TravelGlobe Novembre 2014

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GUATEMALA • ITALIA • YEMEN • FRANCIA • EGITTO

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Federico Klausner direttore responsabileFederica Giuliani direttore editoriale Devis Bellucci redattoreSilvana Benedetti redattoreMaddalena De Bernardi redattoreDario Marcucci redattoreFrancesca Spanò redattore

Paolo Sacchi photo editor Ilaria Bianchi graficaWilly Nicolazzo grafico Paola Congia fotografaAntonio e Giuliana Corradetti fotografiVittorio Giannella fotografoMonica Mietitore fotografaGraziano Perotti fotografoEmanuela Ricci fotografaGiovanni Tagini fotografoBruno Zanzottera fotografo Progetto grafico Emanuela Ricci e Daniela Rosato Indirizzo: [email protected]

Foto di copertina: Federico Klausner - Matera

Tutti i testi e foto di questa pubblicazione sono di proprietà di TravelGlobe.it Riproduzione riservata

TravelGlobe è una testata giornalistica Reg. Trib. Milano 284 del 9/9/2014

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E D I T O R I A L ECari lettori, grazie di averci seguito fin qui. Il numero 1 del nostro magazine è una nuova importante tappa del progetto TravelGlobe. Finora avete letto con attenzione i nostri contenuti e una permanenza media di oltre 20 minuti e 8 articoli letti sta a dimostrarlo.Ora vogliamo parlare ai vostri occhi e alla vostra immaginazione. Vi condurremo a volte in luoghi incantevoli, altre verso mete poco conosciute, o sorprendenti per il taglio inconsueto del reportage. Sempre illustrate da immagini di altissima qualità dei nostri fotografi, tra i migliori del panorama nazionale. Vi racconteremo anche viaggi diversi per i quali non occorre spostarsi, ma solo liberare la fantasia. I testi saranno brevi, per non interferire con il fascino delle foto.Del portale prendiamo le 5 categorie richiamate dal colore: cuore (rosso), mente (azzurro), corpo (giallo), natura (verde) e gusto (viola), per suggerire una chiave di lettura.Contiamo sul vostro indispensabile aiuto per crescere: diffondete il magazine tra tutti quelli che conoscete. Sarà un appuntamento mensile unico nel suo genere, a cavallo tra realtà, immaginazione e arte perché ci sono tanti tipi di viaggio. Se chi viaggia vive due volte, noi diciamo: anche di più.

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M E N T E C U O R EN A T U R A G U S T OC O R P OLE

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S O M M A R I O

EDITORIALEdi Federico Klausner

NEWS

ITALIA Matera. I sassi raccontano.Testi e foto di Federico Klausner

EGITTOBolle. Verso la superficie.Foto di Emanuela RicciTesti di E.R. e Florisa Sciannamea

FRANCIA Champagne: le più rinomate cantine.Foto di Giovanni TaginiTesti di Federica Giuliani

YEMEN Isola di Socotra. Ultimo rifugio della corrente.Testi e foto di Vittorio Giannella

GUATEMALA Viaggio tra i riti degli ultimi Saqorin. I sacerdoti Maya.Testi e foto di Graziano Perotti

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Il sale è un alleato della salute se respirato e massaggiato sulla pelle. Pulisce, disintossica, aumenta le difese immunitarie e drena i liquidi in eccesso. Nei Romantik Hotel in Trentino Alto Adige vengono proposti molti trattamenti a base di sale: la grotta scavata nella roccia naturale, la cabina per le inalazioni saline e i cosmetici al sale rosa dell’Himalaya sono solo alcuni esempi. Maggiori informazioni: www.romantikhotels.com

IN VOLOCon l’offerta Advance Purchase voli con Thai Airways a tariffe speciali: basta acquistare il biglietto almeno sei mesi prima della partenza. Il viaggio deve essere effettuato nel periodo compreso tra il 1° aprile 2015 e 31 marzo 2016 Qualche esempio? Hanoi (Vietnam) da € 704, Kuala Lumpur (Malesia) da € 797, la Cambogia e Phnom Penh da € 712, Hong Kong (da € 788) e Singapore (da € 802). Per maggiori informazioni: www.thaiair.it

Se meditate una fuga a New York City il Library Hotel potrebbe aggiungere fascino al vostro soggiorno. Ognuno dei dieci piani che accolgono le camere è ispirato ad una delle categorie del Sistema Decimale Dewey, mentre tutte le 60 camere dell’hotel sono arredate con libri e opere d’arte che esplorano un particolare tema della categoria a cui appartengono. Info e prenotazioni: www.libraryhotel.com/it

GUSTOA pochi chilometri da Bari c’è un ristorante che merita una sosta. Il Pashà, situato sulla piazza di Conversano, è un luogo dove la cucina della tradizione pugliese viene proposta con eleganza in un ambiente caldo e accogliente. Recentemente ha conquistato una, meritatissima, stella Michelin che lo ha fatto entrare nell’Olimpo della ristorazione anche se per noi, ne faceva parte già prima. Info: www.ristorantepasha.com/it

BENESSERE HOTEL

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Fino al 15 gennaio 2015 a Torino ottanta capolavori di Leonardo in mostra alla Biblioteca Reale. “Leonardo e Tesori del Re” mostrerà il famoso Autoritratto, il Ritratto di fanciulla, il Codice sul volo degli uccelli di Leonardo da Vinci, disegni di Raffaello, Van Dick e Rembrandt, codici miniati e carte nautiche. L’ingresso alla mostra è solo su prenotazione acquistabile con carta di credito su www.turismotorino.org

NEWSCerchi relax a base di yoga e mare? La splendida Gozo, l’isola di Calypso, fa da scenario a retreat e workshop con vista Mediterraneo. Il clima sempre mite permette di goderne in ogni periodo dell’anno a prezzi convenienti. Non solo yoga, però, ma anche biking, diving, climbing e tutto ciò che la natura può offrire. Maggiori info:www.goingozo.com/it

Il cibo degli astronauti si prepara a Torino e lo possono assaggiare tutti. Lo chef Stefano Polato, del ristorante Campiello di Monselice (Pd), da due anni è il responsabile dell’Argotec Space Food Lab di Torino, dove viene elaborato il menu spaziale. Tutti i pasti sono protetti da un involucro impermeabile all’aria e all’umidità, che conserva i prodotti per 24 mesi a temperatura ambiente. Per provarlo visitate il sito: www.readytolunch.com

