La Nato STRATEGIA passa alla cyber difesa - eastwest.eu · lanciato v arie iniziative di...

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153 numero 26 . ottobre 2009 cambiano gli obiettivi e le modalità operati- ve di intervento. Fra i nuovi compiti c’è an- che quello di difendere i Paesi aderenti da at- tacchi cibernetici. di Lorena Di Placido La Nato passa alla cyber difesa Che cosa hanno in comune il mondo uscito dalla Seconda guerra mondiale e il mondo di og- gi? Quasi niente. Da questa banale considerazione è partito già da anni il ripensamento sulla Nato e sul suo ruolo. L’ancoraggio al principio di difesa collettivo resta fermo, ma STRATEGIA l’Organizzazione che sancisce dal 1949 il legame esisten- te tra le due sponde dell’Atlantico. Scaturita dalla neces- sità di vincolare la sicurezza europea post-bellica a un ga- rante sovrannazionale, dopo oltre quarant’anni di con- fronto con il blocco sovietico, nell’ultimo decennio del secolo scorso l’Alleanza si è ritrovata nella condizione di doversi improvvisamente adeguare a tempi radicalmen- te nuovi. Privata di quell’antagonista in un contesto glo- bale vivace e carico di sfide e minacce diverse da quelle tradizionali, la Nato ha avviato un lungo e lento proces- so di “trasformazione” che la rendesse attuale e sempre N ell’anno delle celebrazioni del 60esimo anniversa- rio della fondazione della Nato, è quanto mai vivo il dibattito sulla trasformazione e l’attualità del- N Action press / Getty Images / Pool Il vertice Nato del 2009 a Strasburgo-Kehl.

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153numero 26 . ottobre 2009

cambiano gli obiettivi e le modalità operati-

ve di intervento. l Fra i nuovi compiti c’è an-

che quello di difendere i Paesi aderenti da at-

tacchi cibernetici. l di Lorena Di Placido

La Natopassa alla cyber difesaChe cosa hanno in comune il mondo uscito dalla Seconda guerra mondiale e il mondo di og-

gi? Quasi niente. l Da questa banale considerazione è partito già da anni il ripensamento

sulla Nato e sul suo ruolo. l L’ancoraggio al principio di difesa collettivo resta fermo, ma

STRATEGIA

l’Organizzazione che sancisce dal 1949 il legame esisten-te tra le due sponde dell’Atlantico. Scaturita dalla neces-sità di vincolare la sicurezza europea post-bellica a un ga-rante sovrannazionale, dopo oltre quarant’anni di con-fronto con il blocco sovietico, nell’ultimo decennio delsecolo scorso l’Alleanza si è ritrovata nella condizione didoversi improvvisamente adeguare a tempi radicalmen-te nuovi. Privata di quell’antagonista in un contesto glo-bale vivace e carico di sfide e minacce diverse da quelletradizionali, la Nato ha avviato un lungo e lento proces-so di “trasformazione” che la rendesse attuale e sempreN

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Il vertice Nato del 2009 a Strasburgo-Kehl.

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vicina alle mutate esigenze dei suoi membri, pur mante-nendo e, anzi, capitalizzando il patrimonio comune finoad allora maturato, ossia la condivisione di uno stesso“linguaggio”, della capacità di agire insieme per una stes-sa finalità. A fronte di nuovi scenari e di diverse ragionidi instabilità, restava da valorizzare l’eredità dell’espe-rienza fino ad allora condivisa, attualizzandola grazie adun approfondimento politico traducibile in una struttu-ra snella e semplificata, meno burocratizzata, al passo coitempi presenti e capace di affrontare quelli futuri.

Ciò che resta inalterata è l’indiscutibile centralità del le-game transatlantico, poiché, come si legge nel paragrafo27 del Trattato Atlantico “[…] l’impegno dell’Alleanzanei confronti dell’indispensabile rapporto transatlanticoe della difesa collettiva dei suoi membri, è fondamenta-le per la sua credibilità e per la sicurezza e la stabilità del-l’area euro-atlantica”. Il dibattito sulla trasformazione in-terna all’Alleanza si è concretizzato già nel 1991 a Romacon un nuovo Concetto Strategico, poi aggiornato a Wa-shington nel 1999, in una delle fasi cruciali del post guer-ra fredda, mentre era in corso la guerra del Kosovo e Re-pubblica Ceca, Polonia e Ungheria, che erano da poco di-venuti nuovi membri, si ritrovarono ex abrupto in unarealtà operativa che avrebbero immaginato ben diversa.

