TravelGlobe Novembre 2015

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Numero di Novembre 2015 CUBA • TANZANIA • COPENAGHEN • ITALIA • COSTA RICA • Fotografo del Mese: EMANUELA RICCI

Transcript of TravelGlobe Novembre 2015

  • 2Federico Klausner direttore responsabileFederica Giuliani direttore editoriale Devis Bellucci redattoreSilvana Benedetti redattoreMaddalena De Bernardi redattoreFrancesca Span redattore

    Paolo Renato Sacchi photo editor Isabella Conticello graficaWilly Nicolazzo grafico Paola Congia fotografaAntonio e Giuliana Corradetti fotografiVittorio Giannella fotografoFabiola Giuliani fotografaMonica Mietitore fotografaGraziano Perotti fotografoEmanuela Ricci fotografaGiovanni Tagini fotografoBruno Zanzottera fotografo Progetto grafico Emanuela Ricci e Daniela Rosato Indirizzo: [email protected]

    Foto di copertina: Federico Klausner - Costa Rica

    Tutti i testi e foto di questa pubblicazione sono di propriet di TravelGlobe.it Riproduzione riservata

    TravelGlobe una testata giornalistica Reg. Trib. Milano 284 del 9/9/2014

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    EDITORIALEPaese che vai...

    Il mondo sta impazzendo e il pi delle volte a noi viaggiatori non resta che as-sistere impotenti. Lultimo attentato avve-nuto ad Ankara durante una manifesta-zione pacifista, ha infuocato gli animi sui Social, quando stata posta la domanda: giusto visitare Paesi che non hanno ri-spetto per il proprio popolo?. C chi dice sia ammissibile solo nel caso che a farlo sia un reporter per ragioni di documentazione. Altri invece affermano con decisione che quei Paesi vanno defi-nitivamente boicottati. giusto, invece chiedo io, penalizzare un popolo e la sua economia per colpa di un governo crudele, dittatoriale che lo isola?Personalmente non credo sia etico rifiuta-re a priori di approfondire la conoscenza di un Paese, basandosi esclusivamente sulle informazioni frammentarie e spesso contraddittorie che giungono dai canali di informazione. Ovviamente non si invita ad avventurarsi in luoghi dichiaratamen-te pericolosi, ma nemmeno a esprimere giudizi frettolosi, senza la giusta percezio-ne delle cose. Perch altrimenti, per co-erenza, bisognerebbe boicottare gli USA dove in vigore la pena di morte, Israele per la politica verso i Palestinesi, la Cina dove i diritti civili sono quotidianamente calpestati, o il Messico dove i trafficanti di droga hanno una vita pi semplice del-le persone normali. Chi senza peccato scagli la prima pietra.

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    S O M M A R I O

    CopenaghenLarte del gustoFoto e testi di di Giovanni Tagini85Costa RiCaTutti i colori del MondoFoto e testi di Federico Klausner143

    CUBaIl fascino di HemingwayFoto e testi diGraziano Perotti09

    itaLiaFse: guardando il mondo da un obl Foto di Emanuela Ricci Testi di Florisa Sciannamea

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    neWs06 eDitoRiaLedi Federica Giuliani03tanZaniaA caccia con gli uomini della preistoria | Foto e testi di Bruno Zanzottera47FotogRaFo DeL MeseEmanuela Ricci184

  • 6Un libro per donne, che amano viaggiare da sole. Donne sole per scelta, in cerca di bellezza lontano dalla routine quotidia-na. In Viaggio con le Amiche consiglia itinerari in tutto il mon-do per ammirare paesaggi che sollevano lumore, percorrere campagne isolate che deliziano il cuore, scoprire borghi dimen-ticati per trovare serenit,vivere citt darte in leggerezza e lam-bire spiagge di grande fascino. Consigli dati da una viaggiatri-ce a donne avventurose. In Viaggio con le Amiche di Isa Grassano | Newton Compton Editore | 5,90 euro

    La proposta autunnale di Ter-me Merano lofferta Day Spa Terme Merano, un pacchetto completo di tutto il necessa-rio: dalla borsa con accappa-toio, asciugamano e ciabatte al drink di benvenuto, dalla sdra-io riservata al buono gastrono-mico di 10 euro. Da novembre, inoltre, saune e piscine riman-gono aperte fino a mezzanotte offrendo giochi di luce e menu a tema per rendere la pausa re-lax ancora pi suggestiva.Terme Merano

    LiBRi BenesseRe

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    Yoga e hoteL

    tasting toUR

  • 7Le proposte di Kanaga Adven-ture Tours per i prossimi mesi. Trib della valle dellOmo, 11 giorni da 1690 euro con ac-compagnatore Italiano, parten-za 27 dicembre 2015. Genna, il Natale copto a Lalibela, 9 giorni da 1390 euro con accompagna-tore Italiano, partenza 2 gennaio 2016. Timkat, lEpifania copta, 9 giorni da 1490 euro con accom-pagnatore Italiano, partenza 16 gennaio 2016.Info

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    Da maggio 2016 Eurowings voler una volta a settimana dalla Germania a Mauritius. Un Airbus A330 a lungo raggio de-coller ogni gioved alle 17:05 da Colonia/Bonn per laero-porto internazionale di Grand Port sullisola principale, dove atterrer alle 6:55 (ora locale) del giorno successivo. Il volo di ritorno lascer lisola ogni venerd alle 8:35 (ora locale) per arrivare al Colonia/Bonn il venerd stesso alle 18:25.I voli sono gi prenotabili su Eurowings.

    Torino, fino al 31 gennaio 2016, si tinge dei colori di Monet. Le opere, provenienti dal Muse dOrsay, evocano lo splendore dei paesaggi impressionisti e dei leggiadri ritratti delle don-ne di fine Ottocento. Luce e co-lore sono i veri protagonisti di questa mostra imperdibile. Biglietti

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    Nelle pagine precedenti: La Bodeguita del medio: il locale storicamente frequentato dai grandi personaggi che lasciarono il segno del loro passaggio con le loro firme e dediche sulle pareti. Qui Ernest Hemingway veniva a gustare il mohito che considerava il migliore servito nei locali allAvana.

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    In queste pagine: una via di Trinidad, considerata da molti studiosi il migliore esempio di cittadina in puro stile coloniale esistente al mondo. Ernest Hemingway rimase affa-scinato dalle sue architetture.

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    Lentrata della Finca Vigia, la casa allAvana del grande scrittore trasformata nel Museo Hemingway.

    Lo studio del premio Nobel per la letteratura con la sua scrivania e un trofeo di caccia sullo sfondo.

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    Nelle pagine precedenti: Valle de Vinales. Lenorme murales della prei-storia uno dei luoghi pi visitati a Cuba. Il murales fu realizzato dallarti-sta cubano Leovigildo Gonzales.

    LHabana caf, ritrovo di artisti e della classe benestante dellAvana.

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    Una violinista allhotel Ambos Mundos. Caratterizzato dallarchitettura ti-pica del XX secolo, fu edificato nel 1924. una meta turistica molto fre-quentata perch stata sede del popolare scrittore Ernest Hemingway negli anni Trenta.

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    Durante il carnevale allAvana la danza e la musica sono regine della not-te. A Cuba si festeggia tre volte allanno: quello invernale tra febbraio e marzo, un altro a novembre e a luglio quello pi popolare di Santiago.Come in tutto il Caribe, anche a Cuba il Carnevale da sempre una festa popolare di enorme impatto, un rito di strada dalle origini antiche.

