Stars N Stripes N°22

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il periodico online per gli amanti della palla a spicchi d’oltre oceano

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Per gli amanti della palla a spicchi d'oltre oceano

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il periodico online per gli amanti della palla a spicchi d’oltre oceano

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AAAALLLLLLLL SSSSTTTTAAAARRRR SSSSUUUUNNNNDDDDAAAAYYYY33336666Tutti i confronti diretti della partitaTutti i confronti diretti della partita

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Cosa dovremmo dire di una Lega dove, limitan-dosi alla Western Conference, un giocatorecome Deron Williams è considerato “solo” ilterzo miglior playmaker dietro a Chris Paul eSteve Nash? Rimanendo alle parole di un ormai arci-noto spot, nella Lega a stelle e strisce the “AmazingHappens” e quindi può anche essere che un giocatoreeccezionale come il playmaker dei Jazz non possa fre-

giarsi del titolo ideale di miglior play del campionato.Ma, se parlate con chi frequenta l’Energy SolutionArena, troverete più di una persona disposta a pagareil biglietto solo per vedere evolvere in campo questo

FOCUS

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funambolo che sta guidando Utah, attualmente unadelle squadre più calde della Lega, a cavalcare unastriscia di 9 vittorie consecutive che li ha fatti rialzareda un inizio piuttosto complicato. “Gioco in una squa-

dra con tanti ottimi giocatori. Carlos [Boozer], Memo[Okur] e Andrei [Kirilenko] sono grandi campioni, e iomi sento al meglio quando vado in campo e posso aiu-tarli a rendere al massimo. Mi diverto a giocare con

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loro e sono certo che loro si divertono con me.” Paroleche buttate lì sembrano le classiche dichiarazioni dicircostanza che deve dire un playmaker, il cui ance-strale compito dettato nella notte dei tempi in cui ilbasket fu inventato, è prima quello di far giocare lasquadra, poi nel caso segnare. Anche se ben sappiamoche ormai i tempi sono cambiati e un playmaker chenon ha punti nelle mani oggi in pochi se lo possonopermettere, Williams riesce comunque a incarnarealla perfezione questo spirito, come confermano leparole del suo coach di High School (dove per la veritàera oscurato da Bracey Wright…), Tommy Thomas:“E’ sempre stato un giocatore di squadra. Ha sempreavuto questa capacità di rendere migliori i giocatoriattorno a lui. Ne fa una questione di orgoglio.” Tantoper rimanere al confronto con i Nash e i Paul di cuisopra. Quante volte vi sarà capitato di vederli nellaTop 5 di NBA Action con qualche passaggio funambo-lico. Numeri dettati spesso da giocate fuori degli sche-mi che muovono la difesa e consentono, grazie anchealle doti sovrannaturali di passaggio di questi atleti, ditrovare scarichi ideali per i compagni. Ecco, vedereWilliams in uno di questi highlights è più difficile(non impossibile, intendiamoci!). L’ex Illinois giocapiù all’interno del sistema, probabilmente influenzatoanche dalla natura di Jerry Sloan che impone alle suesquadre schemi precisi dai quali uscire il meno possi-bile, ma comunque sempre sotto controllo e consen-tendo ai propri compagni di avere spesso la palla giu-sta al momento giusto nel posto giusto. L’accoppiatacon Boozer ovviamente fa tornare alla memoria ilmitico duo Stockton-to-Malone, e, anche se ci sono

differenze evidenti, l’essenzialità di questo gioco esaltale qualità di Williams, così come l’opzione Malone sca-tenava quelle di Stockton. Una volta svoltato l’angolosul blocco di Booz, Deron può dare il là al suo infinitoarsenale di soluzioni offensive, tutte eseguite con unapulizia tecnica mirabile. “E’ a un punto della sua car-riera dove ogni sera è sempre pronto – dice CJ Miles –e noi come squadra andiamo dove lui ci porta.” Capitol’importanza di questo giocatore, anche, se nonsoprattutto, nella testa dei compagni di squadra?Onorato tra l’altro della convocazione all’All StarGame per la prima volta in carriera che, vista la con-correnza già citata e a cui possiamo aggiungereChauncey Billups e Tony Parker, non è cosa da poco, eche ha reso molto felice lo stesso giocatore, realistaperò nel comprendere le motivazione che lo avevanotenuto fuori dalla kermesse di metà stagione fino adoggi: “Mi viene quasi da pensare: ‘Finalmente è il miomomento’. Poi però penso che competo in una conference dove cisono tanti fortissimi playmaker, e anche il fatto chel’anno scorso la squadra faticasse e io avessi avutoproblemi di infortuni non mi ha certo aiutato. Quindia maggior ragione sono contento e non ho rimpiantiper il passato.” Williams al momento viaggia alle rag-guardevoli cifre di 18.6 punti e 9.8 assists a partita conil 48% abbondante al tiro, che considerate le quasi 14conclusioni a incontro è un cifra niente male. Senzadimenticare un non disprezzabile 36% dalla lungadistanza. I suoi costanti miglioramenti sono alla basedelle stagioni vincenti compilate da Utah negli ultimianni.

LE STATISTICHE DI DERON WILLIAMS

...COSI NELLE ULTIME CINQUE PARTITE...

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I Jazz l’anno prima del suo arrivo erano sprofondatia 26 vittorie e 56 sconfitte mentre cercavano dirimettere assieme i cocci dopo la f ine dell ’era

Stockton/Malone. L ’arrivo del ragazzo diParkersburg, West Virginia, fece subito registrareun’impennata del record fino alle 41 vittorie, che

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migliorarono progressivamente anno dopo anno. E anche in questa stagione la partenza non è statadelle più brillanti, stanti anche problemi a livello diroster (vedi la questione Boozer e alcuni infortuni ditroppo), ma appena le cose si sono sistemate e Deronha potuto guidare al galoppo la squadra al completosi è visto un netto miglioramento delle cose, tanto che

attualmente i Jazz sono la terza forza a Ovest, in basea quel che dicono i record. Non stupisce il miglioramento costante di una squa-dra che, come dicono i giocatori stessi, segue le ormedel suo play. Come disse un po’ di tempo fa Derek

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NORTHWEST DIVISION

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11111111SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

Harper, che conosce Wiliams poiché compagno discuola del figlio: “La cosa che mi ha colpito di più diDeron è il fatto che non solo voglia imparare nuovecose, ma anche metterle in pratica al più presto permigliorare. E’ un topo da palestra.” Va da sé la considerazioneper cui in 5 anni sotto la guida di Jerry Sloan la suaconoscenza del sistema di gioco sia sempre miglioratae le sue letture in campo di pari passo con essa.Williams è un playmaker dotato di una stazza impor-tante, molto completo viste le doti di ball handlingma anche di tiratore. Il tonnellaggio a disposizione glipermette di giocarsi spesso dei missmatch favorevolivicino a canestro, ma anche battendo l’uomo dal pal-leggio può finire al ferro grazie a un atletismo notevo-le. Il 26% dei suoi punti arriva da dentro l’area. Percitare gli altri due rivali nel ruolo, Chris Paul ha il20% e Nash il 16. Questa è ovviamente una dote che rende Williamsspeciale, e ulteriormente difficile da marcare per ladifesa che deve preoccuparsi di un ulteriore aspettodel gioco che spesso per queste tipologie di giocatorinon è molto presa in considerazione. “E’ quello cheserve alla NBA – disse di lui Bruce Bowen dopo laserie di playoff fra Spurs e Jazz nel 2007 – E’ un gio-catore completo. Un playmaker solido. Ci sono guar-die tiratrici, altre che sanno fare bene alcune cose.Lui invece non si specializza. Sa fare bene tutto.” E per lui, come già per altri gio-catori, l’esperienza con la nazionale USA è stata untoccasana. Molti hanno notato come il livello di giocodei vari James, Wade e Anthony si sia elevato dopo

l’esperienza Olimpica di due estati fa. E così è statoanche per Williams, che al momento sembra al topdelle proprie prestazioni e guida una squadra che haal suo interno comunque diversi giocatori di spicco,col piglio del veterano anche se ha solo 25 anni. E unveterano è anche quello che sa vedere con occhioattento tutte le situazioni e, nel caso, fare un passoindietro e rivedere certi aspetti del suo gioco. Comead esempio qualche settimana fa, quando, dopo unaserie di partite dove Utah aveva perso qualche pallonedi troppo Williams decise di :”Abbassare i ritmi. Mirendo conto di non essere al meglio delle forma oracome ora, quindi non posso continuare a cercare ilpassaggio lungo per favorire il contropiede perchérischia di essere contro produttivo. Abbasserò un po’il ritmo dell’attacco per cercare soluzioni all’internodel nostro attacco a metà campo”. Si era all’indomanidi una sconfitta in casa dei Nuggets dove i ragazzi diJerry Sloan avevano perso 20 palloni. Da lì in poisono arrivate 9 vittorie consecutive con in media 13palle perse. Sette in meno di quelle famigerate 20, eWilliams che ha perso 2 palloni a partita, contro i 3abbondanti che aveva in media fino a quel momento.Sono anche queste piccole cose che fanno capirequando un giocatore sta maturando non solo dalpunto di vista tecnico, ma anche caratteriale in unelemento che può essere davvero un faro per i compa-gni e quasi da solo tenere accesa la luce per guidare lasquadra in alto. Al momento la strada verso il titolonon sembra essere percorribile dai Jazz, ma con unDeron Williams al comando basta poco per togliere dimezzo gli ostacoli.

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5 5 Carlos Boozer Carlos Boozer PF PF 27 27 6-9 6-9 266 266 Duke Duke $12,323,900$12,323,9009 9 Ronnie Brewer Ronnie Brewer SG SG 24 24 6-7 6-7 227 227 Arkansas Arkansas $2,717,161$2,717,16121 Ronald Dupree 21 Ronald Dupree SF SF 28 28 6-7 6-7 209 209 LSU LSU 44 Kyrylo Fesenko 44 Kyrylo Fesenko C C 22 22 7-1 7-1 300 300 $870,000$870,00015 Matt Harpring 15 Matt Harpring SF SF 33 33 6-7 6-7 230 230 Georgia Tech Georgia Tech $6,500,000$6,500,0006 6 Paul Harris Paul Harris G G 23 23 6-4 6-4 230 230 Syracuse Syracuse 30 A.Johnson 30 A.Johnson SF SF 26 26 6-9 6-9 230 230 Florida State Florida State 47 Andrei Kirilenko 47 Andrei Kirilenko F F 28 28 6-9 6-9 225 225 $16,452,000$16,452,00026 Kyle Korver 26 Kyle Korver SG SG 28 28 6-7 6-7 212 212 Creighton Creighton $5,163,636$5,163,63641 Kosta Koufos 41 Kosta Koufos C C 20 20 7-0 7-0 265 265 Ohio State Ohio State $1,214,040$1,214,04023 Wes Matthews 23 Wes Matthews G G 23 23 6-5 6-5 220 220 Marquette Marquette 03 Eric Maynor 03 Eric Maynor PG PG 22 22 6-3 6-3 175 175 Virginia Co. Virginia Co. $1,318,920$1,318,92034 C.J. Miles 34 C.J. Miles SF SF 22 22 6-6 6-6 227 227 $3,700,000$3,700,00024 Paul Millsap 24 Paul Millsap PF PF 24 24 6-8 6-8 250 250 Louisiana T. Louisiana T. $7,692,932$7,692,93222 Spencer Nelson 22 Spencer Nelson F F 29 29 6-8 6-8 225 225 Utah State Utah State 13 Mehmet Okur 13 Mehmet Okur C C 30 30 6-11 6-11 263 263 $9,000,000$9,000,00017 Ronnie Price 17 Ronnie Price PG PG 26 26 6-2 6-2 184 184 Utah Valley Utah Valley $1,250,000$1,250,00011 11 Goran Suton Goran Suton C C 24 24 6-10 6-10 245 245 Michigan State Michigan State 08 Deron Williams 08 Deron Williams PG PG 25 25 6-3 6-3 207 207 Illinois Illinois $13,520,500$13,520,500

