Sono un pensatore politicamente scorretto - eastwest.eu · Piergiorgio Odifreddi è come il titolo...

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46 N on si può dire che non sia un uomo che non si espone. In un’epoca in cui predo- minano le acque chete, i pontieri e i mediator cortesi lui parla come scrive e scrive quel che pensa. I suoi libri di divulgazione sono lì a dimostrarlo: alcuni hanno raggiunto livelli di vendita da best seller. Piergiorgio Odifreddi, matematico, filosofo e polemista, una lunga esperienza di insegnamento universitario in Italia, negli Stati Uniti (attualmente insegna logica alla facoltà di Matematica di Torino), è uno strano tipo di provocatore: lo fa spiegando, argomentando, cercando di avvicinarsi il più possibile all’interlocutore. Anche a rischio del corpo a corpo. Il successo dei suoi libri dipende probabilmente da questo, dal fatto di esporre tesi acuminate come punteruoli senza sottrarsi al confronto e, se del caso, allo scontro. east lo ha incontrato a casa sua, a Torino, in un quartiere periferico ai piedi della celeberrima collina del potere, dove abitano gli Agnelli, i De Benedetti e tutti quelli che contano qualcosa in città. Professore, Longanesi sta per pubblicare un altro suo libro, con un titolo politicamente scorretto… Lei dice? Il titolo è: Perché non possiamo essere cristiani. Non c’è anche un sottotitolo? Ma è solo una parentesi. Nella quale si dice? E meno che mai cattolici. Appunto. La Conferenza episcopale ne sarà entusiasta e Benedetto Croce si rivolterà nella tomba. Ma no, ma no. E poi non c’è soltanto Perché non possiamo non dirci cristiani di Croce. Un altro importante filosofo, Bertrand Russel, ha scritto un libro intitolato Perché io non sono cristiano. Vedremo dopo l’uscita del libro. Ora vorrei riprendere con lei il tema a cui east ha dedi- cato il dossier del numero scorso: la laicità. Ma non in termini generali e astratti… Il punto è: che cosa è successo, quali sono stati i grandi fattori di cambiamento che nella seconda parte del ‘900 hanno riportato alla ribalta un valore e un metodo che sembravano ormai metabolizzati dalla cultura contempora- nea? Tra i maggiori fattori di cambiamento met- terei anzitutto l’esplosione della tecnologia, che ha avuto e ha ricadute evidenti anche sul piano dell’etica. Pensiamo a che cosa ha significato la Piergiorgio Odifreddi è come il titolo di un suo libro: un matematico im- pertinente. Studioso, divulgatore e polemista, non crede nel Dio delle religioni, ma in quello di Pitagora, di Spinoza e di Einstein. Ed è con- vinto che la scienza sia a suo modo assolutista come il cattolicesimo. Dice che Papa Ratzinger sta dando una mano ai laici. Quanto al terrori- smo, alla guerra e alla globalizzazione … Sono un pensatore politicamente scorretto a cura di Vittorio Borelli INTERVISTA

Transcript of Sono un pensatore politicamente scorretto - eastwest.eu · Piergiorgio Odifreddi è come il titolo...

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Non si può dire che non sia un uomo chenon si espone. In un’epoca in cui predo-minano le acque chete, i pontieri e i

mediator cortesi lui parla come scrive e scrivequel che pensa. I suoi libri di divulgazione sonolì a dimostrarlo: alcuni hanno raggiunto livellidi vendita da best seller. Piergiorgio Odifreddi,matematico, filosofo e polemista, una lungaesperienza di insegnamento universitario inItalia, negli Stati Uniti (attualmente insegnalogica alla facoltà di Matematica di Torino), èuno strano tipo di provocatore: lo fa spiegando,argomentando, cercando di avvicinarsi il piùpossibile all’interlocutore. Anche a rischio delcorpo a corpo. Il successo dei suoi libri dipendeprobabilmente da questo, dal fatto di esporretesi acuminate come punteruoli senza sottrarsial confronto e, se del caso, allo scontro.east lo ha incontrato a casa sua, a Torino, in unquartiere periferico ai piedi della celeberrimacollina del potere, dove abitano gli Agnelli, i DeBenedetti e tutti quelli che contano qualcosa incittà.