EVENTIDal 27 novembre 2014 al 18 gennaio 2015 Amsterdam si veste di luce. Giunto alla terza edizione l’Amsterdam Light Festival si conferma l’evento invernale più scenografico. Il tema di quest’anno è “A Bright City” - una città luminosa - e invita gli artisti partecipanti a omaggiare la metropoli olandese, mettendo in risalto con i loro giochi di luce una città già unica di per sé. L’itinerario sull’acqua, il Water Colors, porterà i visitatori lungo un percorso tra i canali, che saranno illuminati da splendide opere d’arte. Info:www.amsterdamlightfestival.com

MOSTRE CURIOSITÀ

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Chichicastenango. Brucia il pom (impasto di incenso e resine) sul sagrato della chiesa consacrata a San Tomas, all’interno antichi riti Maya si fondono con le preghiere cristiane. Alla fine della messa lo spagnolo lascia il posto alla lingua originaria il Nahuatl. In questi momenti un extranjero non è ben visto, soprattutto con al collo una macchina fotografica. L’interno della chiesa è l’unico luogo della grande piazza non invaso dal turismo di massa.

Dal 13 al 21 dicembre a Chchicastenango si tiene la Fiesta de Santo Tomás, uno degli eventi più spettacolari dell’America Centrale. Un mix di tradizioni Maya e cattoliche per celebrare il Santo patrono: sfilate di bande musicali, processioni, danze tradizionali, tra cui la Danza della Conquista, che culmina il 21 dicembre (giorno di San Tommaso) con l’esibizione dei palo volador.

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Tecùn Umàn decise di battersi ugualmente soccombendo solo dopo un estenuante combattimento. Il successore dell’eroe Zunum, accettò la conversione e con lui tutto il suo popolo. Oggi la danza spesso interpreta manifestazioni di protesta in riferimento a situazioni sociali e politiche considerate negative dal popolo Quichè.

In Guatemala la Danza della Conquista è l’espressione più popolare del folklore, spesso intrisa di simboli, che raccontano la lunga storia del popolo direttamente discendente dai Maya. La Danza narra la lotta del capo maya Tecùn Umàn contro il conquistador Pedro de Alvarado. Ricevuta l’intimazione di convertirsi al cristianesimo, il capo indigeno rifiutò sdegnato, benché la notte antecedente avesse sognato la propria morte.

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Il ballo esalta da un lato la conquista spagnola e la conseguente conversione al cristiane-simo degli indios, ritenuta positiva dai Quiché, da un altro è la rappresentazione delle no-bili e non dimenticate virtù guerriere degli indios. L’argomento del Baile, per definizione guerriero, è la conquista dell’America da parte degli Spagnoli. I personaggi si dividono in due gruppi, l’uno cristiano e l’altro no, che combattono tra loro sino alla vittoria degli Spagnoli.

La Danza della Conquista trae origine dallo spagnolo Baile de los Moros, rievocativo della riconquista cristiana dei regni arabi di Spagna ma le sue radici affondano nelle tradizionali manifestazioni di musica e danza anteriori alla colonizzazione. È un esempio tipico di una manifestazione spagnola imposta alle popolazioni indigene e da queste ultime contaminata con tradizioni locali.

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Indios di Santiago Atitlan sulle sponde del lago omonimo, annidato a oltre 1500 metri di altezza sugli altipiani centrali del Guatemala, ai piedi di tre vulcani: Atitlan, Toliman e San Pedro. Qui si svolge gran parte della vita quotidiana. Un mondo sospeso nel tempo, scandito dal vociare dei bambini che, giocando, aiutano le madri a lavare i panni, mentre gli uomini pescano.

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I nomi originali dei luoghi e dei monti che circondano il lago sono antichissimi Atitlan significa” luogo delle acque in lingua Nahuatl, antecedente i Maya. Tutta la disposizione dei villaggi lungo le sponde del lago e il loro stessi nomi riflettono la rappresentazione del mondo come lo conosceva-no i Maya, secondo gli assi dell’albero della vita, che suddividono gli spazi e il tempo.

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Centinaia di bancarelle colorate espongono i prodotti più disparati: dagli utensili di legno alle imitazioni di oggetti precolombiani, camicie e cinture dalle mille tonalità e falsi idoli Maya che tanto piacciono ai turisti. I prezzi poi sono stabiliti oltre che dalla normale con-trattazione dalla potenziale ricchezza del Paese dal quale proviene l’acquirente.

Mercato di San Antonio Palopò. L’altopiano è seminato di grandi e piccoli villaggi. Il mo-mento di massima aggregazione coincide con il giorno dei mercati, dal più famoso di Chichicastenango, il più colorato d’America, a quelli minori e più autentici.

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Santiago Atitlan. Maximon è un santo unico al mondo: adorava l’alcool e le donne. Per questo no-nostante sgradito, la Chiesa è costretta ad assistere alla sua apertura dei festeggiamenti del villagio di Santiago Atitlan ,la piccola capitale degli indios Tzotuhil. Durante gli altri giorni se ne sta in una casa venerato e temuto dall’intera comunità. Le sue origini, racconta l’alcade della cofradía di San Pedro, vengono da San Simon, un giovane amato da tutti per la sua rettitudine. I campesinos gli affidavano le mogli e la protezione della famiglia quando andavano a lavorare lontano.

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Fiducia mal riposta. Scoperto da un contadino, per vendetta fu invitato a una festa, dove fu forzato a fumare e ubriacarsi. Quindi gli strapparono le braccia per punirlo di aver toccato le loro donne. San Simon morì, ma quel giorno ci furono delle guarigioni miracolose. Così la sua immagine diventò un pupazzo da venerare, senza braccia e con il sigaro in bocca. A Maximom il “santo peccatore” si rivolgono gli ammalati ritenuti incurabili

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Jojabay. Il palo volador è uno dei più spettacolari riti degli indios dell’altopiano del Quichè. Quattro coraggiosi dopo una lunga danza rituale indossano l’abito cerimoniale.” Gli angeli che volano” scalano il palo alto sino a 30 metri, si legano alla cima e si gettano nel vuoto, compiendo un movimento rotatorio attorno al palo, agitando feticci mentre la corda si srotola. La lunga discesa simboleggia la discesa degli angeli inviati dal cielo per aiutare gli uomini. Atterrano tra la folla festante, che aveva delegato loro preghiere da pronunciare durante la discesa sulla terra.

