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A Pechino scintillano nuovi grattacieli, lo stadio è diventato un’attrazione turistica. Tutto è moderno, nuovo, le vecchie case di mattoni scompaiono per permettere alla città di espandersi. T an Hong Guang è un contadino, lavora part-time anche come tornitore in una del- le tante fabbriche di Weifang, nella provincia orientale di Shandong. Possiede mezzo ettaro di terra, dove coltiva alberi da frutto e grano. Ma il partito vuole la sua terra per costruire il nuovo polo industriale: l’esproprio rientra nelle sue prerogative. Tan non vuole cedere la sua terra, ma l’armonia del progresso non può arrestarsi, co- sì il partito ricorre alle intimidazioni. Tan denuncia i pestaggi e le minaccie. Non si ar- rende e con una telecamera nascosta filma un poliziotto mentre confessa che il se- gretario locale del partito ha assoldato un gangster, pagandolo 20mila renminbi (3100 Xiaoping spiegava l’ossimoro dell’economia socialista di mercato, quando era ancora solo un’ipotesi. Nel 1989 era presidente della Commissione mili- tare del Partito comunista: la Cina era un enorme Paese contadino, non esistevano i ricchi, i capitalisti. Ventitré anni dopo in Cina sono state vendute 3568 Rolls Royce, 7003 Bentley e oltre un milione e 600mila Bmw. Nel 2011, per la prima volta nella sua storia, la popolazione urbana ha superato quella rurale: i cinesi che vivono nelle cit- tà sono il 51%, ovvero 690 milioni. A Pechino, davanti al negozio della Apple, migliaia di cinesi si sono messi in fila per poter comprare il nuovo iPhone 4S e l’iPad 3. Dopo ore di attesa, quando il negozio ha finalmente aperto, sono scoppiate risse furibonde tra gli aspiranti acquirenti. Il 22 aprile del 1989, nella stessa città, gli studenti avevano colto l’occasione dei funerali di Hu Yaobang per chiedere riforme. Hu Yaobang era il volto umano del pote- re: ex segretario del partito, ex presidente della repubblica, era stato costretto alle dimissioni da Deng Xiaoping per le sue proposte riformiste. Hu era favorevole a una moderata libertà di espressione e a concedere una forma di autonomia al Tibet. Il gior- no della sua morte è stato l’inizio delle proteste di piazza Tienanmen. Il 3 giugno i carri armati travolsero gli studenti. Nessuno sa quante siano state re- almente le vittime: secondo la Croce Rossa i mor- ti sono stati oltre 2mila; per il governo 300, di cui 200 civili e 100 soldati. Tuttora il governo cinese non fornisce versioni ufficiali dell’accaduto. Deng era l’uomo che aveva dato l’ordine di attac- care e, con la stessa determinazione, poco dopo aveva dato l’ordine di arricchirsi. L a storia del capitalismo socialista inizia con il massacro di piazza Tienanmen. Improvvisa- mente a milioni di cinesi è stata concesso di ar- ricchirsi. La Cina è diventata in fretta una poten- za economica – forse l’unica superpotenza rima- sta – e ora si sta espandendo in Africa e America Latina. La rivoluzione si fa con i soldi. Pezzi inte- ri del Continente nero appartengono alla Cina. I cinesi sono ora un miliardo e 300 milioni, a bre- ve saranno 2 miliardi, un terzo della popolazio- ne mondiale. Hanno bisogno di spazio, di mate- rie prime e di cibo. L’armonia, l’equilibrio tra lo ying e lo yang è un antico retaggio taoista, eppu- re l’Impero celeste sopravvive nella Cina comu- nista. La democrazia, il dialogo e la dialettica por- tano via tempo, creano confusione e caos. L’ar- monia invece richiede ordine e serenità. 5 numero 41 . aprile 2012 4 east . rivista europea di geopolitica EDITORIALE di Maria Cuffaro N on importa se il gatto sia nero o bianco, basta che acchiappi i topi»: così Deng Corbis / T. Streshinskty A. Rizzi

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A Pechino scintillano nuovi grattacieli, lo stadio è diventato un’attrazione turistica.Tutto è moderno, nuovo, le vecchie case di mattoni scompaiono per permettere allacittà di espandersi.

