovani tennisti presenti. Infine, durante i primi giorni del torneo monegasco abbiamo incrociato anche un paio di leggende del tennis italiano: Lea Pericoli e Nicola Pietrangeli, una straodinaria coppia di amici che a Monte-Carlo sono di casa, in tutti i sensi.

ENITRAM HALLDa non perdere l’esposizione dell’ar-tista-pittrice monegasca ENITRAM. Le opere, raccolte con il titolo “Quand le figuratif rencontre l’abstrait”, fanno da cornice artistica alla sempre affollata hall del CAFE DE PARIS, dal 7 al 15 maggio.

DA NON PERDEREGRAN PREMIO F1: 69A EDIZIONE DEL GRAN PREMIO F1 DI MONACOChi vincerà quest’anno il tanto ambito premio del GP F1 di Monaco? Se volete vivere i brividi della competi-zione automobilistica più glamour di tutto il campionato mondiale di Formula 1, direttamente sul circuito cittadino del Principato di Monaco, bisogna affrettarsi, se restano ancora dei posti liberi. Le prove della 69° Edizione del Gran Premio F1 di Monaco si disputano da giovedì 26 maggio a sabato 28 maggio, la gara vera e propria domenica 29 maggio. Che vinca il migliore, come sempre!

100 CANDELINE PER LA CATTEDRALE DI MONACO.In occasione delle celebrazioni dei 100 anni dalla consacrazione della Cattedrale di Monaco,1911-2011, dal 9 giugno fino al 28 agosto, nel Parking du Chemin des Pêcheurs, è allestita una interessante mostra fotografica tematica sulla Cattedrale e la sua storia. Ingresso libero.

UN CONCERTO DI ZUBIN METHA AL GRIMALDI FORUMSi tiene lunedì 20 giugno alle 20h30, presso la Salle des Princes del Grimaldi Forum Monaco, il concerto diretto da Zubin Mehta e curato dall’ Orche-stra Filarmonica di Vienna. Con la partecipazione del pianista Daniel Barenboim sono in programma opere di Stravinsky, Beethoven e Strauss.

RITORNA IL JUMPING INTERNAZIONALE DI MONTE-CARLOPort Hercule si trasforma, poco prima dell’atteso matrimonio del Principe regnante SAS il Principe Alberto II di Monaco e la sua bella fidanzata, la sudafricana Charlene Wittstock, in un enorme maneggio che ospita le competizioni del Jumping Internazionale di Monte-Carlo, giunto quest’anno alla sua 16a edizione.Dal 23 al 25 giugno, oltre alle gare che vedono sfidarsi e confrontarsi cavalieri e cavalerizze di fama mondia-le, sono organizzate per i partecipanti alla manifestazione cene a tema e serate very fashion. Provare per credere...

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a cura di Gianluca Pasquale - Dottore Commercialista e Revisore Contabile

le novitàAFFITTI, REDDITOMETRO ED ELENCHI CLIENTI/FORNITORI 2011

Negli ultimi mesi si è sentito spesso parla-re di cedolare secca sugli affitti,

di che cosa si tratta? La cedolare secca sugli affitti è l’imposta che il locatore può scegliere di pagare, in sostituzione di IRPEF, relative addizionali, imposta di registro e di bollo, sui canoni di locazione di immobili abitativi a decorrere dal 2011. Tale disciplina è stata introdotta dall’art. 3 del DLgs. n. 23/2011, in materia di federalismo fiscale municipale: in base al regime opzionale previsto, il canone di locazione, relativo ai contratti aventi a oggetto immobili a uso abitativo e le relative pertinenze locate congiuntamente all’abitazione può essere assoggettato a una cedolare secca, con aliquota, da calcolare sul canone annuo di locazione, pari al 21% per i contratti a canone libero e al 19% per quelli a canone concordato o relativi a immo-bili ubicati nei Comuni ad alta tensione abitativa individuati dal CIPE. La nuova misura è entrata in vigore il 7 aprile 2011 e non trova applicazione per le locazioni di immobili a uso abitativo effet-tuate nell’esercizio di attività d’impresa e di arti e professioni. Il comma 4 del citato art. 3 dispo-ne che, con provvedimento dell’Agenzia delle Entrate, da emanare entro 90 giorni dall’entrata in vigore del DLgs., vengano stabilite le modalità di esercizio dell’opzione, di versamento in ac-conto della cedolare secca dovuta, nella misura dell’85% per il 2011 e del 95% dal 2012, e di ver-samento a saldo della medesima. Il comunicato stampa diramato il 6 aprile 2011 dall’Agenzia del-le Entrate precisa, inoltre, che c’è tempo fino al 6 giugno 2011 per registrare i contratti di loca-zione, i cui termini di registrazione scadono dal 7 aprile 2011, e fino a tale data (6 giugno 2011) il locatore potrà scegliere se avvalersi del regime della cedolare secca.

Quali sono le novità in tema di accertamentosintetico del reddito attraverso lo strumento del redditometro? Tale strumento accertativo, pur continuando a contemplare appositi coefficienti di deter-minazione del reddito, dovrà tenere in debita considerazione sia l’ubicazione territoriale sia il nucleo familiare del contribuente. Infatti, no-nostante la famiglia, dal punto di vista giuridico, non sia un soggetto d’imposta, ha ed avrà rilievo la c.d. “famiglia fiscale”, posto che la maggiore capacità contributiva derivante dall’applicazione del “redditometro” ad un contribuente potrebbe trovare giustificazione nei redditi posseduti da altri componenti del nucleo familiare. A breve dovrebbero essere pronti il decreto attuativo dell’art. 38 del DPR 600/73 nonché la circolare esplicativa, ove verranno previste circa 100 voci di spesa rilevanti, distinte tra ordinarie e stra-ordinarie, tenendo conto della realtà familiare dei contribuenti. Proprio a questi fini, verranno individuate 10 tipologie di famiglie, in base alle classificazioni ISTAT. Le spese sintomatiche di maggior reddito potranno essere, tra le altre, i finanziamenti soci fatti nei confronti di società di comodo, gli investimenti azionari e i trasferi-menti di denaro all’estero.

Quali sono le novità in tema di elenchi clienti/fornitori? e per i commerciantial minuto e operatori assimilati? L’elenco clienti/fornitori è in vigore dal 31 mag-gio 2010: a partire da tale data, in capo a tutti i soggetti passivi Iva che effettuano operazioni rilevanti ai fini di tale imposta, sussiste l’obbli-go di comunicare telematicamente tutte le cessioni di beni e le prestazioni di servizi rese e ricevute da altri soggetti passivi i cui corrispet-

tivi siano di importo pari o superiore a Euro 3.000,00 (al netto dell’imposta). Nel caso in cui non vi sia l’obbligo di emissione della fattura (es. scontrino o ricevuta fiscale) il limite è elevato a Euro 3.600,00 (al lordo dell’imposta). Tuttavia, per il solo periodo d’imposta 2010, anno di prima applicazione del nuovo obbligo, vanno riepilogate le sole operazioni soggette ad ob-bligo di fatturazione (ad esclusione, quindi, di quelle certificate con altri strumenti diversi dalla fattura quali, a titolo esemplificativo, scontrino o ricevuta fiscale) e di importo pari o superio-re a 25 mila euro. In tale ultimo caso, pertanto, l’invio telematico andrà effettuato entro il 31 ottobre 2011. Dal 1 luglio 2011, invece, anche gli operatori del commercio al minuto e le at-tività assimilate, che operano tramite scontrino e ricevuta (non anche tramite fattura per i quali non c’è stato alcun regime transitorio), saranno tenuti a monitorare le generalità del cessionario/committente per le operazioni di importo pari o superiore a Euro 3.600. Il monitoraggio potrà avvenire tramite la semplice acquisizione della partita Iva o del codice fiscale del cedente, pre-statore, cessionario o committente. Per i soggetti non residenti, sarà invece necessaria la “scheda-tura” completa del soggetto. L’invio telematico delle informazioni così raccolte nel corso del 2011 andrà effettuato entro il 30 aprile dell’anno successivo a quello di riferimento, come previsto dalla normativa in questione.