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Il Popol Vuh.Questo libro scritto nel 1555 è considerato la più alta espressione della religione maya pre e post colombiana. Narra la Creazione e l’origine del primo uomo. Gli dei fecero tre tentativi: prima usarono il fango, ma gli uomini erano incapaci di muoversi e di parlare, poi il legno: potevano parlare ma rimanevano piantati in terra. Alla fine utilizzando il mais di mais crearono gli esseri civili, i Maya, che potevano parlare agli dei e onorarli. Il manoscritto è anche una miniera d’informazioni sulla vita, le credenze e usanze da confrontare con quelle attuali. Il libro indicava anche chiaramente il luogo dove era stato sotterrato il dio Pascual Abaj per volere degli spagnoli e venne utilizzato da numerosi sciamani e sacerdoti Maya per il suo ritrovamento agli inizi del 1700.

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Collina di Turtak. Pedro è un Sajorin (sacerdote Maya). Iindossa il caliscai, con i simboli del dio sole, e in testa lo tzut che guarda il cielo. Sale lentamente verso Pascual Abaj , l’idolo di Pietra maya, davanti a cui raduna i partecipanti al rito. Intonando una struggente cantilena compie più giri nell’area sacra volteggiando il turibolo in cui brucia il copal.

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Con le candele accese vengono prima tracciati disegni magici e poi incendiata una resina purifi-catrice, accompagnando il rito con frasi in lingua Quichè . Ora la famiglia bisognosa di aiuto può chiedere al dio di pietra di intercedere con gli dei del cielo e della terra. Hasacrificato il suo gallo e il Sajorin ne ha sparso il sangue su Pascual Abaj . Poi ha messo la testa in cima all’idolo a sugello del nuovo patto con le forze del cielo e della terra.

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Solo il cielo esisteva.

Non c’era nessun indizio di terra,ma soltanto il mare tranquillo,e il cielo nella sua totale estensione.

Nulla c’era di raggruppato, che emettesse un suono,né cosa alcuna che si muovesse,né si agitasse,né producesse rumore nel cielo.

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POESIA QUICHÈ

Questa è la narrazionedi come tutto stesse nello spazio,tutto nella quiete e nel silenzio;immobile tutto, e nel silenzio,mentre era vuota l’immensità del cielo.

Questa è la prima narrazione,il primo racconto.

Ancora non c’era un uomo,né un animale, o volatili o pesci,crostacei, alberi,pietre, caverne, precipizi,né erbe né boschi.

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Tipico della Danza della Conquista è l’uso di coloratissimi costumi e di maschere di legno, travestimenti che idealizzano il personaggio che si sta rappresentando. I personaggi spagnoli vengono ritratti con la pelle chiara e in atteggiamento fiero, mentre i Quiché hanno una personalità pacifica e la pelle scura.

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I N F O U T I L IC L I M A

Da dicembre a fine aprile in Guatemala è estate, che corrisponde alla stagione secca, ed è un buon periodo per visitarlo. Il clima, in generale, varia comunque da regione a regione, influenzato soprattutto dall’altitudine. Infatti, mentre sul versante del Pacifico e dei Caraibi è caldo tutto l’anno, sull’altopiano le temperature sono molto più miti e le notti risultano fresche.

Non ci sono collegamenti con l’Italia ed è obbligatorio uno scalo a Madrid o Amsterdam, in Europa, e a Los Angeles o Huston nel Nord America.

C O M E A R R I V A R E

E V E N T Ifebbraio – Celebrazioni per la raccolta del caffè dicembre – Burn of the Devil: si bruciano le cose vecchie per purificare la casa in previsione dell’arrivo del Natale

Testo e foto di Graziano Perotti

L I N Kwww.viaggiaresicuri.itwww.visitguatemala.com

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Le case sono tanto addossate una all’altra da sembrare un unico muro. Scompaiono le stradine e le scale: solo una folla di tetti e facciate tra cui, come fiori, sbocciano piazzette incantevoli. Muta, ingessata, dolente, immersa nel caldo soffocante durante il giorno, la sera si trasforma in un magico presepe animato da voci sommesse. Matera è una città tri-dimensionale in modo atipico: due sono le dimensioni visibili. Manca la profondità. Che è la terza dimensione, nascosta però nelle viscere dei Sassi. Ogni angolo di questo giardino di pietra è un oggetto d’arte.

Verticale e accecante. Aggrappata ai Sassi Barisano e Caveoso, le due rocce che dividono il centro storico della città, Matera è un’intricata ragnatela bianca di vicoli scuri, alcuni stretti al punto da impedire l’accesso ai raggi del sole. Di fronte, al di là della Gravina, il torrente che determina il confine della città, si stende l’arido altipiano delle Murge. Sotto terra, nelle sue viscere e nel ventre dei Sassi, antiche abitazioni ora in parte recuperate, e chiese stupendamente affrescate che risalgono IX-XII secolo.

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Matera, dichiarata dal 1993 Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, è unica al mondo per la sua configurazione e i suoi paesaggi così contrastanti fra loro: caverne, villaggi trincerati, case contadine scavate nella roccia, chiese rupestri affrescate, grandi chiese romanico – pugliesi e barocche e importanti palazzi nobiliari. Da un punto di vista geologico ricorda l’antica Gerusalemme e la Cappadocia. Per queste sue peculiarità è stata scelta da famosi registi come set di grandi film, uno per tutti “Passion” di Mel Gibson.

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Ospitato dallo storico Palazzo Ridola, il Conservatorio di musica di Matera e’ una delle principali istituzioni culturali della città. Fu istituito nel 1965 e intitolato al compositore materano Egidio Duni compagno di studi di musicisti come Pergolesi, Paisiello e Piccinni.

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Sono circa centocinquanta i siti di culto strettamente legati a ogni fase storica, sociale e religiosa del territorio. Nel patrimonio delle chiese rupestri materane, coesistono componenti etniche, religiose e istituzionali dell’area. Monasteri, santuari, antiche parrocchie possedevano, gestivano e officiavano nelle chiese rupestri. Questi luoghi di culto rispondevano al bisogno della popolazione, sparpagliata su un territorio molto vasto, di un luogo di incontro, svolgendo quindi anche un importante ruolo sociale.

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La città è stata prima scavata nel tufo e in seguito con esso edificata sul piano. Le sue pietre, che escono dalle cave squadrate, sono intagliate, spezzate e sagomate per ricavare comignoli, mascheroni da fontana, cornicioni, gradini, statue, croci e ancora largamente utilizzate per ristrutturare gli edifici costruiti in stile tradizionale.

