Stars 'N'Stripes N°18

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il periodico online per gli amanti della palla a spicchi d’oltre oceano OCCHI PUNTATI SU - Brandon Jennings LO STUDIO - E’ tutta questione di numeri ITALIANS DO IT BETTER AI RAGGI ‘X’ - Noah il nuovo Rodman? LA RUBRICA - Il Partitone W W e e c c a a n n f f l l y y Fonte foto: http://www.free-sport-wallpapers.com

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Il periodico on line per gli amanti del basket d'oltreoceano

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il periodico online per gli amanti della palla a spicchi d’oltre oceano

OCCHI PUNTATI SU - Brandon Jennings

LO STUDIO - E’ tutta questione di numeri

ITALIANS DO IT BETTER

AI RAGGI ‘X’ - Noah il nuovo Rodman?

LA RUBRICA - Il Partitone

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Chapter Two:Chapter Two:New York ed New York ed il Queensil Queens

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Da Compton a Milano,Da Compton a Milano,Alex Acker, Alex Acker,

la Vanoli Cremona e lala Vanoli Cremona e laTop Ten della LegaATop Ten della LegaA

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SSSSOOOOPPPPHHHHOOOOMMMMOOOORRRREEEELa rubrica irriverente di SNSLa rubrica irriverente di SNS

SuperMario ChalmersSuperMario Chalmers

LLLL’’’’AAAANNNNAAAALLLLIIIISSSSIIII E’ Rashard Lewis l’ago E’ Rashard Lewis l’ago della bilancia dei Magicdella bilancia dei Magic

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foto: http://blog

s.ajc.com

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Nel mondo del basket e in generale dello sport, pro-getto è una della parole più usate e inflazionate.Progetto a lungo termine, progetto a breve termine,molto spesso progetto triennale, quando si parla diuna squadra da ricostruire dalle fondamenta aggiun-gendo pezzi poco alla volta per arrivare a un risultatofinale vincente. Nella NBA ogni anno abbiamo a che

fare con squadre che sanno di andare incontro a sta-gioni di vacche magre, se non magrissime, tanto perrestare ai giorni nostri prendiamo come esempio iNew Jersey Nets, freschi della peggior partenza nellastoria della Lega, o i Knicks del nostro Gallinari. Lastruttura della Lega permette a queste franchigie disapere che, nonostante tutto, il domani, spesso il

FOCUS

CCCCoooorrrr rrrroooonnnnoooo ,,,,sssseeeeggggnnnnaaaannnnoooo eeee ddddiiii vvvveeeerrrr ttttoooonnnnoooo .... .... ....PPPPeeeerrrr qqqquuuuaaaannnnttttoooodddduuuurrrreeeerrrràààà????

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dopodomani, può essere lo stesso luminoso. Vuoi peril sistema di scelta dei rookies, vuoi per il salary cap,che quasi sempre in queste stagioni terrificanti vienesvuotato per poi essere competitivi sul mercato deifree agent, ma in ogni caso tutte le squadre dellaNational Basketball Association sanno che, compien-do i passi giusti, a nessuno è precluso il traguardo

più importante (non esattamente quello che accade acasa nostra …). Chi di sicuro si ritrova nel profiloche abbiamo inquadrato sono gli Atlanta Hawks. Peranni assieme ai Clippers una delle barzellette dellaLega, con il peso ancora maggiore sulla coscienza disfregiare un passato illustre, fatto di giocatori comeDominique Wilkins, Spudd Webb e Steve Smith ed

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Fonte foto: http://www.nba4all.com

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epiche lotte nei playoffs con i Boston Celtics neidorati anni ’80. Per anni, dicevamo, sono fioccatesconfitte su sconfitte, la credibilità della squadra edella dirigenza rasentava lo zero assoluto, anche per-ché c’era come la sensazione che non si fosse capacidi garantirsi un nuovo e migliore avvenire. Poi final-mente qualcosa è cambiato. Ma tutto lasciandotempo al tempo, permettendo ai propri frutti dimaturare senza fretta. Il primo mattoncino è l’arrivodi coach Mike Woodson, anno 2004/2005. Periodo incui si viaggia a meno di 20 vittorie a campionato. El’esordio dell’ex coach di Stanford non si discosta dimolto, se è vero che la squadra continua ad inanella-re insuccessi. Ma nel frattempo vengono gettate lostesso delle basi solide, scegliendo i giocatori validi(pure se al draft vengono ignorati Chris Paul e DeronWilliams, per prendere Marvin Williams…). Allegambe esplosive di Josh Smith vengono affiancati ilcervello di Mike Bibby, la leadership di un top playercome Joe Johnson e un centro giovane e di valorecome Al Horford. Cominciano ad arrivare i migliora-menti. Dapprima si avvicina il 50% di vittorie, poiarrivano i playoffs, con la bellissima serie di due anniorsono terminata a gara 7 contro i Celtics poi cam-pioni. Nel frattempo la credibilità aumenta, la soli-dità del gruppo pure. Ancora playoffs nella stagione2008/2009. Superato il primo turno contro i MiamiHeat arriva una brusca, ma non inattesa, eliminazio-ne da parte dei Cavs di LeBron James. E arriviamocosì ai giorni nostri. Dove abbiamo di fronte unsquadra che si è insediata stabilmente tra i primi ¾posti della Eastern Conference. 13 vittorie nelleprime 18 partite, con scalpi illustri come Blazers,Nuggets e Celtics, testimoniano a favore di un pro-

getto, per tornare ad utilizzare il termine con cui ave-vamo iniziato il nostro discorso, che ha avuto il meri-to di attendere con pazienza tutti i giocatori piùimportanti, di aspettare che ognuno arrivasse al pro-prio sviluppo senza imporre tabelle di marcia contempi strettissimi. Josh Smith ha potuto così arrivarea capire che il suo atletismo lo rende uno dei giocato-ri più imprevedibili e meno marcabili che attualmen-te possono calcare un parquet, portandolo finalmen-te a rinunciare al tiro da fuori, discontinuo e castran-te, visto che non gli faceva esprimere tutto il suopotenziale atletico. Joe Johnson è venuto fuori comeleader del gruppo anche nei momenti caldi, andare arivedersi la suddetta serie di playoff contro Boston.Capace di segnare, trascinare la squadra, ma anchedi farsi da parte per far spazio a un gruppo comun-que talentuoso. Mike Bibby è divenuto il metronomo, riciclandosi,nella parte finale della sua carriera, nel play d’ordineche fa muovere all’unisono tutti gli ingranaggi di unmeccanismo che gira con grande tempismo, lui puresenza dimenticare di prendersi responsabilità offen-sive quando necessario. Marvin Williams è l’uomo diraccordo del quintetto. Capito che non sarebbe maidiventato un uomo franchigia lo si è preso per quelche è e si è cercato di ottenere il massimo che sipoteva in questo contesto. Non gli si chiedono 30punti a partita. A dire la verità non gli si chiede nien-te di troppo specifico. Solo che in campo sia perico-loso in diverse fasi del gioco, completando il repartoesterni. La ciliegina sulla torta è stato poi il centro daFlorida Al Horford. Arrivato dal draft ha cominciatosubito a rendere più del previsto e ad oggi è uno degliuomini d’area NBA più influenti.

DATE DATE OPP OPP RESULT RESULT MINMIN FGFG 3P FT STL3P FT STL BLK TOBLK TO PFPF OFFOFF DEF TOT ASTDEF TOT AST PTSPTS

11/2111/21 @Nor@Nor L 96-88 L 96-88 4242 6-18 1-5 1-16-18 1-5 1-1 00 00 11 11 11 44 55 33 141411/2611/26 OrlOrl L 93-76 L 93-76 4242 9-21 3-7 1-29-21 3-7 1-2 33 00 22 11 33 44 77 22 222211/2711/27 @Phi@Phi W 100-86 W 100-86 3030 3-83-8 1-2 2-21-2 2-2 22 00 44 55 22 22 44 22 9911/2911/29 @Det@Det L 94-88 L 94-88 4343 5-19 0-5 0-05-19 0-5 0-0 00 00 22 44 00 22 22 33 101012/212/2 TorTor W 146-115 W 146-115 2626 5-11 0-2 2-25-11 0-2 2-2 11 00 11 11 00 66 66 1111 1212

I NUMERI DELLE ULTIME 5 PARTITEI NUMERI DELLE ULTIME 5 PARTITEMINMIN FGFG 3P3P FTFT ASS PTSASS PTS36.636.6 28-7728-77 5-215-21 6-76-7 4.24.2 13.413.4

LE STATISTICHE DI JOE JOHNSON

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Quest’anno, poi, gli Hawks stanno avendo anche unapanchina molto efficace. E questo in gran parte grazie aun mossa estiva che si sta rivelando incredibilmente

efficace, ossia l’acquisizione da Golden State di JamalCrawford, in cambio di Speedy Claxton e Acie Law(altro capitolo buio alla voce draft), in pratica nulla.

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L’ex Knicks e Bulls è al momento il secondo miglior rea-lizzatore della squadra e anche secondo nella Lega perpunti realizzati dalla panchina (16,9 di media in 30,2minuti). Il suo ruolo è in tutto e per tutto simile a quellodi Jason Terry a Dallas. Crawford si alza dalla panchinaper cambiare play e guardia e quando entra lo fa soprat-tutto per cambiare i ritmi e dare ulteriore spinta a unasquadra che già per vocazione è a trazione anteriore.Nelle prime 18 gare sono state 16 le doppie cifre per lui.«Sono molto contento della nostra panchina – diceWoodson – Posso fare entrare cinque diversi giocatori incerte situazioni e questo ci aiuta molto» cui fa eco JoshSmith, «avere una panchina così profonda è una dellaragioni delle nostre vittoria». Non terminano, infatti,con Crawford le rotazioni di qualità a disposizione delcoach dei Falchi. Zaza Pachulia porta il suo mestierenelle rotazioni dei lunghi, impedendo così un abbassa-

mento del livello una volta che Horford lascia il campo eanche grazie a questo spesso Atlanta domina le partitenel pitturato. Mo Evans è il cambio di guardia e ala,mentre Joe Smith e il rookie Jeff Teague, ancora indie-tro, completano il quadro. Come dicevamo al momento la squadra dà l’impressionedi avere compiuto il passo che l’ha portata nelle primeposizioni della propria Conference, ma obiettivamente,non è ancora a un livello che possa portarla ad avereambizioni maggiori di una buona partecipazioneplayoff. Proprio per questo motivo Joe Johnson ha dapoco rifiutato la proposta di rinnovo da 60 milioni didollari per 4 anni propostagli dalla dirigenza e così in

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SOUTHEAST DIVISION

ORLANDO 14 4 .778ATLANTA 12 5 .706 1½MIAMI 10 7 .588 3½CHARLOTTE 7 10 .412 6½WASHINGTON 6 10 .375 7

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estate infoltirà la compagnia di giocatori di lusso(LeBron, Dwyane Wade, Chris Bosh …) che esplorerà ilmercato in cerca di contratti da favola. «Penso solo albene della squadra, ma al momento mi sento un topplayer di questa Lega e voglio raggiungere determinatitraguardi personali. Quindi devo valutare se questi tra-guardi posso raggiungerli con questa squadra». Unanotizia che tiene in apprensione tutta la franchigia che,dovesse perdere Johnson, si troverebbe con un buco nonda poco, dovendo rimpiazzare il riferimento offensivoprincipale, e soprattutto un giocatore che funzionaassai bene nel meccanismo della squadra. Per ora, comunque, la questione sembra non aver distol-to le attenzioni dell’ex Suns che continua a produrre

basket di ottimo livello, viaggiando a 21 punti 5 rimbalzie 4 assists di media anche se con un 43% dal campomigliorabile. Come migliorabile sarebbe la difesa di unasquadra che, se vuole accontentare i desideri del propriogiocatore principale, deve cominciare a vincere qualchepartita non solo sull’entusiasmo di un attacco che gira amille (146 punti contro Toronto senza supplementari …)ma anche imponendo la propria difesa agli avversari. Da lì passano i successi della squadra quando si deci-derà la stagione. Ma al momento alla Philips Arena ilclima è comunque positivo. D’altronde quando in uncampionato metti assieme le vittorie che fino a pocoprima mettevi assieme in 3 stagioni viene un po’ difficilepensare di lamentarsi.

NO. NO. PLAYER PLAYER POS POS AGE AGE HT HT WT WT COLLEGE COLLEGE SALARYSALARY

10 10 Mike Bibby Mike Bibby PG PG 31 31 6-2 6-2 195 195 Arizona Arizona $6,217,617$6,217,61734 Jason Collins 34 Jason Collins C C 30 30 7-0 7-0 255 255 Stanford Stanford $825,497$825,49711 11 J.Crawford J.Crawford G G 29 29 6-5 6-5 200 200 Michigan Michigan $9,360,000$9,360,0003 3 Juan Dixon Juan Dixon SG SG 31 31 6-3 6-3 165 165 Maryland Maryland 01 01 M.Evans M.Evans SF SF 30 30 6-5 6-5 220 220 Texas Texas $2,500,000$2,500,00015 15 Al Horford Al Horford C C 23 23 6-10 6-10 245 245 Florida Florida $4,307,640$4,307,64050 50 O.Hunter O.Hunter SF SF 23 23 6-8 6-8 225 225 Ohio State Ohio State 02 02 Joe Johnson Joe Johnson SG SG 28 28 6-7 6-7 240 240 Arkansas Arkansas $14,976,754$14,976,75433 33 R.Morris R.Morris C C 23 23 6-11 6-11 275 275 Kentucky Kentucky $855,189$855,18927 27 Z.Pachulia Z.Pachulia C C 25 25 6-11 6-11 275 275 $4,750,000$4,750,00035 35 Garret Siler Garret Siler C C 22 22 6-11 6-11 305 305 Augusta State Augusta State 44 44 C.Sims C.Sims C C 25 25 6-11 6-11 245 245 Michigan Michigan 32 32 Joe Smith Joe Smith PF PF 34 34 6-10 6-10 225 225 Maryland Maryland $825,497$825,4975 5 Josh Smith Josh Smith PF PF 23 23 6-9 6-9 240 240 $10,800,000$10,800,0000 0 Jeff Teague Jeff Teague G G 21 21 6-2 6-2 180 180 Wake Forest Wake Forest $1,373,880$1,373,8806 6 Mario West Mario West SG SG 25 25 6-5 6-5 210 210 Georgia Tech Georgia Tech 29 29 Mike Wilks Mike Wilks PG PG 30 30 5-10 5-10 180 180 Rice Rice 24 24 M.Williams M.Williams SF SF 23 23 6-9 6-9 240 240 North Carolina $7,500,000North Carolina $7,500,000

LA SITUAZIONE SALRIALE DEL TEAM DELLA GEORGIA

Fonte foto: http://cdn0.sbnation.comFonte foto: http://phxsunsgameday.comFonte foto: http://news.xinhuanet.com

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L’NBA non è come il calcio nostrano. Vuoi perché qui inItalia a livello individuale esiste quasi esclusivamente laclassifica marcatori, vuoi perché oltreoceano si è troppoimpegnati ad analizzare quotidianamente le partite, ma diattenzione alle graduatorie dei singoli giocatori ne viene

riservata poca. Proviamo a rimediare, facendo una panora-mica globale sulle performance degli atleti NBA per le vocistatistiche più rilevanti.Iniziamo ovviamente dai migliori scorer, l’unica classifica,forse, che viene citata di tanto in tanto. A guidare è CarmeloAnthony con 31 punti netti a gara. L’ala dei Nuggets segnamediamente il 28.3% dei punti della sua squadra.