Nel Concetto Strategico del 1999, tuttora vigente e ogget-to di appassionati dibattiti, si legge che esso “[…] saràsoggetto a costante revisione alla luce dell’evoluzione

dell’ambiente di sicurezza”, a rimarcare che il processoevolutivo del dopo guerra fredda deve seguire il mutaredei tempi per adeguarvisi efficacemente. Gli eventi chehanno sconvolto gli equilibri globali fin dall’inizio delnuovo millennio hanno ulteriormente complicato lo sce-nario degli anni Novanta, già di per sé piuttosto fluido. Ivertici di Praga (2002), Istanbul (2004), Riga (2006), Bu-carest (2008) e Strasburgo-Kehl (2009), hanno segnato letappe della trasformazione avviata, la quale dovrebbe ve-nire fissata in un nuovo Concetto Strategico, in un verti-ce apposito da tenersi nel 2010 in Portogallo. Secondoautorevoli analisti, il nuovo Concetto Strategico avrebbegià potuto essere approvato nel corso del 2008, se lo svol-gimento del processo elettorale per le presidenziali ame-ricane non ne avesse rallentato l’iter, imponendo l’attesadel nuovo insediamento alla Casa Bianca e la partecipa-zione della nuova Amministrazione Usa nella riflessio-ne sul rinnovamento del legame transatlantico e delle sueulteriori proiezioni.

l punto di partenza della riflessione attuale èidentificabile nell’essenza stessa dell’Alleanza,ossia nel principio di difesa collettiva contenuto

nell’art 5 del Trattato Atlantico, in base al quale un attac-co subito da uno Stato membro cagionerebbe automati-camente la reazione collettiva di tutti gli altri. Curiosa-mente, tale principio, abusato dalla retorica del confron-to bipolare, ha trovato applicazione per la prima volta ol-tre un decennio dopo la fine della guerra fredda, in segui-

to agli attentati dell’11 settembre 2001, con l’adozione daparte degli alleati europei di diverse misure antiterrori-smo di solidarietà individuale e collettiva a sostegno de-gli Stati Uniti (l’esatto opposto di quanto si ipotizzava du-rante la guerra fredda). Tra queste, le più visibili sono sta-te le operazioni Active Endeavor, di pattugliamento del

Mediterraneo, ed Eagle Assist, con la quale aerei Awacssono stati inviati dall’Europa a protezione dello spazioaereo Usa, nonché il sostegno alla campagna americanain Afghanistan del 2001, che ha visto protagonisti ben 14membri della Nato su 19, con forze proprie e responsabi-lità di comando.Considerato solo occasionalmente e de-

Quando il nemicoera Mosca

La Nato (North Atlantic Treaty Organi-zation) è un’alleanza politico-milita-

re stabilita in base all’articolo 9 del Trat-tato dell’Atlantico del Nord (noto anchecome Patto Atlantico) stipulato a Wa-shington il 4 aprile del 1949. Le vicendedell’Alleanza sono state legate per oltreun quarantennio a quelle del confrontobipolare e della corsa agli armamenti, cuila Nato affiancò negli ultimi anni dellaguerra fredda una politica che, pur per-

seguendo il dialogo con l’Unione Sovie-tica, mirava a rafforzare il sistema di di-fesa dei Paesi membri. Con la dissoluzione dell’Urss è iniziatauna nuova fase di ristrutturazione e “tra-sformazione” della Nato, tuttora in cor-so. Oltre all’avvio di una fase di avvicina-mento alle repubbliche di recente indi-pendenza, maturato nell’istituzione distrutture consultive e di training quali ilNacc (North Atlantic Cooperation Coun-cil), ora sostituito dallo Euro Atlantic Par-tnership Council, e la Partnership forPeace, cui si sono aggiunti il Nato-Rus-

sia Council, il Nato-Ukraine Council e laNato-Georgia Commission, la Nato halanciato varie iniziative di partenariatoquali il Dialogo Mediterraneo e l’Iniziati-va di Cooperazione di Istanbul, nonchéuna forma di dialogo rivolta a Paesi qua-li Australia, Nuova Zelanda, Giappone eCorea del Sud , nota come Global Par-tnership.Al momento, la Nato è impegnata in ope-razioni di stabilizzazione e missioni di as-sistenza in Afghanistan, Iraq, Darfur, neiBalcani, nel Mediterraneo e contro la pi-rateria al largo del Corno d’Africa. .