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tutto un vibrar di cordeIL CONCERTO DI ARANJUEZ DI JOAQUIN RODRIGO

Quello che voglio proporre alla vostra at-tenzione non è un semplice Cd ma una

Collection dedicata a Joaquin Rodrigo, è cioè un Cd con alcuni noti brani da lui scritti insieme a un Dvd formato da due parti collegate tra di loro, edito dalla Philips.La prima parte è un filmato di una pregevole ese-cuzione del Concerto di Aranjuez, con un com-mosso commento del suo interprete principale, il chitarrista spagnolo Pepe Romero. Queste che seguono sono alcune sue annotazioni espresse nel Dvd a proposito di quel concerto: “Il modo migliore di analizzar la musica di Rodrigo non è limitarsi soltanto alla tecnica ma ricercare la spiritualità, l’emozione che in quella musica si trovano”. Rodrigo e sua moglie Victoria passarono la loro luna di miele a Aranjuez. Questo concerto sem-bra mostrare tutta la bellezza di questo palazzo, di questi giardini del 18° Secolo e tutto lo splen-dore della Spagna.Il primo movimento comincia in maniera stu-penda, ma come lo splendore della Spagna na-sconde in sé la tragedia. Il secondo movimento rappresenta un momento molto triste nella vita

di Joaquin Rodrigo e di Vicky. Durante il parto persero il loro figlio primogenito e anche la vita di Vicky fu in serio pericolo. Nella sua casa con la sua musica, Joaquin pensava alla morte; così a volte la musica diventa molto tenera, piena di amore e di innocenza con i sentimenti che egli nutriva per quel bambino; altre volte invece egli mostra la sua rabbia, contro Dio, per quella per-dita, e l’angoscia di poter perdere anche Vicky. Al termine dello sfogo, troverà la pace, accettando la volontà di Dio e la perdita del figlio.Il concerto è seguito da un interessante docu-mentario sulla figura umana del suo autore. Ha per titolo “Ombre e luce” ed è il racconto della festa di compleanno per i novant’anni di questo compositore conosciuto in tutto il mondo, e che ha scritto alcune fra le più belle pagine di musica di tutti i tempi. Il Concerto di Aranjuez è famoso quanto il Don Chisciotte di Cervantes e i dipinti di Goya.Questo concerto per chitarra solista ed orche-stra è dedicato alla città di Aranjuez che si trova ad una quarantina di chilometri da Madrid, nota per il suo splendido Palazzo Reale, che viene fil-mato in ogni dettaglio nel Dvd.

a cura di Paolo Monnetti

Rodrigo nacque nel 1901 a Sagunto, nella pro-vincia di Valencia. All’età di tre anni divenne cieco a causa della difterite. Studiò musica prima a Valencia e per molti anni anche a Parigi dove strinse una forte amicizia con un altro impor-tante musicista spagnolo, Manuel De Falla. Nel 1933 a Valencia sposò Victoria Kamhi, una pia-nista turca di nascita ebraica. Dopo la morte del primogenito avvenuta durante il parto, nacque la figlia Cecilia. Joaquin Rodrigo si spense nel 1999, alla veneranda età di 98 anni. Pur essendo cieco dall’infanzia, per oltre sessant’anni, da quando conobbe Victoria, poté vedere attraverso gli occhi di lei. Fu Vichy che gli raccontò costante-mente quello che avveniva intorno a lui, che gli leggeva qualcosa tutti i giorni, che gli parlava dei colori, di tutti quelli che la natura offriva. E quan-do la sua Vichy lo lasciò, qualche anno prima, anche i suoi occhi si spensero, per sempre.

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La cucina si distingue per l’alta qualità dei suoi prodotti: rielaborazioni attinte da ricettari dell’antica tradizione piemontese. Piatti leggeri e raffi nati che contribuiscono a mantenere intatto il ricco patrimonio gastronomico della nostra regione senza però dimenticare piatti a base di pesce.

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a cura di Sergio Oddovero - chef

tre volte trippaL’ELEGANZA DELLA SEMPLICITÀ DIVENTA UNO STILE

Sergio Oddovero è la recente e prestigiosa acquisizione della provincia di Cuneo. Al

Ristorante Sant’Anna di Monforte d’Alba, questo chef, dal cuore impavido e dal carattere determi-nato, sta avviando una vera e propria rivoluzione.“I piatti più semplici diventano i più difficili. Nella semplicità si riscopre il valore del gusto”. E con

una creatività raffinata e sorprendente interpreta i piatti della cultura del territorio esaltandone la semplice struttura. Ma non è tutto: fra il Ristorante Sant’Anna ed il nuovissimo Antico Borgo Monchiero appena aperto, sarà lui a proporre un nuovo modo di concedersi al cibo e di trarne i vantaggi di gusto e di praticità. Sconvolgendo la più antica tradi-zione piemontese, che relega i pasti fra pranzo e cena, il suo concetto internazionale, che già raccoglie il consenso degli ospiti stranieri, verrà proposto attraverso il brunch, pasto fra le 8 e le 13 cui segue, dalla tendenza nata a Parigi, il drunch, pasto del tardo pomeriggio fra le 17 e le 18. Per concludersi poi con la cena, dalle 21 in avanti, per il più tradizionale momento di disten-sione e serenità. Oltretutto in luoghi da favola.Questa nuova modalità permetterà a tutti, dagli sportivi che frequentano il territorio, ai gruppi di imprenditori, ai visitatori delle langhe, di non disperdere tempo ed energie in pasti luculliani, ma di potersi concedere ugualmente pause di grande gusto nel rispetto dei tempi ed esigenze personali. Riprendendo un senso più naturale del cibo: gusto, semplicità, esigenza, praticità.

All’insegna della semplicità, riscoprendo uno degli ingredienti più poveri del territorio, di seguito il TRIS DI TRIPPA di Sergio Oddovero:

TERRINA FREDDATagliare la trippa filangè, scottarla con verduri-ne, carote e sedano, aggiungere foglie di alloro, pepe bianco q.b. e gelatina naturale.

UMIDO DI TRIPPAFare un trito di cipolla, carote e sedano. Tagliare la trippa, sbianchita, a losanga, aggiungere po-modoro pendolino, maggiorana fresca e com-pletare con grana grattugiato.

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a cura di Alessandro Parola - Avvocato

la mediazione obbligatoriaNUOVE NORME PER L’INTRODUZIONE DELLE CAUSE CIVILI

A seguito dell’approvazione del decreto legi-slativo 28/2010 “Attuazione dell’articolo 60

della legge 18 giugno 2009, n. 69, in materia di mediazione finalizzata alla conciliazione delle controversie civili e commerciali”, il 21 marzo 2011, la mediazione obbligatoria è entrata in vi-gore nell’ordinamento Italiano. Prevista dall’art. 5 del suddetto decreto la mediazione è un ten-tativo obbligatorio di conciliazione - già presente nel rito del lavoro - che dovrà obbligatoriamente essere esperito, a pena di improcedibilità della domanda, anteriormente ad ogni richiesta giu-diziale riguardante vertenze in materia di condo-minio, diritti reali, divisione, successioni eredita-rie, patti di famiglia, locazione, comodato, affitto di aziende, risarcimento del danno derivante dal-la circolazione di veicoli e natanti, responsabilità medica, diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di pubblicità, contratti assicu-rativi, bancari e finanziari. Giova sottolineare che tale procedura fa comunque salva la possibilità di richiedere al Giudice i provvedimenti che, a se-conda del tipo di causa, si rivelano urgenti o non dilazionabili. E ciò a tutela di situazioni che richie-dono un intervento immediato del Giudice, che non può, per la natura della controversia, essere

procrastinato nel tempo sino all’esito della pro-cedura della mediazione. Di fatto la mediazione è un’attività professionale svolta da un soggetto terzo e imparziale, solitamente per il tramite di Commissioni appositamente costituite presso enti pubblici o privati - Ordine degli Avvocati, Camera di Commercio, etc. - muniti di un rego-lamento interno, iscritti in un registro presso il Ministero di Giustizia e posti sotto la vigilanza di quest’ultimo. La mediazione è finalizzata ad assistere due o più soggetti sia nella ricerca di un accordo amichevole per la composizione di una controversia, sia nella formulazione di una proposta per la risoluzione della stessa, prima che essa giunga di fronte al Giudice ordinario. Il mediatore è quindi un soggetto che, indivi-dualmente o collegialmente, tenta di conciliare le parti senza però, in ogni caso, poter rendere giudizi o decisioni vincolanti per le stesse. La mediazione si introduce con una semplice do-manda all’organismo, contenente l’indicazione delle parti, dell’oggetto della controversia e delle relative ragioni. Una volta avviata, il mediatore organizza uno o più incontri mirati alla compo-sizione amichevole della controversia. L’accordo raggiunto con la collaborazione del mediatore è

