Terni Oggi 1:1995

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Il 6 luglio 1941, Culqualber era nella scomoda situazione difensiva nella quale l'aveva costretta la capitolazione di Debre Tabor. In un primo momento, la difesa fu affidata solo a forze recuperate qua e là (in tutto, meno di 1000 uomini). Il comandan- te Ugolini, responsabile della impossibile difesa su un fronte di ben 14 Km., ricevette un'offerta di rinforzi dal generale Nasi. La scelta era fra due battaglioni di truppe nazionali, oppure uno nazionale e uno coloniale o, infine, un solo battaglione di Carabinieri. Ugolini non ebbe dubbi, tra due batta- glioni e uno solo, ma di Carabinieri, scelse questi ultimi, coloro che non erano mai venuti meno alla consegna e che avrebbe- ro assolto il compito di resistenza ad ol- tranza. I Carabinieri del l° Gruppo Carabinieri Reali arrivarono il 6 agosto. Il loro morale non era certo altissimo. Avevano combattuto con valore a Belagir di Celgà, ma erano stati anche impiegati in lavori non degni dell'Arma, specialmente in lavori stradali. "settore loro affidato, denominato Costone dei Roccioni, fu fortificato dagli stessi militi che, seppure inadatti, per il carattere an- che formale del loro prestigio, ad impieghi di fatica, impugnarono gli attrezzi e fecero del Costone una fortezza. Quando le forze nemiche si furono avvicinate troppo alla zona si interruppe il flusso dei già miseri rifornimenti. Le vettovaglie si ridussero ad avanzi di granaglie per quadrupedi e al minutissimo cereale dell' angera. Il tutto veniva maci- nato con due pietre, al modo degli indigeni. Cuocendo l'impasto che se ne otteneva, i Carabinieri ottenevano la barguta. In Etio- pia, questa operazione era riservata alle donne; pertanto, fu grande l'impressione suscitata da ciò negli ascari (truppe indige- ne), i quali rimasero molto stupiti nel vede- re i magnifici Carabinieri, da loro conside- rati come una sorta di superguerrieri, ridot- ti al disbrigo di mansioni femminili. Quando capirono, quelli che non ave- vano la moglie al seguito, si misero anche loro a macinare la farina, per continuare a resistere con "i più coraggiosi soldati del mondo", come loro chiamavano i nostri. Ben presto, l'unica fonte di approvvigiona- mento divenne la razzia delle riserve nei campi inglesi, durante puntate offensive. Perle munizioni, lastoriaera diversa: c'era l'ordine di non sparare se non quando il colpo poteva, con buona sicurezza, anda- re a segno. Il 10 novembre, il colonnello A. G. Collins, comandante delle forze attaccan- ti, inviò al comandante della difesa italiana un'offerta di resa con tutti gli onori di guer- ra, che i nostri, naturalmente, non presero nemmeno in considerazione. La notte del12 cominciò una battaglia che gli inglesi consideravano di sfondamento, ma che si concluse la sera del 13 con una vittoria difensiva italiana. Dal 18, l'azione dell' aviazione nemica assunse proporzioni enormi, toccando il massimo nella giornata del 20. Alle tre del mattino del21 si scatenò l'offensiva finale degli inglesi. Il caposaldo ita- liano venne attacca- to contemporanea- mente da nord, da sud e da est, da circa 20.000 assalitori, mentre gli aerei mi- tragliavano e bom- bardavano. Raffaele Lauro, nel suo volume "Come abbiamo di- feso l'Impero", scri- ve: <daresistenza di Toselli aliAmbaAlagi non può reggere al paragone; la difesa di Galliano a Makallè impallidisce di fronte alla sovrumana gran- dezza militare dei soldati di Culqualber .. .i Carabinieri accerchiati da tutte le parti vendettero a caro prezzo la loro vita; non uno si sgomentò. Ognuno di essi cercò di uccidere il suo avversario ... la mischia determinò il corpo a corpo; le baionette dei Carabinieri si affondavano nell' addome dei britanni con la rabbia di chi non vuole arrendersi; i britanni e i sudanesi sparavano a brucia- pelo sulla faccia dei Carabinieri». La l° Compagnia Carabinieri non ce- dette un palmo del terreno affidatole, fino a quando il nemico non le piombò addosso alle spalle, avendo ormai sgominato tutte le altre forze difensive con truppe fresche appoggiate da carri armati. I combattimenti si conclusero con tre- mendi assalti dei nostri, con bombe a mano e all' arma bianca. I pochissimi superstiti hanno poi rac- contato che nessuno si arrese, neppure i feriti, neppure quando il comandante, già ferito gravemente, fu ucciso da una baio- netta. Alle tre del pomeriggio gli inglesi ave- vano espugnato la posizione dopo quattro mesi di assedio. Questo combattimento e questa scon- fitta rappresentarono, per gli italiani, l'epi- logo di una avventura bellica che, in patria e negli altri fronti, essi avevano seguito con trepidazione e sgomento (come si com- prende dalle cronache giornalistiche dell' epoca). ~~RASI&~ S.R.L COSTRUZIONI MECCANICHE 55.205 Amerina Km 9,800 - Amelia (TR) Uff. Tel. (0744) 981241 - Fax (0744) 983165

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I carabinieri di Culcalber

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I carabinieri di Culqualber21 Novembre 1941

di Danilo 5tentella

Il bollettino n° 539 delle FF. AA.diceva: "gli indomiti reparti diCulqualber, dopo aver continuato acombattere anche con la baionettae le bombe a mano sono stati infinesopraffatti dalla schiacciante supe-

riorità avversaria.Nell' epica difesa si è gloriosamente distin-to, simbolo dei reparti nazionali, il batta-glione Carabinieri, il quale, esaurite le mu-nizioni, ha rinnovato fino ali' ultimo i suoitravolgenti attacchi ali' arma bianca. Quasitutti i Carabinieri sono caduti".