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    Il carnevale de lAvana uno dei pi economici di tutto il mondo. I co-stumi, infatti, costano al governo cubano poche centinaia di peso e le donne si truccano e si pettinano da sole aiutandosi tra di loro.Nei primi anni Novanta, quando i fondi a disposizione erano davvero mi-nimi, per fare i costumi per il carnevale si sono usati sacchetti di plastica colorati e teli militari.

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    Nelle pagine precedenti: Baia An-con alle porte di Trinidad, la pi bella spiaggia del sud di Cuba.

    Il parco macchine storiche delli-sola caraibica ormai considera-to un patrimonio dellisola.

    Ragazze che passeggiano a playa dellEste.

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    A Trinidad, cittadina coloniale Patrimonio UNESCO, il tempo sembra esser-si fermato e il cavallo ancora oggi un mezzo di trasporto molto utilizzato.

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    In un hotel dellAvana si legge Il vecchio e il mare, celebre romanzo di Ernest Hemingway pubblicato per la prima volta sulla rivista Life nel 1952. Grazie a questo libro Hemingway vinse il premio Pulitzer nel 1953 e il premio Nobel nel 1954.

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    Il barman del El Floridita a lAvana con il cocktail daiquiri, un mix di Rum bianco, succo di lime e sciroppo di canna da zucchero. Il premio nobel qui veniva a sorseggiare il suo cocktail preferito. Celebre la sua frase My mohito at la Bodeguita my daiquiri at El Floridita.

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    Gregorio Fuentes, pescatore cubano ispiratore de Il vecchio e il mare, ci ha lasciato il 13-1-2002 allet di 104 anni. Qui ritratto a 102 anni nel-la sua casa di Cojimar. Alle sue spalle un dipinto dove posa con Ernest Hemingway. In una lettera ricevuta da Hemingway il grande scrittore lo ringrazia per il premio Pulitzer e il Nobel, perch senza di lui e la sua ami-cizia non avrebbe potuto scrivere il romanzo.

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    Allhotel Ambos Mundos la stanza n.511 al quinto piano diventa-ta un piccolo museo. Lo scrittore amava questa stanza; diceva che i rumori che provenivano dalle-sterno erano per lui grande fonte di ispirazione. Qui scrisse Per chi suona la campana.

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    Il grande fotografo Raul Corrales nel 2001 nella sua casa di Cojimar. Cor-rales stato testimone della rivoluzione cubana, oltre che il preferito da Che Guevara.

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    Il capitano Che Guevara dipinto su un muro di Trinidad.

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    Una famiglia a un matrimonio con le spose che si fanno fotografare allinterno del El palacio de los matrimonios, unelegante dimora storica.

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    Lo scritto lasciato alla Bodeguita da Ernest Hemingway.

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    i n F o U t i L iFoto e testi di graziano perotti

    QUanDo anDaReLa stagione migliore va da no-vembre ad aprile, quando il cli-ma pi secco.Il clima di Cuba tropicale adat-to ad abiti leggeri, indispensa-bili se ci si reca al mare creme solari ad ampia protezione e oc-chiali da sole.

    VaLUtaA Cuba esistono due tipi di monete: il Peso Cubano e il Peso Convertibile per i turisti, ma il dollaro americano la moneta pi richiesta.

    LinKEnte per il turismo di Cuba a Roma

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    Si chiamano Hadza o Had-zabe e sono tra i pochi cac-ciatori-raccoglitori rimasti sul pianeta. Vivono nella savana attorno al lago Eyasi, nella Tan-zania settentrionale, non lonta-no dalla gola di Olduvai. Qui i paleoantropologi e archeolo-gi anglo/kenyani Louis e Mary Leakey trovarono i resti fossi-li degli ominidi, dimostrando cos le origini africane delluo-mo. Il loro numero non supera le 1500 unit e molti di loro si sono adattati a una vita seden-taria. Una piccola parte di essi per continua a condurre la propria esistenza in un modo molto simile a quello dei nostri antenati, prima della scoperta di pastorizia e agricoltura, oltre che di qualsiasi forma di orga-nizzazione sociale o politica.

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    Un incontro con questo minuscolo popolo equivale a un appuntamento con le nostre origini, a come eravamo prima di subire una miriade di condizionamenti culturali e tecnologici. Per la caccia utilizzano dei piccoli archi, molto simili a quelli usati in passato delle popolazioni San (Bosci-mani) del deserto del Kalahari. Anche il linguaggio con la presenza di schiocchi o click nel loro alfabeto, richiama le lingue dei popoli originari dellAfrica Australe. Gli studi diretti dallantropologo Alec Knight, dellU-niversit di Stanford in California, suggeriscono che le lingue, in cui di-verse consonanti si pronunciano con schiocchi o click, furono le prime parlate dagli uomini preistorici.

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    Le loro frecce, a volte, hanno delle punte di ferro realizzate dai fabbri di origine Bantu che vivono nei villaggi attorno al lago; altre volte sono dei semplici rami particolarmente appuntiti. In entrambi i casi, per, la parte posteriore della punta viene cosparsa di un veleno realizzato facendo bollire le radici e le cortecce della pianta di panjuwa che cresce nei din-torni del lago. Con queste armi rudimentali, ma molto efficaci, gli Hadza cacciano principalmente babbuini, uccelli, gazzelle e antilopi.

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    Oltre alla caccia gli uomini della trib si dedicano alla ricerca del miele. In questo caso un giovane Hadza sale sopra un baobab utilizzando dei pioli che ha piantato nel tronco. Una volta individuato il ramo giusto lo taglia e ne toglie la corteccia sotto la quale minuscole api hanno depositato piccole quantit di miele. piuttosto diffi-cile per un neofita riuscire a capire dentro a quali rami si nascondano le api perch dallesterno non v traccia di alveare. Ma per gli Hadza, abituati a cogliere ogni pic-colo segnale proveniente dalla natura, questo non rappresenta un problema.

    Il veleno con cui vengono cosparse le frecce fa effetto dopo una ventina di minuti (il tempo pu variare a seconda della mole dellanimale). Una volta colpito, lani-male (in questo caso un giovane maschio di kudu maggiore) viene pedinato dal cacciatore in attesa che il veleno faccia il suo corso. In mancanza di prede vive pu succedere che gli Hadza osservino il volo degli avvoltoi per scoprire una carcassa. A questo punto cacciano via gli uccelli spazzini e rompono le ossa dellanimale morto per consumarne il midollo, come faceva lHomo Erectus.

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    Una volta uccisa la preda, il pic-colo gruppo di cacciatori si riu-nisce per macellare lanimale. Gli organi pi ambiti come il fega-to e il cuore, vengono estratti e cotti su delle braci improvvisate. Tutto il resto viene smembrato e portato al campo. Qui sar con-segnato alle donne, che in ge-nere intonano una cantilena di ringraziamento per il cibo. Nel caso i cacciatori uccidano una preda particolarmente importan-te come una giraffa o un bufalo, capita che lintera comunit spo-sti il proprio accampamento nei pressi del cadavere dellanimale e vi rimanga fino ad averlo con-sumato completamente.