Tan Hong Guang è un contadino, lavora part-time anche come tornitore in una del-le tante fabbriche di Weifang, nella provincia orientale di Shandong. Possiede

mezzo ettaro di terra, dove coltiva alberi da frutto e grano. Ma il partito vuole la suaterra per costruire il nuovo polo industriale: l’esproprio rientra nelle sue prerogative.Tan non vuole cedere la sua terra, ma l’armonia del progresso non può arrestarsi, co-sì il partito ricorre alle intimidazioni. Tan denuncia i pestaggi e le minaccie. Non si ar-rende e con una telecamera nascosta filma un poliziotto mentre confessa che il se-gretario locale del partito ha assoldato un gangster, pagandolo 20mila renminbi (3100

Xiaoping spiegava l’ossimoro dell’economia socialista di mercato, quandoera ancora solo un’ipotesi. Nel 1989 era presidente della Commissione mili-

tare del Partito comunista: la Cina era un enorme Paese contadino, non esistevano iricchi, i capitalisti. Ventitré anni dopo in Cina sono state vendute 3568 Rolls Royce,7003 Bentley e oltre un milione e 600mila Bmw. Nel 2011, per la prima volta nella suastoria, la popolazione urbana ha superato quella rurale: i cinesi che vivono nelle cit-tà sono il 51%, ovvero 690 milioni.

A Pechino, davanti al negozio della Apple, migliaia di cinesi si sono messi in fila perpoter comprare il nuovo iPhone 4S e l’iPad 3. Dopo ore di attesa, quando il negozioha finalmente aperto, sono scoppiate risse furibonde tra gli aspiranti acquirenti.

Il 22 aprile del 1989, nella stessa città, gli studenti avevano colto l’occasione deifunerali di Hu Yaobang per chiedere riforme. Hu Yaobang era il volto umano del pote-re: ex segretario del partito, ex presidente della repubblica, era stato costretto alledimissioni da Deng Xiaoping per le sue proposte riformiste. Hu era favorevole a unamoderata libertà di espressione e a concedere una forma di autonomia al Tibet. Il gior-no della sua morte è stato l’inizio delle proteste di piazza Tienanmen.

Il 3 giugno i carri armati travolsero gli studenti. Nessuno sa quante siano state re-almente le vittime: secondo la Croce Rossa i mor-ti sono stati oltre 2mila; per il governo 300, di cui200 civili e 100 soldati. Tuttora il governo cinesenon fornisce versioni ufficiali dell’accaduto.Deng era l’uomo che aveva dato l’ordine di attac-care e, con la stessa determinazione, poco dopoaveva dato l’ordine di arricchirsi.

La storia del capitalismo socialista inizia con ilmassacro di piazza Tienanmen. Improvvisa-

mente a milioni di cinesi è stata concesso di ar-ricchirsi. La Cina è diventata in fretta una poten-za economica – forse l’unica superpotenza rima-sta – e ora si sta espandendo in Africa e AmericaLatina. La rivoluzione si fa con i soldi. Pezzi inte-ri del Continente nero appartengono alla Cina. Icinesi sono ora un miliardo e 300 milioni, a bre-ve saranno 2 miliardi, un terzo della popolazio-ne mondiale. Hanno bisogno di spazio, di mate-rie prime e di cibo. L’armonia, l’equilibrio tra loying e lo yang è un antico retaggio taoista, eppu-re l’Impero celeste sopravvive nella Cina comu-nista. La democrazia, il dialogo e la dialettica por-tano via tempo, creano confusione e caos. L’ar-monia invece richiede ordine e serenità.

5numero 41 . aprile 20124 east . rivista europea di geopolitica

EDITORIALEdi Maria Cuffaro

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dollari), per intimidire la sua famiglia. Tan sporge denuncia, il mafioso è in prigione,ma il segretario del partito è di nuovo al suo posto. La storia di Tan è come quella dialtre vittime del progresso.

Eppure, il progresso in Cina è anche il sorriso smagliante di Lin, giovane imprendi-trice di Shenzhen, che posside un piccola fabbrica di iPod contraffatti. Venti ope-

rai lavorano incessantemente per assemblare i falsi, che poi vegnono venduti in Eu-ropa, India e Turchia. All’ingresso Lin ha piazzato un’enorme statua di Guang Yu, il diodegli affari ma anche della guerra: il volto è rosso, la barba nera, gli occhi, pure neri,sono rotondi e venati di rosso. Davanti alla statua bruciano bastoncini di incenso. Linsorride soddisfatta, lei la sua guerra l’ha vinta: ora vive in un ampio appartamento,guida una Volkswagen e suo figlio frequenta una scuola privata. «Parlate di democra-zia, voi occidentali, ma io ora sono felice, da bambina mi alzavo alle quattro del mat-tino per aiutare i miei genitori a caricare la verdura sul carretto. Anche ora lavoro do-dici ore al giorno, ma ho comprato una casa e una macchina». Quando le faccio nota-re che le sue operaie guadagnano dieci volte meno di un operaio europeo, sorride dinuovo: «Qui siamo in Cina, un giorno una di loro avrà una fabbrica tutta sua».

