TravelGlobe Marzo 2016

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TravelGlobe Marzo 2016 Numero di Marzo 2016 SARDEGNA • ITALIA • GERMANIA • BRASILE • FRANCIA • Grafico del Mese: ISABELLA CONTICELLO

Transcript of TravelGlobe Marzo 2016

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  • 2Federico Klausner direttore responsabileFederica Giuliani direttore editoriale Devis Bellucci redattoreSilvana Benedetti redattoreMaddalena De Bernardi redattoreFrancesca Span redattore

    Paolo Renato Sacchi photo editor Isabella Conticello graficaWilly Nicolazzo grafico Paola Congia fotografaAntonio e Giuliana Corradetti fotografiVittorio Giannella fotografoFabiola Giuliani fotografaMonica Mietitore fotografaGraziano Perotti fotografoEmanuela Ricci fotografaGiovanni Tagini fotografoBruno Zanzottera fotografo Progetto grafico Emanuela Ricci e Daniela Rosato Indirizzo: [email protected]

    Foto di copertina: Federico Klausner | FRANCIA - Camargue

    Tutti i testi e foto di questa pubblicazione sono di propriet di TravelGlobe.it Riproduzione riservata

    TravelGlobe una testata giornalistica Reg. Trib. Milano 284 del 9/9/2014

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    EDITORIALELA SFIDA DELLE IMMAGINI

    Siamo stati molto in dubbio nella scelta delle foto del servizio sui Carrasegares (carnevali) sardi le cui tradizioni sono diverse e custodite gelosamente da ogni paesino. Il nostro fotografo, con molti rischi personali e per lattrezzatu-ra, li ha ripresi da molto vicino, dallin-terno, fianco a fianco con i personaggi che, come attori, mettevano in scena le rappresentazioni di un teatro popo-lare. Riti pagani, dionisiaci, immagini forti, con pochi sorrisi. Molto lontane dallidea del carnevale cui siamo abi-tuati. Alcuni di questi riti prevedono la esposizione di organi di animali, prece-dentemente macellati. Pubblicare o no queste immagini? Privilegiare laspetto culturale e la ricchezza di una eccellen-za sarda, preservandone la tradizione oppure laspetto animalista e vegetaria-no e non inserirle nel nostro magazine? Non una scelta di poco conto perch la stessa linea editoriale andrebbe poi coerentemente applicata alla corrida o alla mattanza di balene delle Far er, contro la quale anche recentemente ci siamo scagliati. Noi abbiamo deciso di pubblicarle, evitando compiacimenti morbosi e scene troppo violente, sulla base delle seguenti considerazioni: per

    noi gli animali devono essere rispetta-ti. Non devono essere sfruttati, n fatti soffrire. Ma quelli da allevamento fan-no parte della alimentazione umana. I montoni usati nei carnevali sardi han-no vissuto liberi, lontani da fattorie in-tensive. Non vengono macellati per gioco o per crudelt, ma per essere mangiati, anche se le loro interiora vengono esposte nei Carrasegares. Molto diverso da quanto avviene per la corrida, per esempio, con la tortura e luccisione finale del toro, che non ha scopo alimentare ma solo ludico. Ma anche molto diverso da quanto av-viene nelle acque delle Far er, per-ch non si tratta di una mattanza, n di specie protette la cui sopravvivenza presenta qualche rischio, n gli animali vengono trucidati in modo tanto crude-le. Tanto vi dovevamo, cari lettori, per spiegarvi il perch delle nostre scelte. Ci piacerebbe conoscere la vostra opi-nione su questo delicato argomento. Ci scusiamo con coloro a cui queste immagini daranno fastidio, ma vi in-vitiamo ad ammirarne la drammatica bellezza e la potenza della narrazione di una serie di avvenimenti immutabili da centinaia di anni.

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  • 5M E N T E C U O R EN A T U R A G U S T OC O R P OLE

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    NEWSEDITORIALEdi Federico Klausner

    SARDEgNACarrasegares: il carne-vale una cosa seriaFoto e testidi Graziano Perotti

    gERMANIAHopper in FrisiaFoto e testiGiuliana e Antonio Corradetti

    BRASILE Il Brasile che non ti aspettiFoto e testidi Giovanni Tagini

    ITALIABasilicata, forti saporiFoto e testidi Vittorio Giannella

    GRAFICODEL MESEIsabella Conticello

    FRANCIA Camargue, paese di terra, di mare e di cieloFoto e testidi Federico Klausner

  • 6DIVINg

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    TRAV

    ELG

    LOBE

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  • L U L A

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    Intorno alla figura di Su Battileddu, la maschera pi impressionante dei car-nevali della Sardegna, ruota il carnevale di Lula. La vestizione segue una pre-cisa sequenza, come fosse un rito pagano: il viso di Su Battileddu annerito da fuliggine e sporcato con sangue animale, il copricapo composto di due lunghe corna, sulle quali cucito lo stomaco di una capra, sotto il vestito, allaltezza dei campanacci, legato lo stomaco di un bue riempito di sangue e altri organi animali.

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    Figure inquietanti accom-pagnano le vestizioni, sono uomini dal viso annerito con abiti femminili.

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    A Lula, come in altri paesi della Sardegna, il carnevale si veste di antropologia. Bisogna dimenticare carri allegorici e stelle filanti: qui si celebrano antichi riti Dionisiaci, che si perdono nella notte dei tempi. Su Battileddu sar portato in giro per le vie del paese tra folla e centinaia di fotografi, questanno giunti anche dallestero. Il sacrificio di Su Battileddu deve essere compiuto per una rinascita pi forte e, come lantica lotta tra Dionisio e i Titani, il suo corpo verr pi volte offeso, bastonato e frustato.

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    Su Battileddu inseguito per le vie del paese e colpito pi volte con bastone e frusta. Il suo corpo pian piano si coprir del sangue degli organi animali che tiene sotto la pelle del montone. In verit non sono questi colpi leggeri a farlo ricoprire di sangue, ma lo stesso interprete di Su Battileddu che buca gli organi animali facendo sgorgare il san-gue sul suo corpo.

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    Uninquietante figura segue il corteo, spronan-do e incitando al sacrificio Su Battileddu.

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    Su Battileddu accompagnato da altri battileddus issocatores che, dopo averlo giustiziato, lo portano via su di un carro trainato da loro stessi. Ma la morte solo temporanea, perch Su Battileddu la vita, che rinascer pi forte e combattiva di prima. Antonio Marras, che ha interpretato Su Battileddu, non solo un abi-tante di Lula e profondo conoscitore della cultura di questi luoghi, ma anche un attore che ha calcato importanti palcoscenici. A lui si deve la riscoperta dellanti-co rito a Dionisio e della tradizionale maschera di Su Battileddu.

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    Una bambina festante suona il cor-no, mentre assiste alla vestizione di Su Battileddu, imitando alcune fi-guranti del rito. Al carnevale di Lula partecipa tutta la popolazione, tra risa e momenti intensi legati allanti-co rito di Su Battileddu. La tradizione vuole che, a partecipare al carnevale di Lula come interpreti, non ci siano donne ma uomini con vesti femmi-nili, che interpretano i vari momenti del rito con atteggiamenti a volte di disperazione e a volte aggressivi, an-che nei confronti degli spettatori.

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    Pagina successiva: Su Battileddu la rappresentazione di un antico rito propi-ziatorio legato a Dionisio. luomo che deve morire per rinascere pi forte, ma sono anche il duro inverno e la carestia, che segnavano profondamente le genti di questi luoghi, a essere uccisi per la rinascita di una nuova stagione, ricca di fecondit e abbondanza. Una nuova primavera.