Professore, Longanesi sta per pubblicare unaltro suo libro, con un titolo politicamentescorretto…Lei dice? Il titolo è: Perché non possiamo

essere cristiani.

Non c’è anche un sottotitolo?Ma è solo una parentesi.

Nella quale si dice?E meno che mai cattolici.

Appunto. La Conferenza episcopale ne saràentusiasta e Benedetto Croce si rivolterà nellatomba. Ma no, ma no. E poi non c’è soltanto Perché

non possiamo non dirci cristiani di Croce. Unaltro importante filosofo, Bertrand Russel, hascritto un libro intitolato Perché io non sonocristiano.

Vedremo dopo l’uscita del libro. Ora vorreiriprendere con lei il tema a cui east ha dedi-cato il dossier del numero scorso: la laicità.Ma non in termini generali e astratti… Ilpunto è: che cosa è successo, quali sono statii grandi fattori di cambiamento che nellaseconda parte del ‘900 hanno riportato allaribalta un valore e un metodo che sembravanoormai metabolizzati dalla cultura contempora-nea?Tra i maggiori fattori di cambiamento met-

terei anzitutto l’esplosione della tecnologia, cheha avuto e ha ricadute evidenti anche sul pianodell’etica. Pensiamo a che cosa ha significato la

Piergiorgio Odifreddi è come il titolo di un suo libro: un matematico im-

pertinente. Studioso, divulgatore e polemista, non crede nel Dio delle

religioni, ma in quello di Pitagora, di Spinoza e di Einstein. Ed è con-

vinto che la scienza sia a suo modo assolutista come il cattolicesimo.

Dice che Papa Ratzinger sta dando una mano ai laici. Quanto al terrori-

smo, alla guerra e alla globalizzazione …

Sono un pensatorepoliticamente scorretto

a cura di Vittorio BorelliINTERVISTA

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bomba atomica negli anni ‘40. Prendiamo peresempio Bertold Brecht e la sua Vita di Galileo,che ha avuto tre diverse edizioni. Nella primaedizione, precedente alla guerra, Galileo era ilsimbolo dello scienziato che si ribella al poterein generale e a quello della Chiesa in particola-re; nell’ultima edizione, successiva alla guerra, èinvece colui che ha fatto l’abiura e che èresponsabile dei mali che la scienza ha portato.L’atomica ha dunque cambiato il modo in cuiviene percepita la tecnologia. Ciò detto, bisognaanche sottolineare che siamo su una stradasenza ritorno: il nostro è un mondo tecnologicoe l’etica moderna ne dovrebbe tenere conto.Molte delle domande etiche che ci poniamohanno questa base.

Lei dice “l’etica dovrebbe”. Invece?Invece alle domande che hanno una base

scientifica e tecnologica si tende a rispondere inmaniera ideologia. Tipico il caso del referendumsul nucleare di qualche anno fa, o del referen-dum più recente sulla fecondazione assistita. Inquesta seconda consultazione c’era schierato, daun lato, quasi tutto il mondo scientifico, con idue premi Nobel italiani, Renato Dulbecco e

Rita Levi Montalcini, mentre dall’altra partec’era quasi tutto il mondo dei credenti, con ilcardinal Ruini e Papa Ratzinger come testimo-nial. Scienza contro religione, dunque: un belconflitto! Quelli sono sicuramente mondi fraloro incompatibili, anche se qualcuno, specie trai cattolici, cerca di dimostrare il contrario. Ilproblema è che le religioni, il cattolicesimo inparticolare, vorrebbero avere il monopolio deivalori e lasciare alla scienza il monopolio deifatti. Questo per me è inaccettabile: la scienzaprocede per dimostrazioni, per esperimenti,mentre la religione, perlomeno la nostra, sibasa sui dogmi, sui pronunciamenti, su librisacri scritti migliaia di anni fa e indirizzati apopoli di pastori analfabeti.