LA SITUAZIONE SALRIALE DEL TEAM DELLO UTAH

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L’ANALISIFonte foto: http://upload.wikimedia.org

Uno degli aspetti più affascinanti dell’NBA, che distin-gue questa lega dai campionati europei, è senz’altro laquestione relativa al salary cap. Immaginiamo in Italia

una lega sportiva in cui tutte le squadre possono spen-dere la stessa cifra. Assurdo, per gente abituata al fattoche chi più soldi ha, più vince (neanche sempre, a dire

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11114444 SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

il vero). Nell’NBA, la lega stabilisceannualmente un tetto salariale oltreil quale le squadre, in teoria, nondovrebbero spendere. Questo tettosi aggira, nell’anno in corso, attor-no ai 57 milioni di dollari, ed è cal-colato in base ad un indice che sin-tetizza gli introiti delle arene ditutte le franchigie. Dunque, piùgente va a seguire le proprie squa-dre, più queste potranno spendereper firmare giocatori. Purtroppocon la crisi economica dell’ultimoanno, i t ifosi hanno preferitorisparmiare qualche dollaro in piùanziché destinarlo alle casse dellefranchigie NBA. Questo signifi-cherà un netto ridimensionamentodel salary cap previsto per la stagio-ne 2010-2011. Si stima che so tor-nerà nuovamente intorno ai 52milioni di limite. Ma come funzio-na questo salary cap?é vero chetutte le squadre sono al di sotto diquesta soglia? Beh, non è vero. Ciòperché quando scade un contrattodi un giocatore, talvolta è previstauna clausola grazie alla quale lasocietà può estendere il contratto diun giocatore, oppure pareggiare leofferte che le altre squadre propon-gono al giocatore. Questo al difuori del l imite del salary.Attualmente la squadra col monteingaggi più alto è quella dei LosAngeles Lakers, che distribuisconoannualmente ben 91 milioni di dol-lari ai giocatori. Cifra spaventosa,tuttavia il rendimento dei ragazzidi coach Jackson giustifica ampia-mente le spese. Meno accettabilisono invece gli 85 milioni a libropaga del proprietario dei New YorkKnicks. Molti di questi però finisco-no nelle tasche di ex giocatori,come ad esempio Cuttino Mobley,oppure di giocatori trasferiti, tipoLarry Hughes. Fortunatamente,però, l’anno prossimo quasi tutto ilroster attuale farà le valigie, edeccetto i pochi spiccioli (relativa-mente parlando) destinati giovanis-simi Gallinari e Chandler, oltre aidue rookie Douglas e Hill, tutto ilmonte salari della franchigia dellaGrande Mela si svuoterà. Peccatoper la possibilità concessa a Jeffriesed Eddy Curry di allungare di unaltro anno il contratto in corso. Ilprimo potrebbe ricevere altri 6Fonte foto: http://upload.wikimedia.org

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milioni, il secondo ben 11. Ovviamente entrambi deci-deranno di sfruttare questa clausola, prima di liberarsidefinitivamente nel 2011. Comunque con un monteingaggi vicino ai 27 milioni, difficilmente la prossimaestate i Knicks si faranno sfuggire qualche pezzo pre-giato dal mercato dei free agent. Sostanziose anche lespese di Boston e Dallas. I Celtics versano ai proprigiocatori 85 milioni – come i Knicks -, i Mavs 84.Perlomeno si tratta di due squadre vincenti, anche secon ridotte possibilità di manovra la prossima estate.Seguono Orlando, Cleveland e San Antonio (tutte e treintorno agli 80 milioni). Ribaltando la classifica tro-viamo le squadre più giovani e meno ambiziose, alme-no in questo momento. Con i giocatori appena uscitidal draft, infatti, c’è la possibilità di concedere un con-tratto al massimo quadriennale a non più di 3 o 4milioni l’anno. Un affare, specialmente per gente comeDurant, che rende come un fuoriclasse strapagato mapercepisce come un giocatore al terzo anno. Troviamodunque Memphis con 54 milioni l’anno di stipendi,Portland 56 e Oklahoma City 58. Squadre con ampimargine di manovra anche la prossima estate, che nonavranno dunque problemi a mettere sotto contrattoaltri giocatori per rinfrancare ulteriormente le propriesperanze (già adesso tutte e tre le squadre sono inlotta per i playoff ad ovest). Esaminiamo, ad esempio,gli stipendi dei Thunder nel dettaglio: i 58 milioni dispesa attuale, sono farciti anche dai contratti in sca-denza di Etan Thomas, Earl Watson e Matt Harpring:i tre giocatori più pagati della squadra (rispettivamen-te 7, 6.6 e 6.5 milioni) che a giugno alleggeriranno le

spese di Oklahoma City. Una squadra giovanissima,che a giugno potrà disporre di almeno 12 o 13 milioniper firmare free agent. Pensare che con quei soldipotrebbero mettere sotto contratto un altro campione,fa venire i brividi. Già adesso, col sesto posto ad ovest,sono una squadra temibile e soprattutto con enormimargini di miglioramento. Il giocatore più pagato inassoluto è Tracy McGrady, che percepisce la bellezzadi 23 milioni. Per fortuna dei suoi datori di lavoro, gliHouston Rockets, McGrady è entrato nell’ultimo annodi contratto. Dunque dai 73 milioni totali, i Rocketspotranno finalmente scalare i 23 di un giocatore chein questi anni ha creato più problemi che punti. Sepensiamo che 18 dei rimanenti 50 finiscono nelletasche di Yao Ming, notiamo che Houston sta realiz-zando un ottimo campionato con un roster che nelcomplesso percepisce…una trentina di milioni. Nonmolto più dello stipendio mensile del solo McGrady,da tempo ormai fuori squadra. Un’altra nota regolaNBA è la Luxury Tax. C’è una soglia, all’incirca intor-no ai 70 milioni, oltre la quale per ogni dollaro in esu-bero del proprio monte ingaggi, viene pagato un dolla-ro di multa. La somma che si viene a creare da questo“fondo”, viene equamente redistribuita a tutte le squa-dre al di sotto di questa soglia. Ecco perché moltissimipresidenti, specialmente in tempi duri come questi,fanno di tutto per liberarsi di giocatori strapagati,anche a costo di perdere qualcosa in quanto a rendi-mento. Sono anche le regole come queste che rendono la NBAcosì speciale.

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Terzo capitolo della Arenas’s history. Il quadro diquanto accaduto, ormai, sembra essere piuttostochiaro. Ora è il momento delle ‘incriminazioni’, delle‘accuse’ formalizzate e dei provvedimenti definitivi,almeno quelli sportivi. Si, perché la sentenza, quellavera, è prevista per il 26 marzo.

La giustizia targata Nba, invece, ha emesso il suo ver-detto. Arenas era già stato sospeso, in precedenza, atempo indeterminato per via di quel gesto provocato-rio effettuato nel riscaldamento di una gara. La manodi ‘Agent 0’ a mimare un colpo di pistola rivolto versoi compagni, non è stato preso molto bene dai massi-

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IL CASO

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Fonte foto: http://i.a.cnn.net

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mi vertici della Lega. Un gesto immortalato dallafotografia di Jesse Garrabrant (messa in circolazioneregolarmente attraverso i canali di vendita dell’agen-zia Getty Images, e pubblicata in svariati sitiInternet) punito severamente da Stern.La stessa Nba, poi, ha provveduto a richiedere il riti-ro della foto all’Agenzia. Richiesta esaudita ma, nonmolto tempo dopo, lo stesso Jesse Garrabrant (chericordiamo è il fotografo ufficiale della Nba), spintodalle critiche verso la decisione di Stern, considerataquasi come una censura, ha rimesso in circolazionela foto ‘pistolera’.Il verdetto, dicevamo, adottato nei giorni scorsi, èduro ma dovuto. Gilbert Arenas e Javaris Crittentonsono stati squalificati per tutta la durata della stagio-ne. Arenas perderà circa 7,4 milioni di dollari dal suocompenso stagionale (16,1 milioni di ‘dead presi-dents’ il totale di questa stagione), e salterà 50 gare.Stern, secondo voci di corridoio, avrebbe voluto cal-care ancor di più la mano, proponendo una squalifi-ca di 82 gare ma l’Associazione Giocatori guidata daDerek Fischer, il quale ha comunque sottolineato lagravità della situazione sostenendo la squalificalunga per il giocatore dei Wizards, ha evitato ai due ilpeggio.Arenas e Crittenton hanno accettato il provvedimen-to senza battere ciglio annunciando di non proporreappello. Di orientamento opposto, invece, DanFegan, agente di Arenas, che ha dichiarato guerra

alla Nba, conscio del fatto che il flusso di denaro cheda suo assistito scorre nelle sue tasche sarà destinatoad arrestarsi o, comunque, a calare in maniera sensi-bile.Si perché, al di là della squalifica subita per questastagione, Gilbert rischia di vedere risolto il contrattocon i Wizards (111 milioni di dollari in sei anni) chepotrebbero invocare la ‘clausola morale’ (che impedi-sce il possesso di armi in un palazzetto) e sciogliere illegame con il giocatore.Per Crittenton, invece, si parla di una eventuale trade(nulla impedisce ad una franchigia Nba di cedere ungiocatore squalificato) per liberare spazio salariale. Ilteam acquirente procederebbe poi al taglio di Javarise per lui si aprirebbero le porte dell’Europa che rap-presenterebbe un valido punto da cui far ripartire lapropria carriera agonistica. La Giustizia ordinaria, invece, prosegue il suo iter.Le incriminazioni sono ora note. Javaris Crittenton èstato ritenuto colpevole di possesso di arma da fuocoprivo di licenza e dovrà scontare, grazie al patteggia-mento, un anno con la condizionale, una multa di1.250 dollari e l'impegno a svolgere attivita' sociali;Arenas, invece, uso d’arma da fuoco. Un’accusa che,generalmente, produrrebbe cinque anni di carcerema che, il talento di Washington, avrebbe patteggia-to, dichiarandosi colpevole.Occhi puntati, e si spera solo quelli (vero Gilbert eJavaris?), al verdetto del 26 marzo.

