Tra saperi e sapori

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Tra saperi e sapori: culture e Cultura dell’alimentazione Fausto Clemente Cefalù 20 settembre 2011 Gli animali si nutrono; l'uomo mangia: solo l'uomo di spirito sa mangiare. Anthelme Brillat-Savarin, Fisiologia del gusto, 1825

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Tra saperi e sapori: culture e Cultura dell’alimentazione Fausto Clemente

Cefalù 20 settembre 2011

Gli animali si nutrono; l'uomo mangia: solo l'uomo di spirito sa mangiare.

Anthelme Brillat-Savarin, Fisiologia del gusto, 1825

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 Ma il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: «Dove sei?... …Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?».

Rispose l'uomo: «La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato».  Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».

(Dio disse) alla donna: «Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze,con dolore partorirai figli.Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà».

All'uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero,…maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita…

 Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto…

L’atto del cibarsi come veicolo della colpa nel racconto eloista della creazione

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Le persone che non conoscono intelligenza e virtù, che badano sempre alla buona tavola e a simili cose, vengono trasportate verso l’infimo, e così errano tutta la vita; e mai, superando questo limite, hanno innalzato lo sguardo a ciò che è veramente alto né mai vi sono state trasportate, mai sono sazi, mai hanno assaporato un puro e solido piacere. Ma, come bestie, tengono sempre lo sguardo rivolto in basso, curve verso il suolo e le loro mense, e pascolano rimpinzandosi e montando; per la smodata cupidigia di questi piaceri si prendono a calci e cornate, e s’ammazzano a vicenda con corna e zoccoli ferrei. La causa è

l’insaziabilità. (Platone, La Repubblica, libro IX, 586)

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E’ paradossale che ciò sia avvenuto all’incontro di mondi culturali che hanno tutti, nella loro tradizione religiosa, l’atto del cibarsi come veicolo privilegiato di contatto e partecipazione col divino (sia il sacrificio ebraico, sia quello greco-

romano, sia il rito cristiano dell’eucaristia)..

L’ immedesimazione corporea col divino attraverso l’atto del mangiare, viene però circoscritta in un ambito rituale, e quindi all’interno della gestione sacerdotale del sacro.

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Il cibo e la colpa Appetito naturale

Ingordigia:intemperanza del bisogno di nutrimento

(peccato della quantità)

Appetito sensitivo

Gola:intemperanza dei sensi (peccato della qualità)

(Se l'ingordigia è l'eccesso quantitativo della fame e, quindi, l'insaziabilità dell'appetito naturale, la golosità ha a che fare, con l'affinamento qualitativo dei sensi, sottratti al controllo della ragione)

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la separazione definitiva tra sensi e ragione nell’età moderna

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La condanna del cibo e la gerarchia delle funzioni conoscitive

Dal sapere alla conoscenza

La bocca: organo deputato tanto al nutrimento

quanto al logos (R. Barthes)

Sensibilità Sapere e libertà di scelta (gestiti nel complesso rapporto tra bisogno - desiderio – piacere - scoperta)

Intelletto Conoscenza (gestita all’interno di paradigmi interpretativi in cui i sensi giocano un ruolo puramente propedeutico e strumentale)

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Do you smell a fault? (Shakespeare, Re lear, 1, 1)

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“Parla come…mangi”• Noi abbiamo “appetito” di

conoscenza, • “sete” di sapere • “fame” d'informazioni. • Noi “divoriamo” un libro, • “facciamo indigestione” di

dati, • abbiamo “la nausea” di

leggere o di scrivere,• non siamo mai "sazi" di

racconti, • "mastichiamo" un po' di

inglese, • "ruminiamo" qualche

progetto,• "digeriamo" a fatica alcuni

concetti,• mentre "assimiliamo" meglio

certe idee piuttosto che altre.

• ci "beviamo" una storia ,soprattutto se nel narrarcela sono state usate parole "dolci",

• invece di condirla con "amare" considerazioni,

• con battute "acide" o "disgustose",

• o, peggio, con allocuzioni "insipide" e "senza sale".

• le storielle più "appetitose" sono quelle infarcite di aneddoti "pepati", di descrizioni "piccanti" e, vuoi anche, di paragoni "gustosi".

• “gustiamo” i piaceri dell’amicizia

• Infine, moriamo “in odore” di santità

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Cibo e conoscenza

“Descrivi l’aroma del caffè. Perché non riesce? Mancano le parole? E per che cosa mancano?”