E questo pone la necessità di una eticamoderna.Esattamente. L’etica va ripensata in maniera

SONO UN PENSATORE POLITICAMENTE SCORRETTO

_Le multinazionali sono le protagoniste della globalizza-

zione, intesa come processo di allargamento del modo di

produzione occidentale dell’intero pianeta. A destra,

un’immagine della guerra in Iraq

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laica perché oggi il mondo è di per sé laico. InItalia, come tutti sanno, i battezzati sono il 90-95% della popolazione, mentre i cattolici prati-canti non sono più del 30 percento. Ma questisono numeri, statistiche. Se facciamo un dis-corso qualitativo, scopriamo che di veri cattolicinon ce ne sono quasi più. Il cattolicesimo è unasequenza impressionante di credenze, di veritàdogmatiche, legate l’una all’altra, da cui non èpossibile prescindere. Il cattolicesimo di cui siparla e straparla tutti i giorni sui giornali, il cat-tolicesimo à la carte dei politici, dei Buttiglionee dei Casini, ha poco a che fare con la religione:è un movimento politico che cerca di conserva-re il potere acquisito. E che pretende di darecomunque delle direttive etiche alla società.

Quando è iniziata la divaricazione fra religionee scienza?Nell’800, anche se la scienza in quel secolo

era una cosa ben diversa da quella che conoscia-mo oggi. La separazione netta è avvenuta nel‘900, il secolo che ha visto l’esplosione dellascienza. Altro che non possiamo non dirci cri-stiani, come diceva Croce! In realtà non possia-mo non dirci scientifici, o tecnologici. Invece

non c’è una filosofia, un sapere, un retroterraculturale alla scienza moderna. Siamo degliidioti tecnologici, siamo come quei selvaggi chesi appendevano l’orologio al collo perché nonsapevano come usarlo. Questa è una fase dipassaggio, in cui tutti noi cerchiamo un pensie-ro che rifletta il mondo contemporaneo e nonquello del passato, tanto meno quello remoto.Continuiamo ancora a basarci su un pensieroprescientifico anche perché la scienza e la tec-nologia non hanno ancora trovato il loro Kant,se così vogliamo chiamarlo, che rielabori ilnuovo sapere. Risultato: la scienza e gli scien-ziati vanno avanti a fare le loro ricerche, men-tre gli altri pretendono il monopolio dell’etica:mi sembra evidente che siamo dentro una gros-sa contraddizione.

Nei due ultimi secoli c’erano luoghi ben preci-si, ben individuabili dove elaborare pensiero.Non solo le università, ma anche i partiti, imovimenti di massa ecc. Ma oggi, di frontealla globalizzazione e alla polverizzazionedella conoscenza e dei suoi strumenti, di fron-te alla crisi delle grandi ideologie e alla seco-larizzazione dei santuari del sapere… oggi chi

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e dove può fare quello che lei auspica e cioèelaborare un’etica moderna?Sarà che sono un matematico, e non un

meccanico o qualcosa del genere, ma a mesembra che le università continuino a essere iprincipali centri di elaborazione. Parlo di uni-versità in senso lato, comprendendo anche ilaboratori dove si fa ricerca. Ci sono anchecentri di elaborazione interni all’industria, macollegati alle università: penso al campusMicrosoft o ai laboratori Ibm negli Usa, dovelavorano anche dei premi Nobel. Ecco, moltaparte del pensiero scientifico viene prodotto inquesti luoghi.

D’accordo, ma c’e anche un sapere più“alto”, un sapere gramscianamente egemo-nico.Se parliamo di sapere in termini generali o

egemonici non è all’università che dobbiamofare riferimento ma al sistema dei media, aigiornali e alle televisioni. Questo tipo di sape-re è strutturato diversamente da quello delleuniversità: nelle università si arriva in genereper scelta, si viene (o si dovrebbe essere) inqualche modo selezionati sulla base di criteri

meritocratici; nel sistema dei media si vieneinvece cooptati in maniera abbastanza casuale.Il che è preoccupante, perché l’orizzonte deimedia è necessariamente un orizzonte ravvici-nato, di corto respiro. L’opinione pubblica chesi forma in questo modo fa fatica a ragionarein termini generali e di prospettiva. Tutto siconsuma nell’immediatezza, nello spicciolame.