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omologato dal Giudice e diventa esecutivo, ov-vero acquisisce nel nostro ordinamento lo stesso rango di una sentenza non appellata. Nel caso in-vece di mancato accordo il mediatore potrà ef-fettuare alle parti una proposta che ritiene equa per la definizione della controversia, che le parti restano libere di accettare o meno. Giova infine rimarcare che i costi per l’esperi-mento di tale procedura obbligatoria variano a seconda del valore della causa. Il Legislatore, al fine di incentivare e promuovere l’accesso alla mediazione, ha però previsto una serie di esen-zioni d’imposta - totali o parziali - e di ulteriori agevolazioni fiscali, sotto forma di credito di im-posta, in ogni tipo di procedura di mediazione, sia per il costo di instaurazione della stessa, sia per la tassa di registrazione del provvedimento, in caso di esito positivo della mediazione.

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bce, il rialzo dei tassiIN ATTESA DEL CAMBIO AL VERTICE DEL BOARD

La Banca Centrale Europea ha deciso di alzare di un quarto di punto il tasso di riferimento

principale in Eurolandia, portandolo all’1,25% dal minimo storico dell1%.È la prima stretta monetaria varata dal Consiglio direttivo da metà del 2008, ed era ampiamente prevista dal mercato.Il presidente della Bce, Jean Claude Trichet ha spiegato che la decisione di alzare i tassi riflette le “attuali condizioni molto accomodanti” della politica monetaria, spiegando che vi sono rischi al rialzo per la stabilità dei prezzi, in sostanza l’in-flazione potrebbe salire, con effetti decisamente negativi sulla nostra timida ripresa economica.Questa grande attenzione della Banca Europea sugli sviluppi della situazione economica, i parti-colar modo sull’inflazione, potrebbe preannun-ciare nuovi rialzi dei tassi in arrivo dopo quello del 7 di aprile.In contrapposizione alle convinzioni del pre-sidente Trichet, in Confindustria la presidente Marcegaglia non nasconde le sue perplessità, spiegando che un reale problema di inflazione da materie prime non è così presente. C’è il ti-more quindi che l’aumento possa avere effetti negativi sulla ripresa specialmente per i Paesi del Sud Europa. Analizzando i due ragionamenti, quindi, l’au-mento dei tassi può trasformarsi in un fattore positivo o negativo per la ripresa economica.Non dimentichiamo che nel 2007, alle soglie del baratro dei Subprime, la Banca centrale Europea allora capeggiata dallo stesso Trichet, alzò i tassi, in controtendenza con la politica della Fed, cor-rendo subito dopo ai ripari in una lunga discesa dei tassi stessi, rivelando la scelta di allora come una mossa disastrosa...Oggi le condizioni sono sicuramente diverse,

ma le idee dei due istituti continuano ad esse-re opposte, infatti la Banca Centrale Americana lamenta una inflazione troppo bassa e ha appe-na approvato una nuova manovra per iniettare nell’economia americana grandi quantità di liquidità mantenendo i tassi bassi. Chi avrà ra-gione? Ma specialmente chi succederà a Trichet visto che a novembre finirà il suo mandato?Il mercato, come ho detto, si aspettava da tempo questo rialzo infatti il giorno dopo non ci sono stati grandi scossoni sulle quotazioni obbligazio-narie o azionarie che scontavano già da tempo questa correzione. Il mercato dei titoli di stato italiani a lungo termine infatti, ha perso dall’ini-zio dell’anno più dell’8% sui valori dei corsi, lega-ti come sempre all’andamento dei tassi in modo inverso, aumento dei tassi discesa dei corsi e viceversa.Questo dovrebbe far riflettere i risparmiatori ita-liani con la tendenza a sovra pesare i propri inve-stimenti con titoli obbligazionari, convinti che sia da sempre l’investimento più sicuro e con meno oscillazioni.Considerando che un rialzo modesto dello 0,25% ha fatto abbassare così tanto i prezzi, va-luterei attentamente le obbligazioni detenute in portafoglio in vista dei prossimi rialzi.

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a cura di Fabrizio Gardinali

sei di torinoALLA GALLERIA LA LUNA DI BORGO SAN DALMAZZO LA MOSTRA

Con la mostra “6 – Jessie Boswell, Gigi Chessa, Nicola Galante, Carlo Levi,

Francesco Menzio, Enrico Paolucci”, in program-ma dal 7 maggio al 19 giugno presso la Galleria La Luna di Borgo san Dalmazzo, si ripercorre la breve, ma intensa vicenda di questo sodalizio artistico, nato nella Torino di fine anni Venti del secolo scorso, che ebbe nei suoi autori uno spiri-to e un’apertura internazionale, specie europea, alquanto rara nell’Italia del tempo.Curata da Massimo Ottone, l’esposizione pre-

senta un ventina di opere, provenienti da colle-zioni private, che ripercorrono il tragitto dei sei artisti torinesi, dalla nascita del gruppo ai suoi sviluppi, anche individuali dopo lo scioglimento.Si ritrovarono nel 1928, formando una compa-gnie che prese nome di “Il gruppo dei Sei”, acco-gliendo la proposta di Edoardo Persico, storico dell’arte e pittore lui stesso, che ne fu il teorico.Era un’epoca nella quale dominavano le tenden-ze antiavanguardistiche, dopo il vivace periodo di sperimentalismo che aveva caratterizzato gli anni precedenti il primo conflitto mondiale. Vi era un “ritorno all’ordine” tradizionalistico e nazionalista, in linea con le ideologie del do-minante regime fascista. A Milano imperversava Margherita Sarfatti e il suo gruppo di “Novecento italiano”, al cui gusto si accodarono anche altri artisti, specie gravitanti attorno al “Bagutta” e alla Galleria Pesaro.Torino era un’altra cosa. Si respirava un altro clima, lontano dal conformismo mussoliniano. Vi era la casa editrice Einaudi, al Liceo d’Azeglio avevano studiato Pavese, Ginzburg, Mila, Bobbio, Foa; era stata la città di Gramsci, Gobetti, dei fra-telli Rosselli. In campo artistico era presente una

figura come Lionello Venturi, storico dell’arte raffinato, intellettuale aperto alle suggestioni d’oltralpe, uno dei pochissimi docenti univer-sitari a non prestare giuramento al fascismo. E un pittore quale Felice Casorati, che fu un vero punto focale per i giovani pittori e per tutta una generazione di essi.Come, a modo suo, lo fu Riccardo Gualino, ori-

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Eventi 150° Anniversario Unità d’ItaliaFARE GLI ITALIANILa mostra allestita alle OGR di Torino racconta la storia dell’Italia dall’unità nazionale a oggi: non una successione di avvenimenti, ma una storia di persone. I protagonisti sono gli italiani, considerati nella loro diversità e raccontati in tutte le fasi che li hanno visti unirsi in un sentimento di comune appartenenza. L’esposizione mette in scena i principali elementi che hanno tenuto in-sieme gli italiani e i fattori che, viceversa, hanno mantenuto o alimentato le divisioni. L’allestimento multimediale invita il visitatore a scegliere i propri percorsi e a esplorarli in modo interattivo.OGR - OFFICINE GRANDI RIPARAZIONICorso Castelfidardo 22, Torino - 17 marzo - 20 novembre 2011www.italia150.it - www.abbonamentomusei.it

