PORTFOLIO MONIKA BULAJ - eastwest.eu · Lo vedi ai confini tra ombra e luce, nelle danze ritmate...

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MONIKA BULAJ PORTFOLIO

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Ci sono luoghi e momenti in cui il sacro rompe iconfini. Luoghi e momenti ad alta tensione atmo-sferica, dove le genti del Libro – ebrei, cristiani emusulmani – rivelano la loro appartenenzacomune. Succede quando i fedeli ripetono lastessa preghiera come un tuono, o quando sipassa tra il fuori e il dentro di uno spazio sacro.Lo vedi ai confini tra ombra e luce, nelle danzeritmate fino ai confini dell’estasi, nelle masse cheoscillano come distese di alghe nel mare, neicontatti tra corpi, oppure fra corpi e reliquie. Lointuisci attraversando spazi sovraffollati o ancheperfettamente vuoti, nelle cantilene, nei sospiri,nelle genuflessioni, nello sgranar di rosari.Luoghi, gesti, abbigliamenti, luci, percorsi chesvelano analogie fra monoteismi e mostrano tuttala potenza di un unico Verbo.Atmosfere, si diceva. “In greco e in latino”, scris-se Ellemire Zolla, “si parla del fascino come diuna brezza, un’aura spirante dalle persone o dailuoghi, che a volte cresce, diventa turbine,nembo, nube abbagliante, riverbero dorato,ingolfa e stordisce”. Ecco, in questo libro vorreiraccontare le aure che ho vissuto tra la gente delLibro e del Dio unico, quelli che i musulmanichiamano gli “ahel el katab”. Non m’importadunque di descrivere analogie coreografiche ogestuali, ma somiglianze atmosferiche. Far capi-re che la massa che ondeggia e respira all’uniso-no in una chiesa ortodossa piena di candelecomunica un’emozione molto simile a quella chepuoi provare in un tempio di mistici sufi a

Istanbul o durante un rito di ebrei hassidim. Il calendario dei miei spostamenti tra Gibilterra ela Persia – un’agenda che perfeziono anno dopoanno – segue le ore elette, gli anniversari dellanascita e della morte dei santi o dei profeti, esvela una trama di sorprendenti parallelismi. Eliadiventa tra i musulmani “Khidr il verde”; SanGiorgio a cavallo è festeggiato nei Balcani da cri-stiani e islamici; attorno alle Madonne si raduna-no donne musulmane e greco-ortodosse, napo-letane e stambuliote; e poi le ricorrenze dellasalita del figlio di Dio in cielo, la salita dei armeniscalzi sulle ginocchia fino alla cima della monta-gna annerita di candele, le feste della fecondità edella morte, quelle della fine dell’anno e del suoinizio, zingaro, persiano o ebraico non importa. Il calendario del sacro, nelle tre religioni delLibro, segue – a ben guardare – gli stessi ritmidell’eterno ritorno: il sole, la luna, le stagioni, isette anni, i quaranta giorni, con la notte dellavigilia che spesso è più importante della festa insé. Le donne che leggono il futuro i sogni dor-mendo sulla tomba di un profeta sul Bosforo,per esempio, sono assolutamente simili alle pel-legrine russe accovacciate nel buio con le can-deline accanto alle reliquie di un santo sullemontagne dei Carpazi, o alle donne tuareg vesti-te a festa in una notte di preghiera sui tumulisacri del deserto.Se cerco nel calendario i momenti più forti emisteriosi che ho vissuto, m’accorgo non soloche essi scavalcano gli steccati eretti dai chierici

Andare a ritroso sulle strada percorsa dai primi cristiani. Con taccuino e mac-china fotografica sulle tracce di una convivenza possibile. Quella tra Oriente eOccidente, tra culture e religioni diverse, tra islam e giudaismo. Nei luoghi dovei monoteismi altrove in conflitto generano, a sorpresa, terreni di coabitazione

AURE: QUANDO IL SACROROMPE I CONFINITesti e foto di Monika Bulaj

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o dai teologi, ma che la loro successione svelaun assieme solido e coerente, una continuitàche abbiamo disimparato a osservare, condizio-nati come siamo dalla superficiale impressionedi cataclisma – oggi si direbbe conflitto di civiltà– che ci divide. Lo stesso avviene per i luoghi. Sesono sacri, sono sacri per tutti. Allo stesso modo,il buon santo è buono per tutti. Per non parlaredei gesti della preghiera, dell’uso del corpo cometramite per comunicare con l’Altrove. Il corpocontiene il segreto della memoria collettiva. Ilcorpo non mente. Il sacro passa attraverso ilcorpo, lo trafigge. Nell'arcaicità dei gesti nonleggi niente della storia orrenda delle conversioniforzate “in articulo mortis” o di quelle estorte a fildi spada sotto l’ombra della Mezzaluna, ma leggila saggezza arcana del popolo, la ricerca dellaliberazione attraverso l’uso sapiente dei sensi.Per esempio, il meccanico ripetere di una solafrase fino a quando il senso delle parole si perdeed è la ripetizione in sé che ti spalanca le portedel cielo. Seguo, insomma, il mistero della devo-zione passionale bollata dalla cultura “ufficiale”come “devotio stulta”: cioè popolare, folcloristicao esaltata. La manifestazione di fede espressa da“illiterati et idiotae”, mistici e poeti, santi e anal-fabeti. Quelli che chiamo “genti di Dio”. I“nepioi” del Vangelo, i poveri di spirito.E poi il Libro. Il fondamento della fede dei cristia-ni, l’oggetto di culto tramandato da generazioni,caparbiamente difeso nei tempi duri della perse-cuzione, addobbato di perle, salvato dai roghi,raschiato dai ghiacci, nascosto persino nel sotto-

suolo. Oppure il libro dei musulmani, che al con-trario non può mai toccare la terra, il libro studia-to dalla fine, dai concetti più chiari contenutinelle ultime Sure che dischiudono la strada diffi-cile dell'Inizio. E poi il Talmud, con la sua incre-dibile grafia, una cornice di annotazioni, un testoche gira attorno a un altro testo, lo incastra, loavvolge. Un labirinto di significati, dove – a diffe-renza del Corano – ogni singola parola, ogniminuscola iscrizione deve esser sepolta perchéla parola è come un uomo e ha bisogno delfunerale. E le preghiere dei tartari, scritte su foglipiegati e infilati nella terra del cimitero perché ilmorto ne senta il sussurro. I libri degli armeni infuga, nascosti nelle fessure delle rocce, mac-chiati di sangue, sepolti come gli stendardi deglieserciti, minuscoli come francobolli, o enormibauli di sapienza e arte calligrafica, il bene piùprezioso salvato dai massacri e portato via sullespalle – come quello di due vecchie donne –attraverso i deserti dell’Anatolia fino alle monta-gne sicure del Caucaso. Il Libro dei libri, scrittonon da Dio ma da uomini che hanno ascoltatoangeli, uomini con la certezza di avere sentito laParola in mezzo a tante altre; il verbo profeticoche abita l’anima e poi cresce, trascina con sé.La coscienza, che per un attimo si spalanca,produce paura, febbre, estasi o follia, comequando un pastore analfabeta – Maometto –ascolta le parole di un angelo nel buio ed è ingrado di dettarle a voce alta e forte. Auraanch’essa. Millenaria. Inafferrabile.Inconfondibile.

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