A fare opinione, sui media, sono spesso glistessi professori universitari.Sì, ma attenzione. Alla vigilia del referen-

dum sulla procreazione assistita ci si chiedevacome mai il genetista Bruno Dalla Piccolafosse diventato il leader di quella piccola partedi scienziati che erano contrari. Poi si è scoper-to che faceva ricerca sulle staminali adulte eche, probabilmente, dietro all’opinionista c’e-rano interessi ben precisi. Interessi non neces-sariamente delittuosi o illegittimi, magarilegati agli investimenti in un certo tipo diricerca, eccetera. Certo è che con la comunitàscientifica tutto questo non aveva niente a chefare. Ma, allora, perché i media si sono prestatia suonare la grancassa? Credo per una formadi ponziopilatismo che li porta a trattare la

SONO UN PENSATORE POLITICAMENTE SCORRETTO

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scienza come si fa con la politica, sommini-strando con il bilancino opinioni di un tipo eopinioni diametralmente opposte. Un eternoregime di par condicio elettorale.

Come entra la globalizzazione nella forma-zione dell’opinione pubblica contemporanea?La globalizzazione è un grande mercato

mondiale in cui l’Occidente ha la preminenza.E poiché il mercato c’è quando c’è disparità,quando qualcuno ci guadagna e qualcun altroci perde, a me sembra che la globalizzazioneporti con sé una nuova forma di colonialismoe di imperialismo, se posso usare termini unpo’ desueti. Insieme alle merci arriva nelmondo un pensiero livellato che è quello deiMcDonald’s, delle CocaCola e dei format tele-visivi americani. Quando non succede di peg-gio, come esportare con le armi un ideale didemocrazia in un Paese come l’Iraq.

Scusi, non sarà per un ritorno alle frontiere eagli Stati nazionali?Ma no, va benissimo che cadano le frontiere

economiche, i dazi e quant’altro e che ci si apraal mondo: dico solo che non deve essere unprocesso a senso unico. Noi continuiamo aessere protezionisti o liberisti a seconda delnostro tornaconto. Di fatto auspichiamo che lefrontiere cadano tutta da una parte e non dal-l’altra. Non abbiamo fatto molta strada dalCommonwealth britannico: un grande imperosu cui non tramontava mai il sole, formatodall’Inghilterra e da una serie di Paesi a essasubalterni. Stati Uniti ed Europa sono oggil’impero britannico e il grande mercato è ilresto del mondo.

Non si può far girare la ruota della storia all’in-contrario, diceva Marx.Ci mancherebbe. Dico, però, che sarebbe più

sensato ripensare l’idea di mercato: cioè, se siacosì fondamentale produrre beni molto spessoinutili e andarli a vendere a gente che non neha bisogno. Ci sono 800 milioni di persone, nelmondo, che vivono al di sotto della soglia dipovertà: questo mi sembra il problema. La glo-

INTERVISTA

_Dove nasce il sapere oggi? Per Odifreddi il sapere scien-

tifico nasce ancora dalle Università e dai Centri di ricerca

legati alle Università. Il sapere in termini più generali ed

egemonici è invece quello dei mass media

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balizzazione di cui si parla correntemente èsicuramente uno slogan ben riuscito, che si rifàal “villaggio globale” di McLuhan, e va benissi-mo per la circolazione delle informazioni e delsapere: il nostro mondo non esisterebbe senzaInternet e la CNN. Altra cosa è la globalizzazio-ne della produzione, del commercio e dei con-sumi.