LA BELLA ITALIA. ARTE E IDENTITÀ DELLE CITTÀ CAPITALILa mostra, curata da Antonio Paolucci e con l’allestimento di Luca Ronconi, presenta negli spazi della Reggia di Venaria oltre 350 opere d’arte che raccontano l’identità delle principali “capitali cul-turali” italiane: Torino, Firenze, Roma, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Parma, Modena, Napoli e Palermo, attraverso grandi artisti come Giotto, Leonardo, Correggio, Bronzino, Tiziano, Veronese, Caravaggio, Rubens, Tiepolo, Canova, Hayez.LA VENARIA REALEPiazza della Repubblica, Venaria Reale (TO)17 marzo - 11 settembre 2011 - www.italia150.it - www.abbonamentomusei.it

Altri eventiIMMAGINI DELL’ABBANDONO“Immagini dell’abbandono” è un progetto site-specific di Ugo Giletta che si articola nei locali dell’ex manicomio di Racconigi. I dipinti dell’artista dialogano con spazi ingombri di scaffali rovesciati, manichini per studi anatomici e barelle fatiscenti, in un percorso emotivamente molto intenso. La mostra è curata da Lóránd Hegyi e gode del sostegno della Fondazione CRT e della Fondazione CRC.Ex Manicomio, Racconigi 20 Maggio - 5 Giugno 2011lun-gio 15.00-19.00sab-dom 10.00-19.00 www.ugogiletta.it

ginale figura di industriale e mecenate, che aveva fatto della sua villa, costruita nel 1929, un centro di cultura e incontro, con tanto di teatro, pinacoteca e ricca biblioteca. Non è un caso che “la donna” del gruppo, Jessie Boswell, era stata governante proprio dei figli di Gualino.In tale ambiente si formano i “Sei”, che, come detto, nel 1928 si “associano” e a inizio 1929 espongono alla Casa d’Arte Guglielmi nel capoluogo piemontese. Parteciperanno ad altre mostre in Italia e anche all’estero, in particolare a Parigi e Londra, fino al 1935, data di cessazione del rapporto fra di loro.Un lasso di tempo breve, ma intenso, desti-nato a costituire una frattura nella statica e provinciale arte italiana, segnata da un con-formismo quasi neoclassicista. L’ispirazione arriva sia dagli Impressionisti sia dai Post Impressionisti, fino ai “Fauves” e agli Espressionisti tedeschi. La figuratività dei “Sei” è lontana da ogni re-torica, da ogni “eroismo” di maniera, è altre-sì attenta agli aspetti affettivi, al mondo quo-tidiano. Il tutto realizzato con una precisa e delicata scelta cromatica, da un notevole ritmo segnico pur nella semplicità compo-sitiva. Una testimonianza politica – culturale di grande onestà, nel dichiarare anche sulla tela la propria avversione alla dittatura e il desiderio di dignità e libertà.

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L’AEROPORTOL’Aeroporto di Torino, di cui SAGAT è la società di gestione, dispone di un complesso infrastrutturale moderno e confortevole in grado di offrire servizi vantaggiosi ai propri utenti.I collegamenti con i principali hub europei di Amsterdam, Bruxelles, Francoforte,Istanbul, Londra, Madrid, Monaco, Mosca, Parigi e Roma consentono di raggiungere qualunque destinazione nel mondo tramite scalo intermedio. L’offerta di voli low cost sullo scalo oggi ha raggiunto circa il 30%.La rete dei collegamenti vi permette di raggiungere le più importanti città italiane e d’Europa con pratiche coincidenze con il resto del mon-do. Completano il network le principali compagnie charter e tour operator che offrono servizi per raggiungere le mete di vacanza in Europa, Mediterraneo e Vicino Oriente.L’Aeroporto di Torino è situato al centro di un’importante rete di vie di comunicazione che lo rendono comodamente raggiungibile.Un servizio di trasporto pubblico, bus e treno, collega lo scalo con le principali stazioni ferroviarie di Torino e con il centro città.Durante la stagione invernale sono programmati collegamenti autobus verso le principali località montane e sciistiche del Piemonte, in par-tenza dal terminal bus situato accanto al parcheggio multipiano di fronte all’aerostazione.La comoda superstrada connessa con la tangenziale e la rete autostradale consente di raggiungere direttamente le più importanti città del Piemonte, del nord Italia e del sud della Francia. A meno di due ore d’auto dall’aeroporto si possono raggiungere le principali località monta-ne e sciistiche, i punti di maggior interesse storico ed enogastronomico del Piemonte e le vicine località marine della Liguria.Dopo i riconoscimenti in campo internazionale, ACI Europe - Best Airport Awards 2007 e 2008, l’Aeroporto di Torino ha ottenuto nel 2009 la Certificazione ISO 9001/2008, a conferma dell’impegno della SAGAT nell’assicurare ai passeggeri e alle imprese servizi efficienti e di qualità.

NUMERI UTILIInformazioni Voli (orario 06.00-23.00) tel. 011.5676361/2Biglietteria Aerea (orario 05.30-20.30) tel. 011.5676373Bagagli Smarriti SAGAT Handling (orario 08.00-24.00) tel.  011.5676200 Consegna 09.00-12.00 / 14.00-21.00Bagagli Smarriti Aviapartner* (orario 08.00-24.00) tel. 011.5676785 Consegna 09.00-13.00 / 15.00-22.00* solo per: Air France, Brussels Airlines, Lufthansa, RAM

Sala Riservata 06.00-20.00 tel. 011.5676535Sala Riservata Air One 05.00-21.00 tel. 011.5676618Sala Riservata Alitalia 05.30-21.00 tel. 011.5676538

Ufficio Merci   tel. 011.5676310/1Parcheggio Multipiano   tel. 011.5676361/2 Infermeria H24   tel. 011.5676205

Segreteria Generale SAGAT   tel. 011.5676378 Ufficio stampa SAGAT tel.011 5676356Oggetti Smarriti tel. 011.5676473Business Centre tel. 011.5678345Informazioni Turistiche (09.00-20.00) tel. 011.535181

COLLEGAMENTI da e per L’AEROPORTOLo scalo dista 16 chilometri dal centro di Torino a cui è collegato da un’efficiente rete di servizi e da una superstrada collegata alla tangenziale ed alla rete autostradale.Informazioni:Autolinee SADEM Torino-Aeroporto tel. 011.3000611Autolinee SAVDA Aosta-Aeroporto tel. 0165.262027Collegamento ferroviario GTT Torino - Aeroporto tel. 011.2165352CTA - Noleggio con conducente tel. 011.9963090Taxi (all’uscita del livello ARRIVI) tel. 011.5730-5737-3399Terravision - Shuttle Service tel. +44.1279.662931 - 346/7206199

AUTONOLEGGI:Auto Europa, AVIS, Budget, Europcar, Grimaldi Autonoleggio, Hertz, LocautoRent, Maggiore/Rent, Sixt-Win Rent, Targarent

AVIAZIONE GENERALEEsair, Turin Flying Handler

COMPAGNIE AEREEAir Dolomiti, Air France, Air Italy, Air Malta, Albanian Airlines, Alitalia, Blu-Express.com, British Airways, Brussels Airlines, Carpatair, Darwin Airline, Iberia, LOT - Polish Airlines, Lufthansa, Luxair, Meridiana, Royal Air Maroc, Ryanair, Wind Jet

HANDLERAviapartner, SAGAT Handling Spa

photo: beppe miglietti

L’AEROPORTOL’Aeroporto di Torino, di cui SAGAT è la società di gestione, dispone di un complesso infrastrutturale moderno e confortevole in grado di offrire servizi vantaggiosi ai propri utenti.I collegamenti con i principali hub europei di Amsterdam, Bruxelles, Francoforte,Istanbul, Londra, Madrid, Monaco, Mosca, Parigi e Roma consentono di raggiungere qualunque destinazione nel mondo tramite scalo intermedio. L’offerta di voli low cost sullo scalo oggi ha raggiunto circa il 30%.La rete dei collegamenti vi permette di raggiungere le più importanti città italiane e d’Europa con pratiche coincidenze con il resto del mon-do. Completano il network le principali compagnie charter e tour operator che offrono servizi per raggiungere le mete di vacanza in Europa, Mediterraneo e Vicino Oriente.L’Aeroporto di Torino è situato al centro di un’importante rete di vie di comunicazione che lo rendono comodamente raggiungibile.Un servizio di trasporto pubblico, bus e treno, collega lo scalo con le principali stazioni ferroviarie di Torino e con il centro città.Durante la stagione invernale sono programmati collegamenti autobus verso le principali località montane e sciistiche del Piemonte, in par-tenza dal terminal bus situato accanto al parcheggio multipiano di fronte all’aerostazione.La comoda superstrada connessa con la tangenziale e la rete autostradale consente di raggiungere direttamente le più importanti città del Piemonte, del nord Italia e del sud della Francia. A meno di due ore d’auto dall’aeroporto si possono raggiungere le principali località monta-ne e sciistiche, i punti di maggior interesse storico ed enogastronomico del Piemonte e le vicine località marine della Liguria.Dopo i riconoscimenti in campo internazionale, ACI Europe - Best Airport Awards 2007 e 2008, l’Aeroporto di Torino ha ottenuto nel 2009 la Certificazione ISO 9001/2008, a conferma dell’impegno della SAGAT nell’assicurare ai passeggeri e alle imprese servizi efficienti e di qualità.