L. Wittgenstein, Ricerche filosofiche

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La gerarchia dei sensi La supremazia assoluta dei sensi distaliTommaso d’Aquino: “Il senso è potenza passiva fatta per essere modificata dal

sensibile esterno….Ma c’è una doppia modificazione: una naturale l’altra spirituale. La naturale è quella con cui la forma del modificante è ricevuta nel suo essere naturale, come il calore in un corpo riscaldato. La spirituale invece è quella in cui la forma del modificante è ricevuta dal modificato nel suo essere spirituale, come la forma del colore nella pupilla, che non diventa perciò colorata…………Ma la vista, poiché non comporta modifica naturale né dell’organo, né dell’oggetto, fra tutti i sensi è quello massimamente spirituale”

(Summa , pars I, quaestio XXVIII, articulus tertius)

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Il naso, la lingua e la memoria

“Quando niente sussiste di un passato antico, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, solo, più tenui ma più vividi, più persistenti e più fedeli, l’odore e il sapore per lungo tempo ancora perdurano….a ricordare, ad attendere a sperare…portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l’immenso edificio del ricordo”

Marcel Proust – Recherche, Du côté de chez Swann

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“L’epocadelle passioni tristi”

Desiderio della conoscenza vs Conoscenza del desiderio

Eteronomicità dell’universale antropologico

(sensi, piacere, bisogni, predisposizioni fisiche e psichiche)

Controllo prescrittivo gestione economica

Sublimazione affidata al mercato

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La governance del giro vita

La sequenza pubblicitaria, che alla suggestione dello snack ipercalorico fa seguire il richiamo all’obbligo della dieta (per motivi estetici e salutistici), esemplifica in modo insuperabile la discrasia tra desiderio e colpa, fusi e riconciliati solo della logica universale del mercato.

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vino, patate e mele rosse: la magia della cucina

“Nel giroscale aleggiava un odore di mele così forte come in una cantina dove non c’è altro che frutta. Il profumo svaniva nella stanza in cui si giocava a carte, ma sembrava tanto più intenso ogni volta che passavi davanti alla porta. Di tanto in tanto si inframmezzavano poi, appena percepibili, gli odori di spezie dei cibi che cuocevano a fuoco lento …Quando a un certo punto venne aperta una finestra si udì qualcuno dire: Si sente nell’aria la neve che lui diceva (Lui era l’annunciatore delle previsioni del tempo)…Non si beveva più: il padrone di casa scordava di mescere e gli ospiti scordavano di vuotare i bicchieri. I sigari si spensero e le pipe si smorzarono. In cambio si sparse un odore di cotogne. E, da fuori, soffi d’aria di neve”.

Peter Handke

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Approccio interdisciplinare

Più elevato è il numero delle relazioni colte dietro la necessità di soddisfare il “naturale” bisogno di nutrimento, maggiore è la possibilità di sottrarre il cibo e l’atto dell’alimentazione all’insignificanza, alla ripetitività e alle devianze nevrotiche e ossessive, per recuperare le dimensione complessa, sensitiva, relazionale, cognitiva ed etica del cibo.

Si tratta di costruire attorno al cibo e all’alimentazione un “sapere” multidisciplinare e trasversale, che può dare la misura del buono/cattivo cibo e suggerire eventuali modalità d’azione nel contesto in cui ci si trova a vivere.

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Prendere sul serio il cibo e l’alimentazione

Dimensione gnoseologica

• Dimensione estetica

• Dimensione sociale e affettiva

• Dimensione edonistica

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• Dimensione bio-medica

• Dimensione etica

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Dimensione etica

Etica individuale della Vita buona saper mangiare (sapere e saper scegliere,

conciliando necessità, desiderio, gusto, appagamento)

Etica sociale della condivisione e della solidarietà

sapere e saper scegliere, conciliando bisogni individuali e della realtà prossima con l’assunzione di responsabilità rispetto alla più ampia comunità umana e al suo futuro.

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“Nell’isola degli Utopii, larghissima (nel suo mezzo si stende ducentomila passi)…gli abitanti non cenano senza canti e abbondanza di frutti o confezioni: fanno profumi odoriferi, spargono unguenti e non risparmiano cosa alcuna che possa rallegrare il convito, non parendo loro che sia vietata alcuna voluttà , purchè non ne riesca qualche incommodo…abbracciano lietamente la bellezza, le forze e la destrezza, come doni giocondi e propri della natura. Gli altri sollazzi che per le orecchie, per gli occhi e per le nari passano all’anima, i quali sono propri dell’uomo (perché niuno animale considera la bellezza del mondo, né sente gli odori se non quando è utile per discernere il cibo, né si diletta della varietà dei suoni), questi, dico, volentieri accolgono”

Tommaso Moro