L’input parte dall’Occidente, ma innesca unprocesso virtuoso che vede protagonisti anchei Paesi meno sviluppati. Basti pensare allacrescita spettacolare della Cina o dell’India.Ai tempi delle colonie si andava in India e si

prendevano le materie prime, si portavano inOccidente per lavorarle e le si riportavanoindietro. Oggi si va in India per prelevare risor-se intellettuali, essendo questo Paese il piùgrande produttore mondiale di software. Comemai? Ovviamente perché lì il lavoro costa menoe perché i giovani tecnici, gli ingegneri, si sonoformati nelle università americane ed europee.So anch’io che non tutto il bene sta di qua etutto il male di là. Ovvio che il nostro è unsistema mondiale, quindi globale: il punto è,però, che nella globalizzazione non siamo tuttiuguali. Anzi, da un certo punto di vista dobbia-mo dire che ci sono poveri che diventano sem-pre più poveri e ricchi che diventano semprepiù ricchi.

Lei non ritiene che tra i fattori che hanno ripor-tato alla ribalta il problema dei valori, dell’eti-ca e, per converso, della laicità vi sia anchel’estremismo islamico? E aggiungo: condividel’idea di alcuni intellettuali occidentali secon-do cui non esistono un Islam estremista da unlato e un Islam moderato dall’altro, ma che èl’Islam in quanto tale a essere contro lamodernità e quindi contro l’Occidente?Qui temo di essere molto controcorrente.

Tanto per cominciare, non mi sembra chel’Islam sia poi così diverso dal Cristianesimo.Da quando è nato, dal 622 in avanti, l’Islam hacertamente fatto proselitismo attivo, a differen-za dell’ebraismo, ma esattamente come ha sem-pre fatto il Cristianesimo: basti pensare aCristoforo Colombo, che mettendo piede inAmerica ha piantato la bandiera e la croce. Laconquista militare, a fini economici,dell’America e la catechizzazione degli indiosono andate avanti di pari passo: le radici delcolonialismo, in fondo, stanno lì. E i Paesi colo-nialisti che si sono spartiti il mondo lo facevanotutti in nome del Cristianesimo, a partire dalla

Spagna e il Portogallo. Dunque, troppo facileprendersela con l’Islam espansionistico.Tra l’altro, non mi sembra che oggi i cosiddetti“Stati canaglia” abbiano mire espansionistiche.Neppure Osama Bin Laden dice di voler inva-dere l’Occidente: si limita a voler cacciare gliamericani dal Medio Oriente, che è una cosadiversa. Quanto all’Iran di oggi, integralista efondamentalista, esso nasce come reazione alregime dello Scià, buttato giù in un primotempo dal popolo iraniano e successivamenteriportato in vita dagli Stati Uniti. Lo stesso dis-corso si potrebbe fare per la Libia, uscita soltan-to di recente dalla lista dei cattivi del mondo. Inrealtà il vero problema è l’Arabia Saudita, dovesi trovano i grandi luoghi sacri dell’Islam: sitratta di un regime integralista quanto l’Iran,ma spalleggiato dagli Stati Uniti. Per inciso, ikamikaze che hanno buttato giù le TorriGemelle venivano quasi tutti dall’ArabiaSaudita. Se l’Occidente decidesse di togliersi daquell’area, probabilmente il problema del fana-tismo islamico si risolverebbe da solo. Ma que-sto ha a che fare con la politica e con l’econo-mia, non con la cultura, con le religioni o conl’etica.

Allude al petrolio?Ovvio. Ci sono fior di studi sulle giacenze

petrolifere che dimostrano che la domanda èdestinata a superare presto (c’è chi dice nel2050, c’è chi dice addirittura nel 2015) l’offerta.E poiché tutti sanno che nel frattempo le ener-gie alternative non riusciranno a sopperire allascarsità di petrolio, ecco che occorre controllareda vicino il Medio Oriente, facendo adesso laguerra all’Iraq e domani chissà a chi. Il proble-ma, dunque, è tutto dell’Occidente, ed è dinatura economica e politica: le religioni nonc’entrano un bel niente, anche se è evidente chepoi per reclutare combattenti, da una parte edall’altra, le si sfruttano, come sempre si è fattonella storia. Scambiando le cause con gli effetti,si dà tutta la colpa al terrorismo, che viene cita-to a proposito e a sproposito fino a fargli perde-re qualsiasi significato. In questo, bisogna peròdire che gli americani non sono soli: lo fa Putinper la Cecenia, lo fanno gli israeliani per laPalestina, eccetera. Premesso che la contabilitàdei morti è un esercizio macabro, e che nontutti i morti muoiono allo stesso modo, sesiamo onesti non possiamo ignorare che i mortidelle Torri Gemelle sono stati 3.000 mentre inIraq sono morte 650.000 persone a causa dellaguerra, secondo il Rapporto Lancet. Senza con-