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    Anche la testa del kudu ucciso viene riportata allaccampamento. Sar uno dei primi pezzi dellanimale a essere cucinato. Occhi e cervello rap-presentano alcuni degli organi pi apprezzati nella dieta degli Hadza. Sul tema della caccia il governo tanzaniano impone limitazioni severe, nonostante la trib la pratichi senza lutilizzo di armi da fuoco e a fini esclusivamente alimentari. In passato le autorit hanno spesso confisca-to i terreni per far spazio a pascoli e piantagioni. Nel 2011 per, grazie anche alla campagna condotta dallONG Survival International, gli Hadza hanno ottenuto il riconoscimento dei loro diritti di propriet sui territori che occupano da millenni.

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    Il miele rappresenta un alto contributo proteico di zuccheri per la dieta degli Hadza, che ne sono particolarmente ghiotti. La ricerca del miele una delle attivit svolte dagli uomini in alternativa alla caccia. A differenza della carne che viene riportata allaccampamento e condivisa, quando i giovani Hadza riescono a razziare un alveare sfidando lira delle api se ne cibano voracemente fino allultima goccia.

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    Un gruppo di giovani Hadza cucina un bucero cacciato da poco. Mentre le grosse pre-de vengono macellate e con-divise con tutta la comunit, le piccole come gli uccelli, vengono cucinate e consu-mate direttamente sul posto dai cacciatori presenti alla battuta. Durante la caccia co-municano fra loro con gesti, fischi e schiocchi, per non al-larmare le prede. I fischi imi-tano gli uccelli, gli schiocchi i suoni secchi dei rami spo-stati dal vento.

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    La capanne degli Hadza, realizzate con fibre vegetali, sono circolari come quelle dei pigmei che abitano le foreste pluviali del Congo e del Camerun. Le donne si dedicano a tutte le attivit di raccolta. Dai tuberi alle zucche e a tutto quanto di com-mestibile cresca spontaneamente in natura. Per questo il loro ruolo allinterno della societ importante e rispettato dagli uomini.

    Uno degli hobby preferiti dagli Hadza, quando non sono impegnati nella ricerca di cibo, quello di fumare marijuana con pipe di terracotta. Questusanza, mutuata da-gli agricoltori Isanzu, fu osservata gi dagli esploratori ottocenteschi. La marijuana, assieme alla farina di manioca, alle pentole, alle punte di frecce in metallo e ai tessu-ti stampati indossati dalle donne, sono tra le merci che gli Hadza devono acquistare dalle altre popolazioni. Per questo, nonostante la loro lingua non contempli il termine moneta, quando non riescono a procurarsi queste merci con il baratto sono obbligati a ricorrere allutilizzo dei soldi che si procurano vendendo la selvaggina.

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    Verso sera la comunit di Hadza si ritrova attorno al fuoco per cantare e chiacchiera-re. Ogni minimo avvenimento della giornata oggetto di lunghe discussioni. Duran-te unintervista ottenuta grazie alla traduzione di Momoya, un giovane appartenente alletnia di pastori Datoga che condividono i territori degli Hadza, un cacciatore rac-conta come avviene un funerale tradizionale: Il corpo del defunto viene lasciato nella

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    savana ricoperto di foglie. Al suo fianco viene deposto un animale ucciso con lo scopo di attirare le iene e fare in modo che vengano mangiati entrambi i corpi. La iena il solo animale che non viene cacciato dagli Hadza: il loro animale totemico, per cui cibarsene equivarrebbe a un atto di cannibalismo.

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    La sera attorno al fuoco il momento delle lunghe discussioni. Gli Hadza abitano queste savane da tempo immemore. Gli studiosi sostengono che non sia azzardato affermare che siano i diretti discendenti degli ominidi e dei primi Homo Sapiens. Lanalisi del DNA mitocondriale presentata dalla genetista Sarah Tishkoff, dellUniversit del Maryland, indica che si sono separati dal resto dellumanit 50mila anni fa. Pi o meno in questo periodo secondo la teoria di Out of Africa II, avvenne la migrazione verso Asia ed Europa dei gruppi di Homo Sapiens arcaico.

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    Sebbene gli Hadza costruiscano delle capanne di forma circolare per viverci, non raro che i giovani della trib passino la notte ac-canto al fuoco, dormendo sopra una pelle di animale cacciato da essi stessi. In genere il luogo viene scelto sotto una roccia che funge in qualche modo da tettoia e li ripari dalle intemperie. Rifugi di que-sto tipo presentano una sorprendente continuit archeologica dalla preistoria a oggi.

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    Secondo gli Hadza il sole diede vita alla luna e successivamen-te cre tutte le cose sfiorando o toccando la terra piatta. La ge-ner come una figlia per farle prendere il suo posto durante la notte e permettere agli uo-mini di vedere nelle tenebre. La Luna ha il compito di portare fortuna, di favorire i sogni, che suggeriscono i luoghi dove tro-vare gli animali durante la cac-cia. In una societ di cacciatori, anche la parte onirica della loro vita dominata dalla ricerca della selvaggina.

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    Lutilizzo dei denti fondamentale nella lavorazione di oggetti. Sia per per la realizzazione delle frecce che degli archi, nonch di molti altri manufatti, gli Hadza si aiutano molto con i denti, cosa invece pratica-mente scomparsa nelle societ pi evolute. Cacciano in gruppo e non hanno capi. Le decisioni che riguardano la vita comunitaria vengono prese in assemblee a cui partecipano anche le donne. Tra di loro non esistono guaritori o stregoni. Ogni adulto viene messo a conoscenza delle piante medicinali e dei miti ancestrali.

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    Oggi anche i piccoli gruppi di Hadza che continuano a vivere come cacciatori raccoglitori integrano la propria dieta con farina di manioca o di mais. Nel preparare la polenta, che sta alla base dellalimentazio-ne di quasi tutte le popolazioni africane, le donne sciolgono i grumi facendo ruotare velocemente un bastoncino con i palmi delle mani. la stessa tecnica preistorica di sfregamento che ancora utilizzano per accendere il fuoco. Sebbene, quando ne sono in possesso, non disde-gnino di usare i fiammiferi.

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    Nella struttura familiare degli Hadza esistono coppie che ri-mangono unite per tutta la vita. Tuttavia, pi frequente la mo-nogamia seriale: si resta insieme fin quando i bambini raggiungo-no i cinque o i sei anni e possono essere accuditi collettivamente. Sono ammesse due mogli, ma devono vivere in campi separati. molto pi comune che le cop-pie divorzino per iniziare un nuo-vo rapporto con un altro partner. Avere due donne crea troppi problemi, fa notare un cacciato-re, separato gi una volta. co-munque preferibile, dopo un po, risposarsi con una pi giovane.

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    Gli Hadza dividono ogni bene allinterno della comunit perch dico-no: Il Sole ha creato il maschio e la femmina. Ha insegnato al maschio a cacciare con larco, i segreti della pianta del veleno, e a proteggere la donna. A lei ha conferito il compito di scavare radici, cercare lacqua, allevare figli. Noi discendiamo da questa prima famiglia che deriva da Uno, il Sole, e restiamo una sola cosa. Per questo chi non vuole condi-videre deve abbandonare la comunit. Il sole cre anche gli uomini. Modell il maschio e la femmina con il fango e da loro nacque il popolo Hadza. Questa visione dellorigine molto simile a quella biblica con Adamo creato dal fango, contiene per una differenza sostanziale: la donna creata contemporanea-mente alluomo. Nella societ degli Hadza le donne ricoprono un ruo-lo particolarmente importante. Con la raccolta di vegetali contribui-scono in maniera fondamentale allalimentazione di tutta la comunit. Per questo motivo godono di un rispetto e una libert sconosciute tra le popolazioni sedentarie di agricoltori.