Fonte foto: http://futureramblings.files.wordpress.comFonte foto: http://sportsblog.projo.comFonte foto: http://i.a.cnn.net

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11118888 SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

indicatore migliore della classifica cannonieri e passateci iltermine praticamente calcistico. Allo stato attuale Antohnyè il Batistuta, il Van Basten, l’Ibrahimovic (chi più ne hapiù ne metta) della situazione comandando la classifica deipiù prolifici del campionato con quasi 30 ad allacciata discarpa (29,7 i punti frutto di un complessivo 46% da due e36% dalla lunga distanza ndr). Media scesa al di sotto dei

trenta punti anche per qualche piccolo problema fisico che durante i match gli ha impedito

di continuare a segnare, maanche di giocare visto che almomento Melo ha messo piedein campo 38 volte rispetto peresempio alle 47 dello stessoLebron James o di Kobe Bryanta quota 46. Ma assenza o nonassenza, problemini o non nproblemini i numeri, ma soprat-tutto le immagini, per chi ha lapossibilità magari di vederlo concontinuità, parlano chiaro: l’exSyracuse è un giocatore quasicompleto. Ridotte, infatti, a soloquattro le zone e i punti in cui la

mano ancora non gli da quella sicurezza tale da poter essere considerato un giocatore peri-coloso su ogni centimetro di un campo da gioco. Piedi dietro la linea dei tre punti e nell’an-golo sinistro quello che al momento può essere la croce di Melo e dal quale ha tirato fino aquesto momento una sola volta. Tentativi che salgono e di molto procedendo verso destra econ i piedi di cui sopra dentro la linea dei tre punti in quelle poche e rare occasioni in cuidalla punta o dal gomito quello che si vede fare è un jump dalla media o un tiro forzatosenza mettere palla a terra e partire in palleggio (3/20 al gomito e 3/12 fronte a canestro dai 6

HOT SPOTE’ difficile, davvero molto difficile prende-re il nome di uno dei migliori giocatori diquesta Lega e mettere accanto allo stessole parole: «Migliorato in ogni sua parte delgioco». Certo la maturità cestistica non èqualcosa che si ferma o che ha un percor-so fisso o un periodo di tempo determina-to entro il quale manifestarsi al direttointeressato, ma soprattutto nei confrontidi chi sera dopo sera ti guarda, ti scrutaper lavoro o per semplice felicità di alzarsiin piedi ad ogni giocata spettacolare. Si fasempre più fatica, per esempio, dire cheanno dopo anno il gioco del ‘Predestinato’dei Cavaliers migliora aggiungendo unqualcosa in più rispetto all’annata prece-dente. Cosi è stato per esempio per il tiroin sospensione, per il tiro dalla lungadistanza e cosi forse sarà per l’avvenire perquanto riguarda, forse, l’unico tallone diAchille di uno dei ‘nemici’ storici del pro-tagonista in assoluto di questo Hot Spot.Più difficile, anche se può sembrare unasorta di paradosso inspiegabile, fare lostesso con il leader indiscusso dei DenverNuggets Carmelo Antohny. Difficile fare lostesso perché non c’era un qualcosa chel’ex Syracuse non facesse moderatamentebene da poter dire: ecco questa è unapecca del suo gioco che dovrà colmare.Forse appena entrato nella Nba il tirodalla lunga distanza poteva rientrare all’in-terno di questa categoria di cose, ma nem-meno poi tanto (l’anno trascorso con gliOrange con tanto di titolo Ncaa ha datoqualche frutto in più da questo punto divista rispetto, magari allo stesso Lebronche invece non ne ha voluto nemmenosapere ndr). Eppure guardando il talentoproveniente da Oak Hill Accademy nellascorsa stagione e guardarlo adesso sem-brano addirittura due giocatori totalmentedifferenti a distanza nemmeno di qualchemese figurarsi rispetto aquando è entrato a farparte della macchinadel professionismo astelle e strisce. La primanota che si nota è l’at-teggiamento. Un atteg-giamento diverso, unatteggiamento concen-trato, duro e con lascianulla al caso per tutti i48 minuti di gioco.Molto probabile che‘Melo’ deve questa suaattuale spiccata caratte-ristica all’arrivo inColorado di ChaunceyBillups, ma fatto sta chequello che si vede incampo è un giocatoreche per cattiveria agoni-stica, per ferocia delgioco è addirittura unaspanna sopra rispettoalla stratosferica stagio-ne scorsa chiusa ad unpalmo di mano dalla Finale Nba. E quale

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indicatore migliore della classifica cannonieri e passateci iltermine praticamente calcistico. Allo stato attuale Antohnyè il Batistuta, il Van Basten, l’Ibrahimovic (chi più ne hapiù ne metta) della situazione comandando la classifica deipiù prolifici del campionato con quasi 30 ad allacciata discarpa (29,7 i punti frutto di un complessivo 46% da due e36% dalla lunga distanza ndr). Media scesa al di sotto dei

trenta punti anche per qualche piccolo problema fisico che durante i match gli ha impedito

di continuare a segnare, maanche di giocare visto che almomento Melo ha messo piedein campo 38 volte rispetto peresempio alle 47 dello stessoLebron James o di Kobe Bryanta quota 46. Ma assenza o nonassenza, problemini o non nproblemini i numeri, ma soprat-tutto le immagini, per chi ha lapossibilità magari di vederlo concontinuità, parlano chiaro: l’exSyracuse è un giocatore quasicompleto. Ridotte, infatti, a soloquattro le zone e i punti in cui la

mano ancora non gli da quella sicurezza tale da poter essere considerato un giocatore peri-coloso su ogni centimetro di un campo da gioco. Piedi dietro la linea dei tre punti e nell’an-golo sinistro quello che al momento può essere la croce di Melo e dal quale ha tirato fino aquesto momento una sola volta. Tentativi che salgono e di molto procedendo verso destra econ i piedi di cui sopra dentro la linea dei tre punti in quelle poche e rare occasioni in cuidalla punta o dal gomito quello che si vede fare è un jump dalla media o un tiro forzatosenza mettere palla a terra e partire in palleggio (3/20 al gomito e 3/12 fronte a canestro dai 6

metri e 6/19 poco dopo la linea dellacarità ndr). Partenza in palleggio,che invece rappresenta la normalitàquando la squadra lo lascia lavorarein punta o al gomito con preferenzaad andare verso il centro se parte dasinistra, con direzione verso la lineadi fondo se il tutto è spostato sullato opposto del rettangolo di gioco.In entrambi i casi la scelta maggior-mente usata è quella di arrivare finoal ferro fino all’anello arancione perdepositare comodamente, contro lebraccia protese di avversari o ancheattraverso qualche bel numero dacirco, da acrobata che tanto piaccio-no a chi magari in più di un’occa-sione si è rovesciato addosso borra,acqua o quant’altro per scattare inpiedi ad applaudire (362 le volte incui quest’anno è arrivato al ferrocon una percentuale del 56,1%).Partenza che, quindi, rende difficileal difensore fare una scelta, dalmomento che se gli sei appiccicatoai pantaloncini ti scappa via in pal-leggio, se gli lasci anche solo uncentimetro ti tira sulla testa conjump mortiferi o tiri cadendo indie-tro le cui percentuali sono aumenta-te considerevolmente cosi comedimostra l’oltre 40% complessivoquando il tutto si svolge versodestra. Mezzo angolo destro cheresta anche la parte preferita per iltiro dalla lunga distanza nel classicocatch and shoot sugli scarichi diBillups e compagni. Rare occasioniin cui in transizione, su penetrazio-ni altrui il suo numero non vieneidentificato come quello da non per-dere mai di vista (20/48 e 41,7%).Partenza in indifferentemente didestro e di sinistro, catch and shootda tre punti, jump e fade away dalladistanza, capacità di finire nel traf-fico e con il contatto dei lunghi oltreche del difensore diretto e all’appel-lo manca ancora una cosa: il gioco

spalle a canestro. Già perché la sua mole ela sua stazza gli permette anche questo. Illato preferito è quello sinistro, quello nelquale preferisce ricevere per sfruttare unasorta di arma tattica non indifferente con-tro giocatori che gli concedono quei pochicentimetri in altezza. Ricezione da lungopuro e movimenti che variano dal fronteg-giare e tirare, dal fronteggiare e partireverso destra passando per il centro o versosinistra occupando in un amen la linea difondo e trovarsi a tu per tu con l’anelloarancione o addirittura fronteggiare e tira-re immediatamente senza pensarci su duevolte. Non scartate e non rarissime, le volte incui si avvicina con qualche palleggio e viadi gancetto giusto per farsi mancare nien-te in una stagione in cui magari non por-terà a casa il trofeo di Mvp, ma almenoquello di miglior realizzatore dovrebbeessere pianamente alla sua portata.

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Fonte foto: http://mystictongue3.files.wordpress.com

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ROOKIE TIMEShark Levay, linebacker di spicco deifittizi Miami Sharks, nel film “AnyGiven Sunday” (Ogni MaledettaDomenica, con Al Pacino ), ammoni-va un giovane emergente, WillieBeaman (alias Jamie Foxx), senten-ziandogli le seguenti parole: «Devi sapere..per uno che sfonda..per ogni Sanders, per ogni JerryRice, ci sono centinaia di negri di cuinon si parlerà….»È partendo da una frase di questotipo che diventa interessante andaread osservare e descrivere le gesta diuna categoria di uomini di sportpiuttosto atipica e per lo più ignota amolti fan “superficiali” del basket: glispecialisti.Quelli che non vediamo mai sullacopertina di Sports Illustrated nétanto meno di cui sentiremmo maiparlare su Nba TV o sulla E.S.P.N.! Igiocatori ai quali non spetterà mail’ultimo tiro, quantomeno nelleintenzioni del coach della situazione,e che soprattutto l’ultimo tiro non selo prenderebbero mai, consci deiloro limiti e del loro ruolo in un con-testo di squadra.L’ NBA ne ha avuti a bizzeffe di per-sonaggi del genere, talmente tanti darenderli impossibili da ricordaretutti, se non alcuni che, casualmenteo meno, hanno scritto, con il “san-gue” o con il nylon , il loro nomenella storia del gioco, vedi i variDerek Fisher, Bruce Bowen, JohnPaxson, Dennis Rodman, AveryJohnson e compagnia discorrendo.Da questa stagione i Chicago Bullshanno aggiunto nel proprio rosterun nuovo nome, Taj Gibson, alaforte, scelta numero 26 dell’ultimoDraft ( e fanno 4 gli steals of thedraft: in ordine alfabetico Blair,Budinger, Casspi e, appunto Taj),direttamente da Southern California,ateneo al quale si è aggregato alla“veneranda” età di 22 anni e nelquale ha trascorso due stagioni, con-tribuendo, nel 2009, alla conquistadel Tournament Championship inquel dello Staples Center di LosAngeles. Nessun giocatore dell’ulti-mo Draft si presta bene all’ afferma-zione del corpulento “Levay” come ilnostro Taj , che dell’energia e dell’in-tensità ne ha fatto un proprio mar-chio di fabbrica. Curioso il fatto che la squadra che loabbia scelto sia stata proprio quellaChicago, che, circa una decade fa, ha

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Fonte foto: http://ladiesdotdotdot.files.wordpress.com