Zhang Xin ora è tra le donne più ricche di Cina: possiede un impero nel settore im-mobiliare, ma è nata operaia. Zhang Lan invece faceva la sguattera, mentre ora diri-ge quaranta ristoranti di lusso. Sono due storie di successo della Cina moderna, duefavole del capitalismo di Deng. «Quando ero piccola nessuno esprimeva amore, nes-suno era felice», racconta ora Zhang Xin. «La mia vita è cambiata quando sono anda-ta all’università in Inghilterra».

Per Zhang Lan, invece, è cambiato tutto quando è riuscita ad andare in Canada, la-vorare come cameriera e mettere da parte 20mila euro. Per poi tornare a Pechino einvestire. La Foxconn impiega più di un milione di persone. Il suo cliente più impor-tante è la Apple, ma lavora anche per Samsung e Acer. Gli operai guadagnano 200dollari al mese, assemblando l’iPad e altre novità tecnologiche. Recentemente la com-pagnia è stata messa sotto accusa per le condizioni di lavoro disumane nei suoi sta-bilimenti: dodici suicidi in pochi anni hanno evidenziato la solitudine e la disperazio-ne della nuova classe operaia cinese. La Foxconn, pragmatica, ha fatto installare del-le reti sotto alle finestre delle fabbriche e dei dormitori. Suicidarsi sarà più difficile.Nessuno morirà più buttandosi dalla finestra. Per la stampa occidentale le reti sonouna risposta cinica. Per Lin è solo pragmatica.

L ’armonia, l’equilibrio tra ying e yang, perseguito da monaci taoisti e buddisti, nel-la Cina moderna diventa una rete metallica. Nel parco della Città proibita, nei po-

meriggi caldi di fine estate, passeggia un uomo anziano, le scarpe sporche di fangoe polvere, un maglione grigio a coprire la pancia di chi ama mangiare e bere. In ma-no ha un’enorme spugna infilata su una canna di bambù: è il suo pennello, lo intingein un secchio pieno d’acqua e inizia a tracciare antichi ideogrammi sull’asfalto. In po-chi minuti il sole asciuga l’acqua. Il moderno calligrafo prosegue la passeggiata per

fermarsi davanti a una roccia, in-tingere di nuovo la sua spugna etracciare altri eleganti segni. I pas-santi si dispongono in cerchio eosservano ammirati. L’esibizionedura pochi minuti: l’acqua evapo-ra in fretta, rimane solo il ricordodella poesia. D’estate i segni trac-ciati con la spugna scompaionoprima ancora che il calligrafo pos-sa finire di tracciarli. «Tutto si tra-sforma», spiega serio il vecchiopensionato.

A ottobre il congresso del partitoeleggerà il nuovo presidente e il

nuovo premier, ma già oggi tuttisanno che a guidare l’Impero cele-ste moderno sarà Xi Jinping, attua-le vice. Xi ha già incontrato il pre-sidente Obama a febbraio. Xi è fi-glio dell’aristocrazia di partito.Suo padre ha fatto la rivoluzioneassieme a Mao, ma nel 1962 fu

epurato, reo d’aver autorizzato la pubblicazione di un libro non gradito al grande con-dottiero. Fu riabilitato e con la famiglia tornò alla città e al partito.

Per nove volte il figlio chiese d’essere iscritto al partito, per nove volte lo rifiutaro-no, per tre volte chiese di potersi iscrivere alla prestigiosa Università Tsinghua di

Pechino prima di potervi accedere. Poi intraprese la carriera politica iniziando pres-so il ministero della Difesa. Nell’85 è stato mandato negli Stati Uniti per studiare agri-coltura e allevamento. Dopo un lungo, faticoso percorso a ottobre il nuovo volto del-l’impero sarà il suo. Sarà lui a dover garantire l’armonia, dovrà trattare con i Russi sulgas, con l’Europa e gli Stati Uniti dovrà discutere politiche finanziarie e militari. Do-vrà spiegare l’appoggio alla Siria di Assad e la repressione dei tibetani, dei blogger edi Ai Wei Wei, il dissidente più ingombrante della Cina.

Dovrà spiegare come mai sui motori di ricerca cinesi la parola “gelsomino” è so-spetta. Il gelsomino fiorisce a primavera, e in Tunisia è diventato simbolo della rivol-ta. Le rivolte saranno il vero incubo del nuovo presidente cinese: da anni un gruppodi storici del Paese studia il dissolvimento dell’Unione Sovietica.

A preoccupare tutti i governi cinesi è la possibilità che la sindrome sovietica possacolpire la Cina. Per non è tollerabile il dissenso dei tibetani, degli uiguri o dei blogger.La libertà e la felicità sono aspirazioni occidentali, la Cina chiede l’armonia, l’illumi-nazione, come direbbe un discepolo del Buddha.

7numero 41 . aprile 20126 east . rivista europea di geopolitica

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