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    Non facile integrare nella societ moderna un popolo di cacciato-ri-raccoglitori tenacemente attaccato alle proprie tradizioni. Il gover-no della Tanzania obbliga ogni cittadino allistruzione primaria. Anche gli Hadza sono tenuti a frequentare le lezioni, ma questo contrasta con il tipo di vita nomade. In tutto gli alunni della comunit sono 140. Sono bravi e rapidi nellapprendere, assicura il preside della scuola di Mangola. Ma i ragazzi hadza incontrati nella savana sono di un altro avviso: La vera scuola si fa imparando a tirare con larco e a conoscere le piante commestibili e quelle curative. Nella scuola del villaggio si prendono un sacco di malattie.

  • A Kondo, nel nord della Tanzania, non lontano dal territorio abitato dagli Hadza, si trovano straordinarie pitture rupestri. La loro origine rimane alquanto misteriosa nonostante siano state studiate da archeo-antropologi quali Mary Leakey. Alcuni studiosi dichiarano che si tratta di pitture realizzate circa 6000 anni fa dai Sandawe, una popolazione di cacciatori raccoglitori vicini ai San (Boscimani). Altri studiosi sostengono si tratti di pitture molto pi recenti realizzate dai popoli di lingua Bantu che colonizzarono la regione in epoche succes-sive. La pittura nella foto rappresenta tre figure umane stilizzate, con capigliature selvagge. Ma potrebbe trattarsi anche di una maschera rituale, con le persone impegnate in una ceri-monia propiziatoria per la caccia, come potrebbe indicare anche la presenza della coda nel dipinto.

  • i n F o U t i L iFoto e testi di Bruno Zanzottera

    CoMe anDaReA dicembre (escluso il perio-do delle feste natalizie) Turkish Airlines ha voli su Kilimanjaro Airport (laeroporto pi vicino al territorio degli Hadza) con scalo a Istanbul. Prezzi a partire da 550 Euro.KLM con scalo ad Amsterdam. Prezzi a partire da 570 Euro.

    in VaLigiaA parte durante la stagio-ne delle piogge primaverile (aprile/maggio) il clima cal-do e piuttosto secco per cui portatevi indumenti pratici e leggeri. Scarpe da trekking, in particolare se volete seguire i cacciatori hadza durante le loro battute.

    noRMe sanitaRieArrivando dallEuropa non richiesta nessuna vaccinazio-ne mentre obbligatoria la

    vaccinazione contro la febbre gialla, attestata sul libretto sa-nitario, arrivando via terra da un altro paese africano. Consigliata la profilassi anti-malarica.

    CoMpoRtaMenti/Fo-togRaFiaUn viaggio tra gli Hadza pre-vede unorganizzazione con una guida che ne conosca la lingua, oltre allinglese, e abbia dimestichezza nel trat-tare con loro. Una volta entrati in contatto, le persone sono molto gen-tili e disponibili alle fotogra-fie, per fate attenzione a non forzare i loro ritmi. Rispettate i loro tempi che possono essere molto diver-si rispetto a quelli di un occi-dentale. Spesso un turista ha poco tempo a disposizione e vorrebbe vedere tutto ve-locemente. Non il modo migliore di rapportarsi con loro.

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    Copenaghen lindiscussa ca-pitale gastronomica dei Pae-si scandinavi. I suoi piatti dal marcato gusto nordico, sono stati rilanciati e fatti conoscere in tutto il mondo da Noma, che per ben quattro anni stato in-signito come il miglior ristoran-te del mondo.La capitale danese non offre solo laltissima cucina degli chef stellati (nel 2015 ben 18 stelle Michelin per 15 ristoran-ti. Una tra le citt con la pi alta concentrazione di stelle) ma si propone a un pi ampio pub-blico, grazie a iniziative uniche come i mercati coperti intera-mente dedicati al cibo, risto-ranti economici che propongo-no solo piatti della tradizione, chioschi sparsi in tutta la citt che servono esclusivamente Smrrebrd e, dal 2014, con unintera area dedicata allo street food.

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    Foto a sinistraPur essendo una meta gastronomica troppo turistica e sconsigliata per assaporare i veri sapori nordici, il Nyhavn, lantico porto di Copenaghen, rimane uno dei luoghi pi gettonati e pittoreschi della citt. Vuoi per linfilata di edifici settecenteschi dallarchitettura danese e dai colori vivaci, vuoi per il canale con ormeggiate imbarcazioni storiche o per i numerosi antichi caff e bistr dalle belle insegne, questangolo di citt assolutamente da visitare.

    Foto a destra Laspetto decisamente inquietante - una testa di merluzzo mozzata di netto con parata di denti acuminati che intrappolano due fette di pane nero - ma superato lo shock iniziale assaporerete una vera prelibatezza. Questo il piatto che ha reso famoso lo chef Jakob del BROR. Un piatto delicato, morbido e gustosissimo: perfetto labbinamento con la salsa allaneto e il sale affumica-to alle erbe. Assolutamente da provare!

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    Nel 2008 Copenaghen stata nominata dalla rivista inglese Monocle La migliore citt del mondo per il design. Non c da meravigliarsi, i danesi amano il design e larchitettura e alcuni mostri sacri del settore provengono proprio da qui (Jacobsen, Wegner, Klint per citarne alcuni). Qui sono talmente innamorati dalle forme che ingaggiano archistar da tutto il mondo per migliorare e abbellire la citt. Nella foto di sinistra, un particolare dellarchitettura del diamante nero, sede della biblioteca Reale.

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    A Copenaghen, sempre attenta al sociale, in questi ultimi anni si stanno riqualificando zone degradate e industriali, ponendo come obiettivo la creazione di spazi pubblici accessibili e utili agli abitanti. Ne un bellesempio il Kalvebod Waves, percorso pedonale che si sviluppa, con passerella fisse, direttamente nel canale, in una zona industriale. Nel periodo estivo il punto dincontro per chi ama prendere il sole, fare sport acquatici o semplicemente passeggiare.

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    A sinistra unattrazione del par-co dei divertimenti Tivoli. Sin dal 1943, anno dapertura, questo par-co a tema il pi visitato al mon-do; un insieme di varie attrattive che lo rendono adatto sia ai bam-bini sia agli adulti. Lo stesso Walt Disney apr Disneyland ispirandosi proprio al Tivoli.Una delle novit gastronomiche del Tivoli il Fru Nimb, nuovo e delizioso ristorante dove gustare gli Smrrebrd tra i pi buoni del-la citt.

    Inaugurato da poco pi di un anno, il Copenaghen Street Food sorge sullisola Papiren in una ex zona industriale dedicata allo stoccaggio della carta, un ampio spazio capace di ospitare 40 fur-goncini, che propongono cucine nazionali e internazionali. Si va dalla cucina tradizionale cubana al classico Fish & Chips. Non manca-no polli allo spiedo, pizza cucinata nel forno a legna, le famose zuppe nordiche, salsicce artigianali e gli immancabili hot dog, nonch la carne brasiliana cucinata sulla gri-glia, i piccanti tacos e molto altro.