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Prevedibile, se si pensa che i Nuggets sono privi digrandissimi realizzatori, fatta eccezione forse perJR Smith, che ha però saltato alcune partite perproblemi fisici. Kevin Martin segue a breve distan-za (30.6), ma le sole 5 gare fin qui giocate non gliconsentono di entrare a pieno diritto in classifica.Seguono Bryant (29.5, ma con 22 tentativi di mediaa gara, dato più elevato in assoluto) e James (29.2),seri candidati alla vittoria finale, mentre il semprepiù sorprendente Kevin Durant (27.4) è ormaientrato stabilmente a far parte delle stelle di questalega, anche dopo il sesto posto dell’anno scorso inquesta speciale classifica. L’ala dei Thunder peccaancora dalla distanza (24% sui 4 tentativi di mediaa gara), per cui se dovesse affinare la mira da oltre l’arcopotrebbe puntare a diventare il top scorer della lega.Seguono Nowitzki (27.2) e Wade (27.1). La guardia diMiami, dopo aver dominato questa stessa classifica la sta-gione scorsa (30.2 in 79 partite) sta pagando anch’egli unascarsissima mira nel tiro da tre (26%). Il primo tra i rookieè ovviamente Brandon Jennigs, che con 21.8 punti a garastacca di 3 lunghezze il playmaker di Sacramento TyrekeEvans, che con 18.8 mantiene un onorevolissimo 27simoposto. Soltanto 45esimo Andrea Bargnani, che con 17.2 è ilmigliore degli italiani.Spostiamoci sotto canestro per analizzare la classifica deimigliori rimbalzisti. Manco a dirlo è ancora DwightHoward, con 12.4 palloni arpionati a gara, a guardare tuttidall’alto verso il basso – e non solo per una questione di sta-tura… A brevissima distanza seguono Bosh (12.2) e Noah(12.1). Quest’ultimo è forse la vera sorpresa nelle zone altedi questa graduatoria. Il modello ideale del rimbalzistainfatti deve essere dotato di una muscolatura scultorea per

farsi largo nel classico traffico sotto canestro. Noah invece,col suo fisico filiforme riesco comunque a farsi valere nonsolo a livello difensivo, ma anche sotto il tabellone avversa-rio, dove arpiona 4.2 palloni a gara (solo Haywood, con 4.3,fa meglio di lui). Quarta piazza per Gerald Wallace (11.8),che per buona parte di questo inizio di stagione ha detenutoil primato parziale. Sopra quota 10 rimbalzi a gara figuranoanche Pau Gasol, Boozer, Duncan, Haywood, Bynum,Camby, Marc Gasol e David Lee. Come avrete notato bendue dei primi dodici vestono la casacca dei Lakers, squadrache, guarda caso, è ampiamente la migliore a rimbalzo(46.25, seguono i Bucks a 44.56). Tra gli atleti citati, nota dimerito a Camby e Duncan, ovvero coloro che, tra quelli chearpionano oltre 10 carambole a gara, sono quelli che solca-no il parquet meno degli altri (31.7 minuti il primo, 31.9 ilsecondo).Se Phoenix vola c’è un motivo, ed ha nome e cognome:Steve Nash. Il canadese ha infatti ripreso a volteggiare nellearee avversarie e a smazzare assist a ripetizione come due otre anni fa, e i risultati – suoi e di squadra – sono evidenti: i

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Suns guidano la Western Conference con 14 W e 3 L, Nashguida la speciale classifica degli assist con 12.1 pallonismarcanti a gara. Il 48,9% degli assist dei Suns esce dallemani dello scaltro canadese. L’anno passato erano 9.7. Unbel passo avanti. Deron Williams segue con 9.7, una cifrache contribuisce a rendere Utah la miglior squadra per assi-st della lega (25.23). Terzo posto nella classifica individualeper Chris Paul (9.2), il vincitore della scorsa edizione (11.0 agara) è momentaneamente fermo ai box, ma questo calo èl’ennesimo fattore della piccola crisi degli Hornets, almenosotto la gestione Scott (Paul non ha ancora mai giocatosotto la guida del nuovo coach Bower). A pari merito aquota 9 l’ormai ritrovato Jason Kidd e Rajon Rondo, mentreal sesto posto figura nientemeno che LeBron James, che aocchio e croce abbiamo già incontrato ai vertici di un’altraclassifica. Più staccati Baron Davis (7.1) e RusselWastbrook (6.8).Veniamo ora ad’una classifica spesso trascurata, ma chepuò indicare a larghe linee la capacità e l’intensità difensivadi un giocatore, ovvero le palle rubate. Siamo in un territo-rio ovviamente prediletto dalle guardie, meglio se piccole erapide. Non stupisce dunque la presenza in vetta di MontaEllis, che con 2.56 ha garantito molti contropiedi ai suoiWarriors. Purtroppo per Golden State non si vive solo diquesto… Rajon Rondo però fa sentire il fiato sul collo allapiccola guardia dei Warriors inseguendolo a brevissimadistanza: 2.53. Con 2.31 rubate a partita un'altra vecchiaconoscenza occupa il terzo posto. Si tratta di Kobe Bryant,famoso oltre che per le innate doti offensive, per un caratte-

re ed una rabbia difensiva davvero con pochi eguali. Quartapiazza per Trevor Ariza, vecchio compagno di Bryant aiLakers con cui ha vinto l’anello nella stagione passata anchegrazie ad una serie di palloni rubati nella finale contro iMagic. Adesso Ariza veste la casacca dei Rockets, ma aquanto pare non ha perso il vizio di intercettare pallonialtrui (2.24 a gara). Quinto posto a pari merito con 2.06 perDwane Wade (anch’egli già citato), Corey Brewer diMinnesota e Andre Iguodala di Philadelphia.Chiudiamo con un’altra categoria statistica, anch’essa attri-buibile all’aspetto difensivo del gioco ma sicuramente la piùspettacolare fra tutte, quella delle stoppate. Quando si parladi stoppate non si può non pensare a Josh Smith, eroeincontrastato di questa voce statistica. 2.71 i suoi “blocks” agara, un’enormità se pensiamo che il secondo nella lista,Brook Lopez, segue “solo” a 2.35. Lopez è senz’altro la notapiù lieta dei derelitti Nets. Oltre a segnare, catturare rimbal-zi e portare avanti la carretta, il bianco centro di new Jerseysi preoccupa, con egregi risultati, anche di calare il passag-gio a livello nei pressi del proprio canestro. Purtroppo per ilpovero coach Franck, non è bastato… Piazza d’onore perGreg Oden (2.31), mentre il quarto posto è occupato daMarcus Camby, certamente uno dei protagonisti della lentama inesorabile rimonta dei Clippers. Quinto posto ad ex-aequo per Tim Duncan ed Erik Dampier, entrambi con 2stoppate a partita. Più indietro, invece, Dwight Howard(11esimo con 1.89). Dopo aver trionfato nella classifica dispecialità dell’anno passato con ben 2.92 di media, quest’an-no per lui c’è un deciso passo indietro.

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“I used to stare, five stories down, basketball courts,shot up playgrounds and I witnessed the murders andpolice shake-downs”. Restavo lì a fissare, cinque pianisotto, i campi da basket, a caccia dei playground – esono stato testimone di omicidi, e dei blitz della poli-zia”. Nulla e nessuno potrebbe rappresentare il Queensmeglio del suo più grande paroliere: Nasir Jones, pertutti semplicemente Nas. Iniziamo da queste poetichestrofe tratte da “Project’ Window” (dall’albumNastradamus, 1999), il nostro viaggio nel Queens. Il Queens è il più grande in superficie e il secondo piùgrande per popolazione dei distretti (borough, in ingle-se) che formano New York. Nei Queens si trovano duedei tre maggiori aeroporti di New York, cioè il John F.Kennedy e il LaGuardia; è lì la sede della squadra dibaseball New York Mets, del torneo di tennis US Opendi Flushing Meadows Park e Silvercup Studios. Descritocosì sembrerebbe un ridente quartiere perifico dellaGrande Mela. Le cose sono un po’ divere, come vedre-mo. Gli immigrati ammontano al 47,6% dei residentinei queens rendendolo il distretto più diversificato dellacittà. Se ogni distretto fosse una città a sé, i Queenssarebbero la quarta città più grande degli Stati Uniti. Ildistretto è spesso considerato uno dei più periferici tra iquartieri di New York. E’ localizzato sull'isola di LongIsland. Confina con Brooklyn e Nassau. Nel quartiere èpresente anche la St. John's University che gioca le par-tite interne di pallacanestro alla Lou Carnesecca Arenanel campus e le più importanti al Madison SquareGarden. Dicevamo essere terra d’immigrati. Dal censi-mento del 2005 risulta che la popolazione è così suddivi-sa: 44% bianchi, 20% neri, 17,5% asiatici, 0,5% nativiamericani, 11,7% altre razze. Gli ispanici (di ogni razza)rappresentano il 25% circa.Per quanto riguarda le principali discendenze europeedegli abitanti troviamo nell'ordine: italiani (8,4%), irlan-desi (5,5%), tedeschi (3,5%), polacchi (2,7%), russi(2,3%) e greci (2%).Se il Bronx rappresenta la parte più “nera” di New York,il Queens è il quartiere più “cosmopolita”. Ma in sostan-za non sono molto diversi. Povertà, violenza, crimina-lità, prostituzione, droga. Cinque parole che accomuna-no la vita delle persone che vivono “in the hood”. Chiviene dai più bassi strati della popolazione (per lo piùneri e ispanici), a parte qualche rara eccezione, sa dinon avere altra scelta, “o fotti o vieni fottuto” (per lacitazione si ringrazia sentitamente Tony Soprano).Ilpaesaggio, quello vero, è costellato da arcipelagi diProjects. Quei dannati casermoni giganteschi, ricettacolidi criminalità, agglomerati urbani e umani, dove a cen-tinaia si lotta uno contro l’altro per riuscire a sopravvi-vere in qualche modo (lecito e non) al quel dannato

DIDI

VVINCENZOINCENZO DDII GGUIDAUIDA

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LA CULLA DEL BASKET

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asfalto, che ti toglie il respiro giorno dopo giorno. Dapiccolo Nas, dalla sua finestra del Projetcs, osservava larealtà quotidiana del Queens. Scene di violenza, di quo-tidiano degrado, ma anche di speranza. Una speranzache Nas cercava nel playgrounds…” I used to stare, fivestories down, basketball courts, shot up playgrounds”(Restavo lì a fissare, cinque piani sotto, i campi dabasket, a caccia dei playground ). Mi piace immaginareche quel palyground che cercava fosse il Lost BattalionRecreation Center, dove osavano sfidare il mondoKenny Smith e Kenny Anderson, dove mosse i primipassi (prima di diventare leggenda al Rucker), RaferAlston. “...One, two, skip to my lou…” gridavano gli speaker deitornei del Rucker Park vedendolo saltare (skip) senzaalcuna difficoltà ogni avversario: da allora Rafer Alstonè diventato per tutti Skip To My Lou o semplicementeSkip. Se il Rucker è il luogo dove si è strutturata la leg-genda di Skip, il Lost Battalion Center è il posto dove haavuto origine il mito. Al numero 93 di QueensBoulevard, evoluiva Rafer, che nasce il 24 luglio 1976, aJamaica, sobborgo del Queens. A 15 anni inizia adincantare il blacktop, con giocate da funambolo, unautentico streetballers, uno che gioca a tempo di hiphop. Finta a destra, poi a sinistra, crossover tra legambe (sue), tra quelle del difensore, saltato (skip) comeun birillo, e canestro. Due punti, e il pubblico delBattalion s’infiamma. A bordo campo ci sono P. Diddy,Jay Z e Nas che fanno a gara per averlo nelle squadreestive per il torneo al Rucker. Lui, il più grande stretbal-ler contemporaneo (il suo ideale quintetto di streetbal-lers è composto da lui stesso, Earl "The Goat"Manigault, Joe Hannon, Richard "Pee Wee" Kirkland eTroy "The Escalade" Jackson), oggi all’alba dei 33 anni, ètornato nella sua New York, ma sponda Nets.Derelittissimi, entrati nella parte sbagliata della storiaper aver collezionato in apertura di stagione 17 sconfitteconsecutive. Di soddisfazioni però se ne è tolte. L’annoscorso in maglia Magic ha disputato le finals, ha avutograndi stagioni a Miami, Toronto (14.6 e 6.4 assist, dovesi sono visti sprazzi dello Skip del Rucker) e Houston,dopo esser passato dalla Cba (Idaho). Carriera collegialedi rilievo a Fresno State, dopo aver illuminato al liceoalla Cardozo High School, ma la fame di ballers è spessouna maledizione che ti costringe alla Cba e a costeggiarel’Nba a Milwaukee, prima della definitiva consacrazio-ne. Se il riconoscimento ufficiale è tardato ad arrivare,non è stato così per quello da strada, giunto anni primae immortalato nell’ And 1 Mix Tapes. Un quartiere, un playground, un playmaker. Point guardnella versione del Queens però. Prima di Skip, ci sonoMark Jackson, Kenny Smith e Kenny Anderson. Il

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LA CULLA DEL BASKET

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primo (1 aprile, 1965), uno scienziato del gioco, svezza-to dall’immortale Lou Carnesecca al St. John’sUniversity. Un RedStorm nell’anima e nella vita.Passatore eccezionale, cervello sopraffino, talento nonabbastanza riconosciuto dai Knicks che lo scelsero aldraft del 1987 (resta a New York sino al 1992), ma chetrova la sua consacrazione ad Indiana, dove nel 2000gioco sotto la guida di coach Larry Bird la finale Nbacontro la prima versione jacksoniana dei Lakers di Shaqe Kobe, che si assicurano l’anello vincendo 4-2. Oggi èuno degli analyst migliori della Lega. Ops dimenticavo,è al terzo posto assoluto nella classifica degli assist(10.334), appena superato da quel mattacchione diJason Kidd. Vale a dire che sinora era secondo, dietrol’inarrivabile John Stockton e davanti a Magic Johnson.Scusate se è poco. Viene dal Queens anche KKeennnnyy SSmmiitthh (8 marzo, 1965).Point guard meno newyokese di quanto si possa crede-re, ma grandissimo giocatore. Oggi è commentatore dilivello per la TNT, e tutti lo ricordiamo come l’uomo chedi fatto consegnò il secondo titolo agli Houston Rocktesnel 1995, quando nella serie contro Orlando, mandò abersaglio in gara-1, la tripla del supplementare, dopoche Nick Anderson ebbe l’abilità di sbagliare quattroliberi di fila. Un pezzo di storia Nba. Senza dimenticareche l’anno prima (1994) si tolse lo sfizio di mettersi aldito il primo anello con i Rockets, battendo in settegare, indovinate chì? Ma i New York Knicks ovviamen-te. Sliding doors..Restiamo in cabina di regia con KKeennnnyy AAnnddeerrssoonn..Questa strepitosa point-guard (classe ‘70, newyorkese,1.85 di altezza), proveniente dall’Archibishop MolloyHigh School e dall’università di Georgia Tech, primascelta di New Jersey nel ‘91 con il n.2. Un predestinato,un altro con la musica hip hop nel sangue, che dallevene gli sgorgava fuori tramutandosi in visione sul par-quet, prima con i Nets che lo scelsero nel ‘91 e con iquali gioco la sua migliore stagione nel ‘93 a 18.8 puntie 9.6 assist a partita. Per anni è stato l’epitome del playnewyorkese, idolo di Marbury e Tinsley. Quando nel ‘98arriva a Boston, lui con quel numero 7 sulle spalle, sipresenta come il successore di Tiny Archibald. La storiala conosciamo già. Talento immenso, carattere difficilee attitudine scarsa. Ma al Queens è lui che comanda,ancora oggi. Il cerchio va chiuso. Altri playmaker sono usciti dalQueens. Menzione d’onore per EErriicckk BBeerrkklleeyy (21 feb-braio 1978).Veloce, versatile, realizzatore. Proviene dalSt John's College dove ha disputato due campionatiNcaa. Nel 2000 viene scelto al primo turno con il nume-ro 28 dai Portland Trail Blazers, in Nba gioca otto parti-te con una media di 2.4 punti. Resta nella Lega anchel'anno successivo, con i Portland Trail Blazers, e disputa19 gare con una media di 3,1 punti e 1 8 assist. Nel2002/2003 inizia con i San Antonio Spurs, passa poi aiChicago Bulls prima di trasferirsi in Grecia al Peristeri.Poi leghe minori e bassa Europa. Aveva tutto per sfon-dare al massimo livello. Ma la scelta di passare pro nel

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2000 non fu felice, e l’aver sbagliato un tiro decisivo(non passando il pallone a Ron Artest) nella partita perandare alle final four Ncaa del 1999 (persa controUCONN), non contribuì a far innamorare di lui gli scoutNba. SSUUNNDDIIAATTAA GGAAIINNEESS.. Nato a Jamaica, Queens, New York, il18 aprile del 1986, fu vittima all’età di quattro anni di unincredibile incidente. Lasciato momentaneamente solodal fratello maggiore davanti ad un ingresso su una stra-da del Queens, a New York City, si imbattè in un poli-ziotto fuori servizio che si avvicinò all’uscita con unavaligetta contenente una pistola carica, non si sa se talevaligetta gli cadde o venne lasciata cadere, ma ciò che ècerto è che cadendo fece esplodere un colpo che colpìGaines nel collo, per fortuna solo di lato. Oggi il giocato-re newyorkese, chiamato Sundiata in onore del mitolo-gico guerriero dell’impero Mali, porta i segni (una cica-trice sul collo ed una minuscola sul cranio) di quel gior-no, quando la morte lo sfiorò solamente, lasciandolo invita. Quattro anni nell’Università della Georgia (GeorgiaTech - Yellow Jackets) dove nella sua ultima stagione siè particolarmente messo in luce scrivendo 14.8 punti, 6rimbalzi, 4.2 assist e 1.8 recuperi di media in 33 minutidi utilizzo, ricevendo, inoltre, il riconoscimento dimiglior giocatore del torneo. Alto 1.88 cm per 95 chili,possiede enormi doti atletiche, qualità che ne fanno unottimo saltatore e lo mettono in condizione di esseremolto utile al rimbalzo (3.5 di media nella stagione in

corso). Già prima del college “Iata” Gaines vive unamemorabile carriera alla Archbishop Molloy HighSchool di New York, parecchio rinomata cestisticamen-te, dove, sotto l’attento sguardo di Jack Curran (uno deipiù importanti allenatori di Liceo degli Stati Uniti),chiude l’ultimo anno con 28,2 punti di media trascinan-do la sua squadra al titolo della Catholic High SchoolAthletic Association e ricevendo il riconoscimento diMVP della stagione. La chiamata al draft non arriva,purtroppo. Combo guard con grande atletismo, ma trat-tamento di palla non da point-gurd. Non è una super-star, non è uno specialista, due tendenze sconsigliati inuna lega fatta di supestar e specialisti. Arriva a Cantùnel 2008 scovato da Bruno Arrigoni. In 30 partite nemette 13.4 di media, con 3.4 rimbalzi e 2.3 assist. Daquest’anno è in forza agli Idaho Stampede dove nelledue gare giocate sta viaggiando a 26 di media. Il sognochiamato Nba non lo ha ancora abbandonato.Incredibile, basket, pistole, proiettili e polizia. Sembrache “Projetc Window”, Nas l’abbia scritta per Sundiata.Per uno sopravissuto a un proiettile al collo, il purgato-rio della D-League deve essere nulla a confronto. Eppureper chi che c’è la fa, ce ne son altri cinquanta che falli-scono, persi in una delle tante storie visibili da unaProject Window.Ma non finisce qui. Nel prossimo appuntamento andia-mo a trovare il lato oscuro del Queens. Andiamo a casadi Ron Artest e Lamar Odom. Stay Tuned.