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consacrato nell’immortalità cestistica Dennis Rodman,il Verme, tanto discutibile fuori dal campo quanto ecci-tante e, a suo modo, artistico dentro lo stesso.A dirla tutta, inizialmente, ha anche stupito la sceltaeffettuata dai tori, che alla voce specialisti a rimbalzopotevano già annoverare nomi “quasi” illustri (il quasinon tradisce la topica di Levay, sia ben chiaro), vedi l’exGator Joakim Noah o il finora incompiuto TyrusThomas; con il senno di poi non si può che riconoscerela lungimiranza del management dell’Illinois, che hapescato un giocatore silenzioso in campo, ma di unimpatto impetuoso sull’ andamento delle faide nellegiungle dei post bassi dei 30 (ehm, 29) parquet NBA.Difensore sublime sulla palla, aggressivo sull’uomo,durissimo fisicamente a dispetto dei soli 95 chilogram-mi che compongono i suoi 208 centimetri, disinnamora-to delle vili statistiche (diceva Larry Bird: “Le statisti-che? Roba da perdenti..), reattivo a rimbalzo e ottimo inaiuto, Gibson ha spalancato le porte posteriori delloUnited Center al più quotato, mediaticamente parlando,collega Tyrus Thomas, ritenuto oramai superfluo nell’economia del gioco dei Bulls e una copia potenzialmen-te migliore,ma effettivamente meno produttiva e soprat-tutto gestibile del rookie nativo di Brooklyn ,e, per que-sti motivi, scaricato in questi giorni dal team di VinnyDel Negro, salvo ripensamenti dell’ultimo momento.La stagione di TG recita finora cifre più che discrete: 8.2

punti, 6.4 rimbalzi, 1.1 stoppate ad allacciata di scarpetirando con il 48% dal campo e con un discutibilissimo61 % dalla lunetta in circa 25 minuti di impiego medio apartita..cifre discrete dicevamo, ma assolutamente silen-ziose e poco veritiere riguardo l’incredibile apporto cheil giovane lungo sta fornendo alla causa della propriafranchigia, che, dopo un inizio stagione burrascoso nelquale la testa di Del Negro ha seriamente rischiato unadecapitazione “mediatica” e in cui le prestazioni piutto-sto deludenti del giovane prodigio Derrick Rose(Gibson, assieme a Deng, forse è stato l’unico a salvarela faccia in quel periodo) lasciavano presagire l’ennesi-mo flop stagionale dopo le belle speranze seminate lascorsa primavera, sembra aver finalmente aver trovatola giusta quadratura del cerchio, oltre che una posizionerelativamente salda nella prossima griglia della post sea-son. A parte la crescita di Rose, la conferma ad alti livello diLuol Deng e gli indiscutibili miglioramenti di Noah unabella impronta su questa mini-impresa è firmata ancheTaj Gibson.. ma, come ripeteva il buon Shark Levay, diquesti personaggi, chiamiamoli comprimari, offuscatidalle luci emanate dalle celebrità osannate dalla pubbli-cità (che i pupazzi di LeBron e Kobe targati Nike nonme ne vogliano) ed erette a vere e proprie primedonnedalla massa, non si parlerà..

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RRooookkiiee Challange

Gran bel duello tra due guardie atletiche,esplosive, che stanno disputando una sta-gione davvero fantastica. Specie il primo,tra i principali fautori della meravigliosafavola chiamata Oklahoma City Thunder.Brandon Jennings, invece, rimpianto ex diRoma, ha iniziato col botto, mettendo areferto anche prestazioni da oltre 40 punti,sorprendendo tutta la Lega, calando unpo’, però, alla distanza; a dicembre e,soprattutto, a gennaio, ha risentito del piùclassico dei rookie-wall. L’abbassamentodelle cifre e il rendimento più altalenanterispetto all’inizio di stagione non rovinanocomunque le premesse di un match-up cherimane scoppiettante e molto interessante.

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Rookie CChhaallllaannggee

Per la guardia dei Memphis Grizzlies, vale lostesso discorso di Jennings; non per quantoconcerne il rookie-wall, ovviamente, ma perl’andamento che la sua stagione ha avuto. Uninizio spettacoloso, da stropicciarsi gli occhi,con picchi da 30 e 40 punti, poi un calo, i cuisegni erano già arrivati a gennaio; nei primi10 giorni di febbraio, si sono avuti gli effettiprincipali (a prova di ciò, il misero 25-72 dalcampo sin qui).Dall’altra parte, invece, Curry ha percorso l’iti-nerario opposto; timido all’inizio, con presta-zioni buone sì, che gli sono valse il posto sicu-ro in quintetto di fianco ad Ellis, ma noneccelse. Poi, con il passare delle settimane edelle partite, il giovane rookie si è adattato allarealtà NBA e alla realtà Warriors e ha macina-to grandiose prestazioni; l’ultima, la tripla-doppia da 36 punti, 10 rimbalzi e 13 assist concui ha chiuso il suo primo scorcio di stagioneNBA.

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Forse il match-up più interessante di tuttaquesta esibizione. Premessa dovuta: ilGallo si è infortunato nell’ultimo matchdisputato, quindi è in forse anche per l’AllStar Week-end (che dovrebbe vederlo pro-tagonista anche per la gara da 3 punti).Il nostro giovane italiano ha incantatotutti, nella Big Apple con le sue giocate, lesue triple e la sua enorme capacità di faree far vedere le piccole cose. Quintettistapraticamente inamovibile per MikeD’Antoni, che è stato spettatore di una cre-scita esponenziale da parte del Gallo, siadal punto di vista tecnico, che caratteriale.Dall’altra parte, la vera sorpresa di tuttauna stagione, nonché possibile rookie ofthe year. Evans ha svegliato tuttaSacramento e tutto il movimento Kings,grazie al suo atletismo, ai suoi numeri ealle sue meravigliose prestazioni. Un“Lebron” più basso, ma con forse già ora,più continuità al tiro. Vederlo controDanilo sarebbe una gioia per gli occhi, pertutti gli appassionati NBA.Due giocatori palesemente diversi, maincredibilmente efficaci.

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Il pazzo giocatore di Miami contro un’altrapiacevole sorpresa dei Kings versione 2009/10.Casspi non è propriamente una PF, ma lamancanza di altri giocatori lo porteranno,probabilmente, a ricoprire questo ruolo.L’Isrealiano, in fondo, anche nei Kings è unafinta ala grande, visto che divide i minutaggi,tra gli esterni, con Dontae Green, giocatoredal ruolo a lui simile. Ebbene, il rookie è ilclassico giocatore versatile, dalle braccia lun-ghe, dalla buona presenza difensiva e dalgrande atletismo; ha colpito tutti per la suaattività e per la sua voglia di fare, ogni sera, incampo.Beasley, invece, deve ancora capire cosa vuolefar da grande. Si sente, per Miami, quandomanca, non si vede, a volte, quando c’è. Nellepartite in cui, però, scende in campo con latesta, la sua presenza è essenziale per far saliredi livello i suoi Heat; non è un caso che imomenti migliori della stagione di Miami,coincidono con i suoi picchi.

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Forse il match-up più interessante di tuttaquesta esibizione. Premessa dovuta: ilGallo si è infortunato nell’ultimo matchdisputato, quindi è in forse anche per l’AllStar Week-end (che dovrebbe vederlo pro-tagonista anche per la gara da 3 punti).Il nostro giovane italiano ha incantatotutti, nella Big Apple con le sue giocate, lesue triple e la sua enorme capacità di faree far vedere le piccole cose. Quintettistapraticamente inamovibile per MikeD’Antoni, che è stato spettatore di una cre-scita esponenziale da parte del Gallo, siadal punto di vista tecnico, che caratteriale.Dall’altra parte, la vera sorpresa di tuttauna stagione, nonché possibile rookie ofthe year. Evans ha svegliato tuttaSacramento e tutto il movimento Kings,grazie al suo atletismo, ai suoi numeri ealle sue meravigliose prestazioni. Un“Lebron” più basso, ma con forse già ora,più continuità al tiro. Vederlo controDanilo sarebbe una gioia per gli occhi, pertutti gli appassionati NBA.Due giocatori palesemente diversi, maincredibilmente efficaci.

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Il Taco Bell Skill Challenge dell'All Star Game diDallas promette di essere una delle manifestazionidi contorno più spettacolari dell'intero All-Stargrazie ad un campo partecipanti di straordinariolivello. Saranno infatti quattro tra le migliori PointGuard della Lega -Deron Williams (Utah Jazz), il rookie Brandon

Jennings (Milwaukee Bucks), Steve Nash(Phoenix Suns) e il defending championDerrick Rose (Chicago Bulls) che s'è aggiu-dicato la competizione nell'All Star Gamedel 209 a Phoenix - a contendersi il titolonella giornata di sabato 13 febbraio nellacaratteristica gara che mette alla prova lestelle Nba su diverse abilità dal ball hand-ling al dribbling al passaggio attraversoostacoli e varie stazioni di tiro, tutto, logi-camente, da compiere nel minor tempopossibile. Al termine di un primo round idue giocatori con il miglior tempo vengonoammessi alla finale che prende il via inordine inverso rispetto al posizionamentodei giocatori durante il primo turno d'eli-minazione. Lo Skill Challenge è l'ultimagara spettacolare arrivata in casa All-StarGame, è stata infatti introdotta nel progra-ma del weekend delle stella dal 2003 ed havisto nelle sue sette edizioni il successo digiocatori che sono già nella storia dellaNba. Ad inaugurare l'albo d'oro fu JasonKidd, seguito da Baron Davis nel 2004 e

Steve Nash nel 2005, prima di due successi conse-cutivi per Dwyane Wade, nel 2008 fu poi la volta diDeron Williams e infine di Rose, primo rookie adaggiudicarsi la manifestazione. Particolare curio-so: l'edizione del 2010 dello Skill Challenge vedràai nastri di partenza tre dei sei vincitori delle pas-sate edizioni.

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Fonte foto: http://darrylthewriter.files.wordpress.com

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TThhrreeee ppooiinntt SShhoooottoouuttSiamo a Febbraio. Tempo di All Star Game. Location Dallasdal 12 al 14 Febbraio. Parata di stelle (la domenica), di stelli-ne (il venerdì nella gara tra Rookie e Sopohomore) e di feno-meni atletci e tecnici. Sabato sera va in scena l’All StarSaturday. Molti gli eventi organizzati dalla Lega, per scaldareil pubblico in attesa dei “due eventi due” della serata: SlamDunk Contest e Three Point Shootout. In inglese fa più effet-to, ma se volete possiamo chiamarli “Gara delle schiacciate” e“del tiro da tre punti”. Gli organizzatori sono soliti lasciare il meglio alla fine, chetradotto significa prima i tiratori poi i saltatori. Nella gara deltiro da tre punti, quest’anno noi italiani abbiamo da che fareil tifo. E che tifo. Tutti per Danilo. Uno e uno solo. Gallinari Danilo da Sant’Angelo Lodigiano (PV) è nell’Olimpodel basket che conta. La prima vera stagione (dopo quella darookie passata più in infermeria che sul campo) lo sta consa-crando ai massimi livelli. In attesa del “Messia” LeBron la speranza dei Knicks verso laResurrezione si chiama Gallinari. L’ala con il numero 8 pren-derà parte anche alla partita tra matricole e giocatori alsecondo anno, ma è chiaro che le nostre fishes le puntiamoper il Three Point Shootout. Insieme a Danilo ci sarannograndi specialisti del tiro pesante. Andiamoli a conoscere ini-ziando dal campione uscente.

RREEGGOOLLAAMMEENNTTOO:: I partecipanti hanno a disposizione un minuto

di tempo per segnare il maggior numero di canestri possibile.I palloni sono venticinque, suddivisi in cinque carrelli, situatiogni 45 gradi sulla linea da tre punti situata a 7 metri rispettoal canestro. Ogni pallone vale un punto tranne l'ultimo diogni carrello, la cosiddetta "Money Ball", che vale due punti.Dal 2002 i partecipanti alla gara sono sei, mentre prima neerano ammessi otto. I tre giocatori che totalizzano il punteg-gio maggiore nella qualificazione sono ammessi alla finale. Incaso di pareggio tra due o più partecipanti viene fatto unospareggio con le stesse modalità ma in 24 secondi di tempo.