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    Se il meteo e la temperatura lo consentono, al Copenaghen Street Food si pu pranzare allesterno. Un ampio spazio adibito e attrezzato con grandi tavoli e comode sdraio per prendere il sole. Sostenibilit e agricoltura biodinamica sono il motto di questa associa-zione e i profitti sono utilizzati per la conservazione dellallevamento biodinamico Thor-shjgaard di Niels Stokholm e degli originali bovini rossi autoctoni. Unesperienza unica, divertente ed economica!

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    Chi non ha mai sentito parlare del Noma? Uno dei ristoranti pi famosi che per quattro volte stato definito il migliore del mondo. Lo chef Ren Redzepi dopo una lunga gavetta da El Buli e altri grandi chef internazionali, ha aperto il suo ristorante in un ex magazzino portuale. La sua cucina pura ga-stronomia nordica. Tra i suoi must ci sono le alghe islandesi affumicate, il bue muschiato della Groen-landia e acetosella delle foreste danesi. inutile ricordare che occorre la prenotazione e i tempi dattesa sono veramente lunghi, ma sar une-sperienza straordinaria.

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    Il Royal Danish Playhouse ledificio che ospita il Teatro Reale Danese, progettato dallo stu-dio danese Lundgaard & Tranberg. Nel 2008 ha ricevuto un ambito premio per la sua archi-tettura ed uno degli edifici pi amati dai cittadini.

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    Considerato uno dei luoghi pi cool della citt, il Meatpack Di-strict nasce nellarea dellex mat-tatoio. Giovane, divertente e al-ternativo, ospita club, ristoranti e gallerie darte e il sabato, dalle 10 alle 18, il mercato alimentare di prodotti biologici.

    Il ristorante Fiskebaren offre piat-ti quasi esclusivamente a base di pesce, al suo interno si possono ancora vedere le mattonelle del vecchio mattatoio. Lambiente risulta spartano, ma impreziosi-to dallinserimento di oggetti di design e un grande acquario. Al Kodbyens Deli vengono serviti solo hamburger, probabilmente i pi buoni della citt, mentre se ricercate una cucina pi tradizio-nale dallottimo rapporto qualit prezzo, il posto giusto il Bio-Mio, locale spazioso e luminoso che serve solo prodotti biologici a km 0.

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    Doverosa una passeggiata nelle vie pedonali del centro storico dove troverete antichi pub, ri-storantini alla moda e negozi di tendenza. In piazza Storkespringvandet c lo store della Royal Copenaghen dove acquistare le prestigiose ceramiche danesi; al suo interno il Royal Smushi Caf, uno dei bar pi eleganti della citt.

    A due passi dalla piazza c la Torre Rotonda, costruita nel 1642, che permette di osservare la citt dallalto, la vista a 360 spettacolare, ma per raggiungere la piattaforma non ci sono ascensori, dovrete salire una spirale non troppo impegnativa.

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    Un dettaglio dei famosi Smrrebrd danesi. Il termine significa burro e pane, infatti la base sempre costituita da una fetta di pane di segale scuro imburrato, sopra ci si pu trovare di tutto secondo la fantasia dello chef.

    I pi tradizionali prevedono anguilla affumicata, roast beef, arrosto di maiale, salmone affumi-cato o gamberetti. Il tutto accompagnato da uova sode o strapazzate, funghi, cipolla, rafano, verdure o frutti di stagione, insaporiti con laggiunta di varie salse.La tentazione di provarli tutti.

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    Tra i piatti pi popolari e tradizionali ci sono le zuppe: la Alesuppe di anguilla, la Gronkalsup-per di cavolo verde e la particolarissima Krvelsuppe di cerfoglio accompagnata da un uovo in camicia.

    Come secondi piatti: il bf med lg (manzo macinato con cipolle fritte e salsa), il Sildesalat aeg (aringa sotto sale con barbabietole cipolla e mele), la Stegt and (anatra arrosto ripiena di prugne e mele. Come dessert c il classico Rdggrn (budino con panna e frutti di bosco) e lAEbleskiver (ciambelle fritte con zucchero a velo).

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    Ogni citt ha i suoi simboli, per Copenaghen c la statua della Sirenetta, ubicata allingresso del porto, che raffigura la protagonista dellomonima fiaba di Andersen. Nel corso degli anni la statua stata pi volte danneggiata, imbrattata e amputata. Molti la vorrebbero togliere, ma comunque una meta obbligatoria per i turisti.

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    i n F o U t i L iFoto e testi di giovanni tagini

    LinK Visit Denmark

    DoVe DoRMiReAbsalon Hotel: Helgolandsga-de 15 Kbenhavn | t +45 3331 4344 Copenhagen Admiral Hotel: Toldbodgade 24 28 | t +45 33741414Skt. Petri: Krystalgade 22, 1172 | t +45 33 45 91 00Andersen Hotel: Helgolandsga-de 12 Kbenhavn V | t +45 3311 8585

    DoVe MangiaReRestaurant Bror: Skt. Peders Strde 24A | t +45 32175999Fru Nimb c/o Tivoli | t +45 88700000AOC: Dronningens Tvrgade 2 | t +45 33 11 11 45Noma: Strandgade 93 | t +45 32 96 32 97

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    SONO IO LINFINITOAspetto. Sono solo unidea astratta per il momento, unutopia, forse una speranza: ecco perch non sono visibile. Prima di me altre idee hanno aspettato, ne percepisco i passati sospiri.

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    Ed ecco il contatto, lunione da cui nascer e si innescher la Scintilla della Vita. Unazione anti-ca, primordiale, che nella sua ripetitivit a volte violenta pu anche generare la Morte. Impatto forte ed impetuoso fra due forze contrapposte.

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    Il mio viaggio cominciato. Non so dove andr. Per il momento sembrano rassicuranti queste rette parallele che sincontreranno in un punto allinfinito. l che devo arrivare. l che voglio arrivare.

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    Il destino ha per un aspetto che minquieta. Ha lapparenza di un enorme coleottero dalla co-razza coriacea e lucente, ma non vedo le ali.

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    Mi pone subito davanti ad alcune decisioni da prendere, mete da raggiungere. So che da que-ste dipenderanno molti aspetti della mia vita. Potr essere felice o no se sar in grado fare le scelte giuste. Ma questo lo sapr solo alla fine del viaggio.

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    A bordo della mia vita guardo al di l di essa. Unaltra dimensione mi appare e mi trafigge con lame di luce. Vorrei scendere e immergermi in uno spazio rarefatto, fasciarmi di quella luce.

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    E mi accorgo che Amore! Lo voglio anchio, lo desidero, e sono quasi decisa a scendere.

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    Ma mi fermo allimprovviso. Che squallore, quanta tristezza e solitudine in questa fermata. No, non la mia, vado ancora avanti.

    Molti si illudono solo perch travestono i propri destini disegnando stelle credono cos di poterli addomesticare, rendere mansueti e benevoli.

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    Ma a volte, una distrazione, un binario sbagliato preso perch accecati da troppa sicurezza

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    conduce a mete le cui indicazioni non sono pi valide, percorsi da non intraprendere.

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    Attraverso, con la mia vita, quella de-gli altri. Due fiere e severe sentinelle hanno il compito di fermarmi o di la-sciarmi passare. Sono la Ragione e il Sentimento. Guidano il mio viaggio e segnano la mia vita. Lasciano trac-ce leggere o solchi profondi come squarci.

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    Spesso mi tengono prigioniera dei miei pensieri e della mie passioni.

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    Poi riprendo il mio percorso. A volte ferita, a volte appagata, verso quel punto allinfinito che mi aspetta e che desidero conoscere.