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OCCHI PUNTATI SU...

americana. Nella quale incide il suo nome per essere ilprimo atleta a passare dal diploma al professionismo,quello europeo però. Niente università (dove tra lenumerose offerte ricevute aveva scelto Arizona) eapprodo a Roma, con orde di giornalisti Usa al seguitoper raccontare la rivoluzionaria via aperta da BJ(seguita quest’anno da Jeremy Tyler - pivot diciasset-tenne pronosticato tra i volti noti del draft 2011 - chedopo il terzo anno di liceo ha lasciato la San DiegoHigh School per sbarcare in Israele al Maccabi Haifa).Grande clamore, grandi aspettative, grandi messaggidialettici ma zero risultati e profonde delusioni, culmi-nate con il finto infortunio alla vigilia dei playoff die-tro cui la Lottomatica celava l’esclusione di Jenningsdai dodici. Un’amarezza di cui l’appena ventenne regi-sta ha fatto tesoro, trasformando la rabbia accumulatain energia positiva nel corso dei provini per il draft.Altro periodo complicato per Brandon, che dopo gliattacchi a Ricky Rubio (“Lo spagnolo è sopravvaluta-to”, “io sono migliore di lui”) e la mancata presenza alMadison Square Garden durante la lotteria (è arrivato

di corsa dopo aver seguito in albergo la sua chiamata), si è ritro-vato sballottato nel Wisconsin, voluto a tutti i costi dal generalmanager dei Bucks Larry Harris. Che ha scommesso forte su ungiocatore che negli ultimi dodici mesi aveva visto crollare leazioni che gli pronosticavano una delle prime cinque chiamate. Ripartito subito con quel pizzico di pepe di cui non riesce a fareproprio a meno (stavolta con commenti poco edificanti verso ladirigenza dei Knicks, rei di avergli preferito al numero otto taleJordan Hill, oggetto ancora non identificato e altra cantonatafragorosa di Donnie Walsh, che mettendo BJ al posto dell’in-guardabile Duhon non avrebbe fatto poi così male, ma questa èun’altra storia…) la parabola di Brandon Jennings cambia radi-calmente regalandoci uno dei giocatori più elettrizzanti dell’inte-ra Lega. Con coach Scott Skiles che gli ha immediatamente con-segnato le chiavi di una squadra tra le più povere di talento del-l’intera lega, Brandon ha spinto subito sul pedale dimostrandodi avere i numeri da stella assoluta. Al centro del fuoco senza

Morte e resurrezione, con benedizione, nel giro di pochi mesi.La parabola finora breve ma decisamente intensa e ricca di capi-toli di Brandon Jennings continua a riservare colpi di scena, sor-prendenti per chi li assorbe, naturali per chi è abituato a staresotto i riflettori fin dall’infanzia. Già perché l’attuale play deiBucks non è mai stato uno “normale”, a partire dai tempi dellaDominguez High School, a Compton in California, dietro casa,da dove è cominciata una delle storie più singolari che il basketa stelle e strisce abbia mai confezionato. Star assoluta e senza avversari al liceo, il piccolo Brandon, cre-sciuto in fretta e con idee ben delineate in testa (del resto ilsoprannome “Young Money” spiega parte del suo carattere, giàformato nella pubertà), decide di compiere il grande passo, quel-lo che lo farà entrare di diritto nella storia della palla a spicchi

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Fonte foto: http://i2.cdn.turner.com

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paura contro avversari più grossi, più potenti (185 centimetri per79 kilogrammi le misure di BJ), Jennings sa far fruttare la velo-cità e una rapidità d’esecuzione che gli permettono di sorprende-re le difese avversarie. Che adesso iniziano a temerlo e raddop-piarlo. Specie dopo la serata che lo ha consegnato definitiva-mente alla storia del gioco, quella in cui ha recapitato nel cane-stro dei disastrati Golden State Warriors la bellezza di 55 punti:la partenza silenziosa non lasciava intuire l’imminente “BJshow”, aperto nel terzo quarto da una mitragliata clamorosa(12/13 nel parziale) e concluso dopo dodici minuti con 29 puntipersonali contro i 25 di tutta Golden State nel tripudio generaledel Bradley Center. Una prestazione indimenticabile, che oltre aessere la miglior prova offensiva stagionale è la terza assolutanella storia dei rookie, dietro solo a quella di Earl Monroe, chene mise 56 con i Baltimora Bullets contro i Lakers nel ko 119-116 datato 1968, e all’inarrivabile Wilt Chamberlain, che con iPhiladelphia Warriors segnò due volte 58 punti nel 1960. Ma i 55punti valgono anche il primo posto all-time come rookie deiBucks (ha spodestato nientemeno che Kareem Abdul Jabbar,autore di 51 punti contro i Seattle SuperSonics nel 1970) e ilsecondo, dietro al solo Michael Redd come marcatore in unasingola partita per Milwaukee (57 per il tiratore contro Utah nel2006). Queste sono le mere statistiche, che seppur sbalorditivespiegano tanto ma non dicono tutto. E non solo perché i 55 sonoarrivati contro la peggior difesa della NBA, in quanto Jenningsha dimostrato in più occasioni il suo feeling con la retina, anchedinanzi a squadra da titolo e interpreti sopraffini dell’arte delplaymaking come sono i Denver Nuggets e Chauncey Billups,abbattuti dai 32 punti dell’ex romano. Come detto sopra le cifrenon sono esaustive per descrivere il valore del nativo diCompton (come Baron Davis, Tayshaun Prince, Tyson Chandler,ma anche le sorelle Williams e molti altri celebri sportivi), chegrazie ai 24 punti abbondanti e ai poco meno di sei assist perpartita viaggia spedito verso il titolo di “Rookie of the year”, con-siderato i distacchi dal pur ottimo Tyreke Evans dei Sacramento

Kings e la forzata assenza della prima scelta Blake Griffin. Pertanti addetti ai lavori il segreto dell’esplosione di BJ sta nell’essercapitato al momento giusto nel posto giusto, ovvero in una fran-chigia priva di stelle (Redd è attualmente ai box) con parecchiminuti a disposizione, dove gli sono stati concesse leadership etante responsabilità (ricordando a tal proposito che i Bucks inestate hanno lasciato anche Ramon Session, il miglior giocatoredella scorsa stagione subendo una marea di critiche). Un puntodi vista ineccepibile, ma che conseguentemente testimonia imeriti di Jennings, abile a sfruttare al meglio la chance fornitada Skiles. A far la differenza, invece, è la personalità con la qualeil giovane play affronta la sfida e le varie situazioni che si creanosera dopo sera. Ottime letture, carattere nel guidare compagnipiù esperti e soprattutto una sicurezza sconosciuta per un rookieche passa dal college alla NBA. Merito dell’annata europea - chetra campionato italiano e, soprattutto, Eurolega - gli ha permes-so di confrontarsi con giocatori più grossi, smaliziati, duri e giàpronti di quelli che avrebbe trovato affrontando i coetanei uni-versitari. Basta osservare un paio di attacchi, specie sul pick’n’-roll con Ilyasova o Kurt Thomas, per vedere la sicurezza con laquale si arresta oltre l’arco per sparare da tre (tira col 50%, datostupefacente se rapportato a quanto visto a Roma, dove nonfaceva canestro praticamente mai, ma le colpe non sono unica-mente sue) o per penetrare e metterne due oppure smazzareassist per conclusioni ad altissima percentuale dei compagni.Ciò non significa ovviamente che siamo davanti ad un altroDeron Williams o Chris Paul tanto per rimanere nel ruolo, per-ché sono diversi gli aspetti del gioco che Jennings deve sviluppa-re e migliorare. Come quando tiene troppo il pallone facendoristagnare l’attacco evitando così di far lavorare la difesa avver-saria, oppure come quando sull’altro lato del campo si fida oltre-modo delle sue abilità nel rubare palloni, che spesso apre la dife-sa dei Bucks a facili penetrazioni centrali sui quali i lunghi devo-no obbligatoriamente aiutare lasciando all’attaccante diverseopzioni per concludere. Limiti sui quali Brandon Jennings develavorare se vuole diventare un giocatore più forte e completo.Ma se dopo 16 partite ha già abbattuto record leggendari e rega-lato un bilancio momentaneamente vincente a una squadradestinata all’oblio, l’inizio è più che mai incoraggiante.

Fonte foto: http://www.brandonjennings.net

Fonte foto: http://media.masslive.com

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variante e la pos-sibilità che lasfera gli possauscire dalle maniprima, durante oanche dopo l’arri-vo al canestro efinire in quella dicompagni chedopo qualchesecondo si ritrova-no con il dito alza-to in aria in segnodi ringraziamentomentre tornanoverso la propriametà campo.Centrale il pickand roll preferitodall’ex Marquette anche se poi non fa tanto differenza se il blocco provienesul alto desto o sinistro visto che allo stato attuale il suo jumper dalla mediadistanza potrebbe già essere considerato come il più mortifero di tutta laLega. Poco importa se arriva dall’uno o dall’altra parte del campo, dalmomento che l’uso della mano destra o sinistra per partire come un razzoverso l’anello con un primo passo bruciante, che devi rispettare specie se ipiedi del numero 3 degli Heat sono dentro la liena dei tre punti. Già perché

al momento l’unico vero punto debole del gioco offensivo di Wade sembra essere un raggio di tiro dalla

distanza non propriamente affidabilissimo o permeglio dire non da tutti i lati del campo.Assolutamente non amato, per esempio, negliangoli dove tira male e meno volentieri (0/3 sul

lato destro e 0/2 da quello sinistro fino a questomomento ndr) anche perché da quelle parti, ovveronei pressi della linea di fondo, è sempre prevedibi-le4 la partenza dell’espresso del talento di Miamiper arrivare come un fulmine o precismanete come‘Flash’ verso il canestro con conclusioni ad altatasso di difficoltà (ma di queste ne parleremo trapoco!). Quelle preferite sembrano essere, in questastagione ed in generale fino a questo punto dellacarriera i due lati del campo raffigurabili con il ter-mine di spot di ala. Insomma nei mezzi angolidestri e sinistri dove vederlo tirare corrisponde ilpiù delle volte a tre punti automatici. Il lato sinistrodel campo è, poi, quello tra i due preferito da Wadevisto che sono state 30 le conclusioni tentate, al

momento di scrivere, con 11 realizzazioni provenienti da varie situazioni quali per esempio, scarichi, qualiper esempio tiri in transizione o solamente piccolo passo sul pick and roll verso sinistra e tiro da tre punto.Molti di meno quelli verso destra, anche perché anche in questo caso la proprietà di palleggio sulla manopreferita spesso porta ad una partenza che può concludersi in due differenti modi: arresto e tiro dalla mediao altra locomotiva che arriva dritta dritta fino al capolino (3/10 la statistica dalla lunga distanza in questionendr). Insomma l’ideale per il difensore o meglio per difensori impegnati sul gioco a due è tenerlo con i piedifronte a canestro e affidarsi ad un tiro centrale ancora più altalenante che altro per usare un eufemismo (2/9e 22%). Più facile a dirsi che a farsi, visto che l’inventiva, il genio e le proprietà balistiche del soggetto in que-

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HOT SPOT

Uno dei giocatori più dominanti di questa Lega.Uno dei giocatori dei primi 5 giocatori a cui affi-dare un singolo possesso o quanto meno affidarequello decisivo per le sorti del match. Uno dei gio-catori che a partire dalla prossima estate sarannosulla cresta dell’onda per quella ondata di freeagent di un certo livello che sta letteralmente spo-polando in alcune parti degli States nonostantemanchi ancora tantissimo. Uno degli ultimi gioca-tori ad essere paragonati addirittura a MichaelJordan e qui la questione merita una piccolaparentesi prima di passare all’analisi di quella cheè generalmente la ‘shooting chart’ del prodotto diMarquette University. Un paragone che altre volteha fallito ogni qual volta si cercava di mettere sul-l’altra parte della bilancia qualsiasi altro tipo digiocatore. Un paragone che a livello totale nonpotrà mai avere un raffronto preciso e definitivo,ma nel singolo possesso si. In singola giocata, insingola situazione di gara, in singola situazione suentrambi i lati nessuno giocatori attualmente incircolazione e tra i primi della Lega, ricordameglio di ‘Flash’ il numero 23 dei Chicago Bulls. Iltutto per una determinazione ed una cattiveriacestistica che a quanto pare è stata considerataaddirittura superiore a quella che generalmenteha sempre caratterizzato il più cattivo dal puntodi vista cestistico degli ultimi anni ovvero KobeBryant. Un bel modo di presentarsi ad una dellemigliori stagioni degli ultimi anni, per inizio etipo di gioco espresso da parte degli Heat (piccolaprovocazione sarà poi tutto merito di Spoelstra?ndr) per colui che nel 2006 fu considerato comeun partner migliore da parte di Shaquille O’Nealdopo la vittoria del titolo contro i DallasMavericks, con chiaro riferimento e frecciatina a lsuo ex partner dall’altra parte dell’oceano. Belmodo di presentarsi ogni volta che scende incampo, anche se poi alla fine non che ne avessebisogno per dimostrare che il suo numero ‘3’ èquello che necessariamentedevi inserire tra i migliori diquesta Lega e quello con ilquale devi fare i conti quan-do scendi in campo controgli attuali Heat o magaricontro qualsiasi altra squa-dra a aprtire dal 2010 sem-pre che Wade decida diLasciare Miami e la Florida.Uno dei primi di questocampionato anche pervarietà delle soluzioni con lequali può punirti o lasciartia bocca aperta (alcune dellequali ricordano, un tantinoin più rispetto agli altri, permovenze proprio MJ ndr).Una vasta gamma di solu-zioni che però possonoanche avere nella stessa par-tita un unico comune deno-minatore: il pick and roll. E’questo il punto di partenzaprincipalmente amato da D-Wade per dare sfogo ed ini-zio ad ogni suo tipo di offensiva verso il canestro enon. Già perché poi su quel gioco c’è anche la

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DIDI

DDOMENICOOMENICO PPEZZELLAEZZELLA

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variante e la pos-sibilità che lasfera gli possauscire dalle maniprima, durante oanche dopo l’arri-vo al canestro efinire in quella dicompagni chedopo qualchesecondo si ritrova-no con il dito alza-to in aria in segnodi ringraziamentomentre tornanoverso la propriametà campo.Centrale il pickand roll preferitodall’ex Marquette anche se poi non fa tanto differenza se il blocco provienesul alto desto o sinistro visto che allo stato attuale il suo jumper dalla mediadistanza potrebbe già essere considerato come il più mortifero di tutta laLega. Poco importa se arriva dall’uno o dall’altra parte del campo, dalmomento che l’uso della mano destra o sinistra per partire come un razzoverso l’anello con un primo passo bruciante, che devi rispettare specie se ipiedi del numero 3 degli Heat sono dentro la liena dei tre punti. Già perché

al momento l’unico vero punto debole del gioco offensivo di Wade sembra essere un raggio di tiro dalla

distanza non propriamente affidabilissimo o permeglio dire non da tutti i lati del campo.Assolutamente non amato, per esempio, negliangoli dove tira male e meno volentieri (0/3 sul

lato destro e 0/2 da quello sinistro fino a questomomento ndr) anche perché da quelle parti, ovveronei pressi della linea di fondo, è sempre prevedibi-le4 la partenza dell’espresso del talento di Miamiper arrivare come un fulmine o precismanete come‘Flash’ verso il canestro con conclusioni ad altatasso di difficoltà (ma di queste ne parleremo trapoco!). Quelle preferite sembrano essere, in questastagione ed in generale fino a questo punto dellacarriera i due lati del campo raffigurabili con il ter-mine di spot di ala. Insomma nei mezzi angolidestri e sinistri dove vederlo tirare corrisponde ilpiù delle volte a tre punti automatici. Il lato sinistrodel campo è, poi, quello tra i due preferito da Wadevisto che sono state 30 le conclusioni tentate, al

momento di scrivere, con 11 realizzazioni provenienti da varie situazioni quali per esempio, scarichi, qualiper esempio tiri in transizione o solamente piccolo passo sul pick and roll verso sinistra e tiro da tre punto.Molti di meno quelli verso destra, anche perché anche in questo caso la proprietà di palleggio sulla manopreferita spesso porta ad una partenza che può concludersi in due differenti modi: arresto e tiro dalla mediao altra locomotiva che arriva dritta dritta fino al capolino (3/10 la statistica dalla lunga distanza in questionendr). Insomma l’ideale per il difensore o meglio per difensori impegnati sul gioco a due è tenerlo con i piedifronte a canestro e affidarsi ad un tiro centrale ancora più altalenante che altro per usare un eufemismo (2/9e 22%). Più facile a dirsi che a farsi, visto che l’inventiva, il genio e le proprietà balistiche del soggetto in que-