CCUURRIIOOSSIITTÀÀ:: A Dallas mancherà il primo tiratore per percentua-le della Lega, ovvero Daniel Gibson. La guardia dei Cavs almomento guida la speciale classifica con il 47,4% (62/131). Acasa anche il secondo, la guardia-ala dei Suns Jared Dudley,un altro beneficiato dalla cura Nash. L’ex Charlotte sta tiran-do con il 47% (74/157).

TTIITTOOLLII:: Tre è il numero perfetto. A quota tre titoli conquistatici sono Larry “ The Legend” Bird (ogni commento è super-fluo), e Craig Hodges, micidiale specialista alla corte dei Bullsd’inizio anni novanta. Lo stesso Hodges detiene il record peril maggior numero di punti segnati con 25 su un massimo di30; questo record è stato eguagliato nell'edizione del 2008 daJason Kapono. Con due titoli: Mark Price, Jeff Horncek, PejaStojakovic, Jason Kapono.

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Uno specialista nonché detentore del titolo non dovrebbe tirare il 30% in stagione(27/90) eppure così. Per il prodotto di Ohio State classe 1987, una stagione disgraziata lasua e quella degli Heat. Il minutaggio è sceso da 24.4 a 14.4 minuti, mortificato da unalunga serie di Dnp-cd, ovvero non entrato per scelta tecnica. Le sue quotazioni con coachSpoelstra sono in ribasso, e lo stesso vale per l’All Star Game. L’anno scorso sorprese infinale Rashard Lewis, potrebbe ripetersi, proprio perché snobbato e perché ha un tiromolto compatto con un rilascio veloce, l’ideale per questa competizione.

Il nostro favorito, perché al cuore non si comanda. “E' un onore poter giocare l'All StarGame e sarà un momento che ricorderò tutta la vita”, ci racconta Danilo dal suo blog. Lecifre dicono che in stagione è il primo per triple segnate (130) e tentate (322), con unapercentuale di trasformazione del 40% (19esimo nella classifica del tiro da tre punti). Ilsuo punto di forza è la meccanica di tiro molto fluida e il colpo di frusta al polso da enci-clopedia della pallacanestro. Il punto debole riguarda l’esecuzione, nel senso che Daniloè al meglio quando può ricevere palla all’altezza del petto e tirare con grande velocità. Ilcarrello è posto invece più o meno all’altezza del fianco e questo per un 2.08 potrebbeessere un problema. Ma il Gallo ha classe da vendere e se dovesse trovare ritmo…

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“The Captain and the Truth”. Di lui sappiamo tutto. O quasi, tranne che è al suomiglior momento della carriera nel tiro pesante 45% (78/171), terzo assoluto.Strepitoso tiratore dagli angoli, grande forza nella parte bassa del corpo e nellespalle. Il suo tallone d’achille è la velocità d’esecuzione, e in una gara a tempo que-sto avrà sicuramente il suo peso, ma l’ala dei Celtics è tra i più esperti del lotto eha serie chance di arrivare in finale.

“Mr Big Shot”. Il play dei Nuggets viaggia con il 43% (97/225). Sontuose capa-cità balistiche che si addicono alla grande a questo genere di gara. Rilascioveloce, grande forza nella parte alta del corpo, Billups riesce a tirare con effi-cacia da oltre l’arco caricando le gambe il meno possibile. Questo fattore per imotivi citati in precedenza (cronometro e all’altezza del carrello), lo rendel’avversario numero uno per il nostro Danilo.

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Il figlio di Dell rischiava di perdersi nella disastrosa e disastrata stagione dei Warriors.Per uno con tale QI cestistico, giocare per l’eccentrico Don Nelson in un sistema senzané capo né coda, buono solo per produrre statistiche per i vari Monta Ellis e CoreyMaggete, poteva significare la morte cestistica. Curry si tiene a galla grazie al suo talentoe alla mano fatata (81/18) per un ottimo 43%). L’esecuzione è celestiale, molto simile aquella di papà. Chissà se Stephen riuscirà in ciò che a Dale non è riuscito.

Se dovesse vincere dovrebbe quantomeno dedicare il premio a Steve Nash.Nel 2008/2009 ha avuto la sua migliore stagione al tiro da fuori, 11/33 con lamaglia dei Blazers. Adesso poco oltre la metà della regular season siamo a 119/274 (43%). Robada pazzi. Complimenti a lui per i progressi, per la fiducia in se stesso, e a queldiavolo di Steve Nash, capace di trasformare la classica Cenerentola in uninvitato al gran ballo.

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E’ l’evento più atteso dell’All Star Game. Nel palazzosale l’eccitazione, è il momento dello “Slam DunkContest”. Introdotto sin da quando fu inaugurato l’AllStarg Game (Denver, 1984), riprendendo la formulacon cui questa competizione era nata nella ABA, e furesa famosa da Julius "Doctor J" Erving nell'ABA All-StarGame 1976. Semidei alati, fenomeni iperatletici sisfidano per la palma di miglior Dunker. La gara delleschiacciate è una competizione che se vinta fa accre-scere il “respect” nei confronti del vincitore, e si saquanto questo conti in un lega dove il 70% dei gioca-tori sono afroamericani. Michael Jordan e KobeBryant hanno nobilitato la kermesse con la loro pre-senza in epoca differenti, e in momenti diversi delleloro carriere. I tifosi ogni anno pregano il “Re” affin-chè si cimenti nella gara, ma James promette e nonmantiene. Negli anni la gara è un po’ cambiata. Nelleprime edizioni si tendeva a premiare il gesto, poi conil passare degli anni al gesto andava unità la creati-vità. Nelle ultime uscite ai primi due ingredienti, vaaggiunta la “trovata”, vedi Robinson-Howard all’AllStar del 2009. E visto che ci siamo partiamo propriodal “piccolo grande uomo”, o meglio “The Gadget”, o

meglio ancora, “KryptoNate”, al secolo NateRobinson. Il campione in carica ci introduce nel nove-ro dei partecipanti all’edizione 2009/2010.

CCUURRIIOOSSIITTÀÀ:: Solo due giocatori sono riusciti nell’impre-sa di vincere lo Slam Dunk per due anni consecutivi,Michael Jordan (1987 e 1988) e Jason Richardson(2002 e 2003). Dominique Wilkins (1985 e 1990) eHarold Miner (1993 e 1995) sono, assieme a Robinson,gli altri giocatori con due successi in carriera, ma inanni non consecutivi. Nessuno ha mai vinto la garadelle schiacciate per tre volte. Forza Nate, la storia tiattende.

CCUURRIIOOSSIITTÀÀ 22:: L’unico bianco a vincere la gara delleschiacciate è statp Brent Barry nel 1996, nell’All StarGame disputatosi a San Antonio.

RREEGGOOLLAAMMEENNTTOO:: Gli atleti hanno a disposizione dueminuti per concludere una schiacciata e devono ese-guire due schiacciate per turno. Il massimo punteggio(determinato da cinque giudici) totale per una schiac-ciata è 50 punti.

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Si può vincere per due volte questa competizione partendo da un’altezza di 168cm?. Yes, he can. Il 26enne da Seattle ha riscritto la storia dell’Nba. Prima di luisolo Spud Webb. Medesima taglia, con la piccola differenza che il folletto di Dallasandava su d’agilità, Nate sale di potenza. “Freak of nature”. Uno scherzo dellanatura, un runner-back a tutti gli effetti capace di saltare..Dwight Howard. Chissàcosa s’ inventerà quest’anno. Nate vuole vincere per due motivi. Il primo è dare unsenso a una stagione che lo vede partire dalle retrovie (un mese senza giocare perscelta tecnica a cavallo tra novembre e dicembre) nei Knicks di transizione verso lacalda estate dei free-agent del 2010. Il secondo e ben più importante, perchépotrebbe diventare il primo giocatore nella storia a vincere la gara delle schiacciateper tre volte consecutive.

Getto la maschera, è il mio favorito.Da anni tra i migliori schiacciatoridella lega, f inalmente è giunto amaturità per cimentarsi da protagoni-sta in questa competizione. Nellabella stagione di Charlotte produceuna sontuosa doppia doppia di mediaa 19.1 punti e 10.9 rimbalzi.Monumentale. Ma le cifre qui noncontano, a fare la differenza sarà lostraordinario atletismo e la sua capa-cità di staccare da lontanissimo peraffondate di potenza inaudita.

SSHHAANNNNOONN BBRROOWWNN:: Presenza sorpren-dente quella del prodotto di MichiganState. Ai Lakers esce dalla panchina percambiare ritmo alla partita grazie alle suedoti in campo aperto. In stagione abbia-mo avuto un saggio delle sue doti dischiacciatore (clamorose un paio di affon-date contro Suns e Mavs). Da tenere d’oc-chio.

DDEEMMAARR DDEERROOZZAANN:: Stilisticamente il piùbello da vedere. Atleta filiforme, che rag-giunge quote proibite agli esseri umani. Ilrookie dei Raptors proverà a sbaragliarela concorrenza con la sua “leggerezza”,unita a una buona dose d’incoscienza e

spavalderia tipica di chi proviene daCompton.

EERRIICC GGOORRDDOONN:: La guardia dei Clipperssi contenderà con DeRozan il ruolo dioutsider. Schiacciatore alla JasonRichardson. Potenza pura in particolarese può staccare con l’arresto in due tempi.Incognita.

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RReeaaddyy ttoo FFiigghhtt:: All Star SundayDIDI

DDOMENICOOMENICO PPEZZELLAEZZELLA

D’altri tempi sarebbe stato uno deiduelli più spettacolari di questa mani-festazione. Non che ora vedere il‘figliol prodigo di Philadelphia’ scor-razzare per il campo con di fronte lamente geniale dei Phoenix Suns saràun qualcosa che dispiacerà agli occhie al palato raffinato del mondo a stel-le e strisce, però…Però tra quelli incampo sarà sicuramente uno deisecondi piatti di un menù che invecealtrove abbonda e come di pietanzesucculente e più aggiornate se potetepassarci questo termine. Generalmente si dice ‘la giovinezzacontro l’esperienza’, beh in questocaso è ‘esperienza contro esperienza’.Forse non a livello di anni di All StarGame alle spalle, visto che il numerotre tornato da poco nella ‘sua’ cittàdell’Amore Fraterno, ne ha molti dipiù ma solo perché il suo talento èstato più lampante e diretto rispettoal canadese da Santa Clara che inveceper dimostrare di avere una mente,ma soprattutto delle mani geniali ciha messo molto di più. Assolutamente di più la partita di

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Ready to Fight: AAllll SSttaarr SSuunnddaayy

Steve Nash se la consideriamo sotto ilpunto di vista dello spettacolo.Scontati e precisi come orologi sviz-zeri arriveranno alley oops per i com-pagni di squadra con Stoudamire cherende la nozione in senso ampio ed inquello stretto del termine. Alla fine di sicuro uno tra Anthony,Bryant, Durant o Pau Gasol alla finedella partita prima di uscire dallospogliatoio passerà per la poltroncinarelegata allo ‘juventino’ (per amore diDel Piero ndr) canadese per ringra-ziarlo per qualche genialata sopra alferro che di sicuro girerà il globo inmondo visione. Per quanto riguarda il piccolo grandeuomo, invece, questa è la sua occasio-ne per ringraziare ancora una voltatutti i suoi milioni di fans che nem-meno in un momento difficile comequesto hanno voluto fare a mentodella loro stella principale. Ed allora occhio a zingarate, canestripesanti e perché no anche qualchepalla alzata al di sopra del ferro tantoper non essere da meno del dirimpet-taio.

