Stars 'N' Stripes N°38

36
il periodico online per gli amanti della palla a spicchi d’oltre oceano V Vi i a ag gg gi i o o a at t t t r ra av ve er r s so o l l a a s sq qu ua ad dr r a a c co on n i i l l m mi ig gl li i o or r r r e ec co or r d d d de el ll l a a L Le eg ga a S S a a n n A A n n t t o o n n i i o o S S p p u u r r s s

description

per gli amanti del basket oltreoceano

Transcript of Stars 'N' Stripes N°38

Page 1: Stars 'N' Stripes N°38

il periodico online per gli amanti della palla a spicchi d’oltre oceano

VViiaaggggiioo aattttrraavveerrssoo llaa ssqquuaaddrraa ccoonn iill mmiigglliioorr rreeccoorrdd ddeellllaa LLeeggaa

SSaann AAnnttoonniiooSSppuurrss

Page 2: Stars 'N' Stripes N°38

IIIILLLL LLLLIIIIBBBBRRRROOOO SSSSUUUULLLLLLLLAAAA SSSSTTTTOOOORRRRIIIIAAAA RRRREEEECCCCEEEENNNNTTTTEEEEDDDDEEEELLLLLLLLAAAA JJJJUUUUVVVVEEEECCCCAAAASSSSEEEERRRRTTTTAAAAIIIINNNN VVVVEEEENNNNDDDDIIIITTTTAAAAAAAANNNNCCCCHHHHEEEE OOOONNNN LLLLIIIINNNNEEEESSSSCCCCRRRRIIIIVVVVEEEENNNNDDDDOOOO AAAA

iiiinnnnffffoooo@@@@aaaa44440000mmmmiiiinnnnuuuuttttiiiiddddaaaallllppppaaaarrrraaaaddddiiiissssoooo....ccccoooommmm

Page 3: Stars 'N' Stripes N°38

LLLL’’’’AAAANNNNAAAALLLLIIIISSSSIIII ---- IIIILLLL RRRRIIIITTTTIIIIRRRROOOO DDDDIIII SSSSLLLLOOOOAAAANNNN 9999

FFFFOOOOCCCCUUUUSSSS ---- TTTTEEEEXXXXAAAANNNNIIII NNNNOOOOIIIIOOOOSSSSAAAAMMMMEEEENNNNTTTTEEEE VVVVIIIINNNNCCCCEEEENNNNTTTTIIII 5555

IIIILLLL PPPPEEEERRRRSSSSOOOONNNNAAAAGGGGGGGGIIIIOOOO 1111---- LLLLOOOOUUUU WWWWIIIILLLLLLLLIIIIAAAAMMMMSSSS 1111 3333

OOOOCCCCCCCCHHHHIIII PPPPUUUUNNNNTTTTAAAATTTTIIII SSSSUUUU ---- LLLLUUUUOOOOLLLL DDDDEEEENNNNGGGG 1111 5555

IIIILLLL PPPPRRRROOOOFFFFIIIILLLLOOOO ---- KKKKEEEEVVVVIIIINNNN LLLLOOOOVVVVEEEE 1111 9999

IIIILLLL PPPPEEEERRRRSSSSOOOONNNNAAAAGGGGGGGGIIIIOOOO 2222 ---- AAAANNNNDDDDRRRRAAAAYYYY BBBBLLLLAAAATTTTCCCCHHHHEEEE 2222 1111

LLLLOOOO SSSSTTTTUUUUDDDDIIIIOOOO ----LLLLOOOOSSSS AAAANNNNGGGGEEEELLLLEEEESSSS CCCCLLLLIIIIPPPPPPPPEEEERRRRSSSS 2222 2222

LLLLAAAA RRRRUUUUBBBBRRRRIIIICCCCAAAA ---- UUUUPPPP&&&&DDDDOOOOWWWWNNNN 2222 7777

Stars ‘N’ Stripesideato da: Domenico Pezzella

scritto da:

Alessandro delli Paoli

Mirko Furbatto

Bennedetto Giardina

Raffaele Valentino

Nicolò Fiumi

Domenico Landolfo

Stefano Panza

Vincenzo Di Guida

Guglielmo Bifulco

Stefano Livi

Lorenzo de Santis

info, contatti e collaborazioni:

[email protected]

Page 4: Stars 'N' Stripes N°38

5555

FOCUS

“E’ come se non avessi più un lavoro. Sta diventando terribilmen-te noioso, ma almeno posso dedicarmi maggiormente alle miepassioni: il vino e la lettura”. San Antonio è reduce da due vittorieesterne consecutive (la quarta e quinta in sei gare sulle nove totalidella classica trafserta dovuta al Rodeo), 100-89 a Detroit, 111-100a Toronto. E le parole che avete letto in apertura sono quelle delloro allenatore, Gregg Popovich. Tale è il livello di efficienza rag-giunto dai suoi giocatori che ormai diventa quasi superflua la pre-senza dell’allenatore in certe partite. Dopo 46 vittorie in 55 gare lostesso Popovich comincia a nutrire la sensazione di avere per lemani un gruppo vicinissimo a quel concetto di perfezione che, perdefinizione, dovrebbe essere irraggiungibile per l’uomo. Ma gliSpurs di quest’anno lo stanno insidiando più di quanto abbia maifatto nessun’altra squadra negli ultimi anni. E per cogliere i per-ché di questo exploit bisogna andare a trovare un’ideale punto dipartenza, collocato, probabilmente, al termine della scorsa stagio-ne. Quando l’esaltazione per aver eliminato al primo turno iMavericks aveva subito lasciato spazio al bruciante 0-4 inflitto a

Duncan e compagni dai Phoenix Suns, aprendo una serie di inter-rogativi sulla franchigia del Texas. Dall’età e le condizioni fisichedi Tim Duncan e Manu Ginobili (pur se fresco di rinnovo trienna-le), alle sirene Newyorchesi che richiamavano l’attenzione di TonyParker, passando per l’annus horribilis di Richard Jefferson,acquisizione dell’estate 2009 che aveva dato scarsissimi frutti intermini di rendimento. Qui è d’uopo fare il primo disitnguo del

SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

SSaann AAnnttoonio Spurs: ‘‘nnooiioossaammente’ vincenti

Dopo la deludente stagionescorsa, i texani di coachPopovich hanno il miglior record della Lega e sono ormai candidati ad essere gli anti Los Angeles Lakersnella prossima corsa al titolo

Page 5: Stars 'N' Stripes N°38

6666SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

caso. Gli Spurs sono sì una franchigia del dorato mondo dellaNba, ma si muovono in maniera piuttosto differente dalla stra-grande maggioranza di tutte le altre ventinove. La moda, infatti,in una situazione come quella degli Speroni di fine 2010, sarebbedi sacrificare i grandi veterani giunti al limite delle proprie capa-cità fisiche (leggi Duncan, Ginobili e McDyess) o dei propri stimo-li mentali (leggi Parker e volendo Jefferson), liberando spaziosalariale e investendo da subito di grandi responsabilità i giovani

in rampa di lancio, George Hill e DaJuan Blair, molto positivi ailoro esordi. Se questo dovesse coincidere con una brutta annata, oanche più d’una, poco male, perché buone posizioni di scelta aldraft sarebbero pronte a compensare le sconfitte arrivate sulcampo. A San Antonio, invece, questa è una mentalità che non èpenetrata. Vuoi per le capacità manageriali di RC Buford, vuoi perla durezza di Gregg Popovich, lo staff dirigenziale dei nero-argen-to non si è lasciato prendere dal panico e dalla smania di smobili-

DIDI

NNICOLÒICOLÒ FFIUMIIUMI

San Antoonniioo SSppuurrss:: ‘noiosammeennttee’’ vviinncceennttii

Page 6: Stars 'N' Stripes N°38

7777

Fonte foto: http://blog.oregonlive.comFonte foto: http://cdn0.sbnation.comFonte foto: http://blogs.bet.com

tazione. Ma ha operato una serie di scelte razionali. Pericolose,questo sì, ma razionali. Chiaro che parlare a posteriori è eserciziomolto semplice, ma se si va adanalizzare a fondo la condizionein cui erano gli Spurs subitodopo l’eliminazione negli ultimiplayoffs, ci si accorge che il mar-gine di manovra c’era, eccome.Era solo da sfruttare al meglio,cosa fatta mirabilmente. Infatti,il trio di stelle Parker – Ginobili –Duncan, nonostante l’età, potevaancora essere considerato unodei top della Lega se non espostoa minutaggi eccessivi. Hill e Blairavevano dimostrato (Hill special-mente, giocando una serie diplayoffs stellare contro Dallas) diessere all’altezza delle richiestedello staff. Jefferson avrebbe cer-tamente avuto tutte le motivazio-ni del mondo per riscattareun’annata da dimenticare. Il tuttocontando sull’apporto per unaquindicina di minuti di qualità daparte di Totò McDyess e sull’arri-vo del tanto atteso lungo brasilia-no, Tiago Splitter. L’equazione èstata semplice. Se nel 2009/2010con un gruppo con almeno trenovità ri levanti (Hill , Blair eJefferson) abbiamo vinto 50 par-tite e raggiunto il secondo turnodi playoffs, è probabilmente piùcostruttivo vedere cosa ci puòoffrire questo stesso nucleo conun’anno in più di convivenza allespalle, piuttosto che tentare diinerpicarci per nuove strade.Detto fatto e i risultati sono arrivati molto più veloci di quantonon ci si potesse attendere. Tredici vittorie nelle prime quattordici