NUMERI UTILIInformazioni Voli (orario 06.00-23.00) tel. 011.5676361/2Biglietteria Aerea (orario 05.30-20.30) tel. 011.5676373Bagagli Smarriti SAGAT Handling (orario 08.00-24.00) tel.  011.5676200 Consegna 09.00-12.00 / 14.00-21.00Bagagli Smarriti Aviapartner* (orario 08.00-24.00) tel. 011.5676785 Consegna 09.00-13.00 / 15.00-22.00* solo per: Air France, Brussels Airlines, Lufthansa, RAM

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COLLEGAMENTI da e per L’AEROPORTOLo scalo dista 16 chilometri dal centro di Torino a cui è collegato da un’efficiente rete di servizi e da una superstrada collegata alla tangenziale ed alla rete autostradale.Informazioni:Autolinee SADEM Torino-Aeroporto tel. 011.3000611Autolinee SAVDA Aosta-Aeroporto tel. 0165.262027Collegamento ferroviario GTT Torino - Aeroporto tel. 011.2165352CTA - Noleggio con conducente tel. 011.9963090Taxi (all’uscita del livello ARRIVI) tel. 011.5730-5737-3399Terravision - Shuttle Service tel. +44.1279.662931 - 346/7206199

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photo: beppe miglietti

incontri di MMA, di Submission Wrestling e la spettacolare ed acrobatica dimostrazione di Chauss’ Fight, portando sul ring sportivi inter-nazionali. L’evento più atteso è stato l’incon-tro valido per il titolo europeo K1 Wako Pro di kick-boxing fra il francese Amir Latreche e l’italiano Corrado Sestito, vinto da quest’ulti-mo. Speaker della serata il leggendario cam-pione di Kick Boxing Vic Antico. Molte le au-torità presenti fra i 2000 spettatori che si sono succedute nelle premiazioni degli atleti.

la notte dei combattimenti A BORGO SAN DALMAZZO LO SPORT DIVENTA SPETTACOLO

Un grande ring all’americana, giochi di luce, danza e arti marziali miste sono

stati gli ingredienti che il Team Boxe Cuneo Piras-Manca ha portato nel Palazzetto dello Sport di Borgo San Dalmazzo, con il patroci-nio del Comune, dell’ATL del Cuneese e della Regione Piemonte e l’organizzazione di Zuc-chi Pubblicità sabato 2 aprile. Il dual macth di Boxe Piemonte Vs. Liguria - 2° Trofeo Alpi Marittime memorial Antonio Piras - concluso in pareggio, ha aperto la serata proseguita con

photo: Oscar Bernelli

Gianluca Manca

Roberto Zummia e Massimo Pirra premiati da Roberto Audisio Premiazione del campione di K1 Corrado Sestito Luca Piras

L’inconto MMA fra Francesco Basso e Paolo Bongioanni

La squadra BOXE CUNEO Un incontro del Dual Match

Il Team BOXE CUNEO Piras - Manca

nome ha voluto semplice e funzionale per va-lorizzare i capi di abbigliamento delle migliori griffe. Colori neutri e chiari e una cascata di fibre ottiche fanno da scenografia all’ambiente in cui una nuova economia, da oggi, vedrà pro-tagonisti abiti ed accessori unici, come i gioielli creati a mano da nome con terrecotte e vetri di murano.

il pallino della modaFra flute di bollicine e un’atmosfera cordiale

e rilassata si è inaugurato a Cuneo il nuovo show-room Il Pallino che ha scelto per la nuova sede i locali della centrale Via Roma, dove, in un lontano passato, esisteva un cambiamonete, ricordo di un’economia ormai lontana. Un allestimento sobrio e contemporaneo (a cura di Maligno Industriarredamenti) che

A CUNEO, UN NUOVO SHOW-ROOM DI ABITI E ACCESSORI PER CHI HA photo: Roberto Audisio

Sara e Jolanda

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Elena, Sara e Lilli Paola, Paolo e Elena

Le vetrine de “Il Pallino”Elena Bonfiglio e Andrea MalignoSara Dominidiato

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rio Emanuele Re D’Italia) che echeggiava nei loggioni dei teatri come espressione del senti-mento patriottico dell’epoca. La serata è stata anche l’occasione per presen-tare l’iniziativa di recupero del sentiero na-turalistico delle rocche da Alba a Barbaresco illustrata da Fausto Perletto, responsabile del gruppo FAI di Alba. Folto ed entusiasta il pub-blico che si è unito nel canto finale dell’Inno d’Italia.

VIVA V.E.R.D.I.AD ALBA, CON IL FAI PER CELEBRARE I 150 ANNI DELL’UNITÀ D’ITALIA

L’auditorium della Fondazione Ferrero ha ospitato, giovedì 3 marzo, il concerto or-

ganizzato dal gruppo FAI di Alba e dalla dele-gazione di Cuneo, in occasione delle celebra-zioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Sul palco un trio d’eccezione, Giuseppe Nova (flauto) Rino Invernizzi (fagotto) e Giorgio Costa (pianoforte) che hanno presentato un programma di musiche risorgimentali sotto il titolo “Viva V.E.R.D.I.”, dall’acronimo ( Vitto-

photo: Bruno Murialdo - Carpe Diem

Il trio sul palcoil pubblico

Fausto Perletto

Fausto Perletto Fausto Perletto, Roberto Audisio, Marcello Cavallo

Rino Vernizzi, Giuseppe Nova, Giorgio Costa

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les anges des montagnesPar Francesco Doglio - Pg 24L’appel arrive à l’improviste. Ce peut être une nuit de septembre sous une pluie battante ou une fin d’après-midi d’un dimanche d’été. La sensation d’urgence est toujours la même. Car lor-sque le téléphone portable sonne et fait apparaître le numéro du chef d’escouade, on comprend tout de su-ite que quelqu’un est en danger, blessé, voire disparu. Quelqu’un a besoin d’aide.À ce stade, l’hélicoptère aura déjà décollé, à mi-che-min entre la base de Levaldigi et les pieds des monta-gnes de Coni. Il atterrira dans un quart d’heure : il faut se préparer en toute hâte. Le sac à dos est toujours prêt dans une armoire ou dans le coffre de la voiture.