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stione portano ad una esecuzione delgioco a due più famoso del mondo nonsolo verso destra o verso sinistra, maanche con frequenti ‘split’ a spezzare ilraddoppio, passare nel mezzo e proseguirecome se nulla fosse successo. ‘Split’ suiquali lo scouting report degli avversarisegna ancora una volta che il male minoresarebbe quello di mandarlo all’arresto etiro verso il lato destro del campo speciequando il tutto avviene attorno ad un rag-gio di tiro attorno ai 5-6 metri: 6/31 ilcomputo complessivo dei tiri tentati e rea-lizzati da Wade partendo con i piedi fron-te a canestro fino ad arrivare nell’angolodestro. Un male minore, un tiro che per ladifesa può anche essere ‘accettabile’ apatto, infatti, che poi non si tramuti inaltro. Già meno accettabile, tanto perusare un eufemismo, quello quando iltutto si sposta verso l’altra parte delcampo: 17/40 con 9/21 nel mezzo angolosinistro che potrebbe anche rappresentarela mattonella dello jump shoot del figlio diChicago. Se poi il tutto inizia ad avvicinar-si alla zona rossa del campo ovvero quellache parte dopo aver superato la linea deltiro libero, beh poi li puoi solo affidartialla sorte o alla serata storta dello stessoWade, perché il numero degli errori diven-ta sempre più ridotto. In questo caso fron-te a canestro, partendo da sinistra, parten-do da destra, fa poca differenza, dalmomento che dai 5 metri a scendere versoil canestro l’Mvp delle Finals del 2006 èuno dei più devastanti della Lega. Difficilefare previsioni: gli concedi anche mezzometro e ti tira in faccia cerchi di stargliattaccato ai pantaloncini e ti parte comeuna freccia verso il canestro, cerchi di por-tarlo verso l’aiuto e di solito finisce con ilpiù classici degli ‘and one’. E quando tiriesce la giocata difensiva costringendoload un angolo di tiro che per tutti sarebbeimpossibile ecco tira fuori il consiglio dal

cilindro con canestri assurdi e che il più dellevolte oltre a valere i due punti valgono anche piùdi un’apparizione all’interno delle varie top ten dihighlights. Di 7/17 la statistica sul lato sinistro e7/15 verso destra con il classico arresto e tiro oanche un fade away o step back dal punto stilisti-co e dal punto di vista del risultato praticamenteperfetto. Per quanto riguarda poi quello che suc-cede quando il tutto si sposta definitivamenteverso il canestro servirebbe addirittura uno spazioa parte vista la quantità enorme di modi di finirenel traffico e non con le quali D-Wade produce lagran parte del proprio fatturato offensivo. Alleyoops con schiacciata, alley oops con appoggiovolanti, penetrazione dal pick and roll versodestra o verso di sinistra, fa poca differenza elayup spettacolari con la stessa mano di partenzao con cambi volanti di mano e di lato. Affondataad una mano in contropiede, schiacciata rovescia-ta o 360 su palla rubata in difesa, arcobaleno ogancetto in corsa nei movimenti senza palla e chipiù ne ha più ne mette per il 62/105 e 59% totale eparte del gioco per la quale maggiormente è avva-lorata la tesi che per singola giocata il nome diDwyane Wade sia quello al momento più accosta-bile e paragonabile a quello di Sir HairnessMichael Jordan.

DDwwyyaanneeee WWWWaaaaddddeeeeFonte foto: http://mystictongue3.files.wordpress.com

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Nove giorni. Questo iltempo necessario perpassare attraverso due

remake della scorsa stagione. Per passare attraverso quelle che sonostate le due tappe importanti per l’arrivo degli Orlando Magic alla scor-sa Finale Nba, anche se questa volta in ordine inverso: ClevelandCavaliers prima e Boston Celtics dopo. Ma anche nove giorni per passa-re da quella che era la versione rimaneggiata di inizio stagione e cheviaggiava un po’ con il freno a mano tirato a quella che sarebbe dovutaessere, e il condizionale è d’obbligo, la squadra che da li alla fine dellastagione ha come compito principale quello di arrivare quanto menoancora una volta all’atto conclusivo di questo campionato. Condizionaled’obbligo perché facendo un piccolo e veloce ripasso, dopo che coach

Sten Van Gundy ha potuto recuperare colui che è l’ago della bilanciadell’attacco e delle spaziature dei Magic, Rashard Lewis, ha dovuto farea meno ancora una volta di Jameer Nelson ancora fermo ai box perinfortunio. Ma Nelson o non Nelson le due formazioni del team dellaFlorida, le due partite contro quelle che sono state le avversarie princi-pali della scorsa stagione hanno messo in mostra quelle che potrebberoessere le due facce di un attacco che potrebbe quindi cambiare come ilgiorno e la notte. E il tutto come dicevamo in precedenza grazie ad unsolo uomo l’ex Seattle Supersonics Rashard Lewis (anche se nellaprima sfida quella contro Cleveland mancava un altro tiratore impor-tante come Ryan Anderson ndr). Un giocatore che cambia come il gior-no e la notte le spaziature, tutto lo spacing disegnato e preparato dalcoaching staff di Sten Van Gundy. Un giocatore capace di essere incisi-

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DDOMENICOOMENICO PPEZZELLAEZZELLA

Dopo aver scontato le dieci partite disqualifica, l’ex Sonics ha cambiato lesorti dell’attacco di coach Sten VanGundy, ora Orlando è di nuovo la‘regina’ dell’Est, come lo scorso anno

L’ANALISI

Fonte foto: http://lh4.ggpht.com

LLLLeeeewwwwiiii ssss èèèè llll ’’’’ aaaaggggooooddddeeeellll llllaaaabbbbiiii llllaaaannnncccc iiiiaaaaddddeeeeiiii MMMMaaaaggggiiiicccc

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vo non solo per la sua squadra, ma nel senso opposto ancheper la squadra avversaria e la sua assenza, per esempio la si ènotata e come nella sfida contro Cleveland. Ora tralasciando illato della motivazione, ovvero quello che ha posto i Cavs subi-to su di un binario migliore e con in canna molti più colpi dasparare dovuti alla rabbia dell’eliminazione dello scorso anno(Mo Williams il più scatenato di quel 11 novembre allaAmway Arena di Orlando ndr), i Magic hanno dimostrato difaticare e come con una squadra che non può contare sui suoispazi, ma soprattutto sui suoi tiratori. Giocare il pick and rollcentrale dal quale si sviluppa l’intero attacco dei Magic conGortat non è certo la stessa cosa che giocarlo con RashardLewis. Giocare qualsiasi tipo di situazione offensiva che conl’ex Sonics finisce col portare il numero ‘4’ avversario fuoridalle tacche è diverso che giocarle con un lungo dal raggiolimitato e che sicuramente ama stare più vicino che lontanoda canestro pestando i piedi tra l’altro anche a DwightHoward; ed il perché è molto facile. La difesa dei Cavs, infatti,non ha dovuto fare le scelte che hanno messo in crisi una sta-gione intera con Varejao e company che mal si sono trovati adover uscire sempre sullo show difensivo su Lewis che invecedi giocare il pick and roll ha sempre il scelto il pick and popcon tiro dalla lunga distanza. Ma hanno dovuto controllare,con i piedi a centro aria, i tagli (seppur ben eseguiti contiming perfetto ndr) del centro polacco. Cosi come non si èvista e non si è dovuta vedere nessuna girandola selvaggia dicambi difensivi per arrivare sul tiratore più lontano ed arrivar-ci magari con un lungo visto che da dietro l’arco della lungadistanza compariva quasi sempre il numero 9 di Lewis. Edallora Orlando si è dovuta adattare dimostrando di non ‘gradi-re’ più di tanto uscire al di fuori di quel sistema che ormai eracosi amato, anche se con qualche cambiamento, dai Magicstesso. Lo stesso tipo di sistema che è tornato ad essere, alme-no sulla carta, quello della passata stagione con il rientro dopo10 partite, proprio dell’ex Seattle anche se poi nell’altro ‘bigmatch’ tanto atteso, quello contro i Celtics del rientranteGarnett (lui pure alla ricerca della rivincita della sua Bostonancor di più dopo aver assistito a tutto in borghese dalla pan-china ndr). Almeno sulla carta, perché se da un lato VanGundy ha potuto equilibrare il tutto con l’inserimento diLewis e rimettere in moto la macchina Orlando, dall’altro hadovuto fare a meno ancora una volta di Nelson. Tragedia?Non proprio. A quanto pare la presenza o meno del folletto exSaint Joseph's non sembra essere cosi indispensabile come sicrede. Lo scorso anno I Magic sono arrivati in Finale Nba conl’accoppiata in cabina di regia formata da Rafer Alston edAnthony Johnson, quest’anno le vittorie ed il primato nellaSoutheast Division con 14 vinte e 4 perse è frutto anche dellacoppia Jason Williams ed il solito Anthony Johnson cherispolverato nel momento del bisogno non fa certo male ad unsistema che ormai l’ex Indiana conosce molto bene. Quasi adimostrare che la point guard non è poi cosi importante,quasi a dimostrare che il tutto ruota attorno a quell’atipicitàche solo Van Gundy ha saputo dare a questa squadra e tuttoattorno ad un sistema fatto di tiratori, puri e non, che trova lasua ancora in Superman, in Dwight Howard, il cui rendimen-to vive sulle poche pressioni che a volte arrivano al centro del-l’area dal momento che non puoi battezzare in nessun modocoloro che sono sugli esterni anche se poi esterni non sono.Meno persone ci sono al suo fianco (vedi le difficoltà che l’hi-gh schooler prima scelta assoluta ha mostrato nel giocare neiperiodi di difficoltà al fianco di Gortat che per caratteristicheè interno quasi quanto Howard), più l’agilità, la potenzasquassante e l’atletismo di Superman possono essere messe inevidenza. Insomma Tutto grazie alla presenza di RashardLewis. Questa ragazzo potrà pur essere una sorta di stellaincompiuta, un giocatore che non ha mai compito tutto il suopercorso cosi come il suo talento aveva indicato, ma alla cortedi coach Sten Van Gundy è divenuto l’olio per far funzionareil motore di una squadra che si è ripresa in mano il comandodella Eastern Conference, proprio come è avvenuto dodicimesi or sono. Semplici coincidenze o dati irrilevanti? Sarà iltempo a dirlo, al momento in Florida il bianco ed il blù, con il‘White Chocolate’ al comando delle operazioni, è ancora ilbinomio di colore dominante della Florida del basket. Fonte foto: http://www.joeiverson.com

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‘‘TTuuttttii ii nnuummeerrii ddeell MMaaggoo’’Al momento resta sempre il gioca-tore tricolore di riferimento oquanto meno considerato ad unlivello superiore agli altri per unasorta di considerazione di espe-rienza, di numeri e forse di com-prensione del gioco (forse dalmomento che quella di DaniloGallinari sta effettivamente cre-scendo di giorno in giorno in atte-sa che poi la società gli metta alfianco giocatori anche in grado dipermettergli di elevarsi da questopunto di vista ndr). Nella primapuntato di questo Italians Do ItBetter ne avevamo già parlato, l’a-vevamo accennato, ma forse eratroppo presto per cercare di capireil reale andamento del ‘Mago’. Orain cascina ci sono più partite, cisono più gare e più dimostrazioniche quello in campo quest’annosarà un Bargnani diverso da quelloammirato negli anni scorsi. Le dif-ferenze sono lampanti, sono sottogli occhi di tutti e non sono certofiglie di un momento passeggero odella classica fortuna concessaglidalla Dea Bendata. L’ex BenettonTreviso ha dimostrato che le suemigliorie a livello di scelte offensi-ve non sono passeggere, ma cheormai sono parte del proprio baga-glio. Il semplice accontentarsi,ormai, fa parte del vecchioBargnani, quello in campo è ungiocatore diverso. Costante l’ag-gressività in fase offensiva, costan-te l’alternanza tra le varie soluzio-ni che il talento che possiede glimette a disposizione passando dal-l’arresto e tiro, alla partenza in pal-leggio ed il tiro dalla lunga distan-za. Cose che faceva anche in pre-cedenza? Certo, ma è la costanza el’aggressività con la quale si pren-de queste responsabilità che fapensare ad un giocatore diverso.Poi però delle piccole falle ci sonoanche perché altrimenti si stareb-

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LA RUBRICA

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be parlando di una stella fatta e finita. Bene l’aggressività, bene le scelte, ma ancora oggiAndrea non ha fatto propriamente suo il modo dicapire quanti e quali possessi contano per vincereuna partita. Certo avere in squadra una stella assolu-ta come Bosh (che in teoria dovrebbe prendersi lamaggior parte delle grandissime responsabilità vistoil salario che percepisce ndr) non ti aiuta, ma almenoil nazionale italiano si è incamminato nella stradagiusta. Cosi come non propriamente settato nel modo giustoè il lato difensivo. Anche qui non è che il ‘Mago’ abbiatutti i demeriti di una delle peggiori difese della Nba,ma cosi come per Gallinari, lavorare in un sistemache non ti aiuta da questo punto di vista, non sempre

giova al natio di Roma. Anche perché non semprepuò coprire con falli (per il ritardo) i giocatori openetratori altrui ed allora in alcune occasioni siamministra lasciandosi andare a qualche passaggio avuoto di troppo. Poi però ci sono i numeri, ci sono le statistiche (17punti e 6,6 rimbalzi di media la migliore di sempreda quando ha vestito la maglia dei Raptors nel 2006)e vedi che effettivamente qualche luce sul camminodi Andrea Bargnani si è accesa, anche in vista dell’AllStar Game («Di sicuro Andrea verrà preso in conside-razione dai coach come riserva per quello che stafacendo» il commento di Triano ndr), in attesa che lesemplici luci diventino delle vere e proprie luminarielogicamente inneggianti al tricolore.

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Last 3 Games | Last 3 Games | Complete Game LogComplete Game Log ReboundsReboundsDATE DATE OPP OPP RESULT RESULT MINMIN FGFG 3P3P FTFT STLSTL BLKBLK TOTO PFPF OFFOFF DEF TOT ASTDEF TOT AST PTSPTS11/2511/25 @Cha@Cha L 116-81 L 116-81 2828 6-12 2-3 1-26-12 2-3 1-2 00 00 00 22 00 44 44 11 151511/2711/27 @Bos@Bos L 116-103 L 116-103 2323 2-6 1-22-6 1-2 2-22-2 00 33 22 11 11 33 44 00 7711/2911/29 PhoPho L 113-94 L 113-94 3838 8-19 1-5 7-78-19 1-5 7-7 11 11 00 33 33 44 77 22 242412/112/1 WasWas L 106-102 L 106-102 3535 8-14 2-4 2-28-14 2-4 2-2 00 11 22 55 44 77 1111 11 202012/212/2 @Atl@Atl L 85-63 15L 85-63 15 4-84-8 1-2 1-21-2 1-2 00 00 00 33 00 00 00 11 1010Numbers for Last 5 GamesNumbers for Last 5 Games

MINMIN FGFG 3P3P FTFT STLSTL BLKBLK TOTO PFPF OFFOFF DEF TOT ASTDEF TOT AST PTSPTS27.827.8 28-5928-59 7-16 13-157-16 13-15 0.20.2 1.01.0 0.80.8 2.8 1.62.8 1.6 3.6 5.23.6 5.2 1.01.0 15.215.2

LE STATISTICHE DI ANDREA BARGNANI

Fonte foto: http://www.sportlive.itFonte foto: http://ilmago.blogsome.comFonte foto: http://im.sport.cz

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‘‘IIll ccaannttoo ddeell GGaalllloo’’Un pesce fuor d’acqua si, ma nelsenso buono del termine. Un giocato-re nettamente diverso da quello che ègeneralmente il normale andamentoed il normale andazzo dei Knicks diquesta stagione. A questo punto qual-cuno potrebbe anche dire: “Non civolevo certo la zingara per indovina-re che…”. Certo, era prevedibile chela formazione cestistica europea, chegli anni passati a sputare sangue, insenso figurato, prima di tutto nellapropria metà campo sui vari parquetd’Europa contro i migliori giocatoridel Vecchio continente e non, lo ren-dono un giocatore diverso per attitu-dine, ma quello che sorprende oltrequalsiasi tipo di pronostico è che taleattitudine il ‘Gallo’ riesca a tenerlanonostante l’influenza ‘negativa’ deicompagni che davvero non fannonulla che nel linguaggio e nel voca-bolario cestistico del giocatore mila-nese possa essere considerato comeun qualcosa di utile per la difesa.Una sorta di predicatore nel desertoper Micke D’Antoni che forse nem-meno si aspettava un Gallinari cosiincisivo sulla nuova stagione dopoquella spezzettata e passata in bor-ghese da rookie. Sempre l’ultimo atirare i remi in barca, sempre l’ulti-mo a decidere che il match non èancora finito anche durante la pesan-tissima e difficile permanenza dal-l’altra parte della Nazione. Certo irisultati, le sconfitte, un attacco che avolte è asfittico e senza nessuna idea,non aiutano l’ex Olimpia che in alcu-ne occasioni può anche essere sem-brato al di fuori di qualsiasi tipo dischema o di attacco dei Knicks, mache invece qualcosa di buono l’hasempre fatto. Certo non ha ancoraquello status e quel nome all’internodella squadra per poter decidere distabilire lui quanti tiri e quante con-clusioni debba prendersi, e quindi inalcune occasioni è anche fuori dalgioco perché è lo stesso flusso del

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LA RUBRICA

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gioco che lo porta lontano dal match. Se poi a questo cimettiamo che la ‘run and gun’ di D’Antoni e le mani nonpropriamente ‘pensanti’ dei compagni di squadra cheapprofittando della concezione base del tiro veloce, neiprimi secondi o addirittura in transizione tirerebberoanche i pop corn dei presenti in prima fila, e qualcheserata negativa che può assolutamente capitare (comequella che per esempio in Colorado contro i Nuggetsdove il 2/10 al tiro è abbastanza eloquente per spiegare iltipo di discorso in questione ndr) allora ecco che il qua-dro può essere o sembrare negativo. Cosa prova il con-trario? Assolutamente la partita contro i Phoenix Suns.Non tanto per i 27 punti, non tanto per i 10 rimbalzi dal

momento che il Gallo sarebbe capace di fare numeri delgenere anche in una sconfitta, ma quello che fa la diffe-renza è quando la squadra si sintonizza sulla sua stessalunghezza d’onda. Difesa forte ed attacco equilibrato.Tiri puliti che ti finiscono nelle mani e che finiscononelle mani dei compagni per una squadra che in questecondizioni esalta anche il talento del milanese che attual-mente ai punti e non ai numeri può essere consideratosecondo solo a Bargnani. E parlando di numeri come non mettere in evidenza ilfatto che il nome del milanese è il primo per tiri tentatatidall’arco della lunga distanza con 48 conclusioni tentatefino a questo momento.