partite, due striscie di vittorie consecutive in doppia cifra (una dadodici partite e una da dieci), mai due sconfitte filate, il dominio

assoluto e mai in discussionedella Western Conference e ingenerale quello sulla intera Lega.Nel momento in cui a SouthBeach prende corpo la moda delTriumvirato, al l ’ombradell’Alamo si (stra)vince con unademocrazia fondata su regole fer-ree e ben chiare: Parker eGinobili al comando del governo,con il senatore Tim Duncan aelargire saggi consigli, rigosora-mente tutti con minutaggi conte-nuti (Parker è quello che gioca dipiù con 32.6 minuti a gara,Duncan non arriva a 29) per sal-vaguardare le gambe e i il fisicoper aprile-maggio-giugno, quan-do i tempi si faranno duri.Richard Jefferson nel ruolo delfigliol prodigo redento. Appresi ifondamenti del sistema e con unestate per rifletterci sopra, l’exBucks oggi è il terzo/quarto violi-no dall ’efficacia sperata almomento della sua acquisizione(12 punti e il 43% da tre punti,contro il 31% dello scorso anno,in 31 minuti, tanti in otticaSpurs). DeJuan Blair a ruggire acentr’area dal basso dei suoi duemetri scarsi, accumulando, comeal solito, quantità di rimbalzipazzesche (7,5 di media) in rela-zione ai minuti giocati (22,3).George Hill che si conferma come

esterno polifunzionale (playmakere guardia), segna in doppia cifra ed è il sesto uomo designato. Poila strana coppia McDyess – Splitter, con il primo che viene utiliz-

SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

Page 7: Stars 'N' Stripes N°38

8888SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

zato nelle gare contro gli avversari più impegnativi e meglioattrezzati in area, salvo riposarsi e lasciar spazio al brasiliano, disicuro avvenire, per farsi le ossa contro le squadre di fascia mediobassa. A chiudere, i due veri misteri di questo mix perfetto: MattBonner e Gary Neal. Il primo non riceverebbe credito da nessunoa una prima occhiata. Ma all’interno degli Spurs ha un ruolo fon-damentale e al momento è il miglior tiratore da 3 punti di tutta laLega, con il 50% preciso da dietro l’arco. Su tutto il resto megliolasciar perdere, come fa notare il suo coach “Bonner deve tirareda tre punti. Per il resto, quando fa qualcosa di diverso, mi coprogli occhi con le mani perché non voglio vedere”, ma con quellepercentuali si può anche accettare il sacrificio. L’ex trevigiano èinvece la sorpresa dell’anno. Pescato quasi più per mancanza dialternative che per altro dopo una Summer League condotta conpercentuali altissime, Neal si è preso a forza il posto all’internodella rotazione, come fa notare Tim Duncan: “Non si è guadagna-to la nostra fiducia, se l’è letteralmente presa.” Oggi sta in campoquasi 20 minuti a incontro, segna 9 punti a partita e spara con il40% da tre. Esattamente quello che la dirigenza cercava. Tuttoquesto si trasforma sul campo in un basket molto diverso da quel-lo a cui gli Spurs ci hanno abituato per degli anni e per cui eranodiventati famosi. E qui operiamo un secondo distinguo.Dimenticatevi del Popovich irremovibile sulle proprie posizioni. Ilcoach di San Antonio ha dimostrato grande apertura mentale, masoprattutto grande conoscenza del gioco nel capire la metamorfo-si che la sua creatura stava subendo e l’ha assecondata, forgiandouna squadra che vive su assunti differenti, ma che, forse, è ancorapiù letale di quella dei 4 titoli tra 1999 e 2007. Quella era unasquadra che viveva di punteggi bassi, bassissimi. Difese asfissiantiseguite da attacchi controllati. Esterni appiccicati ai propri uomi-ni e lunghi pronti a spedire al mittente i tiri di chi provasse adavventurarsi in area, per trasferirsi poi in attacco e ruotare tuttiattorno alla boa Tim Duncan, playmaker occulto (ma neanchetanto) della squadra. Una pallacanestro che tutto concedeva all’ef-ficacia e poco, pochissimo, lasciava allo spettacolo. Nel 2011,invece, gli Spurs sono forse la squadra che gioca il basket piùbello della Lega (sesti per punti segnati, quarti nella percentualedal campo e secondi nel tiro da tre). Il timone, ora, è nelle mani diParker e Ginobili che dettano i ritmi, inevitabilmente più alti diquelli di Duncan, che si limita alle giocate essenziali pur mante-nendo un ruolo preminente. La freschezza atletica dei vari Hill,Jefferson, Neal consente alla squadra di essere molto efficace, coni tiratori che sguazzano grazie alle praterie aperte dalle penetra-zioni del duo franco-argentino. La solidità all’interno dell’area ècomunque salvaguardata dallo stesso Duncan, il quale selezionaaccuratamente i minuti in cui giocare al massimo risultandoancora un fattore determinante in difesa nello sporcare i tiriavversari, dalla voglia di Blair, da McDyess e da Splitter che

comincia a rivelarsi in tutta la sua completezza. E’ il momento delterzo distinguo. I “vecchi” Spurs, non prendevano troppo sul seriola regular season, e davano poi il massimo nei playoff, dove diven-tavano spietati. L’assunto non vale più nel 2010/2011. Ci si èaccorti in Texas come il fattore campo abbia un valore importantea maggio inoltrato, inizio giugno. Nel primo decennio del 2000, suundici edizioni delle Finals, nove volte il titolo è andato alla squa-dra con il vantaggio del fattore campo (2003, 2005 e 2007 proprioagli Spurs con vittoria in gara 7 nel 2005 contro i Pistons). Quindinon aspettatevi degli Spurs appagati del primo posto ormai assi-curato ad Ovest, perché l’obiettivo vero è quello di avere il fattorecampo per tutta la durata della post season. Ultimo atto incluso.“Non possiamo essere soddisfatti – chiosa Tony Parker –Vogliamo sempre migliorare, questo è il nostro obiettivo in ognipartita. A questo punto non possiamo rovinare il nostro record”.Implicitamente, la dimostrazione di come nulla sia lasciato alcaso è di pochi giorni fa, a seguito di una brutta sconfitta (77-71)a Philadelphia. Fino a quel momento Popovich aveva sempreschierato lo stesso quintetto per tutte le 53 partite disputate. Nellagara successiva, a Washington contro i Wizards, è arrivato ilprimo cambio stagionale nello starting lineup, con Hill dentro alposto di Ginobili, tenuto a riposarsi in panchina avendo denun-ciato un po’ di fatica. Non che ci fosse particolare bisogno dell’exVirtus Bologna, altra dimostrazione della voglia di vincere immu-tata di San Antonio, visto che la gara coi Wizards è durata menodi un quarto, con gli uomini di Popovich che hanno letteralmenteaggredito John Wall e soci asfaltandoli fino ad arrivare al +41.Uno sforzo volendo non necessario (tante altre volte, contro avver-sari del genere, gli Spurs hanno dimostrato di poter vincere con ilminimo impegno necessario), ma necessario per mandare unsegnale forte e chiaro. Solo sei squadre nella storia della NBAhanno avuto un record migliore degli Spurs dopo 52 partite (44-8)e tutte e sei sono arrivate alla conquista del titolo. Ma c’è anche,incredibile ma vero, un lato oscuro della luna. “Solo perché abbia-mo il miglior record, non vuol dire che siamo la miglior squadra.Per diventarlo dobbiamo assolutamente migliorare in difesa.”Ovviamente parla Gregg Popovich, messo di fronte alla statisticache vede gli Spurs concedere in media 96 punti agli avversari, soloil dodicesimo rilievo in tutta la Lega. Statistica che, osservatameglio, presta il fianco a più di una critica. Se i “vecchi” Spursgiocavano un basket con molti meno possessi, risulta logico atten-dersi un aumento dei punti subiti una volta che il numero dei pos-sessi si alza. Cade l’occhio allora più sul fatto che San Antonio siabalzata al sesto posto come attacco (103,6 punti a incontro) e siaseconda nel differenziale tra punti fatti e punti subiti in media.Tutti ragionamenti che, in fondo, siamo certi Popovich abbia giàfatto e ben sappia. Ma d’altronde, cosa non si fa per rendere menonoiosa una stagione del genere?