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  • F O N N I

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    Fonni. In apertura le espressioni terrificanti di due partecipanti del carnevale a Fonni.

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    Come nella maggior parte dei paesi della Barba-gia, il Carrasegare di Fonni celebra la costante lotta delluomo contro la natura. Le maschere che invadono le strade del pi alto paese della Sarde-gna sono Surthu e Sos Bottudos, assieme a Sas ma-schera Limpias.

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    La maschera di SUrthu rappresenta lorso (che non esiste in Sardegna) e alcuni studiosi pensano derivi da SOrcu, la divinit dei morti. Gli SUrthus sono portati in giro legati a pesanti catene dai Sos Bottudos, che cercano di domarli.Spesso gli SUrthu incontrandosi nelle piazze o tra le vie combattono tra di loro aizzati dai loro guardiani. In contrapposizione a queste maschere animalesche, coperte da pelli di montone, ci sono le Sas maschera limpias che hanno fattezze femminili, vestono i costumi tipici delle donne di Fonni e spesso, dietro al viso velato, si cela un maschio. A Maschera limpias spetter il compito, il marted grasso, di processare in piazza Su Ceomo, un fantoccio dalle sembianze umane, che spesso porta in grembo bottiglie di vino, che denotano la sua propensione a bere troppo Cannonau.

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  • O T T A N A

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    Il Carrasegare Otzanesu di Ottana ha origini antichissime ed , senza dubbio, uno dei pi autentici e sentiti. In scena vanno le maschere dei Sos Merdules, che rappresentano genericamente vari animali: Sos Boes, Porcos, Molentes, Crapolos. Ad andare in scena la dura vita del contadino e dei suoi animali. Il carnevale di Ottana celebra anche il culto del Bove, praticato sin dal neolitico nelle societ agro pastorale dellantico Mediterraneo, dove il Bove era simbolo di forza e fertilit.

    Il carnevale di Ottana, insieme con quello di Mamoiada e Orotelli coinvolto in un progetto che potrebbe portare le sue maschere, insieme a quelle di Mamo-iada e Orotelli, alla commissione dellUnesco per essere inserite nel Patrimonio Culturale dellUmanit.

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    Pagina precedente: un Boes sincammina verso la vestizione, che sar de-scritta ai partecipanti del carnevale. Indosser pelle di montone, campanac-ci e unantica maschera rituale, mentre Sa Filonzana, un uomo travestito da vecchia che porta sul viso una maschera spaventosa, imperversa nelle vie del paese, mentre tutti cercano di evitare i suoi malefici.

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    Il Carrasegare di Ottana inizia, come tutti i carnevali antropologici della Sardegna, in gennaio nel giorno di SantAntonio Abate, quando tradizione ritrovarsi at-torno a un enorme fal, come rito pro-piziatorio per bruciare il rigido inverno e prepararsi alla stagione pi fertile. Le ma-schere usciranno di nuovo per le strade di Ottana dal 7 al 9 febbraio. E sempre il Boes, in questa foto domato nella piazza principale di Ottana, sfiler come forza della natura rigeneratrice. A Ottana, oggi come migliaia di anni fa, si festeggia il Carrasegare con tanti accenni al culto di Dionisio, quando gli abitanti di questi luoghi, un tempo isolati, erano in eterna lotta con il mondo naturale e animale per la propria sopravvivenza.

  • S A M U g H E O

  • S A M U g H E O

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    Le maschere della piccola cittadina di Samugheo sono i Su Mamutzones, molto conosciuti in Sardegna e spesso invitati anche a sfilate estive in lo-calit turistiche, per la gioia dei villeggianti provenienti da tutto il mondo. Vestono casacche di pelle di capra e si scuriscono il volto usando sughero bruciato. La vittima sacrificale SUrtzu, che veste le sembianze di una capra e ha un solo campanaccio al collo, come le capre che conducono il gregge, mentre le altre maschere hanno pi file di sonagli. Singolari sono i copricapo con teste di capra e corna.

  • O R O T E L L I

  • O R O T E L L I

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    Orotelli. In un piccolo paese di duemila anime, si svolge uno dei pi sentiti Car-rasegare della Barbagia. Le maschere della tradizione secolare sono quelle dei Sos Thurpos, gli storpi che vestono lunghi pastrani in orbace, hanno il viso an-nerito dal sughero bruciato e da generazioni, di padre in figlio, narrano la vita difficile del pastore e del contadino in Barbagia. Guidano i Thurpos Boes, che procedono appaiati per le vie del paese, mentre i Thurpos seminatori, spargono crusca lungo il loro cammino.

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    Il marted di carnevale il giorno pi importante e i Thurpos offrono fave, lardu e bini onu (buon vino) ai visitatori, in segno di abbondanza. Una particolarit del carnevale di Orotelli la partecipazione di tanti piccoli Thurpos e Thurpos Boes, bam-bini che porteranno avanti la tradizione dei padri e dei nonni.

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    Nel paese esiste uno spiazzo denominato Vicolo Dionisi e dal-lo spiazzo li vedo spuntare. I Thurpos avanzano agitando la testa e facendo suonare centinaia di bandiere e di campanac-ci (SOtturada) per allontanare le forze del male e propiziare quelle del bene. In questo luogo, quando i pozzetti non esi-stevano, le acque formavano il Rio Dionisi. Si pensa che un tempo questo fosse il luogo dove i loro antenati compivano i riti a Dionisio.

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  • M A M O I A D A

  • M A M O I A D A

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    Mamoiada. Nella pagina di apertura la vestizione dei Mamuthones alla pro loco. A Mamoiada esistono due gruppi di Ma-muthones che partecipano al carnevale: la pro loco e lassociazione culturale At-zeni. Qui sopra un bellissimo piccolo Ma-muthones.

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    Allinterno del cortile dellassociazione culturale Atzenis, si appena ap-pena terminata la vestizione dei Mamuthones e degli Issohadores, che sfi-leranno senza la maschera bianca. Al contrario degli Issohadores della pro loco che la maschera bianca lavranno. Questa differenziazione deriva da una diversa interpretazione storica.

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    I Mamuthones hanno il volto coperto da una ma-schera nera molto rozza e il corpo coperto di pellic-ce di animali, mentre gli Issohadores sono ben pi eleganti e raffinati: vestono un corpetto rosso, un piccolo scialle e un copricapo Sa Berritta. Il loro com-pito seguire i Mamuthones e prendere al laccio ra-gazze e autorit locali. I Mamuthones si muovono in due file parallele e a intervalli regolari, mentre con movimenti delle spalle fanno suonare i campanacci. La fatica enorme, se si pensa che arrivano ad avere sulle spalle sino a 40 kg di peso. Qui sotto: un Mamuthones tiene tra le mani la sua maschera dai lineamenti molto rozzi, come un viso scavato dalla fatica di una vita molto dura.

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    Lorigine dei Mamuthones, che sono le maschere pi famose della Sardegna, ancora oggi controversa. Una delle tesi pi accreditate che risalgano allet nuragica, quando i riti propiziatori erano volti a proteggersi dal male e a favorire un abbondante raccolto.

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    La maschera portata dai Issohadores da tem-po al centro di una diatriba. C chi sostiene che sempre esistita e chi invece pensa sia stata introdotta dopo che un brigante ricerca-to aveva partecipato a un Carrasegare e, per non farsi riconoscere, aveva indossato una maschera bianca.

  • O L Z A I

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    Foto di apertura: la comunit di Olzai danza davanti alla splendida chiesa di San-ta Barbara del XIV - XV secolo.

    Qui sopra: la particolarit del carnevale di Olzai di proseguire oltre le date tra-dizionali di chiusura, sino al Mercoled delle Ceneri e alla domenica successiva. Le protagoniste sono tre diverse maschere: i Sos Murronarzos (nella foto) con maschere che rappresentano il muso di un maiale con le corna di capra, i Sos Maimones e i Sos Intintos.