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Last 3 Games | Last 3 Games | Complete Game LogComplete Game Log ReboundsReboundsDATE DATE OPP OPP RESULT RESULT MINMIN FGFG 3P3P FTFT STL BLKSTL BLK TOTO PFPF OFFOFF DEF TOT ASTDEF TOT AST PTSPTS11/2111/21 @Njn@Njn W 98-91 W 98-91 2626 6-12 6-12 3-8 2-33-8 2-3 00 00 22 22 00 44 44 00 171711/2211/22 BosBos L 107-105 L 107-105 2525 4-84-8 2-52-5 0-00-0 22 00 22 33 11 55 66 22 101011/2411/24 @Lal@Lal L 100-90 L 100-90 3232 4-104-10 3-73-7 0-00-0 22 22 00 11 00 44 44 3 113 1111/2511/25 @Sac@Sac L 111-97 L 111-97 3030 3-93-9 2-72-7 0-00-0 11 00 33 22 00 55 55 00 8811/2711/27 @Den@Den L 128-125 L 128-125 1818 2-102-10 0-00-0 0-00-0 00 00 11 11 22 22 44 11 4411/2911/29 OrlOrl L 114-102 L 114-102 3434 5-75-7 4-54-5 1-21-2 00 22 00 33 11 55 66 11 151512/112/1 PhoPho W 126-99 W 126-99 3636 10-19 6-1210-19 6-12 1-21-2 00 22 00 11 11 99 1010 22 2727Averages:Averages:MINMIN FGFG 3P3P FTFT STLSTL BLKBLK TOTO PFPF OFFOFF DEF TOT ASTDEF TOT AST PTSPTS29.2 4.7-10.429.2 4.7-10.4 3.0-6.83.0-6.8 1.4-1.81.4-1.8 0.670.67 0.70.7 1.281.28 2.1 0.72.1 0.7 3.93.9 4.74.7 1.41.4 13.913.9

LE STATISTICHE DI DANILO GALLINARI

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‘‘LLoo SSttaalllloonnee IIttaalliiaannoo’’Lo avevamo lasciato con un po’ diamaro in bocca e con pochi minuti epoco campo in cascina. Due settimane(quasi ndr) e il tutto è cambiato. Nonche gli estimatori del talento di SanGiovanni in Persiceto avevano avuto ilben che minimo dubbio, ma il bologne-se fortitudino per amore, virtussino performazione cestistica, ha dato una belladimostrazione anche a chi, magari,aveva storto un po’ il naso dopo leprime uscite e le prime prove dopoquella che potremmo definite come laquasi bocciatura di Triano nei suoi con-fronti. Pochi minuti, pochi scampoli dipartita con addirittura qualche matchguardato dalla panchina sicuramentesoffrendo come un dannato. «Mi piacetenere tre esterni che sappiano trattarela palla nei momenti cruciali delle par-tite» è stata la dichiarazione di Trianoai tanti che magari anche timidamenteavevano ipotizzato o anche chiesto unminutaggio maggiore da parte di MarcoBelinelli all’interno di questi nuoviRaptors. Ma alla fine il tempo oltre chele prove convincenti dell’esterno exEffe, hanno spinto il tecnico canadese acambiare timidamente il proprio pen-siero. Oddio il trio Calderon-Jack-Turkoglu (con quest’ultimo vero agodella bilancia della dichiarazione di cuisopra per le sue doti di finisher e ditrattatore del gioco specialmente dalpick and roll e quindi un giocatore cheTriano sicuramente non vuole privarsiper ovvi motivi per le cui spiegazionibasta andare indietro nel tempo e pen-sare alla scorsa stagione del turco exKings e Spurs ndr) è sempre quellomaggiormente utilizzato, ma il ‘Beli’ hafatto breccia nel cuore del suo coachcon quella che è la stessa monetarichiesta dal suo nuovo timoniere: iltrattamento di palla e gestione di gioco.In tempi non sospetti lo stesso giocato-re bolognese aveva dichiarato di consi-derarsi più pericoloso, e non solo dalpunto di vista dei punti segnati, e pro-duttivo sui ventotto metri di campo.Alla fine cosi è stato. Belinelli ha dimo-strato una intelligenza cestitica nonindifferente nello scendere in campo eseguire esattamente gli ‘ordini’ masoprattutto ‘the flow of the game’, ilflusso del gioco. Nessuna forzatura,nessuna sbavatura dettata dalla voglia

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di conquistare Triano a suon di punti cosi come era abituatoa fare dall’altra parte della Nazione con Don Nelson. Assist,compostezza nello stare in campo rispettando i compagni ele gerarchie non scritte nelle opzioni offensive. Snaturato?Assolutamente no e chi ha avuto la possibilità di ammirarlodurante le ultime due settimane se ne è abbondantementeaccorto. Certo non è più il realizzatore assoluto di Bologna oquello senza ne arte ne parte al quale era permesso tutto aGolden State (per la gioia dei tifosi, ma anche di tutto ilmovimento cestistico tricolore nel vedere uno dei propri pro-dotti finire tra i migliori marcatori di giornata sul noto sitoweb della National Basketball Association ndr), ma un gioca-tore che si è calato nella maniera migliore possibile nellanuova parte. La dimostrazione: i giochi a due fatti con ilconnazionale Andrea Bargnani con anche qualche metro dispazio che tempo fa sarebbe stato sinonimo di tiro senzaguarda in faccia a nessuno. Assist smanazzati a destra e amanca (4 il massimo fino a questo momento nella sfida con-tro i Miami Heat del 20 di novembre e in generale 2 di mediafino a questo momento nel mese di Novembre ndr) per icompagni non solo in ottemperanza di schemi, di ribalta-

menti e quant’altro, ma anche e soprattutto dal palleggiodove sono arrivate anche delle vere e proprie gemme (il no-look pass resta quello preferito da Belinelli quando parte inpalleggio e ha già deciso di attirare la difesa e mettere lospaulding nelle mani dei compagni ndr) che hanno lasciatoTriano per primo, con gli occhi sbarrati. Poi però l’istinto èl’istinto ed allora ecco che sono arrivati anche i punti, anchele triple ed i canestri importanti come per esempio quelli chehanno permesso ai Raptors di rivoltare come un calzino lasfida contro i Los Angeles Clippers allo Staples Center chenon si era certo messa nel binario giusto con 22 punti didistacco al suono della sirena dell’intervallo lungo. Alla finesono stati 15 in California, 16 qualche sera dopo e 19, seasonhigh ma con 4 assist lo stesso, nella sconfitta dei Raptors nelregno dei mormoni di Utah per 9,4 punti di media. Ma astampare il sorriso sulla bocca di Beli e dei suoi tanti estima-tori sono ben altri numeri e ben altre cose: i 20 e passaminuti concessigli da Triano nel mese di Novembre e quelloche ti conquisti solo giocando e giocando bene, il rispetto deicompagni di squadra, Bargnani escluso dal momento che ilMago era già consapevole di quello che Belinelli poteva fare.

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Last 3 Games | Last 3 Games | Complete Game LogComplete Game Log ReboundsReboundsDATE DATE OPP OPP RESULT RESULT MINMIN FGFG 3P3P FTFT STLSTL BLKBLK TOTO PFPF OFFOFF DEF TOT ASTDEF TOT AST PTSPTS11/2411/24 IndInd W 123-112 W 123-112 2727 1-4 1-21-4 1-2 8-108-10 11 00 11 22 00 22 22 33 111111/2511/25 @Cha@Cha L 116-81 L 116-81 2525 2-92-9 1-51-5 2-22-2 00 00 11 00 00 00 00 22 7711/2711/27 @Bos@Bos L 116-103 L 116-103 1616 1-31-3 1-3 2-31-3 2-3 00 00 22 22 00 00 00 00 5511/2911/29 PhoPho L 113-94 L 113-94 1717 0-50-5 0-3 0-00-3 0-0 00 00 11 11 00 33 33 00 0012/112/1 WasWas L 106-102 L 106-102 1919 2-72-7 1-3 0-01-3 0-0 22 00 33 11 00 22 22 00 55Numbers for Last 4 GamesNumbers for Last 4 Games

MINMIN FGFG 3P3P FTFT STLSTL BLKBLK TOTO PFPF OFFOFF DEF TOT ASTDEF TOT AST PTSPTS20.820.8 6-286-28 4-16 12-154-16 12-15 0.60.6 0.00.0 1.61.6 1.21.2 0.00.0 1.4 1.41.4 1.4 1.01.0 5.65.6

LE STATISTICHE DI MARCO BELINELLI

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Primo quarto trascorso a coinvolgere i compagni di squadra. Undici le assistenze alla fine del primo tempo di gioco. Poi è in salito in cattedra in attacco e per i Mavs è stata notte fonda

LLBBJJ ee lloo sshhooww ttiimmee ddeeii CCaavvssImpossibile per i Mavericks provare a mettere incampo una qualche minima resistenza.Impossibile per Dallas riuscire a fermare il ‘Circus’dell’Ohio, proprio la Dallas che al suo interno hadue dei principali fautori del più famoso ‘flyingcircus’ della Nba, eppure di fronte allo show perso-nale di Lebron, dello show collettivo dei Cavaliers,c’è stato davvero poco da fare.Focus On The Court. Lebron James. Sembrava letteralmente una scheg-gia impazzita. Una prestazione non mostruosa-mente roboante, ma di una incidenza unica.Trentasei minuti in cui ha dimostrato praticamen-te il perché è al momento se non il giocatore piùdominante quanto meno uno che se la gioca allapari con il 24 in maglia Lakers. Il figlio di Akronha sciorinato, infatti tutto il suo repertorio e tuttoil suo attuale modo di giocare. Primo tempo tuttoa favore dei compagni; 24 minuti in cui il suo

unico obiettivo è passare, sempre che poi il pallonenon gli capiti per le mani allora davvero un tironon glielo nega nessuno. Ventiquattro minuti incui ha collezionato la maggior parte dei suoi 12assist finali facendo felice in un paio di occasioni ilrientrante e forse anche un po’ attapirato (i numerie le vittorie dei Cavaliers durante la sua assenzanon depongono certo a suo favore ndr) ShaquilleO’Nela che però ha ringraziato e depositato condue schiacciate squassanti. Ventiquattro minutipassati a far girare un attacco che per lunghi trattiè tornato essere quello veloce e brillante dellaprima parte di stagione scorsa con il 23 a gestire iltutto a mo’ di direttore d’orchestra. Poi nel secon-do tempo il cambio di registro. Un cambio di regi-stro, che però, è ravvisabile anche nei compagni disquadra, dal momento che le parti si invertono edallora sono loro a cercarli in maniera spasmodicae a vivere di quei tiri che comunque The KingJames riesce a regalare su scarichi o sui tanti rad-doppi che attira quando mette palla per terra. Poilogicamente un po’ di resistenza la devi pureopporre, cosa che invece non hanno fatto i Mavsed ecco che allora il camion da 130 chili ha presopiù di una volta il decollo e con vari modi per fini-re il tutto: bimane per gasare il pubblico nel terzoperiodo, tap in a volo sulla rimessa di DelonteWest e dulcis in fundo layup rovesciato che chiudedefinitivamente i conti di una serata conclusasicon 10/20 dal campo e appunto 12 assist. Chapeau.Cleveland Cavaliers. Quello che si è visto in campocontro i Mavs è la classica situazione di una squa-dra dalla doppia faccia. Una squadra che ha due

modi di giocare, una squadra che deve necessaria-mente cambiare il suo modo di giocare se vuoletenere in campo il giocatore che Ferry ha portatonell’Ohio per accontentare Lebron e provare a vin-cere il titolo: Shaquille O’Neal. I numeri parlanochiaro, l’impennata dei Cavaliers è arrivata in coin-cidenza con la sua uscita temporanea dalle scene equindi quando Cleveland e Mike Brown hannopotuto riavviare o meglio reinnescare le marce altedi un motore che fino a quel momento con TheBig Aristotele sembrava essere fermo alla seconda.Quale il punto? Beh che coach Mike Brown haancora qualche mese per riuscire a trovare la giu-sta alternanza in campo tra i due modi di giocare,perché è palese che con il ‘Cleveland Old Style’sciorinato anche contro i Mavs, O’Neal c’entra benpoco.Dallas Mavericks. Va bene l’assenza di JoshHoward ed Eric Dampier, va bene una nome nonpropriamente di squadra votata alla difesa, ma laversione difensiva, tanto per usare un eufemismoed un grosso parolone nella circostanza, dei texanidi Mark Cuban è stata davvero da formazione diD-League. Certo giocare e marcare Lebron Jamesnon è certo un affare per molti, ma i Mavs nonhanno nemmeno tentato di mettere un qualsiasitipo di corpo tra il 23 ed il ferro. Cosi come nonsono riusciti a trovare una soluzione alle variegamme del settore lunghi dei Cavaliers. E la conse-guenza è stata un numero spropositato di layups eClevaland che ha chiuso con il 57,7% dal campo edil 69,2% dalla lunga distanza.

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DIDI

DDOMENICOOMENICO PPEZZELLAEZZELLA

IL PARTITONE

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DDIIRRKK NNOOWWIITTZZKKYY:: «La difesa è stata il motivo per cui abbiamo perso. Inattacco abbiamo segnato quasi cento punti, che in generale possono anchebastare per vincere una partita in trasferta, ma se poi concediamo tantilayups nella nostra metà campo credo che non riusceremo mai a vincere».

MMOO WWIILLLLIIAAMMSS:: «Credo la statistica prima di questa partita era di 2/15, manon per questo ho rinunciato a tirare. Ho fiducia in me stesso e nei miei

mezzi quando sono dietro la linea da tre punti e so cheprima o poi i miei tiri entrano, e questa sera era una diquelle sere in cui sono entrati».

LLEEBBRROONN JJAAMMEESS:: «Delonte è un giocatore assurdo. Un gio-catore capace di entrare giocare uno scorcio di partita,uscire, stare fuori tanti minuti rientrare e farti sembrare,con determiante giocate, che non se ne sia mai andato

dal campo. Non so come fa, ma quello che so è che lo fa e basta. Credo chein questa Lega ci siano poche persone in grado di giocare in questo modoe Delonte è una di queste».

RRIICCKK CCAARRLLIISSLLEE:: «Mi è piaciuto il modo in cui abbiamo giocato a Houstoned Indiana, ma stasera davvero abbiamo fatto acqua da tutte le parti,senza dubbio quello che ci serviva era una maggiore attitudine difensiva».

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HANNO DETTO...

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Fonte

foto: http://i2

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er.com

Page 34: Stars 'N'Stripes N°18

Nella sfida più sentita da parte del coach ex Benetton Treviso, i suoi Knicksgli regalano una schiacciante vittoria, prima in difesa e poi in attacco

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IL PARTITONE

Una bella soddisfazione. Sicuramenteuna vittoria con dedica da parte deiKnicks al loro allenatore che durante l’av-vicinamento alla partita li avrà catechiz-zati sull’importanza del match, sul valoreche per lui aveva dal punto di vista perso-nale e per dimostrare che effettivamenteil suo ‘run and gun’ è ancora il migliore,anche se al momento quello di Gentry haprodutto un record migliore, ma noncerto per meriti specifici dell’allenatorema per differenze di roster. Un bel regalodi Natale anticipato rifilare più di ventipunti ai Suns ed aver messo in piedi lamiglior partita di questa stagione.DDAANNIILLOO GGAALLLLIINNAARRII.. Ormai non ci sono piùdubbi: il ‘Gallo’ è e sarà una delle pietremiliari di questa squadra. Un giocatorenettamente diverso dagli altri e forse nonc’è nemmeno bisogno di dirlo. I derby

giocati in Italia sicuramente lo avrannomesso in una situazione di vantaggioriseptto ai compagni nel capire il valoreemotivo della gara e lui cosa fa? Behsforna la sua primissima prestazionedecisiva in maglia New York.Praticamente una sentenza dalla lungadistanza (6/12), un cuor di leone sotto itabelloni con 10 rimbalzi catturati e poitanto per non farsi mancare nulla e tantoper far capire che la parola ‘all around’ inmezzo al campo ovvero di giocatorecapace di fare di tutto, è stata coniatapraticamente per lui, ha dato via dueassist e due stoppate (quella su JasonRichardson è davvero da urlo). Se poi atutto questo ci mettiamo l’intensità difen-siva (non una novità per lui) allora il qua-dro è completo. NNEEWW YYOORRKK KKNNIICCKKSS.. Facile esaltare il siste-ma di D’Antoni (anche se il pick and rollfronte a canestro è stato davvero l’armaletale della formazione della Grande

Mela). Facile parlare dei 120 punti e piùsegnati, quello che sorprende è la difesa.Una squadra che concettualmente non sanemmeno dove sta di casa il lavoro nellapropria metà campo, ha sfornato unadifesa cinque stelle lusso riuscendo achiudere su ogni situazione di transizio-ne offensiva avversaria, su ogni situazio-ne di gioco a due e addirittura a tenere abada l’atletismo e l’atipicità dei lunghidell’Arizona. PPHHOOEENNIIXX SSUUNNSS.. Ad aggiungere benzina sulfuoco scatenato dalla difesa dei Knicks, iSuns ci mettono del proprio con unaserata davvero negativa. Diciassette palleperse, 23% dalla lunga distanza e 45,5%totale dal campo. Numeri che hannosicuramente dato una mano a New Yorke Mike D’Antoni.