Matera è una città antichissima, centro di un territorio abitato fin dall’età paleolitica. Prima importante città della Magna Grecia e poi romana, nel IX e X secolo si trovò coinvolta nelle lotte tra Longobardi, Saraceni, Bizantini e Franchi. Conobbe un periodo di relativa pace sotto il dominio normanno, prima di cadere sotto gli Aragonesi e gli Spagnoli.

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Intorno a Matera si stende la campagna delle Murge, un altopiano calcareo che alterna colline a depressioni degradanti dolcemente verso la costa. Sorprende per la varietà dei paesaggi: grotte e santuari, chiese, insediamenti rupestri, borghi medievali e città fortificate che hanno difeso nel corso del tempo gli abitanti dalle incursioni degli invasori.

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I fenomeni di carsismo ipogeo ed epigeo nascondono i corsi d’acqua che alimentano le falde acquifere sotterranee sfruttate per l’irrigazione dei campi. Per il tipo di terreno e per il clima mite è un’area adatta alla agricoltura, dall’ulivo, ai vigneti, ai mandorli e al pascolo delle vacche podoliche, dal cui latte si ottengono di eccellenti prodotti caseari

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Durante le sere estive gli abitanti di Matera si riversano fuori dalle loro case in cerca di fresco. Le strade e le piazzette, deserte nei pomeriggi assolati, si gremiscono di gente. Chiacchiere e risate risvegliano austeri palazzi addormentati e arroventati. La città come il salotto di casa. Illuminata da luci giallastre si immerge in un’atmosfera da fiaba. Il Sasso Barisano è il più ricco di portali scolpiti e fregi che ne nascondono il cuore sotterraneo. Il Sasso Caveoso è disposto ad anfiteatro, con le case-grotte che scendono a gradoni. Un paesaggio in parte invisibile che si perde in dedali di gallerie e viottoli dai nomi che profumano di storia.

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Arrivai a Matera verso le 11 del mattino. Avevo letto nella guida che è una città pittoresca, che merita di essere visitata, che c’è un museo di arte antica e delle curiose abitazioni trogloditiche. Ma quando uscii dalla stazione, un edificio moderno e piuttosto lussuoso, e mi guardai attorno, cercai invano con gli occhi la città. La città non c’era. Allontanatami ancora un poco dalla stazione, arrivai a una strada, che da un solo lato era fiancheggiata da vechie case, e dall’altro costeggiava un precipizio. In quel precipizio è Matera (C.Levi-Cristo si è fermato a Eboli)

Le scale imbiancate che sostituiscono molte strade, macchiate da ciuffi di fiori dai colori violenti, sono i soggetti preferiti dei pittori, che trovano ispirazione nei contrasti che la città offre. Nei muri di tufo si aprono piccoli ristoranti e negozi di artigiani.

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Il tufo marino in cui è scavata Matera è un materiale tenero che ben si presta a essere la-vorato in rosoni, archi, colonne e scale che abbelliscono la città. Grazie al tufo in cui sono state scavate e all‘orientamento delle finestre, che bloccano i raggi del sole in estate, le case di Matera si conservano fresche tutto l’anno. L’artigianato è importante nell’econo-mia di Matera. Famose le riproduzioni dei Sassi di Eustachio Rizzi scolpite nel tufo.

Molti sono gli artisti che hanno scelto Matera, stregati dall’energia emanata dalle sue pietre, affascinati dalla sua lunga e silenziosa storia. Tra loro lo scultore Antonio Paradiso, la cui opera “Mausoleo ad Icaro” svetta alta sopra il Parco Scultura La Palomba in una vecchia cava di tufo. Anche i giovani artisti contribuiscono a mantenere vive le tradizioni. Una volta all’anno, in occasione della festa di Maria Santissima della Bruna un carro di cartapesta sfila per la città.

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Le pareti scabre delle cripte venivano livellate con uno strato di fango grasso, su cui si tracciava la linea di contorno delle figure. Poi il colore, diluito in acqua di calce, veniva diffuso nelle varie zone. Lo stile bizantino dei dipinti é dovuto sia agli spunti che gli artisti locali traevano da icone e codici miniati, sia alla presenza di artisti bizantini. La pittura rupestre è strettamente collegata all’architettura: a volte sono state ideate e realizzate contestualmente, altre volte è la struttura architettonica che suggerisce l’impostazione compositiva dei dipinti.

Matera fu il punto di incontro di diverse fedi religiose, specialmente latina e greca, che vi giunsero alla ricerca di luoghi più sicuri, lasciando il segno delle loro civiltà. Centinaia di chiese scavate nella roccia e affrescate in stile bizantino, dall’atmosfera arcaica e mistica, piante di basiliche, facciate austere e statue in legno dipinto ornano le stradine e le scale dei Sassi. A partire dall’VIII secolo molti monaci benedettini e bizantini immigrarono a Matera stabilendosi nelle grotte lungo la Gravina, trasformate in Chiese Rupestri.

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Formaggi di eccezione sono il burrino, nato per conservare a lungo il burro, costituito da uno strato superficiale di pasta filata e da un cuore di burro, prodotto con latte di vacca podolica, animale che dà un latte eccezionale ma in scarsa quantità, allevata allo stato semi-brado e il caciocavallo, ottenuto dalla seconda cottura della cagliata dello stesso tipo di latte.Qui sotto: Vincenzo Melodia decora i suoi oggetti di terracotta

La cucina materana si è basata sulla qualità e sul sapore dei suoi prodotti ortofrutticoli, sulle caratteristiche dei suoi pascoli, che permettono la produzione, spesso ancora arti-gianale, di formaggi unici, sul suo olio dal sapore deciso, sui suoi vini generosi.Gli ac-costamenti sono spesso sorprendenti, con largo impiego di fichi, uva sultanina e menta insieme a sapori piccanti e salati nei primi piatti, pesce, pecora o capretto nei secondi. I dolci sono a base ancora di fichi, grano, miele e mosto.

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LA FESTA DELLA (MADONNA) BRUNATra le leggende sull’origine della Festa della Bruna, una narra di una ragazza sconosciuta, apparsa a un contadino al rientro verso Matera. La fanciulla chiese all’uomo un passaggio sul suo carro e questi, dopo averla accompagnata fino alle porte della città, la vide trasformarsi in statua. La Vergine salutò quindi l’incredulo contadino con queste parole: “Così, su un carro addobbato, voglio entrare ogni anno nella mia città”. Il 2 luglio di ogni anno viene accontentata su un fastoso carro di cartapesta.