TUTTE LE CIFRE DEL TEAM DEL TEXAS

Page 8: Stars 'N' Stripes N°38

L’ANALISI

9999 SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

UUUUrrrraaaaggggaaaannnnoo UUttaahh,,JJJJeeeerrrrrrrryyyy SSllooaann

AAAAllllzzzzaaaa bbbbaaaannnnddddiiiieeeerraa bbiiaannccaa

Page 9: Stars 'N' Stripes N°38

Un fulmine a ciel sereno. Anzi, non troppo sereno a giudicare dagliultimi risultati dei Jazz, ma comunque la decisione del coach deiJazz, o meglio dell’ex coach dei Jazz (si fatica ancora ad abituarsiall’idea) di lasciare la squadra ha sconvolto tutti ed ha fatto il giro del

DIDI

SSTEFANOTEFANO PANZAPANZA

1111 0000SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

UUrraaggaannnoooo UUUUttttaaaahhhh,,,,JJeerrrryy SSSSllllooooaaaannnn

AAllzzaa bbaannddiieeeerrrraaaa bbbbiiiiaaaannnnccccaaaa

Venti anni trascorsi sulla panchina deimormoni, prima di decidere di lasciarela poltrona definitivamente. Utah diceaddio ad un altro pezzo della sua storia

Page 10: Stars 'N' Stripes N°38

1111 1111 SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

mondo in brevissimo tempo. Ma andiamo con ordine. SaltLake City, Energy Solution Arena. Da circa mezz’ora si èconclusa la sfida tra Utah Jazz e Chicago Bulls, che ha vistogli ospiti avere la meglio 91-86. Per i padroni di casa si trat-ta della decima sconfitta nelle ultime quattordici partite. Insala stampa la sensazione che non sia stata una sconfittacome le altre è forte, perché il sempre puntualissimo JerrySloan stavolta non si è presentato per tempo alla conferen-za stampa di rito. Finchè, dopo un’attesa che sembrava eterna, eccolo lì,camicia blu scuro, il viso affranto, gli occhi gonfi, il visoscavato a testimonianza delle 69 primavere ormai trascorse,fazzoletto a portata di mano per asciugare qualche lacrimaresidua. L’annuncio è di quelli shock: “Il mio tempo qui èfinito, è tempo di voltare pagina. Mi manca la quantità dienergia necessaria per andare avanti”. Ovviamente la sorpresa è enorme. Chi poteva immaginareche il coach con la maggiore militanza in un club professio-nistico americano decida da un giorno all’altro di abbando-nare la nave? I suoi Jazz erano in caduta libera, d’accordo,ed erano trapelate voci di rapporti non eccellenti tra lui eDeron Williams, il faro della squadra, ma la decisione dilasciare il timone dei Jazz, che legano a lui tutti i ricordi,belli e brutti, degli ultimi 23 anni, è clamorosa. È dunquefinito uno di quei rapporti che sembravano davvero inossi-dabili. Si è concluso senza preavviso. Ma perché? DeronWilliams sembra essere il principale indiziato cui gravanole ragioni della decisione di coach Sloan. Sembra infatti cheal termine della sopracitata sconfitta contro i Bulls, neglispogliatoi sia esplosa una discussione senza precedenti tra idue con la partecipazione, pare, anche del gm O’Connor.Sembra addirittura che per un niente non si sia venuti allemani. Le ragioni di tale discussione probabilmente non sisapranno mai, ma è chiaro che dinanzi ad una situazionedel genere un allenatore difficilmente possa scegliere diproseguire come se niente fosse. Le smentite di Deron Williams, com’era ovvio, non hannotardato ad arrivare: "Non avrei mai forzato il suo allontana-mento da questa squadra. Per gli Utah Jazz e per questacittà ha fatto molto più di me, e non avrei mai immaginatoche si sarebbe allontanato a stagione in corso”. Anche per-ché era recente la notizia di un’estensione contrattuale per

Page 11: Stars 'N' Stripes N°38

Fonte foto: facebook.comFonte foto: facebook.comFonte foto: facebook.com

1111 2222SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

un altro anno. Dunque la decisione di lasciare la squadra èmaturata in breve tempo, forse, chissà, proprio in quellamezz’ora seguente la fine della partita contro Chicago.E così il terzo allenatore più vincente della storia dell’NBAha fatto le valigie, abbandonando quella panchina e quellospogliatoio che ha occupato per 23 anni, 27 considerando lequattro stagioni da assistente allenatore. A lui sono legati imomenti più alti della storia degli Utah Jazz, come le duefinali perse contro i Bulls di Micheal Jordan, gli anni delmitico due Stockton-Malone, fino alla nascita ed alla matu-razione di colui che probabilmente rappresenterà l’iconadei Jazz nel prossimo futuro, quel Deron Williams che, iro-nia della sorte, potrebbe essere stato proprio la causa delsuo addio. La carriera da allenatore di Sloan si concludequindi con 1221 vittorie e 803 sconfitte, compresi i tre annidi esordio sulla panchina dei Chicago Bulls, che guardacaso hanno rappresentato la prima panchina su cui haseduto e l’ultima squadra contro cui ha allenato. Se poi sot-tolineiamo che proprio i Bulls hanno rappresentato l’ultimoostacolo verso quell’Anello che non ha mai vinto, capiamoche questa squadra, per cui ha disputato 696 partite da gio-catore in 10 anni, partecipando anche a due edizionedell’All Star Game, rappresenta qualcosa di molto impor-tante nella sua vita, pari quasi ai quei Jazz recentementetraditi. Abbandona così il palcoscenico una delle figure piùrappresentative di tutto il panorama NBA. Se ne va dopoaver dedicato a questa lega 43 anni della sua vita tra gioca-tore, allenatore e vice-allenatore.

Page 12: Stars 'N' Stripes N°38

1111 3333 SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

In quel di Philadelphia dopo una stagione decisamentesottotono si sta tornando a sentire odore di post season.Complice una Eastern Conference sempre meno compe-titiva, almeno per quanto riguarda le squadre che cerca-no di agganciare il treno playoff, i Sixers sono in lotta perun posto tra le prime otto, nonostante un pessimo iniziodi stagione, con 8 sconfitte nelle prime 10 partite. In que-

IL PERSONAGGIO - 1

Lou Williams, il cannoniere

dellaPennsylvaniaStagione spettacolare per la guardia dei Sixers

che dalla panchina sta dando un grande contributo a coach Collins a suon di triple

Page 13: Stars 'N' Stripes N°38

1111 4444SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

DIDI

BBENNYENNY GGIARDINAIARDINA

sta squadra giovane, e con evidenti limiti dimostrati ampia-mente nella prima metà di stagione, sembra aver trovatofinalmente la dimensione ideale Louis Williams. 24 anni,combo guard alla sesta stagione in canotta Sixers, dopoanni passati alla ricerca del ruolo ideale (guardia o play-maker?) si sta affermando come elemento di spicco dellapanchina di Philadelphia, mantenendo cifre simili a quelledella passata stagione, nonostante un minutaggio inferiore.L'impatto di Williams dalla panchina si sta rivelando decisi-vo per una squadra che non riesce a trovare un go to guy, eche soffre il periodo no di quella che dovrebbe essere la stel-la della squadra, Andre Iguodala. Con 13.8 punti a partita èil terzo miglior realizzatore dei Sixers, e nel mese di feb-braio si è reso protagonista di ottime prestazioni, chehanno guidato Philadelphia a confermarsi come una dellepretendenti ad una piazza d'onore per i playoff. 17 punti dimedia in 9 partite giocate, con 6 vittorie e 3 sconfitte, que-sto il ruolino di marcia della guardia nativa di Lithonia nel-l'ultimo mese, e un acuto personale nella vittoria contro iNets, dove grazie ai suoi 26 punti i Sixers hanno portato acasa la prima vittoria nel mese di febbraio. Non ci si aspet-tava certo un campionato di questo spessore da parte diWilliams, la cui “retrocessione” in panchina da parte diDoug Collins suonava come una netta bocciatura a favoredi Jrue Holiday, ma dal pino il numero 23 dei Sixers è riu-scito a cogliere un'occasione d'oro per costruirsi una nuovadimensione. A sottolineare l'importanza del nuovo ruolo diWilliams ci pensa coach Collins:«Lou è il catalizzatore... Potrei ripeterlo all'infinito emostrare tutte le cassette delle partite: quando Lou giocabene ed è sul parquet nei finali di gara, diventa per noi ilgiocatore in grado di creare un buon tiro per sé stesso o unabuona situazione per i compagni».Finora la fiducia è stata ben ripagata, e i risultati degli ulti-mi tempi lo confermano, visto che i Sixers si trovano in unacondizione a dir poco insperata fino a pochi mesi fa. Il“nuovo” Lou Williams forse non sarà stato l'artefice princi-pale di questo cambio di rotta per il team di Philadelphia,ma di sicuro si è mostrato un valido elemento nelle rotazio-ni di coach Collins, e senza il suo apporto dalla panchinaprobabilmente staremmo ancora a parlare di stagione falli-mentare per i Sixers. Riusciremo a rivedere una partita diplayoff al Wachovia Center? La risposta passa anche nellemani di Williams.

Page 14: Stars 'N' Stripes N°38

1111 5555

OCCHI PUNTATI SU...