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    Mattia Morisano ha solo sedici anni ed un promettente fisarmonicista che ac-compagna i balli tradizionali. Vicino c il fantoccio Zuanne Martis Sero, cos chia-mato perch nasce il marted sera. Anticamente era un uomo vero che, catturato durante la notte e legato a una scala, era condotto di casa in casa e costretto a bere enormi quantit di vino. Si narra che lultimo abitante di Olzai a essere stato preso di mira da questa tradizione abbia smesso di bere.

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    Parte della comunit in cammino verso il vecchio mulino ad acqua di Olzai in localit Bisine, il meglio conservato dellintera Barbagia e forse della intera Sardegna.

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    La maschera di Sos Maimones, mez-zo uomo e mezzo fantoccio fem-minile, ha quattro gambe, quattro braccia e due teste. Sono le masche-re pi trasgressive dei Carrasegares in Sardegna, durante le danze i loro movimenti ondulatori, richiamano latto sessuale come un inno alla fer-tilit umana e a quella della madre terra, per una stagione di abbon-danza e allontanare la carestia.

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  • I N F O U T I L IFoto e testi di Graziano Perotti

    DOVE DORMIRENello splendido e tipico b&b con giardino I Limoni t 3490089472 / 078455290

    DOVE MANgIAREDa non perdere la cucina tradi-zionale allagriturismo Su Pin-nettu sempre aperto, in localit Badu e carru. t. 3683655668.

    DA NON PERDERE A Ottana, una visita alla bottega dellartista delle maschere tradi-zionali Franco Maritato.

    Un grazie sentito a tutta la co-munit di Olzai per lospitalit, alla pro loco di Lula e allas-sociazione culturale Atzeni di Mamoiada.

  • Il paesino di Olzai uno dei borghi pi belli della Barbagia, immerso tra i boschi secolari e le monta-gne del Gennargentu. Pu essere un comodo pun-to di partenza per partecipare ad alcuni Carrasega-re della Barbagia

    I Sos Intintos, travestiti da vedove in lutto per la mor-te del carnevale, sono caratteristici del Mercoled delle Ceneri. Unaltra particolarit del Carrasegare di Olzai che in alcune parti femminili partecipano anche le donne, e non come in altri Carrasegare solo uomini con abiti femminili.

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    Nella foto di apertura un murales a SantAngelo Le Fratte (PZ).

    Qui sopra: Incastonato ai piedi del boscoso monte Arioso il borgo di Sasso di Castalda (PZ) domina dallalto la valle del Melandro. Basta semplicemente passeggiare per le strette viuzze per ritrovarsi di fron-te a case e palazzotti in pietra, che racchiudono chiss quante storie. Da qui nei primi anni del 1900 emigrarono per lAmerica i genitori di Rocco Petrone (1926- 2006), diventato direttore alla NASA e dellintero Programma Apollo. Da ragazzo per aiutare la famiglia dovette fare il garzone e consegnare ghiaccio per i bar, da grande, con una folgo-rante carriera consegn, allintera umanit le prime pietre lunari. Non bisogna perdersi la salita alla rupe acuminata per ammirare il profon-do canyon Frassati e toccare con mano le rocce, che fanno di questo luogo un geosito tra i pi interessanti del sud Italia. Quando il sole tra-monta, facile avvistare i cervi che fanno capolino nelle radure dello-asi faunistica per brucare lerba tenera.

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    Tutti i luoghi sono belli con le loro pe-culiarit e lo diventano ancor di pi quando ci si avvicina con passo lento. Come al paese di Satriano di Lucania (PZ), raffigurato nel dipinto, con i muri abbelliti da 160 murales eseguiti dagli artisti associati della valle. Senza sco-po di lucro, prestano la loro fantasia e fanno della valle del Melandro un vero e proprio museo allaperto, con opere gigantesche, ognuna delle quali rac-conta per immagini una storia o una leggenda legata al luogo.

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    Pagina precedente: le abitazioni di Muro Lucano (PZ), disposte ad anfiteatro, domi-nate dal possente castello risalente al X secolo. Tra le sue mura la regina Giovanna I DAngi, sovrana di Napoli, fu assassinata per ordine di suo cugino Carlo III, diven-tato poi il nuovo re del regno partenopeo.

    Qui sopra: coltivazione e preparazione di prodotti deccellenza, come il peperone rosso di Senise, chiamato localmente crusco (croccante). I peperoni vengono es-siccati per due mesi al sole e allaria, cuciti in serte come insegna la sapienza con-tadina, acquisita in secoli di esperienze e sudore, che non deve disperdersi, ma essere trasmessa ai giovani che ritornano alla terra. Pu diventare un formidabile volano per il rilancio delleconomia rurale di questi luoghi, con una ricca tradizione gastronomica.

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    Una prelibatezza culinaria del terri-torio che non manca mai sulle tavo-le lucane la cuccia con orzo, ceci, fagioli di Sarconi e salsiccia. Anche se ci si perde fra i dedali di strade di queste vallate, si arriva sempre a una piccola trattoria di paese, con tavoli di legno e sedie impagliate, un mondo rurale e contadino in-consueto, dove gustare questi piatti di una volta, con la cortesia che da queste parti di casa.

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    Grazie alla bassissima densit di po-polazione (59 abitanti per chilometro quadrato) la Basilicata uno scrigno di specie botaniche e animali, protette da vasti parchi nazionali, regionali e riser-ve. Sui fianchi del monte Arioso, tra le massime elevazioni della regione dove hanno inizio le sorgenti del Melandro, crescono svariate specie di orchidee selvatiche, come le Ophrys della foto, piante estremamente delicate e che abbisognano di particolari terreni per poter sopravvivere.

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    La Lucania la terra dei boschi. A fare da cornice a questa grande ricchezza paesaggistica, declinata tra borghi storici e meravigliosi sce-nari della valle Marmo-Platano- Melandro, ci sono le estese faggete. Spesso avvolte dalle nubi, creano scenari onirici come sulle pendici dei monti che circondano il paese di Bella (PZ), sede da dodici edizio-ni, del Bella Basilicata Film Festival.

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    Fin dai primordi lallevamento degli animali al pascolo ha dovuto fare i conti con la-sprezza del territorio. Gli immensi sacrifici che i pastori devono affrontare stanno tra-sformando questo antico lavoro in un mestiere da museo. Le mucche podoliche, allo

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    stato semibrado, lentamente si spostano su terreni incolti, delicati, facilmente degra-dabili, e si nutrono di erbe della macchia: finocchi selvatici, mirti, liquirizia, che dona al loro latte e ai formaggi, presidio slow food, un gusto tutto particolare, inimitabile.

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    Grazie al lavoro sapiente di mani esperte le forme di caciocavallo ven-gono messe a stagionare per alcuni mesi o fino a tre anni. Si appen-dono a coppie legandoli con una cordicella, a cavallo di un asse o di una trave di legno. Da questa usanza ha origine il nome del formaggio nobile, che, per essere gustato appieno, ha bisogno di un compagno eccellente: un buon vino rosso strutturato come lAglianico del Vulture.

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    Il GAL (gruppo di azione locale) Marmo-Melandro sta continuando in maniera incisiva a valorizzare questi territori rurali, per promuoverne e far emergere le bellezze culturali e paesaggistiche, per evitare lindivi-dualismo ma fare sistema, dando concretezza alle prime slow travel. In questa parte della Lucania fuori dalle grandi vie di comunicazione, ancora integra, si impegnano a recuperare beni di alto pregio storico, paesaggi agresti, e a renderli fruibili alla popolazione e ai turisti.