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DIDI

DDOMENICOOMENICO PPEZZELLAEZZELLA

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DDAANNIILLOO GGAALLLLIINNAARRII:: «Il piano era semplice: noisiamo una squadra che corre, loro sono unasquadra che corre e quindi per vincere dove-vamo correre più di loro non c’era altro modoper portare a casa la vittoria o meglio c’era el’abbiamo aggiunto alla corsa. Questa sera abbiamo difesoalla grande tenendo un’intensità ed un’energia difensiva pertutti i 48 minuti e alla fine il risultato s’è visto».AALLVVIINN GGEENNTTRRYY:: «Mike ha fatto davvero un ottimo lavoro dipreparazione alla partita. Hanno giocato bene, hanno tirato

bene, ma soprattutto hanno difeso bene tant’è che c’hannotenuti sotto i 100 punti».SSTTEEVVEE NNAASSHH:: «Abbiamo giocato una partita orrenda. Maormai è andata dobbiamo solo lasciarla scivolare via e guar-dare avanti».

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HANNO DETTO...

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Fonte foto: http://www.everyjoe.com

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SOPHOMORE

A volte può bastare un singolo episodionell’arco di una carriera per immortalareai posteri la figura di un giocatore: lo sce-nario è uno dei più affascinanti del pano-rama sportivo a stelle e strisce, non solocestistico: la finalissima delle final fourdel torneo NCAA. Quella magica notte della MarchMadness 2008 ha regalato alll’immagina-rio collettivo uno degli eventi più signifi-cativi ed emozionanti della storia del col-lege basketball: ladies & gentleman..Mario’s Miracle..mancano 10,2 secondialla fine delle ostilità tra i MemphisTigers guidati dal freshman Derrick Rosee i Kansas Jayhawks dell’attuale pointguard di Miami Mario Chalmers..le 2 lun-ghezze di vantaggio dei Tigers e i 2 tiriliberi assegnati a Rose sembrano sancireinesorabilmente il trionfo di Memphis,quando avviene l’incredibile: la futuraprima scelta assoluta dei Chicago Bullsregistra un 1 / 2 dalla lunetta e sul ribalta-mento di fronte, una potenziale pallapersa dei Jayhawks finisce nelle manidello specialista difensivo più incisivo diquell’annata, Mario Chalmers appunto,terzo anno direttamente da Anchorage –Alaska, che, senza indugi, lascia partiredalle mani una perfetta bomba dell’ave-maria ..parabola impeccabile, solo retina,Overtime; sulle ali dell’entusiasmo e dell’i-nerzia che quel miracolo ha determinato ,Kansas sale sul trono dei campioni.Una storia talmente bella da renderlainsperata anche per il più accanito sogna-tore; Mario Chalmers quella notte deveaver provato quello che qualche decadeprima era accaduto a Michael Jordan,match winner a suo tempo di una finaledall’epilogo simile, in quel di NorthCarolina.Si potrebbe definire quel gesto come l’“acmè” di una carriera o come un sempli-ce punto di partenza per altre gesta leg-gendarie future.Probabilmente questo è il quesito che sipone tutt’oggi il playmaker dei MiamiHeat, 34a scelta del draft 2008 da partedei Minnesota Timberwolves.NBA- La vita è , tuttavia, molto strana ecattiva talvolta..e spesso capita di passaredalle stelle alle stalle in men che non sidica, soprattutto quando sei una giovanepromessa che ha già avuto molto dallavita e che vive con una tanto comprensi-bile quanto condannabile leggerezza, ilsuccesso riscosso solo pochi mesi prima.Siamo nel settembre 2008 : scatta unallarme antincendio nell’hotel in cui allo-giano gli Heat, e le forze dell’ordine ravvi-sano un forte odore di Marijuana nellastanza in cui alloggiano Mario( nominato

DIDI

GGUGLIELMOUGLIELMO BBIFULCOIFULCOFonte foto: http://spursbrasil.files.wordpress.com

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Most Outstanding Player dell’ultimo torneo NCAA , riconosci-mento che non va ricondotto necessariamente ad un premio diMVP, ma semplicemente come una sorta di uomo decisivo dellasquadra vincitrice del torneo), e Darrel Arthur ( suo ex compa-gno ai Jayhawks tra l’altro) ;scoppia il caso ( e il caos)..si scopreche anche la seconda scelta Michael Beasley ha preso parte al “festino ” stile giamaicano e partono cosi le sanzioni e le sospen-sioni del caso comminate dagli Heat e dalla lega.I 2 episodi raccontati sono un sunto di quello che è il personag-gio Mario Chalmers; un ragazzo con colpi da autentico fuori-classe , combinati con una mentalità non esattamente ricondu-cibile ai Kobe Bryant o i Michael Jordan della situazione. Che ilragazzo non sia destinato a far genuflettere la lega come i 2nomi poc’anzi citati è ,in linea di massima, noto. Ma se è veroche non è oro tutto ciò che luccica , è vero, allo stesso tempo,anche il contrario.E la realtà , come spesso accade, è sospesa nel mezzo, per cui èlecito definire Chalmers come un elemento che, seppur nondestinato a lasciare un segno indelebile tra i pro nella legaodierna, ha tutte le carte in regola per dare un contributo daspecialista in una delle squadre che , forte di una delle stelle piùbrillanti NBA, tale Dwyane Wade, può scalare le gerarchie dellalega e competere con le franchigie attualmente più quotate dellalega nella lotta al titolo NBA. L’ex giocatore della Bartlett High School, 1 metro e 85 per 88chilogrammi, ha infatti dimostrato fin dal primo anno nella

lega , quello appena trascorso, quelle che sono le sue peculia-rità: difensore superbo sulle linee di passaggio e sulla palla(regular season chiusa a 2,0 palle rubate a partita, quarto inassoluto nella lega e primo fra i rookie, 3 di media nei playoffnella serie persa alla settima gara contro gli Atlanta Hawks),discreto realizzatore e assistman ( 10 punti a gara , con 4,9 assi-sts e 2,8 rimbalzi ad allacciata di scarpe), colpi offensivi incanna figli di un atletismo e di capacità balistiche notevoli, maallo stesso tempo brutte percentuali dal campo ( 40% ) , dallalinea dei 3 punti (28%) e dalla lunetta ( 71%), indici dell’ancoracomprensibile, ma tangibile inaffidabilità del ragazzo.I margini di miglioramento sono comunque relativamente alti,ma l’impressione è che il play non abbia le carte in regola peraffermarsi come superstar nella lega, pur avendo la possibilitàdi lasciare un segno maggiore rispetto ai cugini LionelChalmers e Chris Smith, entrambi meteore rispettivamente deiLos Angeles Clippers e Minnesota Timberwolves.La fiducia che coach Spoelstra gli sta mostrando (l’anno scorsoha giocato da titolare tutte le gare di RS e playoffs), oltre che unemblema della scarsezza di alternative valide in casa Heat, è ,allo stesso tempo, anche un segno inconfutabile dei mezzi edelle potenzialità del giovane che , in attesa dell’eventuale col-paccio di mercato che gli Heat vogliono riservarsi nella prossi-ma sessione estiva di mercato per tornare ad ambire ai quartierialti del paradiso NBA, ad ora rimane uno dei punti fermi dellafranchigia della Florida.

Fonte foto: http://www.bballvideos.com

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AI RAGGI ‘X’

uno dei giocatori più controversi del basket americanoconta e come ndr) i due non hanno nulla in comune,anzi sembrerebbero essere esattamente agli antipodi,ma se ci si pensa a fondo, dove lo si trova un altroDennis Rodman in tutto e per tutto. Capelli corti e colo-rati a secondo dell’umore del giorno, della settimana,del mese o se vogliamo rifarci a quello che accadeva incampo alle serie e alle partite di playoff. Il numero ditatuaggi ormai non è nemmeno più preso in considera-zione, dal momento che si dovrebbe mettere in conto l’i-dea di fare il contrario e pensare a quanti centimetri delcorpo avrebbe ancora a disposizione senza che un agoabbia colorato con inchiostro. Vita al di fuori del campoabbastanza movimentata, tanto per usare un eufemi-smo (e non solo quando era giocatore quando PhilJackson era costretto ad attendere ‘The Worm’ in arrivo

da Las Vegas a Salt Lake City per il semplice fatto che l’ex Spurs erain una sorta di conflitto con il paese dei mormoni ndr) e chi più neha più ne metta. Certo essere il figlio del Noah che qualche piccolatrasgressione nel tennis l’ha pure fatta passare agli atti, lo mette, pergeni ricevuti, all’interno di una categoria particolare, ma le differenzedal punto di vista del lato esteriore, capelli compresi con quelli ondu-lati e lunghi del due volte campione con i Florida Gators, sono davve-ro molto evidenti. Poi però quando si tratta di passare al campo,quando si tratta di mettere a confronto quello che i due soggetti inquestione fanno (e facevano ndr) il confronto regge e come. Unamina vagante, una sorta di bomba di adrenalina pronta ad esploderead ogni pallone vagante, una scarica di adrenalina sia in attacco chein difesa quando la palla a spicchi urta contro l’anello e vola via peraria. Una dote innata, una cosa che te la senti scorrere nel sangue amaggior ragione se poi a conti fatti le tue mani non sono certo fatateda renderti una sorta di macchina da punti nella fase offensiva,

Scomodare il passato è sempre cosa difficile, sempre che non lo sivoglia fare per il semplice gusto di una chiacchiera da bar dello sporto all’interno di una delle tante conversazioni da ‘barber shop’. Ma cisono dei momenti, delle situazioni e dei giocatori che ti portano aquesto tipo di lavoro mentale. Ancor più difficile se poi uno dei duesoggetti in questione, quello del passato, è un qualcosa che pesa o cheha pesato all’interno della scacchiera Nba. Certo forse non sarà unHall of Famer, ma il nome di Dennis Rodman è di quelli che è scrittoe che rientra a caratteri cubitali all’interno dei ‘mostri sacri’ di questosport. A questo punto il dado è stato tratto, le acque sono state mossee messe in agitazione, quindi non ci resta altro che mettere sull’altropiatto della bilancia il nome della contropartita per il confronto:Joakim Noah. A prima vista (cosa che prendendo in considerazione

IIII BBBBuuuullll llll ssss hhhhaaaannnnnnnnoooo tttt rrrroooovvvvaaaattttoooo iiii llll nnnnuuuuoooovvvvoooo DDDDeeeennnnnnnniiii ssss RRRRooooddddmmmmaaaannnn????

Fonte foto: http://gatorsportsnation.comDIDI

DDOMENICOOMENICO PPEZZELLAEZZELLA

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oppure quando la tua altezza non ti da grandi garanzie di farcela.Tutte situazioni e tutte contingenze che ti portano a dare sempre dipiù, a non spegnere mai l’interruttore e pensare ad una sola cosadiventare uno specialista. Cosi è stato nella carriera di DennisRodman e cosi sembra essere per Joakim Noah. I numeri dei primitre anni di carriera dei due parlano chiaro. Tre anni che potrannomagari portare il figlio d’arte verso quelle tre stagioni di assolutodominio in Illinois con la maglia dei Bulls che l’hanno poi definitiva-mente consacrato nel gotha del basket a stelle e strisce. Ed allora sialzi il sipario sul confronto. In sordina l’inizio per l’uno e per l’altro.Un primo anno di Nba non certo al di sopra delle righe (cosa que-st’ultima che potrebbe far gridare allo scandalo quando si parla diuno dei giocatori più irriverenti d’America ndr) con il francese con ilnumero 13 che ha giocato 5 minuti in più rispetto alla primissimaversione di Rodman in maglia Detroit Pistons. Cinque minuti in piùin cui Noah ha approfittato per catturare qualche rimbalzi in piùrispetto alla versione Bad Boy di Rodman (5,4 per Noah, 4,3 per TheWorm nella stagione 86-87). Non dal punto di vista dei punti realizza-ti, dal momento che la cifra è pressoché identica con 6,6 per l’attualepower forward di coach Vinnie del Negro, 6,5 per il giovanissimo epoco tatuato DR91. Quella immediatamente successiva, quindi siparla dell’87-88, è stata ola stagione migliore dal punto di vista dellaproduzione per Rodman che va addirittura in doppia cifra con 11,6 emettendo in cascina 8,7 rimbalzi di media a fine stagione ponendo lebasi per un futuro predominio sotto i cristalli di mezza America. Lastagione da sophomore di Noah, invece, ha visto innalzamenti solonella casella relativa ai rimbalzi dal momento che nell’anno dellariscossa dei Bulls arrivati a gara7 contro i Celtics, le bocche da fuocoerano ben altre, ma il numero di palloni vaganti sono aumentati sen-sibilmente: 7,6 in 24 minuti. Ancora indietro nel tempo, ancora viag-gio negli anni ’80 (88-89) e per Rodman si tratta di una delle ultimestagioni in cui punti e rimbalzi hanno avuto una produzione pratica-mente proporzionale: 9 tondi i punti, 9,4 i rimbalzi a partita.

Proporzionale, da questo punto di vista, anche quella di Joakim Noahche al momento di scrivere viaggia con 11,1 punti ed 11,7 rimbalzi dimedia con il suo nome saldo in vetta alla classifica dei migliori rim-balzisti della Lega.«Sono contento ed eccitato allo stesso tempo. E’ bello vedere il tuonome nelle prime posizioni di una classifica ed essere consideratouno dei migliori della Lega per quanto riguarda un fondamentalespecifico. Ma so anche che siamo solo all’inizio e che quindi c’è anco-ra tanto da lavorare e spero di restare tra i migliori anche a fine cam-pionato».E non potevano essere di soddisfazione le parole di Joakim Noahinterrogato sull’argomento, ovvero quello del primato nei rimbalzi.Ma soddisfazione a parte manca ancora una piccola parte del raf-fronto originale e che rafforza la tesi del nuovo Rodman nella WindyCity: i tiri liberi. Una specie di tortura tramutata in una sorta di farsada parte di Rodman che tra l’altro odiava finire in lunetta dove si esi-biva, a volte, con delle esecuzioni davvero rivedibili, tanto per usarel’ennesimo eufemismo. Non diversa la propensione per Noah chealmeno a differenza del ‘Verme’ ci prova a fare meglio di sera in sera.La realtà però è che nessuno dei due nei primi tre anni è riuscito adandare oltre la soglia del 60%: 68% totale per Noah circa il 63% neiprimi tre anni di carriera di Rodman (addirittura peggio a fine carrie-ra con il 58%). Che poi l’ex Gators debba ancora dimostrare di valere almeno quantoRodman come difensore sulla palla, come carisma e tutto, questo èancora da provare fino in fondo, ma i numeri non mentono Noah èuno dei migliori rimbalzisti della Lega, specialità che ha portato unaltro giocatore con mano ‘quadrata’ (la maggior parte degli 11 puntidi Noah arrivano in situazioni di rimbalzi offensivi trasformati, alleyoops o palloni raccattati nella spazzatura e trasformati in oro, mentreil jump shoot dalla media e corta distanza non è ancora una sicurez-za cosi come tra l’altro non lo era nemmeno per The Worm ndr) allaribalta della National Basketball Association.