«Ci sono voluti 20 anni, ma non mi era maisuccesso di essere in un posto dove, mentrecamminavo per strada, riuscivo a sentirmi acasa. Senza sentirmi, invece, un rifugiato». Per chi nasce a Waw, nel profondo Sudanmeridionale, nel pieno della seconda guerracivile sudanese, probabilmente il basket èl'ultimo dei pensieri ed ancor meno non avràla minima percezione di cosa possa essere laNBA se non magari per qualche racconto trail reale e l'onirico riguardo le prime gesta trai Pro del gigante buono Manute Bol, coluiche da giovane aveva ucciso un leone con lasola lancia e che, anni dopo, proprio con unapalla a spicchi ed un canestro e sfruttando

LLuuooll DDeng,iill tteerrzzoo lato

ddeell ‘‘ttrriiaangolo’

SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

PARTE FONDAMENTALE PARTE FONDAMENTALE DEL ‘BIG THREE’ DEI BULLSDEL ‘BIG THREE’ DEI BULLSCON ROSE E BOOZERCON ROSE E BOOZER

Page 15: Stars 'N' Stripes N°38

1111 6666SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

DIDI

MMIRKOIRKO FFURBATTOURBATTO

quella incredibile statura tipica dei componenti della tribù Dinka (lastessa di Deng), stava iniziando a conquistare fama, denaro e rispet-to dall'altra pare dell'oceano, in un mondo difficile anche solo daimmaginare per chi si trova a vivere un presente senza elettricità,senza acqua corrente con genocidi e violenze all'ordine del giornoche si apprestavano ad uccidere due milioni di persone negli anni avenire. Non proprio il vissuto medio di un giocatore della nationalbasketball association insomma, roba da far apparire il Bronx untranquillo cantone svizzero. La storia di Deng (termine che significa"pioggia" derivante dal nome della divinità africana del cielo e dellapioggia) ha inizio proprio in questo contesto, nel 1985, ottavo dinove fratelli e figlio del ministro dei trasporti sudanese che per tra-scinare la sua famiglia fuori dalla palude di guerra e d'intolleranzache attanaglia il Sudan decide di trasferire baracca e burattini inEgitto agli albori degli anni novanta. Da questo momento in poiDeng non metterà mai più piede nella sua terra natia fino a vent'an-ni più tardi. Proprio in Egitto qualche anno più tardi inizierà a gio-care a pallacanestro nella scuola egiziana aperta proprio da ManuteBol all'inizio degli anni 90. Ottenuto, non con poca fatica, il visto,Luol e famiglia si trasferiscono a Brixton, Inghilterra, dove il ragaz-zo (proprio come Bol) inizia a cimentarsi anche con il calcio purnon trascurando la palla a spicchi. In inghilterra il ragazzo otterràla doppia nazionalità che gli permetterà in seguito di poter giocareper la nazionale Inglese ("un riconoscimento dovuto a chi l'ha accol-to" dirà poi il ragazzo) e riceverà il battesimo cristiano e una suorada lui conosciuta, che gli darà il nome di Michael. A 13 anni gioca ilprimo torneo nazionale europeo Juniores dove avrà un'alquantosoddisfacente media di 34 punti ed il titolo di MVP. Da questomomento in poi inizierà l'avventura a stelle e striscie di Luol inver-samente proporzionale a quella del padre Aldo, che invece dallaGran Bretagna tornerà in Sudan per aiutare il proprio paese nellaricostruzione. Il Destino di Luol è in New Jersey, alla BlairAccademy, dove in squadra con l'ala dei Detroit Pistons CharlieVillanueva, sarà considerato negli anni uno dei più promettenti gio-catori dell'intero panorama nazionale. Tra le varie università cheprovano ad accaparrarselo Luol sceglie di "farsi insegnare basket"da "coach K" a Duke University dove, nonostante la breve perma-nenza, assimila la dedizione al lavoro ed il carattere tipici degli allie-vi di coach Krzyzewski. Nel suo anno da freshman Deng raccogliecifre a dir poco soddisfacenti con 15,1 punti, 6,8 rimbalzi, 1,8 assisted 1 stoppata ad allacciata di scarpa. Dopo la prima stagione decidedi dichiararsi subito elegibile e la chiamata arriva dai Phoenix Sunsalla numero 7; ma Deng non giocherà mai in Arizona visto che ladirigenza Suns lo spedisce ai Bulls in cambio d'una first round pick

Luol DDeenngg,,il terzoo llaattoo

del ‘triaannggoolloo’’QUESTE LE CIFRE IN CARRIERA

...LE CIFRE IN QUESTA STAGIONE...

Page 16: Stars 'N' Stripes N°38

1111 7777

nel 2005 e di JacksonVroman (non proprio latrade del secolo...).Paxson, gm dei Bulls,sceglie di portare inIllinois un altro prodottodi Duke, Chris Duhon eBen Gordon(Connecticut) in undraft che si rivelerà fon-damentale per la costru-zione del nuovo nucleodei Bulls del quadrien-nio successivo. Sotto laguida di coach ScottSkiles il ragazzone delSudan nel suo primoanno da pro si alternanel ruolo di shootingforward titolare con unaltro neo arrivato, "ElChapu" Andres Nocioniin una squadra cheannovera tra le propriefile già dall'anno prece-dente il playmaker KirkHinrich e che vedeva lapresenza nel roster deidue pivottoni TysonChandler e Eddy Curry.Deng ottiene ottimirisultati nel suo anno darookie chiudendo la sta-gione ai playoff con 11,7punti e 5,3 rimbalzi in27 minuti di media apartita con un high sta-gionale di 30 puntisegnati nella vittoriacontro i Dallas

Mavericks e l'inserimento nel primo quintetto della stagione deirookie del 2004; arriva anche l'accesso alla post-season alla qualenon potrà partecipare per un infortunio al legamento del polsodestro e playoff in cui la truppa di Skiles non sfrutta il fattore campofavorevole uscendo abbastanza mestamente nel primo turno con iWashington Wizards di Gilbert Arenas. Nell'anno da sophomore l'exBlue Devils chiude a 14,3 punti e 6,6 a partita in 34 minuti di mediain un anno dove Chicago (che in estate aveva perso Eddy Curryapprodato ai Knicks ed aveva acquisito l'abbondante mole diMichael Sweetney da depositare sotto le plance) non fa i progressisperati e chiude la stagione ai playoff eliminata dai Miami Heat diWade e Shaq che diventeranno poi i vincitori dell'anello. Nella sta-gione 2006-2007 arriva la grande crescita del ragazzo di Waw chegioca tutte le 82 partite di regular season partendo in quintetto basee mostrando evidenti miglioramenti nel mid-range shot, in penetra-zione e spalle a canestro, inizia a crescere anche la sua difesa indivi-duale (dovuto anche al miglioramento collettivo dovuto all'inseri-mento di Ben Wallace e di PJ Brown sotto le plance al posto diTyson Chandler, passato agli Hornets) mentre sceglie di trascurarecompletamente il tiro da oltre l'arco (solo sette tentativi in tutta lastagione). I Bulls arrivano alla post-season in una "revenge" dell'edi-zione precedente dove asfaltano i Miami Heat per 4-0 salvo poi esse-re sconfitti dai Pistons per 4-2 in semifinale di conference. Dengchiuderà la stagione con 18,8 punti a partita e 7,1 rimbalzi a partita. I Bulls e Deng sembrano ormai pronti sulla rampa di lancio per arri-vare a giocarsi una finale di conference ma la stagione non va secon-do gli auspici. Il draft 2007 porta a Chicago Joakim Noah fresco vin-citore di due campionati NCAA con i Florida Gators, ma la stagioneè fallimentare. Wallace è il fantasma di quello visto a Detroit ed