Il 6 luglio 1941, Culqualber era nellascomoda situazione difensiva nella qualel'aveva costretta la capitolazione di DebreTabor. In un primo momento, la difesa fuaffidata solo a forze recuperate qua e là (intutto, meno di 1000 uomini). Il comandan-te Ugolini, responsabile della impossibiledifesa su un fronte di ben 14 Km., ricevetteun'offerta di rinforzi dal generale Nasi.

La scelta era fra due battaglioni ditruppe nazionali, oppure uno nazionale euno coloniale o, infine, un solo battaglionedi Carabinieri.

Ugolini non ebbe dubbi, tra due batta-glioni e uno solo, ma di Carabinieri, scelsequesti ultimi, coloro che non erano maivenuti meno alla consegna e che avrebbe-ro assolto il compito di resistenza ad ol-tranza.

I Carabinieri del l° Gruppo CarabinieriReali arrivarono il 6 agosto. Il loro moralenon era certo altissimo.

Avevano combattuto con valore aBelagir di Celgà, ma erano stati ancheimpiegati in lavori non degni dell'Arma,specialmente in lavori stradali. "settoreloro affidato, denominato Costone deiRoccioni, fu fortificato dagli stessi militiche, seppure inadatti, per il carattere an-che formale del loro prestigio, ad impieghidi fatica, impugnarono gli attrezzi e fecerodel Costone una fortezza.

Quando le forze nemiche si furonoavvicinate troppo alla zona si interruppe ilflusso dei già miseri rifornimenti.

Le vettovaglie si ridussero ad avanzi digranaglie per quadrupedi e al minutissimocereale dell' angera. Il tutto veniva maci-

nato con due pietre, al modo degli indigeni.Cuocendo l'impasto che se ne otteneva, iCarabinieri ottenevano la barguta. In Etio-pia, questa operazione era riservata alledonne; pertanto, fu grande l'impressionesuscitata da ciò negli ascari (truppe indige-ne), i quali rimasero molto stupiti nel vede-re i magnifici Carabinieri, da loro conside-rati come una sorta di superguerrieri, ridot-ti al disbrigo di mansioni femminili.

Quando capirono, quelli che non ave-vano la moglie al seguito, si misero ancheloro a macinare la farina, per continuare aresistere con "i più coraggiosi soldati delmondo", come loro chiamavano i nostri.Ben presto, l'unica fonte di approvvigiona-mento divenne la razzia delle riserve neicampi inglesi, durante puntate offensive.Perle munizioni, lastoriaera diversa: c'eral'ordine di non sparare se non quando ilcolpo poteva, con buona sicurezza, anda-re a segno.

Il 10 novembre, il colonnello A. G.Collins, comandante delle forze attaccan-ti, inviò al comandante della difesa italianaun'offerta di resa con tutti gli onori di guer-ra, che i nostri, naturalmente, non preseronemmeno in considerazione.

La notte del12 cominciò una battagliache gli inglesi consideravano disfondamento, ma che si concluse la seradel 13 con una vittoria difensiva italiana.Dal 18, l'azione dell' aviazione nemicaassunse proporzioni enormi, toccando ilmassimo nella giornata del 20. Alle tre delmattino del21 si scatenò l'offensiva finaledegli inglesi.

Il caposaldo ita-liano venne attacca-to contemporanea-mente da nord, dasud e da est, da circa20.000 assalitori,mentre gli aerei mi-tragliavano e bom-bardavano.

Raffaele Lauro,nel suo volume"Come abbiamo di-feso l'Impero", scri-ve: <da resistenza diToselli aliAmbaAlaginon può reggere al

paragone; la difesa di Galliano a Makallèimpallidisce di fronte alla sovrumana gran-dezza militare dei soldati di Culqualber ...iCarabinieri accerchiati da tutte le partivendettero a caro prezzo la loro vita; nonuno si sgomentò.

Ognuno di essi cercò di uccidere il suoavversario ... la mischia determinò il corpoa corpo; le baionette dei Carabinieri siaffondavano nell' addome dei britanni conla rabbia di chi non vuole arrendersi; ibritanni e i sudanesi sparavano a brucia-pelo sulla faccia dei Carabinieri».

La l° Compagnia Carabinieri non ce-dette un palmo del terreno affidatole, finoa quando il nemico non le piombò addossoalle spalle, avendo ormai sgominato tuttele altre forze difensive con truppe frescheappoggiate da carri armati.

I combattimenti si conclusero con tre-mendi assalti dei nostri, con bombe amano e all' arma bianca.

I pochissimi superstiti hanno poi rac-contato che nessuno si arrese, neppure iferiti, neppure quando il comandante, giàferito gravemente, fu ucciso da una baio-netta.

Alle tre del pomeriggio gli inglesi ave-vano espugnato la posizione dopo quattromesi di assedio.

Questo combattimento e questa scon-fitta rappresentarono, per gli italiani, l'epi-logo di una avventura bellica che, in patriae negli altri fronti, essi avevano seguito contrepidazione e sgomento (come si com-prende dalle cronache giornalistiche dell'epoca).

~~RASI&~ S.R.L

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