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    Unaltra fermata. Forse qui potrei scendere e chiedere aiuto a qualcuno, potrei comunicare quel malessere che da un po di tempo divide il mio cuore a met e che non mi fa vivere.

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    O forse sarebbe meglio che anche io travestissi il mio destino disegnando immagini festose.

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    Nuvole, stelle, icone infantili di lontana memoria.

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    Non c pi tempo. Sono arrivata e mi rimetto seduta ad aspettare. Aspetto di vedere il mio punto allinfinito. Non sono sola. Ho portato con me ricordi di sorrisi, di feste con gli amici, di alberi di natale illuminati, di braccia del mio uomo, di gatti da accarezzare, di caff bollente, di rossi gerani, di guglie altissime, di mari azzurri, di nuvole bianche come latte. Mi accorgo che il mio punto allinfinito stato sempre con me. Sono io linfinito.

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    Guardo la scritta che qualcuno prima di me ha lasciato. No, non vero: il viaggio non mai gratis, non deve essere gratis. Non lo si gusterebbe. Ci si accorge della luce solo quando si conosciuto bene il buio e si divora la gioia dopo essersi ubriacati di dolore. Questo il prezzo da pagare e io sono pronta a farlo. E allora ricomincio il mio viaggio. SONO IO LINFINITO.

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    i n F o U t i L iFoto di emanuela Riccitesti di Florisa sciannamea

    La FSE stata costituita nel 1931 e gestisce 474km di li-nee ferroviarie nelle quattro province meridionali della Puglia, collegando fra loro le citt di Bari, Taranto e Lecce. Dopo quella statale la pi estesa rete ferroviaria omo-genea italiana. Grazie anche al vettore automobilistico, su relazioni integrative o sosti-tutive del vettore ferroviario, i comuni serviti dalla societ arrivano a centotrenta.Le FSE raggiungono i comu-ni interni delle province di Brindisi, di Taranto e quelli pi a sud della provincia di Lecce. Le ferrovie si esten-dono dalla stazione di Bari Centrale sino a Gagliano del Capo, nei pressi di Santa Maria di Leuca, nellestremo sud del Salento. Nel Salento la ferrovia spesso definita

    col nome di Littorina, che poi il soprannome delle anti-che automotrici diesel.

    LiBRi

    Pino Cacucci Ferrovie secondarie Le linee ferrate hanno a mala-pena un secolo, al massimo uno e mezzo. Eppure, nessun altro veicolo ci ha finora infuso la si-curezza e la tranquillit del treno specie per noi che non consi-deriamo tempo perso quello del viaggio, impiegato per leggere, scrivere, pensare o soltanto guar-dare o dialogare. E questo fa, Pino Cacucci: guarda, dialoga e scrive. Narrandoci con la vividez-za che gli propria quelle tratte ferroviarie poco conosciute, mi-tologicamente lente, con vagoni malconci e tratte impervie. Ma cos straordinarie che non raro vedere un treno fermarsi a causa di un orso placidamente addor-mentato sulle rotaie. Con foto-grafie di Paolo Righi. Feltrinelli, 2014, Collana ZOOM Flash, Pagine 115, 0,99 in ebook

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    In apertura: un colibr colto al volo nel Parco Nazionale Monteverde, dove i piccoli uccelli si nutrono da apposite campane. Si pu sostare in piedi circondati da una vera nuvola di instancabili colibr, dal piumaggio quasi fluorescente e dal peso di una piuma: tra 2,5 e 6,5 g.

    Nella pagina precedente la grande spiaggia di Matapalo, piccola citta-dina fuori dalle consuete rotte turistiche, appena nascosta dalle palme a pochi passi dal mare. Si trova nella parte meridionale della Costa Rica quasi confinante con il Panama, affacciata sulloceano Pacifico. Latmosfe-ra rilassata e la Bandera azul ecolgica conquistata per la conservazione dellambiente ne fanno un luogo di vacanza ideale per chi alle folle pre-ferisce gli infuocati tramonti.

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    Sotto e qui a fianco la spiaggia della cittadina di Jac, anchessa affac-ciata sulla sponda dellOceano Pacifico, una splendida spiaggia di sab-bia scura orlata di palme e condivisa tra turisti, pescatori e surfisti. Jac, un piccolo villaggio di pescatori, si trasformato in uno dei principali poli turistici del Paese, dove passa oltre il 70% dei visitatori della Costa Rica, grazie alla vasta gamma di ospitalit alberghiera e alle vacanze attive per ogni gusto.

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    Nella pagina precedente: un dop-pio arcobaleno abbraccia il paesag-gio intorno a Laguna Arenal, il pi grande lago del Paese (artificiale) ai piedi dellomonimo vulcano nel-la provincia di Guanacaste, con una superficie di 85 kmq e una profon-dit massima di 60 m. il profilo on-dulato della campagna circostante, che alterna radure a foreste, ne fa un luogo magico.

    A sinistra: un verdissimo basilisco piumato (Basiliscus plumifrons) ri-tratto nel Danaus Eco Sanctuary nell Parque Nacional Vlcan Arenal. A destra la raganella dagli occhi rossi (Agalychnis callidryas). In Costa Rica esistono numerose specie di rane e raganelle dai colori sgargianti, alcu-ne delle quali velenosissime al solo contatto con la pelle. Come la minu-scola rana dal dardo velenoso (ge-nere Dendrobates). Misura solo 2,5 cm, ma ha un veleno, cos potente da uccidere 10 persone adulte, che veniva usato per avvelenare i dardi dei cacciatori indigeni.

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    A sinistra: il rosso sgargiante del fio-re del ginger, pianta selvatica che ha bisogno di molta acqua e di una posi-zione parzialmente ombreggiata. Pro-prio le condizioni delle foreste della Costa Rica. Ha dimensioni modeste (max 1-1,2 m in altezza) e possiede un rizoma tuberoso dal gradevole gusto piccante e speziato. Lolio essenziale si usa in aromaterapia.

    A destra: due esemplari della ricca fauna avicola del Paese. In alto un it-tero alirosse (Agelaius phoeniceus) e sotto una sgarza dal ciuffo nel Danaus Eco Sanctuary nel Parque Nacional Vlcan Arenal.

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    Nella pagina precedente il tramonto a Portalon, dove le acque tranquille del Rio Baru si tuffano in mare, rispecchiando le nuvole dorate del cielo.

    Nella foto sopra: un gruppo di bovini cerca riparo dai raggi del sole as-siepandosi sotto un solitario albero in mezzo a un campo, circondati da-gli aironi guardabuoi (Bubulcus Ibis), che si nutrono degli insetti e anima-letti scoperti dal brucare dei quadrupedi.

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    Un bradipo nel Parque nacional del Tortuguero. Animale lentissimo, vive la maggior parte del tempo sugli alberi, sui quali si arrampica con i suoi fortissimi artigli fino in cima, dove i predatori non lo possono raggiun-gere. Si nutre di foglie e frutta, non beve mai e dorme 19 ore al giorno. Lumidit delle zone in cui vive provoca la formazione di piccole alghe nello spesso pelo che lo ricopre, che lo rendono maleodorante. Mentre le femmine con i piccoli si spostano da un albero allaltro, i maschi posso-no passare anche tutta la vita, 5 anni, su un unico albero, da cui scendono a terra solo per defecare, per poi risalire.