anche nella prima stagione nell'Illinois, Hinrich dimostra semprepiù i suoi limiti fisici e la sua mancanza di leadership e lo stessoDeng, causa anche un infortunio che lo terrà fuori per una ventinadi partite tra gennaio e febbraio non riesce a dare lo stesso apportodell'anno precedente. Skiles non è capace d'invertire il trand negati-vo d'inizio stagione e viene licenziato, sostituito da Jim Boylan.Deng chiude la stagione a 17 punti e 6,3 rimbalzi di media, ma iBulls non riescono ad agguantare nessun posto per i playoff. In esta-te arriva per Deng l'estensione contrattuale da 70 milioni di dollarifino al 2014 con i Chicago Bulls, insomma, il contratto che ti cambiala vita. Nell'estate del 2008 arrivano a Chicago Vinny Del Negrocome head coach e Derrick Rose draftato come prima scelta assolu-ta. La stagione di Deng non è tra le migliori (14,1 punti e 6 rimbalzidi media) anche per via di vari infortuni il più grave dei quali (frat-tura da stress alla tibia) lo costringe a saltare la parte finale dellastagione con annessi playoff (in cui Chicago darà filo da torcere aiCeltics perdendo solo in gara 7). Deng torna l'anno successivo in unroster senza il suo cannoniere principe degli ultimi cinque anni pas-sato a Detroit (Ben Gordon, ndr) e con una squadra presa semprepiù per mano dall'atletismo debordante di Rose e dalla determina-zione del figlio del grande Yannick. Quì inizia il nuovo ciclo Bulls,quello in cui Deng ha in pratica il ruolo di secondo violino offensivo,colui che deve realizzare sugli scarichi di Rose (ricomincia a prende-re confidenza con il tiro da 3 punti), che deve mettere punti a difesaschierata poichè in pratica il miglior attaccante o quantomeno, quel-lo con maggiore feeling naturale con il canestro, assieme al prodottodi Memphis; anche in difesa l'ex Duke inizia a migliorare sensibil-mente sfruttando l'esperienza di questi primi anni NBA oltre ad usu-fruire di un fisico che sembra fatto apposta per questo sport, che gliconsente gran velocità sui movimenti laterali, braccia lunghe ed unaspaventosa apertura "alare" che fanno si di poter marcare in manierapiù che discreta tanto la guardia quanto l'ala o il 4 avversario insituazioni di mismatch. Chiude la stagione con 17,7 punti e 7,4 rim-balzi a partita finendo con i suoi Bulls all'ottavo posto playoff ed eli-minati al primo turno per mezzo di Lebron nella sua ultima versioneCavaliers. Arriviamo così alla stagione corrente con l'approdo degliex Jazz Carlos Boozer e Ronnie Brewer ai Tori dell'Illinois e con l'e-sponenziale crescita di Joakim Noah e soprattutto Derrick Rose aprendere i titoli dei giornali e l'attenzione degli addetti ai lavori. Inpochi hanno notato come probabilmente lo stesso Deng stia dispu-tando al momento la sua migliore stagione da quando è approdatoin NBA; i miglioramenti in ogni aspetto del gioco sono notevolifacendo di lui forse uno dei migliori all-around dei parquet a stelle estriscie. Fa canestro in tutti i modi, ha preso grande fiducia nel tiroda tre punti non limitandosi soltanto al catch and shoot sugli scari-chi di Rose ed a tiri con molto spazio, ma inizia a bucare la retinaanche con arresto e tiro da lontano e soprattutto, probabilmentemerito del neo coanch di Chicago Tom Thibodeau, è diventato, adetta di gran parte degli addetti ai lavori, il vero collante difensivo diquesti strepitosi Bulls versione 2010-2011. Di certo la triangle offen-se messa in opera dall'ex assistent coach dei Celtics è una delle piùimmarcabili dell'intero lotto. La capacità di mettere punti a referto e la fisicità che permette aBoozer di occupare tutta l'area pitturata, unite alle accelerazionespezza caviglie di D-Rose danno modo al terzo componente di que-sto triangolo, il nostro Deng, d'avere molto spazio a disposizione peri suoi long-two o per sfruttare atletismo ed agilità in connubio con isuoi 206 cm in uno contro uno. Tutto questo fa di Luol Deng il veroequilibratore della banda di Thibodeau. Nonostante ciò negli ultimimesi è circolato più di un roumor di mercato che lo riguarda, primainserito in una possibile trade per portare Anthony ai Bulls, poi involo verso Philadelphia per arrivare ad Andre Iguodala e di nuovoinvischiato nel tentativo estremo di accaparrarsi Melo. A prescinde-re dalle valutazioni tecniche su questa possibilità, di certo almomento Luol Deng è una delle ali piccole pure più forti, completee versatili dell'intero panorama cestistico mondiale e non sarebbefacile fare a meno di lui anche se il suo sostituto fosse un fuoriclassecertamente più redditizio offensivamente come l'ex Syracuse, macertamente meno giocatore di sistema.

Page 17: Stars 'N' Stripes N°38

1111 8888SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

Lealtà e correttezzail credo di Deng

Ma Luol Michael Deng non è solo questo. Oltre ad essereuno dei giocatori più apprezzati per lealtà sportiva e cor-rettezza, Luol Deng è un rifugiato, più fortunato di mol-tissimi altri, ma pur sempre un rifugiato che non hadimenticato la sua terra d'origine. Per più di venti anniLuol è rimasto lontano dal suo Sudan, fantasticando unritorno che finalmente quest'estate è arrivato. Luol è tor-nato tra la sua gente, è tornato a vedere ciò che restavadella sua Waw, della sua casa, della sua stanza d'infan-zia; ma il tutto non si è limitato certo ad una visita dipiacere. In uno dei paesi più arretrati dell'intero globo,dove la mortalità per le donne durante il parto è la piùalta in assoluto, dove un bambino su cinque muoreprima del quinto compleanno, dove l'insegnamento è aiminimi termini, Deng, attraverso la sua fondazione "TheLuol Deng Foundation ( quì il sito, theluoldengfounda-tion.org) ha iniziato la costruzione di edifici scolastici, afinanziare l'istruzione le scuole già esistenti, ha collabo-rato con United Nations refugee Agency. Con il suo ritor-no ha portato gioia nel suo popolo, immedesimandosi neiloro, anzi nei suoi, antichissimi riti parlando, attraversoil megafono a migliaia di bambini che lo accoglievanofestanti e gioiosi, di un mondo migliore possibile, fatto disacrificio, di studio e di voglia di emergere. Strano pen-sare a come poco tempo dopo il ritorno di Luol a casa se

ne sia andato il suo mentore, Manute Bol, colui cheprima di tutti ha fatto della ricostruzione del propriopaese il suo obbiettivo di vita, cercando fondi nei modipiù disparati, per dare un futuro ai suoi fratelli. Un suda-nese, un Dinka come lui. Forse aspettava che qualcuno prendesse il suo posto perpotersene andare serenamente.

Page 18: Stars 'N' Stripes N°38

1111 9999 SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

IL PROFILO

Poniate caso che l’All Star Weekend si disputi nella vostracittà natale, e voi siate un più che papabile candidato perpartecipare a quest’evento e alla fine veniate scelti nientemeno che dal commissioner in persona. E’ quello che staaccadendo proprio quest’anno a Kevin Love, nativo diSanta Monica, (ricco) sobborgo di Los Angeles, dove si

svolgerà l’evento principe di quel grande mercato comu-nicativo che si chiama National Basketball Association. E’stato proprio il grande capo di questa organizzazione,David Stern, a chiamare Love come sostituto di YaoMing, il cinese che si è gravemente infortunato ad iniziostagione. Per la verità Love doveva essere precedentemen-

Minnesota sulle spalle di Kevin Love

Page 19: Stars 'N' Stripes N°38

2222 0000SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

DIDI

RRAFFAELEAFFAELE VVALENTINOALENTINO

punti e le 38 doppie-doppie consecutive collezionate in stagione(battendo il record di franchigia appartenuto a un certo KevinGarnett). Quest’anno in una partita contro i Knicks segnando 31punti e catturando 31 rimbalzi, Love è stato il primo giocatore afare 30+30 dai tempi di Moses Malone nel 1982, diventando così il19° giocatore in assoluto a fare una roba del genere. Ma se d’altron-de queste statistiche sono rese possibili giocando nei Timberwolvesche puntano a far migliorare e a far crescere i propri giovani, èaltrettanto vero che certi numeri bisogna sempre metterli su. Sepensiamo che il nostro, seppur bravissimo, connazionale AndreaBargnani nel deserto canadese segna poco più dei punti di Love(21.9) ma che cattura 10 rimbalzi in meno a partita (5.5), possiamocapire quanto siano straordinarie le capacità del lungo ex Ucla(sempre Los Angeles, ndr). La scorsa estate, il GM deiTimberwolves David Khan e il coach Kurt Rambis (guarda caso exgiocatore e assistente allenatore dei Los Angeles Lakers) hannodeciso di scambiare Al Jefferson, lasciando definitivamente esplo-dere tutto il talento di Kevin Love, mettendogli accanto un giocato-re a lui compatibile (e dall’indiscusso talento) come MichealBeasley. Nonostante il record poco felice (13-43 che vale un miseroultimo posto nella Western Conference) non si può dire che non siastata una scelta azzeccata. I numeri di Love li abbiamo elencatiprima, mentre Beasley viaggia a quasi 20 punti e 5.5 rimbalzi a par-tita. Il nucleo centrale, presente e futuro, dei Timberwolves sonoloro due, anche se abbiamo sentito lo stesso Love, qualche meseaddietro, che parlava di un suo futuro lontano dalle steppe delMinnesota, paventando tra qualche anno di formare un nuovo “BigThree” a Oklahoma, insieme al suo amico dai tempi del collegeRussell Westbrook e ovviamente a Kevin Durant. Prima di immagi-nare cosa potrà accadere tra qualche tempo, consigliamo vivamentea Kevin Love di migliorare soprattutto in fase difensiva, dove le suelacune sono davvero enormi, e magari di pensare di poter costruireuna squadra vincente, dove lui è la punta di diamante, proprio nelMinnesota. D’altronde per uno così speciale, che ha come zio il can-tante dei Beach Boys e che a 22 anni ha già dimostrato di cosa èpuò essere capace, nulla è precluso.