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    Da qualche anno alcune fattorie bio della valle del Melandro hanno ripreso a coltivare antiche variet di cereali che si stavano perdendo. A Satriano di Lucania unazienda biologica di vari ettari ha ripreso a far germogliare colture cerealicole in rotazione con leguminose e ortico-le. Nella foto, il farro biologico un ingrediente indispensabile per va-rie zuppe lucane abbinato con altre materie prime di alta qualit quali legumi, salumi e gli immancabili peperoni cruschi.

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    Appena fuori dal paesino di Bella, a dominare onde di terra gigante-sche che si rincorrono, coltivate a frumento e viti, c un agriturismo, Za Rita, che degli ingredienti autoctoni e di qualit, gran parte a km 0, ha fatto un motivo di orgoglio. Strascinate, lagane, ferricelli, cava-telli e ravioli ripieni con ricotta salata (nella foto), sono opera delle sapienti mani della zia Rita, servite al fortunato ospite che capiti li, con gustosi condimenti a base di carni e verdure. Un luogo che incanta gli occhi e il palato.

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    Come moderni viandanti partendo a piedi dal pae-se di Vietri di Potenza (PZ) e attraversando boschi fitti e ombrosi, abitati da volpi e cinghiali, si arriva al convento dei Frati minori cappuccini. Qui il tempo sembra fermar-si, abbinato com alla magia del silenzio di questi luoghi dello spirito, restituita alla di-mensione pi vera e naturale. Il panorama da quass spazia nelle ampie vallate coltivate a ulivi e vigneti, costellati da piccoli borghi arroccati su appuntite colline rocciose.

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    Non passa inosservata la picco-la e antica chiesa di Santa Maria degli Angeli del XVII secolo, a po-che centinaia di metri dal paese di Brienza. Sorge proprio sul ciglio della strada che porta a Potenza e da pochi mesi, dopo accurati lavori di restauro stata riaperta al pub-blico. Per visitarla e godere degli splendidi affreschi di Giovanni De Gregorio, pittore seicentesco det-to il Pietrafesa, occorre chiamare il comune al numero 0975 381003.

    A destra: Le cascate del Tuorno. Un escursione a pochi minuti da Savoia di Lucania, borgo con le case arroccate tutte intorno al ca-stello del 1230. Un sentiero ben segnato porta, dopo una discesa fra un fitto bosco di carpini e cer-ri, al torrente Tuorno affluente del Melandro. Gli ultimi metri del sen-tiero, gi quando il rumore della cascata fragoroso, sono molto scivolosi, e a distrarre possono es-sere le numerose rane o le pi rare salamandrine dagli occhiali.

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    Sostare, non correre. Questo il mot-to per conoscere appieno la valle del Marmo-Platano- Melandro. Mai guardare lorologio, ma utilizzare al massimo i cinque sensi, perch qui si devono usare e sentire, gusta-re lentamente. Uno dei piatti forti dellagricoltura rurale senza dub-bio il farro che, abbinato allottimo olio di oliva extravergine lucano, si trasforma in un piatto dal sapore an-tico e genuino.

    A destra in alto: melanzane alla con-tadina con mozzarelle di bufala e po-modoro fresco.

    Sotto: maialino nero abbinato a ca-ciocavallo podolico stagionato tre anni, sormontato dalla cappella di un fungo tipico delle terre incolte del sud Italia; il cardoncello.

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    Foto pagina precedente: il cielo so-pra Picerno, paese noto soprattutto per gli ottimi e rinomati salumi.

    A sinistra: il murale su una casa di Sa-triano di Lucania raffigura il simbolo del Carnevale etnico lucano, il Rumit, luomo albero, rivestito di edera, che struscia con steli di pungitopo di por-ta in porta per ottenere dagli abitan-ti, che glielo offrono volentieri, ogni sorta di cibo; dai dolci al vino, dalle salsicce alla frutta, nella speranza che la Natura ricambi con un clima bene-volo e allontani le calamit.

    A destra: la cucitura dei peperoni rossi, detti cruschi, uno ad uno per formare delle serte che verranno ap-pese nei mesi estivi a seccare al sole e allaria. Per diventare croccanti de-vono essere buttati in olio bollente per pochi secondi, cosa semplice a dirsi ma per nulla facile da farsi.

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    Foto sopra: cestino di farina di mais cinquantino integrale con fonduta di podolico e peperoni cruschi.

    Foto a destra: sono oltre 440 i murales che abbelliscono le case dei comuni di Satriano di Lucania, SantAngelo Le Fratte e Savoia di Lucania, trasformando di fatto la vallata del Melandro, come la valle pi dipinta dItalia. Murales che raffigurano il lega-me forte degli abitanti con la na-tura, le leggende locali e storie arcaiche.

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    A Satriano di Lucania tra le 160 opere, spicca questo contadino a riposo dipinto in largo Abba-monte, dove i turisti si divertono con lillusione ottica di colloquiare col vecchietto. Il 24 ottobre scorso in un convegno a SantAngelo Le Fratte si discusso dei murales come risorsa importante per il turismo locale. Se fosse stato presente anche lo scrittore Piero Chiara, tra i pi noti del XX secolo, avrebbe espresso una sua idea: Andare in un paese dipinto vuol dire voltare le spalle alla febbre della circolazione automobilistica, alla vita convulsa delle metropoli, ritornare alla pace antica dove, con occhio calmo e riposato, prendere contatto con il messaggio degli artisti.

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    Testa antropomorfa alla vecchia fontana ex lavatoio di Satriano di Lucania.

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    I N F O U T I L IFoto e testi di Vittorio Giannella

    COME ARRIVAREDal versante tirrenico percorren-do lautostrada A3 Salerno-Reg-gio Calabria uscire allo svincolo Sicignano- raccordo autostra-dale Basentana( SS407), dopo circa 48 chilometri si raggiunge Potenza.Dal versante adriatico si percor-re la A14 Bologna-Taranto fino al casello di Foggia, si dovr de-viare in direzione Candela (dove si incrocia anche la A16 Napo-li-Bari) e proseguire per Melfi e Potenza.In treno dalla stazione FS di Batti-paglia sulla linea Napoli-Reggio Calabria, parte una linea ferro-viaria che attraversa la Basilicata collegando Potenza con Taranto.In aereo Aeroporto di Napoli Ca-podichino collegato con treno e autobus a Potenza.

    DOVE MANgIARERistorante Za Rita, Piano S.An-gelo-Bella (PZ). t 339 6631132. Ristorante La Botte, Satriano di Lucania (PZ). t 0975 384343.

    DOVE DORMIREB&B Rifugio della Luna, strut-tura relax a contatto con la na-tura. Strada comunale per S. Lucia, Satriano di Lucania (PZ). t 348 864 2610. Agriturismo Fattoria Bio, C/da Serra, Satriano di Lucania (PZ). t 0975 383663

    INFOAPT Basilicata; Progetto Ver-de Gusto, FullPress Agency srl, Via Tempa,7 a Brienza (PZ). t 0975 384156

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    Apertura: lasciate le bici al termine dei prati, ci si prepara alla lunga traversata dellimmensa spiaggia di Westerhever per arrivare al mare. Pagina precedente: un faro sul tratto finale del fiume Elba, nella regio-ne Altes Land.

    Sopra: Rysum, villaggio dellOstfriesland. Il viaggio trasformazione. Di se stessi, prima di tutto, e del modo di vedere il mondo. Esso pu mettere in moto alchimie strane, per cui succede di essere in un luogo e sentirsi proiettati in un altro, magari lontanissimo. Il viaggio libert, pu regalare uno sguardo nuovo e far immaginare che si stia guardan-do un paesaggio, una scena, attraverso gli occhi di un artista amato e sotto la luce che solo lui sapeva catturare. Cos accaduto a noi, du-rante un viaggio nel Friesland tedesco, con il grande pittore Edward Hopper come compagno immaginario.