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tare i 500.000 bambini che la signoraMadeleine Albright aveva ammesso essere vit-time dell’embargo precedente. Quanto al con-flitto fra Israele e i palestinesi, i morti dell’ulti-ma Intifada stanno in un rapporto di un israe-liano contro quattro palestinesi: è una spropor-zione che dovrebbe far riflettere, ma sui massmedia occidentali non se ne trova traccia. Iotemo che il terrorismo, così come l’islamismo,siano diventati una grossa scusa, un grossoalibi.

Vedo che non teme di essere accusato diantiamericanismo.Perché non lo sono. Ho vissuto tanti anni

negli Stati Uniti, dove ho insegnato in diverseuniversità. Non ho niente contro gli americaniin quanto tali. Penso però che i politici america-ni dovrebbero chiedersi come mai il loro Paeseè così odiato nel mondo: come possono preten-dere di essere benvoluti in Nicaragua, aPanama, in Ecuador, nelle Filippine, nelVietnam e in tutti gli altri Paesi in cui, in nomedella guerra al Comunismo, l’hanno fatta dapadroni? Chi semina vento raccoglie tempesta.

Lei ha scritto molto anche di religione. Anzi, direligioni. Che opinione si è fatto del nuovoPapa? O meglio, pensa che la Chiesa abbiafatto un passo avanti o un passo indietro eleg-gendo Papa il teologo Ratzinger?Indietro o avanti, dipende da dove uno si

trova. Dal mio punto di vista è stato fatto unpasso avanti in termini di chiarezza. Wojtylaera un Papa che sapeva usare bene i massmedia, che sapeva nascondere il suo conserva-

INTERVISTA

“Non mi sembra che

l’Islam sia poi così diverso

dal Cristianesimo.

A differenza

dell’Ebraismo, l’Islam

ha sempre fatto

proselitismo, esattamente

come ha sempre fatto il

Cristianesimo.

La conquista a fini

economici dell’America e

la catechizzazione degli

Indio sono andati

di pari passo”

_Benedetto Croce, forse il maggior filosofo italiano con-

temporaneo. Ha scritto fra l’altro Perché non possiamonon dirci cristiani. Anche Bertrand Russel ha affrontato il

problema con il suo Perché io non sono cristiano

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torismo; un conservatorismo, peraltro, custodi-to proprio da Ratzinger. Il teologo Ratzinger èinvece per i laici un bersaglio molto più facileda individuare. Mi ricorda l’Amintore Fanfanidella campagna antidivorzista, quello che anda-va nelle pubbliche piazze a dire agli italiani: “Sepassa il divorzio, le vostre mogli scapperannocon i loro amanti”. Non a caso, dopo le primeuscite di Benedetto XVI la pubblicistica laica ètornata a farsi sentire: Sergio Romano ha scrit-to Libera Chiesa in libero Stato, Giulio GiorelloDi nessuna chiesa. La libertà del laico,Maurizio Ferraris Babbo Natale, Gesù Adulto.In che cosa crede chi crede?, Telmo PievaniCreazione senza Dio. E io sto appunto per pub-blicare Perché non possiamo essere cristiani (emeno che mai cattolici): quando si estremizza,come fa Ratzinger, si fa un danno alla Chiesa esi dà una mano a chi la pensa diversamente. Holetto il libro Senza misericordia, pubblicatodalla Kaos edizioni, che raccoglie le sentenze delSant’Uffizio negli ultimi 25 anni. Sentenze peralcuni aspetti agghiaccianti. In alcune di esse,riguardanti teologi fuori linea, ho ritrovate lestesse parole con cui è stato condannatoGalileo. D’altronde, Ratzinger si inserisce inuna tendenza più generale.