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Per qualcuno, e forse ormai non solopiù per qualcuno, è il duello tra i duegiocatori che in alcuni dei loro movi-menti o modi di giocare più ricorda-no i l sempre ‘altissimo’ MichaelJordan. Cosi come forse sono in tantiche il duello diretto tra i due duri nonmoltissimo se non il tempo di qualchegiro di lancette prima di aggiusta-menti da una parte e dall’altra. Maper quel tempo necessario in cui il 3firmato Miami Heat ed il 24 giallovio-la losangelino verranno a contattoquello che non si potrà non vederesaranno quelle scintille immaginarieche i più piccoli ricordano solo edesclusivamente all’interno dei cartonianimati quando i due protagonisti siscontrano in duello a roba del genere.Due giocatori che possono esserepresi come esempio puro di come sipotrebbe e come si dovrebbe giocareuna partita del genere. Due giocatoricapaci di accendere e di spegnerequel ‘Star Mode’ che ti permette dipassare dalla classica partita inutyilee solo per divertimento del primomassimo secondo periodo a quella

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furiosa e seria del secondo tempo, maall’interno anche di un singolo pos-sesso. Due giocatori due bombe adorologeria, due mine pronte ad esplo-dere all’insaputa al semplice tocco.Quale potrebbe essere questo tocco?Semplice la prima giocata sopra lerighe del diretto avversario. Una pallarubata, un gesto, una dedica ‘fuoriluogo’, èun canestro in faccia, unadifesa decente tale da metterti per unattimo da parte agli occhi di tutti.Insomma tutte quelle cose che si sa inuna partita del genere tutti si guarda-no bene dal compiere per primi, dalcompiere in anticipo per scatenare labagarre che forse tanto non fa piacereagli allenatori a casa. L’ego però dei giocatori Nba è unqualcosa di ingestibile ed allora siateben pronti li a sfregarvi le mani inattesa della giocata che renderà anco-ra più calda la notte texana per coloroche hanno la fortuna di viverla ‘live’ oche renderà un tantino più calda lastanza da dove state ammirando iltutto posando magari plaid e coperti-ne varie.

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Una delle tante occasione per tornareindietro nel tempo. Una delle tanteoccasione per cercare di rivivire, alme-no fino a quando il tutto lo permetteràquell’aria spensierata di quando questidue nomi erano si un’attrazione madelle Hig School di mezza America.Una dele tante occasione per vedereuno contro l’altro in scontro direttoanche in partite differenti dalla regularseason dove tranne qualche momentoveramente importante gli allenatorecercano di mascherare il duello spo-stando altrove le mercature delle due‘Star’. Cosi come per la coppia Wade-Bryant, anche per quella Lebron-Carmelo, il duello diretto potrebbedurare non tantissimo, per esempio lavoglia del 24 dei Lakers di prendersi lasua personale rivincita in questa sede,con il numero dei tifosi e dei sintoniz-zati salirà alle stelle, dopo essere statobattuto per ben due volte consecutivedal rivale sia in termini di leadership diLega che rivale per il prossimo anello,potrebbe portare i piani di uno dei duecoach a fare la mossa tanto desideratacon quello della Western Conferenceavvantaggiato sul collega seduto sull’al-tra panchina. Due i bocconi amariinfatti che, infatti, Bryant ha dovutomandare giù di cui uno proprio nel

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giorno di Natale. Due bocconi che disicuro renderanno una rivalità ancorapiù accesa. Ma tanto per iniziare sarà ilmiglior giocatore contro il miglior rea-lizzatore della Lega fino a quando haavuto la possibilità di mettere piede incampo e prima che qualche infortuniodi troppo potesse impedirgli di conti-nuare a fare quello che stava facendo eanche bene, sin dalla prima giornata dicampionato per usare un’espressioneestremamente nostrana. Agilità epotenza diversamente interpretata.Agilità e potenza sotto forma di uncorpo che potrebbe essere un misto traun ‘difensive end’ ed un running backper come sa girare a mo di ballerina esa muovere quei piedi in maniera tantoveloce quanto un giocatore di footballin quella posizione deve fare per sfug-gire ai placcaggi. Agilità e potenza dall’altra parte sottoforma di una varietà di movimenti cheal momento sembra essere un tantinopiù a favore dell’ex Syracuse, ma soloin termini di numeri a possessi.Insomma in attesa che tutto il mondopossa vedere quello che si attende,ovvero Kobe contro Lebron per l’attoterzo, vedere Lebron contro Melo nonè certo la cosa più brutta del mondo otale da cambiare canale, anzi.

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Da un paio d’anni la sfida nella sfida.Da un paio d’anno non è più causadella dicitura ‘doppio 21 in campo’.Da un paio d’anni insieme non for-mano più, anche se solo all’internodella partita delle stelle una coppiadi lunghi, una parte finale della frontline che sarebbe illegali in 55 Statinonostante il conto delle stella sulla‘flag’ sia di 51. Da un paio d’anni uno contro l’altrodopo che insieme avevano fatto fron-te comune per avvalorare sempre dipiù la tesi che la parte occidentaledell’America, la Western, è la partemigliore dal punto di vista del basketgiocato. Non sempre ci sono riusciti, ma se sitirano le somme il conto è dalla loroparte. Da un paio d’anni quesi 25 anni indue di esperienza in questo tipo dipartite si sono divisi ed allora eccoche da una parte c’è la scritta ‘13thNba All Star Game’ posta figurata-mente sulle spalle del leader emotivoe tecnico dei Celtics e sulle spalle delquale non c’è più quel 21 che tantoamavo e che in campo in questo

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weekend di febbraio lo accomunavacon l’altro 21 di colore nero argento,quello che da par suo con due satgio-ni totali in meno in questo campio-nato di ‘stelle’ sulla canotta ne hamesse ben 12 di fila. Insomma da lontano sarà Celticscontro Spurs, da vicino Garnett con-tro Duncan e una sfida che se propo-sta qualche mese addietro per qual-cuno sarebbe potuto essere ancheuna sorta di antipasto per le finaliNba, dal momento che in tantinell’America cestistica vedevano ibiancoverdi da una parte e gli ‘spero-ni’ dall’altra come favoriti per alzareil Larry O’Brien Trophey al cielo. Al momento, invece, sembra esseresemplicemente un duello di ‘piacere’e tra due rappresentanti che prove-ranno ad ingranare la marcia permettersi al dito quel secondo anelloche servirebbe a Garnett per togliersiil peso della fortuna del principianteal primo colpo con una squadra disuper stelle, e dall’altra un gingilloche chiuderebbe nella maniera piùdecente possibile la carriera dell’exnuotatore caraibico.

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Una sfida senza paragoni ne prece-denti. Due giocatori assolutamentedistinti e separati, direbbe qualcuno,ma soprattutto due giocatori che siritroveranno di fronte, alla primapalla a due, per la prima volta daquando il loro nome è entrato didiritto all’interno dell’elite del basketche conta. Il primo ci aveva provatoad entrare nei favori del pubblicoquando il tutto si svolse in Arizona,ma il ‘piccolo particolare’ che la USAirways Center di Phoenix era consi-derata allora come la casa diShaquille O’Neal (una presenziucciasempre abbastanza scomoda!) fececalare e non di poco le preferenzedell’High Schooler che invece sogna-va un All Star Game in casa e da tito-lare cosa che invece fece e come TheBig Diesel. Paradossalmente il tuttoriesce alla distanza ed allora eccoche Ama’re porta a casa un consensopopolare che più che ad incidere sulmatch delle stelle incide ancora dipiù in quelle che potrebbero esserele sue quotazioni di mercato dalmomento che essere scelto dal‘popolo’ vuol dire essere apprezzato,essere amato ma soprattutto che per-

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sino i tifosi lo reputano arrivato alpunto di essere uno dei grandi diquesto gioco. Certo l’umore dei tantitifosi e il metodo di votazione,potrebbero essere poco significativiper tante ragioni, ma in un paesecome quello a stelle e strisce maidire mai. Insomma per Stoudemire èla classica occasione da non sfrutta-re per far lievitare il proprio nome.Un qualcosa, mentre, di cui non haassolutamente bisogno il Supermandella Florida, la faccia d’angelo deiMagic Dwight Howard. Per lui è laquinta convocazione anche se tuttoil suo reale ‘potenziale’ per questotipo di weekend lo ha dimostratonello Slam Dunk. E’ li che Supermansi è guadagnato il rispetto per questotipo di partita a che se poi quello chefa con Orlando ha la sua bella fetta ecome. Di fronte si ritroverà un gioca-tore mobile e veloce con movimentidecenti in post, per lui che devedimostrare di saper resistere nonsolo contro i colossi, ma anche con-tro i più ‘leggeri’, dall’altra parte peròStoudemire avrà un bel da fare con-tro la potenza squassante del 12della Florida. AAAA MMMM AAAA’’’’ RRRR EEEE SSSS TTTT OOOO UUUU DDDD EEEE MMMM IIII RRRR EEEE

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Difficile scorrere i nomi e non pensareche quella che si legge sia una lista diriserve e non di giocatori che magaripotrebbero giocare la gara della dome-nica da protagonisti assoluti sin dall’i-nizio. Difficile pensare come tra le ‘riserve’ cisiano facce nuove, il nuovo che avanzae anche qualcuno che non è nuovo allaNba, ma a questo tipo di partita pur-troppo si. Purtroppo perché forse ilDeron Williams che è la mente, il brac-cio, la gamba e anche qualcos altrodegli Utah Jazz è arrivato in quello cheè un fine settimana per palati purimolto tardi. Certo non farsi fuorviare dal fatto chechi è presente in canotta e pantalonciniin questa occasione sia il meglio delmeglio e chi no solo eterni incompiuti,anche perché sarebbe un erroremadornale; dall’altra parte non esservistato negli anni scorsi un po’ ha fattostorcere il naso in tanti. Ancora qualche stagione e poi il palco-scenico sarà tutto suo per il qualedovrà combattere voto su voto con l’al-tro eccellente della panchina dellaWestern: Chrsi Paul. D-Will potrebbeessere agevolato dal fatto che c’è qual-che rumors di troppo sul Paul griffatoHornets oppure dal fatto che qualcunolo vorrebbe già dall’altra sponda dell’o-ceano con un’altra maglia ed altri colo-

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ri addosso, ma fino a che il fantabasketnon si tramuterà in qualcosa di diver-so, sarà lotta serrata tra questi due perguidare l’Ovest. A loro fianco ci saràsicuramente chi domenica sarà semprecon loro in un primo momento a tifarei compagni di squadra per poi entrarequando protocollo lo impone: BrandoRoy. Il talento sopraffino dell’Oregon èin quella lista di futuri contendenti allaleadership generale della Lega che peròsembra essere nelle mani saldi di LBJche ha un piccolissimo vantaggio sututti, tanto per usare un eufemismo.Non siete contenti? Beh allora rifatevi gli occhi perché congente come Durant, Pau Gasol, DirkNowitzki, Chauncey Billups e la sor-presa delle sorprese Zach Randolph, labilancia tenderebbe a pendere da artedella Western, a meno che dall’altraparte il trio Horford-Pierce-Bosh nonfaccia da traino di lusso tra gli starter ele riserve che tra le altre cose compren-derebbe anche due playmaker di altovalore anche in proiezione come RajonRondo e Derrick Rose oltre al cecchinodella Georgia, Joe Johnson, e uno deinomi più nascosti di questa Lega:Gerald Wallace che con il lavoro e levittorie dei suoi Bobctas si è guadagna-to una doppia stima, visto che a Dallasci andrà per scelta del coach dei MagicSten Van Gundy.