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un Nato-Sco Joint Council) un’utile sinergia nel contra-sto di comuni minacce quali terrorismo, estremismo re-ligioso, criminalità organizzata, difficoltà nelle comuni-cazioni, sicurezza energetica, demografia.

anche questa esigenza di sicurezza che, associa-ta al principio dell’open door, che caratterizza laNato sin dalla sua fondazione, spinge l’Alleanza

ad accogliere quali nuovi membri gli Stati che ne faccia-no richiesta e che siano in grado di partecipare attiva-mente alla difesa comune. In tale chiave vanno interpre-tate le decisioni degli ultimi due vertici a proposito diuna prossima full membership di Ucraina e Georgia. Ben-ché la tempistica per l’avvio di un Membership ActionPlan non sia stata ancora stabilita, tale decisione ha in séla coraggiosa volontà di non venir meno alla propria vo-cazione, curando il contrasto degli oppositori – la Fede-razione Russa – senza restarne paralizzati.

scopi operativi e finora impiegata per scopi umanitari,nel soccorso alle popolazioni colpite dall’uragano Katri-na e dal terremoto in Pakistan. Già l’attuale Concetto Strategico menziona le MutuallyReinforcing Organizations (denominate Interlocking In-stitutions nella Dichiarazione di Roma sulla Pace e laCooperazione del novembre 2001), ricordando la coope-razione esistente e auspicabile con l’Onu, l’Ue, l’Osce ela Ueo. A questi legami (ormai consolidati e, comunque,dagli alterni successi...) ne andrebbero sommati altri condiverse entità sovranazionali emergenti o già consolida-te in contesti lontani da quello di stretta pertinenza del-l’Alleanza. La Lega Araba (La), l’Organizzazione dellaConferenza Islamica (Oic), il Consiglio di Cooperazionedel Golfo (Gcc), l’Unione Africana (Ua), l’Associazionedelle Nazioni dell’Asia Sud-Orientale (Asean), l’Orga-nizzazione di Shanghai per la Cooperazione (Sco) sonoalcune delle potenziali organizzazioni partner della Na-to, al di là del dialogo strutturato già avviato con granparte dei loro membri in ambito PfP (Partnership for Pea-ce) o Eapc o con i Contact Countries (Australia, Corea delSud, Giappone e Nuova Zelanda). Il coinvolgimento diistituzioni presenti, radicate e attive in contesti di rile-vanza strategica, rappresenterebbe (come ha evidenzia-to recentemente anche l’autorevole voce di ZbigniewBrzezinski, che ha addirittura proposto la creazione di

NELL’IMMAGINE Soldati su una fregata olandese

dopo un’operazione Nato di fronte al Corno d’Africa.

Dopo l’11 settembre la Nato ha varato un programma

di Defence Against Terrorism che prevede diversi progetti

ad alto contenuto tecnologico e cooperazioni

in ambito antiterroristico nel Nato-Russia Council.

finito nel Concetto Strategico del 1999 come un “rischio”,il terrorismo diventa dal 2001 la principale e attuale mi-naccia pendente sullo spazio euro-atlantico. La sorpren-dente brutalità degli attacchi dell’11 settembre ha denun-ciato il carattere di asimmetricità dell’offesa potenziale,rendendo necessario un ripensamento complessivo ri-spetto a quanto l’Alleanza si trovava a dover fronteggia-re e agli strumenti da utilizzare nella prevenzione e nelcontrasto. In seguito, la Nato ha adottato un Concetto mi-litare di difesa dal terrorismo ed ha varato un program-ma di Defence Against Terrorism che prevede diversiprogetti ad alto contenuto tecnologico, avviando ancheuna rinnovata cooperazione in ambito antiterroristico nelNato-Russia Council e con i partner dell’Euro-AtlanticPartnership Council (Eapc).

L’innalzamento dei livelli di difesa negli Stati membri neiconfronti di una minaccia non convenzionale ha orien-tato l’attenzione dell’Alleanza verso possibili cyber at-tacks, come quelli che si sono realmente verificati ai dan-ni delle istituzioni estoni nel 2007 o quelli russi ai dan-ni di siti georgiani, che hanno preceduto le operazionimilitari di agosto 2008. Un cenno a questo tipo di minac-cia si trova nel Concetto Strategico del 1999, che al para-grafo 23 afferma: “Stati e avversari non statuali potrebbe-ro tentare di sfruttare la crescente dipendenza dell’Alle-anza da sistemi di informazione attuando delle operazio-ni destinate a perturbare il funzionamento di questi si-stemi”. L’assenza di limiti geografici, i costi contenuti,l’addestramento e i bassi rischi operativi, la possibilità dilanciare attacchi da qualunque luogo, la difficoltà/impos-sibilità di risalire alla fonte dell’attacco, la facile prolife-razione e la potenziale applicazione agli ambiti sensibi-li più disparati, rendono la tutela informatica una priori-tà per la Nato. Nel 2002 il tema era stato affrontato al ver-tice di Praga, nel corso del quale l’Alleanza si era dotatadi un Cyber Defence Program, che prevedeva la costitu-zione di una Nato Computer Incident Response Capabi-lity attualmente operativa, per poi dotarsi, dopo gli attac-chi all’Estonia, di una Cyber Defence Policy approvata agennaio 2008 e adottata dai capi di Stato e di governo nelvertice di Bucarest. Scopo della profusione di tanto im-pegno è la delineazione di un approccio comune e coor-dinato che fornisca risposte adeguate ai cyber attacks. Sela missione della Nato è la proiezione della sicurezza neipropri spazi di competenza, diviene prioritario garanti-

re i sistemi informatici di ogni membro dell’Alleanza, mi-litari e civili, classificati e non.