Quale?Bush padre è stato capo della Cia, Putin è

stato capo del Kgb e Ratzinger capo delSant’Uffizio. Non credo sia solo un caso: chicontrolla le informazioni controlla il potere.Siamo ormai in un tempo in cui governano gliuomini dei servizi…

La Chiesa, tuttavia, ha varie anime. Dentro laChiesa cattolica ci sono anche il cardinalMartini, padre Enzo Bianchi, il vescovo diTerni Bruno Forte…Certamente, ci sono anche i dialoganti. Ma

attenzione, i dialoganti stanno facendo un’ope-razione che io ritengo un po’ subdola: cercanodi staccare il cristianesimo da Cristo. Sfondanodelle porte aperte dicendo che “Dio è amore”,ma il problema del cristianesimo non è Dio, èCristo. Invece si preferisce stare sulle generali,su un terreno dove è più facile andare d’accordocon tutti, scantonando dal punto sostanziale:

SONO UN PENSATORE POLITICAMENTE SCORRETTO

_Il fondamentalismo islamico, secondo Odifreddi, non

punta alla conquista dell’Occidente, ma semplicemente

a cacciare gli occidentali dal Medio Oriente e, in partico-

lare, dai luoghi sacri dell’Islam

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che è quello dell’insieme di dogmi e credenzeche fanno del cattolicesimo una religione benprecisa. Insomma, o si è o non si è cattolici: inmezzo c’è spazio soltanto l’opportunismo.

È chiaro perché non la invitano ai talk show…È d’accordo con Giorello che si dichiara laici-sta perché non capisce la differenza fra laicoe laicista?Sono d’accordo con lui su alcune cose, non

su tutto. Per esempio, io non sono un relativi-sta, e credo sia una menzogna, o almeno unerrore, dire che gli scienziati lo sono. Magari sidichiarano tali perché si vergognano di direquello che pensano veramente, ma in realtàtutti siamo assolutisti, nel senso che crediamofermamente in quello che è stato finora dimo-strato. Certo, tutti sappiamo che domani nuovescoperte potranno aggiornare le convinzioni dioggi, ma questa è appunto l’essenza del pensie-ro scientifico. Non è che Einstein, quando haelaborato le sue teorie sui quanta, abbia dimo-strato che Newton prima aveva sbagliato: hasolo precisato e raffinato quello che lui avevainiziato. Il nostro assolutismo è uguale a quellodi Ratzinger, con una differenza: che le nostreconvinzioni sono basate su dimostrazioni edesperimenti, mentre le sue su rivelazioni edogmi.

Nel suo Il Vangelo secondo la scienza, leiscrive che il Buddismo è la religione più vicinaalla sensibilità e al senso comune dell’uomocontemporaneo.Il Buddismo è una religione decostruzioni-

sta: non crede in Dio, non crede nell’anima, nonha libri sacri, non ha profeti, perché Budda nonera un profeta. Certo, se si va a vedere comestoricamente il Buddismo è stato interpretato epraticato si scopre che vi sono alcune similitu-dini con le altre religioni. Ma, almeno sul pianoteorico, il Buddismo è ateo. Giustamente, nel-l’intervista a Vittorio Messori, Giovanni PaoloII diceva del Dalai Lama: “Quello lì lo conosco,non è religioso”. E aveva ragione, perché ilBuddismo è più una filosofia di vita che unareligione. E in questo senso è certamente piùvicino al modo di pensare contemporaneo.