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    Altes Land. Amburgo, col suo enorme porto, a pochi chilometri da qui, ma nellAltes Land la vita scorre quieta e lenta, al ritmo delle mele e dei tanti frutti che crescono e maturano nei rigogliosi frutteti di questa regione frisona. I villaggi sono piccoli, le fattorie grandi e antiche, impreziosite da motivi ornamentali e protette da spessi tetti di canna. Un piccolo mondo dal fascino severo, una terra prospera e bucolica, ordinata e curata, aristocratica ed elegante, mai pacchiana, ricca ma mai sfarzosa. Una campagna simile a un giardino, nata dal lavoro di gente forte e caparbia, abituata da sempre a lottare contro le alluvioni e le tempeste, capace di rinascere dopo ogni catastrofica inondazione.

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    Altes Land. Dallalto della diga erbosa che costeggia il fiume Elba, ormai vici-no alla foce, guardiamo le case allineate e acquattate al riparo del terrapieno. Il sole del mattino le illumina, evidenziando ogni particolare, esaltando la freschez-za di un momento inafferrabile. Lo stile architettonico, il piccolo faro, latmosfera tranquilla, richiamano alla mente una veduta americana, una qualche cittadina di

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    provincia addormentata di fronte alloceano. Le nuvole, leggere e scarmigliate, si muovono lente verso est. Se Hopper avesse piantato qui il suo cavalletto, come avrebbe ritratto questa visione?.....il mio intento era di dipingere la luce del sole riflessa sulla parete di una casa Edward Hopper.

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    Pagina precedente: il caratteristico faro di Westerhever pare spuntare dalla sabbia, come un albero nel deserto.

    Sopra: Busum. Un piccolo bar affacciato sul mare, suggestioni hop-periane. Un uomo e una donna soli a un tavolino, ognuno chiuso nel suo mondo ed entrambi immersi dentro a un mondo enormemente pi vasto, cos lontano, distaccato e insensibile ad ogni umana vicen-da quotidiana. La bandiera e la costruzione di legno e pietra danno lidea che la coppia sia barricata dentro una fortezza contro limmenso mistero delluniverso che li accerchia. C senso di distanza nei quadri di Hopper. Distanza tra lessere umano e lambiente, tra i segni della civilt e la natura, tra il paesaggio e le vicende umane, tra luomo e la donna., tra lanima e la realt. Una distanza incolmabile che avvolge e isola i soggetti dentro sfere di silenzio profondo. Metafore di solitudi-ne sotto una luce implacabile e impietosa. Anche in Frisia c distanza. Un regno quieto di lontananze e spazi, isolamento, vuoto e assenze. per questo motivo che Hopper diventato il filo conduttore di tutto il nostro viaggio e la sua chiave di lettura.

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    Altes Land. Una nave portacontainer proveniente dal porto di Am-burgo discende il corso dellElba, prossimo alla foce nel Mare del Nord. Unimmagine enigmatica e quasi onirica. Lenorme imbarcazio-ne, come una citt galleggiante, esalta la minuscola dimensione de-gli esseri umani che, al riparo della barriera di piante, sembrerebbero appartenere pi alla semplicit del verde mondo naturale che non a quello complesso e caotico della nave.

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    Isola di Nordstrand (Frisone Settentrionali): Sul perfetto tappeto erbo-so di una diga costiera le tipiche Strandkrbe, poltrone da spiaggia, offrono rifugio dal vento freddo del nord. Due ragazzi siedono immo-bili, in silenzio, come perfetti personaggi hopperiani. Anche il cane fermo, quasi stordito dal forte odore marino che sale dalla desolata distesa del Wattenmeer in bassa marea l davanti. Sembra che il mon-do aspetti qualcosa, forse solo il ritorno del mare e che gli isolotti del-le Halligen, che si vedono allorizzonte con le loro audaci fattorie sul cocuzzolo, tornino a galleggiare sullacqua, intrepidi e solitari, com la natura di ogni elemento appartenente al microcosmo del Friesland.

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    Bambini che giocano sul crinale di una diga lungo la foce dellEl-ba - Le dighe sono il marchio della Frisia. Lintervento umano che ha plasmato e reso vivibile un regno ostile di acqua e melma. Si tratta di semplici terrapieni erbosi tutti uguali e con la stessa pendenza, mantenuti dal calpestio delicato delle pecore e rasati dal loro bru-care incessante. Erette a ridosso degli abitati servivano a protegge-re case e campi dalle inondazioni. Via via che nuove terre sono state strappate al mare e con lavanza-mento dei terreni consolidati, nuo-ve dighe esterne alle prime sono state costruite, dando vita a un pa-esaggio unico. Come tante lunghe cicatrici le dighe parallele corrono longitudinalmente alla costa e se-guono le foci dei fiumi, solcando di rughe la pelle umida e verde di un mondo appena nato.

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  • Pagina precedente: il tramonto sulla spiaggia pressoTnning.

    In questa pagina: Bremerhaven. Come in un gioco di specchi e di rimandi, ecco che gli spazi sconfinati delle lande frisone, le sobrie architetture delle cittadine e gli scenari por-tuali riecheggiano le atmosfere delle coste atlantiche nord americane, che Hopper era solito dipingere. La luce ambrata disegna un mondo radioso e innocente. Le ombre forti e oblique lo venano di inquietudine e attesa. La luce di Hopper non mai un reale feno-

  • meno atmosferico, ma qualcosa di eterno e metafisico, che va oltre il visibile e riguarda lo spirito. Spesso fa da sfondo a costruzioni ed elementi del vivere quotidiano, siano essi ca-selli ferroviari, edifici solitari, pali, tralicci, insegne, baracche, distributori di benzina, fari. Il confronto e la lotta tra il mondo abitato e quello naturale una tematica costante. La Frisia il posto ideale per riflettere su questo concetto. Gli scenari qui sono minimalisti. Linee e pochi segni, piccoli testimoni, presenze elementari seminate qua e l come paletti di con-fine tra la civilt umana e la natura. Segnali fragili sotto un cielo troppo grande.

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    Baia di Jadebusen. Un piccolo ristorante dallaria di frontiera ricavato da vecchi containers, come un piccolo temerario avamposto nel regno della solitudine, sfida il silenzio e il grande vuoto di una landa deserta. Il mare di fronte una tavola di metallo grigio. Nel silenzio solo il gri-do acuto delle oche e qualche belato lontano. Il temporale appena passato e ha lasciato pozzanghere e odore di terra inzuppata. Unauto percorre la strada che taglia dritta la grande pianura ed subito Ameri-ca. Il gioco continua sotto una luce inquietante che amalgama colori di cenere e oro. Forse quello loceano e poco lontano da questo posto c Cape Cod. Forse Hopper appena stato qui e ora sta tornando alla sua casa-atelier a South Truro, vicino al faro. Guarda le nuvole e gi sta pensando ai colori che sceglier.

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    Bremerhaven. Come in una marina di Hopper, queste imbarcazioni appena liberate da una chiusa, si dirigono verso luscita del porto di Bremerhaven. Leggere e delicate, sciamano via, attratte dal mare aper-to. Stesse presenze, stessi simboli: il faro, baluardo del nostro mon-do, segno di sicurezza e civilt, lorizzonte ignoto e lontano, la fragilit umana rappresentata dalle piccole barche e su tutto una luce livida e abbagliante che emoziona e inquieta lanima.