Minnesota sulle spalle di Kevin Love

te selezionato come riserva dagli alle-natori della Western Conference, inquanto i suoi numeri dicono che è ilmiglior rimbalzista della lega a 15.5di media partita, per non parlare dei21.4 punti ad allacciata, il 44% da 3

Page 20: Stars 'N' Stripes N°38

2222 1111 SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

IL PERSONAGGIO - 2

Le storie della NBA non finiscono mai di stupire. AndrayBlatche poteva essere una ragazzo di colore della periferiadi newyorkese con tanti sogni e un buon fisico. Ora si erge acorifeo di una squadra in crescita e con tanti giovani chevalgono un buon futuro nell’arena a pochi kilometri dallaCasa Bianca. Venticinque anni, maturo e solido, semprecon numeri in crescita, uscito fuori dalle High Schoolprima di Syracuse e poi di Kent, dove i suoi mezzi tecnici lo

portano a essere una scelta importante al draft, saltando ilcollege. Gli scout lo vogliono come stella nascente, comebuona chiamata per qualche squadra di alto livello nellaparte bassa della lottery, ma le scelte scorrono e non si sen-tono le sue iniziali. Nessuno sembra credere in questi 210cm di potenza e in questi 110 Kili di muscoli pronti a espri-mere grandi potenziali. E’ passata ormai più di un’ora emezza e la maggior parte dei cappellini che contano sono

Andray Blatche

Page 21: Stars 'N' Stripes N°38

2222 2222SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

DIDI

DDOMENICOOMENICO LLANDOLFOANDOLFO

già stati distribuiti, quando col numero 49, sul far della serai Washington Wizard spendono il suo nome e se ne assicu-rano i servigi. Il “giocatore maledetto” raccoglie le sue cosee cambia costa, cambia vita e si lancia alla conquista di unsogno, di qualcosa che vada oltre la semplice <buona pan-china>. La sua fama però le precede e subito dopo il trai-ning camp a poco dall’inizio del campionato, rimane coin-volto in una sparatoria nella capitale quando gli cercano dirubare l’automobile. Già lo spogliatoio è un clima pittore-sco, con Arenas e il suo ego, seguito dai suoi adepti, da unaparte, mentre la solidità e la durezza di Jamison e Butler sischiera su fronte opposto. Nonostante i tanti problemi,Andray sceglie di mettersi al servizio della squadra con soli-dità e grinta, ma dopo 4 partite viene prematuramente boc-ciato e mandato a fare le ossa in D_league. Ci rimarrà solouna settimana o poco più. Alla squadra serve solidità eanche un pizzico di incoscienza giovanile. Gli infortuni cheriducono Washington all’osso permettono un maggiore spa-zio al nostro 210 dalla mano educata. Con tanto minutaggioa disposizione, Blatche cresce e affina i mezzi. Diventadevastante nell’area pitturata, in cui cresce di anno in annocon rimbalzi e stoppate. Ma la sua grande capacità di ren-dersi utile lo porta anche a trovare non saltuariamente lasua mano da tre punti. Via Arenas, via Butler, via Jamison,è assieme a Wall il leader designato di una squadra in fieriche non vuole voltarsi indietro e vuole provare a recitare unruolo da protagonista in una squadra che non vede i playoffdall’ultimo anno Nba di Air Jordan. I numeri gli danno ragione, con oltre 15 punti e 8 rimbalzidi media, che ne fanno una stella in ascesa del palcoscenicoamericano. Non contano solo l’esplosività di Bosh, il fisicodi Dwight, la mano di Garnett: il giocatore maledetto saessere essenziale e risultare decisivo, formando con l’ecletti-co McGee un duo che forse fuori dal campo fa scintille, einfatti entrambi hanno beccato sospensioni, ma che sul par-quet regala ai tifosi, tra cui spesso siede anche Mr Obama,tanto spettacolo e solidità.

Page 22: Stars 'N' Stripes N°38

2222 3333 SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

LO STUDIO...

LLLLoooossss AAAAnnnnggggeeeelllleeeessss,,,, aaavvrràà uuuunnnn ddddeeeerrrrbbbbyyyy vvvveeeerrrroooo??

Page 23: Stars 'N' Stripes N°38

2222 4444SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

Prendete una città come Los Angeles, prendete un bacinod'utenza tra i più importanti d'America, poi prendete unasquadra come i Lakers, prendete 16 titoli vinti, alcuni dei gio-catori ed allenatori più famosi della storia, prendete unamiriade di star di Holliwod che vedono le loro partite e abbo-namenti che vanno via solo per cifre con diversi zeri.Ora prendete l'altra squadra della città, 40 anni di storia eappena 6 stagioni vincenti, di cui la pochezza di due dal tra-sloco nella città degli angeli nel lontano 1984, agiungete

DIDI

LLORENZOORENZO DEDE SSANTISANTIS

Fonte foto: facebook.com

LLooss AAnnggeelleess,, aaaavvvvrrrràààà uunn ddeerrbbyy vveerroooo????

Page 24: Stars 'N' Stripes N°38

2222 5555 SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

pochi o quasi nessun giocatore rimasto nell'immaginariocollettivo e avrete i Los Angeles Clippers, forse la franchigiapiù sfigata dell'intera lega, completamente surclassata dallafama e dalle vittorie dei cugini ricchi dei Lakers.Ora dovete prendere il draft del 2009, con la prima sceltaassoluta arrivata dopo una stagione da appena 19 vittorie afronte di 63 sconfitte e un ragazzone di 2.06 provenientedalla lontana Oklahoma chiamato a cambiare per sempre lesorti degli sfortunati Clippers, che si confermano tali dopol'infortunio al ginocchio di questo fenomeno che rendedeludente l'ultima stagione con un record di 29-53. Poi peròarriva ottobre 2010, e un Blake Griffin finalmente e comple-tamente recuperato, altri giocatori promettenti come EricGordon, Al-Farouq Aminu e DeAndre Jordan oltre alla vec-chia volpe Baron Davis e avrete perlomeno la speranza diun futuro più che roseo.Certo anche quest'anno non inizia nel migliore dei modi,con dieci sconfitte sulle prime 11 partite giocate, dovuteanche agli infortuni di Chris Kaman e dello stesso Davis,

ma piano piano con vittorie importanti contro Thunder,Hornets, Spurs, Heat e sugli acerrimi rivali dei Lakers, l'at-tenzione si sposta sulla cenerentola delle squadre, conGriffin che mostra a pieno il suo enorme potenziale, affer-mandosi come il giocatore più spettacolare dell'intera lega,tanto da essere chiamato come riserva all'All Star Game,onore più unico che raro per un rookie, se pensiamo chenemmeno LeBron James o Kobe Bryant vi sono riusciti.Adesso le vittorie sono 21 su 56 partite giocate, certo nonun record da squadra di primo livello, ma possiamo decisa-mente dire che se quest'anno sarà di transizione, già dallaprossima stagione le aspettative saranno sicuramente piùalte, con l'obbiettivo playoff alla portata, a patto che Griffinconfermi le sue prestazioni e che Mo Williams rimanga ilgiocatore motivato visto nelle stagioni migliori a Cleveland,arrivato al posto del tanto osannato Baron Davis. Già perchè dopo l'arrivo in pompa magna nell'estate 2008,con un contratto di 5 anni da 13 milioni di euro a stagione,il Barone ha deluso le aspettative, giocando in due anni solo

Page 25: Stars 'N' Stripes N°38

2222 6666SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

95 partite, passando da essere il grande protagonista dellastorica stagione dei Warriors culminata con l'eliminazionedei favoritissimi Mavericks nel primo turno dei playoff aoggetto misterioso, svogliato, e incapace di diventare il lea-der della squadra della sua città. Chiaro che il prodotto diUCLA non sarà mai la stella che si pensava dovesse diventa-re dopo le prime stagioni a Charlotte, ma può sicuramenteconfermarsi come un punto fermo nel quintetto deiClippers, capace di innescare Griffin per le sue devastantischiacciate.Altro punto fermo dovrà senza dubbio essere Eric Gordon,infatti il terzo anno da Indiana è letteralmente esploso,diventando il miglior realizzatore della squadra e il nonodella lega con 24,1 punti ad allacciata di scarpe, e mostran-

do una grande capacità di andare in lunetta nei momenticaldi della gara. Certo l'attitudine difensiva è quella che è,ma stiamo parlando di un classe 88, che potrà ulteriormen-te migliorare.Ora non resta che aspettare, perchè dal draft potranno arri-vare altre pedine importanti e il ritorno di Chris Kaman,uno dei miglori centri della lega, non possono far altro cherendere ancora più competitiva la squadra a disposizione diVinny Del Negro, allenatore sicuramente più adatto a gesti-re una franchigia da ricostruire che non una con ambizionidi vincere come erano i Chicago Bulls. Ora all'ex playmakerdella Benetton Treviso spetta il compito di far diventarediversi giovani di talento una formazione coesa in grado difar paura alle corazzate della Western Conference.

QUEST LE CIFRE DI MO WILLIAMS NELLE ULTIME USCITE

...LE CIFRE IN QUESTA STAGIONE...

QUEST LE CIFRE DI BLAKE GRIFFIN NELLE ULTIME USCITE

...LE CIFRE IN QUESTA STAGIONE...