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Una sfida a distanza per un’incom-benza che nessun allenatore vorreb-be avere seppur sempre alla ricercao alla richiesta di un giocatoremigliore di quelli che ha normal-mente per arrivare a fare sempremeglio. Questa è l’occasione dell’ab-bondanza, l’occasione di aver e dav-vero l’imbarazzo della scelta e doveun minuto in più di un giocatorerispetto ad un altro ti può crearequel piccolo senso di antipatia chepoi normalmente viene pagatoquando ci rigiochi contro, mancoquella della vendetta sia una leggescientifica e categorica. Gestire 14giocatori di talento assoluto in cuinessuno meriterebbe di stare inpanchina per più di qualche minu-to, non è certo gioco da ragazzi,cosi come non è gioca da ragazzi far

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in un certo senso di allenare unasquadra che per quanto insiemepuò stare qualche giorno primadella palla a due della domenica èpur sempre qualcosa al più scono-sciuta al coach (sempre che poi nonsi parli di Howard, Billups edAnthony che sono di ‘proprietà’degli allenatori ndr) di turno. Masoprattutto quando le lancette delmatch girano velocemente e tu devi,per esigenze di spettacolo e di voto,mettere in campo chi di dovere perevitare di finire alla gogna, anche sein senso figurato. Insomma il mestiere ed il ruolomeno piacevole alla domenica delleStelle, anche se poi se riusciranno adare un minimo di propria impron-ta alla squadra allora lo spettacolo èassicurato.

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CCOOGGLLII LLAA PPRRIIMMAA MMEELLAA

Colto da ‘Branduardismo’ lancinante, sarà stato questo ilsuggerimento di coach D’Antoni al suo miglior giocatore?Qualche dubbio, in effetti, può sorgere, sia in riferimento aiconsigli del coach su questioni, diciamo così , extra gioco,sia alle attitudini di Danilo di fermarsi, per così dire, allaprima bottega.Ma facciamo un passo indietro. Non siamo (ancora) uscitifuori di senno. La vicenda relativa al possibile accoppiamen-to di Gallinari è venuta a galla (scusate il gioco di parole)dopo la solita e tanto fondamentale classifica, questa voltaproposta dal New York Post, dei migliori e più ambiti scapo-li della Grande Mela.Il nostro italico rappresentate ha conquistato la 12° posizio-ne nel “New York’s most elegible bachelors”. Il tabloid ame-ricano lo descrive così: “Quei profondi occhi color nocciola,quelle braccia, il suo ricco contratto e quella parlata con l’in-

confondibile accento italiano. Inoltre è un cuoco fantasticoed è orgoglioso di esserlo”. Davanti all’enfant prodige delbasket tricolore si sono piazzati, tra gli altri, Derek Jeter,interbase e capitano degli Yankees, Eugene Remm e MarkBirnbaum, cofondatori della società di produzione EMMGroup e Mark Sanchez, il quarterback dei New York Jets.Proprio quest’ultimo, nei prossimi anni, contenderà alnumero ‘8’ degli arancioblu il titolo di sportivo più amatodella metropoli, oltre che l’invidiabile primato di scapolo piùaffascinante del reame newyorkese.Le sue quotazioni, dunque, salgono vertiginosamente alpunto di essere preda ambita delle agenzie pubblicitarie diMadison Avenue, oltre che, ovviamente, dell’avvenente popo-lazione femminile della Big Apple. Insomma Danilo non hache da sfogliare la margherita, speriamo solo che questonuovo ruolo non comporti un cambiamento di nick: da‘Gallo’ a ‘Galletto’?

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AALESSANDROLESSANDRO DELLIDELLI PPAOLIAOLILA RUBRICA

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CCHHIINNEESSEE TTAAKKEEWWAAYY

Cibo cinese da asporto, proprio come sarà da asportoil neo cinese Stephon Marbury. Quanto durerà nelcampionato cestistico con gli occhi a mandorla?Staremo a vedere. Intanto l’avventura orientale della ‘Freccia di ConeyIsland’ non è iniziata benissimo.Le prime due partite con i Shanxi Zhongyu BraveDragons sono state contrassegnate da altrettante scon-fitte (và però detto che il team non veleggiava tra iposti alti della classifica: terzultimi, per la precisione). Il talento newyorkese ha messo su, al debutto, unaprestazione fatta da 15 punti, 8 assist e 4 rimbalzi,peccato per le percentuali da tre (0/6) che definire insintonia con il ‘muro del pianto’, piuttosto che con la‘muraglia cinese’ è solo un eufemismo (primo canestro

da tre infilato soltanto dopo 13 tentativi nella suaseconda apparizione in maglia Dragons).Non è piaciuto neanche il passaggio finale in cui invi-tava il collega Mo Taylor a tentare il tiro della vittoria.Alzi la mano chi riteneva Steph un accentratore delgioco! Chiaro che, in quella situazione, addetti ai lavori etifosi si aspettavano una diversa scelta dell’ex play deiKnicks.Ad ogni modo, le difficoltà non arrivano solo dalcampo. Marbury, infatti, durante il suo soggiorno inCina, dovrò fare a meno anche di Twitter. A Taiyuan è severamente proibito. Una dura rinunciaalla quale potrà sopperire pubblicizzando il propriomarchio di scarpe per l’intero Oriente.Non c’è bisogno di ricorrere a Confucio per compren-dere che vale la pena fare qualche sacrificio.

LA RUBRICA

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Prosegue l’ascesa dei nostri italiani nel panorama cesti-stico a stelle e strisce. Prima l’Olimpo del basket e poiquello dello showbiz.Andrea Bargnani, così come i suoi colleghi di Toronto,ha smesso canotta e scarponcini e si è trasformato in uncartone animato. Colori a pastello e animazioni varie edecco che ‘Il Mago’ spopola sul web.Andrea è il protagonista di una ‘striscia’ divertente in cuiè seduto ad un tavolo in canottiera e con cappello in puro

stile ‘Soprano’. Le musiche de ‘Il Padrino’ lo accompa-gnano mentre si gusta un bel piatto di spaghetti (avver-tenze: la fiera della banalità italica è sempre ben accettanegli States). Improvvisamente il suo orologio Raptors inizia lampeg-giare, un tocco di bacchetta magica e via, ecco il nostroeroe pronto ad infilare canestri su canestri e trascinarealla vittoria la franchigia canadese. Cambia la musica e sipassa ad una più allegra ‘Mambo Italiano’. Gli stereotipitricolori sono completi e il ‘Mago’ è nel cuore degli ame-ricani: ‘that’s ammore’.

LA RUBRICA

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Non è Lemony Snicket, personaggio cinematograficointerpretato da Jim Carrey, ma poco ci manca. JaysonWilliams, ex centrone dei New Jersey Nets, non se lasta passando benissimo.Dopo 9 stagioni trascorse a lottare sotto i tabellonidella Nba, prima in maglia 76ers e poi, appunto, inmaglia Nets, il 41enne Williams vive una situazionepersonale piuttosto complicata.Nel giro di pochi mesi ha perso il padre E.J., è statoaccusato di aggressione, dopo una rissa che si era sca-tenata in uno dei tanti locali del North Carolina (tral’altro le accuse sono poi state ritirate) e, dulcis infundo, ha dovuto far fronte ad una ulteriore accusaper guida in stato d’ebbrezza.Finito qua? Neanche per scherzo.Recentemente, la polizia di New York gli ha esploso

dei proiettili di gomma contro, dando per buona la‘storia’ raccontata da un’amica di Jayson; la ragazzasosteneva che Williams fosse rinchiuso in una stanzad’albergo pronto a tentare il suicidio.A completare lo scenario piuttosto buio in cui vive l’exgiocatore, c’è la richiesta di divorzio della moglie e,last but not least, l’ammissione di colpevolezza per l’o-micidio di Costas Christofi.La vicenda si trascina, ormai, da otto lunghissimianni. Williams ha dichiarato di aver usato in manieraavventata il proprio fucile e di non averne verificatol’inserimento della sicura. Il colpo partì accidental-mente e finì la sua corsa nel petto del povero autistagreco.Jayson, dunque, patteggerà la pena proposta (pare a18 mesi di reclusione) chiudendo uno dei capitoli piùtragici della sua esistenza.La fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo.

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Sembra non conoscere confini la sfortuna che sta affligendoin questa stagione Chris Paul, leader NBA per assists a partitada anni a questa parte. Dopo aver sofferto un infortunio nellaprima parte di questa regular season , il point man dei NewOreleans Hornets è stato vittima di un altro incidente che locostringerà ad operare il ginocchio sinistro con un conse-guente stop di almeno 1 mese e mezzo. Per fortuna degli Hornets, tuttavia, non tutti i mali vengonoper nuocere e l’infortunio al leader della franchigia ha spalan-cato le porte del quintetto all’ottimo rookie Darren Collison,recentemente sugli scudi per una super prestazione contro iBoston Celtics in un incredibile match vinto da New Orleans.

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TTeeaamm UUssaa:: wwoorrkkiinngg iinn pprrooggrreessssContinua ad aggiornarsi la lista dei pretendenti per i prossi-mi mondiali di basket che si terranno dal 28 agosto al 12settembre in Turchia. Tra i reduci delle olimpiadi diPechino già hanno dato conferma i soliti LeBron James eKobe Bryant, mentre è opinione diffusa che alcuni compo-nenti della missione Redemption di 2 anni fa declinerannol’invito a favore delle nuove leve, tra le quali spicca su tuttiil nome di Kevin Durant.Ecco la lista dei 27 nomi nel giro del team: Anthony,Boozer, Bosh, Bryant, Howard, James, Paul, Wade,Williams ai quali vanno ad affiancarsi Lamar Odom,Durant, Aldridge , Westbrook, Brook Lopez, DannyGranger, Derrick Rose, Kendrick Perkins, Gerald Fallace, AlJefferson, David Lee, Kevin Love, Andre Iguodala, EricGordon, O.J. Mayo, Chauncey Billups e Rudy Gay.