    Pagina successiva: il faro di Westerhever (Nordfriesland). In un mondo tutto orizzontale i fari sono lunico elemento verticale visibile a diversi chilometri di distanza. In molti casi i nuovi polder li hanno allontanati dal mare e ora sembrano piantati l, tra spiagge e praterie, solo per confortare e richiamare camminatori e ciclisti, smarriti nel loro mono-tono navigare in un mare d erba tutto uguale.

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    Nella pagina precedente: volo di oche selvatiche presso Sankt Peter Bad.

    Sopra: spiaggia di Sankt Peter Ording - Isolamento e suspense. Attimi senza tempo in cui, come in un quadro di Hopper, ogni banale mo-mento di vita quotidiana diventa astrazione e icona dellesistenza terre-na. Attorno ai personaggi di una scena c sempre un infinito insonda-bile, una spazialit schiacciante. Nel piccolo rifugio di una strandkorb un uomo e una donna appaiono incredibilmente piccoli, indifesi e in balia del caso che ha assegnato loro un numero e un posto nel mondo.

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    Spiaggia di Sankt Peter Ording. Forse stata la luce, forse colpa del vento, delle nuvole inquiete, di quegli orizzonti lontanissimi e di quella terra mobile e incerta, che avanzava e arretrava dal mare, mai uguale a se stessa, mai ferma, mai certa. Forse questo stato lincantesimo. Un paesaggio mutevole e mutante, in cui, strano a credersi, solo le perso-ne erano davvero immobili, come personaggi di Hopper, sospese in un silenzio irreale, assorte in uno stupore cristallizzato.

    Nella pagina successiva: il tramonto a Westerhever. Dopo una lunga camminata fino al mare, riposo in cima alla diga, guardando il faro lontano.

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    Spiaggia di Sankt Peter Ording. La Frisia un mondo a s. Tutto sembra piatto e immuta-bile e invece qui tutto cambia. Nonostante lapparente monotonia del paesaggio, la real-t mescolanza e divenire. Ad opera delluomo il mare diventa terra e nel corso degli anni gli acquitrinosi prati salati si consolidano in polder e nuovi pascoli. La sabbia si impasta con lacqua nelle sterminate basse maree, che creano distese di fango e spiagge senza fine.

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    Nellarco della giornata, il ciclo delle maree trasforma ogni cosa, scompiglia le carte e disorienta, cancellando e cambiando tutti i riferimenti. I colori sfumano uno nellaltro, gli scenari si capovol-gono, rompendo le nostre certezze che un paesaggio sia qualcosa di immutabile. Solo una foto, una poesia o un dipinto potr catturare tutta questa desolata, fluida bellezza.

    Foto successiva: su una diga lungo il mare a Neuharlingersiel.

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  • Campagna presso Busum. Una torre eolica, come un totem sacro, sfida la verde pianura e sem-bra proteggere un villaggio lillipuziano ai suoi piedi. Il filo rosso di Hopper e delle sue atmosfe-re continua a srotolarsi seguendo il nostro itinerario sulla mappa. Ancora una volta luomo ha piantato un segno della sua presenza, un emblema della sua civilt tecnologica, conquistando un territorio di frontiera. La natura intorno qui non pi selvatica e ostile, ma un nuovo mondo ordinato e piegato al vivere umano. Solo il cielo resta selvaggio e con i suoi colori insoliti genera una sensazione di straniamento. Una profonda solitudine dilaga ovunque e sale, sempre pi alta, con la stessa inesorabile forza delle maree.

  • I N F O U T I L IFoto e testi di Giulia e Antonio Corradetti

    QUALCHE TERMINE DA CONOSCEREFriesland (Frisia) - Regione dellEuropa centro-settentriona-le, affacciata al Mare del Nord ed estesa dallIlsselmeer (Paesi Bassi) fino al confine tra Germa-nia e Danimarca. Politicamente divisa tra Olanda e Germania. La parte tedesca, visitata in que-sto viaggio, comprende la Frisia Orientale (Ostfriesland) e la Frisia settentrionale (Nordfriesland). Di fronte alla costa sorgono le Isole Frisone. Wattenmeer - la fascia di mare compresa tra le Isole Frisone e la costa. In fase di bassa marea questarea si prosciuga lascian-do scoperto il fondale, attirando migliaia di uccelli marini in cerca di cibo. Parco Nazionale e Patri-monio Unesco dellumanit.Wattwandern - lattivit che consiste nel camminare sul fan-go lasciato scoperto dal mare in bassa marea. Accompagnati da guide esperte, possibile anche raggiungere isole e isolotti vicini alla costa.Halligen - Piccole isole allu-vionali non protette da dighe, facenti parte dellarcipelago delle Frisone Settentrionali.

    Le case sono costruite su colli-nette artificiali, dette Warften, che restano emerse durante le alte maree.Moin moin - Tipico saluto locale. Significa ciao, benvenuto, salve.

    QUANDO ANDAREIl periodo migliore sicuramen-te la stagione estiva, anche se pu essere abbastanza piovosa.

    COME ARRIVAREPer chi non volesse utilizzare mezzi propri, dallaeroporto di Amburgo o da quello di Brema si pu affittare unauto e iniziare subito un itinerario nel Friesland.

    UN CONSIgLIOCol suo territorio pianeggiante e la perfetta rete di piste cicla-bili, la Frisia il posto ideale per praticare il cicloturismo. Nella Frisia orientale nata lidea dei Melkhs, delle specie di stazioni di ristoro con prodotti caseari, si-tuati allinterno delle aziende agri-cole lungo gli itinerari ciclabili di tutta la costa della Bassa Sassonia.

    LINk Ente Nazionale Germanico per il Turismo Parco Nazionale del Wattenmeer dello Schleswig-HolsteinLe guide per le passeggiate sul fango

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    Pagine di apertura: a Canoa Quebrada le falesie di roccia rossa alte pi di 30 metri dividono la spiaggia dalle dune di sabbia. Rudimentali passarelle di legno permettono laccesso al mare.

    Pagina precedente: la forza dellacqua modella e disegna la lunga costa dello stato di Cear creando spettacolari canyon, che si riversano nelloceano.

    Qui sopra: le bandierine fissate su lunghe aste sono usate dai pescatori per se-gnalare le loro reti durante le uscite in mare.

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    Vecchi edifici in stile coloniale sono presenti e ben custoditi in tutto il territorio. Dalla met del Seicento la zona fu contesa dai portoghesi e dagli olandesi, que-sti ultimi fondarono Fortaleza, ma furono i portoghesi a governare pi a lungo e a imprimere il loro stile, che ancora oggi si percepisce.

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    Pagina precedente: partendo dal capoluogo Fortaleza in direzione sud ci sono oltre 500 km di spiaggia incontaminata, pochissimi sono i villaggi che si affac-ciano allOceano Atlantico. Uno di questi Beberibe, una delle localit turistiche pi apprezzate per le sue scogliere colorate di rosso.

    Sopra: le dune di sabbia si scontrano con le falesie. Questo tratto di costa for-mato da alte scogliere che separano la forza delloceano dalle zone desertiche sabbiose, uno spettacolo unico che da pochi anni stato inserito nel progetto di protezione del territorio del Parque Nacional das Falesias,

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    durante la bassa marea, quan-do le acque si ritirano, il mo-mento migliore per ammirare le scogliere di Morro Branco. Laccesso dal mare permette di entrare nellinfinito labirinto for-matosi grazie alla loro erosione, quando i cicli di marea lo per-mettono. Al tramonto, si distin-guono perfettamente le dodici sfumature delle rocce, dal rosa pallido al rosso acceso.