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I N F O U T I L IC L I M AIl clima della Basilicata è mediterraneo sulle coste e continentale sui rilievi montuosi interni. Le temperature minime invernali si aggirano intorno ai +6,0 ° C, mentre quelle massime estive intorno ai +25,1°.

In auto: A3 Salerno - Reggio Calabria. Uscire per Potenza, proseguire per Metaponto lungo la SS 407 fino alle indicazioni Matera. A14 Bologna-Taranto uscire a Bari Nord. Proseguire per Altamura-Matera. In treno: da Bari (60km) 60-90’. In aereo: l’aeroporto più vicino è Bari Palese, distante appena 60 Km.

C O M E A R R I V A R E

E V E N T IIl 2 luglio si tiene la secolare festa della Madonna della Bruna, protettrice della città di Matera. Inizia con la processione “dei pastori” con la quale i quartieri antichi si svegliano alle prime luci dell’alba per salutare il Quadro della Vergine, il cui passaggio è annunciato dai botti pirotecnici. Intanto i cavalieri, scorta del carro processionale, si radunano lungo le vie e nei “vicinati”.

Testi e foto di Federico Klausner

L I N KAPT Basilicata www.aptbasilicata.itInfo sulla città www.sassiweb.itMatera www.basilicatanet.com

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Lunga 140 chilometri e larga 40 l’isola di Socotra dista dalla costa yemenita 400 chilometri ed è grande come metà della Corsica. La maggior parte delle strade sono in terra battuta e molto sconnesse. Per questo motivo gli spostamenti vengono effettuati con piccole lance che raggiungono più agevolmente i villaggi sparsi lungo la costa. Sulla spiaggia i resti di pesci, pescati e ripuliti dai pescatori, vengono apprezzati molto dagli avvoltoi capovaccai. Nella foto barche nel piccolo villaggio di pescatori di Galathut vicino a capo di Ras Mumi, estrema punta orientale di Socotra.

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A due ore di fuoristrada dalla cittadina principale di Socotra, Hadibu, si raggiunge la grotta di Dagub con la vasta entrata adornata da stalattiti formatisi nei milioni d’anni. Il cunicolo principale lungo poche decine di metri è abitato da pipistrelli che qui trovano un rifugio sicuro dalla luce ab-bagliante esterna.

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Ne l vasto altopiano di Dixam ci imbattiamo in una famiglia seminomade che segue il gregge di pecore alla ricerca della poca erba rimasta. Lo Yemen Enviroment Autoriy ha dichiarato l’isola area naturale protetta. Da una parte ora c’è l’urgente esigenza di preservare questo delicato equilibrio naturale unico, e dall’altra quella di poter far vivere dignitosamente gli abitanti. Fino a che punto ora si può aprire al turismo senza che gruppi di vacanzieri arrivino a frotte senza che si deturpi questo scrigno. Socotra è a un bivio.

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Branco di carangidi in accoppiamento ben visibili nelle acque turchesi davanti al villaggio di Siquirah. Sull’isola non ci sono industrie e i 40.000 abitanti, vivono di pastorizia allevando pecore e capre, ma lungo la costa dove si concentrano i villaggi più popolosi l’occupazione più praticata è la pesca, impossibile però da effettuarsi nei mesi che vanno da maggio a settembre, quando i monsoni con forti venti fino a cento chilometri l’ora sferzano l’isola senza tregua.

Charles Darwin non ha mai visitato Socotra altrimenti sarebbe rimasto estasiato ; su 850 specie vegetali un terzo vive esclusivamente qui. L’isola è uno scrigno prezioso di endemismi e rarità botaniche come questi alberi di Adenium obesum che vivono tra le pietre taglienti lungo la pista per Hafaiq. Avare di foglie queste piante abbondano di fiori rosei che contrastano col colore blu cobalto del mare, davvero un piccolo mondo a parte.

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Percorrendo tratti di costa alla scoperta di Socotra ci si rende conto che il termine “incontaminato” finalmente calza a pennello, luogo comune abusato di solito dalle agenzie di viaggio. Panorami accidentati, piante che affondano le loro radici in un terreno pietroso e arido che vede poche gocce di pioggia l’anno, vi sembrerà di essere in una scena di Jurassic park, con alberi stranissimi, obesi, quasi come fossero usciti da disegni di Botero, un capriccio della natura. Nella foto un tratto della costa per raggiungere Ras Mumi.

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Una lunga spiaggia prima di raggiungere Qalansyah nella parte nord occidentale di Socotra, resa ancora più estesa dalla bassa marea oceanica. Qui di notte le grandi tartarughe lasciano le loro tracce ben visibili nella sabbia all’epoca della deposizione delle uova. Miriadi di granchi fantasmi giocano a rincorrersi e spesso i delfini fanno la loro comparsa poco al largo. Alcuni piccoli ruscelli provenienti dalle montagne calcaree all’interno sfocia in mare rendendo più verde la costa.

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Un pastore di Siquirah ha recuperato la sua capretta persasi fra le rocce. Le capre con le pecore sono una risorsa alimentare fondamentale per gli abitanti dell’isola e la perdita di un capo è sempre un grosso danno. Il pastore ha bendato la bestiola per non farla spa-ventare durante il percorso che la riporterà nel gregge.

La Dracena cynnabari, albero che vive in alto sui 1200 metri d’altitudine sui monti Haggier. Nome che ai più non dice niente e dopo un po’ si scorda subito se non si è esperti botanici, ma certamente non si dimentica facilmente la chioma e l’aspetto particolare di questi alberi a forma di ombrello rovesciato formato da un intreccio di rami carnosi e foglie appuntite e lucide, per disperdere meno acqua possibile. Grattando un po’ il tronco, fa fuoriuscire un liquido che a contatto con l’aria diventa rosso, dai forti poteri antiemorragici.

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Un anziano davanti alla moschea di Rockab. Gli anziani negli sperduti villaggi dell’isola ricoprono un ruolo molto importante, un valore sociale all’interno della famiglia e nei con-fronti dei giovani, che acquisiscono innumerevoli spunti dalle storie di questi patriarchi “fragili” ma fonte inesauribile di esperienze che hanno dovuto affrontare per sopravvivere in un ambiente così ostile e difficile.