INTERVISTA

_Rita Levi Montalcini e Renato Dulbecco, i due Nobel

italiani per la medicina, hanno partecipato attivamente al

referendum sulla procreazione assistita. Scontrandosi (fo-

to sopra) con la Chiesa di Camillo Ruini e Papa Ratzinger

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Lei ritiene che non vi sia possibilità di intesatra scienza e religione?Ma no, anche gli scienziati sono a loro

modo religiosi. Credono però in un Dio moltodiverso: quello di Pitagora e di Einstein, che èpoi il Dio Natura di Baruch Spinoza. Nel 1929,Alfred Whited ha scritto un libro, Processo erealtà, in cui sostiene la tesi che la natura è ilcorpo di Dio e che i pensieri di Dio sono le leggidella natura. Anche Einstein diceva di crederenel Dio di Spinoza, che è l’Armonia del Mondoo la Musica delle Sfere degli antichi, o il Logosdegli stoici. Se uno scienziato non credesse inquello che fa si dovrebbe dire, parafrasando SanPaolo, che “il suo lavoro sarebbe invano”. Maquella degli scienziati è una religione moltoalta, molto smaterializzata. La religione dogma-tica dei preti, l’idolatria, ci fa arrabbiare, e laconsideriamo una vera bestemmia. Se andiamoa rileggere il discorso del Papa a Ratisbona,rivolto all’accademia scientifica, vediamo che siparla di Dio come del Logos: sembra di leggerePitagora, e questo significa che anche Ratzingercapisce che se vuole indirizzarsi agli scienziatinon può parlare loro del Vangelo, ma deve farloispirandosi a Pitagora e agli stoici.Evidentemente anche lui si rende conto dell’i-nadeguatezza del Cristianesimo.

Scienza e scienziati a parte, non crede che laChiesa potrebbe riguadagnare consensi com-piendo qualche atto altamente simbolico,come l’abolizione del celibato ecclesiastico,l’apertura del sacerdozio alle donne o magaril’elezione di un Papa nero?Speriamo che non lo faccia, e continui a sca-

varsi la fossa da sola. Quanto al Papa nero, nonsaprei, ma le ricordo che secondo la profezia diMalachia, formulata intorno al 1100, ci doveva-no ancora essere 112 papi. Siamo ormai arrivatial penultimo, e il prossimo secondo la profeziadovrebbe essere l’ultimo e chiamarsi Pietro II.Ora, molti pensano che finito il papato finirà ilmondo, ma io penso che finirà soltanto laChiesa. Poi magari lo Stato italiano potrà finirel’azione incompiuta di Porta Pia, incamerare ilVaticano e trasformarlo, come fecero i cinesicon la Città Proibita, in un grande museo doveconvogliare i turisti e spiegare loro che qui unavolta venivano custodite alcune favole ormaisuperate dalla storia…

SONO UN PENSATORE POLITICAMENTE SCORRETTO

Chi è Odifreddi

Cuneese, nato nel 1950, Piergiorgio Odifreddi èun matematico che ha ricevuto variriconoscimenti scientifici, in Italia e all’estero.Ha insegnato per molti anni in America,soprattutto alla Cornell University, ma anche alMIT di Boston. In Europa ha avuto incarichi didocenza in Germania, Svezia, Spagna.Attualmente insegna Logica alla facoltà diMatematica dell’Università di Torino. Tra le sueopere di divulgazione più note ricordiamo:Incontri con menti straordinarie, edito daLonganesi; Idee per diventare matematico,Zanichelli; Penna, pennello e bacchetta, Laterza;La scienza espresso, Einaudi; Il matematicoimpertinente, Longanesi; Le menzogne di Ulisse,Longanesi; Zichicche. Pensieri su uno scienziato acavallo tra politica e religione, Dedalo editore; Lamatematica del Novecento, Einaudi; Il computerdi Dio, Raffaello Cortina Editore; Il Vangelosecondo la scienza, Einaudi; infine l’ultimo inordine di tempo, citato anche nell’intervista,Perché non possiamo essere cristiani (e men chemeno cattolici), edito da Longanesi.

_Il capo spirituale dei buddisti, il Dalai Lama, e il celebre

filosofo Bachur Spinosa rappresentano due modelli di re-

ligiosità “alta” e non legata a dogmi, riti e regole fisse e

immutabiliO

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