Un altro ambito sensibile per l’Alleanza, al punto da ri-chiedere un intervento collettivo ex art. 5, è quello dellasicurezza energetica, entrata necessariamente nell’agen-da della Nato, impegnata nella tutela degli interessi stra-tegici dei suoi membri. Il summit Nato di Riga del novem-bre 2006 ha riconosciuto che: “[…] gli interessi di sicurez-za dell’Alleanza possono essere influenzati da un’interru-zione del flusso delle risorse vitali”, espressione già usa-ta nel Concetto Strategico del 1999, che cita “l’interruzio-ne di flussi di risorse vitali” tra le minacce alla sicurezzadei membri. A tal fine, la Nato si è attivata per la tutela de-gli interessi dei suoi membri attraverso: scambi di infor-mazioni sulla sicurezza energetica che si sono svolti rego-larmente sia nel Comitato economico che nell’Internatio-nal Military Staff; riserve di petrolio ad uso militare inclu-se nella pianificazione delle attività di difesa dell’Allean-za; organizzazione, nell’ambito delle partnership, di uncerto numero di attività di sorveglianza e protezione del-le infrastrutture energetiche; la programmazione di atti-vità relative alla sicurezza energetica anche nei campi del-la pianificazione industriale e della protezione civile,nonché del contrasto al terrorismo. In quanto “fornitore”di sicurezza in senso ampio, è aperto un dibattito sul pos-sibile impegno della Nato nella salvaguardia della regola-rità dei flussi, sia in chiave preventiva (volendo evitare ilverificarsi di incidenti o eventualità tecniche dolose, cri-minali o terroristiche che interrompano il flusso) sia affi-dandole la sicurezza delle infrastrutture, siano esse di ter-ra o mezzi navali adibiti al trasporto di gas naturale liqui-do, il che implica anche un’ulteriore riflessione relativaalla sicurezza complessiva dei trasporti marittimi.

ssunto che i possibili futuri impieghi della Natopotrebbero riguardare anche ambiti geografica-mente non appartenenti allo stretto spazio euro-

atlantico, qualora ciò si ritenesse necessario per la salva-guardia degli interessi strategici e di sicurezza dei suoimembri (è questo il caso dell’impegno in Afghanistan,con la missione Isaf decisa su mandato delle NazioniUnite), ne deriva che una particolare attenzione dovrà es-sere dedicata già nel breve periodo alla cooperazione conaltre organizzazioni internazionali. A tale proposito, gio-va anche ricordare la Nato Response Force, istituita per

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n un quadro articolato quale è quello di un’Alle-anza regionale composita e geograficamente este-sa, chiamata a confrontarsi con sfide ancora più

ampie, “trasformazione” e ripensamento di se stessa im-plicano quindi non solo il doversi dotare di una nuova li-nea militare di pensiero e azione, ma, soprattutto, l’avviodi una profonda (e non facile ) riflessione sulle direttricipolitiche e sulle rinnovate esigenze di finanziamento (equi le difficoltà sono persino maggiori…), in una sintesiideale di capacità militari, visione e strategia politica esostegno finanziario. Su quest’ultimo punto, occorrereb-

be superare il principio sin qui adottato del “costs liewhere they fall”, penalizzante proprio per i membri piùattivi, istituendo piuttosto dei finanziamenti comuni. Aun più agevole finanziamento di missioni e operazioni,andrebbe poi accostato un meccanismo decisionale pa-rimenti snellito, che mantenesse il consenso negli ambi-ti più elevati di rappresentanza, introducendo il princi-pio della maggioranza in quelli più bassi.

Già proiettata al di là dei propri contesti tradizionali ecompletamente impegnata in un percorso evolutivonon facile, la Nato mantiene quindi la propria identitàtransatlantica, essendo pur tuttavia pronta al cambia-mento ove ciò si renda necessario per garantire la sicu-rezza dei propri membri a fronte di nuove sfide e mi-nacce globali. .

Un veicolo blindato della Nato

pattuglia una via di Kandahar

durante le elezioni tenutesi il 18 agosto scorso.

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