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    Immagini del Parque Nacional Manuel Antonio. Il riposo di una scimmia cappuccina a cavallo di un ramo. La Costa Rica uno dei Paesi pi attenti alla conservazione dellambiente: i 26 parchi e le 161 aree protette co-prono oltre 13.000 kmq, pari al 25% del suo territorio.

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    Il piccolo di un procione sbuca dalla sua tana sulla Playa del Parque Nacional Manuel Antonio, per avventurarsi tra i picnic dei bagnanti, alla ricerca perenne di cibo. Sono animali coraggiosi che non fuggo-no la presenza delluomo, concentrati come sono sulla loro fame che pare irreferenabile.

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    Pagina precedente: due pescatori di fronte alla impressionante muraglia ver-de del Parque Nacional Tortuguero, famoso per le sue spiagge dove le tar-tarughe marine depongono le uova e per i fiumi che lo attraversano, squarci attraverso cui osservare la sua ricchissima fauna. Si trova sulla sponda caraibi-ca settentrionale della Costa Rica, in una delle zone pi umide del Paese, che riceve fino a 6.000 mm di pioggia allanno.

    Parque Nacional Manuel Antonio: a sinistra un sottile serpente pappagallo o lora (Leptophis, ahaetulla) si mimetizza nella vegetazione. dotato di un ve-leno che nelluomo causa generalmente un edema localizzato. un serpente irritabile e che morde con estrema facilit. Si nutre di rane e lucertole.

    A destra: una variet di basilisco alla ricerca di una preda.

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    Una farfalla Pteronymia Notilla posata su una foglia nel Mariposario la Casa de la Morpho Azul di Frander Arroyo a Las Vueltas de la Gucima (Alajuela).

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    Cahuita. Sloth (bradipi) Sancuary, dove vengono accolti i bradipi muti-lati da incidenti o i piccoli rimasti orfani prima di essere reinseriti nella natura. Nella foto: esplorazione in canoa di uno dei canali della riserva coperti da una grande pianta di bamb.

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    Pellicani bruni (Pelecanus occidentalis) si affollano lungo una spiaggia del Parque Manuel An-tonio, dove un pescatore ha lanciato loro gli scarti impigliati nelle reti. Uccello di grossa taglia, fino a 5,5 kg di peso e 2,5 di apertura alare, dalle zampe corte, robuste e palmate, il pellicano caratterizzato dalla sacca golare elastica che possiede sotto il becco e che usa per catturare i

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    pesci. Si vede spesso planare in formazione a pelo dacqua, battendo le ali solo raramente, per tuffarsi quando individua una incauta preda sotto la superficie. A volte si tuffa anche da altezze maggiori, a velocit di quasi 60 km/h, con le ali aderenti al corpo: con londa durto provocata, stordisce i pesci nelle vicinanze, per poi catturarli col becco.

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    A sinistra: gli abitanti della Costa Rica, come quelli di tutti i Caraibi, amano i colori e quelli di Cahuita sulla costa caraibica meridionale 43 km a sud di Puerto Limn, quasi al confine con Panama, non fanno eccezione. Che si tratti di una casa o di un semplice ristorante casa-lingo i colori fanno parte dellarre-damento.

    Pi sotto una grande iguana oc-chieggia dalla vegetazione.

    A destra, souvenir per turisti a Puerto Viejo: anche gli asciuga-mani sono stampati con le specie animali simbolo della Costa Rica.

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    Barva, pochi km a nord di San Jos e a est di Alajuela, capoluogo dello-monimo cantone, nella provincia di Heredia. un piccolo paese nellin-terno, dalle case basse e colorate che affiancano la strada principale. Le insegne dei negozi sono poche, dato che i muri sono dipinti con le im-magini dei prodotti venduti allinterno. Sulla piazza principale sorge la Iglesia de San Bartolom de Barva un edificio bianco costruito tra il 1568 e 1575 e ristrutturato nei secoli fino allaspetto odierno (1893). Il 24 ago-sto in occasione del santo patrono vi si tengono sfilate in maschera.

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    Barva un antico paese che deve il suo nome al cacique (capo di comu-nit tribale) Huetar Barva che si stabil nella zona e giunse a dominare tut-ta la valle dellAbra, da Barva ai monti dellAguacate. Per la sua posizione centrale e la sua importanza strategica fu uno dei primi luoghi in cui si installarono gli europei alla fine del XVI secolo. Oggi un centro di attra-zione turistica per i suoi paesaggi, per la cordialit dei suoi abitanti, per la sua lunga storia, che risale allet precolombiana, per le sue tradizioni e per le sue feste tipiche.

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    Nella pagina precedente: unAra dagli splendidi colori nel Parque Nacional Monteverde. Sono pappa-galli molto grandi, dotati di lunghe code, che in alcune specie arrivano a quasi un metro di lunghezza e ai 2 kg di peso. Si nutrono di frutti e semi che riescono a frantumare con il loro potentissimo becco.

    A sinistra: Cahuita. Sloth (bradi-pi) Sanctuary i corsi dacqua sono spesso le uniche vie per addentrar-si nella fitta foresta. E sono anche i migliori punti di osservazione per la fauna timida ed elusiva. Qui un raro raggio di sole colpisce un ventaglio di foglie che si specchia nel canale immobile.

    A destra: Portalon. Lapalapa Ecolod-ge Resort. Nello splendido giardino non servono neppure i fiori: i rami e le foglie colorate sopperiscono egregiamente.

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    Presso i bagni termali del Ro Cholln (Arenal), una piccola lucertola si arrampica sul paraurti posteriore di una automobile. Mentre intorno resort come Tabacn offrono SPA di lusso il Ro Cholln (chiamato anche rio Tabacn o Ro Arenal) offre una sorgente calda gratuita dove i ticos (come si chiamano gli abitanti della Costa Rica) e i turisti budget si recano a nuotare, oziare e preparare i loro barbecue.

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    Mercatino di souvenir a Puerto Viejo. Pura Vida una frase carat-teristica dei ticos densa di signi-ficati, che alla traduzione lettera-le di pura vita ne affianca altre come: pieno di vita, questa vita!, alla grande e vera vita. Si usa come saluto quando ci si incontra o ci si lascia, ma anche per dire tutto bene o come rin-graziamento. Pare che lorigine della frase sia messicana e preci-samente provenga dallomonimo film Pura Vida! del 1956, in cui il protagonista us frequentemen-te la frase anche fuori luogo. I ti-cos la hanno adottata e da met degli anni 90 stata inclusa nei dizionari.

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    In Costa Rica i serpenti sono molto diffusi: ci sono 118 specie non ve-lenose e solo 18 velenose. Quello a sinistra di una attraente colore gial-lo un serpente Toboba Velenoso. Frequentissimo uno dei maggiori responsabili di morsi alle persone. Il suo veleno provoca la distruzione dei tessuti e molti problemi con la coagulazione del sangue.La combinazione di questi due effetti pu produrre inizialmente dei danni fisici locali fino ad arrivare a colpire gli organi vitali. A destra una vipera verde degli alberi.

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    Nella pagina precedente la luna fa capolino tra le foglie illuminate di un albero di plastica rossa di una luminaria nella capitale San Jos.