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    Pagina precedente: nelle ore di bassa marea i 500 Km di spiaggia sabbiosa si trasformano in una vera e propria autostrada. Pick-up, jeep o buggy sfrecciano allimpazzata: per lo pi sono turisti in cerca di scorci unici, ma anche locali che la percorrono per raggiungere i vari villaggi di pescatori.

    Sopra: a Barra Nova, dove il fiume Rio Chor arriva in mare, si creano lunghi ca-nali dacqua dolce. Nei giorni di vento diventano il luogo prefetto per chi pratica kite surf.

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    Nello stato del Cear, lungo la costa, la pesca la principale attivit, nonch la principale fonte di sostentamento dei piccoli villaggi del litorale. Il mare caldo e tranquillo tra i pi pescosi del Sudamerica. Le grandi barche adagiate sulla sabbia aspettano lalta marea per uscire in mare, mentre le piccole Jangada entrano ed escono in continuazione.

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    Un pescatore aspetta lalta marea per uscire in mare, lattesa si trascorre, quasi sempre in uno dei numerosi baretti sulla spiaggia, semplici e colorati, locali dove stuzzicare piatti a base di pesce e bere birra locale, o ancora meglio Caipirinha, il pi famoso cocktails brasiliano a base di cachaa, lime, zucchero di canna bianco e ghiaccio tritato.

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    Pagina precedente e sopra: a circa 20 km a sud di Canoa Quebrada si trova Praia de Ponta Grossa, una delle attrattive naturali pi spettacolari dellintero litorale. Alte dune di sabbia, con sfumature che variano dal giallo intenso al rosa, si river-sano direttamente in mare, circondate da rocce argillose dal colore rosso acce-so. Lescursione classica prevede di percorrere la spiaggia da Canoa Quebrada passando per i piccoli villaggi di pescatori. Ogni giorno lorario di partenza e di arrivo stabilito dalle fasi di alta e bassa marea. Occorre informarsi con qualche giorno di anticipo.

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    Barra Nova e Uruau sono i luoghi migliori per praticare kitesurf, ci arrivano sportivi da ogni parte del mondo. La peculiarit di questi luo-ghi sono: nel primo caso il delta del fiume, mentre a Uruau il lago. Queste location per-mettono di divertirsi in sicurezza, anche in giornate di forte vento, avendo sempre la lo specchio dacqua piatto senza onde. Ci sono numerose le scuole di kite surf dove imparare o noleggiare lattrezzatura.

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    In tardo pomeriggio, allavvicinarsi del tramonto, le piccole imbarcazioni da pe-sca rientrano ai villaggi. Con laiuto di due o tre possenti ragazzotti si trascina la piccola barca in sicurezza sulla spiaggia. il momento pi concitato della giornata: i pescatori puliscono il pesce e lo vendono. Tutti intorno gli acquirenti cercano di aggiudicarsi il miglior pesce, nascono situazioni concitate e colora-te da non perdere.

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    Fino a pochi anni fa Canoa Quebrada era sconosciuta ai pi, oggi probabil-mente, dopo Fortaleza, la localit pi trendy e ambita. Negli anni 70/80 era il paradiso degli hippies, un piccolo villaggio di pescatori con un mare bellissimo e niente pi. Oggi, pur mantenendo un profilo semplice, offre ai visitatori nu-merose attrattive sportive, negozi alla moda, bar su palafitte in spiaggia, locali notturni, ristoranti eleganti e hotel di lusso.

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    A sinistra: una lenta erosione ha scolpito i canyon delle scogliere di Morro Bran-co, uno dei monumenti naturali pi suggestivi dellintero litorale. Si possono percorrere a piedi fino ad arrivare al mare, procedendo a zig zag tra rocce dal colore rosso acceso e piccole grotte.

    Sopra: alcuni pescatori trasportano le reti sulle tipiche imbarcazioni chiamate Jangada, piccole e leggere barche a vela concepite per navigare durante la bassa marea e perfette per essere spostate facilmente nelle rimesse sulla lunga spiaggia.

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    Pagina precedente: durante la fase di bassa marea, con il ritirarsi delle acque, sulla spiaggia si creano piscine naturali poco profonde che con il passare delle ore diventano sempre pi calde, il modo migliore per trascorrere le ore a mollo, chiacchierando e divertendosi.

    Sopra: un modo simpatico di pubblicizzare un ristorante o un hotel sfrutta-re la superfice delle vele delle Jangada. Il disegno non viene per realizzato con una stampante, ma totalmente a mano, creando lavori unici, accurati e molto belli.

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    Sotto: le grosse barche da pesca di legno non hanno una rimessa dedicata: quando non sono in mare sono adagiate sulla spiaggia lasciate dalle maree. Lo sfregamento sulla sabbia causa un deterioramento continuo, per questo c sempre qualcuno munito di attrezzi e pennello che sistema lo scafo.

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    Pagina precedente e sopra: sulla spiaggia di Morro Branco ogni giorno si assi-ste a uno spettacolo unico, da una parte loceano impetuoso, dallaltra falesie e canyon dai colori caldi e in mezzo piscine naturali: chi prima arriva meglio alloggia.

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    Oltre alle scogliere e ai villaggi di pescatori, verso linterno si sviluppa un de-serto sabbioso poco profondo ma molto suggestivo. La superfice compatta e adatta a passeggiate a cavallo o a piedi. Inutile aggiungere che il momento mi-gliore per andarci al tramonto, quando le luci sono calde e le dune si colorano di rosso.

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    Il Lago di Urua, oltre che meta per i surfisti, importante per il sostentamento delle famiglie povere che non si possono permettere lacquisto del pesce. Allal-ba molte persone munite di piccole reti cercano di intrappolare i numerosi pesci che ci vivono.

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    I N F O U T I L IFoto e testi di Giovanni Tagini

    COME ARRIVARECon TAP voli giornalieri per For-taleza con scalo a Lisbona

    CAMBIO1 Real Brasiliano corrisponde a 0,23.

    FUSO ORARIORispetto allItalia ci sono 5 ore in meno.

    VISTONon occorre nessun visto turistico.

    LINgUAPortoghese Brasiliano.

    CLIMAOmogeneo e poco piovoso tutto lanno con temperature che variano dai 22 di minima ai 31 di massima.

    DOVE DORMIREHotel villaggio Tudobom, Praia de Urua; Pousada Tranquilandia Village, Canoa Quebrada; Pousada Ocas do Indio, Beberibe.

    INFOEnte del turismo brasilianoEnte del turismo di Fortaleza

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    Uno spazio piatto come uno specchio rimanda cieli infiniti. Che rapiscono, quando le nubi vi si distribuiscono tridimensionali, espandendosi e rimbalzando come in un contenitore troppo grande. Ma che divengono struggenti quando ammantati di una

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    coltre lattiginosa, pettinata e graffiata da un vento tagliente. I paesi hanno case basse che non bloccano lo sguardo assetato.

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    Pagina precedente e qui sotto: le mura di Agues-Mortes sembrano alzarsi dalle va-sche di acqua immobile e rosata delle Salins du Midi. Voluta da Luigi IX di Francia (poi San Luigi), come porto di imbarco per la sua partecipazione alla 7 (1248) e 8 (1270) crociata, ora una cittadina di poco pi di 8.200 abitanti, il cui territorio costituito in parte da una pianura umida e dagli stagni della Camargue, collegata al mare attraverso il canale Grau-du-Roi. Le sue attrattive principali sono: la torre di Costanza, alta 30 m. con diametro di 22 e pareti spesse 6, il porto e, appunto, le mura iniziate nel 1268, ma terminate solo 100 anni pi tardi, alla fine del XIV secolo.

    A fianco: il fenicottero rosa una delle 340 specie di uccelli della fauna della Ca-margue e forse la pi affascinante. Dallinizio degli anni 70, la pi grande colonia di fenicotteri rosa del Mediterraneo occidentale si riproduce su una isola in Camargue.