On y trouve des pitons, un marteau, des dégaines et bien d’autres choses qui pourraient s’avérer rapidement utiles, dans une gorge à pic, le long d’un sentier inaccessible ou sur la paroi d’un rocher. On endosse le harnais et la veste rouge et l’on part immédiatement. Il ne s’agit pas d’une tendance marquée à se mettre en avant. C’est le plus souvent leur grande passion pour la montagne qui pousse les gens dans cette voie. Le secourisme n’est pas un métier mais un volontariat hautement professionnel, et les gens s’en étonnent souvent. Il y a quelques étés, une femme s’était démis un genou sur le sentier du refuge Questa, dans la haute vallée Gesso. Une équipe partit à pied de Terme de Valdieri et la ramena dans la vallée sur une civière portée à l’épaule. Cette fois-là, l’hélicoptère ne pouvait pas intervenir. Elle fut amenée en voiture aux urgences de Coni par l’un des volontaires. Le véhicule était neuf et confortable et elle se félicita des moyens que l’organisation de secours mettait à disposition. Elle fut très étonnée lorsqu’elle apprit que la voiture appartenait au volontaire!Il y a quelques années, la sonnerie fatidique se fit entendre au coucher du soleil. L’alarme avait été donnée pour un groupe de cinq alpinistes. Ils étaient partis très tôt le matin pour une randonnée classique, sans difficulté particulière, mais très longue. Le problème ? Il faisait nuit et ils n’étaient pas encore retournés. L’hélicoptère ne pouvait pas décoller avant le matin : il fallait intervenir au sol comme autrefois. À la lumière des lampes frontales, les volontaires montèrent jusqu’au refuge, puis tout en haut du couloir où ils arrivèrent à minuit. Des appels furent lancés. Les volontaires essayèrent d’entrer en contact avec les cinq disparus qui, au grand soulagement de tous, répondirent aux appels. Les volontaires indiquèrent aux alpinistes de garder leur calme et de se mettre dans un endroit commode pour passer la nuit. Au matin, on installa les cordes fixes afin de sécuriser la descente des alpinistes. « L’année dernière - indique le responsable des secours alpins de la délégation des Alpes maritimes (c’est-à-dire les vallées Gesso, Stura, Maira et Grana) -, et uniquement sur la période estivale, nous sommes intervenus 75 fois, dont une cinquantaine au moins ont également impliqué l’hélicoptère. Entre juillet et août, les équipes ont été appelées plus de 30 fois, soit le double par rapport à l’année précédente ». De plus en plus de monde fréquente la montagne et le nombre d’accidents « mineurs », c’est-à-dire où la vie n’est pas en danger, a dé-mesurément augmenté. Sept interventions ont eu pour objet la récupération de personnes décédées. Seules 15 interventions présentaient des codes graves, c’est-à-dire destinées à secourir des alpinistes qui, à cause des blessures subies, étaient en danger de mort. « La majeure partie de ces personnes - indique le responsable - présentaient des traumatismes crâniens accompagnés de perte de connaissance ou bien de graves blessures, et l’urgence était extrême ». Les quatre-vingt-douze volontaires de la délégation de la vallée Pô ont, sur la même période, effectué 65 interventions et récupéré sept personnes décédées et quarante randonneurs blessés. L’attention reste toujours très élevée. Il ne se passe pas un jour, surtout en été, sans que la radio ne transmette un signal de secours. Andrea, un jeune secouriste expérimenté, nous dit : « au refuge, la radio est toujours allumée. Il est rare que l’hélicoptère ne sorte pas au moins une fois dans la journée ». Dans ce cas, l’équipage comprend également un médecin et un secouriste spécialisé qui descendra jusqu’au blessé, l’assurera à la civiè-re et le hissera à bord à l’aide du treuil. C’est justement l’avènement de l’hélicoptère qui a délimité nettement le secours des pionniers de l’après-guerre jusqu’aux années 80 et le secours organisé et moderne d’aujourd’hui.« De nombreuses personnes abordent la montagne sans préparation physique, ni psychologique. Les statisti-ques le confirment : l’été dernier, huit interventions ont concerné des randonneurs qui n’avaient même pas une égratignure. « Il s’agit, nous indique le responsable, d’un pourcentage élevé et en croissance constante. Ce sont des personnes qui, par fatigue, inexpérience ou simplement parce qu’elles ont entamé des randonnées et des excursions hors de leur portée, commencent à paniquer et n’arrivent plus à descendre dans la vallée sur leurs jambes. Certaines d’entre elles ont été secourues en hélicoptère ».

les «petites annonces a.a.a.» de monte-carlo Par Maria Bologna - Pg 14A comme Albert, évidemment, mais également comme Afrique, ambiance, ambition, art, aventure, animaux et associations. Et encore accords inter-nationaux, affaires de prestige, amis VIP, aquarium, aristocratie et antiquités, activités entrepreneuriales, avant-premières mondiales, abeilles et miel, académie de cuisine et académie de danse dédiée à la princesse Grace… Bref, pour savoir ce qui se passe dans la prin-cipauté de Monaco, depuis longtemps déjà en pleins préparatifs du mariage du prince régnant s.a.s. Albert II et de la belle Charlene Lynette Wittstock, il fallait une revue comme UNICO. En effet, après plus d’une

année d’activités dédiées à la « province grande » de Coni et à son territoire, notre rédaction a décidé d’élargir son horizon et d’aborder, nous l’espérons pour longtemps, le lieu le plus glamour et le plus actif de toute la Méditerranée en confiant, à Maria Bologna, journaliste piémontaise résidant dans la Principauté de Monaco depuis plus de 10 ans, la tâche de nous informer sur les évènements « uniques » qui s’y dérouleront.

Autrefois Mónegue, Múnegu et, désormais, Monaco Mieux connue comme Monte-Carlo, nom du quartier le plus célèbre des 5 quartiers monégasques (les autres sont Monaco-Ville, La Condamine, Fontvieille, Moneghetti et Larvotto/Saint-Roman, n.d.r.), la Principauté de Monaco compte, à ce jour, 121 nationalités pour 35.352 résidents. Selon une estimation fournie par la division statistique de la direction de l’expansion économique de 2008, 6.596 résidents sont italiens et représentent, après les français et les monégasques, la communauté étrangère la plus nombreuse. Toutefois, les résidents monégasques sont, depuis trop longtemps, identifiés dans l’ima-ginaire collectif comme une communauté exclusive et élitiste, composée de la progéniture de familles millionnaires ayant fui l’Italie au temps du terrorisme ou de la crise ou bien de retraités nantis.La Principauté de Monaco : pas uniquement « glamour addicted »Mais s’il est vrai qu’il existe, à Monaco, de nombreuses occasions pour se divertir, rien n’est plus faux que de croire que seuls des hédonistes éphémères et évanescents y habitent. Comme souvent, la réalité n’éclate au grand jour que si on la vit et ce n’est pas une exclusivité de dire que, pour la gran-de majorité des résidents, et pas seulement italiens, on y travaille beaucoup. Les faits le confirment. Chaque jour, 3.500 transfrontaliers en provenance de la Ligurie toute proche et parfois du Piémont viennent renforcer la capacité de travail intellectuel et la main-d’œuvre courante ou spécialisée requise par les nombreux chantiers du bâtiment, les restaurants et les hôtels. Sans compter le grand nombre de travailleurs du bassin français (estimé autour de 10.000 individus) pour un total de 44.633 salariés, y compris les 7.540 résidents de Monaco (données fournies par la CCSS de Monaco, septembre 2009). Évidemment, pour les 202 hectares de Monaco, digue incluse, ces chiffres sont contraignants mais c’est la loi de l’offre et de la demande qui ne souffre, ici, aucune exception.Même le marché des divertissements nocturnes et de la restauration ne connaît pas la crise et il évolue en permanence, surtout sur la Côte-d’Azur.Inutile de lister les autres bonnes raisons qui poussent de nombreux italiens à passer la frontière : la sécurité, l’ordre et la qualité de vie de la Principauté de Monaco. Choisir de s’expatrier à Monte-Carlo semble donc un bon choix, d’ailleurs incité par la nouvelle politique du gouvernement monégasque, comme récemment précisé par le premier ministre Michel Roger, invité d’honneur, il y a quelques mois, de la soirée organisée par l’association des entrepreneurs italiens à Monaco (AIIM).Une opportunité pour les jeunes de talent et pour les sociétés du futur.L’attractivité économique toujours plus au service des entrepreneurs. Pour répondre aux exigences de modernisation requises par le progrès et par les règles rigides de l’économie mondiale, malgré le fait que la crise économique continue de sévir, le gouvernement monégasque a récemment présenté le nouvel Institut de Statistiques et a consolidé le Monaco Business Office, une structure fondamentale qui fournira, aux entrepreneurs du territoire et aux pionniers qui décideront de s’expatrier, les instru-ments leur permettant de s’installer et de bénéficier des avantages économiques et fiscaux offerts par l’administration monégasque. Le tout avec, évidemment, le soutien concret de la Chambre de Déve-loppement Économique de Monaco (CDE) ou de la Jeune Chambre Économique de Monaco ( JCEM) si l’on décide de participer au concours des jeunes créateurs d’entreprise.Mais nous reparlerons de tout cela et de bien d’autres choses encore dans notre prochaine publica-tion, si vous le voulez bien.