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Fonte foto: http://photos.upi.com

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GGRRAANNDD HHOOTTEELL RROODDMMAANN

Lo avevamo lasciato con le maninella marmellata, vale a dire accu-sato di un approccio non propria-mente ‘soft’ nei confronti di unadolce donzella in quel di Miamiby night (sfogliate qualche vec-chio numero di S‘n’S per ulte-riori delucidazioni).Ora lo ritroviamo inGermania. Ci starebbe benis-simo, come colonna sonora, lacelebre ‘All around the world’degli Oasis. Proprio così, ilnostro caro amato DennisRodman ne combina di tutti icolori, e non ci riferiamo certoalla sua abitudine a rendere cro-maticamente attraente la suachioma, in ogni parte del globo.In Germania, dicevamo, esattamen-te a Trier. Il ‘Verme’ aveva partecipatoad una gara esibizione tra vecchie stelledel campionato NBA e una selezione divecchie glorie di giocatori nord-europei.Terminata la manifestazione, quale migliormodo per chiudere il viaggio in terra teutonica senon organizzare un party nel proprio albergo? Detto,

fatto. Presenti alla festa un bel po’ divecchie conoscenze dei parquet a stel-le e strisce quali, Muggsy Bouges,Tim Hardaway, fresco di ritiromaglia ai Miami Heat e TracyMurray, ma anche qualche per-sonaggio dell’ambiente play-ground dai nomi piuttosto ‘evo-cativi’: Hot Sauce, Air upThere, Air Bama, High Rizer eMr. Africa.Dopo la nottata di bisbocce‘The Worm’ prende la sua uti-litaria, pardon, la sua limousi-ne e si dirige verso l’aereopor-to. Peccato avesse dimenticatodi saldare il conto dell’hotel,piuttosto salato peraltro. L’exBulls, che a prendere i rimbalziera il numero uno, tanto quantocacciarsi nei guai, riteneva che le

spese per il party fossero tutte acarico dell’albergo. Niente di più sba-

gliato ed ecco porre subito rimedio allamancanza. 5.000 ‘dead presidents’ per il

‘disturbo’ e altri 2.530 per evitare azionilegali. Se solo Rodman avesse un penny per

tutte le volte che qualcuno avesse voluto farglicausa…

La nuova rubrica di Stars N Stripes su tutto quello che ruota attorno al mondo e alla pallacanestro a stelle e strisce

YYYYoooouuuu ccccaaaannnn ’’’’ tttt cccc mmmmeeee

II SSHHAAQQ TTHHEE SSHHEERRIIFFFF

Neanche BobMarley avrebbe ilcoraggio di ‘spara-re lo sceriffo’ piùsimpatico edimprobabile maiapparso sul suoloamericano. Il‘Diesel’ dopo averfornito la sua ‘enor-me’ collaborazionealle forze dell’ordinedell’Arizona, Virginia eFlorida, punta dritto allostato dell’Ohio che lo sta ospi-tando per il suo finale di carrieraagonistica ai Cavs. Shaq vuole entra-

re a far parte dell'OhioInternet CrimesAgainst Children TaskForce. Progetto ambi-zioso che richiedeuna preparazione eduna formazione piut-tosto impegnativa.Per ottenere il per-messo di portare lapistola e di procedere

agli arresti, il quattrovolte campione NBA,

dovrà, appunto, sostenereun periodo di formazione di

sei mesi e superare l’esameimposto dalla polizia dell’Ohio.

Tra le prove finali, anche quella ditiro. Fortuna

DIDI

AALESSANDROLESSANDRO DELLIDELLI PPAOLIAOLI

Fonte foto: http://stupidcelebrities.net

Fonte foto: http://www.usmagazine.com

LA RUBRICA

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NNEEWW SSHHOOEESS

Paolo Nutini, nellafamosa canzone tor-mentone di qualchetempo fa, esprimevala propria gioia e feli-cità per l’acquisto diun paio di scarpenuove. Non deve averlapensata allo stessomodo Marcus Jordan,figlio, peraltro talentuoso,di mr. ‘Air’. Marcus gioca all’università diCentral Florida che ha sottoscrit-to con l’Adidas un contratto in baseal quale i propri atleti e staff tecnicodovranno indossare, per i prossimi seianni, solo materiale tecnico contrassegnatodalle celebri ‘tre bande’. Tutto bene, fin qui. Peccato

che Marcus sfoggia, adogni partita, calzatureraffiguranti un certosignore che vola a cane-stro, ad una mano, emarchiate con un ‘baffo’altrettanto riconoscibile.D’altra parte c’è da capir-lo. Il figlio di Michael haspiegato che indossare lescarpe ‘Nike Air Jordan’ricopre un qual certo “signifi-

cato speciale per la famiglia”.Come arginare la sanzione di tre

milioni di bigliettoni verdi per averviolato la clausola contrattuale

Adidas-Central Florida? Avvocati, giuristi e chi più ne ha più ne

metta, sono già all’opera per dirimere l’impor-tante controversia. Che nessuno si permetta di fare

le scarpe a Jordan.

PPIINNKK JJAARRIICC

Nessuna coverdella canzonedegli Aereosmith,‘Pink’ appunto. Iltitolo va a celebrareil fiocco rosa giuntoin casa Jaric. E’ nata lapiccola Valentina, fruttodell’amore tra il cestistacroato e la bella AdrianaLima, modella della Victoria’sAngel. Il portavoce, non della neo-nata ci auguriamo, ha dichiarato:

“Adriana e Markosono emozionatinell’annunciare chehanno avuto unabambina, ValentinaLima Jaric. Madre,padre e pupa stanno

bene!”. D’accordo accertarsi

dello state di salute dimadre e bimba, ma il

padre? Che sia svenuto al solopensiero che affrontare i panno-

lini della piccola sia più terribile chegiocare contro Bryant e simili?

Fonte foto: http://blog.mlive.com

Fonte foto: http://hoopedia.nba.com

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Le regole, per quanto assurde o giuste vanno sempre e comunquerispettate. E la lega di pallacanestro più spettacolare al mondo,quando si tratta di adottare la politica della fermezza non guarda infaccia a nessuno. Gli ultimi ad aggiungersi alla lista dei cattivi sonoAmarè Stoudemire e Tyson Chandler rei di aver violato la nuovaregola sulle pubblicazioni sui social network, Twitter nel caso speci-fico , durante lo svolgersi di partite NBA: “verbale” comminato da7,500 dollari per entrambi. Sanzionato anche il sesto uomo di lussodei Boston Celtics Rasheed Wallace, reo di aver pubblicamente cri-ticato in maniera indecorosa gli arbitri in seguito alla vittoria suiToronto Raptors per 106-103 , relativamente ad un episodio in cui èstato coinvolto il neoacquisto raptor Hidayet Turkoglu. Multa da ben 30,000 $, e tutti felici e contenti: non è stata la primavolta per ‘Sheed e presumibilmente non sarà l’ultima.

TTwwiitttteerr ccoollppiissccee aannccoorraa,, mmuullttaattii CChhaannddlleerr ee SSttoouuddeemmiirree

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II NNeettss lliicceennzziiaannoo LLaawwrreennccee FFrraannkkDopo 6 anni e mezzo di collaborazione , si è defini-tivamente rotto il rapporto tra Lawrence Frank e iNew Jersey Nets. Complici le 17 sconfitte consecu-tive e l’assoluto pessimismo aleggiante dalle partidi East Rutherford, il management delle “retine” hadeciso di optare per un cambiamento nella gestionedella disastrata franchigia , in odore di cessione almultimiliardario Mikhail Prokhorov. Inizialmenteera stato proposto il nome di Patrick Ewing, excentro di New York Knicks, Seattle Supersonics eOrlando Magic, e attuale assistant coach di StanVan Gundy, poi si è deciso di virare su una soluzio-ne casalinga, scegliendo di affidare il timone del

team al general manager Kiki Vandeweghe, chepotrà usufruire della collaborazione di Lesile Ni..,pardon Del Harris, 72enne coach ex Lakers e già insquadra con Kiki nei Dallas Mavericks alcune sta-gioni fa. Entusiasta della scelta Rod Thorn : “ Kikiè perfettamente in grado di ricoprire questo ruolo,grazie alla sua abilità di lavorare con i giovani e ditirarne fuori il meglio. Questo lavoro fa per lui” .Stupito del ruolo assegnatogli, l’oramai ex gm nonha saputo dire di no: “Diventare allenatore non eradi certo uno dei miei obiettivi, ma non sono ingrado di contraddire un tipo persuasivo comeRod”.

NBA NEWS

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PPhhiillaa llaa rriissppoossttaa ggiiuussttaa aadd AAlllleenn IIvveerrssoonnCome auspicato nella scorsa edizionedi S&S , si è profilato un clamorosoritorno di Allen Iverson nella cittàdell’amore fraterno. Dopo le vicissitu-dini di Memphis, l’annunciato ritiro ele miriadi di voci sui Knicks el’Europa, il management dei Sixers, lafranchigia che ha lanciato Iverson tragli immortali di questo gioco, hainfatti rilasciato dichiarazioni diapertura nei confronti di “TheAnswer”: «Conosciamo molto beneIverson, i suoi alti e i suoi bassi, ma cirendiamo conto anche di quello cheA.I. può ancora dare». Dopo pause e dopo dichiarazioni diattese e di incontri fatti tra il giocato-re, l’agente e l’entourage dei Sixers,l’accordo dovrebbe essere stato rag-giunto su una base di 2-3 milioni didollari, e a discutere degli aspetti tec-nici dell’operazione è stato propriol’head coach dei sixers, Eddie Jordan,che in questi giorni affrontato face toface l’interessato.

DIDI

GGUGLIELMOUGLIELMO BBIFULCOIFULCO

Fonte foto: http://www.bballcity.com

Fonte foto: http://www.freewebs.com

NBA NEWS

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II lloovvee NNeeww YYoorrkk??……FFoorrssee nnooLa stagione finora deludente disputata dai Knickspotrebbe essere solo l’inizio di un calvario di medio-crità per NY, vittima storica delle proprie aspettati-ve e ambizioni. Nonostante il management abbiafatto un ottimo lavoro nel ripulire lo spazio salarialein vista della prossima estate, inizia ad aleggiarenell’aria della Big Apple la paura che tutti gli sforzicompiuti per ricostruire la squadra possano nonessere ripagati nel prossimo mercato estivo: la squa-dra di D’Antoni non offre la benché minima garan-zia di competitività in prospettiva futura visto econsiderato che il miglior giocatore della squadra,statistiche escluse, sembra essere proprio il nostroDanilo Gallinari, ottimo prospetto futuro, ma anco-ra inadeguato a rappresentare un punto di riferi-mento per una squadra che possa ambire all’anello.Lo stesso Ron Artest, originario di NY, ha sollevatodubbi sull’appeal attuale di NY rilasciando leseguenti dichiarazioni: «Non so fino a che punto iKnicks possano tornare competitivi nell’immediato:New York è una città che pretende molto, forsetroppo dai giocatori, appicicandogli addosso unapressione che solo pochi possono reggere, e lo dicosulla mia pelle perché prima di andare a St.John’sho dovuto ignorare parecchie illazioni sulla miacittà, su quanto la pressione eccessiva potesse desta-bilizzarmi». A conferma del rischio di rimanere abocca asciutta la prossima stagione, sono state dif-fuse voci riguardanti un eventuale ripiego deiKnicks sul mercato free agents del 2011, dove il tar-get più ambito sarà Carmelo Anthony, che interpel-lato al riguardo ha dichiarato lapidariamente: «E’ancora presto per parlarne». Che NY abbia veramente perso il proprio fascino?

Stars ‘N’ StripesStars ‘N’ Stripes

ideato da: ideato da: Domenico PezzellaDomenico Pezzella

scritto da:scritto da: Alessandro delli PaoliAlessandro delli PaoliLeandra RicciardiLeandra RicciardiNicola ArgenzianoNicola Argenziano

Nicolò FiumiNicolò FiumiDomenico LandolfoDomenico Landolfo

Stefano PanzaStefano PanzaVincenzo Di GuidaVincenzo Di GuidaGuglielmo BifulcoGuglielmo Bifulco

Alessio CaprodossiAlessio Caprodossiinfo, contatti e collaborazioni: info, contatti e collaborazioni:

[email protected]@hotmail.it

NBA RUMORS

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La prossima estate, a quanto pare non sarà sol-tanto il teatro temporale della corsa ai bigLeBron James, D-Wade e via discorrendo..stan-do a quanto riportato da Hoopsworld , potrebbematerializzarsi un movimento di mercato dinotevole interesse riguardante l ’a la deiMemphis Grizzlies Rudy Gay, restricted freeagent a giugno. Nonostante un offerta di estensione contrattualeda parte del management degli “ Orsi “ , su unabase di 10 milioni di dollari annui, il iretto inte-ressato ha mostrato un discreto interesse per iMinnesota Timberwolves, che sarebbero bendisposti ad accoglierlo nella regione dei laghi, apatto che l’ala 25enne mostri nei restanti mesi dipermanenza obbligata nella città di Elvis un kil-ler instinct ed una leadership, che a onor delvero, finora sono state alquanto deficitarie.

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Fonte foto: http://www.slamonline.com

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NBA RUMORS

Continuano ad aggiungersi nomi illustri alla lista delle vittime di infortuni, chegià in questi scorci iniziali di regular season abbondano manco stessimo parlan-do di NFL. Primo fra tutti il sorprendente play dei Philadelphia 76ers LouWilliams, autentica rivelazione del team di Eddie Jordan, costretto a sottoporsiad un operazione chirurgica alle mascelle inferiori e superiori, che lo costringeràa seguire un regime alimentare fatto di cibi liquidi, e uno stop di circa 2 mesi.Fermo ai box anche il sesto uomo tuttofare dei Chicago Bulls Kirk Hinrich ,autore di una stagione a dire il vero abbastanza al di sotto delle proprie potenzia-lità, costretto a rimanere fuori dal parquet per almeno 2 settimane. Buone noti-zie in casa Hornets, dove il leader Chris Paul sembra avere quasi recuperato dal-l’infortunio alla caviglia che lo ha tenuto fuori dai campi di gioco da metàNovembre e che sembrava essere di entità superiore a quanto invece rivelatosipoi. Probabile un suo ritorno in questi giorni, potenzialmente provvidenzialevista e considerata la mediocrità nella quale sono sprofondati i suoi New OrleansHornets, durante la sua contumacia.

LLoouu WWiilllliiaammss oouutt,, cchheetteeggoollaa ppeerr PPhhiillaaddeellppnniiaa

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ATLANTICDIVISION

NORTHWEST DIVISIONCENTRAL DIVISION

PCIFIC DIVISIONSOUTHEAST DIVISION

SOUTHWEST DIVISION

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NNBBAA SSTTAANNDDIINNGGW L PCT GB

BOSTON 14 4 .778TORONTO 7 12 .368 7 ½PHILADELPHIA 5 13 .278 9NEW YORK 4 14 .222 10NEW JERSEY 0 17 .000 13 ½

W L PCT GBDALLAS 13 5 .722-SAN ANTONIO 9 6 .600 2 ½HOUSTON 9 8 .529 3 ½NEWORLEANS 7 11 .389 6MEMPHIS 6 12 .333 7

W L PCT GBCLEVELAND 12 5 .706 -MILWAUKEE 9 7 .563 2 ½CHICAGO 6 9 .400 5INDIANA 6 9 .400 5DETROIT 6 11 .353 6

W L PCT GBDENVER 13 5 .722PORTLAND 12 8 .600 2UTAH 10 7 .588 2½OKLAHOMA C. 9 8 .529 3½MINNESOTA 2 15 .118 10 ½

W L PCT GBLA LAKERS 14 3 .824 -PHOENIX 14 4 .778 ½SACRAMENTO 8 8 .500 5 ½LA CLIPPERS 8 10 .444 6 ½GOLDEN STATE 6 11 .353 8

W L PCT GBORLANDO 14 4 .778 -ATLANTA 12 5 .706 1 ½MIAMI 10 7 .588 ½CHARLOTTE 7 10 .412 6 ½WASHINGTON 6 10 .375 7

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SCORES

1. CARMELO ANTHONY, DEN 30.72. LEBRON JAMES, CLE 29.23. KOBE BRYANT, LAL 28.84. KEVIN DURANT, OKC 27.45. DIRK NOWITZKI, DAL 27.2

PLAYER POINTSREBOUNDS

1. DWIGHT HOWARD, ORL 12.42. CHRIS BOSH, TOR 12.33. JOAKIM NOAH, CHI 12.14. GERALDWALLACE, CHA 11.65. CARLOS BOOZER, UTA 10.9

PLAYER REBOUNDASSISTS

1. STEVE NASH, PHO 11.82. DERONWILLIAMS, UTA 9.73. CHRIS PAUL, NO 9.24. JASON KIDD, DAL 9.05. RAJON RONDO, BOS 9.0

PLAYER ASSIST

EASTERN CONFERENCE WESTERN CONFERENCE

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NNBBAA SSTTAATTSS

W L PCT GBORLANDO 14 4 .778 -BOSTON 14 4 .778 -CLEVELAND 12 5 .706 1 ½ATLANTA 12 5 .706 1 ½MIAMI 10 7 .588 3½MILWAUKEE 9 7 .563 4CHARLOTTE 7 10 .412 6 ½CHICAGO 6 9 .400 6 ½INDIANA 6 9 .400 6 ½WASHINGTON 6 10 .375 7TORONTO 7 12 .368 7 ½DETROIT 6 11 .353 7 ½PHILADELPHIA 5 13 .278 9NEW YORK 4 14 .222 10NEW JERSEY 0 17 .000 13½

W L PCT GBLA LAKERS 14 3 .824 -PHOENIX 14 4 .778 ½DENVER 13 5 .722 1 ½DALLAS 13 5 .722 1 ½PORTLAND 12 8 .600 3 ½SAN ANTONIO 9 6 .600UTAH 10 7 .588 4HOUSTON 9 8 .529 5OKLAHOMAC. 9 8 .529 5SACRAMENTO 8 8 .500 5 ½LA CLIPPERS 8 10 .444 6 ½NEWORLEANS 7 11 .389 7 ½GOLDEN STATE 6 11 .353 8MEMPHIS 6 12 .333 8 ½MINNESOTA 2 15 .118 12

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La lente di ingrandimento di Starsdi Stars N Stripes sulla LegaA