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    Questa pagina e precedenti: si dice Camargue e si pensa ai cavalli, ai gitani e ai fenicotteri rosa che lhanno scelta come privilegiato rifugio. Ma sopra e sotto di loro si stendono spazi infiniti, che sono il respiro della Camargue. E io guardo la terra e il cielo. Una terra piatta, accarezzata da arbusti e incisa da cicatrici che non rimarginano, neppure quando piove.

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    Slabrate come ferite su cui stato versato del sale, che formano un reticolo raggrinzito. E sale viene davvero versato ogni giorno, sparso dal mare su uno spazio che non pi terra e non ancora acqua, un confine ibrido, umi-do e salmastro, nascosto da un tappeto di salicornia, che dautunno arrossa e ferisce il cuore.

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    A fianco a sinistra: una zona infida, dove il passo sprofonda avvicinandosi agli sconfi-nati stagni costieri, pochi centimetri dacqua immobile, interrotta dai lunghi trampoli delle migliaia di fenicotteri, il cui colore rosa interrompe la monotonia scura.

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    Pagina precedente: il sale raccolto nelle saline forma rilievi immacolati, lasciando tracce rosa che sanno di fiaba in questa immensit alle porte di casa. Una pompa provvede a inumidirne la superficie per impedire al vento di trascinarlo via. Qui so-pra: il porto di Agues-Mortes. Una volta fiorente porto, collegata al Golfo del Leo-ne dal canale Grau-du-Roi lungo circa 7km. Con la riunificazione dellaProvenzaalre-gno di Francia,la citt perdette la sua importanza come sbocco sul mare in favore di Marsiglia.

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    Un malandato pontile si affaccia nel bacino di una salina. Superficie che riflette una realt sdoppiata e capovolta, unombra che ombra non , in una specie di irresistibile caleidoscopio di pochi elementi essenziali. Un orizzonte immenso che nessun rilievo interrompe. Solo terra, acqua e silenzio, che si esplorano sui pochi viottoli asciutti.

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    Le nuvole strappate dal vento galleggiano in cielo come zucchero filato, acca-rezzando il paesaggio e specchiandosi negli stagni costieri, luoghi eletti di sosta e riproduzione dei fenicotteri, soprattutto nei mesi che vanno da met marzo a met giugno, quando si contano 15.000 coppie.

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    Pagina precedente e qui sotto: il tramonto di una giornata nuvo-losa non vuole cedere al grigio e accende un nastro luminoso, dove cielo e acqua si toccano. Il vento corruga le nubi in repen-tini, vibranti mutamenti, che con-feriscono loro un aspetto vivo, in contrasto con lassoluta immobi-lit dello specchio dacqua.

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    I N F O U T I L IFoto e testi di Federico Klausner

    La Camargue rappresenta il pi grande delta fluviale dellEuropa occidentale, anche se si tratta a tutti gli effetti di unisola, essen-do completamente circondata dalle acque.

    QUANDO ANDARE Il clima nellaCamargue gene-ralmente molto caldo destate (si superano frequentemente i 30), con tassi di umidit che raggiungono anche il 100% ed condizionato dalla continua presenza del Mistral, il ven-to che soffia da nord-ovest e che particolarmente intenso

    da marzo a maggio. Le sta-gioni consigliate sono per-ci la primavera, a partire da met marzo e lautunno, ma non oltre la fine di otto-bre, perch con lavvicinarsi dellinverno le temperature si abbassano di molto. Sono mesi piuttosto secchi con temperature medie gradevo-li, intorno ai 20, perfette per visitare la zona.

    DOVE DORMIREVilla MazarinHotel Le MdivalHermitage de Saint Antoine

    INFOCamargue Ente del turismo francese

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    UN gRAFICO AL MESE

    Come hai iniziato questo lavoro?

    Non so quando e come ini-ziato, ma credo di essermi resa conto di che colore voler dare alle mie giornate duran-te gli studi allAccademia di Belle Arti di Palermo. La scelta universitaria dunque stata fondamentale, ma stato so-

    pratutto il trasferimento a Mila-no a dare inizio alle vere spe-rimentazioni sullarduo capo di battaglia.

    Quattro aggettivi che ti descrivono come persona e come grafica?

    Non saprei definirmi, ma so come mi vedono gli altri:

    Entusiasta, dice la paziente e buona consigliera Eliana.Sottile, a detta del forte e inso-stituibile Federico.Riflessiva, sostiene la saggia e zen Federica.Lineare, nella visione della dolce e fraterna Bianca.

    In che ambito preferisci lavorare?

    Lambito della grafica che maggiormente mi attrae in-dubbiamente quello editoria-le, dallimpaginazione allillu-strazione. Attualmente lavoro molto con il vettoriale; stato un ritorno alle origini, al primo programma che ho imparato a utilizzare. Daltronde il primo amore non si scorda mai.

    Da dove prendi le tue ispirazioni?

    Cerco di prendere il pi possibile dalla realt che mi circonda: episodi quo-tidiani, i colori che incrocio durante le mie giornate, i suoni e gli odori della citt che mi ospita. Fare il grafi-co credo che sia un conti-nuo ricevere e dare; cerco di imparare quotidianamen-te dalle persone che mi stanno attorno e di circon-darmi sempre di positivit.

    In questo numero vi presentiamo la nostra grafica Isabella Conticello.

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    In questo numero vi presentiamo la nostra grafica Isabella Conticello.

    Dove lavori e dove ti piace pi lavorare?

    Lavoro a Milano, in uno spa-zio/studio che adoro. Da poco infatti io e altri tre ragaz-zi abbiamo dato vita a questo luogo che spero cresca e dia i suoi frutti. proprio da qui in-fatti che ogni mese mi dedico a TravelGlobe.

    Qual il lavoro dei tuoi sogni?

    Il lavoro dei miei sogni con-tinuare a lavorare spensiera-tamente e spontaneamente, senza costrizioni e senza mal-contenti. il lavoro che ogni mattina mi deve fa svegliare con il sorriso!

    Come vedi il tuo futuro? Non so, vivo molto alla gior-nata. Sia in ambito lavorativo che in ambito personale cer-co di concludere al meglio ogni singola giornata, senza procrastinare scelte, emo-zioni, doveri e sogni. Quindi vorrei godermi il pi possi-bile il reale presente senza costruire artificiosamente il futuro.

    TRAV

    ELG

    LOBE

    NOTA BIOGRAFICA

    Nata a Erice nel 1988, ha pro-seguito i suoi studi nellambi-to della progettazione grafica e a dicembre 2014 ha conse-guito la Laurea Specialistica in Design della Comunicazio-ne al Politecnico di Milano.

    Attualmente lavora come grafica e illustratrice a Mila-no, rivolgendosi soprattutto alleditoria e alla comunica-zione nel campo dellidentit di marca e di prodotto. Il suo stile chiaro, semplice e co-lorato, dominato dal minima-lismo grafico e dalla ricerca geometrico-compositiva.

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    Visita il portale

  • TRAV

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    LOBE

    N U M E R I P R E C E D E N T I

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    Novembre 2014

    Agosto 2015Settembre 2015Ottobre 2015

    Novembre 2015Dicembre 2015Speciale CambogiaGennaio 2016

    Febbraio 2016

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    In vendita il portfolio di 4 foto del reportage di Graziano Perotti in una elegante copertina, per una offerta minima di 15 spese di spedizione incluse. Quanto raccolto sar devoluto in beneficienza alle

    organizzazioni di assistenza citate.

    ONE MINE ONE LIFE

    Three heroes projectCambodia

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