Mani di ragazza decorate con l’hennè, un colorante naturale estratto dalla Lawsonia iner-mis, una pianta spinosa dalle cui foglie e rami essiccati si ricava una polvere solubile in acqua usata in nord Africa e India per colorare temporaneamente mani e piedi a scopo cosmetico. Nota fin dagli Egizi sembra abbia effetti antimicotiche e astringenti. Nel tardo pomeriggio quando la temperatura è più gradevole gruppi di ragazze nelle viuzze passa-no ore a decorarsi con i più svariati soggetti.

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Abdullah, la guida socotrina grande esperto dei luoghi tra le dune di Noged, il deserto più va-sto dell’isola. Qui il vento arriva con tutta la sua forza spostan-do e modellando le alte dune in continuazione, rendendo questa parte di Socotra di una bellezza particolare, ma pericolosa. “De-cine di pastori con le loro greggi si sono perse in mezzo a questo oceano di sabbia e non sono mai più ritrovate” racconta Abdullah, “soprattutto quando d’estate il vento sibila ed è talmente forte che provoca cecità assoluta per la sabbia fine sollevata, e impe-disce la visuale agli uomini e agli animali”.

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I pescatori rientrano al villaggio di Ghubbah e attirano l’attenzio-ne di gabbiani e avvoltoi capo vaccai, gli spazzini che manten-gono pulite le spiagge dai resti di pesci e crostacei. Da tempo si ipotizza che nelle piccole isole attorno a Socotra ci siano rifugi segreti dei cosiddetti pirati del Corno d’Africa, che assaltano e trafugano merci dalle navi com-merciali in transito, che devono raggiungere il mar Rosso e poi il canale di Suez.

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Raggiungere la sommità dei monti Haggier, alti fino a 1600 metri, spina dorsale di Socotra, è entu-siasmante. Qui la BBC ha ambientato alcune scene animate dove i dinosauri si muovono tra alberi e paesaggi di questi altipiani, canyon, wadi (fiumi asciutti) dove di tanto in tanto fuoriesce dell’acqua cristallina e freschissima, un paesaggio lunare, desertico,vulcanico dove il silenzio è totale, il vero silenzio che raramente capita di “sentire”. Una natura cosi particolare è il risultato di un isolamento lunghissimo, cominciato 6 milioni d’anni, quando si è staccata dal continente africano, e tuttora non ancora concluso.

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Le luci calde del tramonto mettono in risalto le geometrie delle dune nel deserto di Noged. ”Le dune si trasformano con il vento ma il deserto rimane sempre uguale. Così sarà per il nostro amore”

Paulo Coelho – L’alchimista

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Dopo tre ore e mezza di volo dalla capitale yemenita San’a e altre due di fuoristrada, cammino tra queste dune di sabbia soffice come borotalco e rocce limate dal tempo, su quest’isola , oggi ben evidente sulla cartina geografica, un punto al largo del Corno d’Africa, ma fino a pochi decenni fa chiusa, inaccessibile, vietata. Base navale britannica dal 1867 al 1967, e base russa nel periodo della guerra fredda. Nella parte nord occidentale tra Ghubbah e Qalansyah la pista attraversa uno stretto corridoio tra pareti rocciose verticali dove nidificano rapaci, e spiagge meravigliose dove vengono a deporre le uova nel buio totale, enormi tartarughe marine.

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La luce radente del sole che tramonta mette in “rilievo” le orme dei nostri piedi creando un effet-to ottico sorprendente. Poi arrivano le onde a rimettere tutto come prima. Le spiagge di Socotra hanno sabbia di colore diverso a seconda della loro origine ; bianche di origine corallina dalla parte nord occidentale, più scura e a grana più grossa nella parte centrale dove i fiumi portano maggiore quantità di limo e sassi calcarei.

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Pescatori di Hadibu, la cittadina più popolosa dell’isola, rientrano dopo una battuta di pesca. Il pesce freschissimo consta di varie specie ma per la maggior parte tonno, viene venduto al mercato cittadino, quel che resta, in vestiti tradizionali, davanti all’aeroporto nei due arrivi settimanali dal continente che diventano molto irregolari tra maggio e settembre, periodo sconsigliato per un viaggio a Socotra

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I N F O U T I L IC L I M AIl periodo migliore per visitare l’isola va da ottobre a fine mag-gio, in particolare da gennaio ad aprile. Durante la stagione dei monsoni, da giugno a set-tembre, i forti venti spazzano l’isola e la maggior parte della popolazione locale si sposta sulla terraferma.

Per raggiungere Adibo - l’unico centro urbano dell’isola, dove sorge l’aeroporto - è necessario arrivare a Sana’a, capitale dello Yemen, e pernottare almeno una notte prima di prendere un volo interno.

C O M E A R R I V A R E

Testi e foto di Vittorio Giannella

L I N Kwww.viaggiaresicuri.itwww.yementourism.com

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L’arte è di casa alla Maison Perrier-Jouët. Artisti internazionali vengono spesso coinvolti per la creazione di opere e sublimare le prestigiose bottiglie. La storia della Maison risale al lontano 1811, quando ad Epernay, nel cuore della regione Champagne, nasceva non soltanto una prestigiosa casa di produzione, ma un marchio che si legava all’arte in maniera indissolubile.

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Il gusto per l’estetica e la qualità caratterizza la filosofia della Maison Perrier-Jouët. L’ikebana, l’arte giapponese della composizione floreale, rappresenta il legame tra l’uomo e l’ambiente così la collaborazione con Makoto Azuma, artista floreale giapponese di grande fama, diventa quasi scontata. L’artista, per questa opera che appare sul cofanetto dell’edizione limitata della cuvée Belle Epoque 2004, ha reso omaggio all’anemone originario creando un quadro tridimensionale all’interno del quale i fiori rimangono sospesi: un’opera fatta di leggiadria ed equilibrio.

La famosa bottiglia della Maison Perrier è stata creata nel 1902 da Emile Gallé, maestro vetraio dell’Art Nouveau. Il movimento artistico prendeva ispirazione dalla natura con lo scopo di portare la bellezza e la poesia nella vita quotidiana. Una bottiglia splendida, che vuole essere un vero e proprio omaggio alla natura come fonte di suggestioni, dove gli arabeschi di anemoni giapponesi richiamano lo stile floreale e delicato del vino, divenendo l’emblema della’Azienda.