Page 26: Stars 'N' Stripes N°38

SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

NNNNBBBBAAAAUUUUpppp

DDDDoooowwwwnnnn&&&&

2222 7777

LA RUBRICA

Page 27: Stars 'N' Stripes N°38

2222 8888SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

DIDI

DDOMENICOOMENICO PPEZZELLAEZZELLA

Page 28: Stars 'N' Stripes N°38

SSEEMM PPRREESSTTII

Due parole per il giovane giem-me dei Thunder, Sam Presti,vanno spese. Ancora una voltasi è dimostrato il grande artefi-ce di una squadra che negliultimi tre-quattro anni è diven-tata una realtà dello scenariodella Western Conference. Unaserie di scelte azzeccate por-tando a casa giocatori comple-mentari. Da Durant aWestbrook, da Harden (inquello stesso Draft era opzio-nabile Tyreke Evans con lanumero 3) a Serge Ibaka. Ma dopo i playoff della passatastagione e dopo la prima parte

di questa, la mente dei Thunder si è accorto che mancava qual-cosa. «Dobbiamo essere più cinici e concentrati in difesa» .Parole di Kevin Durant che gli saranno ronzate per la testa finoall’All Star Game, fino al momento in cui non ha capito che sipoteva fare qualcosa. Ora Durant ha quello che gli mancava:difensori al centro dell’area. Uomini di quantità a rimbalzo e

preziosi nelle stoppate. Uomini che possono dare una spinta inpiù rispetto al passato.

PPHHIILLAADDEELLPPHHIIAA 7766’’EERRSS

La vera sorpresa ta chi non ti aspetti dietro il gruppone di testadella Eastern Conference. Una squadra che ha iniziato nei peg-giori dei modi la propria stagione e che invece, sta andandoavanti come un treno. L’arrivo in panchina, in estate di DougCollins non ha certo lasciato tanti addetti ai lavori contenti diavere un coach fermo da tanti anni in cui ha passato più tempocon una cuffia in testa a commentare che con una lavagnetta inmano ad allenare. Ma alla fine il coach del titolo dei ChicagoBulls e quello dle primo ritorno in campo di Michael Jordancon i Washington Wizards, è riuscito a sorprendere tutto e tutti.Con le sue idee, con le sue rotazioni (altro allenatore che nonsembra amare il platoon system con girandole di cambi ridottipraticamente all’osso) a dare un senso ad una squadra che sem-brava essere invece allo sbando. Brand ha più cittadinanza inquesta squadra di quanta ne aveva in precedenza, Iguodala si èscrollato di dosso il ruolo di ‘salvatore della patria’ e ha iniziatoa giocare come sa, mentre le buone notizie sono arrivate daivari Lou Williams (divenuto sempre più tiratore terrificantedalla distanza ed idolo della folla del Wells Fargo Center diPhilly), Thaddeus Young e soprattutto Jrue Holiday.

2222 9999 SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

Page 29: Stars 'N' Stripes N°38

BBOOSSTTOONN CCEELLTTIICCSS

Brutta mossa. Certo alla basedi tutto ci potrà pur essere unprimo passo di svecchiamentoin attesa che i veterani alzinobandiera bianca in un futuroche tutti si immaginano alquanto lontano. Ma mandarevia colui che era stato conside-rato la pedina mancante deltitolo dello scorso anno deibiancoverdi, proprio è unacosa difficile da capire e com-prendere fino in fondo. Nonsolo perchè Perkins era appenarientrato dall’infortunio grave

della scorsa finale (ma al momento ancora in injured list adOklahoma ndr), ma anche perchè in questo modo i Celtics pren-dono una decisione ed una posizione chiara: affidarsi da quialla fine alle mani di Kevin Garnett, ma soprattutto alle manidella coppia di O’Neal. Passi per la decisione di rimettersi nellemani di The Big Ticket per quello che sta facendo vedere finoad ora, ma siamo proprio sicuri che sia Jermaine che Shaquille

da fine aprile in poi saranno gli uomini giusti per poter far pen-sare ai ‘vecchiotti’ di poter smettere con un altro titolo in più?Siamo sicuri che la coppia di O’Neal possa garantire quella pre-senza difensiva che riusciva a garantire Perkins senza chiuderetroppo anche dall’altra parte o particolari aggiustamenti in ter-mini di schemi? Beh al momento la risposta è stata che con JeffGreen in più, quella attuale è una squadra molto più simile aquella del titolo del 2008 e che l’infortunio di Daniels abbiafatto propendere allo scambio più di quanto l’importanza di K-Perkins aveva all’interno dello spogliatoio.

DDEERROONN WWIILLLLIIAAMMSS

Era il lato buono dei Jazz. L’uomo della rinascita accostato piùvolte a quel John Stockton che aveva fatta grande la città deiMormoni. Ed invece. Ed invece alla lunga e dopo stagioni dipace e di baci ed abbracci con tutti, Deron Williams eruttacome un vulcano. Ormai sono una specie di segreto di pulcinel-la le sue controversie con l’ex coach storico dei Jazz, JerrySloan, cosi come è un segreto di pulcinella che quest’ultimoabbia mollato per evitare che la squadra si smantellasse. Ma poilui ha continuato e alla fine la cessione è stata inevitabile. ora aiNets imparerà cosa vuol dire essere effettivamente un una squa-dra perdente.

3333 0000SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

Page 30: Stars 'N' Stripes N°38

3333 1111 SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

NNBBAA SSTTAANNDDIINNGGATLANTICDIVISION

NORTHWEST DIVISIONCENTRAL DIVISION

PACIFIC DIVISIONSOUTHEAST DIVISION

SOUTHWEST DIVISION

Page 31: Stars 'N' Stripes N°38

SCORESPLAYER PG

REBOUNDS ASSISTSPLAYER ASSIST

EASTERN CONFERENCE WESTERN CONFERENCE

3333 2222SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

NNBBAA SSTTAATTSSPLAYER REBOUNDS

Page 32: Stars 'N' Stripes N°38

TTuuttttii ggllii ssccaammbbii aaii ‘‘RRaaggggii XX’’SEZIONE A CURA DELLA REDAZIONE DISEZIONE A CURA DELLA REDAZIONE DI

TUTTOBASKETTUTTOBASKET..NETNETNBA NEWS

3333 3333 SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

Ogni anno di questi tempi, cioè in prossimità dell'All Star Game, senon proprio in corrispondenza del weekend delle stelle, la NBA sianima con scambi che movimentano i roster di un certo numero(solitamente elevato) di franchigie. Il Febbraio del 2011 non è statoda meno, anche se si ha la sensazione che ogni scambio effettuatosia niente rispetto ai botti avvenuti nell'estate 2010.Vediamo, dunque, quali sono state le trades principali realizzate aridosso della trade deadline.SSCCAAMMBBIIOO NNEEWW YYOORRKK –– DDEENNVVEERR:: Carmelo Anthony, ChaunceyBillups. Anthony Carter, Renaldo Balkman e Shelden Williams perWilson Chandler, Danilo Gallinari, Raymond Felton, TimofeyMozgov e scelte future. È senza dubbio la trade più importante, siaperchè riguarda Carmelo Anthony, ovvero uno dei protagonisti delDraft del 2003 che in ogni caso era in attesa di cambiare aria dall'i-nizio della stagione, sia perchè rimane coinvolto uno degli italiani,ovvero Danilo Gallinari. A guadagnarci è senza dubbio New York,che nello spot di ala piccola inserisce una delle stelle principali dellaLega, a discapito di un giocatore (e cioè proprio il Gallo) che magaristella lo deve ancora diventare. Diverso è il discorso del play. Apparestrano che i Knicks, nel cambio Felton – Billups, abbiano scelto dirinunciare ad un play certamente più giovane, magari più adatto algioco di D'Antoni, ma altrettanto certamente senza l'esperienza del-l'ex Detroit: tutto sommato, la bilancia sembra propendere perFelton, tra l'altro arrivato in estate. Anthony Carter farà quello chefaceva a Denver, ovvero il back up di Billups, e continuerà ad avere,presumibilmente, poco spazio, così come Balkman (di ritorno allaGrande Mela) e Shelden Williams. Denver è riuscita a limitare idanni: sostituisce, infatti, Billups con Felton e Melo con Gallinari.Dal punto di vista realizzativo, i Nuggets possono comunque contaresu J.R. Smith, più volte dimostratosi all'altezza, pur partendocostantemente dalla panchina; Gallinari può dare sicuramente il suoapporto e Chandler va a rafforzare il settore guardie formato, ancheprima dello scambio, dai soli Afflalo e Forbes, non proprio il massi-mo. Mozgov è un incognita, essendo stato impiegato da D'Antoni colcontagocce.

SSCCAAMMBBIIOO NNEEWW YYOORRKK –– MMIINNNNEESSOOTTAA:: Eddy Curry ed AnthonyRandolph per Corey Brewer. Scambio secondario, con cui i Knickssmaltiscono il settore esterni facendo quadrato attorno a Melo e

Page 33: Stars 'N' Stripes N°38

3333 4444SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

rinunciando ad un giocatore impiegato pochissimo come Curry, incambio di un altro esterno (Brewer) di cui si parlava per un ulteriorescambio poi non andato in porto, segno che non gode della fiduciadei vertici della franchigia di New York. I T-Wolves aggiungono unpo' di peso sotto canestro, settore troppo limitato a Love e Milicic.