NBA NEWS

Fonte foto: http://www.nakednews.it

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TTaannttee llee‘‘ttrraaddee’’ aallll’’oorriizzzzoonntteeQuadro piuttosto confusionario e scenari ancora aperti aqualunque possibilità in questi ultimi giorni disponibili dimercato a poche ore dall’All Star Game. L’impressione èche possano essere cambiate molte carte in tavola, la paura( dei media, sia ben chiaro) è che alla fine tutto rimarràcosi come è ora.Osserviamo quindi i programmi di alcune squadre chesembrano intenzionate a modificare i loro assetti:Boston Celtics: La franchigia del Massachussets sembraessere intenzionata a sacrificare uno dei big 3 artefici deltitolo 2008, vale a dire Ray Allen, il cui maxi contratto da19,7 milioni di dollari annui scadrà la prossima estate.L’unica franchigia con la quale Danny Ainge sembra inten-zionato a trattare sarebbero i Sacramento Kings ,che sonodisposti ad offrire il giovane Kevin Martin , spodestato dalrookie Tyreke Evans, sotto contratto ancora per 3 anni eAndrei Nocioni. La mossa descritta ringiovanirebbe iCeltics evitandogli al contempo il rischio di rimanere aimargini del prossimo mercato, data la scarsa flessibilitàsalariale degli stessi. Scambio in vista anche con gliCharlotte Bobcats che in cambio del big man Glen Davis

sono disposti ad offrire DJ Augustin, guarda caso un tiratore micidiale dallalunga distanza.New York Knicks: Fortemente interessati a Tracy McGrady e al suo contrattoneda 23 milioni annui in prossima scadenza. Si parlava di Jared Jeffries come con-tropartita tecnica, ma Walsh ha escluso questa possibilità. Probabile tuttaviaqualche escamotage dell’ultimo minuto per portare TMac a Gotham City.Phoenix Suns: Nonostante le dichiarazioni di facciata di Steve Nash, sembraessere arrivata agli sgoccioli l’esperienza ai Suns di Amar’è Stoudemire, in pro-cinto di trasferirsi o in Florida da Dwyane Wade in cambio dei contratti in sca-denza di Jermaine O’Neal e Chris Quinn oltre al bizzoso Michael Beasley. Allafinestra anche Cleveland Cavs e Philadelphia 76ers, che sta cercando in ognimodo possibile di liberarsi di Andre IguodalaWashington Wizards: Dopo le controversie legate al “Gun Gate” che ha visto lesqualifiche di Arenas e Crittenton, i Wizards vogliono tornare a sondare il mer-cato dei free agent: condizione essenziale per fare ciò è liberarsi dei contrattipiù ingombranti, e sul taccuino dei partenti sembrano esserci Caron Butlerrichiesto da Houston Rockets (che offrono Scola, Lowry e ,tanto per cambiare,TMac) e Dallas Mavs, Antawn Jamison , desiderio malcelato di LeBron Jamesper i suoi Cavs, e i meno quotati Mike James e DeShawn Stevenson.New Jersey Nets: Fallito inesorabilmente il progetto Vandewaeghe, girano sva-riati rumors che vogliono l’attuale coach di Louisville, Rick Pitino, alla guida deiNets per la prossima stagione.

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Stars ‘N’ Stripesideato da: Domenico Pezzella

scritto da:

Alessandro delli Paoli

Leandra Ricciardi

Nicola Argenziano

Nicolò Fiumi

Domenico Landolfo

Stefano Panza

Vincenzo Di Guida

Guglielmo Bifulco

Stefano Calovecchia

Davide Mamone

info, contatti e collaborazioni:

[email protected]

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NORTHWEST DIVISIONCENTRAL DIVISION

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La lente di ingrandimento di Starsdi Stars N Stripes sulla LegaA

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E' Baltimora la città che da i natali a GaryNeal giocatore duttile e polivalente capace disegnare accendersi e trascinare col suo entu-siasmo i suoi compagni a suon i canestri e belle gio-cate. Pedigree americano di bassissimo profilo, uscitodalla Towson University, ovviamente poco visibile equindi ignoto all'area nba, la guardia statunitensedecide di giocare le propri chances di carriera nelbasket d'area Fiba, iniziando in Turchia col PinarKarsiyaka, squadra dove riesce a imporsi come leadere che gli vale la chiamata del Barcellona di Ivanovic.In mezzo a tante stelle però non riesce ad esprimereappieno il suo potenziale, è chiuso, rifiuta i tiri eappare contratto, così i blaugrana lo scaricano e fini-sce alla corte di Mahmuti a Treviso. Ed ecco la meta-morfosi di un campione. Tiro da fuori, penetrazione,visone di gioco, fare sempre la cosa giusta, tiri impos-sibili sulla sirena. Il buon Neal si inserisce in un con-testo ambizioso ma senza troppe ansie, dove giocacon cervello e con tanta intelligenza cestistica. La

prima stagione italiana lo vede un po' egoista, il faròrealizzatore della squadra che attira su di se le atten-zioni della difesa e che si erge a realizzatore e basta.La crescita e la maturazione arriva quest'anno primacon Vitucci e adesso con Repesa. Divine il leader diuna benetton giovane, il top scorer del nostro campio-nato, quello capace della magie come contro la Virtuse quello che mette in ritmo Kus per farlo diventare uncecchino dalla distanza. Non parliamo di genio e sre-golatezza, ma di tanta classe e tanta scuola, di tantosacrificio e tanta voglia. Difficile pensare che un ame-ricano giovane alle prime esperienze in Europa possafare così bene in un lasso di tempo così breve. E' unaforza della natura e chissà che dalla piccola Trevisonon possa fare un salto in una squadra di elevatissi-mo livello, data anche la sua visibilità in Eurocup.Gary Neal: la garanzia quando hai bisogno di un tut-tofare del parquet.

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china ammazza campionato da ormai 4 anni grazie ad un lavorostraordinario in primis in ambito societario, riuscendo a consoli-darsi economicamente e strutturalmente in una fase in cui moltiteam hanno invece fatto il percorso inverso in maniera costante einesorabile, alcuni addirittura scomparendo dal grande palcosce-nico del basket italiano. Molti amano evidenziare come la societàsenese, guidata da patron Minucci, abbia potuto far affidamentosu un gruppo bancario forte alle spalle come il Monte dei Paschi,ma è altrettanto vero che le risorse non sono mai state sprecatein spese folli per giocatori di scarso rendimento o progetti impro-

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Per parlare della Monte dei Paschi di Siena basterebbero le stati-stiche: da 3 anni imbattuta in casa, record vittorie nel campiona-to italiano superiore all'80%, prima in quasi tutte le voci statisti-che (ovviamente quelle positive), vincitrice a mani basse degliultimi 3 scudetti mai con piu' di 2 sconfitte in tutti i playoff(nella scorsa stagione addirittura nessuna!). Si potrebbe conti-nuare ancora a lungo, ma sarebbe ingeneroso proseguire solo suciò che è stato fatto nel presente o recente passato senza soffer-marsi sulla qualità del progetto Siena. Il team toscano ha saputotrasformarsi da formazione di medio-alta classifica in una mac-

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duttivi, anzi...Senza dimenticare il prezioso apporto di Recalcatinon si può non evidenziare la straordinaria ascesa di SimonePianigiani, cresciuto come coach nelle giovanili biancoverdi ecatapultato in prima squadra in una situazione che tutti avrebbe-ro si voluto (budget ampio e grande solidità alle spalle), ma chenon tutti di certo sarebbero riusciti a gestire con grande maestriae capacità. Pianigiani rappresenta il top in Italia (non a caso èstato appena nominato Commissario Tecnico della Nazionale)per come ha saputo trasformare giocatori di buona fattura infantastici fuoriclasse, riuscendo ad unire tante buone individua-

lità in un progetto di gioco unico, capace di dominare in Italia edin parte anche in Europa. Terrel McIntyre è stato preso quandoera un buon playmaker reduce da buoni successi in Legadue,oggi è il regista eletto Mvp nella scorsa Euroleague, mente edanima di una squadra caratterizzata da doti essenziali ed al con-tempo micidiali ai fini della vittoria: sangue freddo e istinto delkiller. Giocatore capace di dettare i tempi meglio di chiunquealtro, regista affidabile capace di segnare sempre i tiri importantinei momenti delicati, un leader insomma in tutto e per tutto.Dopo la partenza di Thorton e lo spostamento a ruolo di primocambio degli esterni di Domercant (tiratore di striscia, ma non dipiu') la società ha pensato bene che Hawkins fosse il miglior fina-lizzatore alle ispirazioni del folletto ex Ferrara e Capo d'Orlando,una scommessa per molti vista l'incostanza e la poca disciplinatattica mostrata dal “falco” ormai veterano della serie A italiana.Invece proprio il rendimento di Hawk, devastante nel sistema digiochi voluto da Pianigiani, sta rappresentando un valore aggiun-to formidabile. A completare la linea degli esterni in ala piccolatroviamo Romain Sato, altro miracolo del front office toscano.Pescato letteralmente in Legadue durante la sua esperienza conl'Aurora Jesi il ragazzo della Repubblica Centroafricana è cre-sciuto incredibilmente sia fisicamente, sia nel proprio bagagliotecnico diventando di fatto un all around difficile da trovare inEuropa. Ma il capolavoro tecnico (sia come managemente checome coaching) è certamente Benjamin Eze: alzi la mano chiavrebbe pronosticato per lui questo tipo di carriera. Il ragazzodella Nigeria sin dalle sue prime apparizioni con la maglia dellaViola Reggio Calabria mostrava gran fisico e buone capacità inti-midatorie, dal suo approdo in maglia Siena è diventato il migliorcentro in circolazione. Stoppatore sublime, ha saputo sviluppareanche un discreto tiro dalla media distanza, oltre alla grandecapacità di saper sfruttare come pochi gli spazi aperti sia dai gio-chi in pick n'roll che dai repentini cambi di direzione su lineeesterne da parte dei suoi compagni di squadra. Risultato?Sempre presente a rimbalzo, costante intimidatore nella propriaarea dei 3 secondi ed ora anche ottimo realizzatore dal postbasso. Al fianco di un pivot così ecco un'altra gemma dello staffToscano....Shaun Stonerook era un onesto giocatore con espe-rienze nella lega Belga e nella pallacanestro Cantu', giunto aSiena è la vera chiave tattica a disposizione di Pianigiani. Dotatodi ottima mano anche da 3 punti è rapidissimo ad entrare e usci-re dall'arco dei 6.25, riuscendo così ad esser tremendamente peri-coloso al tiro pesante ed al contempo a rimbalzo d'attacco vistaanche la sua capacità “leggere” le carambole. Già con un quintet-to così si fa presto ad inquadrare la gran forza del team senese,ma non si può tralasciare il secondo/primo quintetto (nel verosenso della parola). Se di Domercant abbiamo già espresso l'es-senziale l'elenco dei nomi a disposizione di Pianigiani farebbecomodo a molti quintetti base di tutta la Serie A (e forse nonsolo...). Kristof Lavrinovic è l'evoluzione moderna perfetta delconcetto di ala-grande; se fino a qualche anno fa veniva conside-rato inferiore al fratel lo Darius (gemello dominante inEuroleague) oggi invece è considerato antagonista completo del“fratellino” grazie alla sua mano educatissima anche da oltre l'ar-co dei punti e dalla fisicità che riesce a mettere in post-bassoinsieme al dinamismo di gambe quando va in uno contro uno. Incabina di regia come back up troviamo Niko Zizis: giocatoredotato di tutto ciò che si può cercare in un play moderno, ottimorealizzatore, gestore perfetto dei ritmi, carattere e forza mentaledi primissimo livello, sarebbe certamente il playmaker titolare diquesto team se non ci fosse McIntyre...Ma spesso i due giocanoinsieme e si dividono il minutaggio tenendo così altissimi il livel-lo e la qualità del playmaking. A completare le rotazioni due italianissimi: Tomas Ress e MarcoCarraretto, due specialisti a 360°, atleti versatili e utilissimi nelvelocizzare il gioco quando Pianigiani decide di andare col quin-tetto “veloce”. Si dice che per la legge dei grandi numeri prima opoi Siena anche quest'anno perderà una partita, ma è altrettantovero che questa legge non fa parte della statistica...Mai comequest'anno il Monte dei Paschi rischia di fare il “cappotto” inItalia e difficilmente si intravede l'anti-Siena di cui tanto siparla....In Europa? Barcellona, Real Madrid e Panathinaikossembrano piu' attrezzate del club toscano, ma la fame di vittoriein Europa è grande, soprattutto per una squadra che non è maisazia neanche di vincere ininterrottamente...

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