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L’hotel occupa una posizione adatta per andare alla scoperta delle gloriose proprietà della Champagne. Le camere e le suite arredate con raffinatezza hanno decorazioni sontuose e offrono panorami mozzafiato sui vigneti e la valle Marne. Il ristorante annesso è menzionato nella Guida Rossa Michelin.

L’Hotel Royal Champagne prende il nome dalle terre che lo circondano e dai re di Francia, dominando la Valle della Marna e i suoi famosi vigneti. La cantina della struttura vanta più di 300 etichette, compresi i migliori champagne brut e rosé. Dotato di sole venticinque camere, questa antica residenza fu una delle tappe preferite di Napoleone durante i suoi viaggi tra Parigi e Reims. Oggi, è un elegante boutique hotel dall’ambiente familiare che offre tranquillità e totale privacy.

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La Maison Veuve Clicot è stata fondata nel 1772 portando lo champagne a diventare il vino preferito dell’alta borghesia e della nobiltà europee. La morte prematura dell’erede del fondatore, lasciò nelle mani di una giovane vedova di 27 anni le sorti dell’Azienda. Intelligente e piena di risorse la Veuve – vedova - Clicquot si dimostrò una donna determinata, con il coraggio necessario ad affrontare la sfida, diventando una delle prime donne imprenditrici dei tempi moderni. Nel 1810, Madame Clicquot mostrò una volta di più il suo spirito innovativo, producendo il primo champagne millesimato della regione.

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Il vigneto Veuve Clicot si estende su 393 ettari ed è nato dalle prime parcelle di vigne situate a Bouzy, proprietà della famiglia del fondatore. È esposto al sole, sul pendio delle colline ed è composto da un vitigno bianco – Chardonnay - e due vitigni neri a succo bianco – Pinot Nero e Pinot Meunier -. La vendemmia si svolge 100 giorni dopo la fioritura a mano, per conservare l’integrità dell’uva fino al momento della spremitura.

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La Mumm è stata fondata nel 1827 dagli eredi di un’antica famiglia tedesca di vinificatori. Riconoscibile per il nastro rosso sull’etichetta, che richiama l’alta onorificenza legata alla Legion d’Onore francese a rappresentare la profonda incarnazione dello spirito G.H. Mumm: ricerca della perfezione e spirito d’avventura.

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Ricerca costante dell’eccellenza, stile raffinato, rispetto delle tradizioni e interesse verso l’innovazione sono le caratteristiche della Maison Mumm. Fin dalla sua fondazione ha infatti posto particolare attenzione allo studio e all’innovazione tecnologica: già nel 1870 la Maison ha sviluppato un laboratorio di ricerca per migliorare le conoscenze sul fenomeno della presa di spuma.

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I vigneti della Champagne si estendono lungo circa 500 chilometri e otto percorsi tracciati, che permettono di vedere i luoghi principali di produzione. Sono le caratteristiche del terroir a rendere questa regione unica. Costituito da calcare gessoso, il suolo ha la capacità di assorbire il calore del sole durante il giorno e di restituirlo al tramonto. Riesce inoltre a immagazzinare l’acqua in eccesso, che viene poi liberata in caso di siccità. In questo modo si riescono ad avere condizioni di temperatura e umidità ideali.

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Quella di Louis Roederer è una storia di gusto, che nasce dalla terra. I vignaioli sono depositari di una tradizione secolare, che cercano la perfetta maturità delle uve nel rispetto del suolo e della biodiversità. I principi della biodinamica regolano il lavoro in vigna e permette alla Maison di arricchire sempre di più la tavolozza di sapori del suo champagne.

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I vitigni storici della Champagne coesistono nella tenuta Louis Roederer. Lo Chardonnay, apprezzato per la sua finezza, mineralità ed eleganza, il Pinot Nero, con una robusta costituzione, e il Pinot Meunier, dolce e più discreto la cui facoltà di adattamento contribuisce all’armonia e alla morbidezza di alcune annate.

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Dall’assemblaggio dei succhi nascono quei vini che diventeranno i futuri champagne Louis Roederer: composizioni uniche, nate dall’intuito e dal talento di un’équipe diretta dal Capo cantiniere, garante dello stile della Maison. Una firma riconoscibile, derivata da sensibilità e talenti differenti.

I succhi ottenuti dalla pressatura vengono conservati separatamente, appezzamento per appezzamento, protetti da più di 450 piccole botti d’acciaio inossidabile, in cui inizia la fermentazione. Questa selezione precisa, chiamata vinificazione separata, garantisce il rispetto dell’origine e la tracciabilità delle uve.

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Un passaggio importante della storia della Maison fu l’idea di uno champagne invecchia-to, che portò alla prima distribuzione di “champagne vintage” nel 1842. Vent’anni dopo fu la volta del marchio di maggior successo: il Brut Impériale. Alla Maison appartiene anche uno degli champagne più esclusivi al mondo il Dom Pérignon, creato dal monaco benedettino Pierre Pérignon.

La data di fondazione di Moët et Chandon risale al 1743, quando Claude Moët iniziò a importare i vini prodotti nella regione dello Champagne a Parigi. Il suo sogno era di tra-sformare un vino prestigioso ma poco conosciuto al di fuori della regione in uno dei più noti di tutta Europa. Sul trono di Francia sedeva Luigi XV e la corte, in costante ricerca di vini nuovi, si interessò allo champagne Moët che iniziò a essere apprezzato dalle casate francesi ed europee, arrivando fino agli Stati Uniti.

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Curiosità: nella canzone Killer Queen del 1974 del gruppo in-glese Queen, il primo verso reci-ta she keeps Moët & Chandon in her pretty cabinet. Nel 1973 la compagnia Moët-Hennessy ha fondato il Do-maine Chandon, un vitigno nella regione Los Carnaros della Napa Valley, California. È stato il primo vitigno di vino frizzante francese degli Stati Uniti. Un altro Domai-ne Chandon fu istituito nel 1986 in Australia, a Green Point.

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Tra tutti gli champagne della Maison, nella cuvèe “Champagne Autrèau Prestige Millesime 2005 Les Perles de la Dhuy” riassume l’esperienza che si è affinata di generazione in generazione: un vino che sa di rafano e zenzero, ginestra, lime e tanta frutta di bosco. Un insieme di tradizione e innovazione che permette di ottenere un prodotto d’eccellenza.

l’Azienda Autréau de Champillon è nata nel 1670 e opera su circa 32 ettari distribuiti nei principali cru della Montagne de Reims. La diversità nella classificazione dei terreni consente all’azienda di mescolare mosti diversi che producono tagli di grande qualità, ognuno avente il carattere tipico Autréau di Champillon.