le roi des montagnespromenades dans les vallées, à l’ombre du “roi en pierre”, à la découverte de bonnes choses pour le corps et l’espritPar Maria Carta Vanina - Pg 78Le passé, le presentDeux âmes d’un seul territoire, la Vallée Va-raita et la Vallée du Po sont deux coeurs des Alpes, du territoire de Saluces, l’avant-garde vers la France de ce qui fut le Marquisat de Saluces, donc des zones stratégiquement importantes et voies pour le commerce. Au-

jourd’hui, les vallées ont perdu leur rôle en tant que voies de communication, en restant en marge du réseau des transports, mais elles ont aussi bien gagné au niveau de la valeur de leur potentialité du territoire, surtout en termes de tourisme. De plus, après un “long parcours d’auto-conscience”, les différents petits villages autour de Saluces ont finalement découvert que, pour un terroir comme celui-ci, il n’est pas utile de regarder vers la ville pour trouver un modèle de développement, plutôt il est nécessaire de s’adresser symboliquement vers la montagne, ici vers le Monviso, afin de récupérer leur propre identité culturelle, celle appartenant aux Alpes.Une nouvelle mentalitéDepuis les années ’90, les deux vallées se sont transformées de plus en plus en véritables destinations de vacances, pour tous ceux qui sont à la recherché de relax et de contact avec la nature. Un procédé long et labourieux qui a dû lutter pour remplacer une mentalité liée aux vieux schémas du tourisme du dimanche. Dès lors, le parcours a été long soit pour ceux qui offrent leur hospitalité, soit pour ceux qui la cherchent. A’ present, plusieurs touristes viennent passer ici le week-end ou quelques jours. Même les étrangers. Un premier signal qui confirme que le territoire est en train de se faire connaitre. Tout le long de cette transformation, il y a eu un élément déterminant: le changement de la sensibilité alimen-taire avec la nouvelle découverte des “plats anciens” et des produits du terroir, le tout accompagné par la valorisation des offres spécifiquement liées à la nature et aux sports.Promenades dans les valléesVallée VaraitaA’ l’ombre du Monviso, notre voyage à la découverte d’un milieu naturel, qui nous offre les choses les meilleures pour le corps et pour l’âme, commence en partant de l’haute vallée Varaita pour descendre vers la plaine et puis remonter vers les sources du Po. 103

On part naturellement de Pontechianale et de Bellino. Le premier a pris grand soin pour restaurer ce que l’on appelle “l’un parmi les Bourgs les plus beaux d’Italie”: Chianale, la dernière bourgade juste avant le Col de l’Agneau. Bellino, situé dans une vallée latérale représente, par contre, un example unique de la conservation de l’intégritè historique-culturelle de la culture alpine, celle de l’Occitanie en particulier. Ici, la philosophie du nosto modo, le dialect de Bellino très similaire aux dialects de l’Occitanie française, devient une façon de vivre dans le but de protéger l’identité culturelle avec ses fêtes traditionnelles, comme la Beò, un carnival alpin très ancien qui se fète tous les trois ans. Mais à Bellino, sur les murs des maisons traditionnelles, on trouve aussi les anciens cadrans solaires, élément typique encore de Borgata Celle, où il y a le Musée du Temps et des Cadrans Solaires. Arrivés ici, peut-être après une longue marche aux Lacs Bleu ou vers le Refuge Vallanta ou, encore, vers le Bois de l’Alevé (le plus grand bois de pins cembrots d’Europe), on ne pourra que goûter les deux plats “forts”, dans les vrai sens de ce terme, de la vallée: la polente coumodà (polente avec crème fraiche, beurre et fromage l’alpage) et les ravioles (des “gnocchi” de forme allongée préparés avec des pommes de terre boullies, de la farine et une tome fraiche), le tout servi bien chaud sur un plat de crème fraiche et beurre. Dans l’haute vallée on trouve les fromages d’alpages - tels que le noustral - et les plantes officinales utilsées surtout dans le secteur agro-alimentaire (par ex. chez l’entreprise Valverbe de Melle).En descendant de Bellino vers Casteldefino, on arrive a Sampeyre, village renommé pour la Baio, et juste après Frassino. Une des activités parmi les plus innovatives pour ce territoire de montagne est representée par la Brasserie Barroero, avec sa fabrication de bières artisanales.Les produits de la vallée sont nombreux. En automne, par exemple, les cèpes et les chataignes. C’est à Venasca que chaque année se déroule le marché d’automne et la fête des chataignes au mois d’octobre. Et, encore, pommes, abricots, raisin, les petits fruits, les confitures de fruits, le miel, le pain cuit au feu de bois et le sau-cisson artisanal. L’expérience des femmes qui s’occupent de la fabrication des fromages produit deux fois par jour le Toumin dal Mel. Selon les historiens, celui-ci fut la création des femmes d’ici vers la fin du XIXème siècle, qui décidè-rent de faire pour la première fois un fromage frais, qui pouvait être fabriqué tous les jours et être facilment transportable. Aujourd’hui encore ce sont les femmes des entreprises agricoles groupées dans le “Consorzio di Valorizzazione e Tutela” (de Sampeyre à Venasca) qui s’occupent matériellement et avec beaucoup de succès de la fabrication des fromages. Un exemple, le Toumin de l’entreprise agricole Bruna Garino de Melle. Le Toumin dal Mel peut être gouté au naturel, mais parfait aussi avec du miel ou de la confiture.

Vallée du PoUne fois descendus vers la plaine et retournés à Saluces, on reprend la route vers le Monviso, cette fois-ci en direction de Paesana. La Valle du Po n’est qu’environ 32 km. de longueur, mais elle nous apparait plus “douce” par rapport à la Vallée Varaita, très sauvage. Vers la partie en bas de la vallée, on trouve des plantations de kiwis, de pêches, de pommes, de prunes, sans oublier les petits fruits, comme les mirtilles, de plus en plus orientées vers le bio. Dans la Vallée du Po, et surtout dans la Vallée Bronda juste à côté, on trouve une qualité spéciale de prunes, le Ramassin, très appreciée pour les confitures qui se prête 100% au biologique.L’aspect culturel est ici également satisfait par la visite à Revello et à la magnifique Cappella Marchionale (XVe-XVIe siècles) décorée de fresques attribués au peintre Hans Clemer, comme l’église Collegiata de Sainte Marie (fin XVe siècle). Art, histoire et nature se fondent enfin sur le sommet Bramafan, où se trouvent les ruines de l’ancienne forteresse, avec l’oliveraie de Bramafan où l’on produit en quantité très limitée une huile de qualité exceptionnelle.Au four et à mesure que l’on monte vers la vallée, à l’hauteur de Sanfront, une route sur la droite vous conduira presque dans le “lit du fleuve”, pour monter encore vers le Mont Bracco (1307 mètres). On trouvera ici Balma Boves, un bourg agricole très caractéristique dans le rocher. En retournant de Balma Boves, on peut aller à Paesana et dans le lieu-dit Calcinere, où la vallée devient très étroite jusqu’à devenir une petite gorge dans les rochers. Une route en lacets conduit à Crissolo et d’ici jusqu’à la Plaine du Roi (2020 mètres), dans la Réserve Naturelle Spéciale du Parc du Roi, à partir de laquelle on arrive justement aux sources du fleuve Po, aux pieds du Monviso.En descendant, on trouve Ostana, véritable exemple de l’architecture alpine locale. Le Monviso, ici, semble beaucoup plus proche. Avant de laisser ce paradis de culture, histoire, tradition et art culinaire, une petite visite à la fromagerie Valform de Martiniana Po pour goûter les glaces artisanales et le yaourt, ou les fromages comme la Tome du Viso, fabriqués exclusivement avec le lait provenant de ces pâturages merveilleux.