    Qui sotto: tramonto sulla spiaggia di Matapalo, una delle spiagge pi incontaminate del Paese affacciata sullOceano Pacifico e orlata da una foresta pluviale tropicale nella penisola di Osa. Grazie alla attenta conservazione dellambiente, met delle 500.000 specie di piante e animali dellintera Costa Rica si concentra qui, intorno alla sua sabbia grigia e al suo mare trasparente, popolato da surfisti e tartarughe marine.

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    i n F o U t i L iFoto e testi di Federico Klausner

    CLiMaInutile girarci intorno: in Co-sta Rica piove, pi o meno re-golarmente in ogni periodo dellanno nonostante alcuni si ostinino a volere distingue-re una stagione umida da una stagione secca. Daltra parte se non fosse cos non avreb-be la vegetazione esplosiva che la sua caratteristica pe-culiare. Sulla sponda pacifica piove meno che sulla caraibi-ca. La temperatura calda e costante tutto lanno.

    Cosa VisitaReLa Costa Rica ha 26 parchi nazio-nali ciascuno con le sue caratteri-stiche. Tra i pi belli consiglio di visitare: Manuel Antonio, piccolo ma famoso per la ricchezza della sua biodiversit favorita dallam-biente costiero e marino. Il Tortu-guero, in provincia di Limn, tra i pi estesi che ha nella nidifica-zione delle tartarughe marine la sua principale attrattiva. Il parco del vulcano Arenal che si stende sulle sue pendici nella provincia di Ajuela e quello del Volcan Poas al cui interno c una caldera con un laghetto azzurrissimo. Nono-stante quello che asseriscono quasi tutte le guide, le pi sincere vi diranno che non si vede prati-camente mai, la cima essendo avvolta sempre nelle nuvole. Ma la passeggiata per raggiungere il punto di osservazione comun-que splendida e ovviamente umi-dissima.

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    Un FotogRaFo aL Mese

    1) Quando e come iniziata la tua passione per la fotografia?

    Non so individuare la fase del-la mia vita in cui nata la pas-sione per la fotografia.Credo di avere sempre avuto unattitudine alla comunicazio-ne visiva e allestetica dellim-magine. Mia nonna era una fotografa, una ritrattista. A Milano, prima della guerra, ritraeva gruppi familiari, uomi-ni e donne in posa. Bambini

    negli abiti della comunione. Ritratti in bianco e nero che spesso colorava. Stampava anche su vetro e poi colorava.Custodisco tutte le immagini che ho trovato, molte ritraggo-no mio padre. Non me ne separer mai. Un altro ricordo. Ero piccina e mio padre, per evitare che mettes-si le mani sulle sue macchine fotografiche, mi regal una Kodak. Usa questa e mettici la testa.

    2) Quale corredo usi?

    Dipende dalle circostanze.Fotografo tutti i giorni. Mi vie-ne naturale. In borsa ho sem-pre liPhone 4S e la Lumix GF3, una mirrorless leggera su cui ho montato il luminoso panca-ke 14 mm. Impagabile la ve-locit e lefficacia del punta e scatta (mediato dalla sensibili-t, ovviamente). Perfetto quan-do non si esce con lintento precipuo di fotografare. Da pochissimo ho acquistato una robusta Olympus, la TG-4, una compatta molto evoluta che ha il vantaggio di poter scatta-re anche in acqua e in formato raw. Amo fotografare in mari caldi e luminosi per conser-vare la sensazione di stupore e pace e incanto del nuotare poco sotto la superficie. Ma la macchina con cui sono total-mente in sintonia la reflex. Quando esco per scattare o sono in viaggio ho con me la reflex con il corredo di obiet-tivi che uso di piu: 10-20mm, 35mm e uno zoom 18-140mm. Dalla Nikon D60 sono passata alla nuova D7200: guardare attraverso il mirino mi isola an-cora di pi, non ho le limitazio-ni di luce dei display, ho sotto controllo la composizione e lesposizione. Insomma, uno strumento che amo.

    In questo numero vi presentiamo il nostro fotografo Emanuela Ricci.

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    nanze. Anche nelle forme, an-che tra ombra e luce. Che poi sono le mie ombre e luci.Fotografo luoghi, momenti, dettagli che conservano leco della presenza umana. O la re-lazione tra uomo e ambiente. Quando fotografo nulla esiste pi e non mimporta del risul-tato: in quel momento sono rapita. Tutto si pacifica perch sono concentrata a realizzare quello che ho in mente. Esa-gerando, direi che unottima terapia. gioia.

    Svela un trucco della magia delle tue foto

    Non ho un segreto da rivela-re. E se l avessi non lo svele-rei perch dovrei inventare un nuovo segreto. Quello che faccio seguire la luce e guardare come gli elementi di unin-quadratura si relazio-nano tra loro.Con il tempo e ledu-cazione visiva e cul-turale allimmagine fotografica ho impa-rato a disimparare, ad allentare certe ri-gidit derivanti dal-le regole. Quelle le abbiamo dentro di noi. Credo sia consa-pevolezza dei propri mezzi visivi.

    In questo numero vi presentiamo il nostro fotografo Emanuela Ricci.

    3) Preferisci le foto in bianco e nero o colore?

    La realt a colori, guardo a colori e sogno a colori.Di base la mia fotografia a colori. Nella comunicazione visiva, come in altre discipline, esistono stilemi. La foto com-merciale o la foto che docu-menta in genere a colori, la foto interpretativa in bianco e nero. Gli occhi guardano, la mente se ne impadronisce e limmaginazione trasforma.Scattando, veicolo la sugge-stione che desidero trasmette-re. Dunque, a volte capita che sappia gi che non scatter a colori. Ci sono storie a voce alta che vogliono il colore, sto-rie pop, storie silenziose quasi prive di colore e infine storie introspettive, intime, che chie-dono di essere raccontate in bianco e nero. Sono interpre-tazioni che, se ben riuscite, rappresentano un valore ag-giunto rispetto alla registra-zione a colori di quello che mi colpisce.

    4) Per te la fotografia arte o un modo di comunicare?

    La fotografia un linguaggio.Pu essere un linguaggio fa-miliare, rincuorante o rivoluzio-nario o illuminante. Addirittura repulsivo. Non ho mai pensato di fare arte.

    Uso limmagine per parlare, per trovare quelle parole che penso di aver perso e non esiste, per me, nulla di pi ele-mentare della comunicazione visiva. Limmagine sempre decodificata e non un lin-guaggio ostico perch, come in tutte le forme di comunica-zione, esistono vari piani di let-tura. Se ne pu parlare a lun-go o ci si pu soffermare sulla composizione e sul colore o su un dettaglio.O si pu passare oltre.

    5) Se potessi fotografare un luogo per te perfetto, quale sarebbe?

    Qualunque luogo pu essere un luogo perfetto.Una stanza con una luce che sfuma nellombra, Milano - la mia citt - con il sole e la piog-gia; o quando senza cielo con quel grigio che fa cos understatement e appiattisce i contorni. Ovunque ci sia il mare. Laddove esiste equili-brio tra mente e occhi, laddo-ve si ha la consapevolezza di poter dire qualcosa e aggiun-gere un proprio pezzettino a quel luogo, allora il luogo perfetto.

    6) Cosa cerchi in una foto-grafia?

    Lequilibrio, anche nelle disso-

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  • natura

    N E L P R O S S I M O N U M E R O

    Bosco incantato

    mentegiaMaiCaAssoluto naturale

    gusto sViZZeRaGran San Bernardo

    corpoitaLiaVenezia di Inverno

    cuoreTR

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    itaLiaI tartufi di Isernia

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