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Un calice di champagneA Reims, capitale della regione, furono incoronati tutti i re di Francia tra l’898 e il 1825 e nel corso dei festeggiamenti non mancavano le note bollicine. Ma che cos’è lo champagne? È un vino prodotto dalla naturale fermentazione dei lieviti in bottiglia, in conformità con un rigido disciplinare, che ne regola ogni aspetto della produzione. I vitigni ammessi sono solo tre - Chardonnay, Pinot Noir, Pinot Meunier – e necessita di un invecchiamento di almeno 15 mesi prima di essere messo in commercio. Lo champagne andrebbe degustato freddo ma mai ghiacciato, per poterne apprezzare la complessità degli aromi. Il formato più grande - e raro - di bottiglia si chiama Primat e contiene 27 litri di delizioso nettare.

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I N F O U T I L IC L I M AI mesi tra aprile e settembre offrono un clima più caldo e con maggiori ore di sole.

la regione Champagne-Ardenne si trova nella Francia settentrionale ed facilemnte raggiungibile in auto e in treno.

C O M E A R R I V A R E

Foto di Giovanni TaginiTesti di Federica Giuliani

L I N Kwww.champagne.itit.rendezvousenfrance.com

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Delicate, fragili, trasparenti. Viaggiamo in gruppo

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Sacche d’aria immerse nell’acqua. Ci muoviamo tutte insieme come perle di una stessa collana sospinte da correnti e vibrazioni.

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Siamo curiose e accorriamo subito quando l’intruso entra nel nostro mondo. Gli danziamo intorno in un girotondo giocoso e stupìto: qualcuna è cacciata via dal suo movimento lento e pesante, ma torna, come una bambina dispettosa, ad offuscargli gli occhi.

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Il Mare, nostro padre, è un grande Mago: trasforma i coralli in petali di fiori, li scolpisce e li leviga per ammaliare l’intruso che noi, spesso, scortiamo fino in superficie. Ci fermiamo prima però… non vogliamo svanire assorbite dal grande disco d’oro che tenta sempre di introdursi quaggiù attraverso lunghe braccia lucenti.

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Alcune di noi, le più curiose, sono state tradite dall’immagine dei coralli riflessa sulla superficie. Non si sono accorte dell’inganno e si sono spinte troppo su e… puff… sono evaporate nel caldo bacio del sole. Non ci annoiamo qui. Tutto è un magico e musicale silenzio.

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A volte giochiamo a creare meravigliose vesti nuziali. Spumose, diafane e leggere. Altre volte invece decidiamo di spaventare l’intruso e ci organizziamo insieme a piccoli e argentei pesci a forma di lama tagliente nel rincorrere quel corpo. Sapeste come scappa!... e come ridiamo moltiplicandoci in miriadi di piccolissime bolle!

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Nel nostro mondo ci sono grandi astronavi arrivate da chissà dove. Si muovono danzando, però non abbiamo mai visto scendere alcun alieno. Forse vogliono solo esplorare senza farsi vedere.

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Molto spesso ci improvvisiamo artisti e dipingiamo, con l’aiuto della luce, paesaggi meravigliosi. Ci dilatiamo, ci deformiamo, ci trasformiamo in gocce di colore oleoso e denso. È bellissimo rimanere per qualche attimo come se fossimo su una tela… poi tutto scompare velocemente e noi ci prepariamo per un altro quadro .

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A volte giochiamo a creare meravigliose vesti nuziali. Spumose, diafane e leggere. Altre volte invece decidiamo di spaventare l’intruso e ci organizziamo insieme a piccoli e argentei pesci a forma di lama tagliente nel rincorrere quel corpo. Sapeste come scappa!... e come ridiamo moltiplicandoci in Amiamo le favole e quella che più ci fa sognare è Cenerentola. A noi bolle piace molto trasformarci in scarpetta di cristallo ma siamo anche piuttosto dispettose e appena un piede dell’intruso cerca di calzare quell’evanescente immagine, noi ci frantumiamo in migliaia di frammenti e schegge d’ aria: paillettes luccicanti fatte di niente. di piccolissime bolle!

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Ci inteneriamo quando vediamo nostro padre il Mare avvolgere come un manto di seta l’intruso. Onde simili a carezze languide gli percorrono il corpo e l’intruso torna bambino nel suo liquido ancestrale cullato e rassicurato dal tepore dell’abbraccio della MADRE ACQUA.

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Siamo leggere, siamo capricci della Fisica. Siamo poesia

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Foto di Emanuela RicciTesti di Emanuela Ricci e Florisa Sciannamea

La nascita di una bollaLe bolle sono sacche di gas o vapore immerse in una sostanza diversa e si creano attraverso vari meccanismi. Ci sono quelle provocate da un gas disciolto in un liquido come l’anidride carbonica nelle bibite gassate, quelle di origine chimica causate da reazioni che danno l’effervescenza, quelle generate dalla formazione di vapore per ebollizione, quelle limitate da una pellicola di tensioattivo come quelle di sapone e le bolle derivate dalla miscelazione meccanica tra l’acqua e l’aria come avviene nel mare.

Perché le bolle sono tondeSingolarmente in stato di quiete le bolle sono tonde perché le leggi sulla tensione superficialeconsente la forma con la superficie minore, a parità di volume, che è la sfera. Poi a seconda delle perturbazioni e delle condizioni fluidodinamiche del mezzo possono assumere le forme più strane.

Bolle nelle immersioniNella subacquea la formazione di bolle nel sangue è uno dei maggiori fattori di rischio. Una risalita rapida fa sì che l’azoto disciolto nel sangue in piccole bolle, dovute alla respirazione di aria compressa dalla bombola, si espanda troppo rapidamente causando la formazione di bolle di dimensioni maggiori, che possono ostruire i capillari, soprattutto a livello cerebrale, causando l’embolia.

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FRANCIA. Cattedrale di Reims.

menteITALIA. Viaggio nel golfo. Capri, Positano, Sorrento, Amalfi, Ravello, Ischia.

natura

CARAIBI. Grenadine.

gusto KENYA. Trekking sulla montagna sulle orme di Felice Benuzzi.

corpo

TURCHIA. Istanbul. Memorie di Orham Pamuk.

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BEN E L P R O S S I M O N U M E R O

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