AAlleexx AAcckkeerr

LLaa VVaannoollii CCrreemmoonnaa

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Carriera altalenante, tappe forse troppo precocemente bruciate,ma tanto talento. Uscito da quella fucina di talenti che è Compton,California, che ha dato i natali a gente come Baron Davis, TysonChandler, Brandon Jennings, Alex Acker, guardia classe 1983, ègiunto quest'estate alla corte dell'Olimpia Armani Jeans Milano.Un giocatore completo, che si è formato nella sua tecnica sui play-ground americani, col sudore e poca palestra, e che poi ha dimo-strato di essere un grande anche sul parquet. College diPepperdine, con le "onde" riesce ad imporsi ad alti livelli, battendotutti i record, per punti, minuti e giocate importanti, e risultandocome il maggior prospetto uscito da tale università, anche se pro-babilmente quello che l'Nba l'ha vista di meno (penso ad esempio aDoug Christie uscito 4 anni prima di lui dalla stessa scuola). E'ancora imbattutto in tutte le sue statistiche, ma ciononostante lesue doti viaggiano a fari spenti agli occhi degli osservatori, cosic-chè la chiamata per il grande salto arriva, ma solo al secondo giro,da parte poi di una Detroit in crisi e poco disposta ad aspettarlo.La sua esperienza dura poco, viene mandato in Nbdl a La Fayette amacinare muniti ed esperienza, dove risponde a pieni voti alle atte-se chiudendo a 18 punti e 4 assist di media a serata. Il giocatore èconcreto, ma gli americani sembrano ancora ignorarlo, cosicchè ilcecchino decide di cambiare latitudini e di scegliere l'Europa comesue trampolino di lancio: prima la chiamata del colosso

Olympiakos in cui non è però la prima far tante stelle, poiinvece sceglie la calda e assolata Barcellona, dove mostrala completezza e l'esplosività necessaria a dargli un bigliet-to di ritorno per gli Usa, dove calcherà di nuovo le sceneNba, stavolta con più fortuna nella sua california, a LosAngeles, sponda Clippers. Questa estate arriva la chiamatadi Milano dove deve essere la stella, ma l'inizio è in sordi-na. Il buon Acker trova difficoltà a inserirsi nei regimi ita-

liani, dove il basket non ha quelle praterie in cui ama buttarsi. Lamano però è dolce, il talento sopraffino, ma soprattutto la grandecapacità di mettersi al servizio dei compagni. Dopo una primagiornata altamente inguardabile a Varese, già dalla seconda conFerrara diviene decisivo, firmandone 14 e guidando i suoi nell'ulti-mo quarto con la sua freddezza dalla lunetta, e soprattutto ponen-dosi come leader non solo al tiro ma anche nei passaggi smarcanti,che mettono in ritmo i compagni per un tiro migliore.Raggiungerà il suo high a Caserta(16) che ripeterà poi a Bologna,dimostrando di essere un giocatore di grande affidabilità che puògarantire un contributo costante alla sua squadra, in termini dipunti, di assist, ma anche di quella sostanza in difesa e in verniceche tanto è utile agli allenatori. L'Europa ha un gioco diversodall'Nba, sicuramente, ma il talento e la grande intelligenza cesti-stica di un così eccelso giocatore, permettono un perfetto adatta-mento, e quindi di risultare un atleta di primissimo livello.Testimoni di quanto sia per lui stimolante la carriera europea chetanto ha fatto bene alla sua crescita, abbiamo chiesto al nativo diCompton quali secondo lui le reali differenze tra il campionato Usae quelli europei, italiano in particolare: "Di sicuro la Nba è moltodifferente per le sue regole ed il suo stile di gioco, dove il maggioreatletismo gioca un ruolo importante. Nonostante tutto, per quantoriguarda il lato dell'intelligenza cestistica, della intensità, l'Italia,ma anche l'Europa, non è certo da meno rispetto alla Nba. Il giocodiventa più duro in difesa e di sicuro ci vuole più attenzione e con-centrazione per riuscire ad andare a canestro, il tutto in un campopiù piccolo". Parole di un cestista che ha fatto tanta gavetta, e forsenon è stata mai apprezzato appieno. Continua a regalarci emozio-ni, Big Alex.

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MADE IN ITALY -1IL PERSONAGGIO

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torio, dando vita ad una scalata di quelle memora-bili che l'hanno portata oggi ad assaporare il suoprimo campionato di serie A della storia, seppurcon il necessario supporto della vicina Cremona cheoggi dona il nome alla società, ma che di fatto nonrappresenta totalmente le radici del tifo e della pas-sione dei “celeste”. Oggi sembrano lontani i tempi in cui l'idolo era

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MADE IN ITALY -2LA SQUADRA

Dare un'identità ad un progetto fatto di passione,abnegazione e voglia di emergere? La VanoliGruppo Triboldi Cremona (con cuore e battiti dellagente del piccolo centro Soresina) incarna perfetta-mente tutti e tre gli elementi, parafrasando un grancapolavoro del neorealismo cinematografico italia-no non si sbaglia nell'affermare che la classe ope-raia è giunta in paradiso. Nata nella piccola cittadi-na famosa per i prodotti tipici locali in ambitocaseario la società lombarda è riuscita col tempo acostruire un movimento di grande qualità sul terri-

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Flavio Portaluppi, il quale è stato anima e leaderdelle varie formazioni che hanno vissuto la grandeavventura della B e della promozione in Legadue,lontani ma al contempo vicini come i tempi in cuiQuadre Lollis (primo straniero in casa Vanoli) harappresentato un esempio di fedeltà ad una societàe ad un pubblico appassionati a questa creaturasempre vista come una delle famiglie della comu-

nità.Oggi la Vanoli Gruppo Triboldi, affacciatasi conumiltà al nuovo grande palcoscenico, mantiene altal'attenzione su di se con una squadra costruita sumisura di coach Cioppi (ormai icona di questasquadra), capace di partire con la giusta dose disuccessi per non esaltarsi, ma al contempo nonvivere già l'ansia della zona retrocessione. Gli 8punti raccolti sino ad oggi infatti valgono la metàclassifica davanti ad una squadra come laLottomatica Roma, a ridosso di formazioni ben piu'attrezzate ed esperte come Cantu' e Treviso.Il gruppo solido messo a disposizione di Cioppi puòcontare su un quartetto di americani capaci dicalarsi nella realtà societaria (cosa non affatto diffi-cile) senza pestarsi i piedi: Rowland, Bell e Brownerano in partenza in piu' “affidabili”, la scommessaForbes si è rivelata anch'essa felice, vista la giovaneetà e la patologia cronica (diabete) facenti parte delbiglietto da visita del due metri proveniente dall'u-niversità di Tulsa. Oltre loro è stato importante con-fermare l'ossatura italiana del team che ha in Cusinl'elemento di spicco, chiamato a confermare in serieA ciò che di buono ha sempre costantementemostrato e che gli è valso la convocazione in azzur-ro. Un 2.11 di 23 anni capace di giocare spalle e fac-cia a canestro infatti è merce sempre piu' rara tra inostro nazionali e a Cremona Cusin ha davvero lospazio e le condizioni giuste per non subire eccessi-ve pressioni ed è anche grazie a lui che la Vanoli èseconda in assoluto nelle percentuali al tiro da due,dietro la solita devastante Siena. A lui si aggiungono Rudy Valenti, finalmente appro-dato alla massima serie, Alessandro piazza e MatteoFormenti, giocatori non appariscenti, ma che ben siintegrano negli spazi e nei ruoli del roster. A tuttociò lo staff tecnico è riuscito ad arraffarsi sul mer-cato uno dei comunitari piu' utile ed esperto per ilfine unico della salvezza, quel Vangelis Sklavos chea Rieti tra mille difficoltà è riuscito (almeno sulcampo) a dare un contributo importante per evitaresul campo la retrocessione della Sebastiani Rieti(oggi Napoli). Il giocatore ellenico si è tra l'altro aggiunto ad uncomunitario di lungo corso in maglia Soresina (oCremona, fate voi...) quale Mauricio Aguiar, fedelis-simo già in Legadue, dotato di buona tecnica e ver-satilità e soprattutto di carattere d'acciaio. A differenza di quanto si (rispettosamente) temevain casa Vanoli queste prime 8 giornate hanno giàdato punti importanti per la salvezza e soprattutto(ma di questo c'era meno timore) continuato a tene-re alta la fiamma della passione attorno alla creatu-ra del Patron Secondo Triboldi, particolare questonon indifferente, proprio per l'importanza del pro-getto solido che il presidente soresino ha semprevoluto impiantare nella piccola grande realtà lom-barda.

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MADE IN ITALY -2LA TOP TEN

Dopo otto giornate di campionato è tempo di stilare i primi provvisori bilanci: comesempre, c’è chi gongola, chi piange e chi, addirittura, si dispera

IIttaalliiaann’’ss TToopp TTeenn

PPEEPPSSII CCAASSEERRTTAA:: 12 punti, secondo posto in classifica, seivittorie all’attivo delle quali due “on the road”, camminoimmacolato tra le mura amiche, miglior attacco del cam-pionato (89,3 punti di media ad incontro). D’accordo, avolte le cifre vanno prese con il beneficio dell’inventario;nel caso dei casertani, però, i numeri appena citati rappre-sentano la cartina di tornasole di una squadra a cui, ora-mai, va stretto l’obiettivo della salvezza. E’, indubbiamen-te, ancora presto per spiccare voli pindarici; ma quanto èdolce a Caserta sposare, di questi tempi, la filosofia del“carpe diem”… VVOOTTOO 1100

AANNGGEELLIICCOO BBIIEELLLLAA:: La favola vissuta lo scorso anno -culmi-nata con il raggiungimento delle semifinali play-off- sem-brava dover essere catalogata solo come un piacevolissimoevento episodico; i pesantissimi addii in sede di mercato(Gist, Jerebko, Spinelli, Brunner, Jurak), poi, parevanoconfermare questa impressione. E invece no. Biella èancora lì in alto a fare la voce grossa e ad imporre la pro-pria legge anche a chi ha dalla sua un più nobile “pedi-gree” (Bologna e Roma ne sanno qualcosa). Roster menotalentuoso rispetto a quello della passata stagione; ma setanto mi dà tanto… VVOOTTOO 99

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TTOMMASOOMMASO SSTAROTARO

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8888NNIICCOOLLAASS MMAAZZZZAARRIINNOO:: Giunto in Italia da quasi due lustri(per la precisione, questa è la sua nona stagione nel BelPaese, la quinta di fila a Cantù), quest’anno il play di ori-gini uruguaiane, nel contesto della squadra di coachTrinchieri, veste i panni di play di riserva; beh, a giudicaredai suoi scout e dall’apporto capace di garantire alla causacomune si direbbe tutt’altro. Intelligenza cestistica fuoridal comune e mano torrida (17,3 punti e 3,4 assist dimedia): questo il paradigma con cui il 34enne Nicolas stastrabiliando in Brianza. Elisir di lunga vita. VVOOTTOO 88

GGRREEGG BBRRUUNNNNEERR:: Reduce da un campionato sopra le righecon la maglia di Biella, il lungo di Charles City (Iowa,USA) è stato, la scorsa estate, fortemente voluto dal g.m.Vacirca in quel di Montegranaro per far coppia conIvanov. E’ vero, la bellezza non è il suo forte; lo zio Festerdel campionato italiano, in effetti, non spicca per i trattisomatici del suo “visino”, né per leggiadria cestistica. Masi sa, il buon Greg preferisce la sostanza alla forma; e lacarriola di punti (13,1) e rimbalzi (10,3) è sempre a porta-ta di mano di coach Frates. Chirurgia plastica? No, grazie. VVOOTTOO 77

VVAANNOOLLII CCRREEMMOONNAA:: Il battesimo della compagine dicoach Cioppi in LegaA non è stato propriamente bril-lante: tre sconfitte nei primi quattro match disputatiavevano, tutto sommato, lasciato intravedere densinuvoloni all’orizzonte. Poi, l’inversione di rotta che,allo stato attuale, legittima i tifosi cremonesi a guarda-re il futuro con ottimismo. Squadra dal roster assaiquadrato che ama correre ed imporre i propri ritmiall’avversario. Gente come Troy Bell, Brandon Brown,Earl Rowland, Gary Forbes e Marco Cusin rappresentauna garanzia di qualità. Non c’è che dire: di fatto, unamatricola; nella realtà, una mina vagante. Pericoloesplosione. VVOOTTOO 66

CCAARRIIFFEE FFEERRRRAARRAA:: Proprio come le anime collocate dal vateDante nel limbo, così anche quelle estensi si trovanosospese con un piede dentro ed un altro fuori dai gironiinfernali. Inutile nasconderlo: i fasti del recente passatosono lontani. Gente come Collins e Ray sono un ricordosbiadito; la realtà ora parla di una squadra con solo duevittorie all’attivo e, sopra ogni cosa, senza una precisaidentità di gioco, complice, tra l’altro, una cabina di regiaforse chiusa per ferie. Spinelli? No smoking, please. Ops,intendevamo Valerio…latitante anche lui. VVOOTTOO 55

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4444PPEEPPPPEE PPOOEETTAA.. Sembra temporaneamente essersi arre-stata l’escalation del ragazzo di Battipaglia. Premiatocome miglior giocatore nel 2008 con l ’ “OscarReverberi” e definitivamente consacrato l’anno passatocon un campionato al limite della perfezione, Peppinosta vivendo un momento decisamente rivedibile, pro-prio come la sua squadra. Che fine ha fatto il “poeta”di Capobianco? Mah, se lo chiedono in tanti. Si saràforse ritirato su un eremo in attesa della prossima ispi-razione? O avrà dato voce al “fanciullino” di pascolia-na memoria che è dentro di lui, tornando ad essere ilgiocatore acerbo di inizio carriera? Decadentismo deigiorni nostri. VVOOTTOO 44

SSCCAAVVOOLLIINNII PPEESSAARROO: Otto partite, altrettante sconfitte.Basterebbe questo scarno dato per fotografare ciò che staaccadendo nella cittadina marchigiana. Eppure, le ambi-zioni della società erano ben altre; ambizioni che dovran-no essere gioco forza ridimensionate perché, a ben vedere,neanche il rientro di Williams ha cambiato di una virgolauno scenario apocalittico. I tifosi, intanto, contestanoapertamente; Vellucci, dal canto suo, ha già dichiarato chedeporrà le armi a fine stagione. Insomma, nella cucina piùamata dagli italiani iniziano a volare i piatti; Dalmonte,impietrito, sta a guardare sulla graticola. A.A.A. Cercasiavvocato matrimonialista per imminente separazione; noperditempo. VVOOTTOO 33

DDAANNIIEELL HHAACCKKEETTTT:: Pareva essere colui in grado di illumi-nare con la sua classe ed il suo talento i parquet delloStivale. Non ce ne vogliano gli amici trevigiani maquella di Daniel Hackett rischia di diventare l’ennesimafarsa di un giocatore dipinto oltreoceano come un fuo-riclasse e che qui si trasforma in un brocco (Jenningsrappresenta un precedente illustre, seppur riabilitatosidopo a Milwaukee). Sarà, allora, l’Italia a portare sfiga?Chissà. Sta di fatto che l’ex Trojan ha perso la pazienzae ne ha già cantate quattro a coach Vitucci, reo -a suodire- di utilizzarlo poco. La telenovela è destinata acontinuare; intanto, fin da ora, si attende lo sbarcosulle nostre coste di un nuovo fenomeno. Avanti ilprossimo. Chi? Gigi la Trottola? VVOOTTOO 22

LOTTOMATICA ROMA: All’ombra del “Cupolone” è tempo di vac-che magre. Nonostante, infatti, una campagna acquisti percerti versi faraonica, i giallorossi continuano in manierapreoccupante a segnare il passo. Ciò che desta stupore, al di làdegli scarsi risultati (record 3-5), è la palese e morbosa dipen-denza da Jaaber. Dopo l’ennesima sconfitta, la scorsa domeni-ca il popolo romano ha inveito contro l’allenatore; e il presi-dente Toti, imbufalito, ha pensato bene di andare sotto lacurva e di rispondere per le rime. Insomma, a Roma, in lineacon il main-sponsor, si iniziano a dare i numeri. Volete leestrazioni? Eccole. Gentile, pensando ai tifosi, pesca dall’urnail 90; i tifosi, pensando a Gentile, pescano il 71. Tombola.VVOOTTOO 11

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GGAAEETTAANNOO PPAAPPAALLIIAA:: L’operazione condotta -tra il serio e ilfaceto- la scorsa estate e finalizzata a trasferire il gran-de basket da Rieti a Napoli aveva destato non pocheperplessità; prima di giudicare, però, abbiamo preferi-to attendere il corso degli eventi. Adesso, dopo duemesi di partite giocate, si è giunti al redde rationem. Ilrisultato è sotto gli occhi di tutti: fallimentare. La pal-lacanestro reatina è morta; quella napoletana rantola.

Ed il pubblico, ogni domenica, preferisce viaCaracciolo al Palabarbuto. Come se non bastasse,Papalia si sollazza ad indire improbabili concorsi apremi su facebook. Coerentemente, ci balena l’idea dirimuoverlo dai nostri amici (…del basket). VVOOTTOO 00

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NNNNeeeellll pppprrrroooossssssss iiiimmmmoooonnnnuuuummmmeeeerrrroooo

TTTTeeeeaaaammmm BBBByyyy TTTTeeeeaaaammmmOOOOnnnn tttthhhheeee RRRRooooaaaadddd ::::TTTTaaaappppppppaaaa aaaa LLLLaaaassss VVVVeeeeggggaaaassssIIII llll rrrr iiii ttttoooorrrrnnnnoooo aaaaPPPPhhhhiiii llllaaaa ddddiiii

AAAA llll lllleeeennnn IIII vvvveeeerrrrssssoooonnnnLLLLaaaa CCCCuuuullll llllaaaa ddddeeeellllBBBBaaaasssskkkkeeeetttt ::::QQQQuuuueeeeeeeennnnssss PPPPaaaarrrr tttt IIII IIII