Le Mont Viso: itinéraires entre ciel et terrePar Enrico Bertone - Pg 72En 1861, une expédition anglaise atteignit pour la première fois le sommet du Mont Viso. C’était une époque de grande effervescence et cette entreprise, sur la montagne symbole du Piémont, encouragea la tendance naissante de la « course aux sommets », un enthousiasme qui s’empara des jeunes et des hommes politiques de la nouvelle Italie.« Je m’apprêtais avec fougue à monter et Jean et Ja-comb me rejoignirent. En quelques minutes, nous nous sommes retrouvés aux côtés de Michel, fixant notre regard sur un espace infini. [...] Le ciel au-dessus de nous formait une voûte bleue immaculée. Le site

que nous traversions était le plus haut sommet dans un rayon de 40 milles (milles piémontais 26) et aucun des innombrables pics enneigés au nord et à l’ouest n’était voilé par le moindre nuage ». Cette description de l’arrivée émouvante au sommet du Mont Viso est de l’anglais William Mathews, le pionnier de l’alpinisme qui organisa le groupe composé d’un autre anglais William Jacomb et de deux guides chamoniards, les frères Michel et Jean-Baptiste Croz. Le 30 août 1861, à 9h20, les quatre alpinistes atteignirent le sommet. Ils étaient partis la veille de Casteldelfino et avaient remonté le Bosco dell’Alevè et le vallon des Forciolline avant d’attaquer la paroi rocheuse sud qui les aurait conduits au sommet.Les chroniques de l’époque révèlent que d’autres alpinistes avant eux avaient tenté l’ascension du « Viso »,

comme on le surnomme, mais sans succès. La première tentative sérieuse documentée est celle du géomètre de Saluces Domenico Ansaldi qui, en 1834, atteignit, avec deux compagnons, la cote de 3700 m, mais qui dut ensuite renoncer à cause des mauvaises conditions atmosphériques. Après l’ascension de Mathews, la seconde victoire anglaise fut, en 1862, l’œuvre de Francis Fox Tuckett qui atteignit le sommet en compagnie du guide Michel Croz. À cette expédition, prirent part Pietro Perren de Zermatt et Bartolomeo Peyrotte de Bobbio Pellice qui fut le premier italien à mettre le pied sur la cime du Mont Viso. L’année 1863 vit la victoire de la première expédition italienne guidée par rien moins que le ministre des finances Quintino Sella. Faisaient également part de l’équipe les frères Ballada de Saint Robert, le député Giovanni Barracco, Raimondo Gertoux, Giuseppe Bodoino et Giovanni Battista Abbà. Ce fut après l’ascension historique du Mont Viso que Sella voulut lancer un message fort à l’adresse des jeunes italiens en les invitant à approfondir la connaissance des montagnes, une manière éducative de renouveler et de renforcer physiquement et psychologiquement la jeunesse italienne à travers la conquête des sommets alpins. En 1864, eut lieu la première ascension féminine du Mont Viso : Alessandra Boarelli et Cecilia Fillia, à peine âgée de quatorze ans, atteignirent le sommet accompagnées de Carlo Mainardi, du vicaire de Casteldelfino don Carlo Galliano et du médecin Richard. Ce fut ensuite la première ascension hivernale et l’exploration des autres parois du Mont Viso par des personnages comme le poète Guido Rey, Antonio Castagneri et bien d’autres. Les guides courageux de la famille Perotti de Crissolo ouvrirent plus de trente voies sur les différents versants de la montagne. Ainsi, le Mont Viso, un temps considéré comme imprenable, caractérisé par des rochers inaccessi-bles et des précipices effrayants, devint-il l’un des symboles de l’alpinisme italien.Dès l’antiquité, des légendes et des mythes s’étaient développés autour du sommet le plus élevé des Alpes cot-tiennes. Le Mont Viso jouissait déjà d’une grande renommée chez les Romains qui le dénommèrent le « Mont Visible » et le retenaient comme le sommet le plus élevé de toutes les Alpes. Le « roi de pierre », avec sa forme triangulaire si caractéristique qui se détache dans le ciel, a inspiré de nombreux écrivains et poètes : Virgile le célébra dans le Xe livre de l’Énéide, Dante Alighieri le décrivit, avec le Pô, dans le XVIe chant de l’Enfer de la Divine Comédie, Pétrarque le retraça dans sa description du Piémont et de la ville de Saluces. Bien d’autres personnages historiques le citèrent, comme Pline l’Ancien.À l’époque, l’alpinisme n’est pas destiné à la masse. Ceux qui escaladaient les sommets alpins constituaient une élite qui permit de développer la fréquentation des montagnes, un phénomène collectif qui, au XXe siècle, attirera des milliers de jeunes de toutes les couches sociales. Le tour du Mont Viso.Le sommet du Mont Viso est réservé à ceux qui pratiquent l’alpinisme. Même la face sud, considérée comme la voie normale, qui reprend, à grandes lignes, l’itinéraire parcouru en 1861, mais qui, aujourd’hui, part générale-ment du refuge Quintino Sella dans la vallée Pô, exige des notions d’alpinisme. Les parcours de randonnée sont innombrables et peuvent s’effectuer à des cotes moins élevées. Sur l’échelle des difficultés des chemins de randonnée, le parcours est classé RE. Il est donc réservé aux « Ran-donneurs Expérimentés » mais, pour rester à ce niveau de difficulté, il doit être effectué en été lorsque il s’avère moins probable de rencontrer des passages enneigés. Le parcours permet d’admirer la grande richesse de la flore : les pins cembros, les mélèzes et bien d’autres essences d’arbres aux cotes moins élevées ; parmi les végétaux, on trouvera les edelweiss, les renoncules, différents types d’armoise et de nombreuses autres variétés. La faune présente un rare endémisme : la salaman-dre de Lanza, un amphibien urodèle entièrement noir, découvert seulement en 1988. On pourra également rencontrer des bouquetins et des chamois qui bondissent de rocher en rocher, des hermines timides mais curieuses, des lièvres variables et des marmottes qui sifflent à l’approche des randonneurs, des faucons et bien d’autres espèces animales. En été, on atteint la localité de Pian del Re en remontant la vallée Pô en voiture ou bien en navette depuis Crissolo ou Pian della Regina (où se trouve l’auberge Regina). Là, la route s’achève pour faire place à celle de la tourbière la plus élevée d’Europe, à l’intérieur du parc du Pô de la province de Coni. À Pian del Re, se trouve également l’hôtel restaurant du même nom. En faisant le tour de la montagne dans le sens des aiguilles d’une montre, on passe tout près de la source du Pô, puis on longe le lac de Fiorenza et le lac Chiaretto et l’on monte au refuge Quintino Sella, inauguré en 1905 et aujourd’hui le principal point d’appui des alpinistes qui gravissent les parois Est et Sud du Mont Viso. Le refuge se trouve à 2640 m sur le territoire de la commune de Crissolo entre le Grand et le Petit lac du Viso. On atteint les lacs des Sagnette, le col Gallarino puis le col de San Chiaffre-do mettant en communication la vallée Pô avec la vallée Varaita. On descend ensuite le vallon des Giargiatte en longeant les lacs du Prete et en traversant le Bosco dell’Alevè et l’on atteint les Granges Gheit à 1912 m, le point le moins élevé du tour. On monte ensuite au refuge Vallanta, puis au col de Vallanta en passant tout près du vieux refuge Gagliardone, où, même lorsque l’été est très avancé, on y trouve souvent de la neige. On descend ensuite dans le territoire français de la vallée du Guil et on longe le lac Lestio pour atteindre le refuge du Mont Viso (ou Baillif ), puis on monte au col des Traversette, frontière entre l’Italie et la France, le point le plus élevé de la randonnée à 2950 m, juste au-dessus du « Buco di Viso », d’où l’on redescend jusqu’au point de départ. Une variante assez fréquente consiste, avant de descendre au Pian del Re, à remonter vers le refuge Vitale Gia-coletti, pour descendre ensuite au point de départ en passant près du lac supérieur. La durée totale du parcours est de 14 à 15 heures de marche : il faudra donc le diviser en plusieurs étapes en fonction de ses possibilités.

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