SSCCAAMMBBIIOO UUTTAAHH –– NNEEWW JJEERRSSEEYY:: Deron Williams per DevinHarris, Derrick Favors e scelte future. Scambio dettato più che altroper i malumori che si sono venuti a creare tra D-Will e i Jazz che,pare, siano il motivo che abbiano portato alle dimissioni di Sloan. IJazz tra l'estate 2010 e Febbraio 2011 hanno perso Boozer, Korver,Ronnie Brewer ed ora anche Williams, mettendo in atto una vera epropria rifondazione: questo non ha impedito alla franchigia di SaltLake City di mettere in piedi una stagione più che dignitosa, tuttaviabisognerà valutare l'impatto degli effetti di questi ultimi scambi.Perdendo Williams ed acquisendo Harris, i Jazz hanno perso unplay più votato al gioco di squadra (del resto il grande numero diassist che Williams smazza ogni partita ne è la dimostrazione; tutta-via dà anche un discreto contributo in termini di punti), per un playpiù realizzatore. Probabilmente, vista anche la presenza di EarlWatson (e cioè di un play ragionatore) nel roster di Utah, Harrispotrebbe ben integrarsi nei meccanismi dei Jazz, facendo compierealla squadra un certo salto di qualità. Ovviamente il discorso inversolo si fa per i Nets. Nets che rispetto alla disastrosa stagione 2009/10hanno una squadra molto più interessante, che tuttavia fino ad oranon è riuscita a girare a dovere proprio per la mancanza di un cer-vello come Williams. Anche in questo caso, la presenza degli exLakers Vujacic e Farmar, rendono il pacchetto dei play di New

Jersey più assortito. Favors è un rookie, quindi un giocatore tutto davalutare per Utah.

SSCCAAMMBBIIOO NNEEWW OORRLLEEAANNSS –– SSAACCRRAAMMEENNTTOO:: Carl Landry perMarcus Thornton. Scambio riguardante un giocatore come Landryche, seppur impiegato sempre da sesto uomo fin dai tempi diHouston, negli ultimi tempi a Sacramento appariva chiuso dalrookie Cousins (che ha ben figurato fino a questo punto) e dall'e-sperto Dalembert, in considerazione del fatto che i Kings normal-mente giocano con Thompson nello spot di 4: fanno, dunque, tregiocatori per un solo ruolo. Landry è un giocatore che si avvicinamolto a David West e ne costituisce, quindi, la naturale alternativa,lasciando agli Hornates, però, anche la possibilità di giocare conentrambi quando Okafor deve rifiatare (o, come in questo periodo,quando l'ex Charlotte è fuori per infortunio). Sacramento, invece,con Thornton e Marquis Daniels (arrivato assieme a cash considera-tions da Boston in cambio di scelte future), attribuisce esperienza etalento ad un reparto esterni formato essenzialmente da Evans eCasspi.

SSCCAAMMBBIIOO BBOOSSTTOONN –– OOKKLLAAHHOOMMAA CCIITTYY TTHHUUNNDDEERR:: KendrickPerkins e Nate Robinson per Jeff Green, Nenad Krstic, una sceltafutura e soldi. Scambio che, lo diciamo in partenza, favorisce netta-mente i Celtics, non per il valore dei giocatori, ma per l'effettiva fun-zionalità di questi. Considerando che Krstic avrà presumibilmentepoco spazio, con Green i Celtics acquisiscono, per il reparto lunghi,atletismo e tiro da tre, che prima dello scambio i Trifogli non aveva-no, vuoi per caratteristiche (Perkins, Davis e i due O'Neal), vuoi per

Page 34: Stars 'N' Stripes N°38

3333 5555 SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

età (Garnett); inoltre, Boston riesce a sopperire alla partenza di unplay di riserva (ovvero Robinson) con la soluzione interna, rappre-sentata da Delonte West. Ancora una volta un mercato intelligenteper i Celtics, quindi, dopo quello del Febbraio 2010. Scelte discutibi-li da parte dei Thunder, che necessitavano di un lungo con una certapresenza sotto canestro; tuttavia, questo ruolo sembrava potesseessere coperto ottimamente da Ibaka, esploso quest'anno. Ecco per-chè l'arrivo di Perkins sembra ridondante, a maggior ragione se siconsidera che l'ex Boston è un lungo interno proprio come lo stessoIbaka e Collison e tutti e tre sono diversi da Jeff Green. Anche l'arri-vo di Robinson non era strettamente necessario. Sicuramente Nateandrà ad occupare un ruolo (ovvero quello del play di ricambio) finoa questo momento parzialmente scoperto, infatti poteva essere rico-perto anche da James Harden. Adesso ci sono Westbrook eRobinson per il ruolo di play e Sefolosha ed Harden per il ruolo diguardia, con il settore ali indebolito dalla partenza di Green.Robinson non era proprio la priorità, insomma.

SSCCAAMMBBIIOO CCHHAARRLLOOTTTTEE –– PPOORRTTLLAANNDD:: Gerald Wallace per JoelPrzybilla, Dante Cunningham, Sean Marks e scelte future. GeraldWallace era l'ultimo giocatore ad essere presente nei Bobcats findalla loro creazione, nel 2004. Lo scambio avvantaggia certamente iBlazers, che con un ottimo giocatore come Wallace possono allun-gare un roster perennemente disastrato dagli infortuni, in cambio dipedine secondarie (Przybilla e Marks) o giovani (Cunningham).Portland può comunque sopperire a queste partenze sotto canestrocon Camby (attualmente infortunato) ed Oden (per il quale la spe-ranza è sempre l'ultima a morire), fermo restando che ancheWallace può dare minuti da ala grande.

SSCCAAMMBBIIOO CCLLEEVVEELLAANNDD –– CCLLIIPPPPEERRSS:: Mo Williams e JamarioMoon per Baron Davis e scelte future. Scambio secondario, anchequesto, fra una squadra all'anno zero ed un'altra in ascesa. Non sicapisce, infatti, quale sia la squadra a guadagnarci e quale a perder-ci. I Clippers cedono Davis probabilmente per permettere la crescitadei giovani Gordon e Bledsoe, anche in considerazione del fatto che

anche Foye si è ben disimpegnato, con l'infortunio dello stessoGordon. E comunque da adesso c'è anche Williams. I Cavs, invece,acquisiscono il Barone, ma avrebbero potuto prendere qualsiasi gio-catore, tanto la stagione è andata ampiamente e segnali di ripresa siavranno solo nel lungo termine, non certo con l'ingaggio di Davis ochi per lui. Quanto a Jamario Moon, terminata la favola del giocato-re proveniente dalle minors, del saltatore che dal nulla partecipa alloSlam Dunk Contest facendo un'ottima figura, rimane un giocatorenormale che si è andato a perdere nel roster della squadra col peg-gior roster della Lega. Difficile prevedere se avrà spazio ai Clippers,con molta probabilità no. Cleveland taglia anche Powe, campionecon i Celtics non più tardi di tre anni fa.

SSCCAAMMBBIIOO HHOOUUSSTTOONN –– PPHHOOEENNIIXX:: Aaron Brooks per Goran Dragice scelte future. Scambio che somiglia molto a quello che ha portatoal trasferimento di Deron Williams, con un giocatore in rotta con lapropria squadra (Brooks) che va ad inserirsi in un contesto dovemagari può rendere di più, facendo esaltare maggiormente le doti difinalizzatore, ovvero ai Suns con o al fianco di Nash. Ciò che è stra-no, però, è che proprio i Suns si siano provati di Dragic, che avevaed ha tutte le possibilità di diventare il degno erede del canadese (aquesto punto lontano dall'Arizona, semmai accadrà). Tra l'altro,anche Dragic potrebbe rendere di più ai Rockets, dove i realizzatorinon mancano (Martin e Scola su tutti).

SSCCAAMMBBIIOO HHOOUUSSTTOONN –– MMEEMMPPHHIISS:: Shane Battier ed IshmaelSmith per Hasheem Thabeet, DeMarre Carroll ed una scelta futura.Lo scambio vero, in questo caso, riguarda Battier e Thabeet, con glialtri giocatori a fare da contorno. In pratica, i Grizzlies recuperanoun giocatore, perchè inseriscono nel roster un difensore e tiratore datre come Battier, in cambio di un altro che in quasi due anni è statoutilizzato pochissimo, nonostante sia stata la seconda scelta assolutadel Draft del 2009, dietro Griffin. Lo stesso Thabeet, viceversa, va adaumentare il tasso di atletismo dei Suns, sempre ammesso che rie-sca finalmente ad esplodere (e qui Nash potrebbe giocare un ruolochiave).

Page 35: Stars 'N' Stripes N°38

IIIILLLL LLLLIIIIBBBBRRRROOOO SSSSUUUULLLLLLLLAAAA SSSSTTTTOOOORRRRIIIIAAAA RRRREEEECCCCEEEENNNNTTTTEEEEDDDDEEEELLLLLLLLAAAA JJJJUUUUVVVVEEEECCCCAAAASSSSEEEERRRRTTTTAAAAIIIINNNN VVVVEEEENNNNDDDDIIIITTTTAAAAAAAANNNNCCCCHHHHEEEE OOOONNNN LLLLIIIINNNNEEEESSSSCCCCRRRRIIIIVVVVEEEENNNNDDDDOOOO AAAA

iiiinnnnffffoooo@@@@aaaa44440000mmmmiiiinnnnuuuuttttiiiiddddaaaallllppppaaaarrrraaaaddddiiiissssoooo....ccccoooommmm

Page 36: Stars 'N' Stripes N°38